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FILOLOGIA E TRADIZIONE CLASSICA

Collana ideata da Salvatore Cerasuolo


e diretta da Salvatore Cerasuolo e Giuseppina Matino
9

GENERI SENZA CONFINI


La rappresentazione della realtà
nel mondo antico

a cura di

Giuseppina Matino, Flaviana Ficca, Raffaele Grisolia

SATURA EDITRICE
Volume pubblicato con i fondi per la ricerca
del Dipartimento di Studi Umanistici
dell’Università degli Studi di Napoli Federico II

Prima della pubblicazione,


tutti i saggi sono stati sottoposti a peer review obbligatoria
da parte di due referee.
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ISBN 978-88-7607-193-5
DANIELA MILO

Fra teatro e oratoria: il mito di Busiride

Abstract: The myth of Busiris has been the subject of theatrical perfor-
mances and a homonymous Isocrates’ prayer. Compared to treatment of the
history of the comic poets and Euripides’ Busiris, of which very few fragments
have been received, Isocrates offers a new vision of the legendary king,
criticizing the arguments of the rhetor Policrates. The rhetorical analysis of the
text leads to reflections on the application of praise’s topoi and on the vision of
the isocratean paideia. Through the exaltation of the institutions and laws of
Egyptian civilization, and of its founder, Isocrates also praises Athens, to
whom he intends to offer, in a particular historical moment, a cultural, ideal
and moral support with his speech.

1. Il mito di Busiride, il cruento sovrano d’Egitto che sacrificava


sull’altare di Zeus gli stranieri che giungevano nella sua terra, è l’ar-
gomento dell’omonima orazione isocratea (or. 11) che, secondo quanto
indicato dall’antica hypothesis1, è uno dei quattro encomi2. La storia su-
scitò l’interesse dei poeti comici, in particolare per i risvolti grotteschi e
per il riferimento alle gozzoviglie del banchetto, e non ultimo, come si
verrà a dire, per il legame con le ‘fatiche’ di Eracle; diversi commedio-
grafi antichi, a quanto si sa, trattarono la vicenda, e le numerose pitture
vascolari – tutte riferibili ad un’epoca compresa tra VI e IV secolo, e di
provenienza per lo più ateniese –, che rappresentano in particolare la
scena della uccisione di Busiride da parte di Eracle, ne sono testimo-

1
La hypothesis dà notizie sulle circostanze di composizione dell’orazione e informa so-
lo nella parte finale dell’argomento vero e proprio (ma cfr. infra, nota 8). Per una riflessione
sul genere retorico delle hypotheseis dei discorsi isocratei, cfr. ora Vallozza 2017.
2
La cronologia del Busiride è incerta. Due sono le tendenze principali: che si collochi
verisimilmente a ridosso del 390 (cfr. Mathieu-Brémond 1956, pp. 183-200; Eucken 1983,
pp. 173 ss.), ad apertura della scuola isocratea; che sia collocabile negli anni della Repubbli-
ca platonica, di cronologia ugualmente incerta, ma comunque intorno al 370 (cfr. la discus-
sione in Livingstone 2001, pp. 40 s., 44-47, che propende per la cronologia più tarda, rite-
nendo il Busiride successivo all’orazione Contro i Sofisti, all’Elena e al Panegirico; cfr., per
una discussione sulla relazione tra il Busiride e le opere di Platone, anche Hernández de la
Fuente 2013, in part. pp. 193, 200-201). Cfr. infra, nota 37.
228 DANIELA MILO

nianza3. Qualche frammento e pochi frustuli restano pure di un perduto


dramma satiresco euripideo sull’argomento4.
Ma veniamo brevemente alla storia, così come narrata dallo Pseudo-
Apollodoro. Al tempo dell’arrivo di Eracle in Egitto, re della Libia era
Anteo, figlio di Poseidone; Anteo costringeva gli stranieri a lottare con-
tro di lui e poi li ammazzava. Eracle lo uccise, attraversò l’Egitto, il cui
re era Busiride, figlio di Poseidone e Lisianassa, figlia di Epafo5. Busiri-
de aveva l’abitudine di sacrificare i suoi ospiti forestieri, per un oracolo
a lui dato dall’indovino Frasio, cioè che la carestia che da nove anni6
aveva colpito l’Egitto, sarebbe cessata solo se egli avesse immolato ogni
anno a Zeus uno straniero. Busiride così, nel vano tentativo di sacrifi-
care l’invincibile Eracle, fu a sua volta ucciso, insieme al figlio Anfida-
mante7.
Nell’orazione isocratea compare, richiamato a quanto sembra, un
elemento nuovo del mito: la pratica, da parte del re egizio, del can-
nibalismo; sono dunque i feroci costumi di Busiride a costituire, per
Isocrate, motivo di polemica con il retore Policrate, che, nell’intento di
fare l’elogio di Busiride, si era reso colpevole di aver trattato male la
materia, evidenziando gli aspetti più cruenti e barbari dell’indole del re
egizio, e attribuendogli doti sovrumane. Isocrate, pertanto, allo scopo di
dare prova al suo rivale di come dovesse costruirsi un elogio degno di
tale nome, dopo avergli indicato i punti deboli del suo lavoro8, procede,

