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COMMUNICATION

Articolo di
Andrea Granelli
andrea.granelli@kanso.it

Connettere i puntini
Il metodo di Steve
Jobs per costruire
innovazione
L’immaginazione metaforica conosce ragioni che
la ragione non conosce (Francesca Rigotti). Se
tortureremo a sufficienza i dati, confesseranno tutto
(Ronald Coase, premio Nobel per l’Economia).

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CULTURA DEL DATO

L
a prima delle tre “storie” che Steve Jobs di siti che lo referenziano e a cui è collegato: “La
racconta nel suo straordinario discorso buona notizia è che, da qualche tempo, gli scienziati
di Stanford del 12 giugno 2005 è “about hanno imparato a disegnare il tracciato delle nostre
connecting the dots” e riguarda l’impor- interconnessioni. Le loro mappe gettano una luce
tanza di saper connettere fra di loro ele- nuova sull’ordito del nostro universo, offrendo sfide e
menti apparentemente distanti e scollegati. sorprese fino a pochi anni fa inimmaginabili”.
Collegandosi alla sua esperienza personale, il Un altro studioso ha recentemente approfondito
fondatore di Apple ci ricorda che l’innovazione il tema della connessione. Si tratta dell’indiano
nasce sempre da una intuizione, da qualcosa che Parag Khanna. Nel suo libro “Connectography”
ci colpisce, da uno scandalo che ci fa inciampare (2016) afferma che stiamo costruendo un nuo-
nel nostro procedere ordinario (scandalon in greco vo ordine mondiale che muove da una struttura
vuol dire ostacolo, inciampo, insidia) e ci obbliga a territoriale a una relazionale caratterizzata dalla
vedere le cose da una prospettiva diversa. E questo connettività. Khanna decostruisce l’idea che “la
qualcosa diventa reale, possibile e desiderabile dal geografia sia un destino”, l’idea di un futuro già
collegamento di alcuni indizi, spunti, tracce che scritto, determinato dalle condizioni ambientali
(presi singolarmente) rimangono insignificanti, e territoriali che contraddistinguono un singolo
non degni di nota ma, collegati, creano nuovi signi- o un gruppo determinati. Qualcosa che ormai sta
ficati. Vi è poi un altro grande insegnamento di vita diventando obsoleto: “La geografia è destino è una
con cui Jobs conclude la sua storia: “certamente massima ben nota in tutto il mondo. Peccato che
all’epoca in cui ero al college era impossibile unire stia diventando obsoleta. Argomenti vecchi di secoli
i puntini guardando il futuro. Ma è diventato mol- su come clima e cultura condannino alcune società
to, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto al fallimento, o su come le piccole nazioni siano de-
guardare all’indietro”. Talvolta l’intuizione arriva stinate a essere intrappolate e soggette ai capricci
all’improvviso, molto tempo dopo rispetto a quan- di quelle grandi, si stanno ribaltando. Grazie ai
do abbiamo notato i singoli puntini. Talvolta è un trasporti, alle comunicazioni e alle infrastrutture
nuovo puntino che consente la connessione degli energetiche globali - autostrade, ferrovie, aeroporti,
altri, altre volte è un nuovo contesto, una nuova pipeline, reti elettriche, connessioni Internet e tanto
sfida che ci consente di rileggere in modo diverso altro - il futuro ci riserva una nuova massima: La
quanto già sapevamo. In ogni caso i puntini vanno connettività è destino”.
non solo raccolti, ma anche conservati e ogni tanto Il paradigma è dunque cambiato e sta nascendo
rianalizzati. Altrimenti la connessione non può un nuovo ordine mondiale, basato non più su una
accadere. In questo articolo vorrei cogliere questa struttura territoriale ma su una dimensione rela-
indicazione di Steve Jobs e approfondirla, provan- zionale caratterizzata dalla connettività. L’arte di
do a identificare cosa dobbiamo fare per sviluppare connettere sarà una delle competenze chiave del
la capacità - o forse l’arte - di “connettere i puntini”, futuro. Come fare dunque a scoprire o a creare con-
di trovare vicinanze fra le lontananze, similitudini nessioni? Quale competenze e tecniche servono?
tra le diversità.
Sei aspetti, in particolare, mi sembrano importanti Avere una “mentalità indiziaria”
e pertinenti a questa riflessione: La più importante di queste competenze potrem-
- Tutto è connesso mo chiamarla mentalità indiziaria; competenza
- Avere una “mentalità indiziaria” articolata e multidisciplinare che consente di sco-
- La nuova centralità del pensiero critico vare fatti interessanti, che per gli altri sono dettagli
- La riscoperta del metodo abduttivo irrilevanti, e usare rappresentazioni che ne faciliti-
- Usare la potenza della narrazione no i collegamenti e le contestualizzazioni. Edward
- La magia (dimenticata) della metafora Tufte, il padre delle rappresentazioni grafiche per
il business, parla nel suo libro seminale del 1990
Tutto è connesso (Envisioning information) di “general principles
Il primo a parlare dell’importanza della connes- that have specific visual consequences, governing
sione in senso moderno è stato Albert-László the design, editing, analysis, and critique of data
Barabási. Nel suo libro seminale “Link. La nuova representations”.
scienza delle reti” (2002) il fisico ungherese spiega E senza sistemi di rappresentazione efficaci non
che in alcuni contesti (come internet) il valore di riusciremo a cogliere i benefici della rivoluzione
un sito non dipende (a regime) dai suoi contenu- dei dati, rivoluzione causata sia dalla crescente
ti ma dal suo livello di connessione, dal numero disponibilità pubblica di grandi moli di dati pre-

