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STRUTTURALE
Università di Pisa
Docente:
Ing. Walter Salvatore
Infatti, quando un corpo elastico si deforma in modo significativo non è più valida l’ipotesi della
teoria dell’elasticità lineare secondo la quale è possibile, in un processo deformativo, confondere
configurazione iniziale e finale.
Poter confondere la configurazione iniziale con quella finale implica, in termini di modellazione, di
poter utilizzare un sistema di riferimento che rimane invariato durante l’analisi e, in termini di
soluzione, una linearità tra causa ed effetti.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Non linearità geometrica
E’ possibile individuare tre principali cause di non linearità geometrica:
- Grandi spostamenti e rotazioni;
- Effetti del secondo ordine;
- Effetti trave-colonna.
Grandi spostamenti/Rotazioni
Per comprendere in che modo la presenza
di grandi spostamenti/rotazioni nella
risposta della struttura elastica renda non
soddisfatte le ipotesi della teoria della
elasticità lineare, si consideri una mensola
caricata con una forza inizialmente in
direzione ortogonale all’asse.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Grandi spostamenti/Rotazioni
Supporre che, per tutta la storia deformativa dell’elemento, configurazione iniziale e finale
coincidano, corrisponde a considerare il sistema di riferimento della mensola fisso e, quindi, il carico
sempre ortogonale all’asse della trave: il taglio crescerà linearmente con lo spostamento verticale
dell’estremo libero.
Se invece, come è anche intuibile fisicamente, si considera che, man mano che il carico cresce,
l’elemento cambia configurazione rispetto a quella iniziale, assunto solidale con il corpo un sistema di
riferimento locale, quest’ultimo risulterà ruotato rispetto alla direzione del carico agente in modo tale
che:
- a) la componente del carico ortogonale all’asse non crescerà più linearmente con lo spostamento;
- b) anche il momento di conseguenza crescerà non linearmente in quanto una quota del carico
diventerà azioni assiale.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Effetti del secondo ordine
Per comprendere in che modo la presenza di effetti del secondo ordine nella risposta di una struttura
elastica renda non soddisfatte le ipotesi della teoria dell’elasticità lineare, si consideri un elemento
verticale soggetto ad un carico verticale V e ad un carico orizzontale H tale da imporre uno
spostamento δ.
Supporre che configurazione indeformata e deformata coincidano, corrisponde a considerare il
sistema di riferimento dell’elemento fisso e, quindi, il carico verticale sempre parallello all’asse della
colonna: la struttura sarà soggetta ad una azione assiale pari a V e ad un momento flettente alla base
pari ad Hµh.
Se invece si considera che, a causa dello spostamento δ, l’elemento ha cambiato configurazione
rispetto a quella iniziale inflettendosi, assunto solidale con il corpo un sistema di riferimento locale,
quest’ultimo carico risulterà ruotato rispetto alla direzione dei carichi agenti in modo che il carico V
contribuirà anche al taglio ed incrementerà il momento flettente di Vµδ.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Effetto trave-colonna
Per comprendere in che modo l’effetto trave-colonna nella risposta di un elemento strutturale
elastico renda non soddisfatte le ipotesi della teoria dell’elasticità lineare, si consideri un generico
elemento soggetto contemporaneamente all’azione assiale ed al momento flettente.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Effetto trave-colonna
Se invece si considera che, a causa dell’inflessione indotta dal momento, l’elemento ha cambiato
configurazione rispetto a quella iniziale, risulterà una interazione tra la deformazione trasversale
indotta dal momento flettente ed azione assiale: in particolare un’azione assiale di compressione
riduce la rigidezza flessionale, mentre un’azione di trazione ha l’effetto opposto.
Questo si traduce in termini di modellazione, nell’avere una matrice di rigidezza dell’elemento in cui i
diversi contributi, assiale, flessionale e tagliante sono fra loro accoppiati.
“Un’accurata descrizione della risposta strutturale sotto azione sismica richiede, quindi, programmi che
siano in grado di cogliere i diversi comportamenti e, laddove la modellazione di grandi spostamenti sia
opzionale, la sua attivazione. Sono attualmente disponibili numerosi programmi che hanno queste
potenzialità.”
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Non linearità del materiale
L’importanza e la necessità di considerare la risposta in campo anelastico del materiale richiedono
l’utilizzo di programmi di calcolo in grado di descrivere la non linearità del materiale. I programmi
attualmente disponibili sono in grado di fare questo utilizzando due diversi approcci:
- modellazione tramite cerniere plastiche (“a plasticità concentrata);
- modellazione tramite fibre (“a plasticità diffusa”).
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Modellazione “a plasticità concentrata”
La non linearità della struttura rimane quindi concentrata in pochi elementi.