3
Cfr. Laurens 1986. Il soggetto delle rappresentazioni è sempre inerente all’episodio di
Eracle.
4
Frr. 1-4 JvL (VIII/2, pp. 37-47; frr. 313-315 Kn.), su cui infra.
5
In Plutarco madre di Busiride è Anippe, figlia del Nilo (vit. 38).
6
Così in Call., fr. 44 Pf. (= 51 Massimilla 1996, ma cfr. infra) e in Igino (fab. 56, ma in
Serv., in Verg., georg. 3, 5 si parla di otto anni), in cui il nome dell’indovino è Thasius (così
pure in Ov., ars 1, 649).
7
Cfr. (Ps.)Apollod. 2, 5, 115-116: ταύτης ἐβασίλευε παῖς Ποσειδῶνος Ἀνταῖος, ὃς τοὺς
ξένους ἀναγκάζων παλαίειν ἀνῄρει. τούτῳ παλαίειν ἀναγκαζόμενος Ἡρακλῆς ἀράμενος
ἅμμασι μετέωρον κλάσας ἀπέκτεινε· ψαύοντα γὰρ γῆς ἰσχυρότερον συνέβαινε γίνεσθαι, διὸ
καὶ Γῆς τινες ἔφασαν τοῦτον εἶναι παῖδα. μετὰ Λιβύην δὲ Αἴγυπτον διεξῄει. ταύτης ἐβασίλευε
Βούσιρις Ποσειδῶνος παῖς καὶ Λυσιανάσσης τῆς Ἐπάφου. οὗτος τοὺς ξένους ἔθυεν ἐπὶ βωμῷ
Διὸς κατά τι λόγιον· ἐννέα γὰρ ἔτη ἀφορία τὴν Αἴγυπτον κατέλαβε, Φρασίος δὲ ἐλθὼν ἐκ
Κύπρου, μάντις τὴν ἐπιστήμην, ἔφη τὴν ἀφορίαν παύσασθαι ἐὰν ξένον ἄνδρα τῷ Διὶ σφάξωσι
κατ᾽ἔτος. Βούσιρις δὲ ἐκεῖνον πρῶτον σφάξας τὸν μάντιν τοὺς κατιόντας ξένους ἔσφαζε.
συλληφθεὶς οὖν καὶ Ἡρακλῆς τοῖς βωμοῖς προσεφέρετο τὰ δὲ δεσμὰ διαρρήξας τόν τε
Βούσιριν καὶ τὸν ἐκείνου παῖδα Ἀμφιδάμαντα ἀπέκτεινε. Cfr. anche Gantz 1993, p. 418.
L’uccisione di Busiride è menzionata anche da Igino tra i parerga di Eracle (fab. 31).
8
§ 5 (il testo della hypothesis e del Busiride è citato, con i relativi riferimenti, secondo
l’edizione di Mathieu-Brémond 1956): τοσούτου δεῖς οὕτω κεχρῆσθαι τοῖς λόγοις ὥσθ᾽ ὑπὲρ
μὲν Βουσίριδος ἀπολογήσασθαι φάσκων οὐχ ὅπως τῆς ὑπαρχούσης αὐτὸν διαβολῆς
ἀπήλλαξας, ἀλλὰ καὶ τηλικαύτην αὐτῷ τὸ μέγεθος παρανομίαν προσῆψας, ἧς οὐκ ἔσθ᾽ ὅπως
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 229

nella pars construens, alla dimostrazione pratica, di fatto scrivendo


l’encomio (§§ 10-29), e impiegando τόποι chiaramente riconoscibili nel-
la teoria dei discorsi di elogio, quali il γένος e le doti naturali, in una or-
ganizzazione del testo in cui sono chiaramente individuabili determinati
nuclei tematici: la genealogia (§§ 10-11), le qualità geografiche del-
l’Egitto (§§ 12-14), la costituzione degli Egizi (§§ 15-20), il percorso
culturale stabilito da Busiride (§§ 21-23), la religione e le pratiche asce-
tiche (§§ 24-27), i rituali relativi alla ὁσιότης (§§ 28-29)9. Policrate ha
sbagliato due volte: non solo per la sua Apologia di Busiride, ma anche
per l’Accusa di Socrate, poiché in quest’ultimo caso, proponendosi di
accusare Socrate, lo ha in realtà elogiato: nella hypothesis anonima
dell’orazione isocratea, infatti, l’autore si sofferma a lungo su questa
opera di Policrate, retore su cui fornisce scarne informazioni: egli era
ateniese, ed esercitava a Cipro la sua attività10. Dopo essersi soffermato
ancora su Socrate, l’anonimo passa bruscamente all’argumentum del
Busiride:
«Questa è la storia del Busiride – afferma –: Busiride era figlio di Li-
bia e di Poseidone: costui, generato nella regione di Libia, ma avendo a
spregio di abitar lì, scelse l’Egitto, e vi fondò una città a lui omonima,
Busiris, che ancora oggi si chiama così. Gli si imputava l’accusa di esse-