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senti negli archivi digitali sia dall’Internet delle il cui fine ultimo è lo scetticismo e l’antimoder-
cose (IoT) e dalla crescente diffusione dei sensori, nismo. Quello che serve è il dubbio metodico che
che diventeranno a loro volta generatori di enormi Cartesio metteva alla base del suo metodo scien-
quantità di dati. Il termine big data è però partico- tifico: una “prova del fuoco” per eliminare tutte
larmente vago: non indica infatti quantità specifi- quelle credenze e stereotipi, e riportare in super-
che di dati, ma piuttosto allude alla loro tipologia, ficie la vera natura del digitale. Come ha scritto
variabilità, provenienza e complessità (e alle criti- Primo Levi, “quante sono le menti umane capaci
cità che ne derivano). Il motore per trasformare i di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercet-
dati in informazioni sarà (oltre che la competenza tibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?”. Si
statistico-matematica) la curiosità: non tanto il deve dunque fondare la “ragione tecnica” su solide
voyerismo che cerca cose nuove fini a se stesse per basi; Cartesio sosteneva infatti che il dubbio fosse
riempire il tempo, ma una vera e propria insoddi- l’origine della saggezza e che l’errore consistesse
sfazione strutturale che ci spinge a non essere mai semplicemente nel fatto che “non sembra esser
soddisfatti, a cercare sempre soluzioni migliori tale”. Questo approccio, che Jack Welch chiama-
e quindi a guardare la realtà in cui ci muoviamo va “sano scetticismo”, va applicato a due livelli: sul
come fonte di ispirazioni e suggestioni. Ma “non singolo puntino, per verificare che sia autentico e
tutto ciò che conta può essere contato”, osservava non falso, e sulle correlazioni generate, in modo da
Albert Einstein (che aveva questo motto scritto essere in grado di dare una spiegazione,
in quadretto appeso nel suo ufficio di Princeton). I e non di fidarsi ciecamente dell’al-
rischi di un pensiero eccessivamente calcolante goritmo. Il pensiero critico
(come lo definiva Heidegger), o di fidarsi degli è ancora più importante
algoritmi dando al loro il compito di segnarci nell’era del digitale, dove i
correlazioni interessanti, sono sempre in suoi lati oscuri - le trappole,
agguato. Saper quantificare, saper tradurre il malware, le mezze verità
tutti in numeri e grandezze confronta- dei fornitori, le fake-news,
bili (nella consulenza questa neces- gli errori di programmazio-
saria competenza viene chiamata ne - si stanno diffondendo in
numerical abilty) è importante, ma modo sempre più capillare tra
c’è qualcosa di più, c’è l’intuizione, c’è un pubblico sempre più ignaro e
la dimensione qualitativa, c’è l’eterna poco attrezzato. Le cause dell’esplo-
irriducibilità della natura. Oltretutto sione dei lati oscuri del digitale sono mol-
anche l’uso dei dati e delle rappresenta- te: un po’ perché la tecnologia è sempre più
zioni grafiche può essere ingannevole. potente e diffusa (e quindi potenzial-
Dobbiamo rafforzare la nostra abilità mente pericolosa) ma soprattutto per-
nel visual thinking per padroneggia- ché se ne è parlato pochissimo. Vuoi
re i sistemi di rappresentazione (di per l’omertà dei fornitori di soluzioni
ausilio al problem structuring) e di digitali, vuoi per l’incompetenza vela-
visualizzazione (che potenziane le ta di “buonismo utopico” di molti se-
nostre capacità di comprensione e dicenti evangelisti, vuoi per la paura
correlazione). di molte grandi aziende di ammettere
di essere cadute in qualche trappola
La nuova centralità digitale. Ad esempio Uber ha recen-
del pensiero critico temente ammesso di aver subito il
Un altro aspetto che ci aiuta a furto dei dati relativi a 50 milioni
connettere i puntini è non dare di clienti e 7 milioni di autisti e ha
nulla per scontato. Un detto addirittura pagato un riscatto di
degli informatici afferma “Gar- 100mila dollari per avere indietro
bage In, Garbage Out”: se l’in- i dati. La sprovvedutezza di fronte
put è porcheria lo sarà anche a questi fenomeni appare ancora
l’output. Dobbiamo adottare più chiaramente nel comunicato
dunque un dubbio costruttivo; ufficiale di Uber, che “garantisce”
non quella critica ipocrita che non sono stati trafugati altri
della volpe e l’uva né dati come i numeri delle car-
quella tendenziosa (il te di credito, i numeri della
“dubitare per dubitare”) sicurezza sociale o i dettagli

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sui viaggi effettuati dai clienti. Per questo motivo


ho deciso di pubblicare, dopo solo quattro anni, la DEDUZIONE: Inferenza che trae delle conseguenze
seconda edizione di un libro che affronta questi Conclusion Guaranteed
argomenti. Il titolo, ancora più forte, recita “Il lato
(ancora più) oscuro del digitale” (Franco Angeli,
2017) per sottolineare che il problema si sta pur-
troppo ingigantendo. Fagioli Fagioli
Oltretutto il rischio di essere ingannati non dipen- Bianchi Bianchi
de solo dal contesto ma anche dalla predisposizio-
ne dell’essere umano a essere (facilmente) ingan- Fagioli Fagioli
nato dai suoi stessi sensi. Bianchi Bianchi
Regola: tutti i fagioli del sacco sono bianchi
La riscoperta del metodo abduttivo Fatto: i fagioli provengono dal sacco
Il metodo abduttivo (o ipotetico-scientifico) è pro- Risultato: i fagioli sono bianchi (sicuramente)
babilmente la forma di ragionamento più antico: Fagioli Fagioli
venne codificato da Ippocrate di Coo (V sec aC)
Bianchi Bianchi
il padre della medicina e diffuso da Conan Doyle
tramite la figura di Sherlock Holmes. Nell’antica INDUZIONE: Inferenza che generalizza i dati
Grecia il suo motore elaborativo non era il logos (la Conclusion Merely Likely
mente calcolante, maschile) ma la metis (l’intuito
o il pensiero obliquo e adattivo, femminile). Oggi è
molto utilizzato in Tv, ad esempio dagli innumere-
? ? Fagioli
Bianchi
voli investigatori o dai profiler criminali.
L’abduzione è il cuore del problem solving e del
ragionamento scientifico. Il suo presupposto è che
? ? Fagioli
Bianchi
“gli uomini non possono ottenere la certezza asso-
luta su questioni di fatto: la nostra conoscenza non
è mai assoluta, ma nuota sempre, per così dire, in
un continuum di incertezza e di indeterminazione.
? ?
Fatto dato: i fagioli provengono dal sacco
Risultato verificato: i fagioli sono bianchi
Fagioli
Bianchi
Ci sono tre cose che mai possiamo sperare di otte- Regola ipotizzata: tutti i fagioli del sacco sono bianchi
nere attraverso il ragionamento, e cioè la certezza (probabilmente)
assoluta, l’esattezza assoluta, l’universalità assolu-
ta” (come nell’esempio qui a lato). Fagioli Fagioli
Poi ci sono i segnali deboli, gli indizi che normal- Bianchi Bianchi
mente non hanno la dignità di dato (per la loro ABDUZIONE: Inferenza che formula ipotesi esplicativa
parzialità, incompletezza e talvolta ambiguità) Fagioli Taking your best shot Fagioli
ma che sono sempre più indispensabili per anti- Bianchi Bianchi
cipare il futuro, per prefigurare quello che sarà. I
grandi investigatori, ma anche i medici più esperti
(pensiamo al mitico dr House della omonima serie Fagioli Fagioli
TV di successo) sanno trasformare le tracce in Bianchi Bianchi
conoscenza “obiettiva” (che consente loro di iden-
tificare con precisione un colpevole tracciandone
il profilo psicologico o diagnosticare una malattia
identificandone le cause scatenanti e prevedendo- Regola: tutti i fagioli del sacco sono bianchi
ne il decorso). Un esempio chiarissimo di abduzio- Fatto verificato: i fagioli sono bianchi
ne è stato illustrato da Umberto Eco: “siete invi- Fatto ipotizzato: i fagioli provengono dal sacco (forse)
tati a cena da un vostro amico e nel vostro piatto
vedete del tonno, sul tavolo una scatoletta di tonno
aperta: ci possiamo scommettere che certamente
penserete che il tonno del vostro piatto è uscito da
quella scatoletta ma si tratta soltanto di una abdu- nando) cioè ipotesi esplicative capaci di “ospitare”
zione”. Connettere i puntini, generalmente fatti, i fatti e di spiegarli in maniera convincente e poi
tracce, segnali deboli, richiede dunque di correlarli cercando ulteriori conferme sperimentali sull’ipo-
usando la forza delle ipotesi: costruendo (immagi- tesi formulata. Un’attività dunque molto creativa

