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Lire 22000 (i.i.) 9 7888A2 037132 SI,
1991, Gius. Laterza & Hgli
N orbkrto B obuio
I.
t>
mente angosciati». Gruppi non omogcnei capeggiati da I rockij e
Zinovev-Kamenev hi oppongüno, in un'alleanza tattiea povera di
principi, alia maggioranza dei í’ülilbjuro SlaliivBucliarin. Ci si
cümballe senza scrupoli per rannlentaniento reciproco. Un leire-
no dello scontro ò Ia Ni:i> (correzione leniniana dei comunismo di
guerra), che riserva alio Stato Ia grande industria, e lascia ai
privati Ia piceola impresa, il commercio, le campagne. Bucharin,
convinto che non si potrà editicare il socialismo se non persuaden-
do gli operai e i coniadini agiati e medi alballeanza, s'è rivolto ai
kíilaki rassicurandoli : « Arricchilevi, sviluppaie le voslre íaltoi ie e
non temete di essere sottoposti a costi-ízioni». Ncl campo avverso,
le opposizioni tentando di dare voce al malconienlo dei piailetaria-
to di tabbrica contro Ia «nuova borghcsia». i ncpnnm c i kiiluki,
chiedono tasse inasprite per i contadini c raLimcnio dei salari
operai: altrimenti - c Ia loro tesi - riiKlclx)limcnlo delia classe
operaia e 1’eceessiva lorza data ai contadini bcuesianii rischician-
110 di favorire Ia restaurazione dei capitalismo.
Nelia sua lettera ai capi bolsceviclii (delia maggioran/a c dclle
opposizioni), Gramsci non esita a prendere pariiio'. I lappoiii di
alleanza tra operai e contadini sono i pilasiii c;.di pensa non da
üggi — dello Stato operaio e delia livolu/ionc. I \cro, resperien-
za soviética è segnata al pi'csenlc da nua coniiaddi/imic: clic il
proletariato industria le, classe dominante, si a |icg;’,i( i d i dcic rmina-
ti elementi e strati delia classe piopiictaria. I inu.i\ i,i c cbae.liato
insistere sui lati negativi delia contiaddi/ionc cliicdciulu con in
tento di sobillazione: «Sei tu, o operaio maiwsiiio c malnnlrilo. il
dorninatore, oppui-c c dominalore il lu-piudii impcilicciaio cIk- ha
a sua disposizione tutti i beni dclla icria'.’ -. II pnnio iilc\a
Gramsci —è che il prolelaiaato non puo mantcnciv Ia .na enemo
Per Gramsci, come una politica errata non diventa giusta se viene
rcalizzala coi metodi migliori, cosi u n a p o li t i c a g iu sta n on r im a n e
g iu sta s e v ien e p e r s e g u iía c o n m e to d i sh a g lia ti, d e p r e c a b i l i: spezzan-
dü 1'unità dei partito, usando la violenza e Parbitrio. Per Gramsci
fin e c m ez z i non possono venire arbitrarianiente disgiunti e contrap-
posti: sono aspetti di una stessa realtà e vanno assunti e considerati
insieme.
' G. Amcndüki. Sloriu dcl idirlilo coim m isía italiano /92/-/9-Í5. Roma
1978, p. 181. ^
“ li. De Giüvanni, La nottoia di Minerva. Ronia 1989, p. 35.
Pm bleini d ei m ovim ento operaiu, in «.Annali Feltrinelli». 1968, introdu-
zionc di G. Berti. p. 9. I corsivi sono noslri.
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Aniendola, convintü chc «il prczzo pagato per Ia discussione con
il l^artito comunista soviético fu allissinio»A Gli obietterà Aldo
Natoli; «Amendola non è sfiorato dal dubbio se. per avventura.
assai piu grande non sia sttuo per il movimento comunista interna-
zionale (e per il Pcd’i) il prczzo pagato per non aver combattuto
fin dairiniziü, come pure Gramsci aveva intuito, Ia mareia di
Slalin verso Ia conquista dei potere assoluto»’.
Quel che s’annunzia nel carleggio dei 1926 è il Gramsci teori-
co deiregemonia, logos che sta per tensione al socialismo innerva-
to di consenso, a un nuovo ordine libero e giusto. Ha rilevato
aculamente Gobetti nel 1924: «Le esigenze antiburocratiche delia
rivoluzione italiana erano State avvertite da Gramsci sin dal
1917»'".
2.
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sudiciume, avvolgendosi Ia (accia c le mani nei propri asciugama-
.-oprendosi con copertc insufficicnli tanto per non gelare [...| Ma
/ionza, ora tutto ò passato e mi sono già riposato,"
E ancora:
II
II giudicc ibirultore Macis gli cli^sc chc Cbsi |i cüinuiiisti] potcvano
anche essere assolti. prima dciraltcntalo di Milano'’. LdstruUoria era
stata lalla in modo da poter portare alia liberazionc, dopo si c riíatta
1'istruttoria per Ia rcclusionc |...| Macis avcva anche detlo a Antonio che
egli conduceva ristrultoria come credeva di faria secondo il suo doverc.
e che. se dovesse essere mandalo via, questo non sarebbe per lui un
disonorc, tuttaltro. Macis era assai seccalo dellc manovre delia polizia.''
’ Vcnii niorti e qiiaranta feriti per una bomba in l’iaz/.a Giuiio Cesare.
vicino aircnlrata delia Fiera eampionaria, il giorno deirinaugura/ione, 18
aprile 1928, poco prima che arrivasse il corteo reale.
’ / colloqu i ch e ho avuto (1929). a cura di P. Spriano. in «Rinascila», 23
gennaiu I97Ü.
’ LC. p. 233. II cursivo ò noslro. SulPcpisodio c e anche una testimonian-
za di Terracini cosi riassunta da Donicnico Zucaro: «In un inconiro a San
Vilioi-e con Macis. questi non nascose ia penosa situazione in eui si siava
dibattendü: era obbligato a portare a termine uiTislruUoria che egli stesso
riteneva senza fondamento e senza prove conerele. F per giusliricarsi, fece
leggere a Terracini una letlera dei ministero delPInterno eon Ia quale gli
ordinava Ia conclusione deirislrultoria con il rinvio a giudizio degli impula-
ti.» (// processon e, Roma 19bl, p. 130).
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luglio 1927 - al fine di uno «spcciale encomio> <ropera nolevo-
ic c utilissima per Ia Causa nazionale»:
La prima lettera che li scrissi appena giunto a Milano nel 1927 era
slala trattenuta dal giudicc istruttore perché tro p p o s in c era : il giudice
però mi disse che non s a r e b b e stata p a s s a ta a g li aiti, m a tratten u ta in
via p e r s o n a le d a lui. Ciò in febbraio: nel settenibre succcssivo Lavvoca-
lo niilitare Tei domandò al giudice islrutlore che la lettera fosse invece
messa agli atti contro di me e inialli essa si trova nel mio iascicolo
personale dei processo, con Io scambio di letiere tra giudice e avv.
milit. Avrebbc dovulo aggravare la mia situazione.'
' Itobbiamo alia cortesia dcl generale l loro Roselli la eonsullazione dei
Iascicolo personale di Enrico Macis, eonservalo neliarehivio delia Procura
generale niilitare. In seguilo il giudice lascista lavorera in .Mriea Orienlale, a
l.ubiana e a forino. II 15 luglio 1944 passera airaiuilaseisino. parligiano
nelia brigala «Gnina». Henry il nome di battaglia.
LC, p. 514. II eorsivo è nostro.
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inchiostro simpático, riruggc dalle scappatoie. Nieme soltcrtugi.
Mai inírangerà il regolamcnlo carcerário. Arretra a forme csaspe-
ralc di autücontrollo: cio che a Tci'racini, animato invece anchc
da fantasie di fuga, pare (28 maggio 1927) «esagerato spirito di
prudenza» 'A Ma non siamo ancora al taglio radicale dcl 1928, il
rifiuto dei rapporto cpistolarc fuori dal giro ristretto delia fami-
glia (a Giulia, 30 aprile 1928: «Io non voglio scrivere fuori; forse
me Io concedcrebbero, ma io non voglio per principio»''). Nel
1927 scrive piü volte a Giuseppc Berti, a Piero Sraffa, a Piero
Ventura, Pabruzzese già compagno di stanza a Ustica. Non scrive
a Togliatti, a Bordiga si, il 19 febbraio e il 4 aprile 1927, e sono
significativo dei loto legume fraterno le moltc lettere di Bordiga a
Gramsci, ben cinque, fra il 27 gennaio e il 13 aprile, c Ia tenera
lettera di Bordiga alia madre di Gramsci il 4 marzo 1927. Con
Bordiga Gramsci ha rotto politicamente ma non personalmente:
con Togliatti politicamente e personalmente’"’.
1 fili restano spezzati. Ma Togliatti scrive di Gramsci, e Ia
nota, pubblicata sullo «Stato operaio» un anno dopo la contrappo-
sizione dei 1926, è senza eehi di quelPattrito, non ne risente.
Anzi. L’intellettuale sardo vi è innalzato a guida, «il piü profondo
e originale dei mar.xisti che siano nellc file dei nostro movimen
to», «molto al di sopra delia media degli uomini di studio e
politici dei nostro tempo e dei nostro paese». Con tratti peculiari:
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Xinonio Granisci il posto donore [...| II nemico ben sapeva, quando ti
lia preso Gramsci, che cosa ci prendeva.’
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Ancora. La leltera colleitiva e 1’articolo di Togliatti, enlrambi
dcirottobre 1927, sono successivi a quesl’altro documento, un
rapporto dcl questore di Bologna dei luglio 1927:
R Gramsci che dirige con mano sicura il partito nel 1926 [...] È il
Gramsci 1’anima di tulto II movimento ed ò lui che mostra Ia via da
seguire al partito 1...] I precedenti politici lo additano come uno dei
piü sentiti dalle folie |,..| La sua figura è quella di un capopartitor'
3.
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ncl Koniintern - con il capo dei dipartimento organizzalivo del-
1'esecutivo dcirinternazionale B. Vassiliev. II 28 settembre 1927
chiedc d’incontrarlo; ha prcparato un appunto:
Gramsci dunqiic resta, per TUíficio politico dcl Pcd’i, «il vero
capo dei partito». Osserverà Alessandro Natta;
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zione di Zinovev ò il piú tuitorevüle dirigente delTInternazionale
- e ne ha l’asscnso. La leltera dei 1926 pare temita a margine,
non pregiudica Gramsci: Lavvio delia trattaliva non ne è inlralcia-
tü o ritardato. Liivinov comunica Lesilo dei colloquio con Bucha-
rin a Vassiliev e sempre quel mercoledi ne ricevc per compelenza
1'appunto di Gennari e un telegramma dei rappresenlante soviéti
co a Berlino, chc dice:
Ivi. p. 15.
’’ Ivi. p. 19.
G. Andreotti. Cosí P acelli inediò p er la liheruzione üi G ram sci e
Terracini. in «II Tempo». 30 ottobre 1988.
18
Íofílio alia S. Sede, con preghiera che Essa voglia adoperarsi per Ia
libeiazione dei menzionati prigiünieri, aggiungendo che il Governo
>uvietico sarebbe disposto a lasciare in contraccambio due sacerdoti
cattolici incarcerati in Rússia, a scelta delia S, Sede medesinia,’
4.
Cfr. /; il N im zio P acelli scrisse d alla G enn an ia alia Santa Sede. ivi.
Andreotti, ari. cit.
li il Nunziu P acelli scrisse, cit.
19
intenda slravincere nella loita e sia disposta a evitare le misure
eccessive»), Già rimossi da tutte Ic cariche nel partito. nello Stato
e nel Komintern, eccoli, Zinovev, Kamenev c Trockij, definitiva
mente sbaragiiati in dicembre, espulsi e destinati al confino. Sono
baltuti e dispersi. II Ironte di resistenza alia niaggioranza Stalin-
Bucharin va in frantumi: disposti a umiliarsi in una dichiarazione
pubblica di sottomissione Zinovev e Kamenev: irriducibile Troc
kij, e perciò deportato con scorta armata il 17 gennaio 1928 ad
Alma Ata, in Asia centrale.
L’Ullicio politico dei Pcd’i, testimonc non neutrale, approva i
colpi spietati dei maggioritari e Ia liquidazione delle opposizioni
(«misure eccessive»? No, misure «dolorose» e comunque «inevi-
tabili»), Dovrà ora mettere ai corrente di questo suo punto di
vista i Ire dirigenti rinchiusi a San Vittore, Gramsci, Terracini e
Scoccimarro. Ne ha rincarico Grieco, non nuovo a simili tentativi
di elfrazione delia cintura carceraria (Ia lettera dcl 2 febbraio
1927 a Gramsci, Ia lettera deUottobre 1927 a Scoccimarro «per
tutti»), II 10 lebbraio 1928, tre settimane dopo Ia deportazione di
Trockij, scrive da Basilea, sede provvisoria deirUflicio politico,
tre lettere distinte che poi non spedisce direttamente a Milano. Le
manda a Mosca, a Giovanni Germanetto, dei Soccorso rosso inter-
nazionale (forse pcrché prima delLinoltro le veda qualcuno dcl
Komintern: aggiungc un saluto autografo, nella lettera a Gramsci,
la comunista polacca Fanny jezierska, che nella segreteria delITn-
ternazionale si occupa dei partito italiano). Dalla sponda di Mo
sca, le tre lettere sono spedite a San Vittore, per posta, il 29
febbraio 1928
Un dato comune a tutte e tre è il riferimento alLcsito delia
lotta in U rss , la disfatta delle opposizioni, la situazione saldamen-
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governata da Sialin-Bucharin, Ia posizione italiana di consenso
Ma maggioranza. A Scoccimarro: «Dolorose sono State le misure
grese contro Troskij e compagni, ma prevedibili |...l In realtà il
gsiititü russo ò passatü attraverso ad una nuova difficile prova, e
>1 è passato bene. Coloro che stanno ad aspettare Ia catástrofe
íucvilabile dei regime russo andranno a letto al buio. e forsc non
noveranno piú neppure il letto». A Terracini: «Se gli avvenimen-
li scguiti al XV Congresso russo sono stati dolorosissimi, essi
I lano inevitabili e previsti». A Grarnsci: «La situazione in Rússia
c solidissima, malgrado gli allarmi gcttati da tutta Ia stampa,
boi-ghese e socialista. Lc misure prese contro Troski cd altri sono
N(;ite, certo, dolorose, ma non era possibile lare diversamente».
Un altro dato comune è il riferimento alia censura carceraria.
\ Scoccimarro: «Vorrei che tu mi mandassi tue notizie [...| Non
credo che vi siano divieti. Se vi sono divieti fammelo sapere a
mezzo deiravvocalü». A Terracini: «Tu vorresti sapere molte
cose, in ispecie di qui. Non conoscendo i limiti dei lecito e delLil-
lecito, non oso affrontarc nessun argomento». A Grarnsci: «Ora
vorrei darti qualchc notizia, ma temo di incorrere in una inlVazio-
ne alie norme carcerarie».”
Seguiamo ora il destino singolarmente diverso delle tre lettere
ilopo il loro arrivo a San Vittore, verso fine marzo. Quella a
Scoccimarro è trattenuta, il prigioniero neanche ne ha notizia. A
Terracini invcce è consegnala, nessuno sbarramento censorio.
niente eanccilature o rimarchi verbali dei giudice istruttore Ma-
cis. Seconda variante, a Grarnsci Ia dà di persona un Macis anco-
la una volta ambiguamente protettivo, angustiato per Ia gravità
dei gesto di Grieco.
Stiamo a Terracini. Dirà a Giuseppe Tamburrano: «Ricordo
períettamente la lettera di Gricco, scrilta col tono scherzoso che
gli era proprio. Non vi era, almeno in quella diretla a me, nulia di
imprudente»
Dirà a Mimma Paulesu Quercioli:
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pcnsato o dctto. Mi sono rallegrato perché, in realtà, cro piutlosto
dispiaciuto che, dopo due anni e mezzo di cárcere, non avessi mai
avuto un cenno di vita, nc una cartolina illustrata dai compagni diri-
gcnti dei partito. Lo considerai cosi come un gesto affettuoso e risposi
con una lettera altrettanlo genérica.’’
Saluta Pamiro; se per averc una sua lettera fosse sufficiente vince-
re e superare il suo rabbinismo, farei aprire a suo favore presso i miei
banchieri un credito di quattordici copechi; ma per scrivere oceorre,
ollre al francobollo, anche un certo quid di sentimenti e di impulsi
non cedibili e permutabili, per cui rinuncio al piacere di leggerlo.’*
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. IS íi dispiegare lanto zelo in questo processo non piü suo, se non
un’inlcnzione impura: il volonlarismo dei funzionario in cerca di
l'encmcrenze politiche?
La letlera di Grieco - dice a Gramsci - è «cccessivanienle
compromeltenle»"’ e potrebbe anche cssere «immediatamenle ca
tastrófica»". Ma pcrché? E soprattutto, com’è che non compro-
ineite Scoccimarro e Terracini (lasciali fuori da questo gioco di
logoramento psicologico) cd è «eccessivamente compromettente»
nei confronti di Gramsci? Forse perché svela il suo rilievo polili-
co. Ia sua preminenza? Ma Ia commissione istruttoria dei tribuna-
le speciale non ha dovuto aspeltare Ia lettera di Gricco per Hssarc
cio. II rinvio a giudizio è slato motivato nelia sentenza dei 20
Icbbraio con le testimonianze lutt’altro che incerte dei commissari
bellone e Luciani. Bellone:
Luciani:
È il Gramsci che dirige con mano sicura il partito nel 1926 dopo
davere travolto Popposizione impersonata dalPing. Bordiga nelle Assise
dcl Congresso di Lione dei 1926. È il Gramsci Lanima di tutto il movi
mento, ed è lui che segna e mostra la via da seguire al partito. È il
Gramsci che si tiene in contatto costantemente con 1’ambasciata russa
dove era impiegata sua moglie. I precedenti politici dei Gramsci lo addi-
tano come uno dei piü sentiti tra le folie; infatli la sua figura predomino
al tempo delLoccupazione delle fabbriche in Piemonte. La sua azione ò
di vero capo partito. Lo vediamo difatti in Sardegna, dove lenta di far
aderire il Partito sardo di azione al partito dei contadini comunisti. La
sua attività si svolgeva anche nelia compilazione di opuscoli di propa
ganda, opera a cui la sua inteiligenza e la sua cultura lo chiamavano.”
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o lorsc Ia IcUera di Gricco è «eccessivamente comprometten-
tc» non perchc svcla ma in quanto sancisce il primalo di Gram-
sci, costituendo per ciò stesso una prova a carico decisiva? Argo-
nienlo stravaganle in un processo tutto politicu dove Ia prova ò
un accessorio incssenziale.
Resta comunque a Gramsd, dei magistrato cagliaritano, l'im-
magine dei «salvalore». Ancora molti anni dopo si mostrerà cré
dulo d’un dato ben distante dalla reallà: che Macis «non voleva
iníierirc |...] preferiva lasciar correre»"'’: «Quando arrivò Ia ‘fami-
gerata lettera’ |...] il giudice istruttore avrcbbe forse voluto poter-
la distruggere, ma egli non era solo, cera anche qucllallro giudi
ce militare [Teil che [...| cercava di ottenere Ia condanna»^h
Meno fanlasiosamente: se nessuna delle lettere di Grieco entra
nel fascicolo processuale, è per motivi diversi daH’«amicizia» di
Macis: esse - eceo il punto - non conlengono alcunché di compro-
mettente, al pari delia lettera sul viaggio da Ustica a Milano, e
rincriminazione resta fondala sui rapporti dei commissari Bellone
e Luciani, senza Ia pur minima altenzione a lettere evidentemente
giudicate ininFluenti.
Ma a Gramsci il quadro appare cosi: c e sventuratamente una
lettera «eccessivamente compromettente», c c ’è fortunatamente
un giudice rassicurante, intenzionato a sistemare Ic cose per il
megiio. Ed è da questo giudice «amico» (figurarsi! il procuratore
Tci nc ha csaltato «1’opera notevole e utilissima per Ia Causa
nazionale») che il prigioniero si lascia suggestionare sentendosi
dire, quando ne ha in lettura la lettera di Grieco: «Onorevole
Gramsci, lei ha degli amici che certamente desiderano che lei
rimanga un pezzo in galera»'? Anni dopo SralTa commenterà:
«Si sa bene che Tinsinuare sospetti dcl genere ía parte deUabbici
dei mestiere di giudice istruttore»""’.
La reazione dei prigioniero? Contenuta, nelLinimediato. Inla-
slidita ma non aspra. Di sconcerto per la leggerezza di Gricco,
piuttosto che di furore per un inganno. Scrive il 30 aprile 1928 a
Giulia:
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: /)/« difjidenie di quanto la normale saggezza richiederehbe-, ma il
;iio c chc questa lettera. nonostante ii suo francobollo c il timbro
:> >>iale, mi lia falto inulbcrarc.'
5.
licco quello che propongo a nome dei eompagni italiani che sono
qui; che lequipaggio dei Krassin si rivolga al Nobile domandando che
7
Granisci sia rimesso in liberlà c inviato in Rússia, giustificando la
domanda con le condizioni di salute di Gramsci, che è malato, che
torse sla per morire in prigione ccc. F. possibile questo dal punto di
vista generale? Se è possibile, potete inieressarvi delia cosa oppure
indicarmi a chi potrei porre la questione? [,..J Datemi, per Favore, una
parola di risposta!*'
26
i/c. l.)ove si trova iin solo segretario di cellula liberamenie eleito?
:i política di Stalin c controrivoluzionaria.’"
27
ragazzo. Esile. II tmisü appLinlilü. volpino. I capdli corli, a spaz-
zola. Gli occhiali con slanghetla ncra. uiraria da seminarista.
Parla ai 532 rappiesentami di 55 pariiii cüiivenuti nclla Sala
delle Cülonne dcl Palazzo dei sindaeati per iin'assise che s'aiinun-
zia di svülta, d'avviü d’una lendenza che sarà binário obbligalo
per il movimento mondiale sino a un salto depoca, Pavvento di
Hitler. Non vi si respira ancora qucllhcitmoslera di pogromi-
smo»” di eui parlerà quattro mesi dopo Ângelo Tasca, delegato
italiano alla segreieria dei Komintern. Ma già Porizzonte è illividi-
to, sono pereepibili i segni d'un nervosismo. d ’un aliaeeo a destra
che, in qiialche modo dissimulati dal Pc(b), hanno visibilità ester-
na nel partito tedcsco, nel pariito írancese e di riflesso nelPInter-
nazjonale.
Di base alla sterzata a sinistra è Ia tesi - dlmpronla stalinitma
- del «terzo periodo», In breve: dopo la guerra c e stato un
«primo periodo», di acuta crisi rivoluzionaria. È seguito un «se-
condo periodo», di relativa stabilizzazionc del capitalismo. Ma
eceo profilarsi ora un «terzo periodo», il mondo capitalistico
squassato da una crisi economica devastante, la conseguente radi-
calizzazione delle masse, guerre Ira Stati, guerre eivili, la catástro
fe dei regimi borghesi: una prospettiva che pone compiti nuovi al
Pc deirUnionc Soviética ed al movimento mondiale. Compiti dcl
partito bolscevico: PUnione Soviética è destinata a subire Paggrcs-
sione di potenze imperialistiche e potrà respingerla vittoriosamen-
te solo industrializzandosi a ritmi accelerati; ma a questo fine
oceorrono risorse che sarà possibile trovare unicamente nelle cam-
pagne collettivizzate. Compiti del Komintern: nci pacsi a sistema
capitalistico in crisi, Pobiettivo nuovo dovrà essere la suecessione
im niediaía dcl proletíiriato alla classe dominante, senza fasi inter
medie di tipo kercnskiano. Nienlc piü «fronte unico». Niente
alleanze con altri partiti. (In crescendo, la socialdemocrazia, già
«ala destra del movimento operaio» e poi «ala sinistra delia bor-
ghesia». è omologata al fascismo, è «socialfascismo»),
Non tutto, del disegno staliniano. c definito e chiaramente
espresso fin dalPinizio. Fin dalPinizio risuona cupamente un batti-
tü regolare di martello percussore sulla destra innominata.
28
Come se Ia sbrigherà il «filobuchariniano» Togliatti, informa-
Jella spaccatura nel vértice russo? l,o dicono uomo irresoluto,
;ehe GobcUi ha scritto delia sua «indecisione» ehe «pare cini-
> e Gramsci annotava nel 1924: «Togliatti non sa dccider-
eoni cra un po' sempre nelle sue abitudini» È il giovanc
í'líreseniante d'un piccolo partito. Non ha 1’ascendente ehe può
. niic da una lunga vita di combattimento in prima linea o dalla
ippresentanza di larghe masse. In quest'assise mondiale dei co-
iunismo recita una parte di terza fila. Inizialmente Tuditorio ò
Ustraito. Via via si fa piii altento. I primi segni cTinsoffcrenza.
uicn'uzioni, proteste.
Che clice il delegalo italiano per suscitare una cosi sfavorevole
- coglienza? l.a sua técnica è d'aderire alie tesi slaliniane equili-
rando però il consenso con qualcbe riserva. Sulla crisi cconomi-
:i capitalislic;i:
Sul «socialfaseismo»:
b dcl iLiUo csatto il far rilevare che esistono dei legami ideologici
aollo evidenli tra il fascismo e Ia socialdcmocrazia. Ma anche in
iíiosto campo oceorre guardarsi dalle generalizzazioni ecccssivc per-
hc !■/ sono dellc dijferenze Ira il fascism o e 1'applicazione di metodi
e,.',cisti fatia dalla socialdcmocrazia. Ia quale è un movimento che ha
na base operaia e piccolo-borghese."’
29
dirigcnli dei partiti comunisti, meno quello italiano, sono slati
spazzali (sostituiti autoritariamente dalTalto) dopo «lottc scnza
prineipi»: «Se eonsideriamo quali erano i centri dirigenti dei
nostri partiti allepoea dei V Congresso e li confrontianio eon i
eentri dirigenti attuali, eonstatianio che quasi nessuno ha resisti-
to». Ed a queslo punto — coniro le tenebre propizie alPintrigo -
undnvocazione, le parole di Goethe morenle: «Piü lueel». Ora,
aseoltando Togliatti, pare di sentire il Gramsei delia lettera dellot-
tobre 1926, Insiste: « L’avanguardia dei proletariato non può bat-
tersi nellombra. Lo stato maggiore delia rivoluzione non può
formarsi in una lotta di frazione senza prineipi».