Poiché la curva caratteristica di una cerniera plastica non è univocamente definita, ma dipende dalla
sua posizione nella struttura e dal comportamento del singolo elemento strutturale e da quello
globale della struttura, i codici spesso forniscono un’ampia libreria di legami costitutivi fra i quali
scegliere di caso in caso.
Il vantaggio di questa modellazione è che permette di lavorare principalmente con elementi elastici
computazionalmente meno onerosi e più facilmente gestibili, lasciando a pochi punti della struttura
la concentrazione della non linearità del materiale.
Il limite di questa modellazione è che richiede una certa esperienza dell’operatore per stabilire dove
distribuire gli elementi non lineari e per scegliere lunghezze e curve caratteristiche che permettano di
cogliere il reale comportamento delle cerniere plastiche.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Modellazione “a plasticità diffusa”
In questo caso si considerano elementi tipo trave con comportamento anelastico: l’anelasticità è
diffusa in tutto l’elemento strutturale, sia longitudinalmente che trasversalmente, attraverso l’utilizzo
di elementi a fibre. Essi prevedono che lo stato di sforzo-deformazione di una sezione del generico
elemento sia ottenuto tramite integrazione della risposta sforzo-deformazione uniassiale non lineare
di ciascuna fibra in cui la sezione è stata suddivisa.
Una sezione in cemento armato può essere discretizzata tramite le “fibre”.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Modellazione “a plasticità diffusa”
Se si utilizza un numero sufficiente di fibre la distribuzione della non linearità del materiale nella
sezione può essere modellata accuratamente anche in condizioni di elevata non linearità; allo stesso
modo, dividendo longitudinalmente ciascun elemento strutturale in un numero di elementi
sufficiente è possibile descrivere in modo accurato la formazione e la diffusione di un eventuale
cerniera plastica nell’elemento senza bisogno di supporla a priori.
Se da un un punto di vista computazionale un modello ad anelasticità distribuita, utilizzando legami
costitutivi non lineari, risulta essere più oneroso rispetto ad un modello ad anelasticità concentrata in
pochi elementi, d’altra parte, da un punto di vista operativo, non necessita di una particolare
esperienza di modellazione dell’operatore: tutto ciò che è richiesto all’utilizzatore è di definire le
caratteristiche geometriche e conoscere il comportamento anelastico ciclico dei materiali per poter
scegliere il modello costitutivo più appropriato fra quelli proposti in letteratura ed implementati nei
codici.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Procedure di soluzione di problemi non lineari
Considerare la risposta strutturale non lineare, a causa della presenza di non linearità geometriche
e/o del materiale, implica l’utilizzo di metodi di analisi non lineari in cui sono impiegate procedure di
soluzione di tipo incrementale iterativo.
Queste ultime prevedono l’applicazione del carico agente sulla struttura tramite incrementi successivi
predefiniti e la ricerca della condizione di equilibrio in ogni incremento tramite iterazioni.
Facendo riferimento ad un approccio agli spostamenti, solitamente utilizzato nei codici strutturali, si
consideri una struttura lineare sollecitata da un carico applicato incrementalmente pari a λiP0 con li
fattore di carico all’incremento i-esimo: risolvere la struttura significa verificare che, ad ogni
incremento, sia verificato l’equilibrio fra le forze interne resistenti FS e i carichi esterni.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Procedure di soluzione di problemi non lineari
Essendo FS funzione lineare degli spostamenti tramite la matrice K, il tutto si riduce a risolvere il
sistema lineare:
K ⋅ U i = λ i ⋅ P0
Se, invece, si considera una struttura non lineare, l’equilibrio sarà descritto dal sistema non lineare:
R ( Ui ) = λ i ⋅ P0
dove R(Ui) sono le forze resistenti funzione non lineare degli spostamenti.
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Procedure di soluzione di problemi non lineari
Per risolvere l’equazione non lineare si utilizza una approssimazione per cui si assume che, nel passo
infinitesimo δU, la funzione δR è lineare e pari a:
δR = K T ⋅ δU
essendo KT la matrice di rigidezza tangente definita come
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Procedure di soluzione di problemi non lineari
Lo spostamento U soluzione dell’equazione non lineare si ottiene con procedure incrementali. Le più
comunemente utilizzate nei codici strutturali sono la procedura di Newton.Raphson e quella di
Newton-Raphson modificato. Entrambe prevedono di calcolare l’incremento ∆Ui corrispondente
all’incremento di carico λi(P0)-λi-1(P0) tramite iterazioni successive per cui
∆U i = ∆U i0 + ∆U1i + ∆U i2 + … + ∆U in
Nel caso di Newton-Raphson lo
spostamento correttivo ∆Uji è calcolato a
patire dalla soluzione all’iterazione
precedente
Rj(Ui-1+∆Uki) con k=0,j-1, supponendo la
funzione R lineare, secondo la relazione
∆U ij = ( ) (
j −1
KT × λ i ⋅ P0 − R j )
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Procedure di soluzione di problemi non lineari
Il metodo prevede quindi che ad ogni iterazione venga calcolata la matrice tangente
(
K Tj = K T U i −1 + ∆U ik )
con k=0,…,j-1. Nell’iterazione iniziale ∆U0i la tangente verrà calcolata in corrispondenza della
soluzione al passo incrementale precedente Ui-1.
