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I Bronzi di Riace

SERGIO RINALDI TUFI


I bronzI dI rIace
Sergio Rinaldi Tufi

SOMMARIO
Introduzione
4
Un inizio avventuroso
6
La Grecia e l’arte greca
nel V secolo a.C. 12
Atene culla della civiltà classica:
grandezza e contraddizioni 22
I Bronzi di Riace: opere diverse,
programma comune? 32
Olimpia, Argo e Tebe,
Tideo e Anfiarao 42
Statue di bronzo: tecniche
di fusione e problemi 46
di conservazione, elementi
di rischio e idee inopportune

Cronologia
48
Bibliografia
50

In copertina In alto:
e nella pagina a fianco: i Bronzi di Riace
Bronzo A nella loro collocazione
(metà del V secolo a.C.), attuale.
particolari;
Reggio Calabria,
Museo archeologico
nazionale.
IntroduzIone

Riappaiono nelle cronache solo a tratti, e non sempre sono buone Bronzo A,
notizie (necessità di nuovi restauri, ricorrenti crisi del Museo particolare
archeologico nazionale di Reggio Calabria che li ospita, im- della testa e del volto.
provvide proposte di esporli qua e là, come per esempio all’Expo
2015, quasi improvvisato simbolo di un discutibile made in Nella pagina a fianco:
Italy…). Eppure, anche se i media e l’opinione pubblica alle co- Bronzo B.
se serie spesso non badano, di cose serie da narrare ce ne sono:
studi, per esempio, che li hanno posti in relazione con grandi
artisti (Ageladas, Alkamenes) e con grandi edifici sacri (tempio
di Zeus a Olimpia), ma anche con un monumento perduto che
raffigurava eroi della Tebaide, poema epico anteriore all’Iliade,
poi riecheggiato nei Sette contro Tebe di Eschilo.
Un libro di Alberto Angela, pubblicato nel giugno 2014, ha
tentato di riaccendere l’attenzione del grande pubblico: va det-
to che lo sforzo di aggiornamento è notevole. Tentiamo anche
noi di ripercorrere la vicenda dei Bronzi di Riace, dalla loro
scoperta a oggi, vedendoli nel contesto della grande arte greca
del V secolo a.C.
4
5
un inizio
avventuroso

L’avvio è a dir poco


avventuroso.
Il 16 agosto 1972
un giovane romano,
Stefano Mariottini,
si immerge non
lontanissimo (trecento
metri circa) dalla costa
di Riace, in Calabria,
Nella pagina all’altezza del km 130 sulla Strada naziona- Piantina schematica
a fianco: le ionica, per praticare una delle sue attività della parte meridionale
foto ricordo ricreative preferite, la pesca subacquea; ma della Calabria
sulla spiaggia a dieci metri di profondità intravede un con l’indicazione
dopo il recupero braccio di bronzo emergere dalla sabbia, dei centri antichi
del Bronzo B. e un minimo di approfondimento dell’in- e l’ubicazione
dagine gli consente di constatare che quel di Riace Marina.
braccio non è isolato: vi sono addirittu-
ra due magnifiche statue. Nella serata di
quel giorno per telefono, e il giorno suc-
cessivo con una regolare denuncia scritta,
Mariottini comunica alla Soprintendenza
alle antichità della Calabria il rinvenimento
delle sculture, l’una adagiata sul dorso,
l’altra coricata su un fianco. Il 21 agosto
entra in azione il Nucleo sommozzatori
dei carabinieri, con l’aiuto di un pallone
gonfiato con l’aria delle bombole: in quello
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Bronzo A, stesso giorno viene recuperata quella che non erano stati scaricati (come qualcuno
particolare sarà poi chiamata Statua B, il 22 quella aveva ipotizzato), quasi come se fossero
al momento che sarà nota come Statua A. Le sculture zavorra, da un’imbarcazione in difficoltà
del recupero. vengono avviate per i primi interventi a che poi però aveva ripreso la sua rotta. La
Reggio Calabria, al Museo nazionale della nave veniva presumibilmente dalla Gre-
Nella pagina Magna Grecia. cia (vedremo le ipotesi sul luogo preciso
a fianco: Le procedure di recupero, sotto vari di provenienza) e trasportava le sculture,
Bronzo B, aspetti, non furono per la verità esempla- acquistate o predate, in Italia.
particolare ri: la Statua A per esempio ricadde una Le due figure, per quanto apparissero
al momento volta sul fondo prima di essere messa al sostanzialmente integre, presentavano
del recupero. sicuro. La situazione di chi lavorò a questa situazioni abbastanza complesse di cor-
operazione era del resto molto difficile: le rosione e di incrostazioni: i laboratori del
attrezzature erano carenti, ma al tempo Museo di Reggio fecero del loro meglio,
stesso bisognava agire con molta fretta, ma nel gennaio 1975, con grande senso di
perché la notizia dell’avvistamento si era responsabilità, decisero di chiedere aiuto
sparsa e si temeva che qualcuno voles- a una struttura meglio attrezzata, quella
se tentare il colpo grosso. Le misure e i della Soprintendenza della Toscana presso
rilevamenti furono eseguiti a occhio, la il Museo archeologico di Firenze, struttura
ricerca di eventuali elementi di contesto fu di restauro che era stata costituita dopo
sommaria (si rinvennero solo frammenti l’alluvione del 1966. Ci si trovava di fron-
di ceramica, non significativi) e presto te a due capolavori privi di contesto (se
interrotta. Solo in anni successivi, 1973 si eccettuano i frammenti di chiglia e gli
(con la partecipazione del grande archeo- anelli da vela di cui si è detto), e quindi
logo subacqueo Nino Lamboglia) e 1981, per comprenderli meglio non restava che
vennero scoperti pochi ma importanti og- “spremere” tutte le informazioni possibili
getti: l’imbracciatura dello scudo di una dal loro stesso esame. I lavori di pulitu-
delle due statue, alcuni anelli di vela, un ra (con strumenti creati appositamente)
frammento di chiglia. C’era così qualche e di restauro divennero l’occasione per
elemento per dire che i Bronzi erano an- compiere una notevolissima serie di ana-
dati a fondo su una nave naufragata, e lisi. Si osservò così che la lega di bronzo
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era stata ottenuta, nelle due statue, con anch’essi legati in qualche modo al mare, in
due diverse combinazioni di rame e di quanto, in occasione della loro festa (25-27
stagno; che per molti dettagli erano stati settembre), con ampio accorrere di devoti
usati l’argento o altri materiali preziosi; dalle aree vicine, le loro statue vengono
che per le braccia del Bronzo B e per il portate in processione alla spiaggia e im-
sinistro di A era stata usata addirittura una merse ritualmente. Si diffondono, non solo
terza lega, cosa quest’ultima che rivelava a Riace, i più disparati tipi di attenzione e
restauri effettuati già in antico. Di questi di atteggiamento: qualcuno sostiene che
e di altri dettagli parleremo nei capitoli portino sfortuna, altri ne fanno una ragione
successivi: le due statue, alla fine, furono di orgoglio locale e nazionale, altri ancora
esposte a fine 1980 a Firenze stessa, in una sfruttano la loro fama producendo souvenir
mostra che doveva essere un’illustrazione, e paccottiglie di vario livello. I Bronzi diven-
diciamo così, di routine dei lavori effettua- gono addirittura protagonisti di episodi di
ti e che fu invece un trionfo di pubblico un fumetto porno all’epoca diffuso (e a suo
(quattrocentomila visitatori), ampiamente modo piuttosto accurato), Sukia, che insiste
confermato in occasione della successiva sulla loro vigoria sessuale, con la differenza
esposizione al Quirinale (trecentomila). che A è eterosessuale, B omosessuale.
A Riace, il fenomeno Bronzi arriva quasi di Tornati comunque a Reggio mentre
rimbalzo dopo questi trionfi “in trasferta”: quest’ondata di bizzarrie va placandosi, i
ma in quel microcosmo presto diventano Bronzi subiscono successivamente nuovi
oggetto di un culto che un po’ si sovrap- interventi (1984-1987 e 1992-1995): ven-
pone e si confonde con la venerazione dei gono tolte dal loro interno le “terre di fu-
protettori della comunità locale, anch’essi sione” (vedi box a p. 46) che i restauratori
due, i santi medici Cosma e Damiano, e fiorentini avevano lasciato al loro interno.

Chioma
della Bronzo A,
incrostazioni
e corrosione.

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Dal 1995 sono di nuovo esposti nella gran- Himmelmann, il grande studioso tedesco Bronzo A
de sala allestita per loro; sono poi ospitati, scomparso nel dicembre 2013. Ma come in corso di pulitura,
e di nuovo restaurati (2009-2011), nella si presentava per Settis l’intera vicenda? particolare.
Sala del Consiglio regionale della Calabria, Ecco: «Saccheggiate (ahimè) le nostre
dove il pubblico può anche assistere al la- antichità sotterranee e sottomarine, che
voro in corso, che stavolta, al contrario di riemergono a Basilea, a New York, a Ma-
quanto accaduto nel 1975, viene condotto libu, in Nuova Zelanda, i Bronzi di Riace
nella stessa Reggio, e mirabilmente, fino sono piombati fra noi come una vendetta
alla fine. Nel dicembre 2013, ecco il nuovo nazionale, non venduti allo straniero, do-
(definitivo?) “ritorno a casa”. no della terra (o del mare), bravi ragazzi
Un succedersi di circostanze davvero che risollevano le patrie sorti».
complesso. Ma, fin dall’inizio, il fatto più Protagonisti allora, come abbiamo vi-
strano da registrare fu la non-reazione alla sto, delle iniziative più svariate, i Bronzi
scoperta da parte degli specialisti. E dire hanno però recuperato negli anni la lo-
che le antiche sculture in bronzo sono ro funzione di “bene culturale” di prima
andate in grandissima parte perdute, e che grandezza. E gli archeologi inizialmente
perciò trovarne due insieme, conservate silenti hanno rialzato la testa, dando man
pressoché integralmente, era davvero cla- mano al dibattito un serio fondamento
moroso. «Gli archeologi ne sono rimasti scientifico. Fin dall’inizio, pur nella va-
sbigottiti e increduli […] È stato lasciato rietà delle ipotesi su ogni tipo di proble-
agli improvvisatori di passaggio l’eserci- ma (autori, provenienza ecc.), si registrò
zio dell’informazione e della congettura un’ampia maggioranza su un dato fon-
selvaggia»: così scriveva Salvatore Settis damentale: le statue si datano al V secolo
nel 1981, nella prefazione all’edizione a.C., momento culminante dell’arte greca
italiana di Utopia del passato di Nikolaus classica.
11
la grecia e l’arte greca
nel v secolo a.c.

