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5/12/2019 Biocapitalismo | Treccani, il portale del sapere

Biocapitalismo
di Silverio Novelli (/magazine/lingua_italiana/autori/Novelli_Silverio.html)

La nostra vita nella vita del capitale


Metti il prefissoide “bio-“, dal greco “bíos” (vita), davanti a una parola
e avrai aggiunto l’ennesimo elemento a una nutrita serie che
s’infoltisce dall’antichità (biografia) fino ai giorni nostri (biometria),
mietendo successi soprattutto nelle scienze (biologia, biopsia,
biosfera). Se poi il “bio” si intreccia con l’economia e la sociologia,
ecco nascere il “biocapitalismo”. Una nuova specie che, secondo
alcuni, la “vita”, più che darla, la succhia…
Quanti capitalismi sono nascosti nel forziere della lingua italiana?
Come tutti i sostantivi che terminano con il suffisso -ismo, indicanti
filosofie, ideologie, sistemi di valori e dottrine politiche, movimenti
storici, politici, culturali, artistici, mode e tendenze, anche capitalismo
ha una sua ricca e stratificata semantica, tanto più che il vocabolo si
riferisce a un fenomeno di dimensione globale, dalle mille
articolazioni, caratterizzato da un complesso sviluppo storico legato a
precise fasi cronologiche e da forti differenziazioni nelle ricadute
economiche, sociali e territoriali. Un fenomeno che, in virtù di tanta
estensione, capienza e pregnanza di contenuti, induce la coscienza
linguistica a formulare adesioni e opposizioni. Per questo motivo di
capitalismi, nella lingua, oltre e più ancora che nella realtà dei fatti, ne
esistono moltissimi, più o meno radicati nel lemmario; spesso, anzi,
aggressivi (e spesso polemici) ma effimeri parti di creatività
giornalistica, ottenuti con l’aggiunta di prefissi classici e di prefissoidi
dell’ultima o penultima ora: a partire dai semplici prefissati marca-
tempo (archeocapitalismo, protocapitalismo, neocapitalismo,

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postcapitalismo, tardocapitalismo; veterocapitalismo contiene già un


giudizio svalutativo), proseguendo con i sociologistici
microcapitalismo e megacapitalismo, per finire, in coda lunga e
allungabile ad libitum, contutti gli altri, mai neutri semanticamente,
come anticapitalismo, arcicapitalismo, extracapitalismo, ilocapitalismo,
ipercapitalismo (variante con suffisso alla latina: supercapitalismo),
pseudocapitalismo, subcapitalismo (il capitalismo nei Paesi del
sottosviluppo; si tratta di una prestito dallo spagnolo sudamericano),
telecapitalismo, turbocapitalismo… senza tralasciare i coloritissimi
necrocapitalismo e pornocapitalismo e, sul fronte buonista, passando alle
locuzioni, il capitalismo compassionevole (compassionate capitalism)
concepito nel 2003 da Marc Benioff come virtuosa contemperazione
di esigenze competitive e coesione sociale, e il capitalismo bonsai, che
da una parte non soddisfa, dall’altra non fa paura perché non riesce ad
assurgere a dimensioni globali.

In questa selva di capitalismi si colloca da poco tempo – ancora non


recepito dai dizionari della lingua italiana – la nuova parola
biocapitalismo, che ha una data certa di ingresso nell’italiano scritto: il
2008, anno di pubblicazione del saggio Il biocapitalismo – Verso lo
sfruttamento integrale di corpi, cervelli ed emozioni (Torino, Bollati
Boringhieri), autore il sociologo Vanni Codeluppi, che già aveva nel
2007 lanciato nell’arena del dibattito l’innovativa locuzione
vetrinizzazione sociale. Che razza di capitalismo è questo biocapitalismo?
Il prefissoide bio- ha assunto, nella nostra lingua, una molteplicità di
sfumature semantiche, che sarà utile compendiare brevemente.

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Bio -, che adatta il greco bíos ‘vita’, da centocinquant’anni è produttivo


nella formazione di termini principalmente delle scienze
naturalistiche, ma anche, via via, delle scienze sociali. Non è che
l’antichità classica non conoscesse composti con bio- (biographía,
biológos ‘chi descrive la vita’), ma la creatività del prefissoide è tutta
moderna (biologia, biogenesi) e contemporanea (bionica, biosfera,
biopsia, biodegradabile).

Lo sviluppo e la divulgazione della terminologia scientifica, anche


oltre il recinto degli specialismi, ha determinato una diffusione dei
composti con il prefissoide bio-, il quale ha assunto nuove sfumature
di significato. Giuseppe Antonelli (Sui pre issoidi dell’italiano
contemporaneo, in «Studi di lessicografia italiana», vol. XIII, Le
Lettere, 1995, p. 278) nota che bio- è molto presente, oggi, nella
formazione di composti che: 1. Implicano, in senso estensivo, l’idea di
‘vita’ (sostantivo) o di ‘vivo’ (aggettivo) e cita a sostegno, tra gli altri
termini, biomassa, biocidio, biodimagrante, bioetica, biomanipolazione e la
stessa biopsia; 2. Contengono il riferimento all’idea di ‘biologico’, che
può sfumare in direzione del significato di ‘ecologico’ (bioarchitettura,
biocasa, biodiversità, bioalimenti).

