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Il rumore della ferraglia che corre sui binari martella oramai da tre giorni il
cervello dell’alpino.
I suoi occhi, tra sbuffi di fumo, vedono solo pianura e lontane cime con
l’ultima neve di primavera.
Dapprima le alture sono dipinte di un timido verde, poi il bianco della neve
si confonde con l’azzurro del cielo e si entra nelle Alpi Giulie.
Lino
I boschi sono curati dalla mano dell’uomo e ogni metro di terreno viene
sfruttato a pascolo o a coltivazione.
Lino
Ora la mulattiera si snoda lungo la catena tra il Canal del Ferro e la Val
Resia.
Ernesto
Il Canin ora è proprio davanti agli occhi dell’alpino, ed è là, ch’egli sta
andando a vivere, combattere e morire.
Ernesto
Ia mattina seguente….
Ernesto
I canaloni sono ancora carichi di neve e dopo una breve salita si fa vedere
il maestoso versante meridionale del Sart.
Lino
Ernesto
Il calcare del Canin si beve tutta l’acqua e la restituisce mille metri più in
basso ed allora si scioglie un po’di neve nella gavetta.
Ernesto
Un centinaio di metri dall’alpino c’è un uomo come lui che indossa una
divisa dal colore diverso e parla un’altra lingua.
Lino
E lì, si sta inchiodati uno di fronte all’altro per un tempo indefinito che
non trascorre mai.
Ernesto
Solo allora, forse per farsi coraggio, per ricordare la vita agiata e il ricordo
della giovinezza spensierata, qualcuno sommessamente intona una timida
canzone: