Mt. 5, 37
Ma il
vostro
parlare
Anno XV-n.7
a a
ain
pit
vien dal
Ubi Veritas et lustitia, ibi Caritas
Diettore: Sac. Emmanuel de Taveat
cid che
maligno,
Responsabitia
15 Aprile 1989
Ta GREATS & TUTE
PEROT «NON VOLER SAPERE EM UNA BETO
TA POW MENTE AC ENE DEO
IL COMPLICE ROMANO DEI
«TEOLOGI» RIBELLI:
IL REDENTORISTA HARING
La sortita
La «Wichiarazione di Colonia» @
stata preceduta di circa 10 giorni dalla
senzazionale sortita dell'ineffabile re-
dentorista padre Bernard Haring, ch
facendo ricorso alla inconsistente ei
ronea «collegialita», ha chiesto che sul
la dottrina dell’Humanae Vitae «Gio-
vanni Paolo II consulti i Vescov/ Quasi
consultazione democratica».
I! Tempo 19 gennaio u. s. cosi ne
dava notizia:
«Lo studioso tedesco, docente eme-
rito in una Université pontificia, apre un
‘nuovo fronte di dibattito. Lo fa poco dopo
che mons. Carlo Caffarra, presidente
dell Istituto Giovanni: Paolo If nell'U-
nniversité, Lateranense e considerato da
‘molti il “teologo di fiducia” del papa, al
congresso internazionale di teologia mo-
rale é tornato a condannare qualsiasi
tipo di contraccezione arrivando a pa-
ragonarla all’omicidio».
A questo punto @ opportuno dire
qualcosa sul redentorista Haring, su
questo «moralistay disceso nel post
concilio dalla sua cattedra accademica,
quasi Giove dall’Olimpo, per pontifi
care dalle pagine di Famiglia Cristiana,
Alt al padre Haring
Nel 1968 un noto teologo romano,
che seriveva su Lo Specchio, sotto lo
pseudonimo de ! Vigile, richiamd I
attenzione sulla «nuova morale del
redentorista tedesco, ponendo la do-
‘manda: «Sono eristiani i pareri morali di
padre Haring?»
La risposta decisa era: —No! Della
brillante confutazione abbiamo ripor
tato inun precedente numero disi si no
nno alcuni tratti. A conclusione, il teo
logo de Lo Specchio seriveva:
«Se questa, o Haring, é la futura
morale cristiana, io preferisco quella
antica ed eterna. E quanto a lei, mi
permetta di dirle che, veleggiando oltre i
‘punti fissi della Rivelazione divina e del
Magistero della Chiesa, verso la futura
‘morale “cristiana’”, lei corre ilrischio di
favorire lamorale dell’anticristo La
pregherei, percid, di ritrattare, in qual:
che modo, gli errori che mi lusingo di
aver illustrato».
Responsabilita
L'Haring non ritrattd niente né, d’
altronde, dalle Autorita gli mai stato
chiesto di ritrattare alcunché, ma gli &
stato permesso di diffondere indistur-
bato la «sua» morale cristiana, che di
morale e di cristiano non ha pid nulla,
non soltanto dalle pagine della rivista
«cattolica italiana a maggior tiratura
e diffusione capillare, ma anche —
fatto ancor pitt inescusabile e gravido
di conseguenze per il futuro della Chie-
sa — dalla cattedra dell’ Accademia
Alfonsiana, annessa alla Pontificia U-
hiversita Lateranense, I'«Universita
del Papam
L'Osservatore Romano, con vergo-
gnosa cortigianeria, si ricordd della
«superficialité, «leggerezzan ed «ir-
responsabilita» di B. Haring, solo quan-
do questi ebbe I'imprudenza di offen.
dere Paolo V1, dichiarando ad un gior-
nalista che i discorsi del Papa erano
«in gran parte scritti da altri» (eft.
L'Osservatore Romano 2/3. gennaio
1975 esi sinono dicembre 1975 pp. 2
3). Ma che cos'era mai l'offesa per-
sonale fata a Paolo VI di fronte all
opera di corruzione morale che 'Ha-
ring andava svolgendo a livello po.
polare ed accademico? Impunito, B.
Haring continud a fare scuola e dalla
sua scuola sono usciti — non occorreva
esser profeti per prevederlo — tutta
uuna generazione di «moralisti immo-
rali», tipo Curran, che oggi inquinano
la Chiesa e lavorano a perdere le
‘ultima novita
Liultima novita cavata dallimpu
nito Haring 2 la «morale messa ai
votin: il Papa dovrebbe indire un refe
rendum trai Vescovie — perché no? —
trail «popolo di Dio» per stabilire se la
contraccezione @ morale o immorale.
