SOMMARIO
Introduzione
4
Un inizio avventuroso
6
La Grecia e l’arte greca
nel V secolo a.C. 12
Atene culla della civiltà classica:
grandezza e contraddizioni 22
I Bronzi di Riace: opere diverse,
programma comune? 32
Olimpia, Argo e Tebe,
Tideo e Anfiarao 42
Statue di bronzo: tecniche
di fusione e problemi 46
di conservazione, elementi
di rischio e idee inopportune
Cronologia
48
Bibliografia
50
In copertina In alto:
e nella pagina a fianco: i Bronzi di Riace
Bronzo A nella loro collocazione
(metà del V secolo a.C.), attuale.
particolari;
Reggio Calabria,
Museo archeologico
nazionale.
IntroduzIone
Riappaiono nelle cronache solo a tratti, e non sempre sono buone Bronzo A,
notizie (necessità di nuovi restauri, ricorrenti crisi del Museo particolare
archeologico nazionale di Reggio Calabria che li ospita, im- della testa e del volto.
provvide proposte di esporli qua e là, come per esempio all’Expo
2015, quasi improvvisato simbolo di un discutibile made in Nella pagina a fianco:
Italy…). Eppure, anche se i media e l’opinione pubblica alle co- Bronzo B.
se serie spesso non badano, di cose serie da narrare ce ne sono:
studi, per esempio, che li hanno posti in relazione con grandi
artisti (Ageladas, Alkamenes) e con grandi edifici sacri (tempio
di Zeus a Olimpia), ma anche con un monumento perduto che
raffigurava eroi della Tebaide, poema epico anteriore all’Iliade,
poi riecheggiato nei Sette contro Tebe di Eschilo.
Un libro di Alberto Angela, pubblicato nel giugno 2014, ha
tentato di riaccendere l’attenzione del grande pubblico: va det-
to che lo sforzo di aggiornamento è notevole. Tentiamo anche
noi di ripercorrere la vicenda dei Bronzi di Riace, dalla loro
scoperta a oggi, vedendoli nel contesto della grande arte greca
del V secolo a.C.
4
5
un inizio
avventuroso
Chioma
della Bronzo A,
incrostazioni
e corrosione.
10
Dal 1995 sono di nuovo esposti nella gran- Himmelmann, il grande studioso tedesco Bronzo A
de sala allestita per loro; sono poi ospitati, scomparso nel dicembre 2013. Ma come in corso di pulitura,
e di nuovo restaurati (2009-2011), nella si presentava per Settis l’intera vicenda? particolare.
Sala del Consiglio regionale della Calabria, Ecco: «Saccheggiate (ahimè) le nostre
dove il pubblico può anche assistere al la- antichità sotterranee e sottomarine, che
voro in corso, che stavolta, al contrario di riemergono a Basilea, a New York, a Ma-
quanto accaduto nel 1975, viene condotto libu, in Nuova Zelanda, i Bronzi di Riace
nella stessa Reggio, e mirabilmente, fino sono piombati fra noi come una vendetta
alla fine. Nel dicembre 2013, ecco il nuovo nazionale, non venduti allo straniero, do-
(definitivo?) “ritorno a casa”. no della terra (o del mare), bravi ragazzi
Un succedersi di circostanze davvero che risollevano le patrie sorti».
complesso. Ma, fin dall’inizio, il fatto più Protagonisti allora, come abbiamo vi-
strano da registrare fu la non-reazione alla sto, delle iniziative più svariate, i Bronzi
scoperta da parte degli specialisti. E dire hanno però recuperato negli anni la lo-
che le antiche sculture in bronzo sono ro funzione di “bene culturale” di prima
andate in grandissima parte perdute, e che grandezza. E gli archeologi inizialmente
perciò trovarne due insieme, conservate silenti hanno rialzato la testa, dando man
pressoché integralmente, era davvero cla- mano al dibattito un serio fondamento
moroso. «Gli archeologi ne sono rimasti scientifico. Fin dall’inizio, pur nella va-
sbigottiti e increduli […] È stato lasciato rietà delle ipotesi su ogni tipo di proble-
agli improvvisatori di passaggio l’eserci- ma (autori, provenienza ecc.), si registrò
zio dell’informazione e della congettura un’ampia maggioranza su un dato fon-
selvaggia»: così scriveva Salvatore Settis damentale: le statue si datano al V secolo
nel 1981, nella prefazione all’edizione a.C., momento culminante dell’arte greca
italiana di Utopia del passato di Nikolaus classica.
11
la grecia e l’arte greca
nel v secolo a.c.
14
In questo tentativo di ricostruire in qual-
che modo un contesto intorno ai capolavo-
ri di Riace dovremo ovviamente insistere
soprattutto su celebri statue, ma non sarà
possibile ignorare i grandi monumenti
architettonici, caratterizzati da uno splen-
dido equilibrio delle strutture, e al tempo
stesso “contenitori” di mirabili gallerie di
sculture: frontoni, metope, fregi. Comin-
ciamo dai grandi santuari panellenici e
dalla città egemone, Atene.
Fra i santuari, merita la precedenza
quello di Olimpia (sotto il controllo del-
la città di Elide nella regione omonima,
nella valle dei fiumi Alfeo e Cladeo), che
secondo la tradizione ospita dal 776 a.C. i
giochi più famosi, le Olimpiadi. Qui sorge
inoltre, aggiungendosi a quelli preesistenti
(fra cui il tempio di Hera), uno dei primi
grandi monumenti costruiti nel mondo
greco dopo la vittoria sui persiani, simbolo
di una ritrovata, seppur effimera unità: il
tempio di Zeus, affidato all’architetto Li-
bon di Elide e realizzato fra il 472 e il 456
a.C. Forse, fra gli ispiratori dei programmi
di Olimpia e dell’Elide era l’ateniese Temi-
stocle, protagonista della seconda guerra
persiana, accolto in effetti con grandi onori
quando volle presenziare alla prima edizio-
ne dei giochi dopo il conflitto: e non a caso
gli elei introdussero presto la democrazia
Serse, successore di Dario, tenta nel Particolari dal frontone che vedremo fra i tratti caratterizzanti di
480 un nuovo e più poderoso attacco per occidentale del tempio Atene. Infine, secondo una recente ipotesi,
terra e per mare. Al passo delle Termopili, di Zeus a Olimpia gli scultori autori dell’amplissimo pro-
difeso dagli spartani di Leonida, vince una (472-456 a.C.); gramma figurativo sarebbero Ageladas e
celebre, drammatica battaglia; altrettanto Olimpia, Alkamenes, su cui torneremo a proposito
celebre, però, è la vittoria navale dei gre- Museo archeologico: dei Bronzi (si era parlato in precedenza di
ci presso l’isola di Salamina, dovuta alla in alto, un Maestro di Olimpia, dato che sembrava
flotta di duecento navi che l’ateniese Te- Ippodamia e il centauro; arduo giungere a una precisa identità).