Non pronunziato alia tribuna, questo passo (che resterà - in
Togliatti — il punto piü avanzato di resistenza a Stalin) nemmeno
figura nel resoeonto ufficiale. A Congresso chiuso, Tincarieato
delia redazione dei protocollo ha segnalato ad Ângelo Tasca,
irentasei anni, successore di Bordiga nel scgretariato dei Koniin-
tern, Ia convenienza di qualche modifiea. L’«Imprekorr», organo
delTInternazionale, se le cavata puramente e semplicemente sop-
primcndo Ia frase. Vana Ia protesta dei rappresentante italiano; il
massimo che gli si concede c che nel protocollo in russo, in luogo
dcl passo scritto da Togliatti, sia pubblicato quest’altro; «Bisogna
evitare a tutti i costi le lotte di frazione senza prineipi». Solo «Lo
Stato operaio», organo dcl Pcd’i, pubblica il discorso nelia stesu-
ra integrale (e a Mosca Ia circostanza non passa inosservata) ò
Ma già in autunno Togliatti giudica prudente avviare una
nianovra di ripiegamento. S'ò aceorto d’essersi spinto troppo avan-
ti: Stalin ò inesorabile; Pattaceo alia destra — in Unione Soviética
e nel partito tcdesco — viene facendosi aspro; Ia sola uscita di
sicurezza è battere in ritirata, toglicrsi dalla inischia. II 6 ottobre
1928, da Parigi, interviene su Tasca a Mosca. Ciò che soprattutto
gli raceomanda («a titolo personalc», puntualizza) è di «non la-
sciarsi trascinarc, in nessun modo, sopra il terreno ardente e
nialsicuro delia lotta di un gruppo contro Taltro. Su questo terre
no - avverte - ci si può perdere»^‘ò
II delcgato italiano a Mosca sattiene alTistruzione. Ma Tanali-
si e la politica economica di Stalin non lo persuadono, la sua
30
m.k í ieaiczza nelia loila rinquieta c tiriva convinccnle lopinio-
!>'; i-onipagno tedcsco, Gevhardt i«aomvo Slalin non si può
íi í.on i guanti»). II 4 novembro 1428 manda alia segreteria
!’ d‘i un 1'apportü pcncírante. con iin qiiaclro delia realtà
Mea crudo nia sciiza stravolgimenti:
' ' ' rb.i inlcnui dcl panilo russo, di cui s eta avulo qualchc indizio
aae d Congresso, assume ormai earalten' aemi c preoecupanti. Già
iiiie il Congresso e specic dopo, Stalin iniziò una serie di niisure
e aiii//a/ione pei- scalzare dai posti di lavoro lutti gli amici di
íiarin Bueharin, Rykov e Toinskj hanno eomunieato a Stalin
■iiaimente ehe intendono nelia pi'ossinia seduia delia Cenirale dcl
;i!o esprimere il loro dissenso dalla poliliea gcnerale e dai metodi
mu dalla niaggiorauza deirUlíieio político e dare Ic dimissioni da
ie carielie ehe oeeupano nello State e nel partito i.-.] Ida lungo
epo si lavora scnza pnvspettive vivendo alia giornala, e cio perehé Ia
ig.gioranza, e cioè Stalin, non è punio in gr,ido né sente il bisogno di
’mc uit po' lontano |...j La poliliea cconomica ehe si segue è un
UI bordello; mentiv’ ovimque manca il pane, nientix' il Coniitato
,'irale deirUkruinti invia messi a seongiurure ehe si rieorra alLestero
■ ituo\e importazioni di grano, si esporíano dei prodotti industriali
jierdila pur di iar vaiuta. e si eoma, eoirie sulla sola risorsa possibi-
'-ulia vendila uiik -.tero deile opere darte dei Musei russi. Menire si
uiv> vülare Ie risolu/ioiii eoiUro ia destra, si eopi'e sotto frasi di
is!r;, una puliiic.i d; [lanieo |,. ! L pussilile elie Slalin, di fronte al
au) ancggianienleo dei tre |...| eerehi un eLinipromcsso,’"
Ivi. n. 5>4,
0I
c dei Komintern, senza il quale il destino è tina/ionc sterilc e
presto il dissolvimento, un piccolo partito qual è il l\d'i deve
schierarsi. Dunque sdiilinea. Con un bruseo reviremeut. getta a
margine Ia preoccupazione per il regime interno nel partito russo
e nel Komintern cosí aceoratamente espressa al VI Congresso,
svaluta le riserve di vitalità da lui stesso aecreditale in passato al
capitalismo in crisi, esclude anehe per Pltalia Ia prospettiva d’un
prelúdio dcmocratico-borghese alia dittatura dei proletariato, azze-
ra i dubbi sul socialfaseismo e (adesionc meccanica, «per nulla
intimamente persuaso»"", diversamente dal 1926) saccosta alie
posizioni dei vineente, dcl quale deve t’ar mostra d’approvare
linca e método. II gruppo dirigente di Lione resterà coeso com'è
stato lin qui?
Tügliatti ha di fronte a se un problema: Tasca,
32
in- cssere una dircttiva anchc per Ma Tasca non è uomo
.iccomüdante, critica linea e regime interno, e il 20 gennaio 1929
replica seceamente, con anche un incisivo ritratto di Stalin (che
I rtgliatti ha il torto di diminuire a «sfogo» inconcludente):
33
Togliatti corregge - sino a capovoigcrki -- Ia pt)bi/,icne corag-
giosamentc dichiuraía al \'l Congrcabi), c di ciò pcrsinu azzarda
una spiegazionc: <<G!i awa.'ninicnli dic si sono svolti dopü ii VI
Congresso sono síaii ner niolti di noi una scuola di bolsccvi-
smo»‘’b Scuola di boircevisino riinbarbariniento delia vila inter
na, sino alia caeciala di Buebaiin il 21 aprile 1924 dairUIlicio
politico dei partilo russo e dal Presiclimn delldntoi-nazionaie?
Scuola di bülscevismo la diieliiva slaliniana deliu loUa principal-
menle ai soeialisti («socialfasdsti»). assurdii in lialia. dove r«esei-
citü proletai'io», falcidiato dagli arrcsii e privuto delle sue organiz-
zazioni poliliche c dei suoi giornali. non è in grado di rivoltar^i
alia dittatura lascista senza avcix' alleati il semipi'oleiariatü eunta-
dino e la piccola e rnedia borghesia contrarie al i-cginie?
Una sottomissione pienti. un uccodaniento a quel ebe Perrv
Anderson chiamerà «un Irenelico estreniisrno di sinistra»' , che
tuttavia a Stalin non basta. E sospcitoso, difíida dei convertiti.
nega alEallo di iedeltà reíiicaeia di cíincellarc le passate manile-
stazioni di dissidenza o di non completa subordintizione. Cosl il
plen itm dell'1 nternazionale prende la piega d'un linciaggio poliii-
co anche di Togiialti. colpcvole di mrn uver ancora espulso Tasca.
Gli stalinisti Mololov. Kuusinen, Remmclc. Neunitinn. dbal-
mann via vi;i allargano il campo di tiro: da Tasca a Togiialti ;il
gruppo dirigente italiano, accusalo tuulntero in un processo eon
capi dlmpulazione indislinli (la lettera di Gramsci dei 1926? il
discorso di Togiialti al VI Congresso? ratliludine lilocontadina di
G ri eco?).
Sale alia tribuna il ponieriggio dei 9 lugiio 1929 Heinz Neu-
mann, rappresentante dei parlito tedesco. ultrasinistro.
Ibid.
P. Anderson, Ainhiguilà di ürainsci. Roma-Bari 1978, p. I II .
P. Sccchia, L aziu n e svolta d a l Pariito coim iiiisia in luilia durutuc ii
fascism o, in «.Annali Feltrinclli». 1969, p. 232,
34
I’cr il F’cd’i. ruilimo avvertimento. F^icorderà Pietro Secchia:
Gli elementi che abhiamo perduto sono coloro che non avevano
piíi liducia nelle lorze dei proletariato e nelle Forze delia rivoluzione.
Gli elementi che abbiamo cacciato dalle nostre File sono coloro che
hanno perduto la capacita di appiicare II nostro método di lotta di
classe rivoluzionaria. sono coloro che non erano piíi capaci di marcia-
re nelle File dellavanguardia dei proletariato [...| Gli elementi che
abbiamo perduto stanno per essere accolti dai nemici dei proletariato
c delia rivoluzione, dai socialdemocratici. 1 partiti che si sono liberati
di questi elementi si sono raFForzati.'"
Ivi. p. 232.
logiiatli, O pere, a cura di F. Andreucei c P. Spriano. vol. II, Roma
Id79. p. 761.
La eoiupiista d elia m aggioranza, in «Lo Stato operaio». luglio-agosto
1924. ora in Lo Stato operaio, a cura di F. Ferri, Roma 1964. p. 334.
35
L'ultim;i riunionc dei Comilíito ccntraic ha ribadilo Ia neccssilà dl
condurrc una loUa geiicralc, accanila, conscgucm e contro ii pcricolo
rapprcscntato dalle dcviazioni opportunistiche di destra e ad ogni tcii-
dcnza a non voler riconoscere qucstc deviazioni c a nun \üler combattC'
re contro di esse,^
'■ Ibid.
’ ’ Toglialli, O pere, cil., vol. II. pp. 728-30.
* R. Ragionieri, prelazione a Toglialli, O pere. cil.
3b
n<i/ii)nc íicl applicare la linca dcl Koniintern alia situazione ilalia-
iia meccanicamenle. Segni obietlivi di insoíferenza presenti nelia
rcaltà ilaliana sono scambiati per sintomi di prossinio Iracollodel
lascismo e addiriltura li si dilata a prova che Tltalia allraversa
mia fase di acula crisi rivoluzionaria. Una diagnosi manifestamen-
le non verificata. anzi conlraddetta a chiare lettere da tulla una
aei ic di faui. E naluralmente la taltica che se ne deduce. astratta,
settaria, non può che esser priva di qualsiasi potenzialità di svilup-
po serio. II compito dei Pcd’i è - sostiene la parte rigidamente
rispettosa dei eomandamento staliniano - di mettersi alia testa dei
movimento insurrezionale per la presa im m ediaía dei potere. Fra-
si searlatte, velleitarie.
II 28 dicembre 1929 si riunisce a Parigi rUIfieio politieo. Ne
lanno parte Togliatti, Pietro Seeehia, Euigi Longo. Camilia Ravera,
Riiggero Grieeo, Alfonso Leonetti, Pietro Tresso. Paolo Ravazzoli e
Ignazio Silone. La questione alLordine dei giorno ò una misura ap-
parentemente di scmpliee portata organizzativa: la ricostituzione di
Lin centro interno in Italia. Di fatto la questione organizzativa sottin-
lende una valutazione di ciò che sta aceadendo nel Paese, cd c su
questo giudizio che nascono Ic divisioni. Davvero si va in Italia
verso una situazione rivoluzionaria aeuta? La conquista dei potere
potrà avvenire direttamente, con un solo baizo in avanti, o non è piü
probabile che la diltatura dcl prolelariato sia preeeduta da un «pre
lúdio democrático»? Una parte deirUlficio politieo in sé non omoge-
nca (Leonetti, Tresso, Ravazzoli; e Silone, che l'a conoscere il suo
pensiero dal sanatorio di Davos, in Svizzera, dov e rieoverato) con
verge su una linea di rifiuto delia tesi slaliniana, fatta própria da
Fogiiatti, di vicina catástrofe dei fascismo. Lesito è la spaceatura.
Con Togliatti si schierano Longo, ILavera e Grieeo, interpellato a
Mosca, dov e al posto di Tasca. Quattro a quattro. Decide il voto di
Seeehia, rappresentante delia íederazione giovanile (che pure avreb-
be voto solo consultivo). Cirazie anche a Seeehia, Togliatti prevalc. I
dissidenti saranno espulsi: Leonetti, Tresso e Ravazzoli nel 1930,
Silone nel 1931.
6.
37
Non ha mulato opinione rispetto a quando. nelTagoslo 1926. tre
mesi prima deirarresto, sostcneva in Comitato ccntralc: «Non è
certo e neanche probubilc che il passaggio dal Fascismo alia ditta-
lura dei proletariato sia immediato». Giudica piíi probabile una
Fase intermedia democratico-borghese. e Ia tatlica giusta per il
rovesciamento dei Fascismo gli pare il Fronte di tutte le Forze
prolelarie e di quelle inquadrate o inquadrabili su una piatlaFor-
ma repubblicana (eon legemonia delia classe operaia guidata dal
patiilo comunista). Ricorderà un eompagno di cárcere, loperaio
milanese Cduseppe Ceresa:
G. Ceresa, In carcerc con Gram sci. in AA.VV., Gram sci. Parigi 1938,
nuova edizionc Roma 1943, p. I 10.
38
era staceatü dal partito e dal movimento operaio e non sapevamo bene
dove e come vivesse. Alia fine Io rintracciammo neiremigrazione italia
na in Francia. Non aspettavamo dal suo incontro con Gramsci grandi
cütnunicazioni di ordine politico, ma almeno qualche accenno che ei
permettesse di capire. anche genericamente, il suo orientamento.'*’
39
í-o cüsa si siano dctli, pcrché non clovevo íargii doinandc indiscrctc,
ma dopo di allora Cramsci batlcva particolarmcnte sul laüo chc nel
partilü non si doveva guardarc alTuoino ma allc dircttive dcl Comitato
cenirale. I’arlava di Stalin come di un déspota e diceva di eonoscere il
testamento di Lenin. dove si sosteneva che Stalin era imidatto a diven-
lare il segretario dei partlto bolscevico. Ci parlava di Rykov. di Kamc-
nev. di líadek e soprattutto di Bucharin. per il quale aveva tmammira-
zione partieolare. Una volta ci parlò delia Rivoluzione Iraneese, Diee-
va che a un certo punto i rivoluzionari avevano coniinciato a lagliarsi Ia
testa a vicenda. Avevano cominciato a tagliare quella di Marat - che a
Cramsci era niollo simpático anche perché di origine sarda - e avevano
finito per decapitare Ia rivoluzione. U, a proposito di ciò, accennò anche
a un «tcrmidoro» soviético.
40
Poichc ho accennatü alie idee comuni degli ospiti di Regina Coeli
nel 1928, voglio farvi inorridirc dicendovi chc non solo Ia prospettiva
democrática, e cioc il ritorno delia borghesia al método democrático di
governo, era pacifica, ma chc abbiamo anche parlato delia tattica che
il partito avrebbe dovuto adottare nel período tra Ia fine dei «ministe-
ro» fascista ed il formarsi di un governo parlamentare; non solo, ma
anche delia nostra tattica cicttorale per Ia prima assemblea democráti
ca. Come vedete, immersi nel pantano opportunista fino al naso!
41
quesUi consapevolczza a larci inienderc che Ciramsci ha niantenu-
to Ia posizione dei 1926-28 non p erch é non iiifonmiiu delia svolta
staliniana ma sch ben e infom uila
I.'ascullanü una ventina di reclusi: tra qucsti Io stampalorc
spezzino Angclo Scucchia, ventun anni, il commesso cagliaritano
Giüvanni Lay, venlisci anni. il meccanico Tcodovo Ussai, di Capo-
relto, ventisette anni, Giuseppe Ceresa, I'rcole Piacentini, il conta-
dino Bruno Spadoni, irentun anni, toscano di Ponle Buggianese,
il giornalisla bergarnasco Enrico Tulli, irenladuc anni, redattorc
de «1’Unità», Atlios Lisa, il sano pistoicse Settimio Braccini, qua-
ranladue anni, Poperaio Amedeo Pecei, quaranlatrc anni. il fale-
gname Severino Masicro, cinquani'anni, toscano di Rignano, e
Pavvocaiü Eranccsco Lo Sardo, cinquantanove anni, siciliano di
Nasü, eletlo deputato nel 1924. I piü sono «svoltisli», sulla linca
dei Kominlern Fatia própria dal gruppo dirigente italiano.
«Lo Slalo operaio» ha scritlo: «Noi escludiamo Ia prospettiva
di una cosiddetta 'lasc transitória’, cioc di un pcriodo di rivoluzio-
ne democralicü-borgliese che preceda lo sviluppo delia rivoluzio-
ne proleiaria» ^ .
Gramsci afterma (lestimonianza Ceresa):
42
Ancora « Lo Slalo opcraio»:
43
I cümpagni di I uri si dividono:
Piacentini:
44
Pccci:
Ivi, p. 158.
' PaulcsLi Quercioli, op. cil.
B. Tosin, Con Gram sci. Ricorcii di uno deliu «vecchia guardia». Ronia
197b.
45
centini, chegli considerava orniai comunisti e non piü anarchici. Affer-
mò: due comunisti migliori di qualcuno che si proclama tale ma non
Io é allalto: c qui fecc i nomi di Tulli e Scucchia."'
Ihid.
Lisa, op. cit., p. 97.
Paulcsu Qucrcioli, op. cit.
46
Si dimostruva niolto impensicrito per Ia ripercussionc che Ia lüllu
-iH iiitcrno dei partito berlscevico aveva avulü neirinlernazionalc, la cui
.'.()cia di direzione collcgiale. secondo il suo parere, era paraiizzata o
mdebülita in conscgiienza di íali lotte. In questa occasione deploro
aiiche il íatlo che Slaiin ncl passato non avesse mai avvrto uccasioni di
.-•volgere una certa vita internazionale, a dillerenza d altri capi bolscevi-
<hi, e ciò restringeva la sua visione dei processo generale dei movimen-
ie> mondiule/"'
47
1’cnso di non csscre io solo cosí Irascurato: alcuni avvenimcnti che
si verilicano nelia sczione carccraria mo Io comprovano e ncllo sicsso
tempo mi hanno avvcrtito dei gravissinii danni conscguenti al vostro
alteggiamentü. Mi soltermo sul piü grave: corre e si rafforza, con qiiali
ripercussioni potete immagimire, fra i nostri gruppi nelle carceri. ia
voce che Alilonio dissenta radicalmente dalla linea dei partito. Egii è
passato alia Concenlrazione, dicono gli elemenli piü inipressionabili e
meno capaci. Non ho ancora potuto incontrare alcuno che abbia parla-
lo direttamcnte con Anllonio]: non posso quindi precisare il suo pcn-
sicro chc lorsc invece c noto a voi. Tullavia è certo chc è sul tema
delia prospcttiva che Antjonio] si è urlato coi compagni di Turi e
precisamente suHevenicnza dcl periodo di transizione. Egli non lo
esclude (credo, anzi, che lo ammctla). Quesio è il punlo ccnirale delia
discussione in tutte le carceri, ininterrottanientc."’^
48
1113 luglio 1931 Granisci scrive a Taliana: «Mi pare che ogni
giorno si spezzi un nuovo Filo dei miei legami cüI mondo dei
passalo e che sia sempre piú difiicile riannodare tanti tili strappa-
ti>>. Questa letlera ò omessa nelicdizione Platone-Togliatti delle
Lettere d al cárcere (1947)
II 3 agosto 1931 le spiega megiio il senso di ciò ehe aveva
scrilto il 13 luglio. Dice: «Non essendoci da parte mia mutamen-
10 di terreno culturale, si tralla di sentirsi isolato nellu stesso
lerreriü eh e di p er sé dovrebhe suscitare legam i ciffettivi». Questa
Irase non compare neUedizione Platone-Togliatti '“3
1931-33. Sullo «Stato operaio». per due anni e mezzo (dallar-
ticolo di Giorgio Amendola Con il proletariaío o eoulro il proleía-
riato?. dei giugno 1931, alParticolo di Luigi Longo Centralisino.
federalism o, autonom ia, dei novembre-dicembre 1933) il nome di
Gramsci ò omesso, insieme ad ogni richiamo alia sua elaborazio-
ne teorico-politica. S'era pensato di pubblicare. a dieci anni da
Livorno, un’opera sul processo di lormazione dei gruppo diligen
te comunista intorno a Gramsci. Come già il volume con gli
articoli dei 1919-29, il libro per il decennale ò aceantonato. Scri-
verà Ernesto Ragionieri:
Dopo laprile dcl 1931, delia pubblicazione dei numero unico sul
X anniversario non si parlò piü, e alcuni dcgli articoli inviati da Beni
apparvcro sullo «Stato operaio» sollanto qualchc anno piü tardi, tra Ia
line del 1934 c il 1935. Perché? Alio stato attuale dclle conoscenze
non è possibile avanzare se non ipolesi e supposizioni circa Ic ragioni
delia sospensionc delia pubblicazione del numero. Non è tuttavia da
cscludcre che, aceanto a problemi tccnici e organizzativi sempre ardui
a risolversi per un partito illegale, insorgessero ad un certo momento
anche dilTicoltà politiche [...1 Né dovettero essere assenti preoccupazio-
ni circa Ia reazione alia «svolta» di quella parte del gruppo dirigente
che si trovava in cárcere, di Gramsci in primo luogo.'“
LC, p. 45Ü.
” Ivi, p. 458. 11 corsivo è nostro.
E. Ragionieri. Puliiiiro Toglialti. Roma 1976. p. 728. Di ulile consulta-
zione G raim ci c Ia svolía dcgli anni Prenta. a cura di U. Cardia. con
inicrvenli di G. Amendola, U. Cardia, G. Fiori. E. Forcdla. A. Leoncui. S,
Maxia, L. Nicddu, S. Scchi, R. Sccchia, Cagliari 1976.
49
7,
l‘ili ^pczzíiti con i conipagni cli 1 un: lih spczzcUi con i dirigcnti in
csiliü. t.d anclif lili spe/.zati con Cdulia a Moscu: ma per meglio
iiUcndcrc la dramniaiica coniplcssita dei dirlicili rapporti lamilia-
ri conviene gctlaic luce liiialmenic su una figura lenuta general-
menlc in penombra la terza delle cinciiie sorelle Schuchl, bu-
genia o Genia, due anni meno di 1’ania. sei piu di Giuiia. Seguia
mola dalla naseiia nel I89Ü in Siberia, dove Apollo Schuclu.
intelleituale alíobeirghese populista ligiio d ’un generale zarisia
d origine scandinava, e Lula. liglia d uii avvocato assai noto iiclla
Fdccüla Rússia, vivono in deportazione, Padrinoui battesimo è un
ragazzo di venlanni eonosciulo da Apollo al confino. Io siudcntc
büiscevicü Vladimir ILic l.enin. V'crrannu i gictrni dellesilio, Gi-
nevra. Losanna, Montpeilier...
Nel 1908 lappi-odo a Roma (in via Monserrato. poi in via dei
Buon Consiglio, verso il Colosseo, e in uiiimo in via Adda).
Apollo non ha impegni di lavoro, tollo un periodo di insegnamen-
lü dei russo agli ulficiali dcl minislero delia Guerra. Rieco signo-
re versatü negli studi di letieratura (rancesc e con buona cultura
musicale. consuma, per vivere. un patrimônio baslevolc, Saranno.
per Genia, sei anni di vita d artista, dai dicsolto ai ventiquattro. 11
volto disarmonico, non alt;i. di caraüere lorte con punte d aggres-
sività, ha irovato un equilibrio praticando le arti delia figurazio-
ne. allicva delLIstitulo di Belle Arti di via Ripetta, assidua degli
studi di Baila, Sartorio e spccialmente di Cambellolti; al conlem-
po Anna e Giuiia studiano violino nel Liceo musicale annesso
all Aceademia di Santa Cecilia e d ania irequenta per un pc> medi
cina, laureandosi poi in scienze naturali.
Nel 1914, scoppiata la guerra, Genia lascia Lltalia. Puma
all indipendenza, vuol vivere sola. trova un posto d insegnante a
Varsavia, in una seuola israelitica. nue anni, e gli Schucht rimpa
Iriano: Giuiia co! papà e la mamma (c la nuova famigiia di Anna,
il musicista Teodoro Zabel e il loro bambino) a Ivanovo. una
ciitadina tessile a un centinaio di chilonictri dalla capitale; Nadi-
ne a lillis: I irrequieta Genia a Mosca, a capoiitlo nelia politica.
sino all isenzione — «gai'anie» il 4 dicembre 1918 il padrinc).
50
irnin - al parlitü bülscevico. È vülontaria a un corso di addesira-
incnto nel corpo dei fucilieri, Conibatte Ia guerra civile da soldaio
^emplice, Diviene segretaria delia nioglie di Lcnin, Nadezda Ko-
í-ianlinovna Krupskaja, e eon lei si geUa in un lavoro senza requie
nel Commissariato dei popolo per ristruzione. Ma c lalica che pesa.
Sammala, una grave forma di esaurimento psicofisico le impe-
disce di camminare. La cui'ano in un sanatorio alia periferia di
Mosca, «Sieriebriani Bor» («11 bosco d'argento»). É qui che nel-
restate dei 1922 inconlra Gramsci, lei trentadue anni. lui trenlu-
no. di gracili membra peròdi bella laccia viva. negli occhi azzurri
il balenio di una grande lorza interiore. Gli moslra una simpatia
mollo viva. Ne ha in cambio manifesta/.ioni di stima. Chi colpisce
il giovane italiano ò una sorella delLinlerma che viene spesso a
lenerle compagnia, Ciiulia. alta, chiara, il bel viso ovale con gran-
di occhi tristi. Le scende sulle spalle una lunga treccia. Ha venti-
sei anni. einque meno di lui.
Nasce Delio, Genia gli si afíeziona morbosamenlc. Oirà Gram
sci a Tania:
Nel '25, quando andai a Mosca e Delio aveva sette mesi e soffriva
di coqueluche, si trattò di rcgalarc alia dottoressa una riproduzione dei
pultini delia Danae di Corrcggio. Io firmai come padre, e Genia
scrisse il suo nome con quello di Giuiia e. al lianco di una gratfa,
scrisse «Ic mamme»: tuo padre era molto malcontcnto e non voleva
che Delio chiamasse mainma anche Genia. Diceva continuamente:
Delio ha una sola mamma, una sola mamma, una sola mamma.'’"
51
spiegavo cio con una lornia morbosa di altaccamciilo al bainbino, chc
nii preoccupava come avcvo osservatü c!ic preoccupava tuo padre."'
" Ihicl.
" Ibitl.
’
52
A Trafoi Antonio sera nicsso in testa di lar apprenderc a
Deliü qualclie parola di sardo: «Volevo insegnargii anche a canta-
re Lüsscí sa figu. piizone llasciu il fico . u cccllol rna specialmcnte
!c zie si sono opposte energicamente».''''
Negli anni dei cárcere, ò Gcnia ad avere su di se tutto il peso
delia casa di Mosca. Soltanto lei lavora: traduce e insegna italia
no e rrancese e dà lezioni di disegno, e con ciuesti giiadagni
süstiene i genitori prccocemente invecchiati c Giulia, obbligata da
Irequenti crisi depressivo al 110000^0 in clinica, e tira su Delio e
Giuiiano. adesso davvero seconda mamma. In queslo quadro.
Gramsci è pensato da Gcnia e da Apollo come un ingombro. un
prigioniero lamentoso che a Giulia sa procurare soltanto turba-
niento. aggravandone Ia debolezza mentale. Ne bloccano pereiò le
leltcre. non si premurano di rispondergii, persino gli negano noti-
zie dei bambini (Io ricaviamo dalla lettera di Tania dei 28 dicem-
bre 1930 e da quest'altra lettera inédita di Srafía a Tania: «Io
spero ehe vostra sorella Genia. Ia quale si rifiulava assolutamente
di mandargli notizie dei bambini dicendo che non gli interessava-
no, cambierà idea vedendo le sue lettere, e si indurrà a mandarvi
qualche notizia»'' ). Scrive Tania a Gramsci:
l.a sua |di Giulia] deve esserc una situazione terribile. Nessuno
saprà nc vorrà addolcirla nci tuoi confronti come suo marito e padre
dei bimbi suoi [...| Si ha Ia prevenzionc che tu non debba avere
nessun affetto per i tuoi figli, che anche prima tu non te ne sei mai
occLipato |...| È chiaro, Io comprendi bene da te, che non c Giulia che
parla, Ma è pur vero che, se anche non sente parlare su questo tono.
in un altro modo non sentira parlare neppure, probabilmente.
l.C. p. fc>5.