Nel metodo Newton-Raphson modificato gli spostamenti correttivi sono determinati utilizzando in
tutte le iterazioni la rigidezza iniziale K0 T risulta quindi ∆U ij = ( ) (
0 −1
KT × λ i P0 − R j )
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Modellazione della risposta non-lineare Analisi strutturale
Procedure di soluzione di problemi non lineari
E’ possibile inoltre utilizzare altri metodi derivanti dalla combinazione dei due descritti che si
differenziano per il numero di volte in cui nell’incremento viene ricalcolata la matrice di rigidezza.
Solitamente le prestazioni migliori si ottengono aggiornando la matrice nei primi passi e poi
mantenendola costante.
In tutti i metodi l’iterazione nell’incremento si interrompe quando è soddisfatto un criterio di
tolleranza, che solitamente si basa sulla norma dello spostamento correttivo e/o sulla norma dello
sbilanciamento delle forze. Si richiede cioè che siano soddisfatte rispettivamente le condizioni:
∆Uin λi ⋅ P0 − R n
essendo ≤ tol ≤ tol
∆Ui P0
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Analisi strutturale
Modellazione della risposta non-lineare
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Analisi strutturale
Metodi di analisi strutturale (plastici): Analisi plastica
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Analisi strutturale
Metodi di analisi strutturale (plastici): Analisi tipo “Push-over”
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Analisi strutturale
Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare)
La capacità di una struttura di resistere all’evento sismico dipende fortemente dalle sue capacità
deformative e dalla sua duttilità.
I metodi di analisi elastici (statico e dinamico) tengono conto del comportamento non lineare della
struttura tramite il fattore di struttura che permette di ridurre lo spettro di risposta elastico.
Questi metodi non possono però cogliere cambiamenti nella risposta caratteristica della struttura che
si verificano man mano che singoli elementi si comportano in modo duttile.
Inoltre non si ha nessuna informazione sulla distribuzione della domanda di anelasticità nella struttura.
I metodi di analisi non lineare (analisi tipo Push-over), invece, permettono di cogliere questi aspetti
dimostrandosi un utile strumento in particolare in fase di verifica, laddove è necessario valutare la
coerenza fra fattori di struttura assunti e reale capacità di duttilità della struttura.
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare)
Analisi strutturale
La capacità della struttura (definita Curva di Capacità è confrontata con la domanda, rappresentata da
punti sulla curva stessa individuati in corrispondenza di valori di spostamento corrispondenti alle
massime domande di spostamento che la struttura subirebbe quando fosse soggetta ai diversi terremoti
di progetto.
Le domande di spostamento possono in generale essere valutate utilizzando opportuni spettri elastici di
progetto.
Poiché in corrispondenza di ogni punto della curva di capacità si possono valutare importanti
parametri strutturali quali lo spostamento globale, lo spostamento relativo fra i vari piani, le
deformazioni e le sollecitazioni nei vari elementi strutturali, con tale analisi è possibile verificare la
capacità della struttura sia in termini di resistenza che di deformabilità tenendo conto sia delle non
linearità geometriche sia di quelle del materiale.
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Analisi strutturale
Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare)
Al variare del tipo di distribuzioni e della modalità di applicazione delle forze laterali, della modalità
con cui si valuta lo spostamento prefissato e dei parametri di controllo utilizzati durante l’analisi, si
distinguono diversi tipi di analisi statica non lineare.
In particolare le norme, nel caso di struttura regolare e quindi descrivibile con due modelli piani
scelti secondo due direzioni ortogonali, suggeriscono, per la valutazione del legame taglio alla base-
spostamento di un punto di controllo, di applicare a ciascun modello piano considerato due diverse
distribuzioni di forze orizzontali applicate ai baricentri delle masse dei vari piani.
In particolare si considerano una distribuzione di forze proporzionali alle masse e una distribuzione
di forze proporzionali alla prodotto delle masse per la deformata individuata dal primo modo di
vibrare del sistema considerato elastico.
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare)
Analisi strutturale
Tale scelta nasce dalla considerazione che la distribuzione delle forze laterali dovrebbe approssimare la
distribuzione delle forze di inerzia presenti sulla struttura durante il sisma.
Confronti con analisi dinamiche non lineari hanno evidenziato che distribuzioni di forza proporzionali
al primo modo colgono meglio la risposta dinamica finché la struttura rimane in campo elastico,
mentre quando si raggiungono grandi deformazioni la risposta dinamica può risultare meglio
rappresentata da distribuzioni di forze proporzionali alle masse.
