Premessa p. IX
Introduzione 5
Il processo di polarizzazione p. 90
Accettazione della teoria di medio raggio 94
Rifiuto della teoria di medio raggio 104
Sommario e sguardo retrospettivo 112
Paradigmi: la codificazione della teoria sociologica 114
sociologia 121
La terminologia dell'analisi funzionale 122
Un termine unico per diversi concetti 123
Un concetto unico per diversi termini 128
Postulati principali dell'analisi funzionale 131
Il postulato dell'unità funzionale della società 131
Il postulato del funzionalismo universale 139
Il postulato dell'indispensabilità 143
L'analisi funzionale come ideologia 149
L'analisi funzionale è conservatrice 149
L'analisi funzionale è progressista 152
L'ideologia e l'analisi funzionale della religione 159
La logica del procedimento 165
Il prevalere dell'indirizzo funzionale 165
Un paradigma per l'analisi funzionale in sociologia 171
Scopi del paradigma 178
Elementi soggetti all'analisi funzionale 179
Funzioni manifeste e funzioni latenti 188
Gli scopi euristici della distinzione 192
Note conclusive 222
Poscritto bibliografico 222
Metodologia p. 227
Orientamenti sociologici generali 229
Analisi dei concetti sociologici 232
Interpretazioni sociologiche post factum 238
Le generalizzazioni empiriche nella sociologia 241
Teoria sociologica 242
Derivazioni formali e codificazione 248
Teoria sociologica
Alla memoria di Charles H. Hopkins,
parente, amico, maestro
Introduzione
diversa, della natura e delle funzioni della teoria sociale, si può trovare
in Theodore Abel, The Present Status of Social Theory, in « American
Sociological Review », 1952, 17, pp. ·156-164, come anche nella discus
sione di questo saggio di Kenneth E. Bock e Stephen W. Reed pp.
164-167, oltre che in Herbert Blumer, What is Wrong with Social
Theory, in « American Sociological Review », 1954, 19, pp. 3-10.
2 Per esempio, da George Sarton, The Study of the History of
Science, Cambridge, Harvard University Press, 1936, pp. 3-4. La nomina
di Comte o Marx ·o Saint Simon o di molti altri, allo status di padre
della sociologia è in parte una faccenda di opinioni e in parte il risul
tato di un assunto non verificato su come emergono e si cristallizzano
nuove discipline. Rimane un'opinione, in quanto non vi sono criteri
generalmente accettati per decidere la paternità di una scienza; è un
assunto non verificato il fatto che vi debba essere un padre per ogni
scienza. In realtà, la storia della scienza suggerisce che la poligenesi è
la regola. Tuttavia non vi è nessun dubbio che Comte nel 1839 coniò
il termine « sociologia >>, il brutto ibrido che da allora è servito a desi
gnare la scienza della società. Gli studiosi di allora e di oggi hanno pro
testato per il barbarismo ormai addomesticato. Uno degli esempi innu
merevoli di questa protesta è l'osservazione fatta nel 1852 da uno scien··
ziato sociale di talento, oggi troppo trascurato, George Cornewale Lewis:
« ... la principale obiezione ad un vocabolo scientifico formato in parte
LA DOCUMENTAZIONE PUBBLICA
DELLA TEORIA SOCIOLOGICA
:i Fra gli esponenti piu conseguenti della nuova storia della scienza
vi sono Charles Gillispie, Henry Guerlac, Rupert Hall, Marie Boas Hall,
Thomas Kuhn, Everett Mendelsohn, Derek Price, Robert Schofield,
L. Pearce Williams e A. C. Crombie.
• Inventata dallo storico Allan Nevins, come mezzo per catturare dati
fuggitivi sul presente storico, la storia orale si serve di tecniche di inter
vista che sono tipiche dei sociologi piuttosto che degli storici tradizio
nalmente maestri nel raccogliere e ordinare materiale documentario. Per
un rapporto sulla storia orale, un modo di indagine che si è diffuso ben
oltre la sua sede originaria a Columbia University, si veda The Ora[
Sulla storia e la sistematica della teoria sociologica 13
CONTINUITÀ E DISCONTINUITÀ
NELLA TEORIA SOCIOLOGICA
anche, che non due, fra dodici scienziati « che hanno ela
borato per i propri scopi parti essenziali del concetto di
energia e della sua conservazione», sono arrivati alla stessa
identica concezione 20• Adottando, tuttavia, criteri meno
rigidi, quando si verificano casi del genere si parla di
scoperte multiple indipendenti. Nelle scienze sociali è an
cor piu difficile stabilire l'identità sostantiva o l'equiva
lenza funzionale di concetti sviluppati in modo indipen
dente, a causa del linguaggio meno preciso che caratterizza
queste discipline.
Al posto di un confronto completo fra le versioni pre
cedenti e successive di una « stessa» scoperta vi è, tutta
via, un altro tipo di documentazione che indica, anche se
non prova, un caso di identità o equivalenza: si tratta
delle affermazioni di un ricercatore successivo circa il fatto
che la scoperta era stata fatta da qualche altro prima di
lui. È probabile che queste affermazioni siano vere poi
ché, nell'età moderna della scienza, l'originalità è un va
lore molto apprezzato e non è frequente che un ricercatore
voglia minimizzare questa caratteristica del suo lavoro ( al
contrario del passato, in cui l'autorità della tradizione ve
niva deliberatamente invocata a sostegno delle nuove idee).
In tutti i campi della scienza vi sono scienziati che riferi
scono dell'esistenza di prescoperte, Il fisico Thomas Young,
ad esempio, riferisce che « numerose circostanze, scono
sciute ai matematici inglesi, che avevo creduto di aver
scoperto per primo, erano state invece scoperte e dimo
strate da matematici stranieri ». A sua volta Young rice
vette le scuse di Fresnel quando questi apprese di aver
inconsapevolmente duplicato il lavoro di Young sulla teo
ria delle onde luminose 21• Cosi Bertrand Russell osservò,
20
Thomas S. Kuhn, Energy Conservation as an Example of Simul
taneous Discovery, in Clagett, op. cit., rpp. 321-356.
" Alexander Wood, Thomas Young: Natural Philosopher, 1773-
1829, London, Cambridge University Press, 1954, p. 65, 188-89, Fresnel
scrive a Young: « Quando l'ho sottoposto [il suo resoconto sulla teo
ria della luce] all'Isti�uto, non sapevo dei vostri esperimenti e delle
24 Teoria sociologica
Glazer, The Lonely Crowd, New Haven, Yale University Press, 1950;
trad. it. La folla solitaria, Bologna, II Mulino, 19703, p. 23.