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e fantasiosa e non così “matematica” come molti il “viaggio dell’eroe” è il viaggio dell’Io per raggiun-
vorrebbero farla apparire. gere l’autorealizzazione, l’individuazione e l’illu-
minazione: ogni stadio della vita, ogni passaggio
Usare la potenza della narrazione cruciale, è infatti marcato dall’attivazione di preci-
Ogni romanzo appassionante mette ordine a fat- si archetipi. Dalla nascita alla morte, dall’infanzia
ti ed eventi apparentemente slegati grazie allo alla vecchiaia, dall’adolescenza alla maturità, ogni
svolgimento di una storia: una storia “pubblica”, aspetto della nostra vita può essere portato alla
oppure un percorso interiore, dove il personaggio consapevolezza, esplorato, vissuto e realizzato. Per
si forma, si conosce meglio, o impara ad accettare questi motivi le esperienze archetipiche presenti
una parte di sé che prima gli sembrava estranea. nelle storie sono così potenti e coinvolgenti. Ogni
Non sto parlando dello storytelling oggi di moda, storia ha sempre un nemico (il “drago”), potente
quello prediletto dai politici (e dai “venditori di e minaccioso, che l’eroe combatte e sconfigge.
fumo”): sempre di più arte dell’affabulazione, dove Diventare efficaci narratori ci consente quindi di
si sostituiscono le argomentazioni con fabulae collegare i puntini non solo in unità di senso ma in
prive di contenuti concreti; storie molto emotive e vere e proprie storie appassionate e coinvolgenti.
fatte per forzare l’immedesimazione. I singoli puntini acquistano vita e senso quando
Sto parlando del cuore del processo narrativo. Un diventano parte di una storia, quando si mettono al
esempio può chiarire la capacità delle storie di servizio di uno specifico fine. Ha osservato Carlo
dare senso a eventi apparentemente slegati e ci Ginzburg che il cacciatore è stato il primo a “rac-
viene da Zadig, il saggio (Saadiq in arabo significa contare una storia” perché era il solo in grado di
appunto saggio, nda). Il protagonista del famoso leggere, nelle tracce mute (se non impercettibili)
racconto di Voltaire Zadig o il destino usava “lo lasciate dalla preda, una serie coerente di eventi. E
stile della ragione” (un misto di osservazione e una buona storia entra nel cuore e diventa memo-
sagacia) per affrontare le vicende della vita. Si rabile, lascia il segno; dice a questo proposito un
ritrovava spesso nei guai, ma grazie alla logica e so- proverbio indiano “Dimmi un fatto e apprenderò,
prattutto all’abduzione, riusciva sempre a uscirne dimmi una verità e crederò, ma raccontami una sto-
raccontando storie convincenti. Rimanendo però ria e vivrà nel mio cuore per sempre”.
nel tema del “connettere i puntini”, ciò che può es-