ἄν τις δεινοτέραν ἐξευρεῖν δυνηθείη· τῶν γὰρ ἄλλων τῶν ἐπιχειρησάντων ἐκεῖνον λοιδορεῖν
τοσοῦτον μόνον περὶ αὐτοῦ βλασφημούντων ὡς ἔθυε τῶν ξένων τοὺς ἀφικνουμένους, σὺ καὶ
κατεσθίειν αὐτὸν τοὺς ἀνθρώπους ᾐτιάσω. Σωκράτους δὲ κατηγορεῖν ἐπιχειρήσας, ὥσπερ
ἐγκωμιάσαι βουλόμενος Ἀλκιβιάδην ἔδωκας αὐτῷ μαθητὴν, ὃν ὑπ᾽ ἐκείνου μὲν οὐδεὶς
ᾔσθετο παιδευόμενον, ὅτι δὲ πολὺ διήνεγκε τῶν Ἑλλήνων, ἅπαντες ἂν ὁμολογήσειαν. Cfr.
anche le edizioni commentate di Antonibon 1903 e Giovannacci 1955. Sulla critica al
discorso ‘paradossale’ di Policrate e sulla presenza, nel testo del Busiride, di tratti di tal
genere di discorso, cfr. Vasunia 2001, pp. 193-207; Blank 2013, pp. 20, 29, che, pur
condividendo alcune delle argomentazioni espresse da Vasunia 2001, individua il fondo
‘serio’ presente nell’Elena e nel Busiride, in particolare, per il Busiride, nella descrizione
dello stato ideale (su cui cfr. anche Froidefond 1971, pp. 239-240).
9
Si veda rhet. ad Alex., in cui tra le categorie indicate per l’elogiο ci sono il γένος e le
virtù (1441a 16 ss.), in base alle quali (1441b 18 ss.: δικαιοσύνη, σοφία, ἀνδρεία) si svolgono
le attività. Cfr. anche l’impiego dei τόποι nell’Evagora (su cui cfr. Vallozza 1998), in part. §§
22-24. Il Busiride presenta ad incipit uno stile epistolare: Isocrate infatti dice di inviare be-
nevolmente a Policrate i suoi suggerimenti in forma di lettera, in privato (§ 2, su cui Usener
1993, p. 38). «Il Busiride […] è un protrettico in forma epistolare che ha per oggetto la tec-
nica dell’encomio, esemplificata da un sintetico elogio di Busiride» (Nicolai 2004, p. 122).
Per un’analisi dell’opera sotto il profilo stilistico, cfr. Usher 1973 e Livingstone 2001, pp.
21-27. Per un’analisi retorica della struttura dell’orazione, cfr. Papillon 2001; per la teoria e
la pratica dell’encomio in epoca classica, cfr. Pernot 1993, I, pp. 19-25. Un’analisi del Busi-
ride volta a coglierne, al di là delle ‘istruzioni tecniche’, anche delle motivazioni legate ad
una interpretazione morale e pedagogica, è stata condotta da Blank 2013, pp. 2-6, 13-33.
10
Per la figura del retore Policrate, cfr. Livingstone 2001, pp. 28-40.
230 DANIELA MILO

re xenofobo e di sacrificare gli stranieri. Dunque Policrate, poiché sofi-


sta e logografo, volle scrivere un’Αpologia per Busiride, per le accuse
che gli venivano mosse: per questa, lo stesso Isocrate lo attacca, e gli in-
dica come bisognasse scrivere l’elogio. Per tale ragione, questo discorso
appartiene ai quattro encomi»11.
Così si conclude la hypothesis. Come si può osservare, l’autore non
riferisce, tra i capi di accusa, circa la pratica del cannibalismo, di cui
Isocrate, nel Busiride, fa esplicita menzione come di uno dei punti di
maggiore debolezza del discorso di Policrate: questo dato non risulta at-
testato nella tradizione precedente o coeva al retore, e costituisce il pun-
to oscuro relativo al mito di Busiride: Policrate era stato ben lontano
dall’attenersi, nei suoi discorsi, alle norme di buon senso per un’accusa
e per un elogio, ma non si era limitato a questo, poiché aveva affibbiato
a Busiride un’accusa di tale gravità, che difficilmente se ne sarebbe po-
tuta trovare una più pesante. Gli altri, infatti, avevano cercato di diffa-
marlo dicendo che sacrificava gli stranieri da lui giunti, ma Policrate lo
aveva addirittura tacciato di antropofagia12. Ma su Isocrate torneremo a
breve.

2. Del mito è menzione in Ferecide: Eracle, dopo essere passato in


Libia e aver ucciso l’hybristès Anteo, si reca in Egitto13. Non è certo se
lo storico presentasse una spiegazione della pratica di Busiride della
ξενοκτονία, ma il tiranno muore, per giustizia eroica, sul proprio alta-
re14, insieme al figlio Anfidamante, all’araldo Calbe e alla sua scorta.
L’episodio figura anche nell’Heraclea di Paniassi, in cui l’allusione è
alla pratica del sacrificio umano, accompagnata da un’offerta di torte e
uccellini, presumibilmente per l’allestimento della festa sacrificale15.
Paniassi doveva presentare l’incidente come un attacco di Eracle alla
collettività egizia16, senza focalizzarsi in particolare sulla figura di Busi-
ride: aspetto, questo, che pare essere quello di maggiore evidenza anche
nelle Storie erodotee. Erodoto infatti, omettendo nomi di re, riconduce
11
Ibid., rr. 45-46.
12
Busir. 5 (supra, nota 8).
13
Cfr. FGrH 3 F 17 (= schol. in Apoll. Rhod. 4, 1396 Wendel = F 17, p. 287 Fowler
2000 = F 66, pp. 144-147 Dolcetti 2004): ἀφικνεῖται ἐπὶ τὸν Νεῖλον εἰς Μέμφιν παρὰ
Βοῦσιριν τὸν Ποσειδῶνος, ὃν κτείνει καὶ τὸν παῖδα αὐτοῦ Ἰφιδάμαντα καὶ τὸν κήρυκα
Χάλβην καὶ τοὺς ὀπάονας πρὸς τῷ βωμῷ τοῦ Διός, ἔνθα ἐξενοκτόνει.
14
Cfr. Livingstone 2001, p. 78.
15
Cfr. Panyass., fr. 12 Bernabé = Seleuc. Alex., FGrH 634 F 2 = Athen. 4, 172d. Cfr.
Matthews 1974, pp. 126-128.
16
Cfr. Livingstone 2001, pp. 78-79.
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 231