Quasi che i voti dell’Episcopato e lo
stesso Pontefice regnante avessero ri-
cevuto da Dio il potere di annullare
una dottrina certa e costante della
Chiesa e la stessa legge naturale.
Il democraticismo morale del re-
dentorista Haring, si fonda su un erro
re di ecclesiologia che tocca la stessa
struttura divina della Chiesa: la nega-
zione del primato dottrinale conferito
a Pietro e ai suoi Successori, per il
quale primato le «definizioni del Ro-
‘mano Pontefice sono irreformabili per
se stesse, non per consenso della
Chiesa» (Vaticano ID. 1839; ef. 166,
694, 1833-35). Eidentica eresia degli
estensori del Documento di Colonia,
del quale non a caso B. Haring @ uno
eeesisi_no no
15 aprile 1989
dei principali firmatari.
Complicita
I can. 1364 §1 del Codice di
Diritto Canonico sancisce che l'eretico
incorre nella scomunica ipso facto 0
latae sententiae, come ricorda anche il
card. Ratzinger in Rapporto sulla Fede.
Ora il comportamento dei teologi te-
deschi e del loro complice romano, il
redentorista B, Haring, ? tale chenon®
temerario giudicarli pertinacemente e-
retici. E d’altronde un giudizio serio
dell’ex Sant’ Uffizio non faticherebbe
molto ad assodarlo, E tuttavia — an-
che qui non occorre essere profeti per
prevederlo e in ogni caso saremmo
felici di ritrovarci cattivi profeti —
‘ancora una volta questo canone reste-
1& inutilizzato contro i nemici interni
della Chiesa, veri corruttori delle ani
me. Nel qual caso dovremo dire che il
tempo della prova terrena di ogni uo-
‘mo @ troppo breve e la sua sorte eterna
troppo importante perché le Autorita
sia della Chiesa che dei Redentoristi
possano essere scusate di un'indul-
genza, il cui vero nome & complicita.
Un moralista
«LA GAFFE SESQUIPEDALE>» del
paolino ESPOSITO illustrata
anche da un «fratello» massone
Le tesi del paolino Esposito
Una ricea serie di inediti e rivela-
tori aspetti dei rapporti intercorsi dal
1969 al 1979, sotto varia forma, tra
alcuni membri della Chiese ed alti
dignitari della massoneria italiana, dap:
prima a livello di «conversazioni» uf
ficiose ¢ poi in sede di pubblici di-
Dattiti, sono resi noti, con copiosa
dovizia di particolari, ne La Massone-
ria tradita, un'opera poco conosciuta
che reca le firma di un non secondario
rappresentante della Libera Murato-
ria della Penisola, il dr. Lucio Lupi
{Antiqua Studio ’ Editoriale, Roma
1980).
E risaputo come la pid) generosa
fonte di informazioni in materia, per
quanto in un'ottica dichiaratamente
apologetica, sia stata finora rappre-
sentata dai libri e dagli innumerevoli
articoli del paolino Rosario Esposito:
citeremo per tutti La Riconciliazione
tra la Chiesa e la Massoneria (Longo
Editore — Ravenna 1979): «Noi cat-
tolici, noi massoni», frutto della col-
laborazione coi padri Caprile e Riguet
€ del patrocinio della casa editrice
‘massonica «Atandr» (Roma 1980); La
Massoneria e Italia dal 1800 ai nostri
‘giomni (Bdizioni Paoline — Roma 1978)
¢, da ultimo, lo stupefacente Le grandi
convergenze tra la Chiesa ¢ la Masso-
neria (Nardini editore, anch’esso mas
E altrettanto noto come una delle
tesifondamentali che percorrono tutta
Vopera dell’ Esposito, il quale afferma
orgogliosamente di avere «partecipato
@ tutte le fasi del dialogo» (vedasi la
presentazione de «La Riconciliazio-
ne»), ¢ quella secondo cui alcuni
tra i pid autorevoli organi della Chiesa
cattolica, come la Segreteria di Stato e
la Congregazione per la Dottrina della
Fede, non solo fossero @ completa
conoscenza delle iniziative dirette
promuovere I'auspicata «riconciliazio-
ne» con la setta, ma avessero anche
tacitamente approvato, se non espres-
samente autorizzato, taluni dei passi
pid impegnativi, Tra questi ultimi,
spicca il dibattito pubblico di Savona
del 15 giugno 1969, che forse @ il pit
celebrato da parte del padre paolino e
dei suoi emuli
Detta tesi, peraltro, ® pienamente
coerente con il dichiarato intento dell’
Esposito: dimostrare che con il docu-
mento pontificio del 19 luglio 1974,
diretto al presidente della Conferenza
Episcopale USA, il card. Franjo Se-
per, Segretario della Congregazione
per la Dottrina della Fede, abbia volu-
to abrogare la scomunica della mass
neria pronunziata il 28 aprile 1738 da
papa Clemente XII, formalizzata nel
canone 2335 del Codice di Diritto
Canonico promulgato nel 1917 e riba-
dita in quasi 500 dichiarazioni uffi-
cialie, per ultimo, dalla suddetta Con-
gregazione in data 26 novembre 1983
(al fedeli che appartengono alle asso-
ciazioni massoniche sono in stato di
eccato grave e non possono accedere
alla Santa Comunione») in termini
patentemente inderogabili e vincolanti
per tutti i Pastori, inibiti formalmente
ad emettere giudizi diversi.