sere utile è ricordare il potere ordinante delle sto- La magia (dimenticata) della metafora
rie. Ogni storia è infatti riconducibile a una “sto- La metafora, potentissimo strumento del pensiero,
ria-madre”, uno schema generale, dove c’è sempre consente di connettere idee, dati e concetti (appa-
un protagonista (con cui tendiamo a identificarci) rentemente slegati) creando concetti e storie ap-
che ha un compito importante e difficile: la teoria passionanti, coinvolgenti e memorabili. Osserva
del cosiddetto “viaggio dell’eroe”, dove sono rico- Gianrico Carofiglio: “Se usata come ponte tra
noscibili i tre principali elementi costitutivi. Nel esperienza percettiva, emozione, pensiero e lin-
volgere della storia il protagonista incontra dei guaggio, la metafora è forse il più potente mecca-
personaggi archetipici (che possono assumere for- nismo di elaborazione e di arricchimento cognitivo
me e facce diverse ma che hanno sempre lo stesso di cui disponiamo. Ci permette, infatti, di afferrare
ruolo nella storia) che rappresentano punti di svol- concetti, descrivere esperienze... che non sarebbe
ta della storia e ne danno sia il ritmo sia il pathos; i possibile rendere in maniera puramente descrit-
più importanti e ricorrenti sono il Guardiano della tiva”. Dal greco metaphora (da metaphéro, “io
soglia, il Messaggero, il Mutaforme (Shapeshifter), trasporto”) è una figura che nasce dalla riuscita
l’Ombra, e l’Imbroglione (Trickster); Il “viaggio giustapposizione di due concetti che sembrano
dell’eroe” è composto essenzialmente dalle stesse scollegati (che hanno cioè parziali dissonanze
esperienze archetipiche (che assumono forme semantiche) ma che consentono di intravedere
anche molto diverse): combattere e sconfiggere somiglianze nella diversità, avvicinare ciò che è
il “drago”, salvare la “fanciulla”, impadronirsi del (apparentemente) lontano. La metafora è dun-
“tesoro” ed edificare il “regno”. La storia è sempre que uno strumento potente per spiegare nuovi
organizzata in specifiche fasi che ne scandiscono concetti o dare maggiore comprensione (o nuove
lo svolgimento: la chiamata all’avventura, il rifiuto, illuminazioni) su concetti noti. La “magia” si ottie-
la preparazione, il ritorno a casa, la resurrezione, ne accostando parole o concetti apparentemente
la restituzione dell’elisir; le fasi sono a loro volta distanti nel significato, ma legati fra loro da qual-
raggruppabili in tre grandi sezioni: i preparativi, che forma di analogia. Si va da una banale similitu-
il viaggio vero e proprio e il ritorno. Ma c’è un ele- dine (ad esempio “quello lì è un orso”) a una vera e
mento in più che dà potere alle storie: a ben vedere propria “scoperta” (ad esempio “il modello plane-

