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MEDIOEVO

(476 d.C. – 1492 d.C.)


caduta Impero scoperta
Romano d’Occidente dell’America

MUSICA SACRA
La musica sacra nel Medioevo viene diffusa dalla Chiesa, che prende il controllo del potere culturale
approfittando del vuoto di potere creatosi con la fine dell’Impero Romano.
Protagonisti in questo processo sono soprattutto i monaci, che tramandano il sapere conservando e studiando i
documenti, alcuni dei quali vengono anche trascritti in volgare.
In questo contesto vengono sviluppati il canto liturgico (in latino) e la scrittura musicale.

I FASE

I canti dei primi cristiani erano legati alla preghiera quotidiana, che si divideva in tre tipi: inni (composizioni
poetiche in gloria del Signore), salmi (composizioni poetiche tratte dal Libro dei Salmi [Vecchio Testamento]) e
cantici (composizioni poetiche tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento).
Questi canti furono poi utilizzati per la “Liturgia delle ore”, l’insieme delle celebrazioni religiose.
Successivamente alcuni canti della tradizione locale furono adattati dai fedeli per aumentare il numero delle
composizioni utilizzate in ambito religioso. Questo, data la distanza tra le varie comunità, fu alla base della
nascita di riti anche molto differenti l’uno dall’altro.
II FASE
Una svolta in tal senso venne data da Papa Gregorio I (detto Gregorio Magno, 590-604 d.C.), che stabilì delle
regole comuni in merito ai testi ed alla liturgia.
La mattina del 25 dicembre dell’anno 800 d.C. nella basilica di S. Pietro a Roma Papa Leone III incorona
imperatore Carlo Magno, dando così vita al Sacro Romano Impero. La conseguente necessità di consolidare il
proprio potere porta Carlo anche ad unificare i canti religiosi. Nasce quindi il canto “gallo-romano”, detto
anche “gregoriano” perché secondo la tradizione fu Gregorio I a dare inizio alla raccolta e catalogazione dei
brani.
Il canto gregoriano è costituito da un repertorio di circa 3000 melodie, caratterizzate da alcuni elementi
comuni: il testo è in latino, gli autori sono anonimi, sono brani esclusivamente vocali (unica rara eccezione
strumentale è l’organo, per festività particolari) e monodici, cioè costituiti da una sola voce.
I canti gregoriani venivano cantati dal celebrante, dal coro ed alcuni solisti
(formato dai religiosi) e dall’assemblea dei fedeli. MONO-DICO – 1 voce
Con il passare del tempo, però, vengono istituire le Scholae Cantorum, degli POLI-FONICO – più suoni
istituti preposti alla formazione dei cantori.

III FASE
Con il passare del tempo si definisce una struttura più chiara in base alla quale vengono svolte le celebrazioni
religiose e sviluppati i relativi canti: la messa.
Essa, che costituisce il principale rito cristiano, era totalmente in latino ed al suo interno si individuavano due
tipi di canti: quelli appartenenti all’ordinarium e quelli che facevano invece parte del proprium.
L’ordinarium è costituito dalle 5 parti fisse, il cui testo ed ordine non cambia: Kyrie (Signore pietà), Gloria,
Credo, Sanctus (Santo) ed Agnus Dei (Agnello di Dio).

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Il proprium è invece costituito dai canti che sono detti “mobili” in quanto sono diversi a seconda del periodo
liturgico (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Ordinario). Essi sono: Introito (canto d’ingresso), Graduale
(canto responsoriale), Alleluja (Tractus durante la Quaresima), Offertorio e Communio (comunione).

IV FASE
Con il passare del tempo la musica sacra passa da monodica a polifonica (già a partire dalla fine del X sec.),
caratterizzata da tante voci che cantano contemporaneamente. La principale forma musicale polifonica è il
contrappunto: “contra-punctum” indica che ad ogni nota (“punctum” punto) della melodia gregoriana ne
corrispondeva un’altra diversa.