Reazione massonica
Meno noto é che il dialogo avviato
con la massoneria da Esposito, Capri-
le ed altri ha provocato una ferma
reazione non solo negli ambienti pit
responsabili della cattolicita, ma an-
che nei circoli pitt «puri» ed intransi
genti della Libera Muratoria, maggior-
mente impegnati nel salvaguardare il
carattere materialista, laico ed antire-
ligioso delle Logge.
Contrariamente a quanto l'Esposi
to asserisee, questi — a detta del Lupi
— non soltanto non agiva in base ad
alcun mandato, espresso o impli
conferitogli da organi della Gerare!
ma addirittura, all'wopo coinvolgendo
nelloperazione altri ecclesiastici (co-
me i Caprile, i Riguet, i Bernini, eli
Ablondi e, senza successo, i Miano), si
proponeva di «forzare la mano» alla
Gerarchia medesima, dando vita ad
una sorta di fatto compiuto nel quale,
vantando deleghe e credenziali scarsa
mente probabili, era riuscito a coin-
volgere alcuni tra i pid importanti
rappresentanti della massoneria. Il-
luminante @ la domanda che, in propo-
sito, si pone il Lupi (pag. 119): «Qual é
il senso e qual é la portata, diremo qual
@ la beffa di un dialogo ufficiale e
pubblico che la tuttora credula mas-
soneria italiana... va gloriosamente in-
tessendo con il mondo ufficiale della
Chiesa, 0 non piuttosto — 0 ancora
peggio — con taluni isolati esponenti di
essa’.
La farsa di Savona
Al dibattito pubblico di Savona,
che costituisce indubbiamente il «ca:
vallo di battaglia» dell’ Esposito, il qua
le vi coglie («La Riconciliazione» page.
93 e 94) ilraggiungimento, tra gli altri,
dell obiettivo di coinvolgere la Gerar-
chia «almeno in senso permissivon, il
Lupi dedica il capitolo significative-
mente intitolato «Della farsa di Sa-
vvona ed altre cose». «Si diffonde d'un
tratto la voce che Rosario Esposito e
Giordano Gamberini hanno concertato
un pubblico incontro per dibattere, in
iseambio di amorosi sensi, il tema della
massoneria»: cosi inizia la cronaca del
Lupi (pag. 135 e segs.) il quale non15 aprile 1989
Ist si_no no
3
ud evitare di meravigliarsi che «non
era ancora neppur noto alla famiglia
|massonica -N.d. R.|.. che trail Gran
Maestro ed il padre paolino vi fossero
rapportidiretti.. Si seppe anche subito
che la Giunta dellordine era stata al
riguardo interpeliata.
Alla sferzante smentita della pre-
tenziosa affermazione dell’Esposito,
secondo cui «ai lavori partecipavano i
vertici delle due comunité («La Ricon
ciliazione», pag. 48), il Lupi fa seguire
le considerazioni dalui annotate sin da
allora e condivise da numerosi con-
fratelli: «... Occorrerebbe, quanto me-
no, fosse inequivocabilmente chiarito il
punto se UEsposito disponga di man-
dato ufficiale da parte della Gerarchia
di Roma, In difetto, egli potré anche
essere domani sconfessato...»: eviden:
temente il presunto mandato non era
stato mai esibito 0 documentato,
Di non diverso tenore erano le
riflessioni di un altro esponente della
massoneria, contenute in una lettera
diretta al Gamberinie di cui it Lupi di
contezza a pi" di pagg. 154 e 153: «
se dall'alira parte non vi é un legale
accreditato rappresentante... non pos-
siamo allontanare da noi iltimore della
ossibilité che un prete paoltino, il quale
dibatte a titolo personale, possa tran-
quillamente venire sconfessato»
Il preteso assenso di sua ece.za
Parodi
Ma il terreno su cui Esposito
viene smentito nel modo pit bruciante
® proprio quello del preteso assenso
del Vescovo di Savona, mons. Parodi,
il quale, stando al padre paolino («La
Riconciliazionen, pag. 93), avrebbe
nientedimeno «partecipato», in forme
rnon meglio precisate, al contestato
dibattito pubblico del 15/6/1969.