26 Teoria socio!ogica
211 Edith Penrose, The Theory of the Growth of the Firm, New
sione del gruppo primario nel suo Social Organization (New York,
Charles Schribner's Sons, 1909, trad. it., Milano, Comunità, 1963), è
stata introdotta solo come ripensamento, e non appare nella stesura
originale. Lo storico che ha notato le discussioni simultanee e indipen·
denti dell'idea, e un'anticipazione del termine, è Floyd N. House, The
Range of Social Theory, New York, Holt, 1929, pp. 140-141. Il biografo
di Cooley che, nel corso della sua difesa, ha sottolineato aspetti im
portantissimi dell'anticipazione, per la storia del pensiero è Edward
C. Jandy, Charles Horton Cooley: His Life and His Social Theory, New
York, The Dryden Press, 1942, pp. 171-18 1 . L'uso del termine da parte
di Freud e la sovrapposizione parziale della sua concezione con quella
di Cooley si trova nella sua Massenpsychologie und Ich-Analyse (Lipsia,
Vienna, Zurigo, lnternationaler Psychoanalytischer Verlag, 1921, p. 76):
« Eine solche primare Masse ist eine Anzahal von Individuen, die ein
und dasselbe Obiekt an die Stelle ihre lchideals gesetzt und sich infol
gedessen in ihrem lch miteinander identifizurt haben » (tutto questo
sottolineato con una spaziatura particolare). E poiché la traduzione in
glese di James Strachey sostituisce la parola << gruppo » alla espressione
tedesca << Masse », molto piu ampia, il passaggio risulta, senza la mini
ma intenzione di imitare Cooley, cosi: « Un gruppo primario di questo
genere è un numero di individui i quali hanno sostituito al loro ego
lo stesso oggetto e di conseguenza si sono identificati l'uno con l'al
tro ». Il termine << gruppo primario » è di Cooley, ma la precisa for
mulazione teorica è senza ombra di dubbio di Freud.
Sulla storia e la sistematica della teoria sociologica 37
•.r Gli studiosi e gli' scienziati, come gli altri uomini, spesso si im
classi
... >> . Nella sua lettera a Joseph Wedemeyer, 5 marzo 1852, pub
Galileo, che pure è colui che, piu di ogni altro, può vantare l'onore
di aver fondato la scienza moderna, e anche piu di Newton, la cui
mente è la piu straordinaria fra quante si siano dedicate allo studio
della natura ».
Sulla storia e la sistematica della teoria sociologica 51
62
Lewis Campbell e William Garnett, The Life of ]ames C/erk
Maxwell, Londra, Macmillan and Co., 1884, p. 162.
Sulla storia e la sistematica della teoria sociologica 57
Co., 1904.
71 La prima osservazione è tratta da una lettera di Freud a Pfister,
• « Una " ipotesi di lavoro" è poco piu del procedimento del buon senso
za, cosi come è stata abbozzata nella parte precedente di questa intro
duzione, le teorie di medio raggio, essendo vicine al fronte di ricerca,
sono particolarmente adatte ad essere il prodotto di scoperte multiple
e approssimativamente simultanee. L'idea base del complesso di ruoli
11
Henry Margenau, The Basis of Theory i1t Physics, manoscritto non
pubblicato, 1949, pp. 5-6.
82 Teoria sociologica
PRESSIONI UTILITARISTICHE
PER SISTEMI SOCIOLOGICI TOTALI
16
La prolusione inaugurale risale al 21 febbraio 1946. È stampata
in T. H. Marshall, Sociology at the Crossroads, Londra, Heinemann,
1963, pp. 2-24.
Sulle teorie sociologiche di medio raggio 87
IL PROCESSO · DI POLARIZZAZIONE
18
Le pagine seguenti si basano su R. K. Merton, Social Con/lict
in Styles of Sociological Work, Transactions, Fourth World Con·
gress of Sociology, 1961, 3, pp. 2146.
Sulle teorie sociologiche di medio raggio 91
scenza politica, che sia coerente con la vera espressione dei fatti,
:se si restringe l'ambito di osservazione e se ci si limita ad una
ristretta classe di comunità. Con l'adozione di questo metodo sia
mo in grado di aumentare il numero di teoremi politici veri che
possono ricavarsi dai fatti e, allo stesso tempo, dar loro maggior
completezza, vita e sostanza. Piuttosto che essere semplici gene
ralizzazioni sterili e vuote, essi somigliano ai Media Axiomata di
Bacone; che ·sono espressioni generalizzate dei fatti, ma che tutta
via sono sufficientemente vicine alla pratica da poter essere uti
lizzate nelle faccende pratiche 24•
ZJ John Stuart Mill, A System of Logic, cit., pp. 454-455. Mill espli
tion and Reasoning in Politics, cit., II, pp. 112, 127; si veda anche
pp. 200, 204-205 .
Sulle teorie sociologiche di medio raggio 97
Hypotbeses in the Role Theory, « Social Forces », 1956, 35, pp. 25-35;
R. ]. Pellegrin, The Achievement of High Statutes, « Social Forces )),
1953, 32, pp . 10-16; Junkichi Ahe, Some Problems of Life Space and
Sulle teorie sociologiche di medio raggio 103
=
derazione da Weber, esamina l'interdipendenza funzionale tra la scien
za, concepita · me istituzione sociale, e le istituzioni religiose ed eco
nomiche del t po. Si veda: Science, Technology and Society in Se
venteenth Centu . England, in Osiris: Studies on the History and
Pbilosophy of Science, and on the History of Learning, a cura di
George Sarton, Bruges, St. Catherine Press, 1938; ristampato con una
nuova introduzione, New York, Howard Fertig, 1968, Harper & Row,
1968. Nonostante che Weber dedicasse solo poche righe all'interdipen
denza fra puritanesimo e scienza, una volta iniziata la mia. indagine,
queste righe assunsero un particolare valore. Questo è precisamente il
lavoro cumulativo delle teorie di medio raggio: attingere dalla teoria
e dalle ricerche antecedenti e tentare di applicare la teoria a nuove
aree.
106 Teoria sociologica
544-545.
108 Teoria sociologica
PARADIGMI : LA CODIFICAZIONE
DELLA TEORIA SOCIOLOGICA
e propria relazione funzionale è quella che viene a stabilirsi tra due o più
termini, o variabili, talché si possa affermare che in certe condizioni defi.
nite (che costituiscono l'un termine della relazione) si riscontrano certe
determinate espressioni di quelle condizioni (che sono l'aitro termine del
rapporto). Le relazioni, o la relazione funzionale, che si asseriscono a
riguardo di un delimitato aspetto della cultura, debbono essere tali da
spiegare la natura e il carattere di quell'aspetto limitato sotto defini te
condizioni » (Functionalism in Social Anthropology, « American Anthro
pologist », 1935, 37, pp. 386-93, spec. p. 392).
4 Vedi, per esempio, Ludwig von Bertalanffy, Modern Theories of
. . .
volume supplementare, Londra e New York, 1926, pp. 132-133 (il cor
sivo è nostro).
1 Clyde Kluckhohn, Navaho Witchcra/t, « Papers of the Peabody
sto punto di vista, senza modificazioni essenziali, nei suoi ultimi scritti.