mistocle, vincendo anche contrasti interni, in basso, Torneremo, fra l’altro, sul fatto che erano
aveva fatto costruire. L’anno successivo i Lotta tra centauri e lapiti. soprattutto, appunto, grandi bronzisti,
persiani riescono addirittura a espugnare
e distruggere Atene, ma poi soccombono
a Platea.
La vittoria sulla temibile potenza asia-
tica ha un enorme risvolto strategico (le
città-stato del mondo greco hanno trovato
un inconsueto accordo e hanno circo-
scritto l’espansione iranica), politico (Ate-
ne ha in pratica riaffermato il suo ruolo
di polis-guida), artistico-culturale: nei
santuari e nelle città assistiamo a grandi
realizzazioni nell’architettura e nelle arti
figurative. Alcune attività dell’alto artigia-
nato peraltro, come la ceramica dipinta,
non hanno conosciuto pause nemmeno
durante i conflitti.
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In queste due pagine,
alcuni dettagli
delle metope
(472-456 a.C.)
dal tempio di Zeus
a Olimpia.
A destra:
Eracle aiutato
da Atena sorregge
la volta celeste
mentre sta
per ricevere
da Atlante i pomi
delle Esperidi;
Olimpia,
Museo archeologico.
Eracle e Atena;
Parigi,
Musée du Louvre.
mentre qui lavorano lo splendido marmo certo, che nella patria dello spirito olimpico
dell’isola di Paros. Il tempio, come quello tutto nasca con una gara truccata). La fase
già ricordato di Hera, era esastilo (sei colon- raffigurata è quella della presentazione a
ne in facciata), di ordine dorico: nel fron- Zeus dei contendenti; sono visibili anche
tone occidentale era raffigurata la mitica la fanciulla contesa, l’auriga traditore, le
lotta fra centauri e lapiti; in quello orientale personificazioni dei fiumi Alfeo e Cladeo.
la fase iniziale della corsa, pure mitica, di Figure immobili ma cariche di tensione, in
Pelope e Enomao, nelle metope la fatiche attesa che si scateni la gara fatale. Nell’al-
di Ercole. Una folla di figure: e all’interno tro frontone, invece, una lotta violenta è
della cella era l’enorme statua di Zeus, in già in pieno svolgimento. Durante la festa
oro e avorio, opera di Fidia. che celebra le nozze di un’altra Ippodamia,
L’antico mito della corsa sembra quasi un figlia di Adrasto re di Argo, con Piritoo, re
preludio all’istituzione dei giochi. Enomao, dei lapiti, i centauri tentano di strappare a
re di Pisa (antica città greca poi soppiantata questi ultimi le donne. I lapiti, con l’aiuto
appunto da Elide), aveva proclamato che dell’eroe ateniese Teseo, reagiscono. La con-
avrebbe dato in sposa la figlia Ippodamia vulsione degli scontri è evidente, le figure
solo a un pretendente capace di batterlo si avvinghiano drammaticamente, ma non
nella corsa dei carri; Pelope lo sconfisse e si perde una sorta di solenne compostezza,
uccise con la complicità dell’auriga Mirtilo, evidente soprattutto nella dominante figura
che sabotò le ruote del carro regale (strano, centrale di Apollo, che sembra si accinga
16
a mettere ordine (questa figura è quella in
cui forse meglio si apprezza lo splendore
del marmo: ed è strano pensare che, come
quasi sempre nell’arte classica, in origine
la scultura era colorata). La stessa impres-
sione di forza sovrumana, esposta però in
forma contenuta, caratterizza le metope
dedicate a Eracle, come quella che raffigura
l’episodio dei pomi delle Esperidi, in cui l’e-
roe sostiene, sostituendo momentaneamen-
te Atlante, la volta celeste. Siamo nella fase
iniziale del periodo classico, denominata
convenzionalmente “arte severa”: sta per
compiersi il lungo cammino dell’arte greca
verso la resa perfetta (organicità, equilibrio
delle proporzioni, disposizione nello spa-
zio) della figura umana, vista quasi come
rappresentazione simbolica dell’armonia
dell’universo.
Sarebbe stato significativo, in questo
contesto, osservare la già ricordata, co-
lossale statua “crisoelefantina” (cioè di
oro e avorio) raffigurante Zeus: Fidia la
eseguì in un secondo momento, intorno al
440, in una pausa dei suoi lavori ad Atene.
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Dall’alto: Per lui e per i suoi collaboratori fu allestita
Pitagora di Samo, a ovest del tempio un’officina, di cui si
Auriga di Delfi sono rinvenuti cospicui resti. La statua era
(478 o 474 a.C.); una delle sette meraviglie del mondo. Il dio
Delfi, era seduto su un trono di ebano ornato con
Museo archeologico. figure eseguite con varie tecniche (a rilievo,
a tutto tondo, a incrostazione); teneva una
Il dubbio sulla statua di Nike (Vittoria) nella mano destra,
datazione dipende lo scettro nella sinistra. La grande opera,
dal fatto che non si però, è perduta, e la conosciamo solo da
sa con certezza se riecheggiamenti in opere minori.
