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mitiche, il cui contrassegno è il sempre uguale, che l’uomo ha contratto per uscire dalla violenza,
l’assenza radicale di ogni forma di novum. In ciò dallo stato di natura. La memoria è la chiave
possiamo trovare i primi spunti di un’apertura della redenzione, della salvezza, della speranza:
alla psicanalisi: l’aspetto più importante di questo sono queste le categorie che Benjamin mette in
giudizio sul carattere mitico del moderno è da campo. Nonostante queste radici ebraiche molto
ritrovare nel fatto che il mondo in cui viviamo è forti, Benjamin non consegna, però, la sua idea
sottoposto a una sorta di coazione a ripetere, per di memoria ad una forma teologica e supera una
cui la modernità è una ciclica rigenerazione di impostazione strettamente religiosa.
forme di potere dalla quale dobbiamo cercare di La concezione della memoria che viene a delinearsi
uscire. ci interessa in quanto riesce a coniugare, da un
Rispetto a questo compito decisivo, Benjamin lato, il soggetto psicologico e, dall’altro, una sorta
ci propone un pensiero critico che, da un lato, di “soggettività storica”, cioè un soggetto volto a
si richiama alla visione emancipativa propria modificare il corso degli eventi. Vedremo che la
di Marx e, dall’altro lato, guarda alla religione, memoria è la chiave di qualcosa che Benjamin
alla teologia ebraica. Questa unità impossibile chiama l’esperienza, in un senso che inizialmente
di messianesimo e materialismo storico è lo si ispira a Kant, ma che successivamente si
strumento attraverso cui viene invocata una amplia a dismisura, diventando da strumento
«via d’uscita dalle macerie» del presente. Un di conoscenza a modalità fondamentale di una
giudizio sul nostro tempo così fortemente forma di vita irrimediabilmente perduta nel
critico-negativo produce una fortissima istanza presente. L’accostamento fra storia e memoria
volta a far saltare la continuità, a cercare delle potrebbe apparire tradizionale e scontato, ma
vie attraverso le quali riuscire ad interrompere non lo è per via della forte originalità della visione
l’eterno ritorno dell’uguale, la coazione a ripetere benjaminiana.
insita nel perpetuarsi delle medesime forme di Il primo punto che vorrei sottolineare è che
comportamento e di dominio. per Benjamin la memoria non è un organo di
La memoria costituisce la modalità fondamentale registrazione passiva o di conservazione di segni
attraverso cui Benjamin ritiene possibile uscir di ciò che è stato, bensì, – e questo potrebbe
fuori dalla dimensione del presente, essa incarna il aprire al pensiero junghiano – la memoria
supporto decisivo della spinta alla trasformazione, è una decifrazione di simboli e di allegorie.
all’emancipazione, all’interruzione. Abbiamo Quindi, l’effetto liberatorio della memoria sta in
quindi una soggettività che non si costruisce questo svelamento, in un suo darsi come prassi
tradizionalmente attraverso la volontà di ermeneutica, capace di instaurare quell’«attimo
cambiamento o il sapere, ma una soggettività che della conoscibilità», che costituisce una
produce se stessa in quanto capacità di memoria. illuminazione inedita del passato.
Il vero pensiero emancipativo, pertanto, non sta Il saggio di Benjamin più pertinente sulla
- come siamo abituati a ritenere – nel guardare questione si trova in Angelus Novus, ed è
avanti, nel porci un fine, un telos, nel progettare dedicato a Baudelaire1.In questo testo si prende in
il futuro, ma, al contrario, in un rapporto con il considerazione il principio della memoria come
passato, con la storia. costitutivo di un processo di soggettivazione,
A Benjamin quest’idea viene fondamentalmente come un nuovo modo di pensare la soggettività.
dall’ebraismo, dalla religione ebraica, così da Benjamin parla di due modi diversi e opposti di
sottolineare: « “è noto che agli ebrei era vietato intendere la memoria, entrambi di grande portata.
investigare il futuro. La Torah e la preghiera li Da un lato la modalità di Proust e dall’altro
istruiscono invece nella rammemorazione”». quella di Bergson. Proust viene presentato come
(Benjamin W. 1997, p. 57) chi ci propone una memoria come emergenza
Un aspetto importante della ricezione spontanea, quello che Benjamin chiamerà
dall’ebraismo lo possiamo vedere nell’idea di «memoria involontaria», mentre Bergson ci
affidabilità, di fedeltà a un patto che va ricordato, presenta invece la memoria come esercizio attivo,
che va conservato e al quale bisogna restare fedeli cioè come «memoria volontaria».
attraverso un atteggiamento di gratitudine, per cui Benjamin interpreta questo dualismo fra memoria
la memoria si carica di risonanze emotive rispetto volontaria e involontaria, sottolineando come nel
a un passato immemoriale, a un patto originario momento in cui la memoria si dà come volontaria,
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si costituisce come Erlebnis, esperienza vissuta, sintonia con l’enunciato teorico generale di Freud
producendo un distacco di tale vissuto soggettivo che afferma che la coscienza sorge al posto di
dal corso storico, che dà luogo a una sorta un’impronta mnestica.