Fra questi si veda, per esempio, The Group and the Individua! in Fun·
ctional Analysis, cit., a pp. 962-63: « ... noi vediamo che ogni istituzione
contribuisce, da una parte, al funzionamento integrato della comunità
intesa cqme un tutto; essa però viene anche a soddisfare i bisogni deri
vati e i bisogni basilari degli individui... di ciascun beneficio desiderato,
fornisce ogni individuo che sia membro » (il corsivo è nostro).
15 Kluckhohn, Navaho Witchcraft, p. 46 b (il corsivo è nostro).
" È merito di Sorokin non aver perso di vista questo fatto cosl
importante in una rassegna delle teorie dell'integrazione sociale da lui
svolta anni addietro. Cfr. P. A. Sorokin, Forms and Problems o/ Culture
Integration, « Rural Sociology », 1936, l, pp. 12141; pp. 344-74.
134 Te oria socio!ogica
2l lbid. , p. 47.
Funzioni manifeste e funzioni latenti 141
Il postulato dell'indispensabilità.
L'ultimo, in questa terna di postulati accettati dai socio
logi funzionali è, sotto certi aspetti, il piu ambiguo. L'am
biguità appare evidente nel già citato « manifesto » mali
nowskiano :
In qualsiasi tipo di civiltà, ogni costume, oggerto materiale,
idea o credenza, s-;olge una funzione vitale, ha qualche compito
da realizzare, rappresenta una parte indispensabile in un tutto
operante 25•
In questo passo non è del tutto chiaro se l 'autore parli
dell'indispensabilità della funzione o dell'elemento ( costu
me, oggetto, idea, opinione ) che svolge la funzione, oppure
della necessità di entrambi.
Questa ambiguità è abbastanza comune nella letteratura
sull'argomento. Cosi lo studio già citato di Davis e Moore,
sembra dapprima sostenere che ciò che è indispensabile è
l'istituzione : « La ragione per cui la religione è necessa
ria . . »; « . . . la religione . . . svolge un ruolo unico ed indi
.
bot, The Patient's Dilemma, New York, Reynal & Hitchcock, 1940,
pp. 166-167.
" Sarà forse opportuno rilevare che codesta affermazione è fatt�
tenendo presenti le osservazioni di Malinowski, e cioè che i Trobrian·
desi non sostituivano le loro credenze e pratiche magiche con l'applica..
zione di una tecnologia razionale. Resta il problema di stabilire in quale
misura l'affidarsi più o meno alla magia, quando si agisce nel « dominio
dell'incerto », ostacoli lo sviluppo tecnologico. Presumibilmente, codesta
sfera di incertezza non è invariabile, ma dipende dalle tecniche di cui si
dispone. I riti designati a regolare i fenomeni atmosferici, per esempio,
potrebbero facilmente assorbire energie di uomini che avrebbero altri
menti potuto dedicarsi a ridurre quella « sfera di incertezza », facendo
148 Te oria sociologica
" Jacob Viner, Adam Smith and Laissez Faire, in « Journal of P0o
litical Economy », 1937, 35, p. 206.
* Qui, si noti, Myrdal accetta gratuitamente il postulato dell'indi
L'ORIENTAMENTO I DE O L O G I C O L'ORIENTAMENTO - I D E O L O G I C O
DEL MATERIALISMO DIALETTICO DELL' ANALIS I FUNZIONALE AD
ESSO COMPARABILE
l . << La mistificazione alla quale l . Taluni studiosi funzionalisti
soggiace la dialettica nelle mani hanno presupposto, gratuitamen
di Hegel non toglie in nessun te, che ogni struttura sociale esi
modo che egli sia stato il primo stente svolga una funzione so
ad esporre ampiamente e consa ciale indispensabile. Questo è
pevolmente le forme generali del fede pura, misticismo, se si vu0o
movimento della dialettica stes le, anziché il risultato finale di
sa. In lui essa è capovolta. Bi-. una indagine continuata e siste-·
sogna rovesciarla per scoprire il matica. Ove si voglia ottenere
nocciolo razionale entro il guscio l'approvazione degli uomini di
mistico » . scienza, un postulato dev'essere
conseguito, non ereditato.
2. « Nella sua forma mistificata, 2. I tre postulati dell' unità
la dialettica divenne una moda funzionale, dell'universalità fun
tedesca, perché sembrava trasfi zionale e dell' indispensabilità
gurare e glorificare lo stato di funzionale, comprendono un si
cose esistente » . stema di premesse le quali con
ducono inevitabilmente ad una
trasfigurazione dello stato di co
se esisten te.
3 . « Nella sua forma razionale, 3 . Nelle sue forme piu decisa
la dialettica è scandalo e orrore mente orientate in senso empi
per la borghesia e per i suoi co rico e piu precise analiticamen
rifei dottrinari, perché nella te, l'analisi funzionale è talora
comprensione positiva dello sta considerata con sospetto da co
to di cose esistente include si loro che ritengono che ogni
multaneamente anche la com struttura sociale sia irrigidita
prensione della negaziotze di es per l'eternità, al di là di ogni
so, la comprensione del suo ine cambiamento. In questa sua for.
vitabile tramonto ». ma piu esigente, l'analisi fun.
zionale include non soltanto lo
studio delle funzioni delle strut
ture sociali esistenti, ma anche
lo studio delle disfunzioni che
esse hanno per individui, sot:
togruppi o strati sociali che si·
trovano in situazioni diverse, e·
per la società che Ii include.
Essa, come s'è visto, presuppone
in via provvisoria che quando la
risultante di un insieme di con-
Funzioni manifeste e funzioni latenti 155
" Allo stesso modo, il passo di cui sopra è stato t:atto, con sop
pressione delle s::>le parti non pertinenti e con l'aggiunta del corsivo, da
Friedrich Engels, in Karl Marx, Selected Works, Mosca, Coopemtive Pu
blishing Sockty, vol. l, p. 422. [ La traduzione italiana del passo è stata
ricavata da F. Engels, Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della
filosofia classica tedesca, Mosca, Edizioni in lingue estere, 1947, p. 10.
N. d. T. ].
158 Teoria sociolo gica
L 'ORIENTAMENTOIDEOLOGICO L'ORIENTAMENTO I DE O L O G I C O
DEL MATERIALISMO DIALETTICO DELL ' ANALISI FUNZIONALE AD
ESSO COMPARABILE
fatti e non essere fidenti in una
ideologia prestabilita. Allo stes
so modo occorre pure prendere
atto di quando una struttura si
mostri non corrispondente alle
aspirazioni delle persone ed al
le condizioni, altrettanto impor
tanti, dell'azione. Chi osa far
questo potrà divenire un funzio
nalista, chi ha un po' meno co
raggio non potrà esserlo 42•
sivo è nostro).