Già dai primi decenni,


il V secolo a.C. costituisce,
per il mondo ellenico,
una fase di maturazione.
L’ episodio dirompente
è rappresentato dalle
guerre contro i persiani
nel 490 e 480-479.
Nella pagina a fianco: Nelle “poleis” (le città-stato, una indipen- Frontone occidentale
Apollo, copia dente dall’altra) della Grecia, così come dal tempio di Zeus
in marmo nelle colonie dell’Asia Minore e dell’Italia a Olimpia
di età romana meridionale e Sicilia, i secoli VII e VI era- (472-456 a.C.),
di un originale no stati quelli dei “tiranni”, sostenuti da particolare con Apollo
in bronzo di Fidia schieramenti sempre più ampi, che ave- e il centauro;
(460 a.C. circa) ; vano soppiantato le vecchie aristocrazie. Olimpia,
Kassel, Erano stati anche i secoli dei legislatori Museo archeologico.
Landesmuseum. (Licurgo a Sparta, Dracone e poi Solone ad
Atene), dei grandi santuari “interstatali”, o
panellenici, come Delfi e Olimpia (presso
i quali si svolgevano manifestazioni atleti-
che e artistiche), dei sempre più accelerati
sviluppi di architettura, arti figurative,
letteratura, scienze, filosofia.
Contemporaneamente i persiani, per
impulso dei re medi e achemenidi, ave-
vano fortemente incrementato la loro
potenza ed estensione territoriale. Alla
metà del VI a.C. Astiage, ultimo re dei me-
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Frontone orientale di, aveva dovuto cedere il potere a nuovi Fra il 499 e il 494 a.C. Mileto e altre città
dal tempio gruppi provenienti da sud guidati da Ciro si ribellano. Atene, che si considera proge-
di Zeus a Olimpia II il Grande, discendente di Achemene: nitrice e guida di tutti gli ioni, fornisce una
(472-456 a.C.); si era instaurata così la dinastia detta, piccola flotta: un aiuto non consistentissimo,
Olimpia, appunto, degli Achemenidi, che con lo ma tale da fornire a Dario il motivo per una
Museo archeologico. stesso Ciro aveva conquistato Babilonia rappresaglia. Nel 490 i persiani sbarcano
e la Lidia, con Cambise II l’Egitto, con nell’Attica, ma gli ateniesi, sotto la guida
Qui sotto: Dario (il “gran re” o il “re dei re” – come dello stratego Milziade e con il decisivo ap-
frontone occidentale lo chiamavano gli stessi greci – salito al porto degli alleati spartani e del loro pesante
dal tempio trono nel 522 a.C.) aveva consolidato un armamento (detto “oplitico”), li sbaragliano
di Zeus a Olimpia immenso impero dal cuore dell’Iran all’A- nella pianura di Maratona. Il messaggero
(472-456 a.C.); sia Minore, fondando la nuova capitale Fidippide, con una corsa di quarantadue chi-
Olimpia, Persepoli. E le sue mire espansionistiche lometri, reca in città la notizia della vittoria,
Museo archeologico. si estendevano: città ioniche della costa morendo poi per lo sforzo: l’eroica impresa,
dell’Asia Minore stessa, Bosforo, Elle- si sa, dà oggi il nome (appunto “maratona”)
sponto, Tracia, Macedonia. a una popolare specialità dell’atletica leggera.

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In questo tentativo di ricostruire in qual-
che modo un contesto intorno ai capolavo-
ri di Riace dovremo ovviamente insistere
soprattutto su celebri statue, ma non sarà
possibile ignorare i grandi monumenti
architettonici, caratterizzati da uno splen-
dido equilibrio delle strutture, e al tempo
stesso “contenitori” di mirabili gallerie di
sculture: frontoni, metope, fregi. Comin-
ciamo dai grandi santuari panellenici e
dalla città egemone, Atene.
Fra i santuari, merita la precedenza
quello di Olimpia (sotto il controllo del-
la città di Elide nella regione omonima,
nella valle dei fiumi Alfeo e Cladeo), che
secondo la tradizione ospita dal 776 a.C. i
giochi più famosi, le Olimpiadi. Qui sorge
inoltre, aggiungendosi a quelli preesistenti
(fra cui il tempio di Hera), uno dei primi
grandi monumenti costruiti nel mondo
greco dopo la vittoria sui persiani, simbolo
di una ritrovata, seppur effimera unità: il
tempio di Zeus, affidato all’architetto Li-
bon di Elide e realizzato fra il 472 e il 456
a.C. Forse, fra gli ispiratori dei programmi
di Olimpia e dell’Elide era l’ateniese Temi-
stocle, protagonista della seconda guerra
persiana, accolto in effetti con grandi onori
quando volle presenziare alla prima edizio-
ne dei giochi dopo il conflitto: e non a caso
gli elei introdussero presto la democrazia
Serse, successore di Dario, tenta nel Particolari dal frontone che vedremo fra i tratti caratterizzanti di
480 un nuovo e più poderoso attacco per occidentale del tempio Atene. Infine, secondo una recente ipotesi,
terra e per mare. Al passo delle Termopili, di Zeus a Olimpia gli scultori autori dell’amplissimo pro-
difeso dagli spartani di Leonida, vince una (472-456 a.C.); gramma figurativo sarebbero Ageladas e
celebre, drammatica battaglia; altrettanto Olimpia, Alkamenes, su cui torneremo a proposito
celebre, però, è la vittoria navale dei gre- Museo archeologico: dei Bronzi (si era parlato in precedenza di
ci presso l’isola di Salamina, dovuta alla in alto, un Maestro di Olimpia, dato che sembrava
flotta di duecento navi che l’ateniese Te- Ippodamia e il centauro; arduo giungere a una precisa identità).
mistocle, vincendo anche contrasti interni, in basso, Torneremo, fra l’altro, sul fatto che erano
aveva fatto costruire. L’anno successivo i Lotta tra centauri e lapiti. soprattutto, appunto, grandi bronzisti,
persiani riescono addirittura a espugnare
e distruggere Atene, ma poi soccombono
a Platea.
La vittoria sulla temibile potenza asia-
tica ha un enorme risvolto strategico (le
città-stato del mondo greco hanno trovato
un inconsueto accordo e hanno circo-
scritto l’espansione iranica), politico (Ate-
ne ha in pratica riaffermato il suo ruolo
di polis-guida), artistico-culturale: nei
santuari e nelle città assistiamo a grandi
realizzazioni nell’architettura e nelle arti
figurative. Alcune attività dell’alto artigia-
nato peraltro, come la ceramica dipinta,
non hanno conosciuto pause nemmeno
durante i conflitti.
15
In queste due pagine,
alcuni dettagli
delle metope
(472-456 a.C.)
dal tempio di Zeus
a Olimpia.

A destra:
Eracle aiutato
da Atena sorregge
la volta celeste
mentre sta
per ricevere
da Atlante i pomi
delle Esperidi;
Olimpia,
Museo archeologico.

Nella pagina a fianco,


dall’alto:
Eracle lotta
con il toro di Creta;
Parigi,
Musée du Louvre.

Eracle e Atena;
Parigi,
Musée du Louvre.