Nel caso di strutture regolari i due andamenti scelti definiscono i limiti delle possibili distribuzioni di
forze di inerzia in un terremoto.
Ciò non è più vero quando si ha a che fare con strutture irregolari o alte, nelle quali i modi di vibrare
superiori al primo diventano significativi, o in strutture dove il danno indotto dall’azione sismica
modifica significativamente nel tempo i modi di vibrare della struttura.
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare) Analisi strutturale
L’uso di metodi push-over è particolarmente raccomandato nel caso di edifici esistenti, in cui non è
possibile assumere che siano stati applicati principi di gerarchia delle resistenze e pertanto non è
possibile ipotizzare a priori la deformata ed il meccanismo di collasso.
In questi casi le norme suggeriscono di utilizzare metodi di tipo adattativo (noti anche come metodi
evolutivi) che modificano in continuazione la distribuzione di forze applicate in funzione del
cambiamento delle caratteristiche della struttura durante il moto sismico e pertanto della sua deformata
istantanea.
L’analisi push-over può essere anche utilmente applicata a modelli tridimensionali per mettere in
evidenza le irregolarità della struttura qualora si manifestino in seguito all’evolvere dell’azione sismica e
cioè a seguito di inattese distribuzioni delle richieste di anelasticità
Ancora in fase di sviluppo e verifica è invece l’utilizzo dell’analisi statica non lineare su modelli
tridimensionali per la verifica della capacità.
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare)
Analisi strutturale
Metodologia
Nelle norme viene definita una metodologia per applicare l’analisi push-over valida per tutti gli edifici
progettati secondo le norme e regolari in altezza ed in pianta.
Qualora un edificio non soddisfi queste condizioni (ad esempio un edificio esistente) sarà necessario
utilizzare altre metodologie di applicazione dell’analisi push-over in grado di tenere in conto l’effettivo
modo di deformarsi della struttura (distribuzione di forze diverse o push-over adattativa).
La metodologia proposta nelle norme si basa sull’assunzione che la risposta di un sistema a più gradi di
libertà possa essere correlata alla risposta di un sistema equivalente ad un grado di libertà con
un’appropriata caratteristica isteretica.
Questo implica che il comportamento del sistema M-GDL sia determinato principalmente da un solo
modo la cui forma Φ rimane costante durante l’analisi.
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare) Analisi strutturale
Il passaggio dal sistema M-GDL al sistema 1-GDL permette di valutare con maggiore semplicità la
prestazione richiesta al sistema del sisma preso in considerazione. Infatti definito il sistema 1-GDL
equivalente e calcolato il suo periodo proprio T è immediato, con l’utilizzo dello spettro di risposta
elastico in spostamento, dedurre lo spostamento massimo che deve essere in grado di sopportare e da
questo dedurre lo spostamento massimo per cui deve essere progettato il sistema M-GDL.
L’applicazione della metodologia proposta prevede che si eseguano i seguenti passi:
1) Analisi push-over per la definizione del legame forza-spostamento generalizzato tra la risultante delle
forze applicate e spostamento di un punto di controllo del sistema.
2) Determinazione delle caratteristiche di un sistema 1-GDL a comportamento bi-lineare equivalente.
3) Determinazione della risposta massima in spostamento del sistema equivalente con utilizzo dello
spettro di risposta elastico.
4) Conversione dello spostamento del sistema equivalente nella configurazione deformata della
struttura e verifica.
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare) Analisi strutturale
1) Definizione del legame forza-spostamento generalizzato forze applicate e spostamento punto di controllo.
Scelto un punto significativo della struttura (punto di controllo), generalmente coincidente con il
baricentro dell’ultimo piano, o del piano baricentrico in altezza, le forze vengono scalate, mantenendo
invariati i rapporti relativi fra le stesse, in modo da far crescere monotonamente lo spostamento
orizzontale del punto di controllo fino ad un valore “sufficiente”, tale che, una volta calcolata la
domanda in spostamento, questa sia già compresa nella curva di push-over così ottenuta. Risultato
dell’analisi è la curva non lineare taglio alla base Vb-spostamento del punto di controllo dc che
rappresenta la capacità della struttura.
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare) Analisi strutturale
2) Caratteristiche di un sistema 1-GDL bi-lineare equivalente.
Calcolare il vettore Φ1 corrispondente al primo modo di vibrare normalizzato rispetto allo spostamento
del punto di controllo, si calcola il coefficiente di partecipazione del primo modo di vibrare
In campo elastico la forza F* e lo spostamento d* del sistema equivalente sono legati a quelli del sistema
M-GDL dalle relazioni:
Vb d
F* = e d* = c
γ1 γ1
Individuando sulla curva Vb - dc il valore di resistenza massima Vbu, le coordinate del punto di
snervamento del sistema bi-lineare equivalente sono:
*
V Fy
Fy* = bu e d*y = *
γ1 K
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare) Analisi strutturale
dove K* è la rigidezza secante del sistema equivalente scelta in modo tale da eguagliare l’area sottesa dalla
curva non lineare F*-d* e la curva bi-lineare.