46 Ibid., p. 63.
Funzioni manifeste e funzioni latenti 161
al conseguimento della vittoria [e] questo significa ... che i rapporti di pro
duzione debbono rimanere immutati fintantoché si arrivi alla pace, e che,
per conseguenza, la nazione non disporrà di alcuno strumento per effet
tuare cambiamenti sociali su larga scala ». Cfr. Revolution of Our Time,
New York, Viking Press, 1943, pp. 185, 187, 193, 227, 228, 309. A meno
che Churchill avesse dimenticato la sua analisi dei postumi della prima
guerra mondiale, è chiaro che tanto lui quanto Laski si trovavano d'ac
cordo circa le diagnosi che nell'immediato dopoguerra erano improbabili
cambiamenti sociali significativi, attuati deliberatamente. È chiaro che la
differenza sta nella valutazione della desiderabilità di attuare precisi cam
biamenti (in entrambe le colonne il corsivo non è degli autori ).
Si può notare, di passaggio, che la previsione su cui Churchill e
Laski si trovavano d'accordo - cioè che il dopoguerra in Inghilterra
sarebbe stato un periodo di letargo e di indifferenza della massa riguardo
alla programmazione di cambiamenti nelle istituzioni - non è stata per
nulla confermata dall'attuale corso degli avvenimenti. L'Inghilterra dopo
la seconda guerra mondiale non ha precisamente ripudiato la nozione di
programmazione dei cambiamenti sociali.
166 Teoria sociologica
rilevata. Ad esempio: << Il fatto che in tutti i campi del pensiero sia
avvertibile una medesima tendenza, comprova che oggi vi è una incli
nazione generale ad interpretare il mondo in termini di connessioni reci
proche tra operazioni, anziché in termini di unità sostanziali separate.
Albert Einstein nella fisica, Claude Bernard nella fisiologia, Alexis Car
re! nella biologia, Frank Lloyd Wright nell'architettura, A. N. White
head nella filosofia, W. Koehler nella psicologia, Theodor Litt nella socio
logia, Hermann Heller nella scienza politica, B. Cardozo nel diritto: que
s ti uomini rappresentano culture diverse, paesi diversi, aspetti diversi
dell'umana esistenza e dello spirito umano, eppure tutti quanti avvici
nano i loro problemi partendo da un senso della " realtà" che si orienta
non ad una sostanza materiale ma all'integrazione funzionale, per la
comprensione dei fenomeni ». G. Niemeyer, Law without Force, Prin
ceton University Press, 1941, p. 300. Questo elenco di studiosi così
diversi suggerisce, in forma ancora diversa, che l'accettazione concorde
della prospettiva funzionale non implica necessariamente una identità di
posizioni filosofiche su questioni politiche o sociali.
"' La letteratura che discute l'interesse per il funzionalismo è quasi
ampia quanto la letteratura che, nelle diverse discipline scientifiche
rappresenta quest'interesse; ed è considerevolmente più aggrovigliata.
Sia per la scarsità di spazio, sia perché presi da questioni di interesse
più immediato, ci limitiamo qui ad alcuni riferimenti in luogo di una
estesa rassegna e discussione di codesti sviluppi collaterali del pensiero
scientifico.
Per la biologia, una fonte generale, ora quasi classica, è ]. H. Wood
ger, Biologica! Principles: A Critica! Study, New York, Harcourt Brace
Funzioni manifeste e funzioni latenti 167
and. Co., 1929, spec. pp. 327 ss. Quanto alle opere di argomento affine,
indichiamo almeno le seguenti: Ludwig Von Bertalanffy, Modern Theo ·
ries of Development: An Introduction to Theoretical Biology, New York,
Oxford University Press, 1933, spec. pp. 1-46, pp. 64 ss., pp. 170 ss. ;
E . S . Russe!, Tb e Interpretation of Development and Heredity: A Study
in Biologica[ M'ethod, Oxford, Clarendon Press, 1930, spec. pp. 166-280.
Negli scritti, meno istruttivi, di W. E. Ritter, E. B. Wilson, E. Ungerer,
J. Schaxel, J. Von Uexkiill, ecc., si troveranno discussioni meno chiare.
Gli articoli di J. Needham, per esempio, Thoughts an the Problems of
Biologica[ Organization, « Scientia », agosto 1932, pp. 84-92, possono es
sere consultati con profitto.
Per la fisiologia, si considerino gli scritti di C. S. Sherrington, W. B.
Cannon, G. E. Coghill, Joseph Barcroft, e specialmente i seguenti: C. S.
Sherrington, The Integrative Action of the Nervous System, New York,
Yale University Press, 1923; W. B. Cannon, Bodily Changes in Pain,
Hunger, Fear and Rage, New York, D. Appleton and Co., 1929, cap. 12;
e The Wisdom of the Body, New York, W. W. Norton, 1932, tutto
meno l'infelice epilogo sulla « omeostasi sociale »; G. E. Coghill, Ana..
tomy and the Problem of Behavior, Cambridge, Cambridge University
Press, 1929; Joseph Barcroft, Features in the Architecture of Physiolo
gical Function, Cambridge, Cambridge University Press, 1934.
Per la psicologia, praticamente qualsiasi contributo fondamentale alla
psicologia dinamica fa al caso nostro. Potrà essere scarsamente originale,
ma è anche del tutto vero l'affermare che la concezione freudiana è in·
tinta di funzionalismo, dal momento che i concetti principali vengono
riferiti invariabilmente ad uno schema funzionale (o disfunzionale). Per
un diverso tipo di concezione, vedasi Functionalism, di Harvey Carr, io
« Psychologies of 19.30 », a cura di Cari Murchison, Ciark University
Press, 1930; e tra i molti saggi che, in sostanza, si rifanno a questa con
cezione, vedi J. M. Fletcher, Homeostasis as an Explanatory Principle in
Psychology, « Psychological Review », 1942, pp. 49, 80-87. Per una
recente applicazione dell'approccio funzionale allo studio della persona
lità, vedasi il primo capitolo dell'opera Personality in Nature, Society
and Culture, a cura di Clyde Kluckhohn e Henry A. Murray, New York,
A. A. Knopf, 1948, pp. 3-32, Sono ben note le ragioni assai importanti
per cui il gruppo che fa capo a Lewin è orientato verso ii funzionalismo.
Per il diritto, si veda il saggio critico di Felix S. Cohen, Trascenden-
1 68 Teoria scoiologica
tal Nonsense and the Functional Approach, « Columbia Law Review ))'
1953, XXXV, pp. 809-849, e i numerosi riferimenti bibliografici in esso
contenuti.
Per la sociologia e l'antropologia, un piccolo campione della biblio
grafia può esser visto nei riferimenti annotati in questo capitolo. L'opera
Levels of Integration in Biological and Social Systems, Biologica! Sym
posia, 1943, VIII, a cura di Robert Redfield, è utile perché getta un
ponte attraverso il vuoto che spesso divide le scienze biologiche dalle
scienze sociali. Un importante tentativo di definire lo schema concettua
le dell'analisi funzionale, è stato fatto da T. Parsons in The Social Sy
stems, Glencoe, Illinois, Free Press, 1951, trad. it., Milano, Comunità,
1965.
51 Come si è visto, l'epilogo di Cannon alla sua Wisdom of the Body
resta insuperato, come esempio dei limiti cui può arrivare, senza trarne
alcun frutto, anche una persona di talento, quando si metta a tracciare
omologie ed analogie sostantive tra organismi biologici e sistemi sociali.