Serivendo al Presule qualche gior-
no prima, Esposito gli comunicava
genericamente che «da un certo tempo
hanno luogo tra qualificati elementi
cattolici e omologhi elementi della mas-
soneria vari contatti in ordine alla ma-
turazione di condizioni che consentano
un dialogo a pitt alto livello»; che una
non meglio individuata «autorita supe-
riore incoraggia questi contattin; che
imminente incontro non dara vita ed
una disputa con previsione di vinti e
vincitorin, bensi ad «un discorso ami-
chevolen. La missiva si concludeva con
la dichiarata disponibilita dell’Esposi-
to, quasi che egli fosse il segretario 0
Pattendente del Gran Maestro, a pro:
curare a mons. Parodi «una visita di
calore del Gamberini». Dunque: il Pre-
sule, a pochi giorni dall'incontro, non
solo non ne sapeva ancora nulla, ma
non era neanche invitato ufficialmen
te; gli veniva proposto un semplice ab-
boccamento informale conil capomas-
A cose fatte e ben lungi dal con-
sentire ad un colloquio che lo avrebbe
senza dubbio compromesso, anche per
smentire le notizia non vera apparsa su
NSecolo XIX, secondo cui egli avrebbe
ricevuto alcuni dignitari delle Logee
liguri», mons. Parodi dettail 19 giugno
tun seco comunicato in cui prende dai
fatti in cui "Esposito ha tentato di
coinvolgerlo una distanza misurabile
in anni luce. Il dibattito al teatro Astor
viene liquidato come «lincontro... tra
un sacerdote e un gran maestro della
‘massonerian; Vinformazione gli era sta-
ta fornita dal Segretariato per i Non
Credenti, il quale aveva tenuto a pre-
cisare che «lincontro....avrebbe impe-
gnato... semplicemente Ia respons
bilita dei due espositori e nulla
iti»; «non fu richiesto alcun parere
reliminare» al Vescovo, la cui presen-
2a «non era ammissibile, poiché avreb-
be cambiato Vimpostazione dellincon-
tro che voleva essere non ufficialen;
sintomaticamente 'Ufficio vaticeno,
dicui era ed é Segretario don Vincenzo
Miano, spiegava che il Presule savo-
nese andava informato «non perché
debba prendere alcuna posizione in
merito, ma perché era doveroso da parte
nostra che Vostra Eccellenza sapesse di
che cosa si tratta».
Come agevolmente rileva il Lupi,
delle avances di padre Esposito non
fatto alcun cenno nella messa a punto
del Vescovo né il paolino ci viene pur
nominato», mentre dal tenore della
comunicazione ufficiale del Segreta-
Fiato peri Non Credenti, per parte sua
informata ad un netto ridimensiona
mento del Convegno ligure, il Presule
aveva inequivocabilmente dedotto «la
inammissibilita della sua presenza in
teatro» per avallare Vesibizione del
duo Esposito-Gamberini.
Il prete paolino, definito sarcasti-
camente dal Lupi come «uno Sturzetto
che si sentiva crescere di grado a mille
doppi, una volta che andava inopinata-
‘mente assurgendo a protagonista di una
cosi suggestiva vicenda» (pag. 144), era
dunque privo di una qualsiasi legit-
timazione superiore, anche di quella
del Segretariato per i Non Credenti,
alla cui presunta identita di vedute,
tattica e strategica, sul terreno mas:
sonologico padre Esposito fa costante
Fiferimento.
Il padre Esposito contraddice
se stesso su mons. Dante Ber-
nini
In realta, il padre paolino non &
smentito, in misura radicale, soltanto
da chi, come il massone Lucio Lupi,
«sa bene quel che si fa in Loggia» (per
mutuare T'espressione che lo stesso
Esposito adopera nel dedicare Le gran:
di convergenze tra Chiesa e Massoneria
al beato Jean M. Gallot, «sacerdote,
‘massone, martiren). Egli si eontraddice
anche da sé
‘Valga a mo’ di esemplificazione la
«vexata quaestio» dei limiti della par-
tecipazione di mons. Dante Bernini
alle «conversazioni» informali con e-
sponenti della massoneria. Si tratta
dell'attuale Vescovo di Albano Li
le, notoriamente schierato su posizioni
di una sinistra particolarmente avan-
zata, distintosi durante gli ultimi anni
dell'era brezneviana nell'organizzazio-
ne e adesione a svariate manifestazioni
a «senso unico» contro i programmi di
riarmo dell'Europa Occidentale insie-
me ad altri Presuli, tra cui Bettazzi
Vescovo di Ivrea, destinatario a suo
tempo di una discussa lettera aperta di
Enrico Berlinguer sul tema del «com-
promesso storico» tra cattolici e mar-
xisti. Lo stesso Bernini, peraltro, nelle
sedi in cui ha operato, si @ sovente
prodigato «trasversalmente» peril va-
ro di Amministrazioni che vedessero la
collaborazione della DC con il PCI
pili recente esempio® proprio quello di
Albano Laziale. Lo scorso anno il Ber-
nnini 8 stato pesantemente tirato in
ballo anche su alcuni organi di stampa
locale a proposito del massiccio ap-
poggio che egli avrebbe fornito ad un
discusso esponente cittadino della si-
nistra DC ai tempi in cui era Vescovo
di Velletr
In quella occasione, intervenendo
in difesa di mons. Bernini tirato i
allo anche quale membro dell’ équipe
pro-massonica dell'Esposito, questi ha
voluto pressoché annullare il ruolo av
to nella vicenda dal Presule di Albano
Laziale, testimoniando che «mons.