Nota la curva caratteristica del sistema 1 GDL, il suo periodo proprio elastico risulta essere pari a:
m* ∗
T = 2π *
k
dove, essendo N il numero di masse del sistema M-GDL, si definisce:
N
*
m = ∑ mi ⋅ Φ i,1
i =1
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare) Analisi strutturale
3) Risposta massima in spostamento del sistema equivalente con utilizzo dello spettro di risposta elastico.
Nel caso in cui il sistema ad 1-GDL abbia periodo proprio T* sufficientemente elevato, in particolare
nelle norme si richiede T* ¥ TC, il massimo spostamento raggiunto dal sistema anelastico è pari a
quello di un sistema elastico con pari periodo, cioè:
d*max = d*e,max = SDe T* ( )
essendo SDe lo spettro di risposta elastico in spostamento.
Se invece il sistema 1-GDL ha periodo proprio T*<TC, la risposta in spostamento del sistema
anelastico è maggiore di quella del corrispondente sistema elastico e risulta:
d*e,max TC
d*max =
q *
*
( )
= 1 + q − 1 ⋅ * ≥ d e,max
T
essendo q* il rapporto tra la forza di risposta elastica (data dal prodotto dello spettro di risposta
elastico di pseudo-accelerazione SAe(T*) e la massa m*) e la forza di snervamento del sistema
equivalente (F*y).
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare) Analisi strutturale
Se q* risulta <1, cioè la risposta è elastica (F*y>m*SAe(T*)), si assume ancora:
d*max = d e,max
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Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare) Analisi strutturale
4) Conversione dello spostamento equivalente nella configurazione deformata della struttura
Noto d*max è possibile calcolare lo spostamento effettivo del punto di controllo del sistema M-
GDL semplicemente dalla definizione dello spostamento equivalente d*
d max = γ1 ⋅ d*max
e quindi verificare che durante l’analisi sia stato raggiunto un valore di spostamento dC almeno
pari a dmax..
Una volta noto lo spostamento del punto di controllo si conosce dall’analisi la configurazione
deformata ed è quindi possibile eseguire la verifica dell’edificio, in particolare controllando la
compatibilità degli spostamenti in quegli elementi che presentano un comportamento fragile.
Da quanto descritto si può capire come questo tipo di analisi permetta di ricavare interessanti
informazioni sulla risposta di sistemi strutturali, soprattutto nel caso venga usato per la verifica
sia di edifici esistenti che di nuovi.
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Analisi strutturale
Analisi tipo “Push-over” (statica non lineare)
La risposta caratteristica che può essere ottenuta con un’analisi statica non lineare comprende:
- valutazione dei rapporti di sovraresistenza;
- individuazione di una richiesta di resistenza su elementi fragili;
- individuazione di una realistica richiesta di deformazione su elementi che devono avere un
comportamento duttile al fine di dissipare energia;
- la possibilità di verificare l’effettiva distribuzione della domanda inelastica negli edifici progettati
con il fattore di riduzione q;
- la possibilità di verificare le conseguenze della perdita di resistenza di un elemento sulla stabilità
dell’intera struttura;
- individuazione delle zone critiche dove maggiore è la richiesta di duttilità;
- individuazione di irregolarità in pianta o in altezza in termini di resistenza che modificano la
risposta dinamica in campo non lineare;
- valutazione degli spostamenti relativi fra i piani tenendo conto delle discontinuità di resistenza e
rigidezza fra i piani.
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La normativa italiana: l’Ordinanza n. 3274 del 20/03/2003.
Metodi di analisi strutturale Analisi statica non-lineare
L’analisi statica non lineare consiste nell’applicare all’edificio i carichi gravitazionali ed un sistema
di forze orizzontali che, mantenendo invariati i rapporti relativi fra le forze stesse, vengano tutte
scalate in modo da far crescere monotonamente lo spostamento orizzontale di un punto di
controllo sulla struttura (es. un punto in sommità dell’edificio), fino al raggiungimento delle
condizioni ultime.
Le prescrizioni contenute nelle presenti norme si applicano agli edifici che soddisfino le condizioni
di regolarità in pianta e in altezza di cui al punto 4.3. Il metodo può essere esteso ad edifici
non regolari purché si tenga conto dell’evoluzione della rigidezza e corrispondentemente delle
forme di vibrazione conseguenti allo sviluppo delle deformazioni inelastiche (metodi evolutivi). Le
modalità di tale estensione, che dipendono dalla configurazione geometrica e meccanica specifica
dell’edificio in esame, devono essere adeguatamente documentate.
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La normativa italiana: l’Ordinanza n. 3274 del 20/03/2003.