la vicenda ad un incontro tra l’eroe greco per eccellenza e il popolo egi-


zio inteso come un gruppo: un storia che riflette la tradizione di man-
canza di relazioni amichevoli tra Greci e Egizi, ostili anche questi ai sa-
crifici di sangue, cosa, probabilmente, ignorata dai Greci17. Eracle passa
in Egitto, ma non v’è menzione nello specifico di Busiride18.
Al mito era dedicata anche una sezione degli Aitia callimachei (frr. 44-
47 Pf.; cfr. 51-55 Massimilla 1996, e le pp. 361-365): qui il racconto è asso-
ciato a quello del toro di bronzo del tiranno Falaride di Agrigento – come
avverrà in Ov., ars. 1, 647-652 –, simile a Busiride per la crudeltà19. Più
tardi, nel racconto di Diodoro Siculo, si nomina l’uccisione di Busiride da
parte di Eracle (4, 18, 1: l’episodio è inserito nel corso della ricerca di Era-
cle delle vacche di Gerione; in 27, 3 Busiride è un predone che aveva rapi-
to le figlie di Atlante liberate poi da Eracle), e vi è anche notizia di un Busi-
ride legato ad una divinità egizia, Osiride che, partendo per una ‘spedizio-
ne’ attorno alla terra, stabilì che Busiride fosse governatore di una parte
dell’Egitto20. Si osservi che il dio nel suo viaggio era mosso dall’intento di
trasmettere delle τέχναι, di civilizzare, e il Busiride isocrateo valorizza pro-
prio questo aspetto: nel passo di Diodoro tuttavia l’identificazione tra que-
sto Busiride e il personaggio del mito non è sicura.

3. Ma torniamo a Isocrate. Se la pratica del cannibalismo era un da-


to da tenere di necessità lontano da un discorso di elogio, altrettanto
doveva dirsi per l’attribuzione a Busiride, sempre da parte di Policrate,
di doti sovrumane, come la deviazione del delta del Nilo: nella ripresa
isocratea, il particolare viene còlto e sviluppato in maniera razionalistica
e funzionale al discorso che Isocrate intende portare avanti, cioè la scel-
ta, da parte di Busiride, del delta del Nilo come propria sede (Busir. 12-
13, 31), in dispregio della Libia, regno ereditato per parte materna, e
17
Cfr. Herod. 2, 45. Per un’analisi del mito di Busiride in Erodoto e della condanna
espressa dai Greci verso gli Egizi, cfr. Vasunia 2001, pp. 177-188; Haziza 2014, in part. le pp.
104-107.
18
Quanto al sacrificio umano, pare che Erodoto conoscesse la notizia di tale usanza presso
gli Egizi, ma la rigettasse. Secondo Porfirio, Amasi avrebbe messo fine ai sacrifici umani sosti-
tuendo gli uomini con statue di cera (Porph., de abstin. 2, 55. Cfr. Girgenti-Sodano 2005,
pp. 433-435). Altre notizie su tale pratica in Sesto Empirico (Pyrr. hyp. 3, 220 s. [I, 192 s.
Mutschmann]) e Ateneo (4, 172d supra cit.). Cfr. Jouan-van Looy 2002, p. 40, nota 10.
19
Cfr. Massimilla 1996, p. 32.
20
Cfr. Diod. Sic. 1, 17, 3. Si osservi che qui Busiride viene considerato compagno e
contemporaneo di Osiride; più in avanti (45, 4) egli viene ricordato come cinquantatreesimo
successore di Menas, e si menziona pure un suo discendente, omonimo, che avrebbe fonda-
to Tebe. Altrove (67, 11 e 88, 5; 4, 18, 1 e 27, 2-3, ma cfr. infra), Diodoro parla del Busiride
avversario di Eracle e xenofobo. Possibile quindi che si trattasse di un altro personaggio.
232 DANIELA MILO

notoriamente arido (§ 11: Τὴν μὲν οὖν μητρῴαν ἀρχὴν ὑπερεῖδεν ἐλάττω
νομίσας ἢ κατὰ τὴν αὑτοῦ φύσιν εἶναι, πλείστους δὲ καταστρεψάμενος
καὶ μεγίστην δύναμιν κτησάμενος ἐν Αἰγύπτῳ κατεστήσατο τὴν βασιλείαν,
οὐκ ἐκ τῶν παρουσῶν μόνον ἀλλ’ ἐξ ἁπασῶν προκρίνας τὴν ἐκεῖ πολὺ
διαφέρειν οἴκησιν):

[31] Volendo fare l’elogio di Busiride tu hai scelto di dire che divise in
due rami il corso del Nilo, a circondarne il paese, e che sacrificava,
mangiandoli, gli stranieri che arrivavano da lui. Ma che fece questo,
non hai fornito alcuna prova21.