Polyzalos di Gela, Ma torniamo alle grandi sculture del pe-
auriga illustre, che riodo “severo”, e più recisamente a quelle
dovrebbe essere qui che si trovavano in altri santuari. La più
raffigurato, avesse universalmente nota è l’Auriga di Delfi: qui
partecipato i giochi facevano parte del complesso culto
a entrambe le edizioni oracolare di Apollo. Come nel frontone est di
dei giochi di Delfi, Olimpia, siamo in una fase di stasi (resa evi-
e quale avesse vinto. dente dalla pesante veste scandita da pieghe
verticali) che precede il movimento. Efficacia
nel rappresentare questa energia potenziale,
ma anche altissima perizia nei dettagli: sui
capelli disegnati quasi calligraficamente si
posa una tenia (benda) decorata a meandri
con incrostazioni di rame e argento; le ciglia
Maestro
sono di rame, gli occhi di pietra dura. La
di formazione greca stessa perizia si dispiega nella naturalezza
in ambiente fenicio, di esecuzione dei piedi: evidenti le vene e
Auriga di Mozia, i tendini. Queste caratteristiche («rendere
raffigurazione del dio perfetta l’anatomia dei vasi sanguigni») sem-
fenicio Melqart (?) brano corrispondere con quelle che Plinio
(metà del V secolo a.C.); il Vecchio attribuisce a un grande maestro,
Mozia (Trapani), Pitagora di Samo, autore della raffigurazione
museo Whitaker. di un auriga illustre, Polyzalos tiranno di
Gela, vittorioso appunto a Delfi nella corsa
dei carri nel 478 a.C. e forse nel 474. La ce-
lebre statua, dunque, dovrebbe essere opera
di uno degli artisti più celebrati e raffigurare
un eminente leader politico.
Viene da qualcuno attribuito a Pitago-
ra, sia pure con dubbi, un altro celebre
Auriga (ma in marmo) scoperto a Mozia,
isola presso Trapani che si trovava sotto il
controllo dei cartaginesi: furono forse loro
a razziarlo da un santuario della Sicilia.
Anche qui troviamo una lunga veste resa
con una perizia ai limiti del virtuosismo:
ma per la verità il ritmo delle pieghe non
sembra paragonabile a quello del “collega”
di Delfi. È stato autorevolmente proposto
da Paolo Moreno (studioso di cui riparle-
remo) di vedere in questa statua una raf-
figurazione della divinità fenicia Melqart
eseguita da un artista di formazione greca.
Ancora in bronzo, invece, è realizzata
una grande statua nuda (altezza circa
due metri) trovata in mare presso il ca-
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Zeus (o Poseidone) po Artemisio: come i Bronzi di Riace, è avvenne nel 200 a.C. circa: i materiali
di capo Artemisio priva di contesti, né si sa come, quan- datanti non sono però molti, poiché, poco
(480-470 a.C.); do e perché stesse navigando da queste dopo il ritrovamento (1926), le ricerche
Atene, parti (predata, o acquistata, dai romani furono interrotte a causa della morte di
Museo nazionale. e affondata durante il viaggio?). È dif- uno dei partecipanti e mai più riprese.
ficile inoltre dire se si tratti di un atle- Notissimo scultore di età severa è anche
Nelle opere che, ta che scaglia una lancia, di Poseidone Mirone, le cui opere sembrano concen-
in queste due pagine, che brandisce un tridente o di Zeus che trarsi soprattutto nel 460-440. Dèi, eroi,
esprimono in qualche lancia un fulmine: di sicuro si tratta di atleti sono i suoi temi preferiti: le sue
modo il meglio un altro capolavoro, attribuito (molto statue erano presumibilmente in bronzo,
dell’arte “severa”, dubitativamente) ad Ageladas, notevole ma ci sono pervenute solo copie in marmo
si manifesta anche soprattutto per l’equilibrio che mantiene di età romana. Molto originale era il grup-
un tipo malgrado il movimento piuttosto vivace, po di Atena e Marsia: la dea ha appena
di problematicità che le gambe divaricate, le braccia tese in gettato il flauto, Marsia sta per coglierlo
caratterizza gran parte due direzioni opposte. Non è da esclu- e per sfidarla in una gara che gli costerà
degli studi sull’arte dersi che fosse stato collocato proprio non solo la sconfitta, ma una tremenda
antica: la mancanza, sull’Artemisio, parte di un donario (ex punizione da parte di Apollo (sarà scor-
sotto aspetti di volta voto) panellenico offerto fra il 480 e il 470 ticato). Si raffigura vivacemente, quindi,
in volta diversi, dopo la vittoria sui persiani. Il naufragio una sorta di attimo fuggente fra una fase
di dati fondamentali; della nave che probabilmente (come si è e l’altra della drammatica vicenda.
la conseguente ridda detto) trasportava questa statua in Italia Ma l’opera più celebrata è il Discobolo.
di congetture.
Se per l’Auriga
di Delfi, dopo secoli
di discussioni,
si è infine formulata
una proposta forse
attendibile (Polyzalos
di Gela, tiranno
e al tempo stesso
atleta, raffigurato
da Pitagora di Samo),
per il bronzo di Capo
Artemisio non c’è,
e forse non ci sarà
mai, alcuna certezza
(Zeus? Poseidone?
un lanciatore
di giavellotto?);
mentre, per quanto
riguarda il giovane
di Mozia, il fatto
che l’ipotesi
più recentemente
formulata
sia suggestiva
(un autore greco
per l’immagine di una
divinità fenicia) forse
non basta a dissolvere
la vertiginosa
molteplicità
di interpretazioni
che si era andata
scatenando
in pochi anni dopo
la scoperta (1979).
19
20
L’atleta, dal volto sereno e concentrato, ha Giacinto, bellissimo giovinetto amato da
appena compiuto, flettendo nel contempo Apollo, ma da lui inavvertitamente ucciso
le gambe, uno dei movimenti necessari proprio in occasione di un’esercitazione
al lancio, portando il braccio indietro, con il disco: giusta o no che sia l’ipotesi,
e sta per eseguire la rotazione in senso quest’immagine in cui si equilibrano la
opposto: anche qui si coglie un attimo perfetta resa dell’anatomia e la disposizio-
sospeso, immediatamente prima che la ne della figura nello spazio rappresenta
potenza si sprigioni. Qualche studioso ha uno dei momenti più alti della scultura
ipotizzato che Mirone volesse raffigurare di ogni tempo.