Questo tipo di analisi può essere applicato per gli scopi e nei casi seguenti:
verificare l’effettiva distribuzione della domanda inelastica negli edifici progettati con il fattore
di riduzione q;
come metodo di progetto per gli edifici di nuova costruzione sostitutivo dei metodi di analisi
lineari,
Costruzioni in Zona Sismica - Corsi di Laurea in Ingegneria Edile ed Edile Architettura - A.A. 2003-04 37
La normativa italiana: l’Ordinanza n. 3274 del 20/03/2003.
Metodi di analisi strutturale Analisi statica non-lineare
Costruzioni in Zona Sismica - Corsi di Laurea in Ingegneria Edile ed Edile Architettura - A.A. 2003-04 38
La normativa italiana: l’Ordinanza n. 3274 del 20/03/2003.
Metodi di analisi strutturale Analisi statica non-lineare
Tutti i passi successivi devono essere eseguiti per entrambe le distribuzioni di forze eseguendo
le verifiche di duttilità e di resistenza di ciascun elemento/meccanismo per la distribuzione più
sfavorevole.
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La normativa italiana: l’Ordinanza n. 3274 del 20/03/2003.
Metodi di analisi strutturale Analisi statica non-lineare
L’analisi deve essere spinta fino al raggiungimento di uno spostamento del punto di controllo
pari al 150% dello spostamento di risposta ottenuto come indicato nel seguito.
Il diagramma risultante ha nelle ascisse lo spostamento del nodo di controllo e nelle ordinate il
taglio alla base.
Nel caso di analisi evolutiva si applica la sola distribuzione di forze modali, eventualmente
prendendo in considerazione l’effetto di più modi di vibrazione.
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Metodi di analisi strutturale Analisi statica non-lineare
Sistema bi-lineare equivalente
Si indichi con Φ il vettore rappresentativo del primo modo di vibrazione della struttura, normalizzato
al valore unitario della componente relativa al punto di controllo.
Il «coefficiente di partecipazione» Γ è definito dalla relazione
∑ mi Φ i
Γ= 2
∑ mi Φ i
La forza F* e lo spostamento d* del sistema equivalente a un grado di libertà sono legati, in
campo elastico, alle corrispondenti grandezze dell’edificio dalle relazioni:
*Fb * d c
F = d =
Γ Γ
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Metodi di analisi strutturale Analisi statica non-lineare
Le coordinate del punto di snervamento del sistema bi-lineare equivalente si ottengono quindi:
— Fy* = Fbu / Γ dove Fbu è la resistenza massima dell’edificio;
— dy* = Fy* / k* dove k* è la rigidezza secante del sistema equivalente ottenuta dall’eguaglianza
delle aree come indicato in figura.
Il periodo elastico del sistema bi-lineare è dato dall’espressione:
* m*
T = 2π *
k
dove m* = Σ mi Φi.
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Metodi di analisi strutturale Analisi statica non-lineare
dove
rappresenta il rapporto tra la forza di risposta elastica e la forza di snervamento del sistema
equivalente. Se risulta q* = 1 allora si ha d*max = d*e,max
Lo spostamento effettivo di risposta dell’edificio risulta pari a Γ d*max .
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Analisi strutturale
Metodi di analisi strutturale (plastici): Analisi dinamica non-lineare
Il metodo analizza la risposta dinamica del modello strutturale per un moto alla base tramite
l’integrazione delle equazioni del moto.
Il comportamento elasto-plastico degli elementi strutturali è tenuto in conto. Tale metodo è l’unico in
grado di descrivere, se il modello è sufficientemente accurato, il reale comportamento della struttura.
L’onere di calcolo è elevato e l’accelerogramma del sisma deve essere scelto accuratamente (spettro-
compatibili).
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Analisi strutturale
Metodi di analisi strutturale (plastici): Analisi dinamica non-lineare
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Analisi strutturale
-Definizione del legame costitutivo non lineare dei materiali per i modelli a fibre e della posizione
e curva caratteristica delle cerniere plastiche per i modelli a plasticità concentrata.
- Definizione dell’input sismico. Il modello deve essere sollecitato contemporaneamente da due
eventi sismici orizzontali ed anche da uno verticale: si devono considerare gruppi di tre
accelerogrammi differenti agenti nelle tre direzioni simultaneamente; tali accelerogrammi
possono essere artificiali, simulati o naturali.
- Verifica della struttura. Svolta l’analisi e calcolata la risposta nel tempo della struttura è possibile
conoscere in ogni istante su ogni elemento della struttura gli effetti del sisma (momenti, tagli,
rotazioni e spostamenti) ed individuarne i valori massimi.
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Metodi di analisi strutturale Analisi dinamica non-lineare
La risposta sismica della struttura può essere calcolata mediante integrazione delle equazioni
del moto, utilizzando un modello tridimensionale dell’edificio e gli accelerogrammi definiti al
punto3.2.7.