Quale esempio, si consideri il suo paragone fra la matrice fluida del
corpo e i canali, i fiumi e le strade ferrate su cui « i prodotti dell'azienda
agricola e delle industrie, della miniera e delle foreste, sono trasportati
avanti e indietro )). Questo tipo di analogie, che prima ancora erano state
sviluppate in opere ponderose, fra gli altri da René Worms, Schaeffie,
Vincent Small e Spencer, non è un aspetto rappresentativo della validità
degli scritti di Cannon per il sociologo.
Funzioni manifeste e funzioni latenti 1 69
UN PARADIGMA
PER L'ANALISI FUNZIONALE IN SOCIOLOGIA
Quale primo passo in direzione della codificazione del-·
l 'analisi funzionale in sociologia, passo a carattere dichiara
tamente provvisorio, esponiamo un paradigma dei concetti
e problemi che rivestono una importanza centrale rispetto
a questo approccio. Sarà presto evidente che le componenti
principali di questo paradigma sono venute a poco a poco
emergendo nelle precedenti pagine, quando abbiamo esami
nato criticamente la terminologia, i postulati e le acccuse
di ideologismo che sono oggi rivolte all'analisi funzionale.
Il paradigma li condensa, consentendo quindi una conside
razione simultanea dei principali requisiti dell'analisi fun
zionale, e fornendo cosi un ausilio a correggere da sé le
proprie interpretazioni provvisorie, risultato difficile a con,
seguirsi qualora i concetti si disperdano e si celino in
pagine e pagine di esposizione discorsiva 52• Il paradigma
mostra il nocciolo essenziale di concetti, procedimenti ed
inferenze pertinenti all'analisi funzionale .
Occorre notare, soprattutto, che il paradigma non si
compone di una serie di categorie introdotte de novo, ma
è piuttosto una codificazione di quei concetti e di quei pro
blemi che si sono imposti alla nostra attenzione nel corso
dell'esame critico precedentemente svolto dell'odierna teo
ria e ricerca relative all'analisi funzionale. (Rivedendo le
" Per una definizione sommaria dello scopo che un paradigma ana
litico di questo tipo può avere, si veda la nota sui paradigmi in altra
parte di questo volume.
172 Teoria socialogica
" Con ciò, è evidente che noi guardiamo all'analisi funzionale come
ad un metodo per l'interpretazione dei dati sociologici. Questo non signi
fica che neghiamo l'importanza del ruolo che l'indirizzo funzionale ha nel
sensibilizzare il sociologo alla raccolta di dati di tipo particolare, che po
trebbero altrimenti venir trascurati. È forse inutile ribadire ancora l'assio
ma che i nostri concetti sono determinanti rispetto all'inclusione od alla
esclusione di dati, perché, nonostante l'etimologia del termine, il dato
non è « dato », ma è « elaborato », con l'ausilio, inevitabile, dei concetti.
Sviluppando un'interpretazione di carattere funzionale, il sociologo ana,
lista invariabilmente scopre che è necessario disporre di altri Jati oltre
a quelli previsti dapprima. Interpretazione e raccolta dei dati sono per
tanto connessi in modo inestricabile alla serie di concetti e di proposi
zioni che sono relative a questi ultimi. Per un ampliamento di queste
note, vedi il cap. II.
" G. Murdock, Social Structure, New York, Macmiiian, 1949, trad.
it. La struttura sociale, Milano, Etas-Kompass, 1971, mostra a sufficienza
che procedimenti quali quelli che vengono impiegati nelle indagini di
comparazione culturale fanno ben sperare che si possano risolvere certuni
problemi metodologici dell'analisi funzionale. Vedi anche i procedimenti
di analisi funzionale in George C. Homans e David M. Schneider, Mar
riage, Authority and Fina! Causes, Glencoe, Free Press, 1955.
178 Te oria sociolo gica
lian Tribe, New York, Harper & Brot., 1937, pp. 112-113.
1 82 Teoria socio/ogica
Vanguard Press, 1928, trad. ital., Torino, Einaudi, 1951, spec. capp. 2 e 4.
1 84 Teoria sociologica
W. G. Sumner, Folkways, Boston, Ginn & Co., 1906, trad. ital., Milano,
Comunità, 1962, p. 7. Il suo collaboratore, Albert G. Keller, mantenne
la distinzione nei suoi scritti; vedi, per esempio, il suo Social Evolution,
New York, Macmillan, 1927, pp. 93-95.
1 90 Teoria sociologica
ancora piu tardi )>. Sebbene in questo passo non si parli delle fun
zioni latenti che le azioni sociali standardizzate possono avere ri
spetto ad una data struttura sociale, in esso tuttavia viene fatta
chiaramente la distinzione fondamentale tra fini voluti e conse
guenze oggettive.
R . M. Maclver 68: oltre agli effetti diretti delle istituzioni, << vi
sono effetti ulteriori, di controllo, esterni rispetto agli scopi diretti
degli uomini ... tale forma di controllo di tipo reattivo ... può,
sebbene sia inconsapevole, costituire un servizio reso alla società ».
. W. I. Thomas e F. Znaniecki 69 : << Per quanto tutte le nuove
istituzioni [ cooperative dei contadini polacchi] si siano formate
appunto in vista dello scopo definito di soddisfare certi bisogni
specifici, la loro funzione sociale non è affatto limitata allo scopo
esplicito e consapevole di esse ... ognuna di queste istituzioni -
comune o circolo agricolo, cassa di risparmio o di prestito, o tea
tro - non è semplicemente un meccanismo per amministrare deter
minati valori, ma anche una associazione di persone, ogni membro
della quale si suppone partecipi alle attività comuni come un indi
viduo vivo e concreto. Qualunque sia l'interesse comune predomi
nante, ufficiale, su cui è fondata l'istituzione, l'associazione come
gruppo concreto di personalità umane implica molti altri interessi
non ufficiali; i contatti sociali tra i suoi membri non sono limitati
al fine che essi hanno in comune, sebbene quest'ultimo natural
mente rappreser..ti nello stesso tempo la ragione principale per cui
l'associazione è formata, ed il legame piu duraturo che la tiene
insieme. Grazie a questa combinazione di un astratto meccanismo
politico, economico, o piuttosto razionale, per la soddisfazione di
specifici bisogni, con la concreta unità di un gruppo sociale, le
nuove istituzioni sono anche il miglior anello di congiunzione fra
il gruppo primario contadino e il sistema secondario nazionale )) .
Psychology and Veblen's Social Theory, New York, King's Crown Press,
1948, spec. cap. 2 .
,. A . K . Davis, Some Sources o f American Hostility t o Russia, « Ame
rican Journal of Sociology », 1947, 53, pp. 174-183.