mentre qui lavorano lo splendido marmo certo, che nella patria dello spirito olimpico
dell’isola di Paros. Il tempio, come quello tutto nasca con una gara truccata). La fase
già ricordato di Hera, era esastilo (sei colon- raffigurata è quella della presentazione a
ne in facciata), di ordine dorico: nel fron- Zeus dei contendenti; sono visibili anche
tone occidentale era raffigurata la mitica la fanciulla contesa, l’auriga traditore, le
lotta fra centauri e lapiti; in quello orientale personificazioni dei fiumi Alfeo e Cladeo.
la fase iniziale della corsa, pure mitica, di Figure immobili ma cariche di tensione, in
Pelope e Enomao, nelle metope la fatiche attesa che si scateni la gara fatale. Nell’al-
di Ercole. Una folla di figure: e all’interno tro frontone, invece, una lotta violenta è
della cella era l’enorme statua di Zeus, in già in pieno svolgimento. Durante la festa
oro e avorio, opera di Fidia. che celebra le nozze di un’altra Ippodamia,
L’antico mito della corsa sembra quasi un figlia di Adrasto re di Argo, con Piritoo, re
preludio all’istituzione dei giochi. Enomao, dei lapiti, i centauri tentano di strappare a
re di Pisa (antica città greca poi soppiantata questi ultimi le donne. I lapiti, con l’aiuto
appunto da Elide), aveva proclamato che dell’eroe ateniese Teseo, reagiscono. La con-
avrebbe dato in sposa la figlia Ippodamia vulsione degli scontri è evidente, le figure
solo a un pretendente capace di batterlo si avvinghiano drammaticamente, ma non
nella corsa dei carri; Pelope lo sconfisse e si perde una sorta di solenne compostezza,
uccise con la complicità dell’auriga Mirtilo, evidente soprattutto nella dominante figura
che sabotò le ruote del carro regale (strano, centrale di Apollo, che sembra si accinga
16
a mettere ordine (questa figura è quella in
cui forse meglio si apprezza lo splendore
del marmo: ed è strano pensare che, come
quasi sempre nell’arte classica, in origine
la scultura era colorata). La stessa impres-
sione di forza sovrumana, esposta però in
forma contenuta, caratterizza le metope
dedicate a Eracle, come quella che raffigura
l’episodio dei pomi delle Esperidi, in cui l’e-
roe sostiene, sostituendo momentaneamen-
te Atlante, la volta celeste. Siamo nella fase
iniziale del periodo classico, denominata
convenzionalmente “arte severa”: sta per
compiersi il lungo cammino dell’arte greca
verso la resa perfetta (organicità, equilibrio
delle proporzioni, disposizione nello spa-
zio) della figura umana, vista quasi come
rappresentazione simbolica dell’armonia
dell’universo.
Sarebbe stato significativo, in questo
contesto, osservare la già ricordata, co-
lossale statua “crisoelefantina” (cioè di
oro e avorio) raffigurante Zeus: Fidia la
eseguì in un secondo momento, intorno al
440, in una pausa dei suoi lavori ad Atene.
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Dall’alto: Per lui e per i suoi collaboratori fu allestita
Pitagora di Samo, a ovest del tempio un’officina, di cui si
Auriga di Delfi sono rinvenuti cospicui resti. La statua era
(478 o 474 a.C.); una delle sette meraviglie del mondo. Il dio
Delfi, era seduto su un trono di ebano ornato con
Museo archeologico. figure eseguite con varie tecniche (a rilievo,
a tutto tondo, a incrostazione); teneva una
Il dubbio sulla statua di Nike (Vittoria) nella mano destra,
datazione dipende lo scettro nella sinistra. La grande opera,
dal fatto che non si però, è perduta, e la conosciamo solo da
sa con certezza se riecheggiamenti in opere minori.
Polyzalos di Gela, Ma torniamo alle grandi sculture del pe-
auriga illustre, che riodo “severo”, e più recisamente a quelle
dovrebbe essere qui che si trovavano in altri santuari. La più
raffigurato, avesse universalmente nota è l’Auriga di Delfi: qui
partecipato i giochi facevano parte del complesso culto
a entrambe le edizioni oracolare di Apollo. Come nel frontone est di
dei giochi di Delfi, Olimpia, siamo in una fase di stasi (resa evi-
e quale avesse vinto. dente dalla pesante veste scandita da pieghe
verticali) che precede il movimento. Efficacia
nel rappresentare questa energia potenziale,
ma anche altissima perizia nei dettagli: sui
capelli disegnati quasi calligraficamente si
posa una tenia (benda) decorata a meandri
con incrostazioni di rame e argento; le ciglia
Maestro
sono di rame, gli occhi di pietra dura. La
di formazione greca stessa perizia si dispiega nella naturalezza
in ambiente fenicio, di esecuzione dei piedi: evidenti le vene e
Auriga di Mozia, i tendini. Queste caratteristiche («rendere
raffigurazione del dio perfetta l’anatomia dei vasi sanguigni») sem-
fenicio Melqart (?) brano corrispondere con quelle che Plinio
(metà del V secolo a.C.); il Vecchio attribuisce a un grande maestro,
Mozia (Trapani), Pitagora di Samo, autore della raffigurazione
museo Whitaker. di un auriga illustre, Polyzalos tiranno di
Gela, vittorioso appunto a Delfi nella corsa
dei carri nel 478 a.C. e forse nel 474. La ce-
lebre statua, dunque, dovrebbe essere opera
di uno degli artisti più celebrati e raffigurare
un eminente leader politico.
Viene da qualcuno attribuito a Pitago-
ra, sia pure con dubbi, un altro celebre
Auriga (ma in marmo) scoperto a Mozia,
isola presso Trapani che si trovava sotto il
controllo dei cartaginesi: furono forse loro
a razziarlo da un santuario della Sicilia.
Anche qui troviamo una lunga veste resa
con una perizia ai limiti del virtuosismo:
ma per la verità il ritmo delle pieghe non
sembra paragonabile a quello del “collega”
di Delfi. È stato autorevolmente proposto
da Paolo Moreno (studioso di cui riparle-
remo) di vedere in questa statua una raf-
figurazione della divinità fenicia Melqart
eseguita da un artista di formazione greca.
Ancora in bronzo, invece, è realizzata
una grande statua nuda (altezza circa
due metri) trovata in mare presso il ca-
18
Zeus (o Poseidone) po Artemisio: come i Bronzi di Riace, è avvenne nel 200 a.C. circa: i materiali
di capo Artemisio priva di contesti, né si sa come, quan- datanti non sono però molti, poiché, poco
(480-470 a.C.); do e perché stesse navigando da queste dopo il ritrovamento (1926), le ricerche
Atene, parti (predata, o acquistata, dai romani furono interrotte a causa della morte di
Museo nazionale. e affondata durante il viaggio?). È dif- uno dei partecipanti e mai più riprese.
ficile inoltre dire se si tratti di un atle- Notissimo scultore di età severa è anche
Nelle opere che, ta che scaglia una lancia, di Poseidone Mirone, le cui opere sembrano concen-
in queste due pagine, che brandisce un tridente o di Zeus che trarsi soprattutto nel 460-440. Dèi, eroi,
esprimono in qualche lancia un fulmine: di sicuro si tratta di atleti sono i suoi temi preferiti: le sue
modo il meglio un altro capolavoro, attribuito (molto statue erano presumibilmente in bronzo,
dell’arte “severa”, dubitativamente) ad Ageladas, notevole ma ci sono pervenute solo copie in marmo
si manifesta anche soprattutto per l’equilibrio che mantiene di età romana. Molto originale era il grup-
un tipo malgrado il movimento piuttosto vivace, po di Atena e Marsia: la dea ha appena
di problematicità che le gambe divaricate, le braccia tese in gettato il flauto, Marsia sta per coglierlo
caratterizza gran parte due direzioni opposte. Non è da esclu- e per sfidarla in una gara che gli costerà
degli studi sull’arte dersi che fosse stato collocato proprio non solo la sconfitta, ma una tremenda
antica: la mancanza, sull’Artemisio, parte di un donario (ex punizione da parte di Apollo (sarà scor-
sotto aspetti di volta voto) panellenico offerto fra il 480 e il 470 ticato). Si raffigura vivacemente, quindi,
in volta diversi, dopo la vittoria sui persiani. Il naufragio una sorta di attimo fuggente fra una fase
di dati fondamentali; della nave che probabilmente (come si è e l’altra della drammatica vicenda.
la conseguente ridda detto) trasportava questa statua in Italia Ma l’opera più celebrata è il Discobolo.
di congetture.
Se per l’Auriga
di Delfi, dopo secoli
di discussioni,
si è infine formulata
una proposta forse
attendibile (Polyzalos
di Gela, tiranno
e al tempo stesso
atleta, raffigurato
da Pitagora di Samo),
per il bronzo di Capo
Artemisio non c’è,
e forse non ci sarà
mai, alcuna certezza
(Zeus? Poseidone?
un lanciatore
di giavellotto?);
mentre, per quanto
riguarda il giovane
di Mozia, il fatto
che l’ipotesi
più recentemente
formulata
sia suggestiva
(un autore greco
per l’immagine di una
divinità fenicia) forse
non basta a dissolvere
la vertiginosa
molteplicità
di interpretazioni
che si era andata
scatenando
in pochi anni dopo
la scoperta (1979).
19
20
L’atleta, dal volto sereno e concentrato, ha Giacinto, bellissimo giovinetto amato da
appena compiuto, flettendo nel contempo Apollo, ma da lui inavvertitamente ucciso
le gambe, uno dei movimenti necessari proprio in occasione di un’esercitazione
al lancio, portando il braccio indietro, con il disco: giusta o no che sia l’ipotesi,
e sta per eseguire la rotazione in senso quest’immagine in cui si equilibrano la
opposto: anche qui si coglie un attimo perfetta resa dell’anatomia e la disposizio-
sospeso, immediatamente prima che la ne della figura nello spazio rappresenta
potenza si sprigioni. Qualche studioso ha uno dei momenti più alti della scultura
ipotizzato che Mirone volesse raffigurare di ogni tempo.

Nella pagina Qui si parla


precadente: di due opere
Discobolo, del grande Mirone:
copia in marmo ma l’accostamento
di età romana è volutamente
di un originale impari, per condurci
in bronzo a constatare come
(460-450 a.C.) siano discontinui
di Mirone; gli strumenti in nostro
Roma, possesso per lo studio
Museo nazionale dell’arte greca.
romano. Il Discobolo
è un’opera
Qui a fianco: celebratissima, nota
Zeus, attraverso varie copie
copia in marmo, di epoca romana,
di dimensioni ridotte, alcune delle quali,
di età romana come questa, eccellenti.
di un originale Lo Zeus faceva
in bronzo parte di un gruppo
(metà del V che doveva essere
secolo a.C.) anch’esso celebre:
di Mirone, eseguito comprendeva
per l’isola di Samo; una Hera e un Eracle
Firenze, ed era collocato
Museo archeologico nel santuario di Hera
nazionale. a Samo.
Ma, a parte
una notizia
di Pausania,
non abbiamo sul suo
conto molte altre fonti,
e la copia attraverso
cui ci è noto,
oltre a essere
di dimensioni ridotte,
non appare
di qualità eccelsa.