Bernini stette con noi soltanto per la
cena» (la sera del 27 ottobre 1972 a
Ariccia) e che «la breve, cordiale, mo-
destissima presenza di mons. Bernini
alla cena della Casa del Divin Maestro
siiscrive in una serie meritoria di aper-
tura pastorale»,
Per converso, a pag. 26 de «Le
grandi convergenze», il padre paolino
ben diversamente tratteggia il ruolo di
Bernini, inquadrandolo patentemente
nell'incontro «a tutti itivelli.. fra le due
comunité, quella ecclesiale e quella
‘massonica» e menzionando espressa-
mente «il caso di monsignor Dante
Bernini di Albano L. e di monsignor
Alberto Ablondi, che parteciparono agli
incontri che noi del gruppo italiano
intrattenemmo coi dirigenti massonici
dal 1968 al 1977, proseguendoli poi a
livello individuale».
Massone «nello spirito»
In Complotto contro Pio comparso
su I! Sabato del 3/10 settembre 1988
(pag. 23) cosi si esprimeva Antonio4
sisi nono
15 aprile 1989
Socei a proposito del Nostro: «ll pao-
lino p. Rosario Esposito — che si pro-
‘fessa apertamente massone — ha dedi-
cato un intero volume — edito dalle
Paoline nel 1979 — alla guerra fra quel
Papa e la massoneria».
Liautodifesa dell’ Esposito 2 stata,
icamente, molto pid effi-
cace dell'accusa: «L iscrizione mi &
stata offerta pit volte, perché infinita é
1a cortesia di cui mi
clamava il paolino dalle pas
Pastorale — la mia risposta é stata:
“Non posso accettare in primo luogo
erchéil Diritto Canonico non mi da via
libera e, inoltre, perché se lo facessi non
sarei pit: altro’, cio’ la Chiesa. Dia-
logherei con me stesso; nello spirito,
‘Perd, sono con voin,
Poche settimane dopo, tornando
sull’argomento dei presunti errori sto-
rici commessi dalla cattolicita nei con-
fronti delle organizzazioni massoniche
(Palestra del Clero — 1° gennaio 1989),
VEsposito giungeva non lontano dai
legittimare la famigerata Loggia P/2:
«.. Il mondo cattolico riusct con il
trascorrere del tempo a creare una
sintesi di questi elementi fusi insieme e
additati al pubblico disprezzo e orrore
la Sinagoga di satana: satanismo, e-
braismo, massoneria: nulla di peggio
avrebbe potuto essere trovato a per-
dizione del mondo, Tutta V'ecclesialita si
attesté su questa trincea. Fin dal secolo
XVIII un'intera letteratura, anonima o
firmata, combatté questa battaglia non
solo sbagliata, ma inutile... I!clima che
si cred negli anni 70 intorno alla P2 éla
pitt perfetta reincarnazione dell‘anti-
massoneria patologica, che crede di
‘aver trovato il capro espiatorio di tutti i
mali nazionali e che si fonda su una
disinformazione che muove spavento».
La lettura delle sconcertanti con-
siderazioni che precedono fa capire
appieno chi in realta sia incorso nella
«gaffe sesquipedale», che nell’articolo
in questione I' Esposito attribuisce agli
awersari della massoneria (e suoi)
Georgius
MANDATO MODERNISTA PER
I CATECHISTI DEL CARD. CE
ovvero i frutti del
PONTIFICIO ISTITUTO BIBLICO
Gente Veneta, 25 settembre 1988,
pubblicava il Messaggio del Patriarca
‘er il mese di ottobre con il seguente
‘Saluto ai catechisti:
«Sabato pomeriggio, 1 ottobre, alle
ore 16, 30 attendo i catechisti in San
Marco per la celebrazione del “Man-
dato”.
E un momento “pentecostale” nella
vita della nostra Chiesa, sotto la pre
‘shiera propiziatrice di Maria.