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tario dell’atomo”). La sua forza sta nel fatto che at- riale e fabbricazione d’immagini, opera infatti at-
tinge direttamente ai meccanismi di funzionamen- traverso un processo di riconoscimento di modelli
to che la nostra mente utilizza quando si adopera che - come ha suggerito il premio Nobel Gerald
per allargare il suo campo di conoscenza. Vediamo Edelman - sembra avere nelle metafore uno dei
alcuni esempi particolarmente noti di metafore. principi ordinatori. Sopra/sotto, fronte/retro, equi-
Nel linguaggio economico corrente si usano librio/movimento sono tutte categorie metaforiche
molte metafore attinte dalle fonti più disparate: essenziali che emanano dal corpo e attraverso cui
guerrilla marketing (dall’arte militare), viral leggiamo gli eventi del mondo. La forza delle metafo-
marketing (dall’epidemiologia), Internet bubble re, osserva ancora Lakoff, risiede fra l’altro nella ca-
(dalla fisica), barriere all’ingresso (dall’architet- pacità di attivare strutture interiori preesistenti e per
tura). Sempre Carofiglio ricorda che “proprio la lo più inconsapevoli: i frame. Metafore ben concepite
sua capacita di ricalcare il modo in cui si forma- risvegliano i frame, attivando un senso di identifi-
no molti nostri pensieri e molte emozioni fa della cazione e generando passione e consenso.
metafora anche un insidioso, potentissimo mezzo Nelle parole dello psichiatra Iain McGilchrist: “Il
di manipolazione”. Infatti Thomas Hobbes ban- pensiero metaforico è fondamentale per la nostra
dì dal linguaggio politico “l’uso metaforico delle comprensione nel mondo, poiché è l’unico modo in
parole”. L’aspetto paradossale è però che è stato cui la comprensione può andare al di là del sistema
lo stesso Hobbes a inventare una metafora po- dei segni e raggiungere la vita stessa. È ciò che colle-
tente e quasi sbalorditiva - quella del gigantesco ga il linguaggio alla vita”.
mostro mitologico descritto nella Bibbia, il Le- Jacques Lacan, sostenendo che l’inconscio è
viatano - per descrivere uno degli attori primari strutturato come un linguaggio, afferma che il
della politica. motto di spirito è il paradigma della formazione
La metafora è dunque molto potente. Come ha dell’inconscio (in quanto puro fenomeno del lin-
spiegato il linguista statunitense George Lakoff, guaggio) e i principali processi che presiedono
“molte trasformazioni culturali nascono dall’intro- alla formazione dell’inconscio sono la metafora
duzione di nuovi concetti metaforici e dalla perdita e la metonimia. Solo per ricordarci, la metonimia
dei vecchi. Ad esempio, l’occidentalizzazione delle (che in greco vuol dire letteralmente “scambio
culture di tutto il mondo è in parte dovuta all’in- di nomi”) è un’altra figura retorica, trasferisce il
troduzione della metafora “il tempo è denaro” in significato da una parola all’altra in base a varie re-
quelle culture”. Dicevamo che la metafora attinge lazioni (rapporti di corrispondenza o di contiguità
in modo diretto ai processi elaborativi della nostra logica); designa cioè una cosa col nome di un’altra
mente. Il cervello, nella sua elaborazione senso- che le è abitualmente associato.