21
atene culla della civiltà
classica: grandezza
e contraddizioni

Dopo questi capolavori


dello stile “severo”,
giungiamo al periodo
“classico”,
in cui si affermano
schemi e motivi che
saranno di modello per
secoli e secoli. Culla
della civiltà classica
Nella pagina a fianco: si può considerare Atene, e forse più preci- L’Eretteo
l’Acropoli di Atene. samente la sua Acropoli, che i persiani nel (completato
479 avevano lasciata devastata e distrutta. nel 405 a.C.),
La ricostruzione però non fu immediata: loggia
quelle rovine erano quasi oggetto di timore delle Cariatidi;
religioso. A superare le remore contribuì la Atene,
pace di Callia: nel 448 a.C. l’ambasciatore Acropoli.
ateniese Callia si incontrò con gli inviati
del re di Persia Artaserse I, e si presero
accordi secondo cui i greci si impegnava-
no a non intervenire nei territori soggetti
all’impero, e meno che mai in Egitto e in
Asia Minore, mentre i persiani ricono-
scevano la libertà delle città della costa
egea orientale. Si superavano così alcune
tensioni post-belliche.
23
L’Eretteo Ma non tutte. Atene, dopo la vittoria partecipare alla cosa pubblica, e l’assem-
(completato
del 479, non aveva deposto le armi, ri- blea popolare era sovrana. Frutto delle
nel 405 a.C.);
tenendo che il nemico persiano andasse riforme di Clistene e Efialte, che trova-
Atene,
fronteggiato sempre e ovunque: alleati rono compiuta applicazione intorno al
Acropoli.
illustri come gli spartani si erano disso- 450, e che ebbero un garante in Pericle.
ciati. Nel 478, nell’isola di Delo, era stato Pericle domina la scena politica e cul-
sottoscritto fra le varie città-stato un pat- turale dal 460 al 429 a.C., e per farlo usa
to di alleanza in funzione antipersiana, spregiudicatamente il tesoro trasferito
la Lega delio-attica, in cui la posizione da Samo: ottomila talenti (si pensi che
di Atene era nettamente preminente: e una trireme ne costava tre), a cui se ne
ancor più lo divenne poco dopo, quando, aggiungevano altri millesettecento resi
per iniziativa di Samo, l’ingente tesoro disponibili dalle miniere d’argento dell’At-
federale fu trasferito dal santuario di Delo tica e da altre proprietà. All’immenso
alla città egemone. La quale, ben presto, programma edilizio avviato sull’Acropoli
cominciò a considerare il tesoro stesso, e dopo la pace di Callia ne furono destinati
la lega nell’insieme, come cose sue: spie- duemiladodici; altri settecento furono
tata nell’esigere i tributi degli alleati e spesi per la statua di oro e avorio di Ate-
nel reprimere ogni forma di ribellione. na Parthenos (vergine) protettrice della
A questa politica aggressiva all’esterno città. Statua che inoltre (se ci si consente
faceva riscontro, all’interno, una sorta un’osservazione di carattere non artisti-
di democrazia perfetta: in forme assai co, ma economico), appunto impiegò e
complesse, ogni cittadino poteva davvero “bloccò” un’enorme riserva aurea, mille
24
chili, stimolando la circolazione dell’ar- lavori saranno completati solo alla fine Il Partenone
gento di cui la città era ricca. del secolo. (447-438 a.C.);
Sull’Acropoli, la rocciosa e piatta colli- Al momento dell’intervento di Fidia, Atene,
na dove i soldati di Serse avevano lasciato l’unico monumento già realizzato sull’A- Acropoli.
cumuli di rovine (“colmata persiana”), cropoli nel V secolo era il Muro di Cimo-
trent’anni dopo quei drammatici momenti ne, dal nome del personaggio che l’aveva
Pericle affida a Fidia, grande scultore fatto costruire, e che aveva influenzato la
e architetto suo amico e collaboratore, politica ateniese fino al 464 a.C. Il primo
un ampio progetto di ricostruzione. Bi- monumento di cui l’architetto-scultore-
sogna coordinare artisti e maestranze coordinatore avvia la costruzione (affidata
spesso di primo piano: Fidia ci riesce, a un illustre collega, Iktinos) è proprio il
con uno sforzo prodigioso, fra il 448 e il tempio di Atena Parthenos, o Partenone
432. Ma quest’ultimo sarà un anno fatale: (447-438 a.C.), sicuramente il monumento
il prestigio di Pericle declina, Fidia stesso più celebre. Non mancano sull’Acropoli,
(accusato di appropriazioni di oro e altri si sa, altre architetture prestigiosissime,
materiali preziosi) va in esilio, incombe come i Propilei (scenografico ingresso a
la guerra del Peloponneso contro Spar- rampe e colonnati attraverso cui si sale
ta (431-404) che Atene perderà. Alcuni da ovest, realizzato fra il 437 e il 433 a.C.

25
dall’architetto Mnesikles), o altre rea- quelle superstiti, moltissime si trovano
lizzate in seguito come il tempietto di a Londra, British Museum, e non più
Atena Nike (430-420: gioiello di architet- in situ.
tura ionica progettato da Kallikrates) o il Il tempio è ottastilo (otto colonne nel
tempio di Atena Polias (cioè protettrice pronao, o parte anteriore, e nell’opistodo-
della città) e dell’eroe fondatore Eretteo, mo, o parte posteriore), periptero (intera-
ultimato addirittura alla fine del secolo mente circondato da colonne) e ha un’am-
e comprendente la famosa loggia delle pia cella divisa in tre navate; la struttura
Cariatidi: ma sicuramente è il Partenone si basa su una serie di raffinati calcoli
che assomma in sé la maggiore quantità matematici, fra cui basterà ricordare un
di significati e di valori, non solo per la ricorrente rapporto 9:4 fra lati lunghi e
perfezione della sua architettura in ordi- lati corti del basamento, fra larghezza e
ne dorico, ma anche per le tante sculture altezza dell’edificio, fra larghezza e lun-
e per la loro sbalorditiva qualità artistica ghezza del pronao e così via.
e ricchezza tematica, apprezzabili anche Rispetto all’ordine dorico tradizionale,
se in parte sono andate perdute, e se, di in cui le sculture si distribuiscono nei

Dall’alto:
il Partenone
(447-438 a.C.),
frontone occidentale
(con integrazioni);
Atene,
Acropoli.

Il Partenone
(447-438 a.C.),
frontone orientale
(con integrazioni);
Atene,
Acropoli.

26
Dioniso, frontoni e nelle metope, qui si aggiunge, scesa da una biga guidata da Hermes,
dal frontone orientale nella parte alta delle pareti esterne della dona l’olivo e vince, alla presenza di altri
del Partenone ad Atene cella, un lungo fregio continuo, che in dèi e di eroi fondatori, fra cui Eretteo:
(447-438 a.C.); teoria dovrebbe essere prerogativa dell’or- prevalgono le figure in forte movimento.
Londra, dine ionico, e che qui viene impiegato in Le metope (quattordici sui lati brevi,
British Museum. questo spazio insolito. trentadue su quelli lunghi) raffigurano
Il frontone est è dedicato al mito del- combattimenti fra greci e amazzoni (lato
la nascita di Atena, che esce armata dal ovest), fra greci e troiani (lato nord), fra
capo di Giove seduto in trono. Attorno dèi e giganti (lato est), fra lapiti e centau-
a questa scena centrale, numerose altre ri (lato sud). Contrapposizioni violente,
divinità, in una sapiente alternanza di espresse con grande varietà di schemi
figure statiche e di figure in movimento iconografici, a esprimere la lotta della
che si distribuiscono organicamente nello civiltà contro la barbarie, quasi traspo-
spazio triangolare del timpano: la più sizioni nel mito di eventi storici ancora
nota è forse quella di Dioniso semidiste- e sempre ben presenti nella memoria dei
so e appoggiato a una roccia. Il frontone greci: le guerre persiane.
ovest raffigura un mito forse ancor più Nel già splendido panorama delle scul-
pregnante, la contesa fra Atena e Poseido- ture del Partenone, addirittura folgorante
ne per la conquista del ruolo di massima è l’invenzione del fregio, non solo perché,
divinità dell’Attica. Poseidone fa scaturire come s’è detto, è di tipo ionico e auda-
una sorgente di acqua salmastra, Atena, cemente è inserito in un tempio dorico
27
(c’è ad Atene un precedente, anche se di di carri che però nel finale saltavano a
dimensioni minori, in un tempio dedicato terra e continuavano a piedi.
a Efesto), ma soprattutto per rilevanza Fra le tante proposte di lettura, merita
tecnico-stilistica e importanza dei con- di essere ricordata quella di Luigi Beschi:
tenuti. Sui quattro lati, la sua lunghezza le figure sul lato nord sembrano muoversi
è di centosessanta metri, i personaggi in gruppi di quattro o di dodici, numeri
raffigurati duecentocinquantacinque. Due che forse si riferiscono alla composizione
lunghe teorie di figure partono dall’an- delle “fratrie”, anima del più antico ordi-
golo sud-ovest: una si dirige verso il lato namento di Atene; quelle sul lato sud sono
nord e poi lo percorre, l’altra percorre soprattutto in gruppi di dieci, numero
il lato sud, entrambe confluiscono e si che ricorre nell’ordinamento per “tribù”,
incontrano sul lato est, dove Atena at- caratteristico della riforma democratica

Particolare del fregio tende insieme con altre divinità e dove introdotta da Clistene e valorizzata da
dal Partenone ad Atene le viene presentato un peplo ricamato. Pericle. Non sarebbe quindi la raffigura-
(447-438 a.C.) È il dono che viene offerto in occasione zione realistica di una processione con
con scene raffiguranti delle Panatenee, la festa principale della due file che convergono, ma la presenta-
le Panatenee; città e della dea. Sotto la direzione di Fi- zione simbolica del passaggio dall’antico
Londra, dia, una moltitudine di mani diverse, ma al nuovo assetto politico, concordi però
British Museum: tutte di eccelso livello, ha eseguito figure nel rendere omaggio agli dèi.
Atena ed Efesto, di grande organicità ed equilibrio, con L’opera più stupefacente, perfino al di
a destra, una totale padronanza dello spazio: uso là dei suoi meriti artistici, era la gran-
nell’attesa dello scorcio, resa ben riuscita della terza dissima statua di Atena in oro e avorio
che venga consegnato dimensione. Cosa tanto più sorprendente (dodici metri di altezza: l’avorio era uti-
alla dea il peplo in quanto il rilievo è bassissimo. Nelle lizzato per il volto, per le braccia e per le
ricamato. due direzioni, avanza una processione mani), inaugurata nel 438 a.C. Era al cen-
(anziani e musici, portatrici d’acqua e tro della cella, e un velo d’olio contenuto
addetti ai sacrifici), si muovono cavalieri in un bacino la rispecchiava. Anche in
(è proprio qui, nell’ordinato affollarsi di questo caso, come in quello dello Zeus di
uomini e animali, che la percezione della Olimpia, l’originale è andato perduto, ed è
profondità è più evidente), e si muovono ricostruibile solo attraverso riproduzioni
anche gli “apobatai”, protagonisti di corse di varia natura: da queste sappiamo che
28
la dea recava una Nike nella mano destra Se Atene e Fidia hanno un ruolo fonda-
e reggeva con la sinistra uno scudo. Tale mentale nell’“esperimento della perfezio-
scudo era decorato all’interno da una lotta ne” che caratterizza la cultura classica,
fra dèi e giganti, all’esterno da una batta- non si può non accennare anche ad altri
glia fra greci e amazzoni: in quest’ultima, ambienti e maestri (rinunciando a parlare
secondo voci diffuse già in antico, due dei qui della Magna Grecia, che meriterebbe
personaggi raffigurati avrebbero avuto un dossier a parte).
Particolare del fregio le sembianze di Fidia stesso e di Pericle, Policleto, nato ad Argo intorno al 490
dal Partenone ad Atene cosa che probabilmente fu fra quelle che a.C. e allievo del più volte citato Ageladas,
(447-438 a.C.) provocarono malumori nella polis. fu in contatto successivamente anche con
con scene raffiguranti Come già si è visto a Olimpia, Fidia Fidia. Maestro nella scultura in bronzo,
le Panatenee; lavorò anche fuori di Atene. Un illustre è anche lui, come molti scultori greci,
Londra, archeologo come Antonio Giuliano gli noto attraverso copie marmoree di età
British Museum: aveva attribuito anche i nostri Bronzi, romana. Il repertorio è tipico di un mon-
dettaglio che sarebbero stati parte di un gruppo do artistico, quello ellenico, che ha fatto
della processione di tredici statue offerte come ex-voto nel della rappresentazione del corpo umano
con vittima sacrificale santuario di Delfi dopo le guerre persiane: un oggetto fondante della ricerca, e che
e accompagnatori. ne parleremo in seguito. vede nell’astratta nudità del corpo una