Lellcra II luglio 1931. ,APC. lAindo Gramsci.
l.eUcra di Tania a Gramsci, 28 dicembre 1930, cil.
P5
rebbe, daio che si porterebbe una modificazione alio slato di cose
attualc, ciüc si interromperebbe Ia loro eterna separazione» "
Dunque scrive alia sorella suggerendole il viaggio. Ma i familiari
intercettano la letlera.
A 1 uri, non curalo. r«cgoccnlricü» che «ama solo se stesso»
se ne muore di morte lenta, il corpo progressivamente demolito. I
denti cadono. Laffliggono penosi disturbi gastrici, Avanzano la
tisi, larteriosclerosi e il morbo di Pott (le vertebre distrutte, asces-
si in corrispondenza dei muscoli dorsali), Patisce Pinsonnia («Dor
mo poco, sono dominato da una grande svogliatezza; anche il
leggere non mi attrae. Come dicono in Sardegna, giro nelia cclla
come una mosca che non sa dove m o r i r e » A t h o s Lisa, tornato
a Puri nel settembre 1952 dopo un periodo nel cárcere di Soriano
dei Cimino, Io ritrova cosí:
54
Angclo. d'una giande famiglia israelita Ia madre Irma Tivoli,
ügino di Cario Rosselli, uiliciale dei genio sul (inire delia guer
ra,, dei gruppo studenleseo soeialisla che nel 1919-20 s era accosta-
lo ai giüvani deH'«Ordine Nuovo», gen eral researeh studenl alia
l.ondon Scliool ol Economies e da qui collaboratore deH’«Ordine
Nuovo» quotidiano, doeente d economia nellc universita di Peiai-
gia e di Cagliari. dal 1927 al King's College di Cambridge, prende
I iniziativa di un intervento direito sit Giuiia, a seavalco dei tarni-
liari, per indurla al viaggio in Italia. Ha conoseiulo gli Schucht a
Vlüsea nel 1930. Sa ehe alia eareerazione e alia notevole distanza
s aggiunge —ad appcsantire Ia separazione tra Giuiia e Antonio —
Io stato daniniü dostilità a Gramsci di Genia e dello stesso Apol-
lo. E il 30 aprile 1932 ne scrive a Tania:
56
8.
Nel tardo autunno dei 1932, mentre io mi trovavo a Parigi per lavo-
rare al Centro dei partito, fui incaricato da Togliatti di una delicata
niissione. Le autorità sovietiche gli avevano manifestato la loro disponi-
bilità per uno scambio tra tre sacerdoti cattolici, prigionieri in Rússia, e
il nostro Antonio Gramsci, ancora in cárcere a Turi di Bari. Si trattava
di sapere quali sarebbero State in proposito le reazioni dei Vaticano. Io
conoscevo sin dallora un prelato di cúria, monsignor Mariano Rampol-
la dcl Tindaro [...1 e lo pregai per interposta persona di far sondare
1’opinione delia Santa Sede, La risposta fu favorevole.'^*
57
vedereun fonogrammaa firmadi Mussolini incuisi«vietavaalTinvia-
lo dcl Vaticano di incontrare il dctenuto Anlonio Gramsci».'’“
Rcsterà. a proposito di ripetuti intcrvenli dcl governo soviéti
co per Ia liberazionc di Gramsci (e vcrosiniilmentc anchc di que-
sto intervento dcl 1932), il dispaccio mandato da Mosca il 3
niaggio 1937 dallambasciatorc britannico Lord Chilston al mini
stro degii Estcri Edcn (Public Record Office, Foreign Office 371,
R. 3148/3148/22, Lord Chilston a Eden, Moscow 3-5-1937, n.
214). È un documento rcgistrato anche nella guida-regcsto uffi-
ciale dclle carte dei Foreign Office c conservato neH’Archivio di
Stato britannico. L’ha rinvenuto uno studioso italiano. Marco
Palia. Vi si legge:
9.
Ibid.
M. Palia, II Gram sci ahbandonato, in «Belfagor», a. XLI, n. 5, 3Ü
settembre 1986, p. 581.
58
|i;igni di prigionia l'isolano; pettegolezzi, meschinità, beghe, sgar-
bi, persino gli riníacciano i poveri «privilegi», la cella da solo. Ia
caria e rinchiostro per scrivere, il dbo caldo (e questi compagni
<svoltisti» ostili sono «il partito» - lui Io sa essi soli in linea
í.x)n II gruppo dirigente).
Gramsci svela a Tania il subbuglio delbanimo suo per quel
lontano episodio delTinverno I928 finalmenle il 5 dicenibre
1932. Le ricorda le parole dei giudice islruttore Macis («Onorevo-
Ic Gramsci. lei ha degli amici che cerlamenle desiderano che lei
i'imanga un pczzo in galera») e Topinione di «un altro che era
agli antipodi» dei magistrato militare («Tu stessa mi riteristi un
altro giudizio dato su questa stessa lettera, giudizio che culmina
va nelTaggettivo ‘criminale'») per concludere tagliente:
59
sulia quale anche recentemente ti intrattenni), ma è anche certo che in
questi ultimi ntesi questi pensieri si sono venuti, dirò cosi, intensifican
do, forse perché diminuiva in me la fiducia di potere personalmente
chiarirli, di potermene occupare «filologicamente», risalire alie fonti e
venire a una spiegazione plausibile di essi. Quello che oggi ti voglio
dire è questo: che a questa serie di fatti collego le manifestazioni dei
miei rapporti con lulca f...] La mia impressione è di essere tenuto da
parte, di rappresentare, per cosi dire, «una pratica hurocratica» da
emarginare e nulia di piü [...] La conclusione, per dirla riassuntivamen-
te, è questa: io sono stato condannato il 4 giugno 1928 dal trihunale
speciale, cioè da un collegio di uomini determinati, che si potrehhero
nominalmente indicare con indirizzo e professione nelia vita civile.
Ma questo è un errore. Chi mi ha condannato è un organismo piü
vasto, di cui il trihunale speciale non è stato che Lindicazione esterna
e materiale, che ha compilato 1’atto legale di condanna. Devo dire che
tra questi «condannatori» c’è stata anche lulca, credo, anzi sono ferma-
mente persuaso, inconsciamente, e c ’è una serie di altre persone meno
inconsce [...J Pensa che a tali cose penso da quattro o cinque anni e
che pertanto le ho analizzate in ogni minimo aspetto e in tutte le
comhinazioni possihili.'”
60
chc si avrebbe voluto evitare il processo stesso e che inoltre nelTincon-
Iro di Litvinoff con Grandi a Berlino si doveva trattare la quistione
dclla sua liberazione, allorché arrivò la «lettera famigerata» [...] Nino
diceva anche: «Non ti posso riferire il contenuto intero di quesla
lettera, basta ripeterti che essa era eccessivamente compromettente».
Inoltre il tono di essa in relazione al contenuto voleva significare
«Glierahbiamo falta». «È evidente [ha concluso Gramsci] che dopo
una tale missiva qualsiasi passo in favore doveva essere interrotto, ed
c una gran cosa che non abbiano voluto infierire contro di me, Lo sai
pure che avevano deciso di privarmi dei colloquio con te ecc. Me ne
potevano succedere delle belle» [...] Poi disse ancora che non si può
altribuire il fatto di avere scritto questa lettera solo alPimbecillità di
chi l’ha scritta, dato che in tale caso 1’imbecillità sua dovrebbe oltrepas-
sare ogni limite, e non cc dubbio che nelPavvenire, allorché si tirerà
luori dallarcbivio questa lettera, avrà un gran da fare per poterla
giustificare, anzi è evidente che non riuscirebbe a giustificarla [...]
Quando giunse la «famigerata lettera» che guastò ogni possibilita di
concedere qualsiasi cosa mentre si era già in pourparler a Berlino, il
giudice istruttore avrebbe forse voluto poterla distruggere, ma egli non
era solo.'”
61
prolessor Rcnzo Dc Felice ha avuto, nel 1'cbbraio dei 1977, un collo-
quio ín proposito con Dino Grandi, che fu prima soltosegrctario e poi
ministro degli Estcri italiano dalFestate dcl 1929 a quella dei 1932 f...J
Grandi - ci ha detto De Fclice - esciude ncl modo piü assoluto che
Litvinov gli abbia niai fatto parola. neppure in via non ufliciale (esislc-
vano - pare - buoni rapporti personali tra i due), delia questione.'”
62
10.
LC, p. 754.
S.F. Cohen, Ihichuiiii e tu rivoluzione hohcevica. Milano 197b, p. 335.
63
milione per Ia carestia deirinverno 1932-33: tragédia che ha una
forte eco nei giornali lelti da Gramsci. Industrializzazione acccle-
rata e collettivizzazione forzata dellc campagne non sarebbero
possibili se non in un regime autoritário e repressivo. Stato e
partito mutano natura. Emerge il ruolo cesareo di Stalin. II Pcus
regredisce a «organo di polizia». E c e una rivista, «Bolsevik»,
numero 19-20 dei 1930, che arriva a rivendicare «1’impiego delia
violenza non limitato dalla legge, ivi eompreso nei casi necessari
1’impiego dei terrore» Nella caótica avanzata, ciò che non
funziona - traguardi niancati, qualità scadente delle merci, diseco-
nomie - ò scaricato su scienziati e tecnici, «cospiratori», «sabota-
tori», e perciò arrestati e condannati dopo che Ia G pu ne ha
estorto con torture e ricatti una confessione (incipit duna pratica
perversa che avrà il suo culmine nei processi dei 1936-38).
Gramsci in qualche misura sa. Quel che ne pensa lappunta
sui Q uaderni: note scritte con linguaggio forzatamente criptico, e
tuttavia non sfocate, e chiare in ciò: che, rispetto alia lettera dei
1926, egli non ha mutato posizione né per il mérito né sulle
questioni di método.
11 m érito. Tornano nei Quaderni i temi che nel 1925-26 divise-
ro il gruppo dirigente leninista: Gramsci rinnova la critica a Troc-
kij, «teorico politico delEattacco frontale in un periodo in cui
esso è solo causa di disfatte» Lattaceo frontale, la «rivoluzio-
ne permanente», parola d’ordine «inerte e inefficace nel 1905», è
divenuta in seguito «una cosa astratta, da gabinetto scientifi-
co» Ancora sulEattacco frontale, sulla «guerra manovrata» in
Oceidente:
64
Altrimenti detto, no alia «rivoluzione permanente», no allat-
lacco frontale in Occidente. Ma porsi contro Trockij vuol dire,
come talvolta si è sostenuto, schierarsi con Stalin? Neirunica
nola con riferimento specifico a lui («Internazionalismo e política
nazionale»), Gramsci fissa due elementi che una classe dirigente,
per esser tale, deve saper combinare: il punto di partenza naziona-
Ic e la prospeltiva internazionale:
Una eco di ciò che aveva scritto già nelia lettera dei 1926: «I
vostri doveri di militanti russi possono e debbono essere adcmpiu-
ti solo nel quadro degli interessi dei proletariato internazionale»,
La questione da approfondire è allora se, fissati i due elementi da
combinare, Gramsci (evidentemente critico di Trockij per il d éfi
cit in lui d’uno degli elementi, il nazionale) trovi entrambi gli
elementi in Stalin. La sua opinione contraria ci è riferita da due
compagni di Turi, Tosin e Riboldi. Secondo Tosin, Gramsci «de
ploro anche il fatto che Stalin nel passato non avesse mai avuto
occasione di svolgere una certa vita internazionale, a differenza
daltri capi bolscevichi, e ciò restringeva la sua visione dei proces
so generale dei movimento mondiale». Per Riboldi. Gramsci so-
stenne che «anche nelLInternazionale, Stalin è prima russo e poi
comunista: bisogna stare attenti». Da testimonianze convergenti, la
convinzione d’un d éficit in Stalin di «prospettiva internazionale»
(e a Piacentini Gramsci aveva detto: «Stalin è un déspota»).
Ancora. Con la svolta dei «terzo periodo» (sul versante interno
1’industrializzazione a ritmi accelerati e le terre tolte alia coltivazio-
ne individuale; nel mondo la teoria deH’attacco frontale), c ’è stata
un’inversione di Stalin sulle posizioni - prima avversate - di Troc
kij. Gramsci critica precisam ente qu elle posizioni-, e ci pare zoppo
Largomento che la critica gramsciana abbia un senso in quanto
rivolta ad azioni proposte da Trockij e lo perda se è Stalin a
compiere (non piü soltanto a proporre) quelle stesse azioni. Fermia-
moci a uno scritto bivalente, questo passo dei Quaderno 22:
*’ Ivi. p. 1729,
65
II suo conlenutü csseiiziale |...] consistcva nclla «troppo» risoluta
(quindi non razionalizzata) volontà di dare Ia supreniazia, nelia vita
nazionalc, alTindustria e ai metodi industriali, di acccicrare, con meto-
di coerdtivi esleriori. Ia disciplina c lordine nelia produzione, di
adeguarc i costunii alie nceessità dei lavoro. Data rimpostazione gene-
rale di tulti i problemi eonnessi alia lendenza, questa doveva sboecarc
necessariamente in una forma di bonapartismo, quindi ia necessita
inesorabiie di stroncarla. "
II paradosso vorrebbe che. sia con la teoria dei «terzo tempo» sia
con la collettivizzazione forzata delle campagne iniziata proprio nel
1929-1930. le critiche a rrockij possano valore per Stalin! Ma non è
certo questo il richiamo ehe ncllc note dei cárcere su tali argomenti
Gramsci intendeva fare.'^’
Ivi, p, 2164.
Spriano, Storiu dei Panilu eomitnisíu iialianu. vol. II. cit., p. 49.
Ci. Vacca. LdURSS staliiuaiui neiranalisi dei Ouaderni d ei cárcere, in
C orhuccv e la siidslra europea. Roma 1989, p. 75.
66
Sülo gli spirili grcgari e chc fondanicntalmente si iniischiano dclla
questione sono avviati alio studiodei problemi economid e ogni svilup-
pi.' scientilico è reso impossibile. Ciò che eolpisce è queslo: come un
punlü di vista critico che riehiede il massirno di inteiligenza, di spregiu-
dicatczzu, di IVcschezza mcntale e di inventività scientifica sia divenulo
il monopulio di biascicazione di ccrvclli ristretti e mcschini, che solo
per Ia posizione dogmatica riescono a mantencre una posizione non
nelia scienza, ma nelia bibliografia marginale delia scienza. Una forma
di pensiero ossilicata è il pericolo piü grande in queste quistioni
ÜC, p. I8Ü5. Ciò sul versante cconomico. Sul versante politico. c nota
1a critica di Gramsci al «nianualc popolare di sociologia marxista», c in
proposito Gianni Francioni osserva: «A Gramsci in cárcere era evidentetnente
parso importante, esponendo la sua concczione dei niaterialismo storico aiLin-
terno di una originale ridefinizionc dei rapporli tra filosofia, ideologie e senso
comune. lare i conli con un’ interpretazionc dcl marxismo come quella
vulgata d;i Bucharin, ehe nonostante le vicende personali deiraulore (privato
di ogni carica nel 1929) era destinata a rimanere in auge in Unione Soviética
c nelia III Internazionale almcno fino al 1936 |.,.| e chc cgli identificava tout
coiirl col marxismo soviético», Gram sci tra Croce e Bucharin: sidla struttura
dci Ouíidcrni iO e II, in «Critica marxista». XXV. n. 6. 1987.
V'acca, op. cil., p. 76. Sul marxismo di Gramsci, N. Bobbio, Saggi su
Cjrumsci, Milano I99Ü. Ma A. Lepre esclude una disconlinuità fra guerra di
posizione e guerra di movimento. G raim ci sccon do C ram sci. Napoli 1978, p.
130.
67
o regressiva: è progressiva quando essa tende a tenere nelTorbita delia
legalità le forze reazionarie spodestate e a sollevare al livello delia
nuova legalità le masse arretrate. È regressiva quando tende a compri-
mere le forze vive delia storia e a mantenere una legalità sorpassaía,
antislorica, divenuta estrinseca. Del resto, il funzionamento dei partito
dato forniscc critcri discriminanti: quando 11 partito è progressivo esso
funziona «democraticamente» (nel senso di un centralismo democráti
co), quando il partito è regressivo esso funziona «burocraticamente»
(nel senso di un centralismo burocrático). II partito in questo secondo
caso è puro esecutore, non deliberante: esso allora è tecnicamente un
organo di polizia e il suo nome di «partito político» è una pura
metafora di carattere mitologico.'“‘’
Dato che anche nello stesso gruppo esiste la divisione tra governan-
ti e governati, occorre fissare alcuni principi inderogabili, ed è anzi su
questo terreno che avvengono gli «errori» piü gravi, che cioè si manife-
stano le incapacità piü criminali, ma piü difficili a raddrizzare. Si
crede che essendo posto il principio dello stesso gruppo, 1’obbedienza
debba esser automatica, debba avvenire senza bisogno di una dimostra-
zione di «necessita» e razionalità non solo, ma sia indiscutibile (qual-
cuno pensa, e ciò che è peggio, opera secondo questo pensiero, che
1’obbedienza «verrà» senza essere domandata, senza che la via da
seguire sia indicata). Cosí è difficile estirpare dai dirigenti il «cadorni-
smo», cioè la persuasione che una cosa sarà fatta perché il dirigente
ritiene giusto e razionale che sia fatta'. se non viene fatta, «la colpa»
viene riversata su chi «avrebbe dovuto», ecc. Cosí è difficile estirpare
Vabitudine criminale di trascurare di evitare i sacrifizi inutili. Eppure,
il senso comune mostra che la maggior parte dei disastri collettivi
(politici) avvengono perché non si è cercato di evitare il sacrifício
inutile, o si è mostrato di non tener conto dei sacrifizio altrui e si è
giocato con la pelle altrui.'^'’
68
Polere ed egemonia contrastano fra loro, e Gramsci si schiera contro
Ia potcnzialità delia pura gestione totalitaria dei potere. Qui c e 11 preci-
No rifiuto di ogni teodicea laica: 11 «male» non può diventare «bene»
mutando 1’angolo da cui lo si guarda, dal potere totalitário non può
nascere libertà [...1 Si delinea un distacco netto di prospettive, un pro
gressivo allontanarsi di Gramsci dal blocco temático deirinternazionale
e. oltre un certo limite, perfino dallbrganizzazione dei partito. Muoven-
dü da questo punto di vista, i Quaderni si riaprono al pensiero europeo
e alia storia dei movimento operaio come il vero monumento di critica
alio stalinismo e alio Stato operaio soviético. La distinzione essenziale
ria tutto ciò a cui essi si oppongono è sul tema delia libertà.''^'
11.
69
libetazione dictro Ia richiesta dei Governo nostro IsovielieoJ al
Governo nazionale |italiano] ]...] da Governo a Governo e non
da partito a Governo» e - soluzione «di minore entità» - Ia
liberta condizionale.'’ '
' Ihid.
Ihid.
Lctlcra inédita di Tania a Srafla, 18 maggio 1933. APC. Fondo Gramsci.
Fcttera di Tania a Sraffa. II fcbbraio 1933. cit. Da una successiva
IcTtcra di Tania a Sralfa dei 5 niarzo 1933: «II falto dei cambio non
avveiuito perché il governo dei sovieli aveva chiesto 3 persone contro
ciascun ufíicialc italiano arrestato per spionaggio ha avuto luogo nel ’23».
APC, Fondo Gramsci.
70
10 dilTida a lal punto da essersi convinto che, dipendesse da loro,
rcstercbbe in galera per sempre.
Ho parlato delia cosa qui, e mi hanno detlo che fra due giorni mi
laranno conoscere rambasciatore nuovo, al quale debbo esporre tutto
quanto. Inollre con la prossima posta debbo preparare una relazione
che. contenendo tutti i particolari delia questione, farà si che si troverà
11 niczzo di evitare llntervenio degli am ici che si tcnie.'^"'
71
Ho cercato in tutti i modi di persuadere Nino che, per ciò che
riguarda le notizie sue mandate a Giuiia con lesposto dei suoi deside-
rati e Ia relazione sui tentativi da noi fatti, egii non deve allarmarsi
perché non c e alcun dubbio sul fatto che Ia cosa sia rimasta segreta
ece. Nino insisteva col dire che mi aveva scongiurato di seguire testual-
mente le sue indicazioni, che piuttosto di fare inale una cosa Ia si deve
rimandare, che le persone che egii aveva indicato Io conoscono e
inoltre sicuramente sono delle persone serie, quindi una proposta al
Governo nostro [soviético] avrebbe dovuto esscre fatta da parte loro,
mentre era lavvocato che si doveva rivolgere a loro. Che egli ha letto
ora nelia «Civiltà cattolica» un caso simile, verificaiosi col Governo
italiano proprio. Eppoi siamo neH’Anno Santo, e questo ha Ia sua
importanza. La cosa era certo piü facile prima dei Concordato, nel '21
era una cosa sicura. Bisogna tentaria ancora oggi. - Ma farlo con tutte
le dovute cautele.'‘’’
72
Giulia lavora al «tentativo grande» speditamente e con accor-
lezza. Segnerà a verbale F.S. Vejnberg, vicedirettore de! 3“ diparti-
mento de! Commissariato dei popolo per gli affari esleri:
73
sova)? Un'italiana marilata a un soviético? li perché ò prigionie-
ra? ['orsc accusala di spionaggio? Non soccorrono le riccrche su
numerosi Ibndi deH'Archivio storico diplomático, tutte vane. Ma
sentiamo il segretario generalc delia l'arnesina, Bruno Botlai:
74
nutü alia Farnesina nel reperlorio generalc degli alli in partcnza
dal ministero degli Fsteri. Vi figurano molte lettere speditc ad
Atiülico cd impcrsonalmenle alFambasciala. Nessuna liguarda
Gramsci (o ancora Ia Urusova), Né risultano. da altra 1’onle, solle-
ciiazioni sovietichc a riprenderc Ia traltativa.
Dalle 17.45 alie 18 dei 14 dicembrc 1934, prima dunque
delFultimo colloquio di Vejnberg con Berardis. Io storico Vladi-
mir Pelrovic Püliomkin, anibasciatorc soviético a Roma dal
1932, inconlra Mussolini. F una visita di commiato, dopo Ia sua
nomina a plenipotenziario delFUnione Soviética in Francia, Parla-
no anchc di Gramsci. Rilerirà Fanimata conversazione un biogra
fo di Pütiomkin, il diplomático Nikolaj Zhukovskij, in un libro
pubblicatü a Mosca nel 1973, Na diplon iaiiceskom posta (Nel
lavoro diplom ático). Ne risulta che Potiomkin avrebbe chiesto Ia
scarcerazione di Gramsci, e Mussolini glieFavrebbe rifiutata, ma
tutto il dialogo appare - com e ricostruito da Zhukovskij - franca
mente inautentico. Qualche passo.
75
Delle due soluzioni vagheggiate neirinverno 1935 - «una ‘mas-
sima', come dice Nino, Ia piü importante, l’altra meno favorevole,
di minore entità» ' — Ia «massima» rimane speranza inappagata.
Per Paccanimento persecutorio di Mussolini verso il nemico che
non si è piegato domandando Ia grazia, in primo luogo. Ma soltan-
to per ciò? Dirà Giuseppe Berti a Mimnia Paulesu Quercioli;
12 .
76
Se si discuteva di un gruppo di fatti definilo, Gramsci lo esamina-
\a nei suoi vari aspetti, nelle varie fasi, nelle varie relazioni con allri
laiti, nei suoi sviluppi fino a vederlo e a larcelo vedere in piena luce
1...Í Non un solo giudizio spiceialivo; mai la conclusione messa avanti
alia presentazione dei fatti o sostituita ad essa, si che nulia di quello
I lic egii diceva restava campato in aria, come un’affermazione arbitra
ria; ogni cosa era vista nella sua luce reale, nella sua necessita sloriea.
\. per i fatti non sufficientemente studiati egli non esitava a dire che
bisognava riservare il giudizio e approfondire la conoscenza analítica,
prima di pronunciarsi [...] Antonio Gramsci era, insomma, esattamente
Topposto di quei luminari che capiscono tutto al volo, «intuiscono» le
cause di tutto a lampi di genio e sparano «idee-sintesi» come raffiche
di mitragliatrici, lasciando ai posteri 1’incarico di controllare in che
misura quelle «idee-sintesi» rispondono alia realtà. Gramsci era, in
una parola, un marxista.
77
dei rinnegati ti'otzkisti» c, invcuiva anch’essa d’obbligo. sdegno
verso il «socialfascisino» («Contro il faseismo ehe vorrebbe assas-
sinare Gramsci con Ia sua grazia e contro il sociallascisino ehe
vorrebbe assassinarlo con i suoi omaggi, lutto il Pariito comunista
c in piedi a difendere il suo capo») ' b
Dunque nicntre in Francia Ia spitita imitaria è cosí forte che
fin dalla primavera dei 1934 Pci e Si lo stabiliscono contatti e Io
sbocco ne sarà il 14 lugiio il Fronte popolare, il parlito italiano
s atlarda sul «sociallascismo». Ancora in maggio — non in una
polemica giornalistica ma in un documento ufficiale, una dichiara-
zionc dei Comitaio centrale — Nenni, Modigliani e Buozzi conti-
nuano ad esserc ingiuriati come filolascisti e Cario Rosselli è un
«íascista dissidente», nientcmeno '
Poi bruscamenle. senza neanchc Pombra di un dibattito chiari-
licatore, 1'accodamento alia controsvolta, e il 17 agoslo 1954 Ia
stipula di un patto d’unità dazione Pcdi-F^si, Con quale prospetti-
va (formula tatlica)? Nel 1930. in cárcere, Gramsci aveva illustra-
tü, lacendone sentire le motivazioni salde, la parola dbrdine delia
Coslituente, espi'essiva dei dispiegamenlo e deirunità d’azione di
tulte le torze d’ispii-azione repubblicana; proposta tattica nota ad
alcuni dirigenti già dal 1933 (rapporto Lisa): «Sanno che è questa
la posizione di Gramsci almeno Togliatti, Grieco, Monlagnana,
Dozza e forse Di Vittorio e Longo» ' b Mutaio il clima, il tema
delia Costituente ò alTrontato in Comilato centrale e sulla stampa
di partito (ma il nome di Gramsci non c mai Falto). Sfavorevoli i
piü. Lbrientamento prevalente (Longo, Gcnnari, Negarville, Grie
co, Togliatti) ò di scartare la parola dbrdine gramsciana, che, si
teme, potrebbe restringere, incardinata come sulPistanza repub
blicana, un diverso piu largo schieramento di opposizione al fasci
smo. Togliatti ne scrivc da Mosca alia segreleria dei Pcd'i sul
linire dellbttobre 1935. Immaginando al suo nascere unbpposi-
zione degli italiani alia guerra d'Abissinia. su questa irrealtà fon
da la sua proposta tatlica. Sentiamolo:
78
.ipposiziünc, che chiamercmo fascista, che si sviluppa nel pacse e può
mpidanienlc diventarc una foiva imponente. Tra queslc due opposizio-
ni oggi non vi ò nessun Icganie Bisogna tendere a superare questo
disiacco |...| Solo il nostro parlilo può riuscire nel compito di unificare
u aíc le correnti di opposizione al fascismo. Oiiesto è oggi per noi il
problem a dei fronte popolure. Anche Ia parola dbrdine di una Costi-
uienlc, oggi, non mobilita né organizza delle massc. c non vale Ia pena
di sciuparla per organizzare i diversi capi e gruppelti di emigrati.' ’
' Ha pubblicatü per la prima volta questa lettera di Togliatti I'. berri in
«Rinaseila». 22 gennaio 146b. eol lilolo Unificare lullc le fo rz e di opposizio-
ne al fasei.nno. ora in O pere, eil., vol. IV. I. p. 26.