75 Talcott Parsons, Propaganda and Social Contro!, nei suoi Essays
" Con ciò non si intende negare che la social engineering abbia di
rettamente implicazioni morali, e neppure che tecnica e morale siano ine
vitabilmente interconnesse. Non è però mia intenzione trattare questa
serie di problemi nel presente capitolo. Per una discussione dei suddetti
problemi, vedansi i capitoli VIII, XVII, XIX; si veda anche Merton,
Fiske e Curtis, Mass Persuasion, dt., cap. 7.
Funzioni manifeste e funzioni latenti 201
non politica, fatta da Harry Hopkins, nello Stato di Ncw York, nel
periodo in cui era governatore Franklin Delano Roosevelt. Come rife
risce Sherwood: « Hopkins fu aspramente criticato per quest'attività
irregolare, dagli enti ufficiali di assistenza, i quali protestavano che " era
una condotta non professionale" quella di distribuire biglietti di lavoro
senza una meticolosa indagine su ogni postulante, sulle risorse finan
ziarie sue e della famiglia, e probabilmente sulla sua affiliazione reli
giosa. "Harry disse all'Ente di andare al diavolo�, riferiva [il collega di
Hopkins, Dr. Jacob A.] Goldberg ». Robert E. Sherwood, Roosevelt and
Hopkins, An Intimate History, New York, Harper, 1948, p. 30.
" The Autobiography of Lincoln Steffens, Chautaqua, New York,
Funzioni manifeste e funzioni latenti 211
101
Si veda lo studio del National Opinion Research Center, sulla
valutazione delle occupazioni, che documenta stabilmente l'impressione
generale secondo cui le occupazioni manuali vengono classificate invero
molto in basso nella scala sociale dei valori, anche fra quelle stesse per
sone che si dedicano al lavoro manuale. Si consideri quest'ultimo punto
in tutte le sue implicazioni. In effetti, la struttura culturale e sociale im
pone i valori di successo pecuniario e di potere anche a coloro che si
trovano ridotti alle stigmatizzate occupazioni manuali. Su questo sfondo,
si consideri la potente motivazione a raggiungere il suddetto tipo di
<< successo » con qualunque mezzo. Un raccoglitore di rifiuti, d'accordo
con gli altri americani che quello di raccogliere rifiuti è « il più basso
dei mestieri bassi », difficilmente può avere di se stesso un'immagine
soddisfacente; egli ha un'occupazione da << paria » proprio nella società
in cui gli si assicura che << tutti coloro che hanno un merito possono
arrivare ai primi posti ». Si aggiunga questo, che egli si rende conto, ogni
tanto, di << non aver avuto le stesse possibilità degli altri, checché ne
dicano », e si comprenderà l'enorme pressione psicologica che egli subisce
per << pareggiare la partita », trovando qualche mezzo, più o meno legale,
per farsi strada. Tutto ciò fornisce un fondamento strutturale e di con·
seguenza psicologico, in alcuni gruppi, per il « bisogno socialmente in
dotto >> di trovare una qualche via accessibile di mobilità sociale.
1" Merton, Struttura sociale ed anomia, cap. VI di questo volume.
Funzioni manifeste e funzioni latenti 215
NOTE CONCLUSIVE
Questa rassegna di alcune considerazioni salienti circa
l'analisi strutturale-funzionale, contiene poco piu che la
indicazione di alcuni tra i problemi e le possibilità princi
pali di questo metodo di interpretazione sociologica. Cia
scuno degli elementi codificati nel paradigma richiede una
chiarificazione approfondita dal punto di vista teorico ed
una accumulazione di ricerche empiriche. È chiaro però che
nella teoria funzionale, spogliata di quei postulati tradizio
nali che l'hanno inceppata e spesso l'hanno ridotta a poco
piu di una razionalizzazione dell'ultimo giorno di pratiche
esistenti, la sociologia ha un nucleo iniziale per un metodo
di analisi sistematico ed avente risalto empirico . Si spera
che la direzione qui indicata arrivi a suggerire la fattibilità
e l'opportunità di una codificazione ulteriore dell'analisi
PO S CRITTO BIBLIOGRAFICO
Quando fu scritto per la prima volta, nel 1948, il saggio pre
cedente costituiva uno sforzo per sistematizzare i presupposti prin
cipali e le principali concezioni della teoria dell'analisi funzionale
in sociologia, che allora si evolveva lentamente. In seguito, lo svi
(,lppo di questa teoria sociologica ha ricevuto notevole impulso.
Nel curare questa edizione, ho incorporato talune estensioni ed
emendamenti della teoria che sono sopravvenuti, ma ho rimandato
una formulazione particolareggiata ed allargata ad un volume ora
in preparazione. In questa congiuntura, pertanto, può essere utile
fare un elenco, anche se esso è lungi dall'essere completo, di alcuni
.recenti contributi teorici relativi all'analisi funzionale in sociologia.
Negli ultimi anni, il maggior contributo, naturalmente, è quello
di Talcott Parsons con The Social System, Glencoe, Illinois, The
Free Press, 1951 (trad. it., Milano, Comunità, 1965), che ha per
complementi le successive opere di Parsons e collaboratori: T.
Parsons, R. F. Bales ed E. A. Shils, Working Papers in the Theory
of Action, Glencoe, Illinois, The Free Press, 1953 ; Toward a
General Theory of Action, a cura di T. Parsons ed E. A. Shils,
Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1951. I contributi
principali di un'opera cosi ampia e logicamente complessa come
Funzioni manifeste e funzioni latenti 223
METODOLOGIA
10
Per un'ampia discussione, vedi il volume postumo di scritti scelti
di B. L. Whorf, Language, Thought and Reality, Cambridge, Technology
Press of M.I.T., 1956. La posizione estrema di Whorf è attaccata da
Joshua Whatmough, nel suo Language: a Modern Synthesis, New York,
St. Martin's Press, pp. 85, 186-187, 227-234. Tuttavia le salve ben piaz
:late di Whatmough non distruggono interamente la posizione di Whorf,
ma lo costringono soltanto a ritirarsi su una posizione più limitata e
u I dati pertinenti non sono stati raccolti. Ma, sulla plausibilità dellli!
seconda interpretazione, vedasi Douglas Waples, People and Print: So·
eia! Aspects of Reading in the Depression, Chicago, University of Chi
cago Press, 1937, p. 198.
14 Charles Sanders Peirce, Collected Papers, a cura di Charles Hart
Polish Peasant in Europe and America », New York, Soda! Science Re
search Council, 1939, p. 38; vedi anche, pp. 39, 44, 46, 49, 50, 75.
L'influenza della teoria sociologica 241
16 È
difficile comprendere su quali basO: Blumer possa affermare che
codeste interpretazioni non sono soltanto esempi illustrativi di una teoria.
La sua argomentazione che i materiali « acquistano un significato ed
un'importanza che prima non avevano », potrebbe applicarsi alle spiega·
zioni post factum in generale.