29
prerogativa degli dèi, o di quelli che tali “ponderatio” (così la chiamano secoli do-
in qualche modo sono diventati grazie alle po gli autori latini), e cioè la distribuzione
loro gesta: gli eroi, gli atleti. Il contributo del peso, che grava prevalentemente su
di Policleto è fondamentale: aveva scritto una gamba, mentre l’altra è flessa, con il
un testo teorico, il Canone, che per noi è piede che poggia a terra solo nella parte
perduto, ma che certo è messo in pratica anteriore; e il “chiasmo”, cioè una serie
in opere come il Doriforo, o portatore di di correlazioni incrociate fra le parti del
lancia. Caratteristiche dell’impostazione corpo (braccio sinistro e piede destro
della figura “stante” (in piedi) sono la avanzati, braccio destro e piede sinistro

30
portati indietro; spalla sinistra e fianco dell’Amazzone presentata per un concorso
destro alzati, spalla destra e fianco sini- bandito dalla città di Efeso (a cui parte-
stro abbassati). Tutto questo va di pari cipa lo stesso Fidia). Più tardi, come nel
passo con la resa della muscolatura (“nu- Diadumeno, o atleta che si benda i capel-
do di contrazione”, in cui i muscoli sono li, il rigore del canone si attenua: effetto
raffigurati in tensione), e si estende anche dell’incontro con il maestro ateniese, che
alle figure femminili, come nella statua non aveva bisogno di schemi?

Nella pagina a fianco,


particolare del fregio
dal Partenone ad Atene
(447-438 a.C.)
con scene raffiguranti
le Panatenee;
Londra,
British Museum:
in alto,
gruppo di cavalieri;
in basso,
carri trainati da cavalli.

A destra,
Doriforo,
copia
in marmo
di età romana
di un originale
in bronzo
(450 circa)
di Policleto;
Città del Vaticano,
Musei vaticani,
Braccio nuovo.

31
i bronzi di riace:
opere diverse,
programma comune?

A un primo sguardo,
le due statue rinvenute
a Riace sembrano
quasi gemelle.
Molto simili
le dimensioni (m 2,05
per A; 1,98 per B);
simili anche le
posizioni (anche se
forse c’è stato già
in antico il restauro
Nella pagina a fianco, di un braccio di B mirato proprio ad ac- Bronzo A,
Bronzo B, centuare questo effetto); simili, infine, le particolare del torso.
particolare del torso. misure “intermedie” (braccia, avambracci,
cosce, gambe). Entrambe, inoltre, perfette
nella resa anatomica, appaiono accentua-
tamente slanciate, prerogativa che le pone
ancora nell’ambito dell’arte severa: più
tardi, per esempio con Policleto e col suo
canone, le figure appariranno più sode e
robuste. Vi sono alcuni elementi che sem-
brano prefigurare il canone stesso (peso
del corpo scaricato in maggior misura sulla
gamba destra; accenni di chiasmo di fian-
chi, arti, spalle), ma altri no: il piede della
33
gamba su cui il peso si scarica in misura
minore, per esempio, poggia a terra inte-
ramente, e non solo con la parte anteriore.
Ma è nei volti e – come dire – negli
atteggiamenti che le differenze si fanno
più sensibili. La statua A (definita talvol-
ta anche L’eroe, o Il giovane) raffigura un
personaggio in grandissima tensione: non
solo la muscolatura è più evidente, ma il
volto è contratto, i denti digrignati, tra-
smettendo a tutto il corpo la sensazione
di una violenza che sta per sprigionarsi.
Proprio quel volto, già dal primo restauro,
ha manifestato dettagli tecnici che B (detto
anche Il vecchio, o Lo stratega) non ha. I
denti sono, sì, digrignati, ma sono resi in
argento, mentre le labbra che li lasciano
parzialmente scoperti sono in oro rosso.
Negli occhi, le cornee sono rese in avorio:
in B ne rimane solo una, ed è in marmo
bianco. B inoltre presenta come suppor-
to dell’elmo (che è andato perduto) una
calotta, mentre in A la chioma è resa per

Bronzo B, Bronzo B,
primo piano del volto. particolare
della testa vista
di profilo.

34
intero, e splendidamente: nella parte su-
periore è più schiacciata (anch’essa era in
origine coperta da un elmo, e proprio in
funzione di quest’ultimo era predisposta
la fascia di lana raffigurata con eviden-
za attorno alla testa), in quella inferiore
si arricchisce di elaborate e abbondanti
ondulazioni. B, inoltre, non sembra po-
tenzialmente violento come A.
Anche l’esame delle leghe di bronzo, fin
dal primo restauro fiorentino, aveva rive-
lato caratteristiche diverse: per entrambe
si adottò la lega binaria, rame-stagno,
ma quest’ultimo in B fu dosato meno ac-
curatamente. Sempre in B la colata di
bronzo (vedi box a p. 46) avvenne in un
maggior numero di getti, sintomo di una
diversa attenzione per la razionalizzazio-
ne dei processi. In alcuni dettagli, forse
in occasione di restauri (difficile dire se
simultanei o no), si impiegò lega terna-
ria (rame-stagno-piombo) e non binaria:
braccio destro e parte del sinistro (con
imbracciatura dello scudo) di B, imbrac-
ciatura dello scudo di A. Stranamente si-
mile la realizzazione degli organi genitali,
eseguiti in due pezzi e con percentuali di
stagno simili: 16,5% in A, 14% in B.
Ancor più significative le caratteristi-
che delle terre di fusione all’interno delle
statue (per i processi di lavorazione delle
sculture in bronzo vedi ancora box a p.
46), analizzate in occasione del restauro
degli anni Novanta: quelle di B sono com-
patibili con l’area dell’Attica, quelle di A
con l’area di Argo.

Bronzo B.

Bronzo B,
particolare
dell’avambraccio
sinistro
che imbracciava
uno scudo.

35
Le ipotesi formulate, assai numerose ro appena riferito (quindi senza notizie
dopo l’inerzia iniziale descritta da Settis precise sul luogo di esecuzione, e pertan-
e qui già ricordata, si dividono in due to talvolta un po’ azzardate), poche (ma
gruppi disuguali: molte prima del restau- importanti) dopo.

Bronzo A.

La veduta da dietro
dei Bronzi
(qui vediamo A)
consente di ammirare
la perfezione
anatomica di questi
corpi slanciati,
ma anche, come
già osservarono
i primi visitatori
della mostra
di Firenze
(compresi i molti
non specialisti),
l’elegante potenza
dei glutei.

36
Bronzo A, Prima: parte di un gruppo, attribuito a toriosi, vincitori cioè di quella gara che
particolare Fidia, che costituiva il donario (ex-voto) nelle feste panelleniche si correva con
dell’avambraccio degli ateniesi a Delfi dopo la vittoria di scudo ed elmo (Antonino Di Vita); parte
sinistro Maratona (Antonio Giuliano, Werner di un gruppo, opera di Onatas, offerto
che imbracciava Fuchs); statue provenienti dalla Magna dagli achei a Olimpia (Harrison-Bol-Deub-
uno scudo. Grecia, A raffigurante, con la sua tensione ner); opere predate in un “furto d’arte”
drammatica, un eroe come Aiace, B uno su commissione (come spesso avveniva in
stratega (Enrico Paribeni); A attribuibile età romana fra fine Repubblica e inizio
forse a Fidia, B a influssi greco-orientali Impero) e magari rimaneggiate per fare
(Paolo Enrico Arias); A attribuibile a Mi- pendant fra loro, cosa che spiegherebbe
rone, B a Alkamenes (Giorgios Dontas); le differenze visibili nelle leghe impiegate
non due eroi, ma due “oplitodromi” vit- (Mario Torelli).
37
Nella pagina a fianco: Dopo: si tratta di Tideo e Anfiarao, eroi
particolare del ciclo dei Sette contro Tebe cantato in
del Bronzo A. un antichissimo poema epico, la Tebaide,
e poi nella celebre tragedia di Eschilo, ese-
guiti forse in tempi e modi diversi ma nel
quadro di un programma condiviso da un
grande scultore di Argo, Ageladas, maestro

di molti, e da un grande scultore ateniese, I Bronzi di Riace


Alkamenes: scultori che avevano lavorato nella loro collocazione
insieme, come si è visto, anche a Olimpia attuale;
(Paolo Moreno*); sempre nell’ambito dei Reggio Calabria,
Sette, si tratta però di Eteocle e Polinice Museo archeologico
(Eligio Daniele Castrizio). nazionale.
39
40
(*) Moreno, lungamente docente a Roma Tre, è un ar- trovato nel mare di Fano (Pesaro e Urbino) e finito, fra
cheologo famoso, anzi, come dice lui stesso, uno «sto- passaggi oscuri e mille polemiche, al Getty Museum di
rico dell’arte antica»: dedito cioè, più che allo scavo e Malibu. Già nel 1998, partendo dai risultati delle analisi
all’indagine sul campo, a quella che gli studiosi tedeschi appena condotte sulle terre di fusione, ha scritto I Bronzi
definiscono “Stilforschung”, ricerca stilistica e storico- di Riace, il Maestro di Olimpia e i Sette a Tebe (Milano
artistica. Uomo di raffinata sensibilità, conoscitore degli 1988), proponendo in una volta sola la soluzione di tre
scrittori greci e latini, è riuscito, specialmente negli ultimi enigmi. Non ci sono state, per la verità, recensioni e
decenni, a dare un’identità ad autori di opere importanti. discussioni pari all’importanza dei temi e alla rilevanza
Un esempio per tutti: l’attribuzione a Lisippo (che fra l’al- dell’autore: ma ormai sulla via della “Stilforschung” sono
tro è uno dei suoi soggetti preferiti) di un famoso bronzo in pochi ad addentrarsi.

