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Il dubbio metodico di Cartesio, che diventa iperbolico nella figura del genio maligno, è stato accostato e a

volte confuso con lo scetticismo. In realtà quella di Cartesio non è propriamente una posizione scettica.
Lo scetticimo è una scuola filosofica del IV secolo a.C., che ha come esponente principale Pirrone, che
nega la possibilità di raggiungere una verità in senso assoluto, sospendendo il giudizio in attesa di avere delle
informazioni più chiare.

La forma più radicale di scetticismo sostiene che non esistono verità. Questa posizione cade però in
contraddizione, perché se io dico che nulla è vero, anche questa frase "nulla è vero" non sarà vera,
quindi paradossalmente sto affermando qualcosa è vero.
Cartesio invece non dice che nulla è vero, ma che nulla potrebbe essere vero, che tutto potrebbe essere un
sogno o un inganno del genio maligno. Il suo è un dubbio non è una certezza. Non dice che la realtà che
noi vediamo non esiste, dice che la realtà fuori di noi potrebbe anche non esistere, che la certezza e la
verità fuori di me potrebbero non essere identiche, quindi non cade nella contraddizione scettica. Poi
attraverso il dubbio Cartesio arriva a indicare qualcosa di indubitabile che è l'io penso.

Esiste anche un'altra forma di scetticismo meno radicale, ed è quello della scienza moderna, di Galilei.
Galilei distingueva tra qualità primarie e qualità secondarie. Le prime sono altezza, larghezza,
profondità, velocità ecc, e possono essere ricondotte a numeri e a forme quindi alla matematica e alla
geometria, e quindi esistono e sono indubitabili. Sono verità.

Le seconde sono il sapore, l'odore, il colore, il suono. Sono queste qualità secondarie che vengono messe
in dubbio dalla scienza moderna (quando parliamo di scienza moderna, parliamo del 1600, di Galilei,
Bacone, Newton, non della scienza contemporanea). L'odore non esiste oggettivamente. Esistono delle
molecole volatili che si staccano dal corpo a cui appartengono e che entrano in contatto con i nostri recettori
olfattivi. Il profumo e la puzza non sono oggettivi, siamo noi che li interpretiamo come profumi o puzza.

I cibi non profumano e non hanno sapore oggettivamente, siccome per la nostra sopravvivenza noi dobbiamo
riconoscere alcuni alimenti come commestibili, allora il nostro organismo li interpreta come saporiti o come
profumati. Salvo eccezioni, funghi velenosi oppure formaggi che puzzano.
Le mosche che mangiano merda, non percepiranno l'odore della merda come puzza. Il nostro sudore
che noi percepiamo come cattivo odore, per il nostro cane può essere profumo, oppure in determinati contesti
può servire da richiamo sessuale per altri esseri umani.

La scienza moderna ha detto quindi che non ci possiamo occupare di queste qualità secondarie perché
sono soggettive e non oggettive. In realtà la scienza contemporanea ha oggettivato anche queste qualità
secondarie. Noi oggi possiamo misurare un suono dall'onda, dalla vibrazione del corpo, dalla compressione
e rarefazione dell'aria. Possiamo misurare un colore, che è una radiazione elettromagnetica nello spettro
visibile. Anche queste qualità possono essere ricondotte a numeri, alla matematica, ma all'epoca di Galileo
non si erano ancora scoperte queste cose. In ogni caso il colore giallo o un accordo musicale non esistono in
natura, siamo noi che li interpretiamo quelle radiazioni e quelle onde sonore come colore giallo o come un
certo tipo di musica.

Rispetto a questo scetticismo parziale della scienza moderna, quello cartesiano è invece più radicale.
Cartesio dice infatti che noi non dobbiamo dubitare solo dei colori, dei suoni o dei sapori ma anche delle
dimensioni, dobbiamo dubitare di tutto, perché l'intera realtà, e non solo la parte qualitativa della realtà,
potrebbero non esistere. Potrebbero esssere frutto di un sogno o di un inganno. Io so che questa penna e
questa cattedra è nella mia testa (razionalismo, i ragni di Bacone), ma non so se esiste nella realtà. Quindi
non c'è più l'identità immediata tra certezza e verità, come nel mondo classico. Questa identità deve essere
mediata, ricostruita. Cartesio ripiomberà nel realismo, ma lo farà dopo aver messo in dubbio per la prima
volta questa identità di certezza e verità. Prima dimostrerà l'esistenza del soggetto pensante,l la res
cogitans, l'io penso, attraverso il cogito ergo sum, poi l'esistenza della realtà al di fuori del soggetto, la
res extensa tramite l'idea innata di Dio, che diventa il garante dell'esistenza del mondo, perché un Dio
perfetto e buono non mi ingannerebbe mai facendomi credere che esiste qualcosa che invece non esiste.

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