Il modello costitutivo utilizzato per la rappresentazione del comportamento non lineare della
struttura dovrà essere giustificato, anche in relazione alla corretta rappresentazione dell’energia
dissipata nei cicli di isteresi.
Nel caso in cui si utilizzino almeno 7 diversi gruppi di accelerogrammi le azioni potranno
essere rappresentate dai valori medi ottenuti dalle analisi, nel caso di un numero inferiore di
gruppi di accelerogrammi si farà riferimento ai valori più sfavorevoli.
Il fattore d’importanza di cui ai punti 2.5 e 4.7 dovrà essere applicato alle ordinate degli
accelerogrammi.
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I valori massimi della risposta ottenuti da ciascuna delle due azioni orizzontali
applicate separatamente potranno essere combinati calcolando
la radice quadrata della somma dei quadrati, per la singola componente della grandezza
da verificare,
oppure sommando ai massimi ottenuti per l’azione applicata in una direzione il 30%
dei massimi ottenuti per l’azione applicata nell’altra direzione.
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Combinazione delle componenti dell’azione sismica
L’azione sismica verticale dovrà essere obbligatoriamente considerata nei casi seguenti:
- -presenza di elementi pressoché orizzontali con luce superiore a 20 m,
- di elementi principali precompressi,
- di elementi a mensola,
- di strutture di tipo spingente,
- di pilastri in falso,
- edifici con piani sospesi.
L’analisi sotto azione sismica verticale potrà essere limitata a modelli parziali
comprendenti gli elementi indicati.
Quando per gli elementi di cui sopra l’azione orizzontale produce effetti superiori al
30% di quelli dovuti alle azioni verticali in qualche sezione, si considereranno gli effetti
massimi risultanti dall’applicazione di ciascuna delle azioni nelle tre direzioni sommati
al 30% dei massimi prodotti dall’azione in ciascuna delle altre due direzioni.
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Fattori di importanza
Gli edifici sono suddivisi in tre categorie, cui corrispondono le definizioni ed i fattori
di importanza indicati nella tabella seguente:
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Gli spostamenti indotti dall’azione sismica relativa allo stato limite ultimo
potranno essere valutati moltiplicando gli spostamenti ottenuti utilizzando lo
spettro di progetto corrispondente per il fattore di struttura (q) e per il fattore
di importanza (γΙ) utilizzati.
Gli spostamenti indotti dall’azione sismica relativa allo stato limite di danno
potranno essere valutati moltiplicando gli spostamenti ottenuti utilizzando lo
spettro di progetto corrispondente per il fattore di importanza utilizzato.
In caso di analisi non lineare, statica o per integrazione delle equazioni del
moto, gli spostamenti saranno ottenuti direttamente dall’analisi.
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Elementi non strutturali
Tutti gli elementi costruttivi senza funzione strutturale, il cui danneggiamento può
provocare danni a persone, dovranno in generale essere verificati all’azione sismica,
insieme alle loro connessioni alla struttura.
L’effetto dell’azione sismica potrà essere valutato considerando una forza (Fa)
applicata al baricentro dell’elemento non strutturale, calcolata secondo la relazione
seguente:
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Elementi non strutturali
Gli effetti dei tamponamenti sulla risposta sismica vanno considerati nei modi e nei limiti
descritti per ciascun tipo costruttivo.
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Impianti
Le prescrizioni riportate nel seguito riguardano gli elementi strutturali che sostengono e
collegano tra loro e alla struttura principale i diversi elementi funzionali costituenti l’impianto.
Ciascun elemento di un impianto che ecceda il 30% del carico permanente totale del solaio su
cui è collocato o il 10% del carico permanente totale dell’intera struttura, non ricade nelle
prescrizioni successive e richiederà uno specifico studio.
L’effetto dell’azione sismica potrà essere valutata considerando una forza (Fa) applicata al
baricentro di ciascuno degli elementi funzionali componenti l’impianto, calcolata utilizzando le
equazioni relative ad elementi non strutturali.
Gli eventuali componenti fragili dovranno essere progettati per avere resistenza allo
snervamento doppia di quella degli eventuali elementi duttili ad essi contigui, ma non superiore a
quella risultante da un’analisi eseguita con coefficiente di struttura (q) pari ad 1.
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Impianti
Gli impianti non dovranno essere vincolati all’edificio contando sul solo effetto dell’attrito.
Dovranno esser soggetti a verifica sia i dispositivi di vincolo che gli elementi strutturali o non strutturali
cui gli impianti sono fissati.
Gli impianti potranno essere collegati all’edificio con dispositivi di vincolo rigidi o flessibili;
gli impianti a dispositivi di vincolo flessibili sono quelli che hanno periodo di vibrazione T ≥ 0,1 s.