Nella pagina a fianco:


Bronzo A.

A destra:
Bronzo B.

A un primo colpo
d’occhio, le statue A
e B appaiono quasi
gemelle, se si eccettua
una lieve maggiore
accentuazione, in B,
della linea pelvica.
Ma un esame
più attento rivela
l’espressione più tesa
e violenta di A,
quasi una grande
forza sul punto
di esplodere, espressa
dallo sguardo intenso
e dai denti digrignati.

41
olimpia, argo e tebe,
tideo e anfiarao

Partiamo dal Maestro tragicità (come talvolta


accade nel mito greco)
di Olimpia. che la mente umana
“normale” non accoglie.
La definizione Procne, figlia di Pandione
re di Atene, per vendicarsi
convenzionale, che è dell’infedeltà del marito
Tereo, uccise il figlioletto
di quelle che si usano In queste pagine Itys e ne imbandì le carni
sono raffigurate due a Tereo stesso. Pausania
quando un artista è fra le opere famose rivela che il soggetto era
di Alkamenes stato affrontato dal
grande ma non si riesce e Ageladas. Quest’ultimo maestro ateniese
è autore di un Teseo Alkamenes in un gruppo,
a scoprirne l’identità, che conosciamo stavolta marmoreo,
da una riproduzione esposto nell’Acropoli:
Nella pagina a fianco: fu proposta da Giovanni Becatti (1943), di età romana: il ritrovamento, proprio
Teseo, che fu fra i più incisivi nel definirne la il soggetto raffigurato nell’Acropoli, di una
copia in marmo personalità. Le fonti per la verità (e in par- e l’attribuzione scultura (purtroppo
di età romana ticolare Pausania, autore in età imperiale al maestro argivo erano alquanto danneggiata)
di un originale romana di una Periegesi, o guida, della stati già ipotizzati da raffigurante una figura
in bronzo Grecia) il nome di Alkamenes lo avevano Enrico Paribeni; Moreno femminile e un fanciullo
(450 circa a.C.) fatto, ma si era pensato che fosse il più giudica plausibile questa davanti alle sue ginocchia,
di Ageladas; giovane dei due scultori ateniesi a noi noti ricostruzione, anche se ha da tempo fatto pensare
Tivoli (Roma), con questo nome, e quindi si era ipotizzato non rinuncia del tutto che sia questo il gruppo
Villa adriana, che fosse autore non del lavoro eseguito a un’altra possibilità, di cui parla Pausania.
Antiquarium. al momento della costruzione, ma di suc- che si tratti cioè di uno Caratteristico dell’opera
cessivi restauri. Forse ha ragione Moreno degli Epigoni dovrebbe essere
A destra: sostenendo che Pausania alludesse invece (i “discendenti” che, il contrasto fra
Alkamenes, ad Alkamenes il vecchio, che in quegli anni dieci anni dopo la la figura seminuda
Procne e Itys risulta in piena attività. Quanto ad Agela- spedizione dei Sette, e flessuosa del bambino
(450-440 circa a.C.); das di Argo, nipote di un altro Ageladas che ne vendicarono e quella panneggiata
Atene, aveva già lavorato a Olimpia alla fine del la sconfitta) raffigurati della donna, ma lo stato
museo dell’Acropoli. VI a.C., la proposta deriva da altri tipi di nell’agorà della stessa di conservazione
congetture: era forse lo scultore più noto Argo. Procne e Itys non consente
della sua generazione, maestro di Fidia, sono protagonisti di afferrare appieno
Mirone e Policleto, e quindi era quasi ine- di un mito anch’esso né i dettagli stilistici
vitabile che fosse coinvolto nel progetto, tragico, ma su un piano né il livello qualitativo
visti anche gli ottimi rapporti fra Olimpia diverso: un tipo di complessivo.
43
e Argo, entrambe a loro volta amiche di scoperta: se, pur diversi, facessero parte di
Atene (ricordate la presenza di Temistocle un progetto unitario oppure no. A questo
a Olimpia e quella dell’eroe ateniese Teseo punto dovremmo dire di sì, e dovremmo
nella Lotta fra lapiti e centauri sul frontone pensare che le differenze riscontrate nei
occidentale del tempio?); inoltre un suo materiali e nella lavorazione siano dovute
lavoro precedente, un monumento fatto più ai diversi luoghi e officine in cui le
costruire dai tarantini nel santuario di Del- statue vennero prodotte che a disparità
fi, raffigurava donne e cavalli, in un certo cronologiche (come invece si era pensato):
senso prefigurando soggetti ben presenti entrambe le sculture si collocano intorno al
nel frontone orientale del tempio di Zeus, 450 a.C. Resta singolare (tornando ancora
quello raffigurante la fase precedente alla al problema delle terre di fusione) che due
partenza della corsa di Pelope e Enomao opere destinate a uno stesso monumento
per la mano di Ippodamia. fossero eseguite l’una ad Argo, l’altra ad
Ma torniamo ai Bronzi: ricordiamo che Atene. Forse il prestigio dei due autori
le terre di fusione di A sono compatibili consentiva loro di lavorare “ognuno a ca-
con l’area di Argo, quelle di B con l’Attica: sa sua”: al ricongiungimento si sarebbe
è logico pensare quindi che la prima statua provveduto poi.
sia opera di un artista argivo, la seconda Già, ricongiungimento: ma dove? Per
di un ateniese, ed è suggestivo ipotizzare quale tipo di monumento? L’attenzione si
che i due potessero essere proprio Age- concentra su un’altra notizia di Pausania,
ladas e Alkamenes, che, come abbiamo relativa questa volta all’agorà di Argo, dove
Rilievo in stucco appena visto, già avevano collaborato a era un monumento dedicato all’impresa
(I secolo a.C.) Olimpia. Molti studiosi (e si può capire) dei Sette contro Tebe. Ne sono stati indi-
dalla zona termale diffidano quando da un’ipotesi ne zampilla viduati i resti: una struttura semicircolare,
di villa Petraro una serie di altre, ma qui c’è una certa con basi di statue e iscrizioni. Quello dei
con riproduzione logica; Moreno inoltre propone una se- Sette era un mito antichissimo, cantato
del Pancratiaste rie di confronti fra i Bronzi e altre ope- nella già ricordata Tebaide, un poema epico
in bronzo re attribuite con certezza ai due artisti, quasi completamente perduto che qualcu-
(metà del V e non solo a Olimpia. Sommessamente, no attribuiva a Omero, ma che probabil-
secolo a.C.) senza per questo voler discutere il quadro mente era precedente all’Iliade, così come
di Alkamenes; complessivo (né tanto meno proporre una i fatti narrati, fra storia e leggenda, erano
la figura recensione quindici anni dopo l’uscita del anteriori alla guerra di Troia: fu ripreso da
è paragonabile libro), va detto che alcuni di questi con- Eschilo in una tragedia rappresentata ad
per impostazione fronti appaiono convincenti, altri meno. Atene nel 467 a.C. e, più tardi, dal poeta
ai Bronzi, con i quali I più convincenti (almeno per quanto ri- latino Stazio. La trama è nota: Eteocle e
appare in simmetria; guarda l’impostazione della figura) sono, Polinice, dopo l’allontanamento del padre
Castellammare per A, l’Herakles Alexikakos (cioè difensore Edipo da Tebe, non trovano un accordo
di Stabia (Napoli), dal male) del Museo nazionale romano, per la successione, e alla fine decidono
Antiquarium. o il Teseo (precedentemente interpretato che regneranno un anno per uno. Il primo
come Ares) che conosciamo da una copia turno è di Eteocle, che però a fine mandato
Il “pancratiaste” di età romana a Villa adriana, entrambi non lascia il trono; Polinice va ad Argo, e
era un atleta opera di Ageladas; per B il Pankratiastes alla corte del re Adrasto incontra Tideo
che praticava (cioè lottatore di pancrazio, una sorta di (padre dell’eroe omerico Diomede) con cui
il pancrazio, una sorta pugilato) attribuito ad Alkamenes e noto concorda di attaccare Tebe. Al comando di
di combinazione dalla riproduzione in uno stucco di Stabia Adrasto partono sette eroi: oltre a Tideo e
tra lotta e pugilato. conservato nell’Antiquarium di Castellam- Polinice, Capaneo, Eteoclo, Ippomedonte,
mare (Napoli). Più difficile da cogliere Partenopeo, Anfiarao. Tideo viene manda-
(se vogliamo affrontare un caso estremo) to in ambasceria: non solo la situazione
il confronto che Moreno propone fra A e non si sblocca, ma subisce un agguato di
l’Apollo del frontone ovest di Olimpia: c’è ben cinquanta tebani, che però riesce a
in entrambe le statue una forte torsione del sgominare. Gli autori antichi, a partire da
capo verso destra, ma certo la somiglianza Eschilo, descrivono con dovizia di dettagli
non è di quelle che balzano imperiosamen- la sua belluina violenza, il suo forsenna-
te agli occhi. Importante, comunque, è che to vigore, la sua aggressività sconfinante
la ricostruita collaborazione fra Ageladas nell’antropofagia. Ognuno dei Sette ha il
e Alkamenes metta in fuga uno dei dubbi compito di attaccare una delle sette porte
che accompagnavano i Bronzi fin dalla della città, ma Eteocle pone altrettanti
44
comandanti a difesa. Tutti gli assalitori due personaggi agli antipodi? diciamo, per
muoiono (Tideo, in particolare, dopo es- semplificare, il più cattivo e il più buono?
sere stato gravemente ferito e dopo aver Poteva essere una scelta (chissà se compiu-
azzannato alla testa, malgrado questo, il ta casualmente o con cognizione di causa)
rivale Melanippo), Eteocle e Polinice si del committente o mandante, a seconda
uccidono a vicenda, sopravvive solo Anfia- che il viaggio dei Bronzi verso l’Italia fosse
rao che era quello che aveva partecipato frutto di un acquisto o di un furto.
con più perplessità all’impresa poiché, Per completezza di informazione, bi-
dotato di virtù profetiche, aveva previsto sogna ricordare anche l’ipotesi di Eligio
l’insuccesso. Daniele Castrizio (docente a Messina),
Ci si potrebbe domandare perché Ar- formulata in un volume uscito poco dopo
go volesse celebrare con un grande mo- quello di Moreno. Anche Castrizio pensa
numento un’impresa così sfortunata. In che le due statue facessero parte di un
realtà, la base nell’agorà della città ospi- gruppo dedicato ai Sette a Tebe: ma, invece
tava quattordici statue: non solo i Sette, che Tideo e Anfiarao, sarebbero raffigurati
ma anche gli Epigoni, i “discendenti” che, proprio i due fratelli rivali Eteocle e Poli-
dieci anni dopo, avevano vendicato quel nice. L’autore sarebbe Pitagora di Samo, a
disastro, distruggendo Tebe. Il riferimen- cui (vedi sopra) viene attribuito l’Auriga di
to all’antichissima leggenda assumeva la Delfi in virtù della perfetta raffigurazione
funzione di proiezione nel mito (cosa di vene e tendini. Qui, Castrizio ricorda
non insolita nella cultura greca) di eventi un’altra caratteristica che Plinio il Vecchio Bronzo B,
storici: in questo caso la lunga lotta con attribuisce al grande bronzista: «capace particolare del volto
Sparta. Nel 494 a.C. gli argivi erano stati di rendere come nessun altro i riccioli di visto di profilo.
battuti dagli spartani a Sepeia, e avevano barba e capelli». Motivazione sufficiente a
perso il controllo di Tirinto e Micene, ma ritenere giusta l’attribuzione? Per la verità, In basso:
nel 461, alleati con Atene, avevano vinto a anche in questo caso non si è sviluppato Bronzo A,
Oinoe, riprendendosi le due città. In quella un dibattito degno di tal nome. particolare del volto
stessa fase centrale del V secolo, la cupa visto di profilo.
grandezza dell’antica vicenda dei Sette
ispirava un grande poeta tragico come
Eschilo: i Bronzi di Riace furono eseguiti
nel giro di anni in cui veniva completata
e poi rappresentata la tragedia, e il fatto
che per uno dei due sia stato individuato
un grande autore argivo ha indotto Paolo
Moreno a stabilire un nesso proprio con il
monumento illustrato da Pausania.
Un’altra domanda potremmo porci: per-
ché Pausania stesso non nomina Ageladas
né a Olimpia né ad Argo? Ma si sa che
spesso le fonti non ci raccontano tutto
quello che vorremmo sapere da loro.
Moreno, più di altri studiosi, insiste sui
denti digrignati di A, su un volto che la-
scia scorgere una terrificante potenza sul
punto di esplodere: in breve, A è Tideo. B,
il cui atteggiamento e la cui espressione,
a ben vedere, sono più miti, è Anfiarao,
l’indovino triste. Anche il nemico Eteo-
cle, nella tragedia di Eschilo, lo distingue
nettamente dagli altri: «L’indovino, saggio
uomo, giusto, valoroso e pio, mischiato
contro voglia a uomini che vanno a un’im-
presa (se Zeus vorrà) senza ritorno». Se
tutto questo è vero, resta da interrogarsi
su un’ultima stranezza: perché, delle statue
dei Sette, si sono salvate solo quelle dei
statue di bronzo: tecniche
di fusione e problemi
di conservazione, elementi
di rischio e idee inopportune

