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Ricorso straordinario

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Ricorso straordinario

Rimedio amministrativo rivolto al Presidente della Repubblica contro i provvedimenti


definitivi (quando non sia esperibile o sia stato già esperito il ricorso in via gerarchica)
per motivi di legittimità.

Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica è configurato secondo un regime di


alternatività con il ricorso giurisdizionale. Nell’ottica del legislatore di preferenza per i
rimedi giurisdizionali, ritenuti forme di tutela del cittadino più raffinate ed efficaci, è stata
prevista la possibilità, per cointeressati, controinteressati e amministrazione resistente
(quanto meno nel caso si tratti di ente pubblico diverso dallo Stato), di chiedere la
trasposizione della controversia davanti al giudice amministrativo.

Il ricorso deve essere presentato entro centoventi giorni dalla comunicazione


(notificazione, pubblicazione o piena conoscenza) del provvedimento definitivo.

Tale rimedio è definito straordinario perché, come accennato, presuppone che sia esaurita
la possibilità di esperire altri rimedi amministrativi, essendo infatti ammesso nei confronti
di atti amministrativi definitivi; è stato tradizionalmente classificato come un rimedio
impugnatorio, in quanto finalizzato all’annullamento di un provvedimento (benché sia
stato ammesso anche nei confronti di ipotesi di silenzio-inadempimento), ed eliminatorio,
in quanto comporta, in caso di accoglimento, solo decisioni di annullamento; infine, è
proponibile, a tutela di interessi legittimi e diritti soggettivi, soltanto per vizi di
legittimità.

Prima dell’entrata in vigore del D.Lgs. 2 luglio 2010, n. 104 (Codice del processo
amministrativo), la giurisprudenza affermava il carattere generale del rimedio in esame,
da cui ne conseguiva l’esperibilità in tutti i casi in cui ciò non fosse espressamente
escluso dalla legge e, comunque, anche nelle materie devolute alla giurisdizione ordinaria
tra cui, ad esempio, le controversie aventi ad oggetto atti di gestione del rapporto di
impiego privatizzato, salve le ipotesi in cui erano attribuite al giudice ordinario
competenze speciali e funzionali (nel qual caso si riteneva che il legislatore avesse voluto
escludere il rimedio del ricorso straordinario).

A seguito dell’entrata in vigore del codice del processo amministrativo, il quale in


particolare dispone (all’art. 7, comma 8) che il ricorso straordinario al Presidente della
Repubblica "è ammesso unicamente per le controversie devolute alla giurisdizione
amministrativa", deve ritenersi che non sia più proponibile un ricorso straordinario per
una controversia rientrante nella giurisdizione dell’A.G.O.
Da ultimo, l’art. 120, comma 1, c.p.a. ha stabilito che gli atti concernenti le procedure di
affidamento relative a pubblici lavori, servizi o forniture sono impugnabili unicamente
mediante ricorso ai Tar e, quindi, ha codificato l’esclusione del ricorso straordinario in
tale materia.

Il procedimento del ricorso straordinario prevede che sia adottato, nel corso
dell’istruttoria, un parere obbligatorio del Consiglio di Stato: se il Ministro intenda
discostarsene deve sottoporre la questione al Consiglio dei Ministri.

La decisione, formulata come proposta di decreto al Presidente della Repubblica, è


assunta dal competente Ministro sulla base del predetto parere.

Il ricorso straordinario è deciso con decreto del Presidente della Repubblica.

Voci correlate

Giustizia amministrativa

Presidente della Repubblica

Ricorsi amministrativi

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