n p n
Vbe Vcb
se nella giunzione base - emettitore passa una corrente Ib, allora l’emettitore emette
elettroni che a causa del minimo spessore della base possono raggiungere il collettore e
formare una corrente Ic molto più grande della Ib.
Un transistor di questo si chiama bipolare (BJT) perché la conduzione avviene sia per i
portatori maggioritari nell’emettitore e collettore che per portatori minoritari nella base.
Esistono due tipi di transistor: il tipo NPN di cui si è parlato ed il cui simbolo è
rappresentato il fig. 2a ed il transistor PNP presentato in fig. 2b. Si differenziano fra
loro per il disegno dell’emettitore, la cui freccia per il tipo PNP sta ad indicare che si
iniettano buchi nella base.
C C
B B
NPN PNP
E E
Considerando il transistor come una scatola nera si può definirlo come un quadripolo
avente due morsetti di ingresso e due di uscita. Per il suo utilizzo si richiede pertanto di
conoscere le caratteristiche di ingresso e di uscita.
Lo schema elettrico consigliato è presentato in fig. 3 dove il transistore è collegato ad
emettitore comune.
TIP 31
Ic
mA
10k Ib B C
uA
E Vce
V
V
quadripolo in esame
Questa amplificazione è generalmente compressa fra 30 e 500 e dipende oltre che dalla
sua costruzione, anche dalla temperatura del transistor, infatti l’espressione della
corrente in una giunzione, data nell’esperimento del diodo:
Vd
ηVT
I d = I 0 (e − 1)
dipende dalla temperatura assoluta sia nella corrente I0 che nel valore dell’esponente. A
parità di tensione applicata ai capi della giunzione, aumentando la temperatura aumenta
la corrente nella giunzione. Per evitare che le caratteristiche che si stanno ricavando
siano compromesse dal forte aumento della temperatura del transistor è necessario
limitare la potenza dissipata soprattutto nel circuito di collettore disegnando, prima di
iniziare le misure, la curva di massima potenza:
Pmax = Vce Ic
che nel piano Ic = f(Vce) è rappresentata da un iperbole.
Un transistor disponibile in laboratorio è del tipo NPN con sigla TIP 31 e può dissipare
al massimo 2W, pertanto se la tensione Vce è 2V si può far passare 1A, mentre con Vce
= 6V la Ic diventa 0,33A, infine per Vce = 12V la Ic si riduce a 0,16A.
Si richiede di ricavare la famiglia di curve Ic = f(Vce) per Ib = costante come
presentato in fig. 4 costruendo la tabella 1.
Ic mA
200 600µA
500µA
150
400µA
300µA
100
200µA
50
100µA
2 4 6 8 10 12 Vce V
Fig. 4 Caratteristica Ic = f(Vce) per Ib = costante
Procedimento:
- Impostare una corrente di base 50 µA letta sul tester analogico
- Leggere la tensione Vbe sul tester digitale
- Variare la tensione Vce e leggere la corrente indicata dal generatore.
Laboratorio IV Esperienza n 7: CARATTERISTICHE di Transistors BJT e MosFet 4
Tabella 1
Ricavare una famiglia di curve per valori di corrente di base fino a 500 µA
Dagli stessi dati si può ricostruire la famiglia di curve per Vbe = f(Ib) con Vce = cost
come presentato in fig. 5
Graficare βf = f(Ic) per Vce = 6 V
0,8
tensione Vbe Volt
0,6
0,4
0,2
0
0 200 400 600 800
corrente Ib uA
. .
Rπ
.
Vγγ . . β f Ib
VBB − VBE
IB =
RB
mentre la corrente IC
VCC − VCE
IC =
Rc
VCC
1k
R2
IC
VBE VCE
100k IB
VBB U1
R1
VBE VCE
VBB
G G
Modo di operare
Cliccare sull’icona “Caratteristiche di uscita del transistor” Il programma presenta sul
monitor il pannello di controllo con impostazioni di “default”. Lo studente deve
cambiare le impostazioni in modo da acquisire un numero di dati sufficienti per la
Laboratorio IV Esperienza n 7: CARATTERISTICHE di Transistors BJT e MosFet 7
VBB
VCC
Ricordare che questi valori sono solo indicativi: si può aumentare la VBB ed aumentare
contemporaneamente il valore della RB. Lo studente è libero di provare.
Impostati questi valori sul pannello di controllo e realizzati i collegamenti fra la basetta
e l’interfaccia con i componenti (il transistor è già montato sulla basetta disponibile ed è
un transistor npn di bassa potenza), si può lanciare il programma.
Alla fine dell’acquisizione verrà presentata la famiglia di curve e richiesto se si
vogliono salvare i dati. Sarebbe preferibile salvare solo i dati interessanti per non
intasare il disco fisso. Il file così generato può essere elaborato con il programma Excel
per ricavare il βf del transistor
Nel caso si usasse il sistema DAQ, la potenza generata dalla scheda di interfaccia risulta
essere molto piccola rispetto alle possibilità di dissipazione del transistor in esame ed è
perciò inutile disegnarla, ma si potrebbe provare disegnare la curva di massima potenza
per PMAX = 20mW ed abbinarla alla famiglia di curve ricavate.
Caratteristiche di ingresso
Con lo stesso circuito si può anche ricavare la famiglia IB = f(VBE) per Ic = cost.,
usando il programma “Caratteristiche di ingresso”.
Anche in questo caso alla fine del ciclo di acquisizione si può memorizzare il file.
Osservare che la tensione base – emittore del transistor rimane entro i limiti 0,5 – 0,7 V.
Transistor MOSFET
n- n-
C D D
B
G G
E S S
Il gate G è l'elettrodo di comando. Applicando una tensione positiva (per il tipo a canale
n ad arricchimento, come quelli disponibili in laboratorio) si abilita un passaggio di
corrente fra D (Drain) e S (Source) se VDS è positiva.
Il MosFet a canale n richiede una tensione positiva sul Drain rispetto al Source mentre il
canale p richiede una tensione negativa.
Sono disponibili 4 tipi di MosFet:
canale p ad arricchimento
canale p a svuotamento
canale n ad arricchimento
canale n a svuotamento
ma l'approfondimento di questi "device" esula dal contesto di laboratorio IV e verrà
ripreso nei corsi di Elettronica.
Una famiglia di caratteristiche di uscita di un Mosfet a canale n ad arricchimento è
rappresentata in fig. 10.
Laboratorio IV Esperienza n 7: CARATTERISTICHE di Transistors BJT e MosFet 10
ID mA
10 3,5VGS
8
3,4=VGS
6
4 3,3=VGS
3,2=VGS
2 3,1=VGS
3=VGS
2 4 6 8 10 VDS
Fig. 10 Caratteristica ID = f(VDS) per VGS = costante
VDD
R2 1k
.
ID
D
R1 G .
VGG MOSFET N
10k S
VDS
VGS
Analizzando i dati ricavati, si può costruite una curva Id = f(VGS) per VDS = cost. e
Verificare se rappresenta una parabola.
Nell' appendice sono rappresentati i pannelli di controllo che compaiono sul monitor del
calcolatore con valori di “default”. E’ compito dello studente cambiarle per ottenere il
miglior risultato.