«In un tratto ei si no circa a dugento, il Perseo commis- causato almeno ciò che dà l’anima a
sente un rumore et a uno a uno io gli sionato a Firenze in parte dalla sua una scultura è una
con un lampo di mettevo dinanzi a i da Cosimo I, che, maggiore dimesti- “forma” realizzata
fuoco grandissimo, mia canali, e parte dopo una lunga e chezza con opere in in terra magra e re-
che parve proprio ne feci gittare dren- non sempre agevole oro di dimensioni frattaria (con all’in-
che una saetta si to nella fornace; di lavorazione iniziata più piccole), si trat- terno un’armatura
fussi creata quivi modo che, veduto nel 1545, fu collo- ta della vivacissima di legno) su cui si
alla presenza no- ognuno che ’l mio cato nel 1554 nella testimonianza di spalma cera, che
stra; per la quale bronzo s’era benis- loggia dei Lanzi. una tecnica inven- viene plasmata nei
insolita spaventosa simo fatto liquido L’episodio narrato tata nel mondo an- minimi dettagli, e
paura ognuno s’era et che la mia for- risale al 1549: an- tico e restata in uso che viene a sua vol-
sbigottito, et io più ma si empiva, tutti che se certamente per secoli senza so- ta chiusa entro un
degli altri. Passato animosamente et i momenti della stanziali variazioni. “mantello” di coper-
che fu quel gran ru- lieti mi aiutavano lavorazione non È la tecnica del- tura pure in terra.
more et splendore, et ubbidivano, et erano sempre così la “cera persa”, che All’interno del man-
noi ci cominciam- io or qua or là co- drammatici (biso- può essere realiz- tello vengono dispo-
mo a rivedere in mandavo, aiutavo, gna anche tener zata con procedura sti canali e tubi di
viso l’un l’altro; et et dicevo: o Dio, che conto che lo “sbi- “diretta” e con pro- scarico. Si cuoce
veduto che ’l coper- con le tue immense gottimento” dello cedura “indiretta”. il tutto: la forma e
chio della fornace si virtù risuscitasti da scultore era forse Vediamo la diretta: il mantello si con-
era scoppiato, et si ’e morti, et glorioso
era sollevato di mo- te ne salisti al cie-
do che ’l bronzo si lo… di modo che in
versava, subito fe- tratto ’e s’empié la
ci aprire le bocche mia forma; per la
della mia forma, qual cosa io m’in-
et nel medesimo ginocchiai et con
tempo feci dare al- tutto il cuore ne
le due spine. E ve- ringraziai Iddio».
duto che ’l metallo In questo famo-
non correva con sissimo brano del-
quella prestezza la sua Vita, Benve-
che si soleva fare, nuto Cellini, orafo
conosciuto che la del Rinascimento,
causa forse era per racconta la fusione
essersi consumata in bronzo della sua
la lega per virtù di seconda opera di
quel terribile fuo- grandi dimensioni
co, io feci pigliare (dopo la Ninfa di
tutti i miei piatti et Fontainebleau rea-
scodelle et tondi di lizzata in Francia
stagno, i quali era- per Francesco I):
46
Nella pagina Ricostruzione
a fianco, della prima
da sinistra: officina di Fidia.
forma in cera
persa con canali
di entrata e di sfiato;
disposizione
delle armature
in sbarre di ferro
all’interno delle statue.

solidano, la cera si ma anche grassa e degli scultori e dei un’officina in piena to le distribuzioni
scioglie e defluisce. malleabile. Poi si loro collaborato- attività. di pesi, quella dei
Si cola attraverso distaccano i cal- ri non cessava di Il bronzo appe- tenoni ha rimosso
i canali il bronzo chi, sostituiti da un operare alla fine del na fuso aveva una i fissaggi: nel ri-
fuso (è questa so- nuovo mantello, e processo di fusione: sua luce, anzi un mettere in piedi le
prattutto la fase de- anche in questo ca- dopo il raffredda- suo splendore, che statue nel museo,
scritta da Cellini), so si aggiungono i mento, occorreva lo rendevano quasi gli operatori di
che riempie dall’al- canali e si procede non solo (come si simile all’oro: cosa oggi hanno dovu-
to verso il basso il alla colata. Ma sia è visto) segare i che oggi riesce dif- to reinventare ciò
vuoto lasciato dal- la forma iniziale, canali di bronzo ficile capire, con la che avevano calco-
la cera defluita, di sia i calchi, riman- causati dalla cola- colorazione verdo- lato gli operatori
cui riproduce con gono fuori dal pro- ta, ma (nel caso di gnola, anch’essa a antichi, mettendo
esattezza i dettagli cesso di fusione, e lavorazione a parti suo modo bellissi- a punto inoltre un
rimasti impressi nel potrebbero essere staccate) procedere ma e lucente, che si raffinato sistema
mantello; i tubi di riusati, per esem- a delicate saldature è formata nei seco- antisismico. Non
scarico assicurano pio, in caso di cat- per l’assemblaggio. li, e che nessun re- solo per questo, ma
la fuoriuscita dei tiva riuscita del pri- Nei Bronzi, queste stauro, nemmeno il a causa degli infini-
vapori. Il mantello, mo tentativo. sono realizzate con più sofisticato, po- ti trattamenti subiti
a raffreddamento Per quanto ri- tale maestria da es- trà sostituire. per portare i Bronzi
avvenuto, si smon- guarda i Bronzi, do- sere passate inizial- Venivano lascia- allo splendore che
ta; i canali, anch’es- po le prime analisi mente inosservate e te all’interno delle tutti ammiriamo, i
si divenuti bronzo, condotte a Firenze da essere state rive- sculture sia l’ar- problemi di stati-
si segano accura- si era pensato all’u- late solo da esami matura su cui era ca sono notevoli, e
tamente; la statua so della procedura molto avanzati. Che stata plasmata la risolverli è stato al
è pronta, e sarà ri- indiretta, mentre, il momento dell’as- “forma” di terra, tempo stesso arduo
finita a freddo. dopo quelle effet- semblaggio fosse sia la terra stessa. ed esaltante.
Con la procedu- tuate nel 1992- fondamentale (non Quest’ultima, come Belli ma fragili,
ra indiretta, dalla 1995, si è giunti alla solo per i Bronzi di si è visto, nel caso dunque. Tutto ciò
forma si ricavano conclusione che la Riace!) è ovvio: l’il- dei Bronzi è stata dovrebbe rendere
calchi (è anche pos- procedura adottata lustrazione dei vari estratta per esegui- chiaro che è bene,
sibile la lavorazione fosse quella diretta. momenti di un’ope- re analisi, poi rive- d’ora in poi, non
a parti staccate), al Certo più audace, razione del genere latesi fondamentali. toccare nulla. Tanto
cui interno si spal- poiché in presenza è p r e s e n te n e l l a L’estrazione è stata più bizzarre, quin-
m a l a cera ; poi, di eventuali incon- pittura vascolare, eseguita rimuo- di, sono le già ri-
all’interno (a sua venienti è più diffi- e più precisamen- vendo i “tenoni”, i cordate proposte di
volta) della cera, cile rimediare, ma te nella Kylix della perni cioè (due sot- mandare i Bronzi a
con un’armatura proprio per questo Fonderia, nella cop- to ogni piede) che rappresentare l’Ita-
in sbarre di ferro, più adatta a essere pa cioè (trovata a tenevano le statue lia (trascurando, fra
si comprime terra, scelta da artisti di Vulci, in provincia ancorate alla loro l’altro, che sono sta-
che può essere non primissima gran- di Viterbo, e con- base originaria. ti eseguiti in Gre-
necessariamente dezza. In ogni caso, servata nei Musei di L’asportazione cia) alle più svariate
magra e refrattaria, la raffinata “mano” Berlino) che mostra della terra ha varia- manifestazioni.
47
quadro cronologico