79
ammazzati 98 dei 1.39 membri dei Comitato ccntrale. Gramsci ha
residuc energie per seguire? Sa? Reagisce?
Quando Zinov’ev e Kamencv, processati per tradimento (ago
sto 1936), confessano e sono fucilati, il lavoro dei Q uaJerni è
chiuso da ormai piü d’un anno: ragione decisiva per Ia quale
nulla dei Q uaderni può cssere letto come anche lontanamentc
allusivo a questo assassinio, il prim o delia lunga ondala repressi
va. Silenzio nei Q uaderni, silenzio in lettere: Gramsci nemmeno
ne scrive, sia pure di sfuggita e cripticamente, a Giulia. Ne parla
a Tania? Certo c che Tania non ne riferisce a Sraffa o ad altri.
Dunque, nessuna traccia scritta.
Non resta, sulla posizionedi Gramsci rispettoai processi stalinia-
ni, che la testimonianza oralc - di molto successi va - di Piero Sraffa,
il quale dirà a Paolo Spriano e ad Alfonso Leonetti dei suoi colloqui
con Gramsci (a Formia nel gennaio e il 3 1 agosto 1935 ed alia «Qui-
sisana» un mese prima delia morte) solo in conversazioni di trenfan-
ni dopo, a Roma, nel 1967. Dei colloqui con Gramsci, Sraffa non ha
conservato appunti: «Note non ne ho perché tra la Scilla e Cariddi
delle due polizie (fascista e inglese) non ne ho mai tenute», chiarisce
a Spriano il ISfcbbraio 1967, prima d'incontrarlo Anche csclude
di poter scrivere di quei colloqui «a memória» per «II Contemporâ
neo» nel trentennale delia morte di Gramsci:
Nei colloqui tra i due amici era Sraffa che parlava piü a lungo, per
informare 1’altro, isolato dalla fine dei 1926, per un decennio o quasi,
80
proprio su quello che Gramsci in qualehe sua Icttera chiamava scherzo-
samente «il mondo grande e terribile». Lo informava di tutto, di politica
c d’altro, anche se non era latore di speciali messaggi su questioni politi-
che attuali da parte dei partito.””
81
sente di poter darc a Spriano teslimonianza sieura, slavolta scril-
la. Gli dice in una lettera dal Trinity College di Cambvidge il 18
dicembre 1969:
Mi rieordo con ceriezza che una delle ultime volte ehc Io visitai
alia «Quisisana» a Roma Gramsci nii chiese di tnismettere la sua
raceomandazione che si adotiasse la pctrola d ’ordiiie deU'Assemhlea
Cosíituenie: c questo riferii a Parigi. non rieordo se a Grieco o a
líonini - piü probabilmente al primo.
82
C’>i'iccü: «l,a parola d'ordine delia Repubblica deniücratica
posla cün i socialisti non ci preclude Ia via per agitare unallra
>>ai-ola dbrdine. Ia Cüstituente per il fronte popolarc»'^b Com-
menierà Spriano: «La voce di Gramsci morente ò tornala —fievo-
le. Irasmcssa oralmente da un amico, cireolata riservaiamente
.iirinterno di un ristreltissimo gruppo dirigente - ma ò torna
l a «‘Idantica idea’ di Gramsei diventa anchc Lullimo consi-
;>liü politico che egii manda ai suoi compagni»'^^’.
Muore alia «Quisisana» per emorragia cerebrale a quaranta-
>ei anni una setlimana dopo essere divenulo libero, ha scontato la
pena («Poi venne un ultimo respiro rumoroso e sopravvenne il
«ilen/Jo senza rimedio |...| Lrano le 4,10 dei 27»'"d. L'eco è
grande nelia stampa kominternista e in tutti gli ambienti democra-
tici d'Europa e d’America. Isoleremo le testimonianze, significati
vo per ragioni diversc, di due compagni espulsi dal Pcd’i, Tresso
e Tasca. Pietro Tresso, quarantaquattro anni, veneto di Magrè di
Schio, opcraio tessile, sindacalisla, direttore dei giornale sociali
sta «LI Visentin», tra i fondatori dei Pcd'i, direttore delia «Lotta
comunista», a Mosca nel 1922-23 con Gramsci, dopo Lione re-
sponsabile delPorganizzazione, ncl 1929 in segretcria, è ora figu
ra di primo piano ncl movimento trockista. Scrivc il 14 maggio
1937 su «La lulte ouvrière»:
Ivi, p. 98.
Id., Sloria d ei Purlito com unisla italiano, vol. III, l jron ti papolari.
Stalin. la guerra, Torino 1970, p. 152.
■' Rapporto di Tania a Sraffa, 12 maggio 1957, in LC, p. 917.
P. Tresso. Un gran m ilitant esí inort: Grarnsci, in «La luuc ouvrière»,
14 maggio 1957.
83
naie direito da Henri Barbusse «Le Monde» e al socialista «Popu-
laire». L’efficace articolo sul settimanale «II nuovo Avanti» dell’8
maggio 1937 {Una p erd iía in ep a ra b ile: A nlonio Grainsci) si di
stingue per una particolarità clamorosa: Ia pubblicazione di stral-
ci di due scritti riservati di Gramsci (finora inediti e sconosciuti
alia gran parte degli stessi dirigenti e quadri comunisti): una
lettera dei 28 gennaio 1924 ad Alfonso Leonetti da Vienna, con
critiche a Togliatti per la sua esitazione a staccarsi da Bordiga
(«Togliatti non sa decidersi comera un po’ sempre nelle sue
abitudini; la personalità ‘vigorosa’ di Amadeo lo ha fortemente
colpito e lo trattiene a mezza via in una indecisione che cerca
giustificazioni in cavilli puramente giuridici») e soprattutto la
severa lettera delPottobre 1926 al Cc dei Pcus, documento scgre-
to di cui Tasca aveva fatto copia per sé quand’era a Mosca nel-
Pesecutivo dei Komintern e che adesso per la prima volta rivela
parzialmente riportandone tre passaggi. II gruppo dirigente dei
Pcd’i ne è spiazzato. Non sono passati che otto mesi dalla fucila-
zione di Zinov’ev e Kamenev, il vivere quotidiano è intossicato in
Unione Soviética dalla campagna d’odio contro i trockisti, hanno
per sorte il patibolo anche eroici rivoluzionari stranieri, le sezioni
nazionali sono incitate a colpire spietatamente i compagni dubbio-
si: letto in questo tempo di lotta interna imbarbarita, il riconosci-
mcnto a Trockij, Zinov’ev e Kamenev («I Compagni Zinov’ev,
Trockij, Kamenev hanno contribuito potentemente a educarei per
la rivoluzione, ci hanno qualche volta corretto molto energicamen
te e severamente, sono stati fra i nostri m aesíri») non può non
apparire compromettente. Un’eresia. Un’affermazione che, colle-
gata ad altre, non aiuta a screditarc una conclusione di Tresso:
«Possiamo anche affermare che, almcno dopo il 1931 e fino al
’35, la rottura morale e politica di Gramsci col partito stalinizzato
era completa».
Ma gli imbarazzati dirigenti italiani rifuggono dalla polemica
immediata, senz’altro rischiosa, e intanto scelgono di vincolare a
sé Gramsci magari costringendone Pimmagine dentro Portodossia
stalinista. Operazione alia quale súbito s’applica Togliatti. che tra
maggio (a Mosca) e giugno (a Parigi), prima di trasferirsi in
Spagna (luglio 1937), scrive un lungo saggio, un ritratto biográfi
co dov’è —rileverà Spriano - «la cura di porre súbito al riparo la
figura e Popera di Gramsci dal sospetto di una sua qualche etero-
84
dossia rispetto al marxismo-lcninismo-stalinismo»'*^'^. «Come (al
tempo dclla svolta) Togliatti intendeva porre Gramsci al riparo
dalla controvérsia interna dei gruppo dirigente osservando e fa-
cendo osservare il piü rigoroso silenzio sulle sue critiche, cosí ora
compie la stessa operazione ‘proteitiva’»'*^": sottrae 1’eredità politi-
ca di Gramsci «alie traversie dei presente»'"” , «âncora strettamen-
te il rilievo teorieo gramsciano al filone di ortodossia marxista-le-
ninista-stalinista»'‘’^ spinto a ciò - sostiene Spriano — dalla con-
vinzione che «sia necessário allineare anche Gramsci al culto di
Stalin e allesecrazione di Trockij pur di salvare il patrimônio
legato alTesperienza gramsciana»'"” . 11 costo, «stridenti forzature
propagandistiche»'‘’^ «forzature inaudite»”' ’.
E tuttavia il saggio dei 1937 è in qualche misura fondamenta-
le e sara utile al lettorc avcrne qui i passaggi s a l i e n t i A partirc
dal racconto dei momento in cui Gramsci - che «ha fatto uno
studio speciale delia lingua russa per potere leggere negli origina-
li Lenin e Stalin» - si redime, andando a Mosca, dal vizio di
remissività a Bordiga.
Al ritorno in Italia, «la lotta per eliminare dalle file dei nostro
partito quella forma speciale di opportunismo che Bordiga copri-
va con la sua fraseologia pseudoradicale». E qui 1’attacco di To
gliatti a Bordiga, 1’accanimento riparatore dopo che Tasca ne ha
svelato le indecisioni dei 1923:
85
Kordiga vive oggi tranqiiillamciile in Italia come una canaglia
troiskista, protctlo dalla polizia e dai lascisli, odiato dagli operai come
deve essere odiato un iradiiore [...] Nella lotta per eacciare dal partito
il sellarismo opportunista bordighiano. Gramsci dispiegò. dal 1924 al
1926, unattività eecezionalc |...] Sono di questo periodo gli seritli
nei quali piii forte si sente rinfluenza profonda cscrcitata su di lui
dalle opere di Stalin.
86
Sullu scia delle accoppiate Marx-Engels c Lcnin-Slalin, ecco
aítacciarsi Ia nuova accoppiala Gramsci-Toglialti. Ma c c/uesto
Gramsd «stalinista» e anche un po' togliattiano che il successore
accoppia a sc dicendolo - dopo la morte - «a me Amico e Mae
stro». Spriano insisterà niolto, labòiamo visto, suirintenzione
«protettiva» di Togliatti. Certo, è da chiedersi se - nelldra delia
grande repressione —la preservazione e la valorizzazione dei pen-
siero e delTeredità política di Gramsci sarcbbero State possibili
senza un qualche loro «adatlamento sulla misura e latmosfera
dei momento». Togliatti sa il destino dei dcvianli. Corazza pcrciò
r«Amico e Maestro». Gli sovrappone un’armatura. Altro punto
decisivo è però anche domandarsi in che misura, una volta supcra-
la 1'emergenza tragica, lautentico pensiero gramsciano sarà alleg-
gerito-liberato da Togliatti di scaglie e piastre di quelTarmatura
sovrapposta. Nelle molte edizioni successive curate dallo stesso
'l’ügiiatti, il saggio dei 1937 non sarà ri visto in nessuna sua riga
(restcranno sempre anche le «forzature inauditc»). La prima par
te esce súbito dopo gli articoli di Tresso e Tasca, sullo «Stato
operaio» dei maggio-giugno 1937 integralmente solo nellapri-
le 1938, in un libro (G ram sci, stampato a Farigi, che comprende
anche teslimonianze di Giuseppc Amoretti, Giuseppe Ceresa, Gio-
vanni Farina, Ruggcro Grieco, Mario e Rita Montagnana, Celeste
Negarville, Giovanni Parodi e Vclio Spano) e ancora in opuscolo
a sé ncl 1944 a Napoli, appena dopo il ritorno in Italia, e nuova-
mente nel libro a piü firme nel 1945 a Roma. Infine ò mantenuto
nella raccolta di testi togliatliani su Gramsci che esce a Milano
ncl 1949 (Lditrice Milano Sera) e con Parenti a Firenze nel 1955,
quando Slalin ò morto da duc anni (e Pinclusione ha ragioni
diverse dal proposito di completezza: ad esempio la raccolta non
comprende il saggio delPottobre 1927). Togliatti Io ripropone alia
lettura continuamente non senza un calcolo politico attuale (e se
torncrà sui temi toccati nel 1937 sarà «per arricchirne Pimpianto,
non per sconvolgerlo» Lo fa leggere perché il saggio dei 1937
non è solo «protettivo»; vuole averc anche ruolo di introduzione,
di guida a Gramsci, di primo schema interprelalivo dei suo patri
mônio politico e leorico. Cosi la «corazza» durerà nel tempo, con
87
le scaglie e le piastre davvero scrvite nel 1937 a «mettere Gram-
sci al riparo», ma anche con le piastre e le scaglie usate da To-
gliatti per un altro fine, coprire le distinzioni da sé, le linee a
momenti antitetiche, i dissidi su rilevanti questioni di método, i
modi contrastanti d’intendere la disciplina internazionalista, tutte
le disarmonie di questi undici anni con tensioni, strappi, assenza
di comunicazione, e alcune peculiarità, certi percorsi e approdi
originali di Gramsci. 11 punto è precisamente questo, e il nuovo
leader lo sa: spogliare il grande intellettuale sardo delTarmatura
dei 1937, alleggerirlo, liberarlo vorrebbc dirc, di fatto, restituire
alia visibilità il suo pensiero autentico, irriducibile alTaccoppiata
che Togliatti lascia divulgare.
13 .
88
tlallo scrivcnlc delia famigcrata lettcra, quando andrcte a P|arigi |,
portate Ia sua Icitera c quella di Nino [5 dicembre 1932|. esponctegli
Irancamente il vostro pensiero c ascoltate Ic sue spiegazioni; dal lono
dclla sua risposla dovreste essere in grado di giudicarc se è sincero o
no, Questo è. poiché mc Tavetc chiesto. il mio consiglio.’""
89
da»“'”. «La volontà di Nino - scrive a Si-aífa il 12 niaggio 1937 -
era che Irasmetlessi ogni cosa a Giuiia, per affidarle lutlo in
atlesa di altre sue disposizioni». Queste «altre disposizioni» non
ei sono stale. Ha i-imandato Ia spedizione, aspetla «una risposla
vostra se vorrete occuparvi voi di meltere in valore ogni cosa, con
qualcuno di noi delia lamiglia». II lavoro di mettere in ordine i
manoscritti devessere latto «da una persona competente, non
altrimenti». Allra esigenza, avvertirc Giuiia: dovrà essere lei per-
sonalmente a ritirare alLarrivo i quaderni «per evilarc qualsiasi
perdita o introm issione di chicchessia»r"*
A Srafta si rivolge otto giorni dopo, il 20 niaggio, anche
Lügliatti, da Mosca. Ha ricevulo una lellera di Montagnana che il
29 aprile gli raceomandava da Parigi:
90
; l)c ogii diede una dcscrizione dei temi e delia stesura dei quader-
m eosí come Gramsci Ia fece a lui mostrandoglieli nelia clinica
Ouisisana» . Risponde a Tania il 25 maggio:
ld„ C li ultimi aiiiti di O ram sci iit un co llo qu io con Piero SraJJa. cit.
AI’C, Fondo Gramsci.
C. Stajano. Un leon e in banca, in «l’anorania», lü Icbbraio 1983.
l.'articolo di Nilde lotii cui si fa riferiinento è N ascose ai fascisli i «Oiiader-
iii d cl carcerc». in «Rinascita». 3 agosto 1973.
Stajano. an . cit.
APC. Fondo Gramsci.
Lellera di Sraffa a Tania. 9 setlembrc 1937. in N uorc lellere di
91
AiTivcranno a Mobca solo iiuoniü al giugno-luglio 1938. con
scgnali a Giuiia da uii aniico pei'í.i,)nalc di Gramsd e delia íami-
glia Schuclit, Topcraio londilore torinese Vinccnzü Bianco (e \i si
dcdicherà Genia, curatrice vcntanni dopo dclla prima cdizione
russa dellc Lettere d a l cárcere e traduUricc dei C )iiaJeru i'
14.
92
Iclanü Giuseppe Bcni, trcntaselte anni, Fondatore in Italia a di-
ciüUo delia rivista «Clarté», scgrctario nazionale dei giovani co-
inunisti e direttore di «Avanguardia», redattore deir«Unilà» sino
alia sua chiusura, arrcstato, confinato. cspatriato clandestinamen-
Ic ncl 1930, direttore a Mosca dei settore italiano delia scuola
Icninista, voce violenta nel coro degli aceusatori di F’jatakov, Ra-
dek. Bucharin, Tomskij. Rykov (da lui definiti «blocco di bandi-
li»), zelante nel culto delia personalità di Stalin, dei quale alTini-
ziü dei 1937 ha scritto: «Lbpcra di Lenin e di Stalin, cosi come
Topera di Marx e di Engcls, è unbpera di un sol pezzo»
Dal 1938 Ia pratica inquisitoria di conio staliniano entra an-
che nel Pcd’i. II gruppo dirigente c squassato dalTuragano dell’ac-
cusa interna e dellautocritica:
93
Vi c un eiTore nclla Icttera di Cranisci. ma egii c slalo il niigiiore
di noi, Gramsci c andalo si alia scuola dcgli operai di Torino, ma il
suo mérito fondamentale è stalo di csserc andaío alia scuola deli’lnlcr-
iiazionale, di l.enin e di Stalin |...| Su questo terreno noi rivendichia-
mo Ia figura di Gramsci."'
APC, 1454/1-2ü.
Riunionc di scgreteria dei 12 agosto 1938. ABC. 1494, A/35.
Riunione di scgreteria dei 13 agosto 1938. APC, 1494, A/41. II corsivo
è nostro.
94
fino dcgli aliri |...| Credo chc sia neccsburia una critica puhhUcii degli
cn' 0 1 'i conimessi ncl '26-27 nei confronti dei trozkismüc'““
Bcrli: IXaccorJo coii la proposta di Nicolelti j Di Viltorio /di fa re una
critica pubblica di Gramsci. La critica pubblica sui problcmi ideologici
c polilici è indispensabile. Non la si può rinviare.’^'
95
si possono legare le cose dcllavvcnirc a qucste |...| Crede ehe sarebbe
un eiTore escludere Glrieco] dal centro ristretto. Nc spiega le ragio-
iiid’’
96
15 .
97
tciuilu il prirno dcl clopogucrra), logliaui lancia una lomiuia
nuüva, dirompenle. che a Mosca non passa inosservaia, «le vie
nazionali al socialismo», «Ia via iuiitanaf.
98
>píirisione süvielica». Si conlroiUano nel mondo —egii sosticne
diic t.istcnii: «qucllü che poggia sulla volontà delia maggioranza
V dedlc istituzioni libere» e quello ehe «si regge sul terrore, l'ag-
•ie«sione e Ia soppressione delia libcrtà». Possono gli Stali Uniri
non schiei'arsi a presidio dei «mondo libero» (locuzione che inclu-
dei à indistintamcnte, e spregiudicatamente, insieme a democrazie
pai lamentari progredite, dittature militari e regimi autoritari cor-
rotli)?
In contrapposizione a un blocco «sovielizzato» in funzione
degli inleiessi statuali delPUnionc Soviética, un blocco in 1'unzio-
ne degli inleressi statuali degli Stati Uniti.
II 13 maggio 1947, rotta Punità antifascista in campo interna-
/iomde. íinisce attche Ia solidarietà antifascista in Italia. II presi
dente dei Consiglio Alcide De Gasperi, che sempre aveva giudica-
le' necessária ma temporanea Ia «coabitazione forzata» con soeiali-
sti e conuinisti, apre Ia crisi, II nuovo governo, tenuti 1'uori i
seudalcomunisti per Ia prima volta dopo il 1944, ò annunzialo il
3 1 maggio 1947. Erano temute le barricatc. Noti aceade niente,
né Utrbolenze di piazza né scioperi dimostrativi, Anzi, il I” luglio
1947 Togliatti dice ul Comitato ccntrale:
Un eresia...
II 22 seitembre 1947, un giorno freddo e buio che annunzia
l inverno danubiano, arrivano a Szkiarska Poreba, una cittadina
polacca con fabbriche di velro a breve distanza da Wrokiaw,
l antica Breslavia, nelia bassa Slesia ex tedesca. i delegati dei
paiiili comunisli ;d potere in Europa (meno Palbanese) e dei due
principali alPopposizione, Eitaliano e il francese. Stalin vi ha man
dato un uomo di sperimentata rigidezza, Andrej Zdanov, cinquan-
um anni, gencrale delEArmala rossa a l.cningrado. Non c'ò 1’o-
gliatti, Sapiente di bufere, ha calcolato conveniente non muoversi
99
da Roma. Rappresentano il Rci il vicesegretario Luigi Longo cd il
medico napoletano Eugênio Reale, soUosegretario agli Esteri sino
alEesclusione dei comunisti dal governo. Nasce il Cominform.
100
sk)iKlo generítie cambi e gli fornisca un nuovo margine di
iiianovia» "” ) veda in Granisci chi raiutcrà, quando Ia notte sarà
imiia, a trascinarsi dietro i lavoratori lungo Ia «via italiana».
0-.',erverà correltamcnte Raul Mordenti: «Senza Togliatti, Gram
ei avrcbbc potuto fare veramente Ia fine che nel cárcere Io terro-
II//.ava. sparire senza lasciare traccia 'come un sasso nel ma-
' //’/</,
' ' R. Mordenti, II Gratusci di Togliulli. in Cramsci e la critica deirameri-
■niisiiw. a cura di G. Baratla e A. Catone, Milano 1984, p. 4lò.
' Ivi. ]i. 421.
101
I ÜLiademi vedevüiiü Ia luce a cavallo tra gli anni üuarania c
Citíquanta, un periodo di ríccrca autonoma ma anche di ortodossia
stalinista |...| SÍLX'hé talunc affemiazioni íurono espuntc, altrc delimila-
te, allrc ternperatc. Gli apprczzamenti di Trockij, laddovc non cera
anatcma, liirono tolti; furono corretti i passi nci quali traspariva una
qualunque presa di distanza da alcuni elementi dei pensiero di Engels;
íurono attcnuati aceenti di riserva verso 1’esperienza soviética, specie
in ordinc ai rapporti politici interni.’'°
102
I <!cl circuito Icttera 1926 - guerra di posizione - ricognizionc
Cl i ciitiücre nuzionale - riforma intelicttuale e morale - amcricani-
iiui c lordismo - rivoluzione passiva - egcmonia - no al ccntrali-
nui «burocrático» - no al «cadornisnio» - no al partito puro
ccLiiorc, non deliberante, «tecnicamente organo di polizia»; in
Icíiniliva il Gramsci che può aiutarci a capirc (naturalmente
ocndü presente l’avvertenza di loseph A, Buttigieg: che Ia rifles-
lonc gramsciana non è una «reliquia irrilevante» ma neanche è
!Iailucibile «direttamente e senza mediazione in un'analisi delia
uuazione presente» ’ ’'A.
" |.A. BuUigicg, Lu ííu íiliià d elia rijlessioiie gruinsciana sulium erleuni-
esío. il) (.íramsci e la critica airam ericanisin o. cil.. p. 9). Sul Gramsci di
(.lanisci rilevante c il contributo di Gianni Francioiii in Idojficiiui grumsciu-
!hi. Napoli 1984.
II.
' K ,iava per spirarc la pena, zio Nino scrisse a noi. Voleva
1. -siino una camera a Santulussurgiu. Cera stato da studen-
imia eli si coníaceva. Siamo andate io, Teresina c unamica,
Miinlaldo. Abbiamo trovato la camera, era una bella camera.
n.ivaino di giorno in giorno che zio Nino arrivasse. Nonno,
pi I l u d o , stava molto male. Sembrava però sollevato. alPidca
105
dc; «Mu c vero che Nino c morto?». Noi rimaniamo di pietra. « l^o ha
deito Ia rtidio, l'ho sentito alia radio», diee Ia donna. Poi è comineiata
ud alflulre Ia gente, tutti veniano a farei le condoglianze. Nonno slava
male. e nessuno aveva il coraggio di dirgiielo, e quindi era necessário
ehe uno rimanesse in camera sua, proprio vieino alPingresso, per
evitare che qualcuno entrasse e gli dicesse la verità, In camera con
nonno in gencre rimanevo io, che ero ragazzina, avevo diciasselte
anni. A un dato momento, non so come, io sono mancata. Ero in
cucina, sento grida, aceorriamo, era nonno che gridava: «Assassini, me
riianno aminazzalo». Questo lo ricordo precisamente. Diceva: «Me
rhanno ammazzato». E si tirava i capelli. si tirava la barba, si picchia-
va... Non so, era una scena impressionante, sa...
106
li.iio nci carabinieri da cülonnello, un fratello l'unzionai'iü al
ininistcro delle Finanze, un altro ispellore delle Fcrrovie cd un
(cr/,ü Lifliciale di carricra, c arrivalo in Sardcgna a ventuno anni,
nd 1861, Fia Ia maturità classica. studia legge. Deve inipiegarsi.
\ iene a Ghilarza — dalla dttà dei suoi, Gaeta - per dirigere
ri riicio dei regislro. Due anni dopo Farrivo, il malrimonio con
1’eppina Mareias, Nei quattrodici anni seguenti, due nuove sedi
( \les, düve nasce Antonio, e Sòrgono) c selte figli. Ldiltimo nato,
Ctirlü, è ancora in fasce quando i Gramsci debbono lasciare, non
piccisamente per própria scelta, Sòrgono. Sullo slondo di una
bega política locale, ispetlori hanno scoperto neirUíficio dcl regi-
-uro un piccolo ammanco. Francesco è sospeso dalFimpiego. II 9
agosto dei 1898 Farrestano, L’addebito è di peculato, concussione
c íalsità in atti: il che vuol dire una condanna a cinque anni, otto
inesi e venlidue giorni.
Antonio ha sette anni. II dramma gli ò tenuto nascosto; ma
c impossibile che da una mezza parola obliqua, da un’allusione,
(.la Frasi affcrrate al volo, anche un bambino non arrivi alie ragio-
ni reali di una lontananza cosí lunga e innaturale. Al piccolo
Nino, la verità dei padre incarcerato si svela nel modo peggiorc.
per dileggio di bambini, Ne ò sconvolto. Subisce un trauma che
in seguito, per tutto il resto delia vita, sino aIFultimo, iníluenzerà
i suoi rapporti con il padre: incomprensioni, asprezze, lunghi
silenzi. Confiderà, da grande: «Se mamma sapesse che io conosco
luitü quello che io conosco e che quegli avvenimenti mi hanno
lasciatü delle cicatrici, le avvelenerei questi anni di vita» ’.
