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Il sistema curtense

Questo sistema non riguarda tutta l’Europa, però per esempio in alcuni territori come l’Italia settentrionale
vi erano queste Curtis o ville, quindi appezzamenti di terreno in mano a piccoli signori oppure in mano ad
abazie. Si crea quindi il sistema delle Curtis( o delle ville dal latino). La Curtis è un modello di organizzazione
della grande proprietà fondiaria concentrata nelle mani dei nobili e della chiesa,abazie,ecc.. Si creano
queste Curtis che sono distanti fra loro per cui vi è un territorio vasto da organizzare.

Le Curtis sono divise in 2 parti.

La pars dominica che è la parte dei signori, in questa parte si trova quindi l’abitazione del signore(castello),
gli alloggi dei servi, le stalle, le cantine, i magazzini, i laboratori degli artigiani che contribuiscono a questo
sistema autarchico(sistema economico abbastanza chiuso). Lavorano in questa pars dominica i servi
prebendari. La parola prebenda sta ad indicare una specie di stipendio. Questi servi erano stipendiati per
lavorare

in questa pars. Invece nella pars massaricia ci sono i servi casati che sono quelli che hanno una casa. La pars
massaricia era anche affidata ai coloni. I coloni dovevano versare un canone, dovevano dare del denaro al
dominus (signore) e inoltre dovevano garantire ei servizi, che sono le così dette corvè, cioè vuol dire che
questi coloni lavoravano(per dire) 4/5 giorni alla settimana nel loro pars massaricia che era a loro affidata
per garantirsi dei prodotti, per poter sopravvivere e poi per pagare il canone. Poi per altri due giorni alla
settimana dovevano lavorare nel campo del padrone, si tratta quindi di corvè abbastanza impegnative. La
parola corvè sta ad indicare un servizio molto pesante( dal latino corruga opera richiesta).

Nell’Italia meridionale prevaleva un sistema diverso con piccoli proprietari terrieri, baroni con un sistema
diverso da quello curtense . L’economia curtense è un economia chiusa. In effetti leggendo i
polittici(inventari in cui sono collocati i beni di un signore di un ente ecclesiastico e relativi diritti da esigere,
riscossione degli affitti,servizi, organizzazione del lavoro, controllo della gestione) sembra proprio che
l’economia curtense sia un’economia autarchica, insomma si produceva tutto di cui si aveva bisogno.

All’interno delle Curtis c’erano tutti i prodotti agricoli necessari, c’erano anche gli artigiani, quindi alcune
attività artigianali venivano svolte all’interno della Curtis e non c’era bisogno di prendere prodotti da altre
zone. Per esempio i fabbri, gli orefici, gli acconciatori di capelli, i carpentieri, i fabbricanti di armi,ecc..
sembrava quindi teoricamente un’economia chiusa. A dir la verità però in questi ultimi decenni si è
scoperto che un po’ di aperture c’erano, un po’ di scambi c’erano, quindi non possiamo dire che erano
assenti, ma limitati. Altre fonti storiche ci hanno testimoniato che degli scambi ci sono stati. C’erano città in
cui erano presenti piccoli mercati e infatti i coloni andavano nelle città per vendere le eccedenze. I coloni
lavoravano e producevano quanto doveva servire per il proprio sostentamento, però poi c’era una parte di
questo prodotto che eccedeva e questa parte veniva scambiata in questi mercati cittadini, anche perché
loro avevano bisogno di soldi per pagare il canone al dominus e quindi vendevano queste eccedenze per
avere il denaro. Quindi c’era uno scambio monetario anche se limitato. Questa circolazione avveniva con
d’argento e non d’oro, che però continuavano ad essere in circolazione nell’impero bizantino. In effetti si
utilizzavano le monete d’oro negli scambi commerciali con l’oriente ma per il resto le monete d’oro non si
utilizzavano nell’Europa occidentale.

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