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METAFORA E SIMILITUDINE
STRUMENTI POTENTI, DA USARE CON CAUTELA

“La metafora
Un modo efficace per comprendere la me- gio e nel significato, non si limita a dire
tafora si ha confrontandola con la similitu- meglio un qualcosa di già esistente;

è probabilmente
dine. In essa si associano due cose diverse • la metafora è una “leva linguistica”: mol-
allo scopo di spiegarne una - meno nota - tiplica gli usi delle parole prendendo in

il potere più
attraverso il riferimento a un’altra più nota. presto significati e applicandoli ad altri
Si dice che la faccia di Cesare era come un contesti;

fertile
cielo in tempesta, e “come un cielo in tempe- • la metafora “parla agli occhi”: perché
sta” è una similitudine, uno strumento molto ogni metafora, se utilizzata bene, coin-

posseduto
semplice e immediato per spiegare un con- volge direttamente i sensi, in particolare
cetto. Ma è molto più potente dire “la faccia la vista, che è il senso più acuto;

dall’uomo”
di Cesare era un cielo in tempesta”. A prima • la metafora è un “amplificatore musi-
vista la metafora parrebbe dunque solo una cale”: le espressioni metaforiche “ben
similitudine abbreviata, ma in realtà l’assen- fatte” creano piacere anche nel sempli-
za dell’avverbio come produce una dramma- ce ascolto; (José Ortega y Gasset)
tica moltiplicazione di senso. Il salto, appa- • la metafora crea “serendipity”: ascol-
rentemente piccolo, che compiono la frase e tandola ci si trova improvvisamente
l’intelligenza quando devono fare a meno del trascinati in un contesto nuovo, inter-
come, si può tradurre (e spesso si traduce) in cettando la capacità spiazzante della metafora allargata, come quando invece di
uno spettacolare incremento della compren- consecutio (il)logica; dire: “All’oratore Pitone che vi stava allora
sione, in una detonazione del significato che • la metafora consente una “distrazione sommergendo in piena”, facendo un’aggiun-
si arricchisce di nuovi aspetti. creatrice”: chi ascolta viene condotto ta si dice: “... che come una piena vi som-
La sofisticazione delle metafore, può esse- altrove col pensiero, senza tuttavia es- mergeva”. In questo modo si ottengono
re colta da alcune definizioni “tecniche” che sere depistato, e ciò è estremamente una similitudine e un’espressione più sicura,
nel corso dei secoli hanno arricchito e dato piacevole; nell’altro una metafora e un’espressione più
ulteriori sfaccettature (essendo esse stesse • la metafora è una forma comunicative temeraria”.
metafore) al suo concetto: “iper-efficiente”: nella metafora si ri- Sono strumenti potenti, ma vanno usati
• la metafora è un “detonatore semanti- trova, concentrato in una singola parola, con cautela; infatti le metafore possono an-
co”: crea qualcosa di nuovo nel linguag- un intero concetto e tutto ciò che gli sta che diventare tossiche e infestare la nostra
intorno. mente. La famosa ingiunzione del linguista
Il retore Demetrio nel suo Sullo Stile (II secolo George Lakoff - Non pensate a un elefante!
ac), osservando che le metafore conferisco- - fatta ai suoi studenti di scienze cognitive
no allo stile fascino e grandezza, dà all’Università di Berkeley aveva come effetto
qualche suggerimento su come che tutti pensassero immediatamente al pa-
costruirle: “C’è somiglianza chiderma. Nessuno riusciva cioè a eseguire
fra un generale e un pilota il compito. Questa è un delle tecniche usate
e un auriga: ognuno di dai manipolatori della politica: quando di-
essi riveste un ruolo cono “non metteremo le mani nelle tasche
di comando. Si potrà, degli italiani” non fanno altro che rinforza-
dunque, correttamente re l’idea del fisco come ladro che ci sottrae
chiamare un generale ingiustamente i nostri soldi, forzando chi
“pilota dello stato” e in- ascolta a “riconoscere, senza combattere”,
versamente un pi- la supremazia linguistica e politica di chi ha
lota “auriga della creato quell’immagine e l’ha inoculata nella
nave””. Ma indica pubblica opinione.
anche quando è meglio Questo tipo di metafore non si contrastano
non usarle: “Qualora la con la loro negazione (che produce solo un
metafora sembri audace, ulteriore rafforzamento), ma con l’elabora-
la si trasformi in similitudi- zione di altre metafore, capaci anch’esse di
ne; così sarà più sicu- evocare strutture interiori e definire diversi
ra. La similitudine è una quadri di riferimento ideali.