Sull’altare di San Marco, evange-
lista e martire, icatechistirinnoveranno
laprofessione di fede del loro Battesimo,
‘per essere mandati a dilatazione e rea-
lizzazione delta missione apostolica, ad
annunziare a tutti 'Evangelo di sal-
vezza,
Un momento costitutivo della vita
della nostra Chiesa, che celebra la
ministerialité battesimale e la rende
attuale: un grande dono di speranza.
Viviamolo con rinnovata fede, come
un dono dello Spirito sempre nuovo e
crestor aorand, benedicendo e spe-
rando.
F.to Marco card. Cé, patriarca
A preparare i catec
evento ha provveduto I"
chistieo del Patriarcato, con quattro
schede sull'unico articolo de! Credo:
«Jo credo in Gest Cristo che pati, morte
fu sepolton.
Un aneddoto «sordido e sacro»
«Per rendere il tutto ancor pitt utile
ed atiraente — si legge nell'introdu-
zione —le quattro schede si aprono con
dei brani tratti da un'opera di lette-
ratura contemporanea: Joseph Roth: “Il
santo bevitore”».
Un aneddoto «sordido e sacro» de-
finiva ilracconto del Roth il aicissimo
Corriere della Sera (2 settembre 1988)
Ed infatti il protagonista, un ex mi-
natore finito in carcere per un delitto
e si augura che «Dio conceda a tutti
noi, a noi bevitori.
‘Come si vede, ilracconto ® di fatto
una grottesca caricatura del sopran-
naturale e del culto cattolico dei Santi,
ma i «cervelli» dell Ufficio catechisti-
co del Patriarcato di Venezia hanno
ritenuto di poterlo utilizzare per illu-
strare ai «catechisti» in modo «utile ed
attraente» Varticolo del Credo sulla
passione e morte di Gesi. Nell'ultima
scheda si giunge — ed é davvero il
colmo — ad accostare la morte del
bevitore, non «santo», ma peceatore
impenitente, favorito nei suoi vizi dal
intervento del Cielo, alla morte del
Santo vecchio Simeone!
«Favole» ben peggiori
Queste, perd, non sononé le uniche
né le peggiori «favole riscontrabili
nelle schede, sulle quali i catechisti
della Diocesi di Venezia si sono pre-
parati a ricevere il «mandato».
A pag. 5, dove siparla del «processo
giudaicon a Gesi, si legge: «A questo
unto interviene di fronte il presidente
del Sinedrio, il sommo sacerdote, che
one a Gest la domanda esplicita: “sei
tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”
(Me. 14, 61). La risposta di Gest: a
questa domanda, cosi come la troviamo
formulata nel vangelo (Me. 14, 62),
forse
‘sa [con la minuscola, naturalmente| ha
maturato dopo la Pasqua ma il
senso fondamentale pud benissimo es-
sere stato espresso da Gesti stesso: io
sono il Cristo, il Figlio di Dio, che siede
alla destra del Padre e che verrd a
giudicare il mondo».
Dungue la risposta riferita da Mc.
14, 62: «Si, lo sono [il Figlio di Diol
vedrete il Figliuolo dell’Vomo, seduto
alla destra della potenza di Dio venire
sulle nubi del cielo», secondo i «cervel-
oni» dell'Ufficio catechistico del Pa-
jarcato di Venezia, «pud benissimo
essere stata pronunciata da Gesti», ma
altrettanto benissimo pud essere stata,
inventata dall’evangelista o dalla «chie-15 aprile 1989
sa» primitiva, Che cosa ne avranno
dedotto i «catechistin? Che i Vangeli
‘non sono né autentici né storici né c'e
da darli per taliai catechizzandi, e che
percid parlare di divina ispirazione edi
inerranza delle Sacre
tali premesse, non ha
s0.
T1dubbio sull’autenticitae storicita
degli Evangeli ritorna ripetutamente,
insieme col mito della «comuniti»
creatrice degli Evangeli stessi, nelle
schede del Patriarcato di Venezia. Co-
sia pag. 12 — si parla delle «pre-
dizioni» della morte di Gesii — leg-
giamo: «Nei Vangeli sono abbastanza
frequenti i brani dove viene predetta la
Passione di Gesui (Mc. 8, 27-33; 9-31;
10, 32 ss. Le. 9, 18; Mt 16, 13, 23).
‘Molti studiosi ritengono oggi che in tali
Predizioni il ruolo delle parole e dei
discorsi dello stesso Gest: sia in genere
significative ed importante. Altri, i
vece, attribuiscono tali brani quasi
esclusivamente alla fede della co-
munitte dell’evangelista testimoni
della storia di Gest Cristo, morto ¢
risorto, una volta che tale storia
era gia conclusa Indubbiamente tale
seconda posizione espone a gravirischi,
in quanto pone molti problemi (un eu-
femismo| sulla consapevolezza di Gest
stesso circa la propria missione [e non
su questa consapevolezza soltanto},
Sipud, invece, direchealculmine
della sua attivité. Gest ha realmente
Parlato ai suoi del suo destino alla
assione ed alla morte violenta. D'altra
arte, essi possono aver capito il senso
reale e profondo delle sue parole ed il
significato della sua passione solo dopo
{a risurrezione (Le. 24, 13 88., 44 38.;
Gu. 2, 21 88), edunque & possibile che
la forma con la quale i discorsi di Gest
‘sulla propria passione e morte vengono
testimoniati nei vangeli sia anche do-
outa alla fede della comunitd primi-
iva».