21
atene culla della civiltà
classica: grandezza
e contraddizioni
25
dall’architetto Mnesikles), o altre rea- quelle superstiti, moltissime si trovano
lizzate in seguito come il tempietto di a Londra, British Museum, e non più
Atena Nike (430-420: gioiello di architet- in situ.
tura ionica progettato da Kallikrates) o il Il tempio è ottastilo (otto colonne nel
tempio di Atena Polias (cioè protettrice pronao, o parte anteriore, e nell’opistodo-
della città) e dell’eroe fondatore Eretteo, mo, o parte posteriore), periptero (intera-
ultimato addirittura alla fine del secolo mente circondato da colonne) e ha un’am-
e comprendente la famosa loggia delle pia cella divisa in tre navate; la struttura
Cariatidi: ma sicuramente è il Partenone si basa su una serie di raffinati calcoli
che assomma in sé la maggiore quantità matematici, fra cui basterà ricordare un
di significati e di valori, non solo per la ricorrente rapporto 9:4 fra lati lunghi e
perfezione della sua architettura in ordi- lati corti del basamento, fra larghezza e
ne dorico, ma anche per le tante sculture altezza dell’edificio, fra larghezza e lun-
e per la loro sbalorditiva qualità artistica ghezza del pronao e così via.
e ricchezza tematica, apprezzabili anche Rispetto all’ordine dorico tradizionale,
se in parte sono andate perdute, e se, di in cui le sculture si distribuiscono nei
Dall’alto:
il Partenone
(447-438 a.C.),
frontone occidentale
(con integrazioni);
Atene,
Acropoli.
Il Partenone
(447-438 a.C.),
frontone orientale
(con integrazioni);
Atene,
Acropoli.
26
Dioniso, frontoni e nelle metope, qui si aggiunge, scesa da una biga guidata da Hermes,
dal frontone orientale nella parte alta delle pareti esterne della dona l’olivo e vince, alla presenza di altri
del Partenone ad Atene cella, un lungo fregio continuo, che in dèi e di eroi fondatori, fra cui Eretteo:
(447-438 a.C.); teoria dovrebbe essere prerogativa dell’or- prevalgono le figure in forte movimento.
Londra, dine ionico, e che qui viene impiegato in Le metope (quattordici sui lati brevi,
British Museum. questo spazio insolito. trentadue su quelli lunghi) raffigurano
Il frontone est è dedicato al mito del- combattimenti fra greci e amazzoni (lato
la nascita di Atena, che esce armata dal ovest), fra greci e troiani (lato nord), fra
capo di Giove seduto in trono. Attorno dèi e giganti (lato est), fra lapiti e centau-
a questa scena centrale, numerose altre ri (lato sud). Contrapposizioni violente,
divinità, in una sapiente alternanza di espresse con grande varietà di schemi
figure statiche e di figure in movimento iconografici, a esprimere la lotta della
che si distribuiscono organicamente nello civiltà contro la barbarie, quasi traspo-
spazio triangolare del timpano: la più sizioni nel mito di eventi storici ancora
nota è forse quella di Dioniso semidiste- e sempre ben presenti nella memoria dei
so e appoggiato a una roccia. Il frontone greci: le guerre persiane.
ovest raffigura un mito forse ancor più Nel già splendido panorama delle scul-
pregnante, la contesa fra Atena e Poseido- ture del Partenone, addirittura folgorante
ne per la conquista del ruolo di massima è l’invenzione del fregio, non solo perché,
divinità dell’Attica. Poseidone fa scaturire come s’è detto, è di tipo ionico e auda-
una sorgente di acqua salmastra, Atena, cemente è inserito in un tempio dorico
27
(c’è ad Atene un precedente, anche se di di carri che però nel finale saltavano a
dimensioni minori, in un tempio dedicato terra e continuavano a piedi.
a Efesto), ma soprattutto per rilevanza Fra le tante proposte di lettura, merita
tecnico-stilistica e importanza dei con- di essere ricordata quella di Luigi Beschi:
tenuti. Sui quattro lati, la sua lunghezza le figure sul lato nord sembrano muoversi
è di centosessanta metri, i personaggi in gruppi di quattro o di dodici, numeri
raffigurati duecentocinquantacinque. Due che forse si riferiscono alla composizione
lunghe teorie di figure partono dall’an- delle “fratrie”, anima del più antico ordi-
golo sud-ovest: una si dirige verso il lato namento di Atene; quelle sul lato sud sono
nord e poi lo percorre, l’altra percorre soprattutto in gruppi di dieci, numero
il lato sud, entrambe confluiscono e si che ricorre nell’ordinamento per “tribù”,
incontrano sul lato est, dove Atena at- caratteristico della riforma democratica
Particolare del fregio tende insieme con altre divinità e dove introdotta da Clistene e valorizzata da
dal Partenone ad Atene le viene presentato un peplo ricamato. Pericle. Non sarebbe quindi la raffigura-
(447-438 a.C.) È il dono che viene offerto in occasione zione realistica di una processione con
con scene raffiguranti delle Panatenee, la festa principale della due file che convergono, ma la presenta-
le Panatenee; città e della dea. Sotto la direzione di Fi- zione simbolica del passaggio dall’antico
Londra, dia, una moltitudine di mani diverse, ma al nuovo assetto politico, concordi però
British Museum: tutte di eccelso livello, ha eseguito figure nel rendere omaggio agli dèi.
Atena ed Efesto, di grande organicità ed equilibrio, con L’opera più stupefacente, perfino al di
a destra, una totale padronanza dello spazio: uso là dei suoi meriti artistici, era la gran-
nell’attesa dello scorcio, resa ben riuscita della terza dissima statua di Atena in oro e avorio
che venga consegnato dimensione. Cosa tanto più sorprendente (dodici metri di altezza: l’avorio era uti-
alla dea il peplo in quanto il rilievo è bassissimo. Nelle lizzato per il volto, per le braccia e per le
ricamato. due direzioni, avanza una processione mani), inaugurata nel 438 a.C. Era al cen-
(anziani e musici, portatrici d’acqua e tro della cella, e un velo d’olio contenuto
addetti ai sacrifici), si muovono cavalieri in un bacino la rispecchiava. Anche in
(è proprio qui, nell’ordinato affollarsi di questo caso, come in quello dello Zeus di
uomini e animali, che la percezione della Olimpia, l’originale è andato perduto, ed è
profondità è più evidente), e si muovono ricostruibile solo attraverso riproduzioni
anche gli “apobatai”, protagonisti di corse di varia natura: da queste sappiamo che
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la dea recava una Nike nella mano destra Se Atene e Fidia hanno un ruolo fonda-
e reggeva con la sinistra uno scudo. Tale mentale nell’“esperimento della perfezio-
scudo era decorato all’interno da una lotta ne” che caratterizza la cultura classica,
fra dèi e giganti, all’esterno da una batta- non si può non accennare anche ad altri
glia fra greci e amazzoni: in quest’ultima, ambienti e maestri (rinunciando a parlare
secondo voci diffuse già in antico, due dei qui della Magna Grecia, che meriterebbe
personaggi raffigurati avrebbero avuto un dossier a parte).