Cicatrici. Una vicenda mai rieordata, se non per allusioni
\aghe, nelle letlere, In C elehm zion e di un trenteimio. Finzo For
cei la s'abbandonerà a un gioco - qualcosa a mezzo tra la lantasia
psicológica e Fanamnesi psicoanalitica - immaginando che nel
1929 Gramsci, potendo stuggire alFarrcsto, abbia voluto lasciarsi
prendere:
‘ FC. p. 682.
107
ahubL)ighL’SL'. l ula. il padre celebi'e avvocato. Ia madre di íami'
glia ebrea. Ne ha avulo una bambina, Nadine. Veisato negli studi
di letteratura irancese e con buona cultura nuisicale, può cíuripa'
re d'un pairimonio cospicuo. H delbélite intelleltuale aitraila dah
le idee populisie di Lavrov ed Herzen cd avversa 1'auioerazia
zarista. La gendanneria Io tiene dücchio, non gli è rispaianiala la
sorte conume tigli oppositori, la deportazionc. Lespellono dal
Villaggiü degli Zar: ha inizio nel 1884 la vita randagia sua. delia
moglie Luhi c di Nadine. A Sainara (la Kujbysev doggi), porto
riuviale sul Volga, nasce nel 1888 'Latiana: a Tomsk, in Sibéria,
nel 1890 Eugenia. Cdi è consentito infine di lornare con le tre
bambine a Carküje Selo. e qui nasce Assja (Anna), Ma la repres-
sione poliziesca non s'altenua. Non gli lesta che Lesilio. A Gine-
via — in una casa di via Malan dove Apollo ha ospitato Lenin -
nascono |ulja nel 189b e Viija (Vittorio). Non vi nietterà radiei.
Montpeilier la nuova residenza: una casa con giardino che pochi
anni dopo Giulia. quindicenne. evocherà in un esercizio ddtalia-
no;
I 10
i InUinto Grainsci. diciassetteiine. condudc gli studi nel
nuiliü scalcinato» ginnasio comunalc di Santidussurgiu...)
Irtines filies dominalc (e lorse anclie schiacciate) dalla perso-
aj í i i a patcnia, le sorelle Schucln íannü vita appartata ma non
Mgia. casa c scuola, e in piíi gallerie d’arte. musci, Icatro, i
«uiiccrli airAfgemina e airAugusteo. Nadine prenderá due lau-
icc. I atiana sludia contemporaneamenie medicina e scienze natu-
rali e trova anche il tempo d'applicarsi al disegno. Genia s'iscrivc
■ill Aecademia di Belle Arli. stringe amicizia con una eompagna di
corso, Nilde Pcrilli. segue specialmente Duilio Caitibellotti, sculto-
ic, pittore, illustratore di libri e scenogralo teatrale. Anna e Giu-
lia. ailieve dei Liceo musieale annesso alTAceademia di Santa
t eeilia, si diplomano in violino. Dirà Nilde Perilli ad Adele
(. timbria:
Ivi. p. 60 .
Ilmí.
la; büla, Iragile, allruista. ci'ealiva, svencvole. scontrosa: «Lagcn^
te mi slanca. Anche la laniiglia |...| I bambini di Cave mi si
allezionano sempre di piü. Sono vcnliquauro. Ma eredu di non
avere piü il cuorc abbastanza Irescü per poler essere completa
mente lelice con loro». «C e qualcosa di malato nel mio desiderio
di essere amata da diie, dieci, cento bambini |..,j Cerco una
dülcezza, iin riposo che non trovo nel loro aniore». «Ho fatto un
lavoro. Ho ripreso i buoi in un modo un po' diverso da come li
lacevü a Roma. Ho un po' di paura di rnostrarli a Cambellotti
perché sono quasi certa che dirà che sono lurbal». «Vittorio dice:
tu non viioi ballare, non vuoi suonare, non vuoi andare a teatro,
non vuoi divertirti: perché non ti fai monaca? ba vita è per
divenirsi. e tu non vuoi vivere: fatti monaca. Io invecc desidero,
e come, vivere: ma (...) quando sento ridere scioccamentte come
ridono i miei vicini menlre ballano, la vita mi si arresta» 'C
(... Intanto a Ghilarza Granisci, ventenne, studia per il concor-
so dclla Fondazione albertina...)
Nel prolungato esilio, il patrimônio di famiglia scema, ed alia
pena dello sradicamento saggiungono le ristreltczze. Raceonterà
Adriano Cambellotti: «Una volta, con moita dignità, chiesero a
mio padre di aiutarli a vendere alcune preziosc icone dei 1400.
Non avevano Faria di stare in buone aeque, linanziariamente» ".
Cominciano a disperdersi. La prima ad andarsene, nel 1915, è
Nadine, sposa d ’un avvocato di Tiflis, in Geórgia. Genia parte nel-
Festate dei 1914. Ha ventiquatlro anni, insegna a Varsavia (ancora
parte dei dominio zarista), nelia scuola israelita «Krinskj»: «una
classe di cinquanta e piü maschi di tredici-quattordici anni, ragazzi
che non sanno nessuna lingua, né il russo —perché siamo in Polo-
nia —né il polacco - perché sono Ebrei - né Febreo perché sono in
Rússia!» 'C
Ivi, p. 48.
Ivi. p. 50.
Ivi, p. 55.
Ivi, p. 55.
inlanlili. dei sonisi sineeri |, ,j Üui c pericoloso ailontanarsi dal cen
tro. Ci sotio tanti uomini che hanno íame,''
Sai che vivo tia ercniiía? Sai che non esco se non per andarc a
scuola? Voglio rnoho bene, sai, alia mia scuola. nia Ia voglio lasciare
ranno vcnluro. Non nc posso piii di Ivanovo: nii sembra, e qucsia
idea non c gaia, di essere diventata un tiroir à débarusaer, dove cudono
pensicri, íalti, impressioni, e non ho Ia forza di meUcrli in ordine |...|
Voglio andarc a Mosca».''
Ivi, p. 50.
Ivi, p. 52.
Ivi, p. 50.
114
:>ii\ in t u m u lt o . P e n s a v o : Ir a p o c o t o c c h c r à a m e . R i n i a t t i a r r i v ò
l a c n lu in c u i m i i n v it a r o n o a s a lir e su l p a lc o .
Ivi. p. sü.
Ivi. p. 52.
Ivi. p. 50.
114
lorc in tumulto. Pensavo: Ira poco toccherà a me. P inlatli arrivo
nicnto in cui mi invitarono a salirc sul palco.
115
subilo dopo. 'Che viso niagnifico lia sua sorella! - disse Antonio
quando rcslammo soli - Ha qualcosa di bizantino, non è ve
ro?’» II raceonto di Ciiulia;
Sai, penso sempre a una notte famosa che abbiamo passato insie-
me a «Sieriebriani Bor». Ti ricordi? Tu eri ritornata da Mosca, mi
pare, e nella tua stanza avevano messo degli altri letti, dove dormiva
già qualcuno quando entrammo nel padiglione. Ricordi? Tu rimanesti
nella mia stanza: prima ti mostrai il comizio dei gufi sulla veranda,
poi parlammo di tante cose generali, ma specialmente di un verso di
Dante che dice «Amor che a nullo amato amar perdona», poi doveva-
mo dormire e c’era un letto solo e allora io ti feci piangere, cinicamen
te [...| Ti ricordi? Ti coricasti nel mio letto e nessuno dei due dormi
[,.,| Mi ricordo tutti i particolari, perche' mi pare che qiiella notte sia
stata molto importante per noi. (6 ottobre 1924).’”
116
;:i;o il tuo sviluppo intcllcltualc. li uvrcbbe permesso di üinarmi con
n a completo übhamkmo. (29 marzo 1924)
Kiandavo col pcnsiero a tutli i ricordi delia nostra vita comune, dal
!'i'imo giorno chc ti ho visto a «Sieriebriani Bor» e che non osavo
cnirare nella slanza perché mi avevi intimidito [...] al giorno che sei
ji.ii lita a piedi e io ti ho accompagnato fino alia grande strada attraver-
o Ia íoiesta e sono rimaslo tanto tempo ferino per vederti allontanare
unia sola, col tuo carico da viandante. per Ia grande strada, verso il
mondo grande c terribile e poi e poi tutto il nostro aniore: oggi tu slai
per essere madre e le nostre vite sono legate, ma noi siamo lontani
1'uno dallaltra. (30 giugno 1924)
Credo che ti abbia impressionato male il fatto che una volta io sia
mdato via o abbia fatto mostra in qualchc modo di non poter soppor-
ime Ia musica: c certo quella certa volta io soffrivo realmenle. ma ero
m condizioni nervose deplorevoli e la musica mi limava i nervi in
modo da farmi venirc le convulsioni.”
117
Io ero convinto che lu soffrissi di ciò chc gli psicanalisti credo
cliianiino «complesso di inferiorilà» che porta a una sistcmalica repres-
sionc dei propri iinpulsi volilivi, eioè delia própria personalità, e allac-
cettazione supina di una Funzione subalterna nel decidere, anche quan
do si ha Ia certezza di averc ragione, salvo di tanto in tanto ad avere
degli scoppi di irritazione Furiosa per cose anche traseurabili. Neirotto-
bre dei 1922, quando Fui ad Ivanovo, un mattino, avendo trovato Ia
porta aperta, entrai a casa vostra senza che nessuno se ne aceorgesse e
cosi potei setitire, senza che tu Io sapessi, uno di quesli seoppi Furiosi.
Te tic parlai in seguito. osservando che Ia caratteristica dei tuo caratte-
re cos'i «mite e dolce» avrebbe dovuto essere corretta alquanto perché
talvolta diventi un po' «galletto».”
14 luglio 1924:
Tua sorella sta bene. Non sono ancora riuscito a parlarle perche si
trova ai bagni non so dove. È stata ammalata recentemente presso Ia
clinica Bastianelli al Policlinico; quando scppi il suo indirizzo e mi
Ivi, p. 477.
Canibria, op. dl., p. 96.
Gramsci, Furse rimarnii loutaua cit„ p. 91.
I 18
i! Polidinico, ella era già riniessa c partila per i bagni, chi diccva
ai.i e chi in hoscana |...J Ella è conosciuta all’Ambasciata russa,
laio si sia latta rcgistrare come cittadina dell’Ukss (cioè delia
i a g o s t o 1924:
119
r;ippoi‘lo daniore. Vive insegnando seienze naUirali in iin istituto
prixalo. il «Ci'aiKÍon». 2 felibraio 1925:
7 febbraio 1925:
120
(hiH autunriü dei 1925. Trentasette anni l'ania, trenta-
í ('pcnia. ventinove Giuiia; Deliü ha compiuto 1’anno in
p ! (\ino avcva potuto conoscerlo solo in marzo, in un breve
. rno a Mosca). Genia ha recuperalo in pieno Ia mobilità ma
‘ implciamente Ia salute menlale. Vive per Delio: inorbosa-
I piu che «1’altra manima». È «padre-madre». Concede
p iiilia, che ha sültomesso, dessere «1’altra manima»; respinge
ii»>. • 1'altro padre», gelosa di lui.
i'ci slaic in Italia, Giuiia deve avere un impiego. Ha rinunzia-
' pin aolTerenza al violino e airinsegnamcnto delia musica. Fa
' 1,0 010 gi'igio nelFambasciata soviética.
Icmpi duri, d'inaudita fcrocia: i 1'ascisti assaltano, massacra
' Ia \iia degli oppositori non è sicura. bisogna muovcrsi con
aiicla. Gramsci ha giudicato prudente non unirsi ai familiari,
im (li coinvolgerli e che il governo revochi a Giuiia il permesso
I (>ggic.)ino; continua ad abitare perciò in via Morgagni, dei
Io non distante da via Trapani. Da Giuiia e Deliü viene sul
II dl. Cena e sdntrattiene fin ollre Ia mezzanotte. Non escono mai
I icmc. Qualche volta Giuiia va con Tania. Genia e Nilde Perilli
1 lonccrti delFArgentina o delTAdriano. Nino non le aceompa-
iia. 1’iclerisce restare a casa con Delio: vede in lui virlü straordi-
iMc, gli si rivolge come ad un ometto.
\ iene a Roma anche Apollo, una bclla figura alia Tolstoj, il
ipo forte e Ia barba lunga e candida. La Roma dei 1926, crocc-
I di milizie, somigiia poco alia Roma quieta e tollerante chegli
o.oa conosciutü nelLanteguerra. Ma Delio è unottima ragione
. r viverei...
Diià. riandando a quei dieci mesi, Nilde Perilli:
121
Cicnia scopriva chc Gramsci aveva dormito in quella casa una nottc, facc-
va delle sccnatc; diccva chc era pcricoloso, chc loro erano straniere, chc
njfíicio Politicü poteva revocare il permesso di soggiorno dalla scra alla
mattina [,..J Gcnia si vedcva chc cra una pcrsona che sapcva di política,
Forse per ciò tutti finirono con il darle ascolto quando decise che Giuiia,
incinta dei sccondo figlio, doveva lasciarc Fltalia, Fu una sccna drammati-
ca, quella: Giuiia sul letto chc piangeva, Gcnia che le allacciava il busto
di gravidanza e ad ogni stringa che le annodava sulla schiena ripeteva
«Via via via da questo Paesel». Pareva che lei, che aveva tanto amato
ritalia da ragazza, ora 1'odiassc. Nessuno osò opporsi alla sua volontà; né
Apollo Schucht nc Gramsci. Lui non presc nessuna posizione nc pro nc
contro. Ricordo che Giuiia si disperava con me. Mi diceva: «Se almeno
Antonio si imponesse a Gcnia, se dicesse chc gli servo qui»...*^
122
ii (I jíli Io durante Ia prigionia. Nel 1927 il signor Ciccillo è
1,1 \alido, sessaniasei anni, ma non verrà mai a irovare il
|ii igit)niero. Gennaro ò tuoruscito in Francia, sbandato. Ma
M I isia, s'c tiralo da parte, e Nino ha scritto a Tania:
,11 miu Iratello Mario non posso piü contare. L'ho capito un mese
una Icttera di mia madre. La mamma mi scrisse daver
iiiiii una Icttera dalla moglie di Mario, con molti lamenti ecc.
I a Mario di venirc a colloquio; mi sembrò molto imbarazzato.^”
\on lio piíi scritto a Mario c certamente non gli scriverò piü. Ho
1’iiui clic ha avulo moita paura di conipromettersi e io non voglio
.'iigli ncanche il piü lieve fastidio.^
I );i Giuiia non riceve, nelia lunga carcerazione. che sedici lettere
.lodici nel 1927-28, solo quattro nel quinquennio sino al 1933, nes-
ima dopo). Giuiia c crollata. Paga un costo che Gramsci, protagoni-
1,1 delia lotta politica rivoluzionaria, aveva messo nel conto per sé, e
I, cslerna a quelEazionc, no. Scriverà Nino il 7 aprile 1931:
LC. p. 121.
I.CU. II, p. 277.
Ivi. p. 29Ó.
Ivi. p. 300.
123
Quando si è iegata Ia própria vila a un fine e si concenlra in
qucsto lulla Ia sonima delle proprie encrgic c tulta Ia volonlà, non è
immancabile che alcunc o molte o sia pure una sola delle partite
individuali rinianga scoperta? Non sempre ei si pensa e perciò ad un
certo punto si paga. Si scopre niagari che si può sembrare egoisti
proprio a queili cui meno si era pensato di polerlo sembrare. E si
scopre 1’origine cleWerrore chc è la debolezza úi non aver saputo ostire
(li resutre soli, di non crcarsi legami. affczioni, ntpporii, ecc.
Mio carissimo, ricordi? Sono già tanli anni che ci siamo conosciu-
ti. Ci ho pensato ieri perché ho conipiuto trentun anni |...| Ci ho
pensato con tanta dolcezza [...] Caro, non ho scritto da tanto tempo e
mi sembra che non riuscirei a scriverti senza dirti la verità chc sono
stata male [...] Mi sono curata due mesi interi in un sanalorio. dal
quale sono uscita quindici giorni fa molto rinlorzata e serena. Ho
avilto un poco di esaurimenlo e di nervosismo, ma adesso sto bene e il
medico, quando gli ho parlato prima di uscire dal sanatorio delle mie
capacita di lavorare, mi ha deito: non lavorare piü di dieci ore! Cosi
sono soddisfatta. Delio e il piccolo stanno bene. Giuiiano ha due
dentini, bianchi bianchi [...J il visetto è abbronzato dal sole, con degli
occhi dolci, quasi neri, con delle ciglia lunghissimc [,..| Ti abhraccio,
caro. Scrivimi.’’
124
1 .mcora:
lu sono ancora persuaso che nel male di Giulia entri come causa,
enlata crônica, la poca preoccupazione delia vita fisica; alimentazio-
nun adeguata, riposo male organizzato, sforzi di lavoro eccessivi
I I cncrgia di cui si dispone, e tutto ciò inutilmente, non per necessi-
|icr íorza maggiore, ma per mancanza di método e per uno spirito
;k rilizio inteso irrazionalmcnte e puerilmente.”
Ihul.
I 0. p. 144. ^
l\i. p. 641. Dal febbraio-niarzo 1931 sino al luglio 1932 Giulia si
iuipoiic a cura psicanalitica. Gramsci obietta. Acute osservazioni svolge in
upoMio H. Forcella in Gramsci, julca e Ia psicanalisi, conipreso in Celebra-
125
Un'inconiprcnsione che non aiutcrà Gitilia, di quando in
quando internata nel sanatoriodi Soei, in Crimea (e Gramsci ne ò
lenutü all’oscuro).
Nuova presenza ccnlrale nclla vila di lui. in questi anni di fili
spezzati, c Tania. Ia sola che gii stia vicino visilandolo in cárcere
assiduamente e prendendosi cura di sue questioni anche delicate.
Ncl 1927 ha trentanove anni. Dal 1915 vive sola, come rassegna-
la alia solitudine («Mi sono sempre occupala di quelli che mi
erano cari, ma non ho mai lasciato a nessuno 1’agio di conoscere
Ia mia vila intima |...| Io mi dichiaro fortunala se nessuno mi
baslona» "’)• Ha un temperamento lirico, con punte d’ent'asi e
languori romantici («Da piccola ho sempre sofíerto di un certo
senso di passione di cui ò sempre stata pregna ralmoslera di casa
noslra» ’ ). Nel 1915 si separo dai suoi che tornavano in Rússia:
allora forse perche Iraltenula a Roma dalTimpiego. Non li ha
seguiti neanche dopo Ia villeggiatura a Trafoi, nel 1926. Perché
neppure ora? Si deve immaginare che non sia stato estraneo a
questa scella 1'appagamento che le dà Ia compagnia di Nino. Sono
divenuli amici dal primo incontro, lei si è sentita 1'inalmente, in
quei mesi di vita comune prima delTarresto di lui, meno sola: è
come subenlrata a Giuiia (non nel rapporto sessuale, beninteso),
e di quei giorni vissuli con 1’animo delia «similmoglie» serba
memória lieta. Gli scrive ad Ustica e poi a San Vittore:
Non ho piii nessun motivo di tornare a casa per le ore dei pasti.
Quando verrai a Roma, ricominceremo ia nostra vita casalinga. Del
resto sai che mi piace occuparmi delia casa, non per le faccende in sé
ma mi piace organizzare una vita conforme alie esigenze fisiche del-
ruomo,’"’
126
p.i/ioiic alia pena altrui, 1’esalta, La vita di lui riempie la
; iinainorata? L’amica sua piü cara, Nilde Perilli, mi dice di
ík iíi di alleviargli le durczzc delia rcciusione con dedizio-
11/a inisLira, avendo per guida sino airultimo 1’etica delLal-
:iii. indulgente quando lui si fa pedante, paziente quando lui
I I di nervi...
I luaggio 1927 - per essere vicina a Nino — si trasferisce a
>m: ha irovato un impiego nella delcgazione commerciale
ii<a; allüggia in una stanza daffitto di via Filippino Lippi;
lU-, riebile e sindrome addominale gastrica Lobbligano al-
i- (lale, vi è trattenuta a lungo; può incontrare Nino solo al-
i.i di settembre, ed è la prima volta che Io vede carcerato. Ne
MiiM shück. AIFuscita gli manda una cartolina poslale:
\ii sembra di essere stata proprio una stupida e di non aver saputo
luilla. e non potevo fare a meno di piangere. Spero che vedendoti
‘la saro meno emozionata e che anche tu saprai dirmi di che cosa
biMigno |...] Temo che tu mi abbia trovato ancor piü stupida di
iiiii mi considero io."'
127
Vedi che io ti scrivo proprio come a una sorella e tu in tutto
questo tempo sei stata per me piü che una sorella. Perciò ti ho anche
tormentatü un po’, qualche volta. Ma non è forsc vero che si tormenta
proprio coloro che ci sono piü cari? Io voglio che tu faccia di tutto per
guarire e star sana. Cosi potrai scrivermi, tenernii informato di Giuiia
e dei bambini e consolarmi col tuo affetto.'”
17 dicembre 1928:
Penso che farai molto bene ad andare dai tuoi. Tua madre, special-
mente, ne sarà tutta consolata e felice.*’*’
28 luglio 1930:
LC, p. 122.
Ivi. p. 345. II corsivo è nostro.
Ivi, p. 197.
Ivi, p. 243.
128
ii t upi delle dogane, dei visti ecc. Tutto ciò è undnezia (...J
ima, dcvi poprio esser brava e non farmi slare sempre col rirnor-
' |'or causa mia non puoi fare ciò che piü ti piacerebbe.*'
I\i. p. 3s6,
Fondo Gramsci.
I C', p. 622.
129
nieglio il destino trágico di quattro inielici proprio registrando Ia
concomitanza c interazione di singole specifiche «coniplicazioni».
Ia malattia nientalc di Giuiia. Ia posscssivilà deviala di Genia. II
lanatismo romântico di 1’ania. Ia psicologia lurbata di Gramsci
(facilita al sospello, pcrmalosità, irascibilità) per Ia solitudine
polilica. Ia progressione delle malattie e Ia lontanza chi Giiilia
(anche frustrato per come vive Ia sua paternilà astratta).
Bencbc siano poche le lettere dalla Sardegna. Gramsci sa
comunque piii dei suoi di Ghilarza che dei suoi di Mosca:
’ Ivi. p. 559.
‘ Cambria. u p . c it . . p. 128.
Ciocü di parolc tra il cognome Corrias. paremi delia madre, e c o rr ia z z u .
che in sardo viiol dire coriaceo.
’ Dolei sardi.
’ * l.C, p. 55.
’ Ivi. p. 64.
130
>M;^^inla niamnia, mandami tante noiizie di Ghilarza, di Abbasan-
: Itoioiieddu, di Tadasuni, di Oristano. Zia Antioga Putzulu vive
i.i ’ r. chi è il podestà? Felle Toriggia, credo. E Nassi cosa fa? E
I di Oristano vivono ancora? Zio Serafino sa che ho dato nome
,il mio bambino?
IVi, p. 81.
I\i, p. 99.
I \i, p. I )2.
I.CU, II. p. 276.
Ivi, II, p. 287.
Povera donna. Credo che fosse molto brava, nonostante qualche sua
innocente posa di superiorità continentale. E poi, ha certamente contri-
buito a svecchiare un po’ Pambiente di Ghilarza, scnza paura di urtare
pregiudizi, istituzioni e persone. Ti ricordi il primo circolo femminile
da lei propugnato? E quando ícce seppeilire civilmente il suo fratello
censore? Che scandali, che brusii.'*'
Caríssima mamma, sai cosa dovresti fare? Nelle tue lettere dovresti
passarmi in rivista tutti quelli che Io conoscevo e darmi loro notizie,
specialmente di quelli che in questi ultimi anni sono riusciti a cambia-
re Ia loro posizione, in meglio o in peggio. Vorrei riuscire a compren-
dere se Ghilarza, con Ia nuova situazione amministrativa che le è stata
fatta e con Ia vicinanza del bacino del Tirso, ha Ia tendenza a diventa-
re una città; se c’è un maggiore commercio, qualche industria, se una
parte delia popolazione dalle tradizionali occupazioni rurali è passata
ad occupazioni di altro genere, se c’è uno sviluppo edilizio, o se invece
è solo aumeniato il numero delle persone che vivono di rendita.
Perché mi capisca, dirò che secondo me Oristano non ò una città e
non Io diventerà mai; è solo un grande centro rurale (grande relativa-
mentc), dove abitano i proprietari di terre o delle pesehiere del territó
rio vicino e dove esiste un certo mercato di manufatti per i campagnoli
che vi portano le loro merci agricole. Un centro di commercianti e di
proprietari fannuiloni, di usurai cioè, non è ancora una città, perché
non c’è produzione própria di nulla che sia importante. Ghilarza tende
a diventare come Oristano o Penergia elettrica dei Tirso dà Ia base a
qualche industria sia pure iniziale? *’
LC, p. 184.
LCU, II, p. 289.
LC, p. 62.
132
1' lui cülpilo niolto chc Franco, almcno nelia fotografia, rassomi-
o alia noslra famiglia: deve rassomigliare a Paolo IPaulcsu,
I ' di fercsina] e alia sua stirpe campidanese e lorse addirittura
uddina: c Mimi a chi somiglia?'"'
I\ i. p, 64.
ivi. p. 663.
I cltera cuslodiUi da Diddi Paulesu Gramsci.
133
Alia line di quel 1932. il 3ü dicembre, Pcppina Mareias muo-
re. Ma al liglio, inasprilo dalla rovina fisica e in condiziüni di
stanchezza moralc, scelgono di non dirlo. Glielo tengono nascoslo
per duc anni. Sci'iverà nel 1936 a Giuiia:
Tu hai crédulo che io non sentissi. fin dal '32, che la mia povera
mamma era morta? II piii forte dolore l'ho sciitito allora e veramente
in modo violento, sehbenc tossi in grave stato di prosirazione fisica.
Come potevo immaginare che mia madre, viva, non mi scrivesse o
lacesse scrivere e che da casa non mi accennassero piü a lei? ‘“'
34
\ Cara |ulca, iü conservo dei luo papà dei ricordi che me Io
>nibrare sempre presente c penso con rimpianto che avremmo
innosccrci piü e meglio |...| Ma questo rientra nelia zona delle
'iii perdute da me non IsoJ se per mio difetto, perché dal ’20 in
í m gran parte vissuto sotto Tincubo di ciò che sarebbe successo
i.i c delia enorme quantità di forza che avrei dovuto avere per
MUI in londo ciò che mi pareva giusto e necessário. Cara, polrò
í !i mai di tante cose? Adesso sono diventato di una ipersensibilità
I usa e non potrei mai scrivere su certi argomenti. Forse non mi
-picgato sufficientemente quando ti ho scritto dei ragazzi e dei
1 lic non riesco a comprendere Ia loro vita solo dalle loro lettere
; iglí accenni che lu me ne l'ai. Non capisco neanche a che punto
1 loro sviluppo intellettuale. A te importa la loro sensibilità e Ia
*u //,a dei loro sentimenti |...| ma tu sei la mamma e oceorre
pic ricevere con cauzione le impressioni delle mamme e 1.,.] natu-
la nic anche dei papà, quando vivono sempre a contatto dei loro
m IcIIÍ e si sentono commossi per ogni loro mosselta. Non riesco a
IIn paragone tra la loro «cultura» scolastica e quella dei paesi
aicniali; non posso fare un paragone neanche pensando ai miei
idi. l ultavia; ho ricevuto una lettera di un mio nipotino che è piii
oinc di Delio, e che questanno entra ncl ginnasio. Mi pare che non
o).i la ricchezza di sentimenti e la larghezza di interessi e di visioni
l>clio, ma che sia piü ordinato intellettualmente e che sappia ciò
nolc (bisogna tenere conto che ha vissuto finora la vita meschina
ngusia di un paese delia Sardegna, non paragonabile a una città
ndialc dove confluiscono enormi correnti di cultura e di interessi c
enlimenti che raggiungono anche i venditori di sigarette delia
ida, cccomel), Giuliano mi pare moralmente piü pacato di Delio.
ilcüualmente meno turbolento, ma perciò un po' indietro anche
i| suo temperamento. Cara lulca, oceorre che riversiamo nei nostri
,í//i tutto lalTetto che ci univa ai nostri cari e che Io facciamo
ucre in loro in ciò che di meglio e di piü bello ce nc rimane nelia
iiKiria, Ti abbracciü con tanta tenerezza,*'*
I ruddio,..
' Niwvc lellere di Antonio Gram sci e alíre lettere di Piero Srajjii. a cura
\. \. Santucci. prcíazaonc di N. Badaloni, Roma 1986, p. 48.
135
(siiona íinchc, al pari delia niamma, II violinu). L, vcnuto dal-
rURSS per visilare i luoghi dcirinlanzia c delia prima giovinezza
dei padre. Ii)i lui conosce solo eiò che Ia mamma e le zie Cenia e
Tania gli hanno raecontato. Ic cose lette nei libri e le poehe
lotogralie esistenti: non ha potulo mai vederlo.
136
iioliza dcterniini in loro reazioni sgradcvüli, ma il modo
Miiavli deve essere sccho con critério^''.
I 1 p. 3 9 1.
I\i. p, 381.
137
gli piíiccvanü le scorribandc tru Ia valle dei Tirso sono San Serali-
no e gli orti c i rusccili di Canzola c Ia casa di zia Maria Domeni-
ca Condas ad Abbasanta! bra staio colpito dalla IcUuradel loinan-
zo di Daniel Idcfoe c si sentiva un piccolo Robinson Crusoe:
«Non uscivü di casa scnza avere in lasca dei chicchi di grano e
dei fianimiferi avvolli in un pezzettino di tela ccrata per il caso
che potcssi essere sbattuto in una isola dcscrla e abbandonato ai
miei soli niezzi», Questi che vedianio sono i canipi dove egii si
divertiva ad acchiappare luceriole, a lanciare ciottoli íaccndoli
balzellare piu volte suiracqua. a spavenlare le volpi con un basto-
nc poggiato sulla spalla come fosse un fucile e gridando «buml».
Giuiiano comincia a estraniarsi. Guarda lonlano e lace.
Dopo molto, solo per rispondere ad una domanda dice:
138
i|iianti piíi uoinini c possibile, tuUi gli uomini dd mondo in
I iiniscono fra loro in società e lavorano e lottano e migliora-
u ^si non può non piaccrti piü di ogni altra cosa."
Ui. p. 845.
139
deirottobre. A nome dei eonuinisti ilaliani Elio Qucrcioli parlò soprat-
lutto delia storia di Giuiia Schucht e di Antonio Grarnsci, una bellissi-
ma e tragica storia damore tra una rivoluzionaria russa e un rivoluzio-
nariü italiano. Foi. in un grande silenzio, riprese il suono delEInterna-
zionale e venne il momento deUaddio. La bara fu calata lentamente
verso il luogo delia cremazione.'"
SARDEGNA, LE RADICI:
GRAMSCl «FEDERALISTA»?
1,
1 suo staio danimo era allora, nei primi anni delia sua giovinezza,
■iicntc non soltanto sardo ma, direi, sardista. Egii sentiva proton-
Mic il risentimentü comune a lutti i sardi contro i lorti iatti
ola c queslo diventò anche per lui risentimento verso i continenta-
11 rst) il continente [...1 Egli pensava allora che la Sardegna dovesse
iiicrsi altraverso una lotta contro il continente e contro i conti-
iii per la própria liberta, per il proprio benessere, per il proprio
141
progresso. Un ribellc era già allora Antonio Cranisei. In pari tempo il
suo pensiero si orientava verso il socialismo.’
2.
142
iicrno, privo di vie di com unicazione, c pressochc nullo. La
circüscrizione chc comprcndc un quinto delLisola, non ha
a chc la rileghi alie altre provinde. Le crisi di miséria vi sono
143
briganlaggio fiscale dei governi. Esiste un calasto formato precipi-
tevolmcnte con rilevazioni a vista, Di ogni appezzamento, esso
dovrebbc indicarc reslensionc, la collura e la rendila; in reallà c
un repertório di errori di misura e di stima. Le rendite imponibili
vi appaiono gonliatc da slime inique. In simili eondizioni, il pro-
eesso di proictarizzazione delia classe dei m assajos si fa inevitabi-
le. Al piccolo proprietário non rimangono aperte ehe due strade:
o assoggettarsi airusura. e Hnleresse piü mite è dei 25 per cento
per soli tre o quattro niesi , o laseiare ehe i suoi terreni siano
indenianiati dallo Stato. In tema di devoluzioni al fisco, c e un
raceonto di Grazia Deledda, pubblieato nel ’94, assai illuminante:
144
3.
145
La crisi in cui furono spietatamenlc getlalc l'ltalia mcridionale e le
isole con Ia guerra cli tariffe franco-italianc - scriverà Gramsci sul-
r«Avantü», edizione picmontesc, il 23 ottobre 1918 - c slata spavento-
sa, Lesportazionc dei prodotli ugricoli e dei besliame si vide ehiusi i
mercati nalurali c redditizi. Segui una contrazione di attivilà tanto piü
deleteria quanto piü Ic lorze produttivc crano deboli e incerte. Le
grandi banche che amministravano il credito agricolo failirono clamo-
rosamente, i risparmi di migliaia e migliaia di piccoli proprietari 1'on-
diari, racimolati col sangue e il sacrificio proprio, dei propri figli e
specialmente dei proletariato agricolo, andarono in malora. Anni tcrri-
bili, che in Sardegna, per esempio, hanno lasciato Io stesso ricordo
delLanno 1812, quando si moriva di fanie per le vie e uno starello di
grano veniva clandestinamente scambiato col campo seminativo corri-
spondente. L'inchicsta delLon. Pais sulla Sardegna ò un documento
che rimarrà indelebile marchio di iníamia per Ia política di Crispi e
dei ceti economici che Ia sostennero, L'isola di Sardegna l'u Ictteral-
mente rasa al suolo come per un’invasione barbarica; caddero le lore-
ste, che ne regolavano il clima e Ia media delle precipitazioni atmosfe-
richc, per trovare merce facilc che ridesse credito, e piovvero invece
gli spogliatori di cadaveri, che corruppero i costumi politici e Ia vita
morale. Nel viaggiare da Golfo Aranci a Cagliari, qualche vecchio
pastore mostra ancora i monti di nudo granito scintillanti al sole
torrido e ricorda che un tempo erano ricoperti di foreste c di pascoli;
le piogge torrenziali, dopo Ia sboschimento, hanno portato al piano e
al marc tutto lo strato di terra utile,”
146
j.-.| dallc solTcrcnze di secoli: e avrà quel giorno Ia Sardegna,
il sole delia patria, il posto conquislalo con lagrime e sangue, il
- l he Ic spetta dalla giustizia dclla nazione, nel banchetto de'
4.
147
Ia uno stuto d'inquieludinc acuta. La recrudcscenza dei banditi
smo ha radiei in essa
S ’era registrata ncgli anni di lloridczza dei traFfici con Ia
Francia una progressionc discendente dei delilti: da 184 rapine
nel 1880 alia metà giusla, 92, ncl 1887: da 235 omicidi dei 1880
a 148 nel 1887. Nel 1904. dopo un settennio di crisi per Ia
chiusura dei niereato francese, le rapine risalgono a 222, gli omici
di a 21 I. Sono esplosioni di violenza irriducibili dentro uno sehe-
ma unico di comportamento. La pastorizia è in lottti con 1'agricol-
tura, e dalla contesa dei terreni, dal gesto delLagricoltore che
scaccia Loccupante abusivo dal suo campo nascono situazioni di
conllitto, odi tenaci che si propagano dentro i gruppi familiari,
sino a contrapporre clan a clan, in una sorta di competizione
tribale. C e un deposito senza londo di rancori lentamcnte aceu-
mulati contro Lesattore che rastrella il magro 1'rutto di una immen-
sa latica e confisca il ritaglio di terra, la casupola, il giacigiio. Ce
avversionc prolonda al proprietário dei pascolo che si limita a
riscuotere il cânone di aflitto senza mai preoccuparsi di migiiora-
re la terra e lascia sulle spalle dei pastore lutto il peso delle
cattive annale. E c e la lotta per sopravvivere nelia società dei
pastori nomadi, dove ladro e derubalo si identificano. II furto è
un rimedio contro Linstabilità, c un indennizzo contro il furto
súbito, dopo una stagione andata malc, o è anche una forma
assicurativa in previsione dei furti che si patiranno o delle annaie
in perdita che ancora verranno. Odi mortali finiscono per spacca-
re i villaggi. II latitante punisce il nemico; gli sgarretta il bestia-
148
li inccndia il campo per rappresaglia. Insieme depreda il
(loic, estorce al possidenle per procurarsi i mezzi di vita e
[Mgare le spesc di giudizio. Sono dunque molli e talvolta
iddiUori gli elcmenti dislintivi dei fenomeno, Ma, al fondo,
iiiliiismo ha Lin intreccio di concause che danno alio scatto
i:|H>sto dei fuorilegge un significalo di protesta. Si diftonde
il mito dcl «balente». Oscuri verseggiatori dialettali gli attri-
oiir) generosità danimo. È il vendicatore. Chiamano i bandi-
(giganti), E non è mito relegato nel chiuso di pochi
i; gí. Esce nel 1894 su «Ldsola» di Sassari 1'intervista di Seba-
lii Salta coi banditi Derosas, Delogu e Angius, raggiunli alia
I hia. Nel 1897 il saggista e romanziere Enrico Costa dà alie
iipe (iiovaim i Tohi. Sloriu di un handilo sardo narraía da lui
Usiiiio. È un continuo circolo di succhi umorali che le classi
.ilierne comunicano ad alcune zone di intcllettuali e che, arric-
;i dal vigore fantástico di questi. tornano al popolo con aumen-
I caiica suggestiva. Cosí, poco a poco, le vecchie glorie nazio-
I arde (nazionali entro una dimensione di patria sarda), Eleo-
i,i d Aiborea, Leonardo Alagon e poi Giovanni Maria Angioy,
liliscono, sostitLiite neH’immaginazione popolare da questaltra
iiilogia barbarica. E seppure nelle scuole di Ghilarza il maestro
ilicr Pietro Solgiu saltarda a lodare il marchese di Zuri facen-
. aniare ai suoi alunni (Gramsci fra questi): «Fulminar la
m l ba Aragona / l’han veduto le attonite genti / rinnovare gli
dali portenti / dei romano e dei greco valor», davvero poca è la
iccipazione sentimentale dei ragazzi a simili gesta. «A noi,
milo, - scrive Antonio Gramsci — non riusciva di immaginare
le «genti attonite» per Peroismo dei marchese di Zuri; piutto-
[liaceva Giovanni Tolu e anche Derosas, che sentivamo piü
di anche delia grande Eleonora,»''
5.
149
d'un lavom stabile nel bacino mincr-ario di Iglesias. Vi opera in
prevalenza il capitale stranicro, írancese o belga. Ed ò semplice
attività di rapina dellc risorse dei sollosuolo, solianto attività
estraltiva, scnza paralleli impianti per Ia riduzione dei greggio c
senza industrie derivale. Rare sono anche Ic inizialive di urbaniz-
zazione dei luoghi dove si coneenlra Ia massa operaia: i servizi
scarseggiano o mancano dei tutlo, e le abilazioni eostruile dalle
compagnic, propiaetarie dogni cosa, sono uguali a stalle. La eom-
missione parlamentarc dinchicsta inviata ncILlglesiente dopo i
moti dei 1906 cosí le descrive:
150
'lü privilegio, poichc ne siamo dai superiori severamente proibiti.
Ila laveria di Seddas Moddizzis si lavora per undici ore consecutivc
nire in tutti gli altri posti si lavora dieci ore soltanlo) e ibperaio è
irelto a mangiare quel tozzo di pane nero mentre lavora, avendo
eompanatico polvere di calamina o di minerale.
I5I
pcvolc dclla sua forza e non in grado d'intendere i vantaggi del-
rorganizzazione. I detentori dei potcre non hanno alcun interesse
a pronuiüverne lemancipazione. Dcputalo al parlamento per il
collcgio di Iglesias è un padrone cli miniera, ronorcvole Castoldi,
fiduciario in sede politica delle eompagnie minerarie. II 27 giu-
gno 1906 cgli vota contro Ia proposta di legge Sonnino per la
moltiplicazione delle scuole popolari ncl Mezzogiorno e nelle
isole.
6.
La scena politica sarda ò dominata nel ventennio a cavallo tra
i due secoli da uomini dorientamento non facilmente definibile,
intorno ai quali si aggregano clientele da nient'altro mosse che
dal desidcrio di mettcrsi nelLorbita dei potente per ricavarne be-
nefici e la forza necessária per contrastarc la fazione avversa. Per
gli alti indici d’analfabetismo, i ceti popolari sono esclusi nelia
quasi totalità dalle competizioni (il censimento dei 1901 rileva il
63,57 per cento di analfabeti in provincia di Sassari e addirittura
il 71,42 in provincia di Cagliari). Pochi intermediari Ira il deputa-
to e la base manovrano la parte di popolazione ammessa alPurna.
Di idee, ní>n il piü tenuc barltime.
152
t, Icnaci, intransigcnli, battaglieri: ma non sono partili politici, nc
líiii mossi da interessi generali e locali; sono partili pcrsünali, con-
ianc nello stretto senso delia parola. Che a Roma prevalga questo o
i progiamma politico, poco importa; importa ancor mcno che l'uno
litro dei partiti parlamentari predomini. Ciò che importa è che il
>' capopariito sia influente presso il governo centrale, cosi che cgli
'.I dominare in Sardegna: e quivi dominando, siccome conquistalo-
iicnelichi i vincitori. annienti i vinti.''’
l’et piü anni, dalle rispettive zeribe. gli onorevoli Cocco Orlu c
d.iiís si sono incessantemente scomunicati |,.,| I piü non credevano
' .iH uno nc alFaltro ahuna, ed erano propensi a temere amhedue, per
! possibile eventualità che ad uno d’essi fosse concessa l'investitura
II csarcalo sardo. Divenuto Fonorevole Cocco Ortu, istmo tra 1'onore-
U /anardelli e Ia gomma elastica delia Camera dei deputati, il suo
odilü ascese tanto da guadagnargii lambita investitura |,..| Intorno
1,1 sua non scrica tenda bentosto aceamparono tutti i ras delia monta-
m:i i numerosi cavalieri de soga |gli usurai], i piü rinomali paslori, i
i Ncssori dei piü ricchi branchi ed armenti, che posero senza limiti al
servizio Ia loro fedcità ed influcnza. Non essendo intervenuto
iim atio palese di ulleriore ufficiale investitura, i porcari ravvisano
lUna in lui rclfige delia sovranità.'"
IÕ3
Ma Ia sua osülilà si placa non appena il Crispi, dividendo il
poterc con Zanardelli («coslola principalc deironorevolc Zanar-
dclli», definiscc Cocco ürtu il De F-rancesco), gli alfida il sotlo-
portafogliü delia Giustizia. Sono gli anni in eui Crispi rescinde il
vecchio Iraliaiü di commercio con Ia Francia e aggrava le laiille
proteUive conlro le importazioni francesi, con il rovinoso risulia-
to, in particolare per rccononiia sai'da. che se vislo. Ma il sollose-
gretario Cocco Ortu, pago dei polere che il capo dei governo gli
eonscnte di escrcitare, non si dissocia da questa linea, pur causa
di catástrofe per Ia sua ten-a: e sennnai riprcnde a dargii battaglia
non appena trapela il convincinicnto di Crispi che «è possibile
governare un gran paese senza il concorso de' deputati d'lseo e
d’lsili» i£ in segLiilo ministro deirAgricoltura in un governo
d’impronla reazionaria, quello dei marchese Di Rudini: il gover
no che, tra la fine dei 1897 ed il giugno dei 1898, scioglie Caincre
dei lavoro e circoli socialisti, perseguita le associazioni cattoliehe.
interviene con la forza arniata negii seioperi, processa chi li pro-
muove, lascia che si spari su folie inermi (ed i morti dei maggio
milanese sono ottanta, e qualtrocentocinquanla i feriti), profonde
onorificenze ai carnefiei c proclama gli stali d'assedio. Poi nel
1901 ha da Zanardelli il portafoglio delia Giustizia e lo tiene sino
al 1903. Fsclusü dal gabinetto Portis. non gli dà trégua, e dopo
soli quarantasette giorni, l’8 lebbraio dei 1906, il governo è travol-
to. Si dice a Roma: «Non bisogna lasciar vagabondare Cocco
Ortu per la Camera: necessita dargii un portafoglio». L'incarieo
di formare il nuovo governo è affidato a Sonnino. Cocco Ortu ò
disposto alia collaborazione; ma le tratlative s’interrümpono; e
nei cento giorni dei gabinetto Sonnino, il parlamentare sardo si
concentra in quella che gli stessi suoi agiografi ’’ definiscono
«un’idea fissa, ossessionante»; far caderc il governo. A Sonnino
subentra Giolitti. Cocco Ortu, ministro delPAgricoltura, Industria
e Commercio dal 1906 al 1909, ò placalo. Ma nuovamentc si
scatena nel 1910 quando Luigi Luzzatti lo tiene fuori dal
governo.
Delineato il personaggio, fermiamoci alie elezioni generali dei
Ivi. p. 53.
G. Curis, U n g r a n d e p a r iu in e n ta r c : F ran ceseu C vcco O rtu . in «II
Püiilc», VII. 1951, p. IÜ5Ò.
154
SM7, Francescü Gramsci. elettore nel collcgio di Isili, parteggia
■'I Carboni Boy; l'altro candidato ò Cocco Ortu. Ed ecco, perchc
[ alibia Linldea dei clima invelenito di qucsta lotta, ciò che riíeri-
, <11 Momento» dei 13 novembre 1910;
7.
I 55
chc quasi nessuno dei 6 niila niiiiatori delle ininiere vicine ad Iglesias
sono associaii, chc non ne senlono il bisogno.''
156
ii;i íii paladini suoi di batlezzare Ia prole» Intanto a Sorso
'caiü Anlonio Catla, chc il De Martis deíinisce «un po'con-
nario, ma di animo nobilc, disinieressato, entusiasta» tra-
aia Ia Sücietà opcraia «Popolo Sovrano». in centro dazione
íi»la. Alie plebi contadinc di Bonorva, Giave, Cossoine, Poz-
icpiorc, Padria, Semèslene, Mara, Villanova, Ittiri e Thiesi
Ia sua parola iníuocata Pavvocato Giovanni Antioco Mu-
ÍK a giudizio di Bellieni è «il primo vero socialista sardo»
SI va a rilento, come a rilento si va nelia provincia di Caglia-
C hiamato nel 1894 a far parte dei consiglio nazionale dei
!i!o. il De Martis segnala le difficoltà delia propaganda in
lesma. Nel marzo dei 1895 Cario DelPAvalle, direttore dei
eiinanale milanese «La Lotta», gli annunzia 1’invio in Sardegna
e "iovanc piemontese. Giuseppe Cavallera.
I suidcnte in medicina. Ha poco piü di vcntanni quando,
il uiíobrc dei 1895, sbarca a Cagliari. Vigono ancora Ic leggi
/ionali crispine. Questura c prefeitura si meltono in allarme.
! I il giovane è preparato alia lotta. Deve incominciare in pratica,
neii da zero, certamente da un gradino molto basso. Nel 1896
' I eiitii sono in tutta Pisola appena 128. Cavallera conclude gli
iili laiireandosi nel 1896: e intanto tiene comizi, organizza pic-
1: enippi. attiva Ia corrispondenza con i centri dove s’è coslitui-
mi primo ristretto núcleo di socialisti. Nel luglio dcl 1896
.| |'resenla i compagni sardi al IV Congresso nazionale di Firen-
I hc si svolge nel teatro «Salvini» dalPI 1 al 1 3, e «racconianda
deputati Ia Sardegna» c la prima volta che Pisola ha un suo
iesçiii.) in un congresso dei partito socialista.
II I Congresso regionale sardo si svolge a Oristano il 28
Mmiio 1897; vi partecipano delegati di tutte le sezioni esistenti,
i sono sette: Cagliari, Tcmpio, Ozieri, Cabras, Oristano, Atza-
I Pcrranova (oggi Olbia). C e delPentusiasmo: la propaganda
' cuminciato a dare i suoi frutti. II delegato di Ozieri, Salis,
s riscc che la sezione, fondata il 12 luglio dei 1896 con dodici
il iciui, ha raggiunlo in pochi mesi i 139 iscritti. La sezione di
I .na è sorta per iniziativa di Sias il 2 marzo dei 1896 con 8 soei
l\i. p. 21.
I )c Martis, op. cil.
ndlicni. op. cil., p. 23.
I )c Martis, op. cil.
A. AngioUvii, Socialism o e socialisti in Italiu. Roma 1%6, p, 282.
157
ed ora ne conta 32. Dappcrtulto si registrano progressi. La torza
organizzata dei partito è calcolabile sui cinquecenlo iscritti. Co-
minciano anche a manifestarsi pcrò i primi dissensi. Le elezioni
politiche generali sono vicinc. A Firenze. contro Ia tesi delia
«transigenza» eicttorale, ha prevalso Ia tesi delFintransigenza, che
esclude ogni possibilità d’alleanza con altri gruppi politici e impe-
gna il partito socialista a presentare «candidalure proprie in quan-
ti piü collegi eleltorali e comuni sia possibile, senza partecipare al
lavoro elettorale di nessuna fazione dei partito borghese», l.a
maggioranza dcl Congresso regionale è per Ia íedeltà alFindirizzo
dei partito: Dc Martis vi si opponc.
158
I nssociazionc ed il pagamcnío dei iribuli vdene rubricato
v-toisionc. boi bu tullc, imiTiancabile, l'accusa di eccitamen-
: kIÍo di classe. Undici inesi di galera. Liberato, estende Ia
;i!\iia di propagandista dei soeitilismo promuovendo la eosli-
ci di leghe ira niinaiori ” .
’ nii lavoro dilficile. In menti annebbiate dairanalfabetismo
ba laine allecchisee poco resortazione a forme organizzative
puali non si veda 1’utilità immediata. Dal canto loro i padro-
i.ieolano ogni iniziativa d'associazione, e ne hanno il modo,
a !L,hi clove le compagnie sono pieeoli Slati nello Stato italiano
■'ta legge non riconoscono luorché la própria, «Quando, in
ali lK)rgate, il direttore non voglia tollerare pubbliche riunioni,
i lia che a valersi dei diritto di proprietà privata, e il suo veto
aii cia il licet dei rappresenlante dello Stato ’b
li t settembre dei I 9Ü4 binsolenza delia eompagnia Irancese
bkiano ha un'oceasione per maniíestarsi duramente. C'è a Bug
ia uno sciopero: Cavallera e Battelli trattano eol direttore
aille Ciiorgiades e col suo assistente Steiner la composizione
b.i \eilenza. Sotto la palazzina delhí direzione, gli operai aspet-
I. di conoscere hesito delia trattaliva. Improvvisamenlc la situa-
au piccipita. Ldngegnere Giorgiades ha chiamato la truppa.
i .n I i\\) dei soldati, volano sassi, ba truppa spara. e tre minalori
i.aio uceisi, altri undici íeriti Èi il primo sangue sparso
;! i'ola per lotte sociali. Viene proelamato in tuttdtalia Io sciopc-
ciierale. il primo di simile anipiezza nelia storia dei movimen-
peraio italiano. In Sardegna, per mancanza di organizzazioni
: bolezza delle poche esistenti, il moto di protesta non ha
ai!o. Ma il fatto colpisce, La morte di tre minatori «ha com
' 'O e rese attente. se non sveglie anch'cssc» le plebi delLiso-
C ircolano i versi composti da Sebastiano Satta. b bode Ai
/7í (li Ihiggerni. «Sardegna! dolcc madre taciturna / non mai
gue piu puro / c innoccnte di questo ti bruciò / il core», canta
!Hic(a barbarieino; e ancora: «Idallodola già canta sulbaltura; /
159
preparale le falei / c dite il canto delia mietitura» Antonio
Gramsci ha tredici anni c, finiti gli studi elementari, se la passa a
smuüvere registri che pesano piü di lui neirufficio dei catasto di
Chilarza, «guadagnando ben 9 lire al mese (cio che dei resto
significa un chilo di pane al giorno) per dieci ore di lavoro al
giorno compresa la maltina delia domenica»
8.
160
ill operaio una spcsa di 4,50 lire al mese; la paga quindicinale,
:u)ii ogni duc o qualtro mesi; due giorni di riposo al mcse:
'mora, dal mezzogiorno alie 15, per niangiare; un aumento dei
alario nelia misura dei 20 per cento; la riduzione a dieci delle
-ire di lavoro. Per tutta risposta, la Compagnia licenzia gli operai
> li sfratta. Né interviene alcuno a loro tutela, L’autorità politica,
ahbiamo visto, bada solo a patrocinare gli interessi delle conipa-
e.nie. Quanto alPautorità amministrativa, essa non trae il suo pote-
re dalla massa operaia, ehe è in prevalenza analfabeta e non vota,
e (.juindi non sc ne occupa, se non per mungerla con i dazi.
Ivi. p. 111.
' Sui moti dei 1906 ampie cronache pubblicano «L'Unioiic Sarda» c «II
r.icsc» nei numeri dal 16 maggio 1906 in poi. Nel «Paese» dcl 29 maggio c
iic «l.lln ionc Sarda» dcl T giugno apparc il rcsoeonlo ulTidale, li-atlo dagl
ílii parlamenlari, dairinlcrvento di Carboni Boy alia Cainera. Cfr. O. Baca
ledrla. L ’O iían tcin o\ ’e c a g lia r it a n o . Cagliari 1909; Cabrini. o p . c il.: Corsi. o p
: II.-. A. Büscolü, / in o li d e i 190b in S a r d e g n a . in «Sludi Sardi». V I I I , 1948
l<p. 2s6-76.
161
Gramsci ha quimlici anni, e frequenta a Santulussiirgiu Ia
tcrza girinasialc, Scriverà il 2 agosto 1919 suir«ürdine Nuuvo»,
riierenclüsi ai contaclini in generale ma con parolc che lucidanien-
te rispecehiano la realtà sarda di questi anni:
162
lisiiTizioni. Ci sono infiltrazioni tcppistiche. II Cabrini deve regi-
nare «episodi eanaglieschi» e «Ia deplorevole presenza ira i
oeialisti di qualchc elemento condannalo per reati eoniuni»
' 'el leslo, ò inevitabile in ogni movimento non disciplinato dalle
üuanizzazioni.