L’Egitto, terra felix, appariva a Busiride il luogo più adatto alla co-
stituzione del suo regno22:

[12] Vedeva infatti che gli altri luoghi non erano situati in modo op-
portuno e favorevole rispetto alla natura dell’insieme, ma che alcuni
erano inondati dalle piogge23, altri consumati dall’arsura24, mentre questo
paese, collocato nella più bella posizione del mondo, è capace di pro-
durre frutti copiosissimi e svariatissimi25, ed è cinto dal Nilo come da
un muro immortale. [13] Questo fiume gli fornisce, per sua natura,
non solo protezione, ma anche nutrimento sufficiente, perché non può
essere attaccato e conquistato da coloro che lo sfidano, è comodo per le
comunicazioni e utile per molti aspetti a coloro che vivono al riparo di es-
so. Infatti, in aggiunta ai vantaggi già ricordati, ha reso la loro capacità nel
campo dell’agricoltura pari a quella degli dèi, perché se Zeus è, per gli altri
uomini, dispensatore della pioggia e della siccità26, là invece ciascuno è
arbitro per se stesso dell’una e dell’altra27.
21
Busir. 31: Βουληθεὶς γὰρ Βούσιριν εὐλογεῖν προείλου λέγειν ὡς τόν τε Νεῖλον περὶ
τὴν χώραν περιέρρηξεν καὶ τῶν ξένων τοὺς ἀφικνουμένους θύων κατήσθιεν· ὡς δὲ ταῦτ᾽
ἐποίησεν οὐδεμίαν πίστιν εἴρηκας.
22
Cfr. Hernàndez de la Fuente 2013, per la visione dell’Egitto come luogo dell’utopia e
come «espejo en le que se reflejaba la discusión filosófica y política en la escuela platónica e
isocratea, en cuanto a las alusiones a un modelo de constitución divina regida más bien por
θεῖοι ἄνδρες al viejo estilo del mito que por tecnico de la política» (p. 203).
23
Cfr. Strab. 17, 1, 5 e Amm. Marc. 22, 15, 5.
24
Erodoto afferma che la Libia è soggetta a estate perpetua (2, 26: τῆς Λιβύης τὰ ἄνω
θέρος αἰεὶ κατέχει). Cfr. anche 2, 32; 3, 10; 4, 185. Sul caldo torrido della zona cfr. anche
Sall., bell. Iugurth. 18, 9 e 19; Verg., georg. 1, 233 s.
25
Cfr. l’elogio di Atene in Areop. 74, sui cui infra.
26
Cfr. Hom., Il. 4, 84; Eur., Med. 170, in cui Zeus è rispettivamente «tesoriere di guer-
ra» e «dispensatore di giuramenti» (vd. Vox 2003) e 1415, in cui è «dispensatore di molte
cose». Ma cfr. Theocr. 17, 77-80, in cui è detto che il Nilo, nel rendere fertile l’Egitto, si so-
stituisce alla pioggia donata da Zeus.
27
Ἑώρα γὰρ τοὺς μὲν ἄλλους τόπους οὐκ εὐκαίρως οὐδ᾽ εὐαρμόστως πρὸς τὴν τοῦ
σύμπαντος φύσιν ἔχοντας, ἀλλὰ τοὺς μὲν ὑπ᾽ ὄμβρων κατακλυζομένους, τοὺς δ᾽ ὑπὸ
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 233

Continua poi l’esposizione di τόποι letterari sull’Egitto e sul Nilo28:

[14] E sono giunti a tal culmine di benessere che, per l’eccellenza na-
turale del paese e per l’abbondanza di pianure ricavano frutto da un
continente, ma per la vendita dei prodotti in eccesso e per l’impor-
tazione di quelli di cui sono privi, grazie alla possibilità offerta loro dal
fiume, abitano un’isola; il Nilo, infatti, circondando la regione e attra-
versandola interamente con il suo corso, ha dato loro grande agio per
entrambe queste operazioni.

Nell’ἔπαινος dell’Egitto, si avverte l’eco dei λόγοι erodotei29 e dei


θαυμαστά legati a questa terra, e si consolida una tradizione che avrà
ampia fortuna nella letteratura di età ellenistico-imperiale e tardo anti-
ca. Le lodi della terra si legano alla lode indiretta di Busiride30, che fu εὖ
φρονῶν (cfr. § 15) nella scelta della sede del suo regno. Con il sapiente
impiego di quelli che diventeranno, nella trattazione di Menandro Reto-
re, i τόποι relativi alla descrizione della regione e della città – ubicazione
in zona pianeggiante, protezione di monti31, fusione, per l’elogio della
città, delle caratteristiche del paese e degli abitanti32, qui applicati alla
creazione della rappresentazione dell’Egitto e del Nilo –, Isocrate tra-
sferisce nella sua prosa, con il supporto della retorica e con l’uso della
ὑπερβολή, le immagini erodotee. La descrizione delle condizioni di pro-
sperità della regione, richiama quanto detto nell’Areopagitico a proposi-
to di Atene, in cui stretta appare la connessione tra condizioni ambien-
tali e crescita della ἀρετή33.