Particolare del fregio le sembianze di Fidia stesso e di Pericle, Policleto, nato ad Argo intorno al 490
dal Partenone ad Atene cosa che probabilmente fu fra quelle che a.C. e allievo del più volte citato Ageladas,
(447-438 a.C.) provocarono malumori nella polis. fu in contatto successivamente anche con
con scene raffiguranti Come già si è visto a Olimpia, Fidia Fidia. Maestro nella scultura in bronzo,
le Panatenee; lavorò anche fuori di Atene. Un illustre è anche lui, come molti scultori greci,
Londra, archeologo come Antonio Giuliano gli noto attraverso copie marmoree di età
British Museum: aveva attribuito anche i nostri Bronzi, romana. Il repertorio è tipico di un mon-
dettaglio che sarebbero stati parte di un gruppo do artistico, quello ellenico, che ha fatto
della processione di tredici statue offerte come ex-voto nel della rappresentazione del corpo umano
con vittima sacrificale santuario di Delfi dopo le guerre persiane: un oggetto fondante della ricerca, e che
e accompagnatori. ne parleremo in seguito. vede nell’astratta nudità del corpo una
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prerogativa degli dèi, o di quelli che tali “ponderatio” (così la chiamano secoli do-
in qualche modo sono diventati grazie alle po gli autori latini), e cioè la distribuzione
loro gesta: gli eroi, gli atleti. Il contributo del peso, che grava prevalentemente su
di Policleto è fondamentale: aveva scritto una gamba, mentre l’altra è flessa, con il
un testo teorico, il Canone, che per noi è piede che poggia a terra solo nella parte
perduto, ma che certo è messo in pratica anteriore; e il “chiasmo”, cioè una serie
in opere come il Doriforo, o portatore di di correlazioni incrociate fra le parti del
lancia. Caratteristiche dell’impostazione corpo (braccio sinistro e piede destro
della figura “stante” (in piedi) sono la avanzati, braccio destro e piede sinistro
30
portati indietro; spalla sinistra e fianco dell’Amazzone presentata per un concorso
destro alzati, spalla destra e fianco sini- bandito dalla città di Efeso (a cui parte-
stro abbassati). Tutto questo va di pari cipa lo stesso Fidia). Più tardi, come nel
passo con la resa della muscolatura (“nu- Diadumeno, o atleta che si benda i capel-
do di contrazione”, in cui i muscoli sono li, il rigore del canone si attenua: effetto
raffigurati in tensione), e si estende anche dell’incontro con il maestro ateniese, che
alle figure femminili, come nella statua non aveva bisogno di schemi?
A destra,
Doriforo,
copia
in marmo
di età romana
di un originale
in bronzo
(450 circa)
di Policleto;
Città del Vaticano,
Musei vaticani,
Braccio nuovo.
31
i bronzi di riace:
opere diverse,
programma comune?
A un primo sguardo,
le due statue rinvenute
a Riace sembrano
quasi gemelle.
Molto simili
le dimensioni (m 2,05
per A; 1,98 per B);
simili anche le
posizioni (anche se
forse c’è stato già
in antico il restauro
Nella pagina a fianco, di un braccio di B mirato proprio ad ac- Bronzo A,
Bronzo B, centuare questo effetto); simili, infine, le particolare del torso.
particolare del torso. misure “intermedie” (braccia, avambracci,
cosce, gambe). Entrambe, inoltre, perfette
nella resa anatomica, appaiono accentua-
tamente slanciate, prerogativa che le pone
ancora nell’ambito dell’arte severa: più
tardi, per esempio con Policleto e col suo
canone, le figure appariranno più sode e
robuste. Vi sono alcuni elementi che sem-
brano prefigurare il canone stesso (peso
del corpo scaricato in maggior misura sulla
gamba destra; accenni di chiasmo di fian-
chi, arti, spalle), ma altri no: il piede della
33
gamba su cui il peso si scarica in misura
minore, per esempio, poggia a terra inte-
ramente, e non solo con la parte anteriore.
Ma è nei volti e – come dire – negli
atteggiamenti che le differenze si fanno
più sensibili. La statua A (definita talvol-
ta anche L’eroe, o Il giovane) raffigura un
personaggio in grandissima tensione: non
solo la muscolatura è più evidente, ma il
volto è contratto, i denti digrignati, tra-
smettendo a tutto il corpo la sensazione
di una violenza che sta per sprigionarsi.
Proprio quel volto, già dal primo restauro,
ha manifestato dettagli tecnici che B (detto
anche Il vecchio, o Lo stratega) non ha. I
denti sono, sì, digrignati, ma sono resi in
argento, mentre le labbra che li lasciano
parzialmente scoperti sono in oro rosso.
Negli occhi, le cornee sono rese in avorio:
in B ne rimane solo una, ed è in marmo
bianco. B inoltre presenta come suppor-
to dell’elmo (che è andato perduto) una
calotta, mentre in A la chioma è resa per
Bronzo B, Bronzo B,
primo piano del volto. particolare
della testa vista
di profilo.
34
intero, e splendidamente: nella parte su-
periore è più schiacciata (anch’essa era in
origine coperta da un elmo, e proprio in
funzione di quest’ultimo era predisposta
la fascia di lana raffigurata con eviden-
za attorno alla testa), in quella inferiore
si arricchisce di elaborate e abbondanti
ondulazioni. B, inoltre, non sembra po-
tenzialmente violento come A.