" Quest'uso del termine « empirico )) è comune, come osserva De
wey. In questo contesto, « empirico significa che l'oggetto di una data
proposizione la quale ha una inferenza esistenziale, rappresenta soltanto
un insieme di congiunzioni uniformi di tratti, dei quali si è più volte
constatato che esistono, senza alcuna comprensione del perché la congiun
zione si verifichi, senza una teoria che ne enunci il fondamento raziona
le )). John Dewey, Logic: The Theory of lnquiry, New York, Holt, 1938,
trad. it. Logica, teoria dell'indagine, Torino, Einaudi, 19652•
18
Un numero considerevole di tali uniformità sono state raccolte ed
esposte sinteticamente da C. C. Zimmerman, Consumption and StandardJ
o/ Living, New York, D. Van Nostrand Co., 1936, pp. 51 ss.
242 Teoria socio/ogica
TEORIA SOCIOLOGICA
1938, pp. 189-203, nella quale la possibilità di leggi sociali viene affer.,
mata senza che ne venga presentato alcun esempio. Il libro di K. D. Har,
Social Laws, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1930, non
mantiene la promessa implicita nel titolo. Un panel di scienziati sociali
che discuteva la possibilità di ottenere leggi sociali, trovò difficoltà ad
esemplificatne dei casi. Blumer, op. cit., pp. 142-150.
21
Non è neppure il caso di dire che tale enunciazione presuppone
che si siano mantenuti costanti fattori quali l'istruzione, il reddito, la
nazionalità, la residenza urbana o rurale, ed altri, che avrebbero potuto
distorcere il dato suddetto.
244 Teoria socio!ogica
pio suddetto; per es., l) fino a che punto siamo riusciti a fissare in
maniera adeguata le premesse che sono implicite nell'interpretazione di
Durkheim; 2) un supplemento d'analisi teorica in cui le premesse siano
assunte non come date ma come problematiche; 3 ) in base a quale fon
damento l'interpretazione teorica, che potenzialmente può risalire all'in
finito, si arresti a un certo punto piuttosto che ad un altro; 4) quali
problemi comporta l'introduzione di variabili intervenienti come la coe
sione sociale, che non sono state misurate direttamente; 5 ) in quale
misura le premesse hanno ricevuto convalidazione empirica; 6 ) il grado
relativamente piuttosto basso di astrazione che quest'esempio presenta;
e 7) il fatto che Durkheim, dal medesimo corpo di ipotesi, abbia tratto
stein Veblen: « Tutto questo può far pensare che ci stiamo preoccupando
per delle banalità. Ma ogni indagine scientifica ha a che fare con dati
che sono banali, in un senso diverso, in qualche modo, da quello in
cui vengono di solito spiegati >>. (The Place of Science in Modern Civi
lisation, New York, Viking Press, 1932, p. 42).
L'influenza della teoria sociologica 24 5
25
Naturalmente, il paradigma della << prova basata sulla previsione ..,
è sbagliato logicamente:
- Dato A (ipotesi), segue B (previsione);
- B è osservato;
- A è perciò vero.
Esso non è ultradannoso per la ricerca scientifica, nella misura però
che i criteri adottati non siano soltanto formali.
26
Per un esempio calzante, si ricordi che teorici di diverso orienta··
mento avevano previsto guerre e conflitti sanguinosi su vasta scala per
la seconda metà del secolo. Sorokin ed alcuni marxisti, ad esempio, ave
vano enunciato questa previsione sulla base di sistemi teorici del tutto
differenti. Il fatto che, effettivamente, il conflitto su vasta scala sia scop
piato, non ci autorizza di per sé a scegliere tra questi schemi di analisi,
non fosse altro perché i fatti osservati si accordano con entrambi. Sol
tanto se le previsioni fossero state specificate e precisate in modo tale che
gli avvenimenti effettivamente svoltisi avessero concordato con una e non
L'influenza della teoria sociologica 247
Propaganda, << Transactions of the New York Academy of Sciences ))' se
rie Il, 6, 1943, pp. 58-79.
31 O. M. Hall, Attitudes and Unemployment, << Archives of Psycho
logy ))1 n. 165, marzo 1934; E. W. Bakke, The Unemployed Worker, New
Haven, Yale University Press, 1940.
L'influenza della teoria sociologica 25 1
York, Dryden Press, 1940; R. C. Angell, Tbe Pamily Encounter.r the De
pression, Charles Scribner's Sons, 1936; E. W. Burgess, R. K. Merton ed
altri, Restudy o/ the Documents Analyzed by Angeli in « The Fami
ly Encounters the Depression ))• New York, Social Science Research
Council, 1942.
Capitolo quinto
logy », 50, 1945, p. 469 n. [Si confronti la nota 19, in fine, nel capitolo
IV del presente volume, da cui il passo di Merton è riportato N.d.T. ],
-
stigator, New York, W. W. Norton, 1945, cap. VI, in cui egli espone
numerosi esempi di serendipity in diversi campi della scienza.
' Da quando la nota precedente fu scritta per la prima volta nel
1946 la parola serendipity, per la sua stranezza etimologica, si è diffusa
molto oltre i limiti della comunità ac�ademica. La notevole rapidità della
sua diffusione può essere illustrata dalla sua recentissima comparsa sulle
pagine del « New York Times ». Il 22 maggio 1949, Waldemar Kaem
pflert, redattore scientifico del (< Times », ebbe occasione di riferirsi alla
serendipity riassumendo un articolo del ricercatore scientifico Ellice Mc
Donald - e ciò in una pagina interna dedicata al recend sviluppi della
scienza. Circa tre settimane dopo, il 14 giugno, Orville Prescott, critico
letterario del (( Times » quotidiano, è stato evidentemente conquistato
dalla parola ; perché nella recensione di un libro in cui il protagonista ha
una passione per le parole strane, Prescott si domanda se egli cono
sceva la parola serendipity. Il Giorno dell'Indipendenza del 1949, la
serendipity ottiene piena accettazione sociale. Spogliata delle virgolette
qualificanti, e senza piu bisogno di un'apposita frase di definizione, la
serendipity appare, senza scuse od ornamenti, sulla prima pagina del
« Times ». Essa acquista questo risalto in un servizio giornalistico da
alla storia analoga del termine anomia). E qui inoltre ci si potrebbe chie
dere: che cosa spiega la risonanza culturale di questo vocabolo inventato,
negli ultimi anni, dal suono strano eppur utile?
Questioni di questo ordine vengono esaminate in uno studio mono
grafico, di Elinor G. Barber e mio, sulla semantica sociologica implicata
dalla diffusione culturale della parola serendipity. Lo studio esamina il
contesto sociale e culturale in cui la parola venne coniata nel diciot
tesimo secolo; il clima di opinione nel diciannovesimo secolo, quando
venne stampata per la prima volta; i vari circoli sociali di letterati, scien
ziati, fisici e sociali, ingegneri, lessicografi e storici, in cui si è diffusa;
i cambiamenti di significato cui è stata soggetta nel corso della diffusione,
e gli usi ideologici cui è stata in vario modo adibita.