Impianti a gas dimensionati per un consumo superiore ai 50 m3/h dovranno essere dotati di
valvole per l’interruzione automatica della distribuzione in caso di terremoto. I tubi per la fornitura del
gas, al passaggio dal terreno all’edificio, dovranno essere progettati per sopportare senza rotture i
massimi spostamenti relativi edificio-terreno dovuti all’azione sismica di progetto.
I corpi illuminanti dovranno essere dotati di dispositivi di sostegno tali da impedirne il distacco
in caso di terremoto; in particolare, se montati su controsoffitti sospesi, dovranno essere efficacemente
ancorati ai sostegni longitudinali o trasversali del controsoffitto e non direttamente ad esso.
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Verifiche di sicurezza
Verifiche di sicurezza [Rif. Bibl. Penelis, G. G., Kappos, A. J., 1997. Earthquake-resistant
Concrete Structures. E & FN Spon, London.]
- rigidezza
- resistenza
- duttilità
N.B. Nel caso il taglio alla base dovuto alle azioni di tipo statico (vento od altro tipo di
azioni orizzontali) sia maggiore del taglio conseguente alle azioni sismiche assunte con
fattore di comportamento q = 1, allora non occorre procedere con alcuna verifica sismica.
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Verifiche di sicurezza
Verifiche di sicurezza [Rif. Bibl. Penelis, G. G., Kappos, A. J., 1997. Earthquake-resistant
Concrete Structures. E & FN Spon, London.]
Stato limite ultimo.
Occorre verificare:
- le condizioni di resistenza;
- gli effetti dovuti ai fenomeni del secondo ordine;
- le condizioni di duttilità;
- le condizioni di equilibrio;
- la resistenza di eventuali diaframmi orizzontali;
- la resistenza delle fondazioni;
- le condizioni dei giunti sismici.
Misure specifiche
Per garantire un buon comportamento delle strutture per azioni sismiche anche più severe di quella di
riferimento, limitando allo stesso tempo le inevitabili incertezze legate alla progettazione, occorre
soddisfare ulteriori misure specifiche.
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Verifiche di sicurezza: stato limite ultimo
Resistenza
Per tutti gli elementi strutturali e non strutturali, inclusi nodi e connessioni tra elementi, dovrà
essere verificato che il valore di progetto di ciascuna sollecitazione (Ed), calcolato in generale
comprendendo gli effetti del secondo ordine e le regole di gerarchia delle resistenze indicate per le
diverse tecniche costruttive, sia inferiore al corrispondente valore della resistenza di progetto (Rd),
calcolato secondo le regole specifiche indicate per ciascun tipo strutturale.
Gli effetti del secondo ordine potranno essere trascurati nel caso in cui la condizione seguente
sia verificata ad ogni piano:
Quando θ è compreso tra 0.1 e 0.2 gli effetti del secondo ordine possono essere presi in conto
incrementando le forze sismiche orizzontali di un fattore pari a 1/(1-θ).
θ non può comunque superare il valore 0.3.
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Duttilità
Dovrà essere verificato che i singoli elementi strutturali e la struttura nel suo insieme
possiedano una duttilità coerente con il fattore di struttura (q) adottato.
Fondazioni
Le strutture di fondazione devono essere verificate applicando quanto prescritto nelle
«Norme tecniche per il progetto sismico di opere di fondazione e di sostegno dei
terreni».
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Verifiche di sicurezza: stato limite ultimo
Giunti sismici
Il martellamento tra strutture contigue deve essere evitato, creando giunti di dimensione
non inferiore alla somma degli spostamenti allo stato limite ultimo delle strutture
medesime.
Diaframmi orizzontali
I diaframmi orizzontali devono essere in grado di trasmettere le forze tra i diversi sistemi
resistenti a sviluppo verticale.
A tal fine si considereranno agenti sui diaframmi le forze ottenute dall’analisi, aumentate
del 30%.
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Verifiche di sicurezza: stato limite di danno
Per l’azione sismica di progetto dovrà essere verificato che gli spostamenti strutturali non
producano danni tali da rendere temporaneamente inagibile l’edificio. Questa condizione si potrà
ritenere soddisfatta quando gli spostamenti interpiano ottenuti dall’analisi (dr) siano inferiori ai
limiti indicati nel seguito.
a) per edifici con tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la
deformabilità della stessa dr < 0.005 h (4.14)
b) per edifici con tamponamenti collegati elasticamente alla struttura dr < 0.0075 h (4.15)
d) per edifici con struttura portante in muratura ordinaria dr < 0.003 h (4.16)
e) per edifici con struttura portante in muratura armata dr < 0.005 h (4.17)
dove: dr è lo spostamento interpiano, ovvero la differenza tra gli spostamenti al solaio superiore
ed inferiore,
h è l’altezza del piano
In caso di coesistenza di diversi tipi di tamponamenti o struttura portante nel medesimo piano
dell’edificio dovrà essere assunto il limite di spostamento più restrittivo.
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