Anche l’esame delle leghe di bronzo, fin
dal primo restauro fiorentino, aveva rive-
lato caratteristiche diverse: per entrambe
si adottò la lega binaria, rame-stagno,
ma quest’ultimo in B fu dosato meno ac-
curatamente. Sempre in B la colata di
bronzo (vedi box a p. 46) avvenne in un
maggior numero di getti, sintomo di una
diversa attenzione per la razionalizzazio-
ne dei processi. In alcuni dettagli, forse
in occasione di restauri (difficile dire se
simultanei o no), si impiegò lega terna-
ria (rame-stagno-piombo) e non binaria:
braccio destro e parte del sinistro (con
imbracciatura dello scudo) di B, imbrac-
ciatura dello scudo di A. Stranamente si-
mile la realizzazione degli organi genitali,
eseguiti in due pezzi e con percentuali di
stagno simili: 16,5% in A, 14% in B.
Ancor più significative le caratteristi-
che delle terre di fusione all’interno delle
statue (per i processi di lavorazione delle
sculture in bronzo vedi ancora box a p.
46), analizzate in occasione del restauro
degli anni Novanta: quelle di B sono com-
patibili con l’area dell’Attica, quelle di A
con l’area di Argo.
Bronzo B.
Bronzo B,
particolare
dell’avambraccio
sinistro
che imbracciava
uno scudo.
35
Le ipotesi formulate, assai numerose ro appena riferito (quindi senza notizie
dopo l’inerzia iniziale descritta da Settis precise sul luogo di esecuzione, e pertan-
e qui già ricordata, si dividono in due to talvolta un po’ azzardate), poche (ma
gruppi disuguali: molte prima del restau- importanti) dopo.
Bronzo A.
La veduta da dietro
dei Bronzi
(qui vediamo A)
consente di ammirare
la perfezione
anatomica di questi
corpi slanciati,
ma anche, come
già osservarono
i primi visitatori
della mostra
di Firenze
(compresi i molti
non specialisti),
l’elegante potenza
dei glutei.
36
Bronzo A, Prima: parte di un gruppo, attribuito a toriosi, vincitori cioè di quella gara che
particolare Fidia, che costituiva il donario (ex-voto) nelle feste panelleniche si correva con
dell’avambraccio degli ateniesi a Delfi dopo la vittoria di scudo ed elmo (Antonino Di Vita); parte
sinistro Maratona (Antonio Giuliano, Werner di un gruppo, opera di Onatas, offerto
che imbracciava Fuchs); statue provenienti dalla Magna dagli achei a Olimpia (Harrison-Bol-Deub-
uno scudo. Grecia, A raffigurante, con la sua tensione ner); opere predate in un “furto d’arte”
drammatica, un eroe come Aiace, B uno su commissione (come spesso avveniva in
stratega (Enrico Paribeni); A attribuibile età romana fra fine Repubblica e inizio
forse a Fidia, B a influssi greco-orientali Impero) e magari rimaneggiate per fare
(Paolo Enrico Arias); A attribuibile a Mi- pendant fra loro, cosa che spiegherebbe
rone, B a Alkamenes (Giorgios Dontas); le differenze visibili nelle leghe impiegate
non due eroi, ma due “oplitodromi” vit- (Mario Torelli).
37
Nella pagina a fianco: Dopo: si tratta di Tideo e Anfiarao, eroi
particolare del ciclo dei Sette contro Tebe cantato in
del Bronzo A. un antichissimo poema epico, la Tebaide,
e poi nella celebre tragedia di Eschilo, ese-
guiti forse in tempi e modi diversi ma nel
quadro di un programma condiviso da un
grande scultore di Argo, Ageladas, maestro
A destra:
Bronzo B.
A un primo colpo
d’occhio, le statue A
e B appaiono quasi
gemelle, se si eccettua
una lieve maggiore
accentuazione, in B,
della linea pelvica.
Ma un esame
più attento rivela
l’espressione più tesa
e violenta di A,
quasi una grande
forza sul punto
di esplodere, espressa
dallo sguardo intenso
e dai denti digrignati.
41
olimpia, argo e tebe,
tideo e anfiarao
«In un tratto ei si no circa a dugento, il Perseo commis- causato almeno ciò che dà l’anima a
sente un rumore et a uno a uno io gli sionato a Firenze in parte dalla sua una scultura è una
con un lampo di mettevo dinanzi a i da Cosimo I, che, maggiore dimesti- “forma” realizzata
fuoco grandissimo, mia canali, e parte dopo una lunga e chezza con opere in in terra magra e re-
che parve proprio ne feci gittare dren- non sempre agevole oro di dimensioni frattaria (con all’in-
che una saetta si to nella fornace; di lavorazione iniziata più piccole), si trat- terno un’armatura
fussi creata quivi modo che, veduto nel 1545, fu collo- ta della vivacissima di legno) su cui si
alla presenza no- ognuno che ’l mio cato nel 1554 nella testimonianza di spalma cera, che
stra; per la quale bronzo s’era benis- loggia dei Lanzi. una tecnica inven- viene plasmata nei
insolita spaventosa simo fatto liquido L’episodio narrato tata nel mondo an- minimi dettagli, e
paura ognuno s’era et che la mia for- risale al 1549: an- tico e restata in uso che viene a sua vol-
sbigottito, et io più ma si empiva, tutti che se certamente per secoli senza so- ta chiusa entro un
degli altri. Passato animosamente et i momenti della stanziali variazioni. “mantello” di coper-
che fu quel gran ru- lieti mi aiutavano lavorazione non È la tecnica del- tura pure in terra.
more et splendore, et ubbidivano, et erano sempre così la “cera persa”, che All’interno del man-
noi ci cominciam- io or qua or là co- drammatici (biso- può essere realiz- tello vengono dispo-
mo a rivedere in mandavo, aiutavo, gna anche tener zata con procedura sti canali e tubi di
viso l’un l’altro; et et dicevo: o Dio, che conto che lo “sbi- “diretta” e con pro- scarico. Si cuoce
veduto che ’l coper- con le tue immense gottimento” dello cedura “indiretta”. il tutto: la forma e
chio della fornace si virtù risuscitasti da scultore era forse Vediamo la diretta: il mantello si con-
era scoppiato, et si ’e morti, et glorioso
era sollevato di mo- te ne salisti al cie-
do che ’l bronzo si lo… di modo che in
versava, subito fe- tratto ’e s’empié la
ci aprire le bocche mia forma; per la
della mia forma, qual cosa io m’in-
et nel medesimo ginocchiai et con
tempo feci dare al- tutto il cuore ne
le due spine. E ve- ringraziai Iddio».