καυμάτων διαφθειρομένους, ταύτην δὲ τὴν χώραν ἐν καλλίστῳ μὲν τοῦ κόσμου κειμένην,
πλεῖστα δὲ καὶ παντοδαπὰ τἀγαθὰ φέρειν δυναμένην, ἀθανάτῳ δὲ τείχει τῷ Νείλῳ
τετειχισμένην, ὃς οὐ μόνον φυλακὴν ἀλλὰ καὶ τροφὴν ἱκανὴν αὐτῇ παρέχειν πέφυκεν,
ἀνάλωτος μὲν ὢν καὶ δύσμαχος τοῖς ἐπιβουλεύουσιν, εὐαγωγὸς δὲ καὶ πρὸς πολλὰ χρήσιμος
τοῖς ἐντὸς αὐτοῦ κατοικοῦσιν. Πρὸς γὰρ τοῖς προειρημένοις καὶ τὴν δύναμιν αὐτῶν πρὸς τὴν
τῆς γῆς ἐργασίαν ἰσόθεον πεποίηκεν‧ τῶν γὰρ ὄμβρων καὶ τῶν αὐχμῶν τοῖς μὲν ἄλλοις ὁ Ζεὺς
ταμίας ἐστὶν, ἐκείνων δ᾽ ἕκαστος ἀμφοτέρων τούτων αὐτὸς αὑτῷ κύριος καθέστηκεν. Altro
riferimento è a § 32 (cfr. infra).
28
L’Egitto, grazie alla sua particolare collocazione geografica, ha i vantaggi di un con-
tinente e di un’isola: il fiume Nilo rende l’Egitto un mare (cfr., p. es., Ael. Aristid., or. 36,
122-123; Ael., nat. anim, 10, 43; Heliod. 2, 28; Him., orr. 47, 15, 123-128 e 48, 8-9 Colonna,
su cui cfr. Milo 2012). Cfr., per il commento ai passi isocratei citati, anche Livingstone
2011, pp. 124-133.
29
Cfr., p. es., Herod. 2, 35, 2.
30
Cfr. Pernot 1993, II, pp. 701-702.
31
Cfr. Menand. Rhet. 1, 349, 18 s., p. 38 e 350, 32-351, 1, p. 40 R.-W. Cfr. Pernot 1986.
32
Ibid., 1, 346, 27-29, p. 32 R.-W.
33
Cfr. Areop. 74: Ἐπίσταμαι γὰρ ἐν μὲν τοῖς ἄλλοις τόποις φύσεις ἐγγιγνομένας καρπῶν
καὶ δένδρων καὶ ζῴων ἰδίας ἐν ἑκάστοις καὶ πολὺ τῶν ἄλλων διαφερούσας, τὴν δ᾽ ἡμετέραν
234 DANIELA MILO

Il legame tra prosperità del paese e valorizzazione delle inclinazio-


ni34 conduce il discorso a quell’ideale di paideia posta come fine nel
percorso formativo indicato da Busiride per i giovani egizi: i sostenitori
di una cronologia dell’orazione intorno al 370 vedono, proprio nella se-
zione del Busiride dedicata all’educazione dei sacerdoti e dei giovani35,
il riflesso di alcuni temi della Repubblica di Platone: è innegabile che la
costituzione degli Egizi in certi aspetti ne richiami il programma, in par-
ticolare nella divisione in tre classi; nel Busiride si ha una classe di sa-
cerdoti, guerrieri e lavoratori36 (§ 15: μετὰ δὲ ταῦτα διελόμενος χωρὶς
ἑκάστους, τοὺς μὲν ἐπὶ τὰς ἱερωσύνας κατέστησεν, τοὺς δ᾽ ἐπὶ τὰς τέχνας
ἔτρεψεν, τοὺς δὲ τὰ περὶ τὸν πόλεμον μελετᾶν ἠνάγκασεν)37. Busiride
ebbe il merito di occuparsi della φρόνησις, della cura delle attività dello
spirito, e si preoccupò di rendere saggio il suo popolo, procurò ai sa-
cerdoti εὐπορία, concedendo così loro di poter praticare la σωφροσύνη,
tramite la garanzia della σχολή; per i giovani, stabilì che si occupassero
in primis di attività scientifiche (astronomia, calcolo, geometria), senza
per questo trascurare le discipline umanistiche38. Per Isocrate, dunque,

