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CAPITOLO 1-2
Il dialetto ha una diffusione geograficamente ristretta, non è codificato da grammatiche che ne
indicano l’uso corretto, è adoperato più a livello orale in contesti informali e non ufficiali.
Lingua standard varietà di lingua codificata dalle grammatiche che funge da modello di
riferimento per l’uso corretto della lingua e per l’insegnamento scolastico. Negli ultimi decenni, le
lingue standard si sono rafforzate:
Indebolimento delle strutture e del lessico del dialetto: processo bidirezionale, da una
parte i dialetti si avvicinano alla lingua standard, dall’altra la lingua standard assume tratti
regionali, fenomeno che prende il nome di regionalizzazione. Ciò comporta la formazione
di varietà intermedie tra lingua standard e dialetti.
Restrizione dei suoi usi e delle sue funzioni: si manifesta in un processo di sostituzione della
lingua (language shift)
Principali dinamiche in atto in Italia e in Sicilia:
Forte diffusione della lingua italiana, in tutte le aree della penisola e in tutti gli strati sociali
Formazione di una varietà chiamata italiano popolare, parlata e scritta da persone con
istruzione bassa, che apprendono l’italiano come seconda lingua a scuola; il dialetto è la
loro lingua madre e l’hanno appresa in famiglia
Ristandardizzazione dell’italiano, cioè il consolidarsi di un nuovo standard accanto a quello
tradizionale. Questa nuova varietà è definita italiano neo-standard o dell’uso medio.
Accoglie tratti tipici della lingua parlata ma anche alcuni tratti regionali, prima considerati
appartenenti alla “cattiva lingua”
Formazione di varietà intermedie: italiani regionali e dialetti italianizzati
L’italianizzazione dei dialetti interessa soprattutto il lessico: alcune parole tipiche del dialetto
locale vengono sostituite da parole di origine italiana:
PRIMO STILE: tipico dei giovani che abitano in città con retroterra socioculturale medio-
alto, quando parlano in situazioni informali adoperano l’italiano come lingua base dei loro
discorsi, passano al dialetto non in maniera molto frequente, si realizza solo come
inserzione di singole parole o di intere frasi ma molto brevi ed elementari, hanno una
conoscenza di dialetto minima, quindi sono considerati parlanti evanescenti o imperfetti
(parlanti che di solito non usano il dialetto), per loro il dialetto ha subito una
specializzazione funzionale. Il passaggio al diletto ha funzione espressiva o ludica. Il fatto
che l’uso del dialetto faccia ridere, rientra nelle tendenze delle “lingue obsolescenti" cioè a
rischio di estinzione.
SECONDO STILE: tipico dei giovani di provincia o di città ma con retroterra basso, il
passaggio al dialetto è frequente ma soprattutto inter-frasale, nel discorso di questi giovani
quindi l’italiano e il dialetto sono presenti in quantità quasi uguali, il dialetto è la loro lingua
madre, acquisita in famiglia.
In entrambi i casi, quando i giovani passano al dialetto, il passaggio è segnalato in vari modi cche
costituiscono il fenomeno del “flagging”: pause, cambio di ritmo, o di tono della voce, risate o
commenti espliciti
Il corpus scritto: I giovani producono alcuni materiali scritti con caratteristiche tipiche del parlato
(parlato grafico) -> e-mail, chat, sms, scritte sui muri e interventi sui social network.
Il dialetto è molto presente ma con esclusiva funzione ludico-espressiva. Il tono emotivo o
scherzoso viene segnalato dalle EMOTICON (parola macedonia: emotion + icon), immagini che
riproducono in modo più o meno stilizzato le principali espressioni facciali umane.
Esempi presi da Soqquadro: gli studenti universitari parlano e scrivono in italiano ma si divertono
ad inserire frasi dialettali, spesso in conclusione dei loro post. Questo dimostra chiaramente che i
giovani sentono l’esigenza di segnalare l’uso del dialetto (flagging), che nello scritto può essere
fatto mediante virgolette o corsivo. Si tratta di uno stile usato per mostrarsi spiritosi.
Lo stato di salute del dialetto:
DIALETTO TRADIZIONALE: acquisito come lingua madre, parlato soprattutto dalle persone
anziane e nei piccoli centri, adoperato specialmente in famiglia e solo in comunicazione
orale, in modo spontaneo.
DIALETTO PARLATO DAI GIOVANI IN CITTA’: studenti liceali o universitari, acquisito in un
secondo momento al di fuori della famiglia, adoperato anche a livello scritto nella
comunicazione mediata dal computer, ma non in maniera spontanea e con un potenziale
comunicativo molto ridotto (ciò che possono fare i parlanti col dialetto è limitato).