SCRITTURA MUSICALE
In questo periodo nasce la scrittura musicale. I primi segni indicavano semplicemente l’andamento della
melodia (verso l’alto o verso il basso) e venivano segnati direttamente al di sopra del testo latino che veniva
cantato. Questi segni si chiamavano neumi ed in questi casi si parla di neumi in campo aperto.
Successivamente la scrittura si evolve e diventa più precisa scrivendo i neumi sopra dei righi, all’inizio solo
uno, poi sempre più fino ad arrivare a 4: il tetragramma (tetra = 4, grama = righi).
Questo è l’inizio della scrittura musicale moderna, che è invece basata sul pentagramma (penta = 5).

V FASE
Per rivolgersi più efficacemente ai fedeli, per lo più analfabeti, nella Chiesa si diffonde sempre più l’uso di
immagini sacre (pale d’altare, dipinti e vie crucis) ed, in ambito musicale, dei drammi liturgici: si tratta di azioni
teatrali e musicali su argomenti sacri (ad esempio le storie della bibbia) con testi in latino od in volgare che
vengono rappresentati in chiesa o, il più delle volte, sul sagrato. Il loro sviluppo più significativo si ebbe tra il
XII ed il XIII sec.
VI FASE
Come reazione alla secolarizzazione ed eccessiva opulenza della chiesa e dei suoi membri tra il XII ed il XIII
sec. nacquero gli ordini religiosi mendicanti, degli ordini religiosi, cioè, la cui regola imponeva un voto di
povertà con la rinuncia ad ogni proprietà terrena (Francescani e Domenicani sono tra i più famosi).

Per coinvolgere i fedeli in questa nuova corrente di rinnovamento spirituale nasce un nuovo genere musicale: la
lauda. Si trattava di una preghiera cantata su testi in volgare, che non facevano parte della liturgia istituzionale
ma veniva eseguita durante processioni ed all’interno delle confraternite dei penitenti. Come per gli ordini
mendicanti il principio della povertà era legato ad un ritorno alle origini ed allo spirito “puro” della Chiesa e
del Cristianesimo anche la lauda torna alle origini della musica ecclesiastica abbandonando la ormai affermata
polifonia a favore della monodia (ancora del canto gregoriano).

L’autore più importante del genere è Jacopone da Todi.

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MUSICA PROFANA
La musica profana è caratterizzata da una notevole carenza di documentazione scritta perché tramandata
soprattutto oralmente.
La musica non religiosa del Medioevo era essenzialmente vocale con accompagnamento strumentale. Gli
strumenti musicali erano utilizzati principalmente per enfatizzare il ritmo. Questo genere di musica si
concentrava su argomenti di vita quotidiana con testi in volgare.
Non esiste in questa fase una musica strumentale indipendente.

La musica medievale era soprattutto praticata da musicisti nomadi (che come tutti gli altri “artisti” danzatori,
acrobati.. erano allora chiamati giullari) che giravano tra i villaggi esibendosi nelle piazze o sui sagrati delle
chiese oppure nei castelli, dove suonavano in cambio di un compenso o di vitto ed alloggio temporanei.
Quando i musicisti si stabilivano in una corte o in un castello erano chiamati menestrelli.
I generi più importanti erano il trotto ed il saltarello.
Carmina Burana
Si tratta di uno dei rarissimi documenti scritti della musica profana medievale giunti fino a noi: è una raccolta di
canti in latino e volgare scritti da studenti di teologia (goliardi) su argomenti decisamente non religiosi (vino,
feste).

Essi vennero ripresi come base e riscritti per orchestra e coro da Carl Orff all’inizio del ‘900.

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MUSICA SACRA
diffusa dalla Chiesa che prende in mano il potere
culturale approfittando del vuoto di potere creato
dalla fine dell’Impero Romano
i monaci (soprattutto) tramandano il sapere
conservando e studiando i documenti, alcuni dei
quali vengono trascritti in volgare

viene sviluppato il canto liturgico (in latino) e la


scrittura musicale

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