χώραν ἄνδρας φέρειν καὶ τρέφειν δυναμένην οὐ μόνον πρὸς τὰς τέχνας καὶ τὰς πράξεις καὶ
τοὺς λόγους εὐφυεστάτους, ἀλλὰ καὶ πρὸς ἄνδρειαν καὶ πρὸς ἀρετὴν πολὺ διαφέροντας: «so
che, mentre negli altri luoghi nascono specie di frutti, alberi e animali caratteristiche di cia-
scuno e molto diverse da quelli degli altri, il nostro paese è in grado di produrre e nutrire
uomini non solo assai ben dotati per l’arte, l’azione e la parola, ma che si distinguono molto
per coraggio e valore». Cfr. anche Xenoph., vectig. 1, 3.
34
Cfr. anche antid. 185, 187, e 189-190, in cui la predisposizione naturale è l’elemento
più importante per chi voglia diventare oratore.
35
Cfr. §§ 21-23.
36
In Erodoto le classi sono sette (cfr. 2, 164).
37
Cfr. Busir. 15-17 e Plat., resp. 3, 414d-415c. In part. Eucken 1983, pp. 172-212, so-
stiene la tesi della datazione tarda proprio sulla base dei riferimenti alla Repubblica platoni-
ca, di cui Isocrate farebbe parodia nel Busiride (ma che non si tratti di una semplice paro-
dia, mi pare sia dimostrato dalle argomentazioni di Hernández de la Fuente 2013, vd. in
part. p. 201). Sicuramente il Busiride riflette discussioni del tempo sull’organizzazione e de-
finizione dell’iter formativo dei giovani. Livingstone 2001, p. 48, ritiene che il Busiride deb-
ba porsi tra la Repubblica e il Fedro (anche Masaracchia 1995, p. 28, è dell’avviso che Isocrate
conoscesse la Repubblica). Ma cfr. supra, nota 2. Nel Timeo (24ab) le classi sono sempre
tre (ἱερεῖς, δημιουργοί e τὸ μάχιμον). Cfr. anche, per un’ampia discussione sulla questione,
Masaracchia 1995, pp. 48-73 e 133-135. In generale è da sottolineare l’importanza nel IV
secolo della discussione sulle forme di governo e sul dibattito sull’utopia politica in relazio-
ne a Platone, in particolare alle Leggi, per quanto concerne il discorso sulla specializzazione
delle classi (374b ss. e 846d-847a: cfr. Hernàndez de la Fuente 2013, in part. pp. 194 ss.): da
rilevare che nelle Leggi si coglie l’idea di governo da parte di un semi-divino o di esseri stra-
ordinari (ibid., p. 195) e, in generale, le Leggi si pongono come ultima riflessione di Platone
sul problema dell’utopia politica e della costituzione perfetta (ibid., pp. 201-201).
38
Cfr. Busir. 21-23. Si veda il programma educativo dato da Platone nella Repubblica
(p. es. 7, 530b, 536d). Il principio della specializzazione delle attività in relazione alle pro-
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 235

Busiride è sostanzialmente l’autore di un ottimo assemblaggio statale


(Busir. 32)39:

[32] Ma tanto più di noi sei lontano dal dire cose credibili, in quanto
io lo ritengo autore di nessuna cosa impossibile, ma di leggi e di una
costituzione politica, che sono opere proprie di uomini eccellenti; tu
invece lo rappresenti artefice di due azioni tali, che nessuno mai degli
uomini compirebbe, perché una è propria della ferocia delle fiere,
l’altra della potenza degli dèi40.

4. Gli aspetti positivi, presenti in Isocrate, legati alla figura di Busi-


ride, erano verisimilmente assenti nella trattazione riservata al mito nelle
commedie intitolate Busiride di autori collocabili tra V e IV secolo, Cra-
tino, Antifane, Efippo e Mnesimaco. Ci sono pervenuti anche due
frammenti del perduto Busiride di Epicarmo, il 18 e 19 K.-A., uno dei
quali potrebbe essere la descrizione, da parte di un servo, della ghiotto-
neria di Eracle41, lo straniero giunto da poco alla reggia42; l’altro, costi-

prie attitudini richiama anche l’ideale espresso nell’Aereopagitico, in cui Isocrate parla di
una divisione della popolazione da parte degli Aereopagiti per ottimizzare l’impiego dei cit-
tadini (cfr. Areop. 43-44). Sulla valorizzazione del Busiride come discorso che riflette
l’habitus intellettuale di Isocrate nell’àmbito del suo programma di educazione, cfr. Bons
2000, pp. 131-139.
39
Anche Pitagora, secondo Isocrate, avrebbe appreso in Egitto la filosofia e la pratiche
sacrificali, introducendole poi tra i Greci (cfr. §§ 28-29). In Pitagogora è altresì da vedere la
figura per eccellenza del legislatore di ispirazione divina o mantica (cfr. Hernàndez de la
Fuente 2013, pp. 197-198).
40
Busir. 32: Ἀλλὰ τοσούτῳ πλέον ἡμῶν ἀπέχεις τοῦ πιστὰ λέγειν, ὅσον ἐγὼ μὲν οὐδενὸς
αὐτὸν αἰτιῶμαι τῶν ἀδυνάτων, ἀλλὰ νόμων καὶ πολιτείας αἵπερ εἰσὶ πράξεις τῶν ἀνδρῶν τῶν
καλῶν κἀγαθῶν‧ σὺ δὲ τοιούτων δημιουργὸν ἀποφαίνεις, ὧν οὐδέτερον οὐδεὶς ἂν ἀνθρώπων
ποιήσειεν, ἀλλὰ τὸ μὲν τῆς τῶν θηρίων ὠμότητος, τὸ δὲ τῆς τῶν θεῶν δυνάμεως ἔργον ἐστίν.
41
Fr. 18 K.-A. (= 21 Kaibel = 8, pp. 14-16 Olivieri 1946): «se lo vedessi mangiare, mor-
resti: la strozza preme di dentro, rumoreggia la mascella, il molare fa rumore, il canino stri-
de, cigola con il naso, scuote le orecchie»; il frammento è tràdito da Ateneo (10, 411ab): ἦν καὶ ὁ
Ἡρακλῆς ἀδηφάγος‧ ἀποφαίνονται δὲ τοῦτο σχεδὸν πάντες ποιηταὶ καὶ συγγραφεῖς. Ἐπίχαρμος
μὲν ἐν Βουσίριδι λέγων ‘πρῶτον - οὔατα’.
42
Cfr. Eur., Alc. 756-760, in cui si prende di mira la φιλοποσία di Eracle (parallelo già
rilevato da Olivieri 1946, p. 15). Il tema della ghiottoneria di Eracle trova altri riferimenti
già in Epicarmo, come testimonia il titolo Ἡρακλὴς ὁ πὰρ Φόλῳ (fr. 66 K.-A.), il quale ci
porta a considerare un’attestazione arcaica della philoposia di Eracle, vale a dire il fr. 22a
D.-F. di Stesicoro (Gerioneide), σκύφιον δὲ λαβὼν δέπας ἔμμετρον ὡς / τριλάγυνον / πί᾽
ἐπισχόμενος, τό ῥά οἱ παρέθη-/κε Φόλος κεράσας: «presa una coppa a forma di scifo della
misura di tre lagene, bevve, sollevandola. Gliel’aveva data Folo, colma» (trad. di De Marti-
no 1984, p. 149). Sul frammento stesicoreo, e su possibili precedenti a questa rappresenta-
zione di Eracle, vd. Lazzeri 2008, pp. 275-309; Curtis 2011, pp. 88 e 160-162 (che rinvia ai
frr. 78 e 290 K.-A. di Epicarmo), e Finglass in Davies - Finglass 2014, pp. 109 e 290-292. Per
236 DANIELA MILO