6 Charles Sanders Peirce, già molto tempo prima aveva notato il
11
I dati registrati, che desumiamo dallo studio, forniscono una ptova
supplementare. In considerazione della percentuale eccezionalmente ele
vata di bambini piccoli, è sorprendente che il 54 % dei loro genitori
affermino che « è piu facile trovar gente per badare ai bambini quando
si vuole uscire a Craftown » che in altri luoghi in cui hanno vissuto;
solo il 21 % dice che è piu difficile, ed il rimanente 25 % trova che non
c'è nessuna differenza. Coloro che vengono da comunità urbane piu
grandi, sono maggiormente portati a ritenere che vi . si� maggior facilità
nell'ottenere assistenza a Craftown. Inoltre, come ct st potrebbe aspet-
262 Teoria sociologica
sto caso, si noti bene, non è che i dati siano anomali o ina
spettati o incompatibili con la teoria esistente; essi, sem
plicemente, non erano stati considerati pertinenti. Mentre
il modello della serendipity centra un'apparente contraddi
zione che sollecita una risoluzione, il modello della rifor
mulazione centra un fatto sinora trascurato ma rilevante,
il quale spinge ad un ampliamento dello schema concet
tuale.
Esempi di questo genere, nella storia della scienza so
ciale, sono ben lungi dall'essere pochi. Cosi, fu una serie
di fatti empirici nuovi che condusse Malinowski ad incor
porare nuovi elementi in una teoria della magia. Furono,
naturalmente, i suoi Trobriandesi che gli fornirono la
chiave per gli elementi piu importanti e caratteristici della
sua teoria. Quando questi isolani pescavano nella laguna
interna, con il metodo sicuro del veleno, era certo che vi
sarebbe stata una pesca abbondante e nessun pericolo . Ciò
non comportava né incertezza, né rischi incontrollabili. E
in questo caso, notò Malinowski, la magia non veniva pra
ticata. Ma durante la pesca in alto mare, che ha risultati
incerti e presenta pericoli spesso gravi, i riti magici pro
speravano. In base a queste osservazioni pregnanti, la sua
teoria fu che la credenza magica nasce per superare l 'in
certezza nelle attività pratiche dell'uomo, per rafforzare la
fiducia, per ridurre le ansietà, per aprire vie che consentano
di sfuggire all'imbarazzo apparente. La magia venne con
gegnata come una tecnica supplementare per il raggiungi
mento di obiettivi pratici. Furono codesti fatti empirici che
suggerirono l'incorporazione di dimensioni nuove nelle pre
cedenti teorie della magia - e in particolare, la relazione
del magico con il fortuito, il pericoloso, l 'incontrollabile.
Non è che questi fatti fossero incongruenti rispetto alle
teorie precedenti; semplicemente, tali schemi concettuali
non li prendevano in adeguata considerazione. Né Malinow
ski stava verificando un'ipotesi prestabilita, ma stava svi
luppando un allargamento ed un miglioramento della teoria
in base a dati empirici . stimolanti.
264 Teoria sociologica
che ha una portata piu diretta rispetto alla teoria della per
suasione di massa. La chiave ci viene fornita dal fatto che
tra coloro che hanno ascoltato la campagna-maratona della
Smith per i buoni di guerra, vi era una percentuale piu alta
di convinti del patriottismo disinteressato di lei, di quel
che non fosse tra coloro che non l'avevano ascoltata. Que
sto sembra dimostrare che la campagna-maratona per i
buoni ha rafforzato la credenza pubblica nella di lei since
rità. Dobbiamo però ammettere la possibilità che ad ascol
tarla fossero, con maggior probabilità, i fans a lei devoti,
per i quali la sua sincerità era fuori di questione. Perciò,
per stabilire se in effetti la maratona abbia diffuso questa
credenza, dobbiamo mettere a confronto quelli che l'ascol
tavano regolarmente e quelli che non erano suoi fans. In
ciascuno dei gruppi, tra coloro che avevano ascoltato la ma
ratona, la percentuale di persone che erano convinte del
l'intento esclusivamente patriottico della Smith, era signi
ficativamente piu alta.14 Ciò valeva tanto per i suoi fans de
voti quanto per coloro che non ascoltavano affatto i suoi
programmi normali. In altre parole, noi avevamo colto,
colla neutralità della macchina fotografica, un'istantanea
della reputazione di sincerità della Smith nel corso del pro
cesso in cui stava ulteriormente aumentando. Abbiamo con
gelato il processo di costruzione di una reputazione nel bel
mezzo del suo sviluppo.
Ma come si verificò questo fatto dell'aumento di convin
zione nella sincerità della Smith ? È a questo punto che le
nostre interviste intensive, con le loro risposte ingenue e
sovente rivelatrici, ci permettono di interpretare i risultati
statistici del sondaggio . La maratona aveva tutta l'atmo
sfera di uno sforzo determinato e risoluto, in condizioni di
tremenda difficoltà. Alcuni ascoltatori credettero scoprire
segni di fatica e di coraggiosa resistenza. « Alla fine la sua
voce non era piu cosi forte, ma lei tirava avanti come un
buon soldato », dice una perspicace casalinga. Altri si pro-
16 T .
Parsons, The Role of Theory in Social Research, « American So
ciological Review », III, 1938, p. 19; cfr. il suo The Structure of Social
Action, New York, 1937, trad. it. La struttura dell'azione sociale, Bolo
gna, Il Mulino, 1970', pp. 410-411 n.: « ••• nel campo sociale gran parte
delle informazioni statistiche disponibili sono a un livello da cui non si
può passare direttamente alle categorie della teoria analitica ».
L'influenza della ricerca empirica 271
gine 230-270.
" Come risulta ora che sono stati pubblicati: S. A. Stouffer e altri,
The American Soldier.
19 I dati statistici facilitano anche una precisione nella ricerca suf-
272 Teoria sociologica
sta focalizzata sono stati ideati espressamente come ausilio per scoprire
variabili che possono essere pertinenti in una situilzione inizialmente
indifferenziata. Vedi R. K. Merton, M. Fiske e P. L. Kendall, Tbe Focu
sed Interview, Glencoe, Illinois, The Free Press, 1956.
274 Teoria sociologica
pp. 50-51. Vedi anche La division du travail social, Paris, Alcan, 1893.
irad. it., Milano, Comunità, 1962, p. 86; Le suicide, Paris, Alcan, 1930,
trad. it., Torino, U'TI:T, 1%9, passim. Cfr. R. K. Merton, Durkheim's Di
vision of Labor in Society, « American Journal of Sociology », 40, 1934,
spec. pp. 326-327, che tocca il problema degli indici; per una analisi piu
sviluppata, si veda The Language of Social Research, a cura di Lazarsfeld
e Rosenberg, cit., introduzione alla prima sezione.
L'influenza della ricerca empirica 27 5
"' W. l. Thomas e F. Znaniecki, The Polish Peasant, trad. it. cit., vol.
II, passim.
L'influenza della ricerca empirica 277
Premessa p. IX
Introduzione 5
Premessa IX
Introduzione 281
Premessa p. IX
Introduzione 793
MASSA 807