duto che ’l metallo In questo famo-
non correva con sissimo brano del-
quella prestezza la sua Vita, Benve-
che si soleva fare, nuto Cellini, orafo
conosciuto che la del Rinascimento,
causa forse era per racconta la fusione
essersi consumata in bronzo della sua
la lega per virtù di seconda opera di
quel terribile fuo- grandi dimensioni
co, io feci pigliare (dopo la Ninfa di
tutti i miei piatti et Fontainebleau rea-
scodelle et tondi di lizzata in Francia
stagno, i quali era- per Francesco I):
46
Nella pagina Ricostruzione
a fianco, della prima
da sinistra: officina di Fidia.
forma in cera
persa con canali
di entrata e di sfiato;
disposizione
delle armature
in sbarre di ferro
all’interno delle statue.
solidano, la cera si ma anche grassa e degli scultori e dei un’officina in piena to le distribuzioni
scioglie e defluisce. malleabile. Poi si loro collaborato- attività. di pesi, quella dei
Si cola attraverso distaccano i cal- ri non cessava di Il bronzo appe- tenoni ha rimosso
i canali il bronzo chi, sostituiti da un operare alla fine del na fuso aveva una i fissaggi: nel ri-
fuso (è questa so- nuovo mantello, e processo di fusione: sua luce, anzi un mettere in piedi le
prattutto la fase de- anche in questo ca- dopo il raffredda- suo splendore, che statue nel museo,
scritta da Cellini), so si aggiungono i mento, occorreva lo rendevano quasi gli operatori di
che riempie dall’al- canali e si procede non solo (come si simile all’oro: cosa oggi hanno dovu-
to verso il basso il alla colata. Ma sia è visto) segare i che oggi riesce dif- to reinventare ciò
vuoto lasciato dal- la forma iniziale, canali di bronzo ficile capire, con la che avevano calco-
la cera defluita, di sia i calchi, riman- causati dalla cola- colorazione verdo- lato gli operatori
cui riproduce con gono fuori dal pro- ta, ma (nel caso di gnola, anch’essa a antichi, mettendo
esattezza i dettagli cesso di fusione, e lavorazione a parti suo modo bellissi- a punto inoltre un
rimasti impressi nel potrebbero essere staccate) procedere ma e lucente, che si raffinato sistema
mantello; i tubi di riusati, per esem- a delicate saldature è formata nei seco- antisismico. Non
scarico assicurano pio, in caso di cat- per l’assemblaggio. li, e che nessun re- solo per questo, ma
la fuoriuscita dei tiva riuscita del pri- Nei Bronzi, queste stauro, nemmeno il a causa degli infini-
vapori. Il mantello, mo tentativo. sono realizzate con più sofisticato, po- ti trattamenti subiti
a raffreddamento Per quanto ri- tale maestria da es- trà sostituire. per portare i Bronzi
avvenuto, si smon- guarda i Bronzi, do- sere passate inizial- Venivano lascia- allo splendore che
ta; i canali, anch’es- po le prime analisi mente inosservate e te all’interno delle tutti ammiriamo, i
si divenuti bronzo, condotte a Firenze da essere state rive- sculture sia l’ar- problemi di stati-
si segano accura- si era pensato all’u- late solo da esami matura su cui era ca sono notevoli, e
tamente; la statua so della procedura molto avanzati. Che stata plasmata la risolverli è stato al
è pronta, e sarà ri- indiretta, mentre, il momento dell’as- “forma” di terra, tempo stesso arduo
finita a freddo. dopo quelle effet- semblaggio fosse sia la terra stessa. ed esaltante.
Con la procedu- tuate nel 1992- fondamentale (non Quest’ultima, come Belli ma fragili,
ra indiretta, dalla 1995, si è giunti alla solo per i Bronzi di si è visto, nel caso dunque. Tutto ciò
forma si ricavano conclusione che la Riace!) è ovvio: l’il- dei Bronzi è stata dovrebbe rendere
calchi (è anche pos- procedura adottata lustrazione dei vari estratta per esegui- chiaro che è bene,
sibile la lavorazione fosse quella diretta. momenti di un’ope- re analisi, poi rive- d’ora in poi, non
a parti staccate), al Certo più audace, razione del genere latesi fondamentali. toccare nulla. Tanto
cui interno si spal- poiché in presenza è p r e s e n te n e l l a L’estrazione è stata più bizzarre, quin-
m a l a cera ; poi, di eventuali incon- pittura vascolare, eseguita rimuo- di, sono le già ri-
all’interno (a sua venienti è più diffi- e più precisamen- vendo i “tenoni”, i cordate proposte di
volta) della cera, cile rimediare, ma te nella Kylix della perni cioè (due sot- mandare i Bronzi a
con un’armatura proprio per questo Fonderia, nella cop- to ogni piede) che rappresentare l’Ita-
in sbarre di ferro, più adatta a essere pa cioè (trovata a tenevano le statue lia (trascurando, fra
si comprime terra, scelta da artisti di Vulci, in provincia ancorate alla loro l’altro, che sono sta-
che può essere non primissima gran- di Viterbo, e con- base originaria. ti eseguiti in Gre-
necessariamente dezza. In ogni caso, servata nei Musei di L’asportazione cia) alle più svariate
magra e refrattaria, la raffinata “mano” Berlino) che mostra della terra ha varia- manifestazioni.
47
quadro cronologico
AVVENIMENTI ARTE GRECA NEL SECOLO AVVENIMENTI ARTE GRECA NEL SECOLO
STORICI DEI BRONZI DI RIACE STORICI DEI BRONZI DI RIACE
Tra quest’anno e il 494 a.C.: rivolta 499 a.C. 471 a.C. Potente cinta difensiva dell’Acro-
di Mileto e di altre città greche poli di Atene (prima realizzazione
dell’ Asia Minore contro l’impero dopo le guerre persiane del 490 e
persiano: Atene partecipa inviando 480-479) fatta costruire da Cimo-
una flotta. ne, figlio del vincitore di Maratona,
Milziade.
