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ARKEON
di Angelo De Simone
nel nome del Padre
Un percorso di crescita
Un percorso di crescita nel nome del Padre
Un percorso di crescita
nel nome del Padre
di Angelo De Simone
N
el mondo molte persone stanno In alcune antiche formule di fede1 è
cercando una direzione dopo aver detto nell’articolo che riguarda Gesù
vissuto l’esperienza del “deserto” e Cristo che Egli, compiendo pienamente
dell’“erranza” rispetto ai valori umani e cri- la sua incarnazione, prima di risorgere,
stiani. “discese agli inferi”, allo scopo di poter
A motivo del mio ministero presbiterale salvare tutti quelli che erano da salvare.
sono presente in diversificati cammini di Scendendo all’inferno appare ancora
preevangelizzazione, intesa come promo- più evidente che egli stesso s’è fatto
zione umana aperta all’esperienza di Dio. In “peccato per noi” (2Cor 5,21), “maledi-
queste varie aggregazioni e attività riscon- zione per noi” (Gal 3,13), raggiungendo
tro obiettivi comuni. Uno di questi, il fonda- la massima “affinità con la carne del
mentale, è formare una coscienza indivi- peccato” (Rm 8,3), mostrandosi “in
duale, sociale ed ecclesiale che si esprime tutto a nostra somiglianza, eccetto nel
nell’accoglienza, valorizzazione, rispetto peccato” (Eb 4,15). “Dio è morto nella
della persona e nell’autentica, concreta, carne ed è sceso a scuotere il regno
coerente vita cristiana. Il cammino in questi degli inferi – sostiene un anonimo scrit-
gruppi ha il compito di accompagnare le tore della prima cristianità –. Certo egli
persone alla riscoperta di sé e delle proprie va a cercare il primo padre, come la
radici, nonché di risvegliarne la fede. pecorella smarrita […]. Presolo per
Ho riscontrato che in uno di questi itinera- mano, lo scosse dicendo: ‘Svegliati, tu
ri di preevangelizzazione il percorso è sem- che dormi e risorgi dai morti […], non ti
plice ed efficace: coinvolge il rapporto con ho creato perché rimanessi prigioniero
la realtà, il corpo, le emozioni, i pensieri, nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la
l’anima, in modo da rendere consapevoli vita dei morti. Risorgi, opera delle mie
Angelo
De Simone, della propria identità, valore, energia, ferite mani. Risorgi, mia effigie, fatta a mia
sacerdote e direzione. Si tratta di un lavoro di discer- immagine. Risorgi, usciamo di qui. Tu in
della Società nimento su se stessi sotto una guida, in me e io in te siamo infatti un’unica e
San Paolo,
cappellano gruppo e a diversi livelli. Si vanno a esplo- indivisa natura’”2.
nella rare le radici e gli archetipi che orientano il Se il Signore è disceso agli inferi, signifi-
Facoltà di vissuto di ogni persona, allo scopo di libe- ca che anche la Chiesa, la comunità cri-
Scienze della
Formazione di
rarla da vari condizionamenti. stiana, chi evangelizza e catechizza
Roma Tre, fanno altrettanto, allo scopo di guidare il
fa parte 1
Cf Simbolo di Rufino (404 ca.), Simbolo degli maggior numero possibile di “anime
del Gruppo
“Collaboratori
Apostoli (IX sec.), Simbolo pseudo-atanasiano smarrite” alla verità, alla libertà, alla pro-
Quicumque (V secolo), Simbolo lateranense pria identificazione umana e cristiana.
principali” di
(1215), Professione di fede di Michele Paleologo
Via Verità e Vita.
(1274), rispettivamente in DS 16, 30, 76, 801,
Scendere agli inferi significa accompa-
852. gnare queste anime nel proprio dolore
2
“Omelia sul Sabato santo”, in Liturgia delle Ore, per andare a guarire le loro ferite versan-
II, p. 447.
2 Via Verità e Vita n. 198/2004
Un percorso di crescita nel nome del Padre
do olio e vino (cf Lc 10,34), disposti a zialità che avanzavano per accogliere la
pagare qualsiasi prezzo pur di far “risor- possibilità del cambiamento come una
gere” chi è senza vita, a imitazione di strada per ridefinirsi e ridefinire la rela-
Cristo, il quale si fece simile a noi in tutto zione con se stessi, con l’altro, col
eccetto che nel peccato. mondo, con Dio.
Una tipologia ricorrente di “anime smar- Essi scelgono di non rimanere più imbri-
rite” in siffatto inferno è costituita da gliati nel tentativo di appagare i propri
uomini e da donne che, invece di essere bisogni e, attraverso essi, di creare le pro-
accompagnati alla vita, sono stati ogget- prie illusioni, ma decidono di affrontare
to di abuso psichico e talvolta anche fisi- un viaggio all’interno di sé per rimettere
co, consapevole o addirittura inconscio, ordine nel caos della propria vita e attra-
realizzato da parte del proprio genitore, verso quest’ordine giungere alla fede e
sia esso padre o madre. Dopo aver trova- all’amore.