163
nianiícstazioni. csprimendosi s ü Io in modo caüticü c Uinuillariu,
venivano presentate come «slcra di polizia» giudiziaria»
Nel contempo, il depulato Cabrini, vivendo per qualelie betti-
mana a conlatto dei Cavallera, dei Battelli, dei Galeadi. avverte il
disagio che ò in essi per Ia sensazione di lavorare abbandonali da
chi dovrebbe invece aiutarli, e scrive:
QC, p. 2Ü39.
Cabrini, op. d i.. p. 6.
Ivi, p. 117. II corsivo è nostro.
164
9.
!a reazione.
I 6b
bandicra ed in Podrecca il profeta ascollatt): cioò quel tipo di
socialismo che il giovane Gramsci respingerà con íaslidio, scriven-
do già nel 1916:
166
iiiorc ddiL’ vanghc e delle zappe che scavano Ia terra per seppel-
\i i niorti, i güvernanti si sono svcgliati» ” , non può dirsi tutta-
a ehc i risidtati pratici siano vistüsi. I problemi rimangono
eluli, c continua railività predatrice de] fisco. Ci sono altri
pixipri.
Alcuni anni or sono sorse una voce solitaria. ina pur terribile e
. \cr;i: «Eniancipazionel». I.a Sardegna - scriveva nel 1907 quel sogna-
: >ie deve separarsi dalla madre che non lama, deve dimcnticarc
I i sser parte integrale d’una nazione che la trascura l.,.| La voce, nata
i il dolore, dallbdio fomenta to da continui stenti |... |nata non solamen-
. nel cervello dei solitário pensatore, ma nelle stamberghe dei lavoralo-
1 buic e fredde c dcsolatc, ncllc grotte dcgli affamali in cui si annidano
I \crgogne e i travagli delia miséria, la voce desolata e tremenda fu
uliilo aequetata. La nostru vita isolana. sia pur truscuruta. siu pur
ouculcata. è troppo iutimamerUe imita allltalia per poierne essere
'7i (/ scuza che a noi vengano il maggior danno e il rimorso.
167
ni dai güverni ccntrali; ed altre dclusioni sono veiuilc dalla dirc-
zionc dei paiiito socialista. Non si può piü allendcre passivanien-
to. Già Sebasiiano Salta ha scrilio: «I ratclli, non attendete nulia
dalla piotà: organizzaievi per essere íorii eontro Ia dupliee e glo
riosa sventura dellessere proletaia e sardi!» Non c'è altra via.
Ciiorni migiiori verranno per 1’isola soltanlo se i saidi, useiti dal
lorpore, sapranno eonquistarseli. Dice ancora il poeta barbarieino
nellaprile dei 1907: «Sc 1'aurora ardera sui tuoi graniti / tu Io
dovrai, Sardegna, ai nuovi figli» Ora. a spingere in questa
direzione, sono due giovani sindacalisti rivoluzionari: un profes-
sore di leltere che da Roma segue le vicende delbisola e scrive
sulla «Lupa» e suILvAvantil», f’aolo Orano, ed uno studenle
nuorese assai vicino al Satta, Attilio Oelfenu. «Bisogna edueare il
popolo soprattullü a im panire jiiuihnentc a (ar da sé», proclama
il Deirenu in una nota pubblicata dalla «Voce dei Popolo» il 20
marzo 1910 col titolo Lu íiiieslione sarda (cd II giornale metle
sotto 1’articolo dei giovane collaboratore un corsivo d’appoggio,
con qucste parole: «Non dalPalto dovremo attendere i riniedi, nia
dovreino irovarli in noi stessi. educando Ic masse e preparandone
le coscienze in nome di una società rnigliore»). Pochi mesi dopo,
nelPottobre dei 1910, Paolo Orano scrive sulla «Lupa»: «Bisogna
che Ia giovenlü sarda incominei a volere una Sardegna viva e
combattiva, audace e íremente denlusiasnii. La trasforrnazione ha
da venire di ll». E nuovamentc il Detfcnu, nel 1911, sulla
« Lupa»:
168
í. un linguaggiü nuüvo c piü civilc, dopo anni di inulili
uicste, di implüiazioni c d’aUcsa passiva di chissà quule inter-
iilo redcnlorc dal di 1'uori
10.
169
Si c già avvicinato a Marx: «per curiüsità intdlctlualc». dirà
in una leltera dei 1924. Poi inelude ncl novero delle sue lellure
anche Carolina liivei-nizio, Ia «Dermenica dei Corriere» e il «pe-
liüdicü soeialista ‘II Viandante’, diretlo dal rivoluzioiiario d oma-
sü Monieelli» (sue parole).
170
;i:il piirlamenlare sardo con asprczza estrema, ed a lutti i livelli.
Sardegna, la parola dordine antigovernaliva, agitata finora
lianto dalle minoranze di sinistra, è assunta anche dai grup|5Í
lilelari devoti a Cüccü Ortu. e le assemblee elcltive ed i giorna-
illineati una volta sulle posizioni dei governo e perciò inclini a
iiarsi dalla reaittà isolana ed a proporne semplicemente gli
pelii idillici, con battimani al ministro grande benelaltore e gli
I hi chiusi ai piCi drammatiei problenii, diventano adesso cassa
lisonanza delia protesta popolare. Le oceasioni di polemica
, II) mancano, in una terra dove Lesosità dcl Hsco arriva a estremi
I inimmaginabile spietatezza, la tubercolosi c la inalaria lalciano
iiiime in continuazione c la tame consuma i giovani, al punto
íic i coetanei di Gramsci chiamati alia visita di leva (I 1.632 in
iiiia Lisola) vengono esclusi dal servizio militare per tre quarti
.668), a causa dichiarata delLinabilità e in 2.486 casi di denutri-
lonc. Sono questi ed altri problemi. ieri taciuti, che «L■Unione
i.iiila» ed i consigli comunali e provinciali tanno salire in eviden-
,1. I.e assemblee, legate a fili che poche mani muovono, si dimet-
iniu.) in massa, Ld il quotidiano di Cocco Ortu liancheggia Luzio-
ic con tempesta di titoli eccilati, come quelli che precedono.
u compagnano e seguono le dimissioni delia giunta Marcello a
1. agliari, ai primi dei luglio 1910: Voei di sdegiio e principio di
•iiiuiglia. La fie r a protesta di Cagliari e d elia provincia. Le dinus-
toni d ei eonsiglio conuinale. Le dim issioni di massa dei corpi
leilivi. La grande protesta p er la d ifesa dei nostri diritti. Coutro
ante le p rom esse vune. Llnsurrezione delia coscienza pidiblica
cc. Sono titoli sparati a piena pagina, specchio di una ostilità al
•overno che può manifestarsi cosi esplicita, in lorma non attenta
alUntcrvento censorio delLautorità prefetrizia. perché il potere di
i oceo Ortu continua ad essere pur sempre notevole, e neanche il
Iappresentante dei governo se la sente di slidarlo.
Sdnserisce dunque ora nelia polemica sardista una componen-
ic ambigua. Giuste rivendicazioni di masse lacere e tatticismi
oceasionali d'uomini spodestati si mescolano dandosi rcciproca-
mente 1'orza. La battaglia antigovernaliva delle vecchie consorte-
ric slrette intorno a Cocco Ortu trae eilicacia dal malconlento
(Iclle plebi: la protesta delle plebi cresce a misura che la classe
tlominante, fino a ieri filogovernativa, non la sottoca piü. C e
naluralmenle qualcosa di stonato in questo sardismo che trascina
su una comune trincea anticontinentale prinzipales e plebi rurali.
171
borglicsia urbana c popolino, chi dcl potcrc cenirale se valso per
organizzare 1'oppressionc c chi dei poteic centrale ha solo softer-
tü il laiü vessatoriü. Denlro Ia posizione sardisla si possono distin-
guere alnieno tre filoni: il ladicalismo separatista: rautonomisnio
di socialisli come DelTenu: raniigovernaiivismc) provvisorio dei
gruppi moderati che Io sfraito dal potere centrale ha deluso e
inasprito. II «nazionalismo» sardo di Antonio Gramsci, Ia sua
adesione alhidea che bisogna lottarc per «Hndipendenza naziona-
le delia regione», idea sfogata ncl grido «Al mare i continentali»,
è probabilmente di queslo periodo.
Per i giorni 6-7-8 gennaio dei 1911, vengono indette le elezio-
ni di rinnovamenlo delia comniissione cseculiva delia Camera dei
lavoro. Sono candidati il 1'erroviere Salvatore Baire, Io scalpcllino
Salvalore Crovato, il metallurgico Luigi Favero, Fimpiegato Cen-
naro Gramsci, il marmista Luigi ünali, il sarlo Ângelo Pischedda
e il calderaio Alfredo Romani, Gennaro Gramsci è tra gli eletti ed
ha Pincarico di cassiere. Naturalmente Ia cosa non può rimanere
senza seguito, dato il severo controllo che Ia polizia esercita sui
dirigenti sindacali. E di li a poco, a Ghilarza, Francesco Gramsci
e Pcppina Mareias sanno di una richiesta di informazioni sul
conto di Gennaro. Ne sono sconvolti. Furibondo e inquieto, il
signor Ciccillo medita un viaggio a Cagliari, per vcderci chiaro.
Nino scrive alia mamma:
172
rc are aí ladri c ai nialandrini. e hanno puura chc non rubino loro la
ama.’
11.
Ivi. p. 57.
' D, vol. II. p. 13.
«La Vüce» dcl 15 ültohrc I91Ü anticipa alcuni passi dclla rclazioiic
chc Salvcmini ha preparato per il viciiio Congresso soeialisla.
173
I:ra suilo müho colpilo dalla trasformazione prodolta in quL'll'ani-
bÍLMilc dalla partecipazionc delle masse conladine alie clczioni, benché
non sapessero c non polessero ancora servirsi per conto loro delia
nuüva arma. Fu questo spetlacolo, e Ia meditazione su di csso, che
Iccc delinitivanienlc di Gramsci un socialista. Quando torno a Torino
alFiniziü dcl ntiovo anno scolastico, ebbi conlerma dei valore decisivo
che tiveva aviito per lui questesperienza.
"" A. Tasca, / prim i d ieci anui d cl Rarliío com unista italiano, in «II
Mondo«, 18 agosto I9s3 c numeri segucnli (cinque punlate). Saggio ripubhli-
calo da Laterza. con una introduzioiie di I.. Cortesi, ncl 1971.
Un diíTuso rcsoconto dclla riunione apparc sul «Risveglio delFIsoia»,
12 gennaio 1913.
174
;nie. II «iransigente» L)e Mariis non è ira i dclcgali («II sociali-
liu) doniartisiano - dirà ‘II Risvcglio’ dcl 22 giugnü 191 3 —non è
. non ini intnigliü di popolarismo, di dcmocrazia e di ritormi-
■10 cwu grano salis»), Vienc sbattuta la porta in taccia al sinda-
o ili Terraiba fxdice Porccila. riformista. Ogni intervento ò criti-
o dcl primo quindiccnnio dattività socialista nelTisola.
I.cvandosi a parlarc sulla slanipa di partito, Cdulio Marongiu
Finora possiamo dire chc in Sardcgna noi non abbiamo mai avuto
!ii loglio di buttaglia socialista, nel senso che quclli chc nacqucro non
icccro chc rispccchiarc II pciisicro isolato di questo o di qucl sociali-
la, spcsso in contrasto con ogni dircttiva di partito, né svolscro mui
ilcuna azionc organica di propaganda e di educazione Ira le niasse
■'pcraic.
175
deputatü popolarc, c di due giovani avvocali dbrientamento re-
pubblicano, Pictro Maslino di Nuoro e Michele Saba di Sassari.
Nel documenio è rinnovata Ia protesta contro il regime prote-
zionistieo, dal quale Defíenu ed i suoi amiei fanno diseendere
«larresto di sviluppo, Ia miséria erescente e Ia disoccupazione
delle picbi lavoratrici, il caro dei viveri, Io spopolamento delle
campagne, lemigrazione». «Per favorire talune industrie che
Pesperienza ha dimostrato non bisognose di protezione o assoluta-
mente incapaei di vivere e svilupparsi senza di essa - prosegue il
manifesto - se eondannata Peconoinia meridionale a languire
miseramente»: quella sarda in ispeeie, danneggiala in primo luo-
go «dagli alti dazi ehe rincarano artificialmente il costo dei manu-
latti. delle macchine e degli strumenti di produzione» e poi «osta-
eolata nelPesportazione e nel commercio dei suoi migliori prodot-
ti, besliame, vino, olio, frutta, formaggi», rimasti senza piü sbocco
alPestero, giacché «il protezionismo italiano determina Ia rappresa-
glia degli altri Stati (basta ricordare Ia chiusura dei mercato france-
se al fiorente commereio dei bestiame e delle derrate agricole sar-
de)» 'P II documento sollecita infine Padesionc morale o anche
finanziaria dei sardi progressisti a tutte le iniziative dei Gruppo.
Da Ghilarza, Gramsci serive alia «Voce». 11 suo consenso alie
tesi svolte dal gruppo di propaganda antiprotezionisia e registrato
nel numero 41 dei 9 ottobre 1913 Per Ia prima volta, il giova-
ne studente aderisce, con un impegno pubblico, ad una battaglia
politica, ed c battaglia socialista e sardista insieme, perché com-
battuta da uomini e da posizioni di sinistra sul terreno delia
qu estion e sarda.
II giorno delle clezioni si avvicina. 11 26 ottobre i sardi an-
dranno alie urne per mandarc alia Camera dodici deputati e c c Ia
grande novilà degli analfabeti ammessi al voto, il numero degli
eleltori c cresciuto nelPisola di quattro volte: da 42 mila a 178
mila. Come si orienteranno i 136 mila nuovi elettori? 1 dati
salienti delia vigilia elettorale potrebbero ridursi a due:
1. La relativa politicizzazione delia iotta rispetlo al passato,
quando non era richiesto il giudizio degli elettori sulle idee dei
candidato. Fin h, scriverà Gramsci,
176
gli intcllettuali progrcibivi c Ia grande borghesia agrai-i:i. iroppo
spcsso Ia dcnunzia dcirarrctratczza su «1/Uiiionc Sarda» era slvu-
nicntalc, unbccasione d'addehito dl i'esponsabiliià a uoniini c
gruppi con i quali peraltro non si sarebbc esilato un istantc a
vcnire a palti non appena quclli si fosscro niostraii disposti a
dividere il polerc o a garantire privilegi anclie a scapito (anzi,
nccessariarnenle a scapito) dellc classi suballernc sarde. La gran
de paiira per Lincognila rappiescntata dal voto dei nuovi elettori
induee ora Ia classe dominante isolana a capovolgere il sistema
d’alleanze. 1’rima aveva tcntato di dirigere il maleontento popola
re eontro i governi centrali: adesso ottiene dal governo Lappoggio
nelia lotta eontro i eandidati soeialisti.
Di problemi sardi non si parla piü, C'è il totale allineamenlo
dei gruppo dominante locale alia linea politica dei gruppi domi-
ntinti nazionali. Si leggono sulla slampa controllata retoriche esal-
tazioni dei sacrificio dei sardi mantiati a morire in Libia, note di
consenso agli aumenti di spese militari, plausi alLesereito ehe
íiancheggia il padronato nelle controversie sindacali, e natural-
menle ogni rivendicazione salariale è presentata come un tentati
vo di turbatnento delia «paee tra eapitale e lavoro».
Tutto avviene dunqtte nelIa massitiia chiarezza: per Ia prima
volta Io seontro è fra sehieramenti di classe nettamente deíiniti:
178
naie sia retta da socialisti, e le sciolgono o ne limilano pesanlc-
mcnle Ic inizialivc. Sugli operai delle miniere organizzati s’abbat-
le il liccnziamento. l.a paura producc il coagulo di tutte le lorze
aniisocialiste intorno ai eandidati ministeriali.
A Iglesias, dove la vittoria di Giuseppe Cavallera si delinea
probabile, 1'ingegner Erminio Ferraris, candidato delle compagnie
minerarie, ritira la candidatura per non sottrarrc voti a Giuseppe
Sanna Randaccio: il quale, nemieo una volta di Cocco Ortu, ora
dimentica tutte le ragioni di controvérsia c inneggia allex mini
stro, c — un tempo anticlericale intransigente otliene dalla curia
la revoca a suo favore dei non expedit. Ldmbarazzo perciò dei
periodico clericale di Cagliari è grande. « fU n io n e Sarda» ha
riferito con parole di compiacimento la decisione delia curia di
Iglesias, e il 22 ottobre 191.3 «La Voce dei Popolo» (con simile
leslata, un tempo di seitimanale socialista, esce dal 29 giugno
1913 un settimanale cattolico) scrive:
179
sobillíizionc coniro i niiovi ereiici» È comimqiie Ia prima
volta cItc 1'üpposiziüne socialista sarda ha un suo rapprcscntamc
alia Camci'a.
Pochi mcsi piú tardi. lornato a 'lorino. Gramsci si iscrive al
partito socialista. Le cdezioni gli hanno rivclaio 1'ambiguità del-
1’antica protesta sardista, alia quale anni prima sera associato (al
punto di crederc che bisognasse «lottare per rindipendenza nazio-
nale delia regione»). Ora il nonsenso dei suo vecchio grido «Al
mare i continentali!» gli si chiarisce appieno. Comincia a tarsi
lúcida in lui Pidea che i veri oppressori dei contadini c dei piccoli
proprietari e dei medio ceto impiegatizio delPisola e di lutte le
classi povere dei Mezzogiorno sono non gli operai delPindustria
insieme alie classi proprietarie dei Nord, come a lungo aveva
creduto, ma le classi proprietarie dei Nord insieme ai gruppi
reazionari sardi, ai gruppi reazionari delPinlero Mezzogiorno.
12.
Ivi, p. 2046.
180
dcl prolelariato setientrionale. Ha sentito Ia spinta. scrivcrà. a «su-
pcrarc un modo di vivere e di pensare arrelrato, come quello che
era proprio di un sardo dei principio dei secolo, per appropriarsi
un modo di vivere e di pensare non piü regionale e da villaggio ma
nazionale»: nello stesso tempo però ha avvertito che «una delle
nccessità piü forli delia cultura italiana era quella di sprovincializ-
zarsi anche nei centri urbani piü avanzati e m o d e r n i » .
Cioè, divcntato socialista, Gramsci non seppeilisce il suo pas-
salü. E se, dalEangolazione socialista, può vedere i limiti e il
velleiturismo d'un certo modo di porre Ia protesta sardista, dalla
(■)rospettiva dcl sardo gli c naturalc scoprire rinsutíicienza ideoló
gica d'un corporativismo operaio incline a considerare il Mezzo-
giorno «palia di piombo» d’ostacolo alio sviluppo civilc dei pae-
se. irovu dim que, da socialista, risposte nuovc alie dom an de che
l'espcnenza sarda gli suggerisce: ma, da sardo an che tende a
considerare il dlscorso sulla rivoliizione socialista non scindihile
ílül discorso síille cainpagne. «Si trattava», scriverà, «di provoca-
le nclla classe operaia il superamcnto di quel provincialismo alia
|•ovescia delia «palia di piombo» che aveva le sue prolonde radiei
nclla tradizionc riformista e corporativa dcl movimento socia
lista».
Simile discorso Tasca e gli altri giovani dei «Eascio». lervidi
lettori anehessi delia «Voce» e dcir«Llnità» di Salvemini, ben Io
capiscono. «Condividevamo con Gramsci», scriverà Tasca, «il
concetto, di cui era caldo assertore, áeW importanzu d ei problem a
nieridiom ile nclla p olítica socialista e ne facevamo, come lui, uno
dei perni d ei suo riunovam enío» .
13.
Ivi, p. 1776.
Tasca, op. cit. II corsivo è nostro.
181
güvcrni dcirinlesa. iiicno 1'ltalia, fonicnlano iniziative controrivo-
luzionarie. Allri fini dcllo sciopero: Ia smobililazione c ramnistia
gcneralc. Ci sarà a Torino, comc nellagoslo di duc anni avanii,
1917, Ia giieniglia popolare, allora slroncata. persino con liirore,
dai süldali? Gramsci ha deciso di muovcrsi in tre dirczioni:
1. Massinia pubblicità dcllo sciopero cosl da procurargli ade-
sioni dilíusc, ma scoi-aggiando le lenlazioni di una sua radicalizza-
zionc in tumulto distruttivo: un movimento insitiTczionale. avver-
Ic chiaro suH'«Ordine Nuovo», ò inatluale.
2. L'apertura agli anarchici: Gramsci ne teme Hmpeto di ri-
vincita (dopo gii eccidi dcITagosto 1917) e vuole dialogarei per
dissuaderli da progetti di violenza.
3. II colloquio con i íanti delia Brigata Sassari, che «i signori
torinesi. Ia classe borghese di Torino» immaginano di utilizzare
íacendogli tare, dirà Gramsci, «Ia stessa parte che II governo
zarista faceva tare in Bietrogrado ai monlanari dei Daghestan»
La mattina dcl 13 aprile 1919 i «sassarini» sono passati in
rivista dai capi militari in piazza Vitlorio Emanuele I, sul Po.
«Appiausi, tiori e discorsi». Di chi? Dei saccheggiatori delia Sar-
degna, scrive súbito Gramsci per r«Avanti!» edizione piemonte-
se. Solo che, Lindomani 14 aprile, sul giornale, in luogo delLarti-
colo, interamente censurato, campeggia uno spazio bianco. Passe-
ranno piü di sessant'anni prima che Io scritto, di straordinario
vigore, sia ritrovato fra carte d'archivio Lccola dunque la «eiur-
maglia elegante c ben pasciuta» che «regala coccarde e sorrisi» ai
contadini, pastori e artigiani delia «Sassari»:
182
aiüiü, chc slrozzano i contadini. i pastori e gli artigiani di Sardegna coi
lirczzi enoiani cui lanno salire Ic scarpe c ubbligano un terzo dei eontadi-
ni sardi ad aiidarc scalzi tra le spinc c i sassi taglienti |...| I signori
torinesi, Ia classe borghesc di Torino, elie ha ridotlo alio squallore Ia
Sardegna privandola dei suoi tralliei con Ia Francia, che ha rovinato i
porli di Oristano e di Bosa, che ha costretto piü di eentoniila sardi a
laseiare Ia famiglia. i íigli, la nioglie per eniigrare ncIFArgentina e nel
Hrasile |...| Tutta quesla calerva di parassili festeggia oggi i contadini, i
pastori. gli artigiani delia Brigata Sassari |...| ai quali non hanno niai
tialo scuole, né acquedotti, né porti, né giustizia. ai quali hanno sempre
doniandato sacrifizi. fino al massimo sacrifizio delia vita. Oggi li lesteg-
giano. li carezzano, li avvolgono di occhiate tenere, pare ne palpino i
inuscüli e i nervi |...| Fccoli i cosacchi da scagliare contro gli operai
conumisti! Credianio però che questi borghesi e arislocralici si inganni-
no di gran lunga sui sentimenti dei contadini e dei pastori sardi.
183
tro che tranquillo, Sa ranullabetisnio polilico cli niülti di qucgli
uomini, e ciò 1'inquicta. Animctierà il 16 luglio 1919 suir«Avan-
li!» edizione picmontc^c:
184
(.jiüinsd. Ldsiinli i percorsi scolastici: Lussu il ginna^io ncl colle-
giü salesiaiiü di Lanusci cd il liceo a Roma, al «Mamiani», Ciram-
sci il ginnasiü a Saniulussurgiu ed il liceo al «Dottòri» di Caglia-
ri: poi Lubsu runixersità in giurispvudenza a Cagliari c Gramsci a
Forino in leitcre...
14 .
185
raziünc sovicilisia italiana», iJn C;ram.sci «ledcralislu»? Duc anni
prima, il 12 scttembre 1925. avcva scrilio:
\ppcllo d eli ílu ern azion ale couiudina. in H m ocinicnto uiaonctnista ii:
SardcgiKi í/9/7 /925t. a cura di S. Seclii, Cagliari 1977, p. 477.
186
i|ualc Lussu cra capace di cstrarrc le duc pislüle cha portava sempre
in tasca e di mirare giustoc''
187
organiz/alürc possihile delia massa contadinu nieiidionale e ropciaio
indusirialc |settentrionale |, rappresemato dal nostro partitod
lid c iuUü.
Poco dopo, il 12 luglio dei 1926. ire niesi prima deirarresto di
enlrambi, Gramsci serive a Lussu una leliera eon allcgalo questio
nário. La sostanza dei suo discorso è linipidamenie espressa iii
quesli ire punli:
1. «La questione regionale sarda è legala indissolubilmenle al
regime borghese capitalistico. che ha bisogno, per sussislere. non
solo di strullare la classe degli operai industriali attraverso il lavo-
ro salariatü. ma anche di far pagarc alie masse coniadine dei Mez-
zogiorno e dellc isole una taglia doganale e una laglia Fiscalc».
2. «La eoallzione dei paiiiti demoeratiei di sinistra e soeialde-
moeratici non può avere nel suo programma la espropriazione
delia borghesia industriale e dei giaindi proprietari lerrieri».
3. Al Pariiiü sardo d azionc dev’cssei'e chiaro elie «unieo al-
leatü eoniinenlale delia popolazione lavorairiee sarda può essere
il bloceo rivoluzionario operaio e eonladino sosienuto dalLInter-
nazionale dei eonladini»
L una pressione ehe non laseia indilicrenti aleuni quadri
medi dei Psd'.\, e di eiò ò un segno la lettera indirizzata a Lussu
da Renato Aizeri. un giovane ehimico. legionario Humano, ehe la
scrti dei 12 novembre 1922 ;t Cagliari aveva avuto la prontezza di
sviare in parte il eolpo di una guardia regia alia lempia di Lussu:
188
.)/!onc iilla dinastia, ed uno che spera solo ncllc inasse dei cittadini
i c iníinilamente piii simpático il sccondo [...| Mi auguro che il Dio
i pc-poli vi sia largo di luini.''
Non síanio comunisli: questo c tiit iatto. .Via rilengo che 1invito
per una comniissione in Rússia possa essere accollo. Ho letto il nume-
lo dei \oslro Bolictiino, Lo trovo inteicssantissimo c ti prego di farme-
U> spedire sempre. E chiaro che lo non vi posso collaborare, nia sarò
crnprc licio di iormrti tuüi quci dati di cui potessi aver bisogno. Non
icniiamo... il luoco.'
i 8 ‘-)
Ma io. ricordcrà Fanccilo, - ben sapendo che i fascisti avcvano
deciso Ia sopprcssione di Lussu c pensando che il prossimo anniversario
delia «mareia» su Roma sarebbe stato propizio ad atluare quei proposi-
tü, tinsi di capir niale e spedii a Cagliari II telegramma concordalo.’''
19Ü
i '!io borghcM" c in>pci>onato aru clíi liiolitti, ed il PartiK)
I si riducc a slrnirento dclla política gioliuiana.
Scnonchc il prolciariato rcagisrc spontaiicamente alia política
•;;pi rilürni'sii, il l's' c ioastrctii • tlojX' d 1910 a íornarc alia
■'SI iIIirtuisíccnt'C c tl h]cu;c() inthisirialc ^^[tcnHü perde la siiti
í. '^ai/a, r a questo puiiU' ehe Gíulini muta spalla al siio lucile:
i;lean/,ü f a borghesi e operai sosüutisce I allcanza ira borghesi
aUolici. che l■a!^presenta;K’ Ic i!ui':se .■■oniadinc deli Italia setten-
■ naic e centrtile.