Temistocle diviene arconte, mas- 493 a.C.
sima carica di Atene città-stato.
Tra quest’anno e il 463 a.C.: nuova 469 a.C.
vittoria dell’alleanza greca sui
Prima spedizione dei persiani in 490 a.C. persiani nella battaglia del fiume
Grecia: le truppe del “re dei re” Eurimedonte; Atene reprime con
Dario distruggono Eretria nell’isola la forza le ribellioni di alcuni alleati
di Eubea, ma successivamente i nella Lega delio-attica (Nasso, Taso).
greci, sotto la guida dell’ateniese
Milziade, vincono la battaglia di
Maratona. 465 a.C. Ha inizio a Eleusi, da parte di
Iktinos, la ricostruzione del Tele-
sterion, edificio che non sarà mai
Tra quest’anno e il successivo, 488 a.C. completato.
pur in una situazione di tensione
ancora viva con l’impero persiano,
Atene non evita di riprendere una Inizio delle ostilità fra Atene e Sparta. 461 a.C.
guerra già intrapresa in passato
contro l’isola di Egina.
Tra quest’anno e il 453 a.C.: inizio 460 a.C. Tra quest’anno e il 450 a.C.:
Impero persiano: a Dario succede 485 a.C. dell’età di Pericle ad Atene; vittorie creazione del Discobolo, opera
Serse. ateniesi contro le città di Tebe e Ta- di Mirone.
nagra; le città della Beozia ed Egina
costrette da Atene a entrare nella
Nel monte Laurio,nell’Attica, si 483 a.C. Lega delio-attica; il tesoro della
scopre una nuova e ricca miniera lega trasferito da Delo ad Atene.
d’argento; per impulso di Temisto-
cle, si allestisce una grande flotta.
450 a.C. Attorno a quest’anno: inizio, se-
condo le periodizzazioni conven-
Seconda, e strategicamente an- 480 a.C. Tra quest’anno e il 450 a.C.: arte zionali, della vera e propria età
cor più impegnativa, spedizione “severa”. Si concentrano soprat- classica (che durerà fino al 323
persiana in Grecia. Serse vince tutto in questo trentennio i ten- a.C., anno della morte di Alessan-
alle Termopili, ma presso l’isola di tativi di datazione dei Bronzi di dro Magno). È più o meno a questa
Salamina la flotta persiana viene Riace (con A ritenutoprecedente data che risale la creazione del
sbaragliata da quella fatta allestire a B), finché l’ipotesi di Paolo Mo- Doriforo di Policleto.
da Temistocle. reno, secondo cui si tratterebbe di
opere facenti parte di uno stesso
gruppo ad Argo, riduce il divario Pace di Callia stipulata fra Ate- 449 a.C. Tra quest’anno e il 445 a.C.: co-
cronologico fra i due, che si col- ne (con la Lega delio-attica) e i struzione del tempio di Efesto ad
locherebbero poco prima della persiani. Atene.
metà del secolo. Di questi anni
anche lo Zeus (o Poseidon) di capo Gli ateniesi, sconfitti a Cheronea, 447 a.C. Tra quest’anno e il 438 a.C.: co-
Artemisio. si ritirano dalla Beozia, che rico- struzione del Partenone da parte di
stituisce una propria federazione. Iktinos sotto la supervisione di Fidia.
Decisiva vittoria greca a Platea 479 a.C.
e a Micale. Tra quest’anno e il 440 a.C.: rivolte 446 a.C.
anti-ateniesi dell’Eubea, di Samo,
Tra quest’anno e il successivo: 478 a.C. di Bisanzio.
costruzione delle mura ad Atene;
fondazione della Lega delio-attica Illusoria pace fra Atene e le città 445 a.C.
sotto l’egemonia di Atene. del Peloponneso.
48
AVVENIMENTI ARTE GRECA NEL SECOLO
STORICI DEI BRONZI DI RIACE
Bronzo B.
49
bibliografia
Opere di carattere generale: fra quelle che hanno fornito impor- A. Di Vita, I Bronzi di Riace, la Statua di Mozia, Pitagora, in AA.VV.,
tanti spunti per il presente dossier, ricordiamo B. d’Agostino, Grandi Lo stile severo in Grecia e in Occidente, Roma 1995, pp. 73-78; E.
monumenti. Grecia, Milano 1971; G. Becatti, L’arte dell’età classi- La Rocca, s.v. Riace, in Enciclopedia dell’arte antica, II suppl., IV,
ca, nuova ed. Firenze 1995; A. Giuliano, Storia dell’arte greca, II ed. Roma 1996, pp. 730-734; P. Moreno, I Bronzi di Riace, il Maestro
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Riletture di alcuni capolavori: L. Beschi, Il fregio del Partenone, Riace. Ipotesi ricostruttiva, Reggio Calabria 2000; C. Sabbione, I
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Nicosia, I Bronzi di Riace, Firenze 1981; A. Giuliano, I grandi Bronzi restituiti dal mare, Milano 2014.
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pp. 5-6; Due bronzi da Riace, a cura di L. Vlad Borrelli, P. Pelagatti, 2 scenza, a cura di A. Melucco Vaccaro, G. De Palma, I, Roma 2003; I
voll., Roma 1984 (“Bollettino d’arte”, serie speciale, III); Gli eroi ve- Bronzi di Riace. Restauro come conoscenza. II. Scavo all’interno delle
nuti dal mare, a cura di L. M. Lombardi Satriani e M. Paoletti, Roma statue, a cura di M. Micheli e M. Vidale, Roma 2003; R. Spadea, I
1986; W. Fuchs, Thesen zu den Riace-Statuen, in “XII Congrès Inter- grandi bronzi di Riace. Appunti sulla conservazione, in Il Museo Na-
national d’Archéologie Classique”, III, 1988, pp. 52-56; M. Harari, A zionale di Reggio Calabria. I tesori della Magna Grecia, a cura di E.
proposito dei Bronzi di Riace, in “Athenaeum”, 66, 1988, pp. 417-427; Lattanzi, Roma 2007.
Bronzo A,
particolare del volto.
50