di dissociazione fra tempo interiore e tempo Abbiamo allora la seguente interpretazione di
esteriore. Benjamin ricorda come «Proust accusa questa tesi freudiana: la coscienza di un’Erlebnis,
l’insufficienza e la mancanza di profondità delle di un vissuto, funge da barriera antistimolo, che
immagini che la mémoire volontaire gli offre di impedisce il fissarsi dell’esperienza stessa sotto
Venezia». (Benjamin W. 1981, p.124) Abbiamo forma di traccia mnestica, e quindi di conservare
così un’operazione dell’io che conserva qualcosa il senso autentico dell’esperienza. Coscienza
in se stesso, si dà quella che è la forma di di un vissuto e traccia mnestica sono fra sé
memoria propria del mondo di oggi, qualcosa incompatibili, così che possiamo considerare
che fa sì che Benjamin possa dire che la società come proprio dei residui mnestici la forza e la
contemporanea si configura come una società tenacia di “sopportare” i conflitti, in modo tale da
della perdita dell’esperienza. configurarsi come tracce che non sono pervenute
Se dunque la memoria dà vita esclusivamente alla coscienza. Questo è un primo riferimento
all’ Erlebnis, quel che accade è il comparire di importante che Benjamin fa a Freud, il secondo,
un genere di uomo «derubato della propria ugualmente decisivo, riguarda il problema della
esperienza», cioè di «un moderno». (Ivi, p.115) nevrosi traumatica. È noto che per Freud la nevrosi
Benjamin ci comincia a dire che l’esperienza, traumatica smentisce, con il sogno di angoscia
questo qualcosa che noi abbiamo perso, è, ricorrente, il principio dell’appagamento del
nel senso proprio del termine, il fatto che i desiderio, come base dinamica del sintomo e del
contenuti del nostro passato individuale entrano sogno, permettendo così una teorizzazione al di
in congiunzione, nella memoria, con il passato là del principio del piacere.
collettivo. La perdita dell’esperienza è nella Riferendosi a questa tesi di Freud, per cui il senso
società contemporanea il venir meno della dell’incubo ricorrente sarebbe quello di realizzare
possibilità di congiungere il passato del singolo a posteriori il controllo dello stimolo sviluppando
individuo con il corso storico. Siamo, con tutta l’angoscia, la cui omissione è stata causa della
evidenza, davanti a un aspetto la cui portata per nevrosi traumatica, Benjamin avanza una teoria
la psicoanalisi è molto difficile da sottovalutare. generale della memoria come lavoro psichico
La memoria che salva non è quindi quella che supplementare che ha lo scopo di sopperire
restituisce il vissuto - l’Erlebnis alla Dilthey - e non alle insufficienze della coscienza di fronte al
è neppure quella che ci consegna un ordinamento trauma. Questo lavoro psichico supplementare,
oggettivo del passato. La memoria emancipativa è proprio dalla memoria, riorganizza la ricezione
una forma di esperienza, qualcosa che permette dello stimolo che la coscienza deve avere. In
la connessione fra l’esteriore e l’interiore, questo senso la memoria diventa l’organo di
ricoprendo quindi una funzione primaria nella elaborazione e strutturazione dell’esperienza e
formazione del Sé. ha un effetto trasformativo molto forte. In questo
A questo punto Benjamin, sempre nel saggio modo il passato non è «morto possesso», e
su Baudelaire, cerca un sostegno teorico nella neppure una «reliquia secolarizzata» - la scrittura
psicoanalisi per rafforzare la propria concezione di Benjamin è qui estremamente efficace – al
della memoria come principio costitutivo della contrario, il passato, rielaborato attraverso la
soggettività e il riferimento che gli interessa lo memoria, viene assunto in una modalità che
trova nell’interpretazione della teoria freudiana possiamo caratterizzare come una forma di
dei ricordi di copertura. Secondo questa riconoscimento, di non appropriazione, un tipo
teoria ciò che la coscienza naturale conserva di relazione capace di lasciare ciò a cui si rivolge
dell’esperienza più antica non è l’essenziale nella sua alterità e ricchezza di senso. In questo
di essa, rivelandosi non in grado di fare i conti modo l’esperienza traumatica può diventare
con la struttura, coincidente con la costellazione parte integrante di una soggettività, che proprio in
edipica. La coscienza, piuttosto, conserva un questo lavoro si modifica e si amplia.
mosaico di frammenti che hanno un rapporto Questi due riferimenti a Freud sono molti
insieme di contiguità e di occultamento con la importanti, ma Benjamin è ricco anche di altri
struttura profonda. Benjamin si mostra così in spunti estremamente significativi, che riguardano
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