Oiiale ti evessere dimqiic. -t xvMc jLcidro. i! compito primo
lasse operaiia'? 1. (i'-.in-sci è netta. innanzitutto
olaré la horghesia staceando- da cssii ,s íü gli íilleati. II prolciariato,
■siicne Grtimsci, può clivcnlarc chisse dirigente
;S;.e . e dominante solo
...indo crei iin .sistema di allci.eize classe !.Iie gli permetta di
v.hiliiare coiitro il capittilismo e k.> sta .irghesc la maggioran-
a delia popola/ione lasoritrice: i! c'tcí.- siciiinca. nci rcali rapporti
'. : iasse csisicnít in íi .Mia '..'jcr.mt..' ‘ tira riüscito <i ottenerc il
.inseiiso di larghc massa cor;íadiru: K poiche la qiieslionc conta-
dma ha tissumo in luilia due lornic pcsiuliari hi questione meri-
dionale e la questione vatieanti. sonqnistai-e hi maggiorairza delle
ina-se conladine sutnilica, per il proletanato ilaliano, lar proprie
unesic dtie questioni dal pimio di ' istit sou ale. compreiidere Ic
, ogen/c di classe che esse ranp>vscr.iano. incorporare queste esi-
s n/e ne! suo pia.igramma ri\rilnzionario. Solo cusi, spogliandosi
.1 e'í.>ni residuo o'spiirativo. il proleUiria’..' poira diventare classe
.' 1:'igen'c, ! n ca^i■<livcros. gli strau evmí.idmi, che iii Italia rappre-
-.■mano la ntaggioranza dclla popolazionc. riniarranno sotto la
.'iic/ionc bia-ghcm. dando alio Siaio Iti p.esibilità di resistere
ali iiiipeío proletário c di liacearlo.
\hi ---eniarua la dii-ezione di niais: a ” 1.. arnvare al consen-
'O delle ntasse conladine'? La socieià mcfidionaic, scrive (.iranisci.
c tin bloccu agra ri o cosiiliiuo di ire s Oiili o^.'eiii!i: la grande rnussa
i^aoadina amorta e di^gregata: gi; inich.citiiali dclla piccola c
.iic(li;i borehesia rtirale; i grandi ropriciari tcrncri cd i grtindi
niiellelluali , II sccondo slraio (dei piccoli e medi intcll ell ual i )
cscc da Lin ceto con canilteri ben definiti: il p i c c o l o c medio
pivipriciariü di icmc clie non c c o n U K l i n o eiu: luin lavoia la tcri-a,
ciic si \ergügncrcbbc di lare ragricollorc. neti che dalla poeti Icrra
che ha. data in al Ti t t o o a me/zaüría s e m p i i c c vuol rietivtire di
ehc vi\'cre convenientenienl c. di cite rnandare a!l uni\ersitti t> in
|Qi
^cniinano i íiolioli. dl clic íar Ia dote alie liglie che devono sposa-
re un uíiiciulc o un lun/ionario civile dcllo Slalo. Da quesito ceto,
gli iniclletuiali medi riccvono uidaspra avversione per il coiitadi-
lU), cün;^iderato come macchina da lavoro che deve essere munia
lino alTosso e clie può essere sosiituita iacilmenie data Ia sovrap-
popolazione esislente; c poi anche riccvono un sentimento atavi-
cü di paura dei contadino e dellc sue violenzc dislruggitrici e
quindi un abito di ipocrisia rallinata c una rairinatissima arte di
ingannare e addonieslicare le masse contadine. Questo tipo d’in-
tellcituale. democrático nelia laccia contadina c reazionario nclla
taccia ri volta veiso il grande proprietário e il governo, politicante,
corrollü, sleale. è il tramite che lega il contadino meridionale al
grande proprietário terriero. Si realizza cosí un mostruoso blocco
agrario che nel suo complesso funziona da intermediário e da
sorvegliantc dei capitalismo settentrionttle e delle grandi banche.
II suo unico scopo è di cotiservare lo slains qiio. I grandi proprie-
tari in campo politico ed i grandi ititellettuali nel campo ideologi-
co (Giustino Fortunato, Betiedetto Croce) centralizzano e domina-
no Finsieme di manilestazioni interne al blocco.
Ci sotio stati gruppi di intellettuali medi, scrive quindi Gram-
sci, che hanno cercato di uscire dal blocco agrario e di itiipostare
Ia questione meridionale in lorma nuova. A ben rifletlere, il meri-
dionalismo c il principale tnotivo ispiratore delle migliori iniziati-
ve culturali dcl secolo XX in Italia. dalla «Voce» di Prezzolini
air«Unità» di Salvcmini: solo che Fortunato e Croce, supremi
moderatori politici e intellettuali di tutte queste iniziative, hanno
ottetiutü che Fitiipostazione dei problemi meridionali non sover-
chiasse ccrii limiti, non divenlasse rivoluzionaria.
Iti sitnile panoratna, il gruppo deir«Ordine Nuovo» sta a sé.
Anchesso, ammette Gramsci, ha súbito Inifluenza intellettualc di
Giustino Fortunato e di Benedetto Croce: ma poi, assumendo il
proictariato urbano a protagonista moderno delia storia italiana c
quindi delia questione meridionale. ha rappresenlalo una rottura
completa di quclla tradizione. In che senso? Ha cercato di agire
da intermediário tra il proletariato settentrionalc e quegii intellet
tuali dei Mezzogiorno che pongono Ia questione meridionale su
un terreno nuovo. piü avanzato. Di questi intellettuali, Guido
Dorso è, secondo Gramsci, ia figura piü completa e interessante.
Non si tratta di intellettuali comunisti; e tuttavia Ia rottura dei
blocco agrario potrà ottenersi solo coti la íormazione di uno stra-
192
(ii intelleUuali di sinistra, nuovi inlelletluali medi che non
•hino piü il contadino al proprietário terriero. L’alleanza tra il
lolctariato e le niasse contadine dei Mczzogiorno - conclude
'lamsci — esige qucsta formazione.
Ma esiste un Sud ddtalia uniforme? In queslo suo saggio
illa questione meridionale, Gramsci distingue. Seonipone il Sud
UI Ire sezioni politico-territoriali omogenee per eomposizione so-
. lale e di classe ma diverse p er ínidizioni civili e cullurali: Sarde-
•iia, Sicilia e Mezzogiorno peninsulare:
D. I, p. 797.
OC, p. 1704.
193
priclan. alic iianiKi iii SílsIui un mdsjmiu ííi üi-g.imz/azlcine c di cuin
paltczza c hanno invoca iindinpo:íanza rohüivamomc piccüla in Saidc
Una riprcMi í.k 1 lema ;aelio ne! oacgív dc! !92b, Oualclir
pagina piíi iii ia ü i ilVrimcnto c .-ii'c « n o se/.iun' meridioiiali,
Napoletano. Sicilia. Saixiegna-' 'd
Que.cie nolc dei 19 >2 35 .-•uno Si;cccbsi\c a un ícatu a! qiialc
perairro Gramac; c estixiiKXj. i! Pro^ramuhj iíaziou e di Colonia
(aprile 193 i ), che al íilolo IV .sembra quas; ripicndcrc ra.ppdlo
di sei aniii prima (Jei kresíinici ü ai sai-divii:
Ivi. p. 2041.
Ivi. p. 2044.
Da ürum sci a Berliiiguer. cit.. vol. I. p. 357.
Lo Stalo d ellc auion om ie nei p en siero gram sciano. in «Nuova Rinasei.
ta Sarda», a. II, n. 4, aprile 1987. II corsivo c noslro.
194
.! i I luirlava di rcpubbiica federale degli operai e dei contadini
//i ’ ííi iiuu prospettiva di federuzione soviettista, secundo la
//,' provenieiUe dairordinamenio federale deWURSS [...] In
.luliinoniismo non era da Granisei concepito nelia prospettiva
Iv iiK)eratizzazione dello Stato borghese.^’^
(irain sci e la cultura con tem porân ea, Roma 1975, I, p. 552. II corsivo
luslio.
P. Palumbo, Testim oiiiaiiza inédita sul «leader» comunista, 'tro in
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195
í n d i c e dei n o m e
" Per Ia frec|uenza eon eui compaiono ncl testo. c]uesto Índice noii
nomi di Cranisei. Logliatti c Stalin.
199
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Ciirciui. Allilio. U)9. DclkAialIc. Cario. 157,
Ciiiciui. I’ iii. )8, 81. IÜ9, Dclogii. bandilo, 149,
Ciiiocd. Giiiiiipicm. òi. Dclogii, 1., I48n, I 59n,
Camis. N.. I9ãn. Del Piano, I... I45n, i45n. i69n,
C’ai'Ui, Píilri/.io. 1)1. i 7611.
Caxlclli, 1'amígiia. 147. Dc Marlis, C itmdiio 156 c n, 157 c n,
Caatulclí. onorcvolc. 152. 158. 165, 175.
Catüiic, A., lülii. Dcro.sas. bandito. 149.
Catla, .Amoiiiü, 155. 157. Iò5. Dc Rostis. G., I95n.
Cavallcia. Giiiscppc. 157. 158 c n, Dc Rosi,s, Giüscppc. 22.
159. 1P4-5. Ib9-7ü. 177, 179, 185. Dia/.. Saivalorc, 165,
Cavallülli. Pclicc. 146. 155. Diiibcrlü. O.. 195ii.
Cccclii, làiiiiio. I 7ü. Diniilrtiv, 76,
Cercsa. Giuscppc. 58 c n, 59. 42 c n. I7i Rudini, riiarchcsc. 154.
45 c n, 45-6, 87. Di Viitorio. Cduscppc, 78, 82, 92-5,
Chcssa. I’.. I95ii. Donini. Ambrogio, 57. 82. 95, 96.
Cliicaa, onorcvolc. 165. Dorc. I ranccsco, 175, 179.
Chilbton, lord, 58. Dorso. Guido. 192.
Chodorowaki, 27. Düzza, 16. 78. 95. 95.
Chui'chill, Winslon. 97.
Ciccrin, minislru, 57. Paslman, Max, 6.
Cicplak. arcivcscovü, 57. I.dcn, ministro, 58.
Cilibcrlo, Michclc, 42n. ttngcis. Pricdricli. 56. 86-7, 95, 102.
Ciusa Romagna. M., lòün. f68n.
Clcniciiti, Uinbcrto. 47. 1’abrc, Giorgio. 75n.
Cocco Orlii, kranccsco, II, 155-5. Palchi. Luigi. 156.
166. 169-71, 175, 179. IGnccIlo. Praiiccsco. 189. 190 c n.
Cohcn. .S.F., 65n. Fanccilo. Nicolò, 175,
ColcUi, A., 4ln. Fdirkas, Mihaly, lOÜ.
Coininacini. doltor. 1Ü6. Farina. Giovanni, 87.
Corigliano, l.ina. 195. Farina. Salvatorc. 180.
Corradctti, Gino. 174-5, 177. Favero, Luigi, 172.
Corrias, .Maria Domcnica, 138. Ferraris, Lrminio. 151, 179.
Corsi. A., I5ün. I59n. Iblii. Ferrata, G„ 4n.
Corlcsi, L., I74n. Fcrri, onorcvolc, 163.
Coamo. Unibcrlo, 56. Fcrri, Franco, 4n, 35n, 41 n, 79n.
Cos^u, Costaiiliiiü. 20ii. Figàri, Renato, 170.
CoasuUa, .Armando, IÜ2 c n. Fiori. Giüscppc, 22n, 39n, 49n, I02n,
Costa, Bnrico, 149. ll7n, I42n. I69n, I95n.
Crispi, 1’ranccscü, 144. 146. 154. Fiori, Sinionclla, I4n.
Crocc, Rcncdctto. I, 101, 170, 192. Firsov. fn-idrikh. 20n.
Crovato, Salvatorc, 172. Fontana Russo. I... 160.
Curis, G„ I54n. Forccila, Lnzo, 49n, 107, I08n. I25n,
Cusumano, Citiscppe, 75. 195n.
Fortunato, Cliustino. 192.
Danlc .Alighicri, I 16. Francioni. Gianni, 67n, Iü5n.
Dc Ainicis, Bdmondo. 116. Frau, Cornelio, 161, 163.
Dcrienu. Audio. 168. 172. 175-6. Fubini, F.. 4n, 11 n.
Dc l-’clicc. Kraiico, 42n.
Dc kclice. Rcnzo. 61-2. Galcadi, 164.
Ddoc. Dtiniel, 158. Gallo, N„ 4n.
Dc iTanccscü, G„ 155 c n, 154. Gambino, ,A., lOOti.
Dc Gaspcri. .Alcide, 99. Gttraii, Luigi, 165.
2Ü 0
ivíli. 1'ilippo. I^b. laroslavskij, 56.
iuini. Picr;ingclo, 55n, Iczicrska, I anny. 20.
77. ‘ lücicau. Gian Cario. 85n.
1’icti'ü. 18-9, 57. bl.
i.iiki, G.. I95n. Kamenev. I.c\ Br)risovic. 4-5, 7, 20,
■l i.iri, Pgidio. lb-9, 57, bl. 78. 26-7. 40. 79-80, 85-4.
! ii.iidt. 51. Kardclv, Pdiiard. 100.
. 'liikiictio. Giüvanni, 2ü. Kcrzcnccv. Plalon Michailovic, 5.
>inilana. Valenlino, I7n. 5 In, 55n, 70-1.
nOn. 89. 9Ün. 101. IÜ2 c n. Kreslinskij. Nikolaj, 18. 92.
diinami. ,A.. I95n. Krupskaja, Nadczda Kostanlinovna,
' nkk, Milovan. lOÜ. 51.
' klilüii. Giüvanni, I 54. 191. Kurski. 27.
1iuiigiadcs. .'Xdiillc, 159. Kunsinen, 54.
' nihcili, Piero, b e n, 10 c n, 29 e n,
I.abriola, .Antonio, I, 86.
i2 e n. 180.
Laconi, R., 149n.
witüilic, |.\V., 50.
I apidus, 6b, 10 1.
iiiamsci, lamiglia. IÜ7, 142.
I.avrov. 1 10.
(.lainsci. .Amonio, figlio di Giuiiano. I.ay, Giüvanni, 42. 44 c n.
15b, 140. Lcdda. A., 148n.
(■lanisci. Carlü. 58, 105. 107, 125, I.cnin. Nikolaj (VIadimir ll'ic Ulia-
157, 140, nov), 5-6, 55-6. 40. 48. 50-1, 85-7,
(nanisci, Dclio, 51-5, 75, 121-2, 124, 95-4. 98, 102, 110. 114, 116.
150. 152-5, 155-6, 158-40. Lconclli, Allonsü. 16, 29n, 57. 59-40.
(íiaJiKsci. Pdmca, 105. 152. 49n. 80, 8in, 84. 109.
G.iamsci, l-ranccaco, 105-8, 142, 155. Lepre, A., 67n.
172. IJppi, Mercedes. II.
viianisci. Gcnnaro, 58-40, 105. 125, Lippmann. Walter, 100.
152, 157. 172. Lisa, Alhos, 41 c n, 42. 45 c n, 44 c n.
Gianiíici, Giuiianü, 75, 122, 124. 150, 46 c n. 54 e n.
152-5. 155-40. Lilvinov. Maksirn. 17-8, 57, 61-2.
(iranisci, Grazicüa. 150. 157. Longo, Luigi, 16, 20n, 57-9. 49. 78.
(.iramsci. Maiáo, 105, 125, 157. 80, 100, 102.
Gramsci. Nadia, 140. Lü Sardo, Lranccsco. 42. 45.
Gramsci. Olga, 156, 140. Lucatclli, Bnrico, 165.
Gramsci, Renata. 140. Lucetti, Giiiü, 5.
Gramsci, deresina. 105, 108, 125, l.uciani, commissario P.S., 25-4.
150, 152-4, 157-8. 140, 170. Lussu. Frmiliü, 184-8, 189 e n.
Gramsci, Zina, 156, 159-40. l.Lissu, |., I87n.
Grandi, Dino. 61-2. Luzzatti, Luigi, 154. 170.
Graziadei, .^nlonio, 175.
Gricco, Ruggero, 5, 7. 15-b, 20 c n, Macis, Lnricü, 10-1. 12 e n, 15 c n.
21-4, 25 c n, 54, 57. 40. 58, 60-1. 21-2, 24, 59, 61-2.
70. 77-8, 82-5. 87-9, 92-6. I85n, Macis, Ignaziü, II.
186-7, 189 c n. Maffi, .Antonio, 145 c n, 155, I5bn.
Guidi, Ciro, 165. Makar. ambasciatore, 70-1.
Guiso, Luciano, 158. Manca, L„ I02n.
Manconi, L., I5bn,
Ilcrzcn, I 10. Manias, R„ I95n.
Iliticr, .Adüir, 28, 76. .Manuikskij, Dmitrj. 7. 15.
I lumbcrt-Droz, lulcs, 7, 15. Mao Tsc-d ung. 159.
Marat, |can-Paul, 40.
Invcrniziü. Carulina. 170. Mareias. Peppina, I4n, 107-8. 154.
lütti. Nildc, 91 c n. 172,
201
M i i r o n g i u , Ciiuliti. I 7i. Raidesu Ouereioli, Miniiua. !4n. 21.
Maiongiu. I’.. 148n. 22n. 25n. 39n. 40n. 4ln. 45n. 46n,
Manincl, Marcei, lü'-), 47n. 76 e n. 114. II 5n. 132. 139.
Marx, Karl. 3(a. 8t>'7. 43. 114, 141. Pecei, .Amcdcr). 42, 45.
170. 174. Perl. Marcei. 76.
Maçlcro, Scceriiio. 42, Pcrdli. Ndide. 52, 111-5. 118. 121,
Macsoia, Umbcrlo. 2ün. 127.
Mastino, Pietro. 170. Perlini, Sandro. 45, 47.
Mattioli. RatTaelc, 91. Pesei, 169,
MaUüiie. I95n. Pessani, Cláudio, 22.
Maxia, S.. 49n. Piacentíni, lircoic. 39. 42, 44-6. 65.
.Vlazzini. Cjiuscppc, 142. I43n. Pigliaru. I48n.
Molir, C.I., 143n, 148n. 183n. Pinna. C... I48n.
.Mclügrani. I.,,, I4ii. 17ii, lÜ2n. Pio XII, papti. i-Cí/í Pugenio Paeclli.
Müdigliani, Giü,scp(ic Ijiiamide, 78. Pira, ,M,. I48n.
Mülülüv, Vjaceslav, 34-3. I’ iras. r.. I95n.
Monictdli, Toniaso. 170. Pirasiu, l„ I48n.
Monlagiiana, Mario, 78, 82. 87. 90. Pirino, Soro. 156.
Montagnaiia, Rila. 82, 87. 95. Pisehcdda, .Ângelo. 172,
Montaldü. Peppina, 105. Pislillo. Miehele, I5n, 20n. 57n. 93.
Mordcnii, Raul, lül c n. Pizzardo. Giuscppc, 57.
Moro. Pietro, 156. Pjataküv. 85, 93.
iMura, Giüvanni .-Xiilioco, 157, 165. Platone. I.
183. Platone, Peliee, 98.
Muscara. .Acliille, 22. Podrecc;i, 166.
Mussolini, Benilo, 3, 15-7, 19. 58. 71. Porcella, Felice, 175. 179.
75-6. Polenza, Nieola. 76, 78n.
Potier, Ican-Pierrc, 55n.
Naloli. Aldo, 10 e n. 1 In. 52n. I27n. Poliomkin, VIadimir l’ctroviê, 75.
Natta. .Mcssandro, 17 e n. Prezzolini, Giuscppc. 170, 175, 192,
Negarville, Ceieste, 78. 87.
Nenni, Pietro, 78. Quacqücro, .A.M., I95n.
Neiimann, Heinz, 34. Ouereioli. Plio, 140.
Niecforo, A., 144n, I48n.
Nicddu, L.. 49n.
Radck, Karl, 40, 93.
Nixon. Rieliard, 139.
Rafla Garzia, professor, 173.
Okoêanskalia, Lila, 20n. Ragionieri. Rrneslo. I5n. 36n, 49 e n,
I87n.
Onali, l.uigi, 172.
Orano, prisio, 165, 170. Rampolla, Mariano, 57.
Orano, Paolo, 168. Ravagnan, Rieeardo, 187.
Orirovilijkmov. 66, 101. Ravazzoli, Paolo, 3, 15-6, 37. 39-40.
Ravera, Camilia, 3, 15, 37, 40. 45.
Paeclli, lAigcnio, 18-9. 57, 61. Reale, Pugenio. 4n. 100 e n, 102.
Pais Serra, Franccsco, 144 e n, 145n, Rccd, lolin. 36.
I48n, 152, 153n. Rcnimele, 34.
Palia, Marco, 58 e n. Riboldi, Rzio. 48 e n, 65.
Palumbo, P„ 195n. Rieehini, C.. 14n, 17n, I02n.
Papini, Giovanni, 170. Roasio, 92.
Ptirodi, Giovanni, 87. Rolland, Roniain. 109.
Paulesu. Franco, I 52. Roínani, .Alfredo. 172.
I’aulcsu, Paolo, 132. Roselli, Floro, 13. 23n.
Paulesu Granisci, Diddi, 132, I33n, Rüsselli, Cario, 55, 78.
138. Rykov. Alckscj, 26, 31, 40. 92-3.
202
. Michcic. I 76 c n. SpaiK), Vclio, 87.
iis. híincescü, 14jn, 153. Spriano, 1’aolo, 4n, bii. 7ii, I2n. 14ii.
..iJori, .Miissinio L.. 184. 15n, 22n, 24n. 2bn, 27n. 55n. 40ii,
.Liniiii, Gücuino. I7Ü, I75n, 175, 51 n, 6 1 . 62ii, 6b c n, 78. 80. 81 c n.
Si. 142. 82 c 1 1 , 85-4, 85 c n, 89, 90 c n, 42
I'iKi. GíüVimiii. 175. e n, 4b c n,
, :!ia Raiidaccio. Giuscppc. 174. Sralía, Angclo, 55,
iiíucd, .'Xnlünio I4ii, 17n. 2ün. SralTa. 1’icro. I In, 14, 16, 23n, 24 c n,
>ln. 64 c n. 92n, lübn. I35n. 25, 27, 53. 54 c n. 55 c ii. 5b c n.
■..iiiiritü. ispcUore. 54. 60, 62n. b9ii, 70 c n, 71. 72 c n. 73,
.irli)rio. 50. 76n, 80-2, 83n, 88-90, 91 e n, 105,
M iia , Scbasliano. 144. 154, IbUii, 128.
ib5n. Ib8, 170, 180. Slajano. Gorrailo. 91 c ii.
i.íUa iíranca. Idctro, 15b. Slara Serra, Marsinio, 175. 177.
', lircider. Isacco, 120. Stuccvski. 119,
Si luichl. laniiglia, 55-b, 92. I 18.
Suardo, Giaconio, 19, 61.
SiluiídTt, Anna. 50, I 10-1, 1 13-5, 129,
Suvich. ['ddviü, 74.
Si liLiclil, Apollü, 50, 53, 55, 104-10,
I 13-4, 121-2, 13b.
sGuidit. Genia (Kugcnia), \ll, 50-3, Tacclii VcnUiri. 1’iclio, 14,
Tacchini, Cesare, 163.
55, 92, 110-5, 120-2, 124, 124-30,
136-7, 139. Taniburrano, Giurcppc, 21 c n, 41 ii.
Scluiclil, Giuiia, \'ll. 3, 14, Ifa, 24, Tasca, Angclo, 4n. 15. 28 c n. 30. 32.
25n, 50-5, 55-6, 70-3, 80, 90-2, 33n, 34-7, 83-4. 87. 93, 95, 173,
I I 0-1, 113-8, 120-3, 125 c ii, 174n, 181 c n.
126-30, 134, 156-7, 154-41, Tci. Gaclano, II. 13. 24.
Schuchl, l.ida, 50, 110, 114, T'ciTacini. Unibcrlo. 3, 12 c n. 13-4.
Scluicht, Nadine, 50, 110, 112, 114-5. 17-25, 25 c n, 27. 40. 41 c n, 47,
Sdiuchl, Tatiana (Tania), vil, 10-2, 48n.
16, 23n, 24n, 25, 27, 39, 49-51, 52n, Tlialmann. 34-5.
53 e n, 54 c n, 55 c n, 5b e ii, 58-60, Tivoli, Irnia. 55.
62 c II, 63, 69 c n, 70 c n, 71, 72 Toglialli, ,Aldo, 138.
c n, 73, 76n, 79-80, 83n, 88-9, 91 Tülu, Giovanni, 149.
c n, lOòii, 110-1, 113-5, 118-21, Tomskij. Michail, 2b. 31. 93.
123, 126 30, 133-4, 136, 139, Tüsin, Bruno. 45 c n. 46, 47n. 48. 65.
Scliucht, ViUürio, 110, 114-5. Tressü, Pielro. 37. 39-40, 83 c n, 84,
Scocciniarro, Mauro, 3, 15, 20-1. 23. 87.
25, 40, l'rockij. I.cv Davidovic, 4-5. 7. 20-1.
Scucchia, Angclo, 42, 44, 46, 26, 33, 63-6. 84-6, 92, 102.
Scchi, S„ 49ii, I86n. Trunian, Harrv. 97-8.
Sccchia, Pielro, 34n, 35, 37, 44n. T ulli, F.nrico. 42, 45-6.
Scralimovic, A., I 15. Tuveri, Giovanni Baltisla. 156.
Scrafini, Giorgio, 74.
Sereni. iunilio, 95. Ulianova, Anna, I 16.
Scrgc, Vdclor, 66. Uras. Unibcrlo, 156.
8cblan, L., 98n, I88n. Urusova, .Anloniclla, 73-5.
Sias, 157. Ussai. Teodoro, 42.
.Signori, arcivcscüvo, 57.
Silüiic, Ignaziü, 16. 37. \Aicca. Giuseppe, 66 c n. 67 c n.
Sincero, moiisignor, 57, Valeri. onorcvole, 163.
Smirnov, 83. Vassiliev. B.. 17-8, 57.
Soniiino, Giorgio Sidncy, 154, 170. Vejnberg. F.S., 73, 74 e n, 75-6.
Solgiu. G., 143n, 156n, 195n. Vella, .Aruiro, 175.
Sotgiu. Idetro, 149. Vcniavskij, 114.
Spadoni, Bruno, 42, 44, Venuira. Piero. 14.
203
\ igiino. Liiigi, 16. Zhukovskij. .Níkolüj. 7a c n.
Vinclli, Marcdlo, 163. Zinovcv. Crivgorij. 4-5. 7, 18. 20. 26.
79-80. 83-4. '
Zabcl. Tcoíloro. 30. 113-4. Zildli, y .. 20n.
/.anardcUi. Giubcppc. 153-4. Zuearo. Donienicu. I2ii.
Zduiiov. Andrci, 99-IÜÜ. Zuri. iiiarchcsa di. 149.
Sagittari Laterza