to rifugio nella facilità di incontri, convi- Non può esserci giudizio quando una per-
venze, divorzi, plurimatrimoni e libertà sona accetta di scendere nell’inferno del
sessuale, molti genitori hanno vissuto proprio dolore e, non per restarvi, ma per
senza la coscienza della sacralità della uscirne e guarire. E se la via stessa è dolo-
propria paternità e della propria materni- rosa, diversa è la qualità di questo dolore:
tà. Pertanto, genitori e figli si sono ritro- non è più quello della paralisi e della
vati a vivere la solitudine, il rifiuto, la morte, ma è il dolore della nascita, della
gelosia, il tradimento, l’abbandono, la vita e della resurrezione nell’autenticità,
tristezza, l’infelicità, la depressione. Nel nella verità e nell’amore. Anche se la stra-
tentativo di uscire dalla paralisi dell’ani- da è difficile, il cambiamento che attra-
ma e lenirne la sofferenza, ci sono uomi- verso essa giunge, è interiorizzato e
ni e donne che si sono separati, poi riuni- diventa vita quotidiana, modo di pensare,
ti, prima di separarsi di nuovo. Sono par- modo di essere.
titi dall’essere “una sola carne” e “un Di qui la necessità di un percorso e di una
solo spirito”, per ritrovarsi in “tanti”, guida, che sappia orientare perché essa
lacerati da attrazioni diverse, in coppie stessa ben orientata, e che accompagni
diverse, famiglie diverse, figli diversi, abi- verso quell’amore vero, per verificarne e
tazioni diverse, paesi diversi. celebrarne la profondità, la solidità e l’au-
tenticità.
Allora non è più l’io a guidare l’amore,
Il dolore che trasforma ma è l’amore a dirigere l’io, l’energia che
lo incrina, lo apre alla crisi, lo toglie dal
La condizione di disagio e di dolore oggi centro della sua autonomia. L’amore è la
non è più solo individuale, ma è diventa- condizione stessa dell’essere umano,
ta collettiva. In tale condizione, molte mai in possesso di sé pienamente, ma
“anime smarrite” sono andate ciascuna sempre dilaniato, lacerato e quindi eter-
per conto proprio o insieme a chiedere namente alla ricerca di quella pienezza
un aiuto a qualche terapeuta. Hanno di cui ogni amplesso di corpi e vicenda di
parlato, usato diverse medicine o dro- spiriti sono anelito, tentativo, sconfitta
ghe. Si sono permesse dunque una o, al più, memoria. L’amore, pertanto,
sosta, prendendosi per mano, aprendo non si riduce al fascino o a qualche godi-
spiragli tra le ferite, andando a cercare la mento più o meno spasmodico che libe-
sorgente della separazione e del dolore ra da momentanee tensioni, ma è vita
nell’introspezione. Questi esseri hanno, insieme, condivisione, dono, responsabi-
così, percepito la necessità di un cambio lità, opposizione al consumo di se stessi
radicale di rotta, di una conversione e di e dell’altro. Il tutto in un dinamismo di
una migliore utilizzazione delle proprie perenne crescita.
energie, attingendo alle forze e poten-
Riconciliazione
tra padri
e figli
durante
un Seminario
di ARKEON
nutre della ricchezza degli archetipi collet- Invece, nelle proprie identità e nei ruoli
tivi, arcaici e comuni a ogni essere umano, specifici, il padre e la madre “sacri” accol-
ma si lascia condurre dalla cultura, dalle gono il figlio senza possederlo e lo inizia-
mode, dalla ricerca dell’effimero. Quando no anche al dolore, proprio perché, attra-
non si fa riferimento alla parte sacra del- verso il dolore, sappia forgiare la propria
l’archetipo del padre e della madre, allora identità e la propria forza per vivere ono-
si provocano guasti enormi nello sviluppo rando la propria essenza.
dell’identità personale. In questo itinerario, apertura alla fede non
Nella cultura dell’effimero, la perdita di vuol dire aggiunta sovrastrutturale alla sacra-
valore o l’ignoranza di tali connotazioni lità appena identificata, in soggetti che ven-
archetipiche, distoglie coloro che sono gono letteralmente dal proprio inferno e che
deputati all’educazione, soprattutto i sentono ancora il dolore di ferite in via di
genitori, dai princìpi su cui si fonda la guarigione. Per essi, diventa insostituibile la
nostra dimensione umana e cristiana. parola di Dio, anzi la più idonea e proporzio-
Pertanto, essi non “educano” più i figli, nata a loro. Fa da base a tutto l’essere, intel-
riconoscendone e custodendone la sacra- ligenza, volontà, cuore, forze fisiche. Il riferi-
lità intrinseca, ma se ne appropriano, mento è alla “terra deserta, arida, senz’ac-
cioè ne abusano. Ne interdicono la qua” (cf Sal 63/62) e all’anelito della cerva
coscienza del sacro, l’energia e le poten- che “anela ai corsi d’acqua” (cf Sal 42/41),
zialità, l’autonomia nell’approdare al come pure al rigagnolo che sgorga dai rude-
mondo reale, allo stato adulto, a un’esi- ri del tempio di Gerusalemme per trasfor-
stenza sana, felice e sicura. Figli così abu- marsi in un imponente fiume (cf Ez 47,1-10).
sati, crescendo, troveranno sempre mille “Perché questa sete che nessuna conquista
e alienanti ragioni per delegare le proprie riesce ad estinguere?” ci si domanda nel
responsabilità: confusi e appesantiti da Catechismo degli adulti (n. 8). E subito la
continui sensi di frustrazione e di colpa, risposta: “Chi ha sete venga; chi vuole attin-
essi svilupperanno quasi sempre patolo- ga l’acqua della vita” (Ap 22,17). Nel pro-
gie di autodistruzione. porre la parola di Dio significativamente con-
Vito Carlo
Moccia
Fondatore
di Arkeon