La vitalità del primo elemento bio- è confermata da una rapida scorsa


delle ultime edizioni dei migliori dizionari dell’uso. Anche i dizionari
dei neologismi di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle (Neologismi
quotidiani, Leo S. Olschki Ed., 2003, e 2006 parole nuove, Sperling &
Kupfer Ed., 2005) riportano numerosi composti con bio-. In 2006
parole nuove, i due lessicografi censiscono bioscanner (con bio- ‘relativo

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alla scienza della biologia’); biobar, bio-industria, bioricetta, bioristorante


(con bio- ‘naturale, ecologico’); biochirurgia, biochirurgico, bio ibra,
bioimmagine, biomarker (con bio- ‘relativo alle biotecnologie’).

In quale senso, dunque, il biocapitalismo di Codeluppi è ‘vivo’, rimanda


alla ‘vita’ o magari all’’ecologia’? Il biocapitalismo ha senz’altro a che
fare, secondo lo studioso, con la ‘vita’ degli esseri umani; poco o
punto, invece, con l’ecologia, intesa come ‘equilibrio ambientale’. Il
biocapitalismo si presenterebbe come l’ultima frontiera del capitalismo
postmoderno: un sistema (e un’ideologia) capace di andare oltre lo
sfruttamento dei lavoratori salariati, stabili, flessibili o precari, in
direzione dell'uso dell'essere umano come identità che si sottopone
consenziente alla manipolazione a pagamento del corpo, trattato
come laboratorio di tecnologie avanzate e insieme merce di lusso
(chirurgia estetica), come strumento di estensione di mode
monetizzabili (il fruitore di media e costrutti simbolici), come
materia biologica da brevettare (ingegneria genetica), come uso
vampirizzante delle menti (aziendalismo partecipativo), come vissuto
da riqualificare simbolicamente allo scopo di delectare
(l'intrattenimento spettacolare e l'industria culturale degli eventi
grandi e magniloquenti), come cerniera tra reificazione sessuale e
realizzazione sociale (la politica dei corpi), come coinvolgimento
sensoriale del consumatore, perseguito attraverso strategie
pubblicitarie e di marketing virale, pratiche di shopping
esperienziale.
Insomma, secondo Codeluppi la vita del capitale si nutre della vita
umana; la vita umana non può fare a meno della vita del capitale: le
ragioni dell’una si compenetrano nelle strutture molecolari dell’altra.

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Il lemma

biocapitalismo [composto di bio- e capitalismo] sostantivo femminile. –


Secondo alcune interpretazioni sociologiche, fase di evoluzione del
capitalismo contemporaneo che prevede il passaggio ad una
produzione di valore economico basato sull’impiego dell’essere
umano nella sua totalità, ossia nelle dimensioni biologiche, mentali,
relazionali e affettive.

Esempi d’uso

Il biocapitalismo è la forma più avanzata di evoluzione del modello


economico capitalistico. Una forma che si caratterizza per il suo
crescente intreccio con le vite degli esseri umani.
Vanni Codeluppi, Il biocapitalismo , Bollati Boringhieri, Torino
(giugno) 2008

Che cos’è il biocapitalismo? Un neologismo che prefigura scenari


apocalittici? O il processo di astrazione dovuto al capitale, in
conseguenza della “smaterializzazione” del denaro?
http://micromegas.splinder.com, 10 ottobre 2008

Il biocapitalismo ha scoperto che il valore risiede nelle identità, nei


significati, nelle esperienze degli individui e nel loro desiderio di
acquisire sempre nuove identità, nuovi significati, nuove esperienze.
Grazie al fatto che oggi la materia biologica e il vissuto psichico sono
brevettabili e manipolabili, essi diventano le vere fonti del valore.
L’esigenza del biocapitalismo diventa quella di trovare sempre nuovi
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modelli di utilizzo delle nuovi fonti di valore e di costruire un


ambiente che alimenti costantemente il desiderio di identità,
significati ed esperienze.
Biagio Carrano, http://eorakesifa.wordpress.com , 11 luglio 2009

Le soggettività dovrebbero, partendo da sé e cercando l’alleanza con


altre lotte, assumere un atteggiamento critico cercando delle forme e
degli strumenti di sottrazione di fronte al capitalismo per come si dà
nella contemporaneità, un biocapitalismo che cerca di divorare la vita
stessa, un sistema paralizzante di tutte le attività del pensiero, della
lotta, e del desiderio.
Cristina Morini, intervistata da Adelaide Coletti, «Il Paese delle donne on
line», 9 novembre 2009

Nel corso degli ultimi 12 mesi, le borse finanziarie mondiali hanno


recuperato circa il 20%, oltre il 40% se facciamo riferimento al punto
di minimo toccato nel marzo scorso. È un andamento atteso,
parzialmente “drogato”, se consideriamo che i mercati finanziari sono
oggi il cuore pulsante (nel bene e nel male) del biocapitalismo
contemporaneo.
Andrea Fumagalli, www.globalproject.it, 4 gennaio 2010

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