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CULTURA DEL DATO

Che fare? La prima raccomandazione richiede una diversa


L’arte di connettere i punti è una soft skill artico- (e forse migliore) organizzazione del nostro tempo
lata e sofisticata che sarà sempre più necessaria per ridurre le attività ripetitive e a basso valore
per competere in un contesto cangiante, impre- aggiunto e liberare tempo per l’osservazione, il
vedibile e ricchissimo di stimoli (e di rumore di discernimento, la riflessione, la costruzione e veri-
fondo). La costruzione e rafforzamento di questa fica delle ipotesi.
competenza richiede un percorso lungo e siste- La seconda suggerisce la costruzione e gestione del
matico, ma affascinante in quanto coincide con la proprio contenitore personale della conoscenza,
progressiva scoperta del mondo in cui viviamo e dove inserire e organizzare anche i “puntini”. Un
di noi stessi. Non ammette scorciatoie, ma parte contenitore digitale, archiviato in internet (o me-
dalla consapevolezza e dalla passione, dalla voglia glio nel suo cloud), accessibile dovunque ci sia un
di capire e di affrontare a testa alta il mondo in cui collegamento alla rete; un contenitore che diventi
viviamo. “La più grave delle trasgressioni umane? sia una sorta di nostra memoria estesa sia una rap-
Il peccato dell’inconsapevolezza; non essere all’erta, presentazione di noi stessi, dei nostri gusti, delle
non essere completamente desti, di fronte al mondo nostre preferenze. Per questi motivi si incomincia
che ci circonda”, ci ricorda l’antropologo Joseph a chiamare questi contenitori “sé digitali”.
Campbell, autore dell’Eroe dalle mille facce da cui Questo sito nasce e si alimenta da ciò che vogliamo
è stato derivato il modello del “viaggio dell’eroe”. conservare. Non si tratta di archiviare volumi di
Allora tre semplici raccomandazioni, su cui co- informazioni in maniera automatica e compulsiva,
struire - ognuno in modo personale - un viatico quasi fossimo dei collezionisti arraffatori che pun-
per l’osservazione, la raccolta e la connessione tano alla quantità (“più ne ho, meglio è”). Per mag-
dei puntini che caratterizzano il contesto in cui giori dettagli si può vedere l’articolo “Il sé digitale.
viviamo e operiamo. Innanzitutto dedicare tempo Apprendimento, oblio e memoria personale nell’era
sufficiente alla raccolta sistematica dei puntini, della rete”, pubblicato sempre su Advertiser (n.10,
bilanciando curiosità e pensiero critico. Poi creare dicembre 2016).
il proprio contenitore di puntini e organizzarli in E infine esercitarsi, ogni qualvolta sia possibile,
mondo da renderli accessibili in molti modi. Infine nell’arte della connessione, dedicando un po’ di
esercitarsi nell’arte della connessione, mischiando tempo alla teoria e trovando ogni occasione possi-
abduzione, metafore e meccanismi narrativi. bile per sperimentarla sul campo.

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