AVVENIMENTI ARTE GRECA NEL SECOLO AVVENIMENTI ARTE GRECA NEL SECOLO
STORICI DEI BRONZI DI RIACE STORICI DEI BRONZI DI RIACE

Tra quest’anno e il 494 a.C.: rivolta 499 a.C. 471 a.C. Potente cinta difensiva dell’Acro-
di Mileto e di altre città greche poli di Atene (prima realizzazione
dell’ Asia Minore contro l’impero dopo le guerre persiane del 490 e
persiano: Atene partecipa inviando 480-479) fatta costruire da Cimo-
una flotta. ne, figlio del vincitore di Maratona,
Milziade.
Temistocle diviene arconte, mas- 493 a.C.
sima carica di Atene città-stato.
Tra quest’anno e il 463 a.C.: nuova 469 a.C.
vittoria dell’alleanza greca sui
Prima spedizione dei persiani in 490 a.C. persiani nella battaglia del fiume
Grecia: le truppe del “re dei re” Eurimedonte; Atene reprime con
Dario distruggono Eretria nell’isola la forza le ribellioni di alcuni alleati
di Eubea, ma successivamente i nella Lega delio-attica (Nasso, Taso).
greci, sotto la guida dell’ateniese
Milziade, vincono la battaglia di
Maratona. 465 a.C. Ha inizio a Eleusi, da parte di
Iktinos, la ricostruzione del Tele-
sterion, edificio che non sarà mai
Tra quest’anno e il successivo, 488 a.C. completato.
pur in una situazione di tensione
ancora viva con l’impero persiano,
Atene non evita di riprendere una Inizio delle ostilità fra Atene e Sparta. 461 a.C.
guerra già intrapresa in passato
contro l’isola di Egina.
Tra quest’anno e il 453 a.C.: inizio 460 a.C. Tra quest’anno e il 450 a.C.:
Impero persiano: a Dario succede 485 a.C. dell’età di Pericle ad Atene; vittorie creazione del Discobolo, opera
Serse. ateniesi contro le città di Tebe e Ta- di Mirone.
nagra; le città della Beozia ed Egina
costrette da Atene a entrare nella
Nel monte Laurio,nell’Attica, si 483 a.C. Lega delio-attica; il tesoro della
scopre una nuova e ricca miniera lega trasferito da Delo ad Atene.
d’argento; per impulso di Temisto-
cle, si allestisce una grande flotta.
450 a.C. Attorno a quest’anno: inizio, se-
condo le periodizzazioni conven-
Seconda, e strategicamente an- 480 a.C. Tra quest’anno e il 450 a.C.: arte zionali, della vera e propria età
cor più impegnativa, spedizione “severa”. Si concentrano soprat- classica (che durerà fino al 323
persiana in Grecia. Serse vince tutto in questo trentennio i ten- a.C., anno della morte di Alessan-
alle Termopili, ma presso l’isola di tativi di datazione dei Bronzi di dro Magno). È più o meno a questa
Salamina la flotta persiana viene Riace (con A ritenutoprecedente data che risale la creazione del
sbaragliata da quella fatta allestire a B), finché l’ipotesi di Paolo Mo- Doriforo di Policleto.
da Temistocle. reno, secondo cui si tratterebbe di
opere facenti parte di uno stesso
gruppo ad Argo, riduce il divario Pace di Callia stipulata fra Ate- 449 a.C. Tra quest’anno e il 445 a.C.: co-
cronologico fra i due, che si col- ne (con la Lega delio-attica) e i struzione del tempio di Efesto ad
locherebbero poco prima della persiani. Atene.
metà del secolo. Di questi anni
anche lo Zeus (o Poseidon) di capo Gli ateniesi, sconfitti a Cheronea, 447 a.C. Tra quest’anno e il 438 a.C.: co-
Artemisio. si ritirano dalla Beozia, che rico- struzione del Partenone da parte di
stituisce una propria federazione. Iktinos sotto la supervisione di Fidia.
Decisiva vittoria greca a Platea 479 a.C.
e a Micale. Tra quest’anno e il 440 a.C.: rivolte 446 a.C.
anti-ateniesi dell’Eubea, di Samo,
Tra quest’anno e il successivo: 478 a.C. di Bisanzio.
costruzione delle mura ad Atene;
fondazione della Lega delio-attica Illusoria pace fra Atene e le città 445 a.C.
sotto l’egemonia di Atene. del Peloponneso.

478 a.C. 444 a.C. Tra quest’anno e il 440 a.C.: co-


Esecuzione dell’Auriga di Delfi, struzione del tempio di Poseidone
o 474 a.C. opera di Pitagora di Samo, raffi- al capo Sunio.
gurante Polyzalos di Gela vincitore
ai Giochi pitici.
440 a.C. Tra quest’anno e il 410 a.C. circa:
periodo della produzione di Alkame-
477 a.C. Tra quest’anno e il seguente: so- nes il giovane, da distinguersi, se-
stituzione dei Tirannicidi, opera di condo Moreno, dall’omonimo autore
Antenor portata da Serse in Persia, delle sculture del tempio di Zeus a
con due nuove statue create da Olimpia e del Bronzo di Riace B.
Kritios e Nesiotes.
438 a.C. Inaugurazione della statua di Ate-
472 a.C. Tra quest’anno e il 456 a.C.: costru- na nel Partenone di Atene, opera
zione del tempio di Zeus a Olimpia, di Fidia.
opera di Libon di Elide, con scul-
ture frontonali e metope eseguite, 437 a.C. Tra quest’anno e il 433 a.C.: co-
secondo Moreno, da Ageladas e struzione dei Propilei dell’Acropoli
Alkamenes con i loro collaboratori. di Atene da parte di Mnesikles.

48
AVVENIMENTI ARTE GRECA NEL SECOLO
STORICI DEI BRONZI DI RIACE

435 a.C. Attorno a quest’anno: creazione


della statua di Zeus di Olimpia, per
opera di Fidia e della sua bottega.

Tra quest’anno e il 404 a.C.: guerra 431 a.C.


del Peloponneso. Vicende convulse,
difficili da riassumere, in cui si in-
seriscono fra l’altro: la peste di Ate-
ne (430); la morte di Pericle (429);
un armistizio (423); la cosiddetta
pace di Nicia (421); la disastrosa
spedizione ateniese in Sicilia (415-
413); accordi fra Sparta e la Persia
(412); la vittoria navale di Atene
alle isole Arginuse (406) seguita
però dalla sconfitta, con distruzione
della flotta, subita contro i persiani
a Egospotami (405); l’assedio e la
resa di Atene (405-404).

430 a.C. Attorno a questa data: creazione


del Diadumeno di Policleto. Tra
quest’anno e il 420 a.C.: costru-
zione sull’Acropoli ateniese del
tempio di Atena Nike da parte di
Kallikrates.

429 a.C. Offerto ad Apollo il tempio (peral-


tro mai completato) costruito a
Bassae da Iktinos.

405 a.C. Completato sull’Acropoli di Atene


l’Eretteo, opera dell’architetto
Philokles.

All’indomani della sconfitta nella 404 a.C.


guerra del Peloponneso, ad Atene il
potere passa nelle mani dei Trenta
tiranni, esponenti di un governo
aristocratico voluto e controllato
dalla vittoriosa Sparta. Muore uno
dei protagonisti della guerra del
Peloponneso, il generale e uomo
politico ateniese Alcibiade, assassi-
nato dai sicari del satrapo persiano
Farnabazo, presso il quale aveva
cercato rifugio.

I fuorusciti ateniesi, guidati da 403 a.C.


Trasibulo, riescono, con un’azione
militare, a rovesciare il governo
dei Trenta tiranni e a restaurare
una moderata democrazia. Dopo
aver tentato di reprimere il nuovo
assetto, il re spartano Pausania
tratta con Trasibulo accettando il
governo democratico.

Il secolo si conclude con una vi- 401 a.C.


cenda resa celebre dall’Anabasi
di Senofonte, lo scrittore che ne
divenne protagonista. I diecimila
mercenari greci che (nel quadro di
lotte di potere in Persia) combat-
tevano per Ciro il giovane contro
Artaserse II, dopo la morte dello
stesso Ciro e dei loro ufficiali
più importanti tornarono verso
occidente con una spettacolare
ritirata, durata un anno, attraverso
l’Anatolia.

Bronzo B.

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bibliografia

Opere di carattere generale: fra quelle che hanno fornito impor- A. Di Vita, I Bronzi di Riace, la Statua di Mozia, Pitagora, in AA.VV.,
tanti spunti per il presente dossier, ricordiamo B. d’Agostino, Grandi Lo stile severo in Grecia e in Occidente, Roma 1995, pp. 73-78; E.
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pp. 5-6; Due bronzi da Riace, a cura di L. Vlad Borrelli, P. Pelagatti, 2 scenza, a cura di A. Melucco Vaccaro, G. De Palma, I, Roma 2003; I
voll., Roma 1984 (“Bollettino d’arte”, serie speciale, III); Gli eroi ve- Bronzi di Riace. Restauro come conoscenza. II. Scavo all’interno delle
nuti dal mare, a cura di L. M. Lombardi Satriani e M. Paoletti, Roma statue, a cura di M. Micheli e M. Vidale, Roma 2003; R. Spadea, I
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Bronzo A,
particolare del volto.

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Tutte le immagini apparten- renze); p. 26a (© Mary Evans/ allegato al n. 316 © 2014 Servizio abbonati
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so in licenza ad Alinari); p. 23
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cesso in licenza ad Alinari); p.
24 (© S. Lombardi Vallauri/
DeA Picture Library, concesso

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