Insommala storicita degli Evangeli
sarebbe tuttora una questione aperta,
opinabile, eal cattolico sarebbe lecito,
come fa I'Ufficio catechistico Patriar-
cale di Venezia, prendere in esame le
varie ipotesi, anche quella secondo cui
yassi evangelici, che predicono la
passione di Gest, e che gli evangelisti
Fiportano come realmente pronunciate
da Gesi stesso, possano, invece, at-
tribuirsi «quasi eselusivamente alla fe-
de della comunita ¢ dell'evangelista».
Quasi che questo non significhi pren-
dere in esame l'ipotesi che Nostro
Signore Gesi Cristo non abbia pre-
detto un bel niente o quasi, o che detti
passi siano stati inventati post factum
dagli evangelisti stessi o dalla «omu-
rita primitiva» e che quindi la Chiesa,
Ja quale ha sempre insegnato e difeso
la storicita degli Evangeli, si sia in-
gannata ed abbia ingannato per due-
si si_no no
mila anni e gli stessi evangelisti, i quali
dichiarano la storicita dei fatti da loro
raccontati (Le. 1, 1-4; Gv. 20, 30 s.:21,
24), siano dei mentitori e degli impo:
stori.
E cosi i catechisti, che: si sono
preparati a ricevere il «mandato» sulle
schede del Patriarcato di Venezia, non
sapranno maise la Fede, che essipursi
impegnano a trasmettere, si fondi su
fatti storici o non si fondi piuttosto su.
«favole» create dalla fantasia d i
cristiani.
Contro il «superdogmay
Eppure anche il «superdogma» dei
neomodernisti, ovvero il Concilio Vati-
cano Il, ha riaffermato solennemente
nella Dei Verbum l'autenticita (n. 18) €
la storicita (n. 19) degli Evangeli:
N. 18... «La Chiesa ha sempre
in ogni luogo ritenutoeritiene chei
quattro Evangeli sono di origine apo-
stolica. Infatt, cié che gli Apostoli per
mandato di Cristo predicarono, dopo,
er ispirazione dello Spirito Santo, fu
dagli stessi ¢ da uomini della loro
cerchia tramandato in scritt, come fon-
damento della fede, cioé 'Evangelo
quadriforme, secondo Matteo, Marco,
Luca e Giovanni (ef. S. Ireneo, Adv.
Haer. III, I, 8: PG 7. 885; ed. Sagnard,
p. 194)»
Quanto alla storicita degli Evan-
eli, il Concilio al n. 19 ancora pit
energicamente e solennemente sen-
tenzia: «Sancta Mater Ecclesia fir-
miter et costantissime tenuit ac
tenet’ La Santa Madre Chiesa ha
ritenuto ¢ ritiene con fermezza e costan-
za massima che i quatiro su indicati
Evangeli, “quorum historicitatem
ineunetanter affirmat’, dei quali af-
ferma senza alcuna esitazione la sto-
ricitd, trasmettono fedelmente quanto
Gesii Figlio di Dio, durante la sua vita
tra gli uomini, nella realta (reapse)
‘operd ed insegnd per la loro eterna
salvezza, fino al giorno in cui fu assunto
in cielo (cfr. Atti, 1, 1-2)»
«La Santa Madre Chiesa ha rite-
rnuto e ritienen: si tratta del Magistero
infallible, anche se ordinario. Onde
giustamente nel 1963, due padri ge-
suiti spagnoli, Francisco de B. Vizma-
nos ed Ignazio Rindor, scrivevano: «I
valore storico degli Evangeli
nottiet oltre ad essere chiaramente
certo per il critico, per un eattolico @
una verita di fede divinae cattolica
affermata dalla tradizione, dal Mi
gistero ordinario e dal comporti
mento quotidiano della Chiesa che
hha sempre utilizzato gli Evangeli pre-
supponendoli storici» (Teologia funda-
‘mental para seglares B. A. C. Madrid).
Ma, si sa, i neomodernisti si
cordano del «superdogmay del Vati-
cano II (card. Ratzinger) solo quando
torna loro utile per negare cid che la
Santa Chiesa «ha sempre e in ogni
luogo ritenuto». Diversamente anche il
«superdogman
rizzonte mentale.
La torre di Babele
La verita ® che i «cervelloni» dell’
Ufficio catechistico del Patriarcato di
Venezia preferiscono al Magistero in-
fallibile della Chiesa le negazioni, gli
errori e i pregiudizi del razionalismo
protestante, dei quali si fanno pe-
dissequi ripetitori e capillari diffusori.
La «comunita primitivan, creatrice de-
eli Evangeli, 2, infatti, il mito, esso si
creato dai teologi liberali protestanti
per eliminare dalla vita di Nostro Si-
gnore Gesii Cristo quel soprannaturale
che il loro razionalismo si rifiuta di
ammettere. La loro superbia li con-
danna a negare empiamente ed in-
fondatamente l'autenticita e le stori-
cita degli Evangeli: dai Vangeli noi non
sapremmo quel che Gesi harealmente
detto e fatto: essi sarebbero solo I
espressione della «fede» della primi-
tiva comunita cristiana,
«Lacritica non cattolica — seriveva
il card. Parente — contesta il valore
storico di una parte considerevole degli
evangeli unicamente perché essa con-
tiene fatti soprannaturai . Gli sforzi di
questa critica che, dal sec. XVIITin poi,
si condanna all'assurdo compito di
spiegare la vita di Gesi escludendone
‘ogni elemento soprannaturale, hanno
avuto come risultato una “torre di Ba-
bele”’(Loisy) di opinioni che polverizza-
no i testi senza uscire a cavame un
possibile costrutto» Dizionario di teolo-
gia dommatica),
Ma il modernismo, aggiogato fin
dalle origini al carro del razionalismo
protestante, preferisce la «torre di Ba-
bele» alla verita custodita e trasmessa
fedelmente dalla Chiesa cattolica,
Lreresia del «doppio Gest»
La formazione modernistica o r
zionalistico-protestante che dir si vo-
glia dei catechisti della Diocesi di
Venezia non si arresta q
A pag. 19, ove si parla della pas-
sione e morte di Gest 0, pid esat-
tamente, dello «sviluppo storico delle
riflessioni che la comunita credente ha
prodotto sul mistero della passione e
della morte di Cristo» (ivi), si legge: «A
partire dalla Pasqua, la comunité cre-
dente comincia la propria riftessione
sullidentité e sul ruolo del suo Maestro
‘Signore, leggendo ed interpretando la
sua figura alla luce della propria tra-
dizione culturale e religiosa [..|», anche
se si concede — bonta loro! — che
indubbiamente alla base di tale pro-
cesso vi é anche il ricordo della pre-6
aa nono
15 aprile 1989
senza storica di Gest e del suo stile»
Veresia del «doppio Gestin: dei
«Gesit della fede» distinto dal «Gest:
della storian; eresia che il Decreto
Lamentabili, contro il modernismo, co-
siriassume nella 29% roposizione con-
dannata:
«Sipud concedere cheil Cristo che ci
presenta la storia é molto inferiore al
Cristo che @ oggetto della feden (Dz
2038). Eresia pit ampiamente con:
dannata da San Pio X nella Pascendi.
indo ad esaminare nel moderni-
sta lo storico e il eritico, il santo
Pontefice scriveva: «! primi 3 canoni di
questi tali storici o critic’ sono quegli
stessi prineipii che sopra riportammo
dai filosofi: cio’ Vagnosticismo, il teo-
rema della trasfigurazione delle
cose per la fede e l'altro che Ci parve
oter chiamare dello sfiguramento, Os-
serviamo le conseguenze che da ciascu-
no di questi si traggono. — Dall! agno-
sticismo si ha che la storia, non meno
che la scienza, si occupa solo dei fe
nomeni Dunque tanto Dio quanto un
intervento qualsiasi divino nelle cose
umane deve rimandarsi alla fede come
di esclusiva sua pertinenza. Percié se si
tratta di cosa in cui si incontri un
duplice elemento divino ed umano, co-
me Cristo, la Chiesa, i Sacramenti ¢
simili, dovré dividersi e sceverarsi in
modo che cid che ¢ umano, si dia alla
storia, cid che é divino, alla fede. Quin-
i quella distinzione comune fra i
modernisti fra un Cristo storico ed
un Cristo della Fede una Chiesa
della storia e una Chiesa della Fede, e
via dicendo, — Dipoi questo stesso
elemento umano, che vediamo lo storico
rendere per sé, quale esso si porge nei
monumenti, deve ritenersi sollevato
dalla fede per trasfigurazione al di
la delle condizioni storiche. Con-
viene percid separare di nuovo tutte le
aggiunte fattevi dalla fede ed abban-
donarle alla fede stessa ed alla storia
della feden. Conclusione: i modernis
nella storia che chiamano “reale
affermano Cristo non essere Dio né
aver fatto nulla di divino».
Anche qui, distinguendo tra un
«