tuito da un solo lemma, fa riferimento ad un contesto agreste («gra-


nai»)43.
Del Busiride di Cratino ci è pervenuto un solo brevissimo fram-
mento, il cui testimone è Polluce44, e il verso allude verisimilmente alla
descrizione dell’apparato di un sacrificio, poiché parla di bue, madia e
farina45.
Al Busiride di Antifane appartengono tre frammenti (66, 67 e 68 K.-
A.), che rimandano ad un contesto comastico e festivo46 e due brevi
frammenti, entrambi tràditi da Ateneo, appartengono ai Busiride di
Mnesimaco ed Efippo: Mnesimaco menziona Busiride come noto esempio
di πολυφαγία47; Efippo parla invece degli Argivi e dei Tirintii, che sono
appellati come μέθυσοι48.
Dagli elementi in nostro possesso, pare evidente che i comici abbia-
no rappresentato e valorizzato il tema della golosità, la πολυφαγία. Epi-
carmo ha sfruttato questo elemento, e i frammenti paiono suggerire che
Mnesimaco ed Efippo abbiano fatto lo stesso. I frammenti superstiti del

quanto concerne invece alcune osservazioni sulla figura di Eracle e il genere drammatico, e
su eventuali rapporti con Epicarmo, vd. Lazzeri 2003, in part. le pp. 183-184, con note e
bibliografia relativa. Cfr. anche Sommerstein 1998, pp. 19-20.
43
Fr. 19 K.-A.: ῥογοί. Cfr. Polluce (9, 45): ταῦτα δὲ (τὰ σιτοβόλια) ῥογοὺς Σικελιῶται
ὠνόμαζον, καί ἐστὶ τοὔνομα ἐν Ἐπιχάρμου Βουσίριδι.
44
10, 81, 82: καὶ μὴν καὶ τὰ ἐπιτιθέμενα τοῖς τρίποσι τράπεζαι καλοῦνται, καὶ μαγίδες,
ὅστις χρῆσθαι βούλοιτο τῷ ὀνόματι κυρίως ῥηθέντι ἐπὶ τῆς μάκτρας ἢ ἐπὶ τῆς τὰ ἱερὰ δεῖπνα
ἢ τὰ πρὸς θυσῖαν φερούσης, ὡς παρὰ Σοφοκλεῖ εἴρηται‧ τὰς Ἑκαταίας μαγίδας δόρπων (fr.
734 R.). Κρατῖνος δ᾽ ἐν Βουσίριδι εἴρηκεν‧ ὁ - τἄλφιτα.
45
Nel nome del bue potrebbe essere, secondo alcuni, allusione ad Eracle stesso: cfr.
Pieters 1946, p. 165, contra Bianchi 2016, p. 146, che ritiene a ragione che l’ipotesi non sia
verificabile. Si tratta del fr. 23 K.-A.: ὁ βοῦς ἐκεῖνος χἠ μαγὶς καὶ τἄλφιτα: «Il bue quello e la
madia e la farina» (trad. di Bianchi 2016, p. 145, cui si rinvia anche per il commento).
46
Cfr. in part. il fr. 66 K.-A.: βότρυς, ῥόας, φοίνικας, ἕτερα νώγαλα: «grappoli d’uva,
melograni, datteri, altre ghiottonerie» (cfr. il fr. 24, 1 K.-A. di Efippo). Il verso è trasmesso
da Ateneo (2, 47d, e su νώγαλα si veda Eust. in Il., p. 1163, 26: τρισυλλάβως νώγαλα, οἷον βότρυς
- νώγαλα) come appartenente al Busiride di Antifane (cfr. anche Phot., lex. 318, p. 37 Theo-
doridis 2013). Anche il fr. 67 K.-A.: τὸ χερνιβεῖον πρῶτον· ἡ πομπὴ σαφής, tràdito da Polluce
(10, 65): καὶ κανοῦν δὲ ἀναγκαῖον ὑπεῖναι καὶ χέρνιβας καὶ χερνιβεῖον, εἰπόντος Ἀντιφάνους ἐν
Βουσίριδι‧ καὶ τὸ - σαφής, allude a un contesto lustrale.
47
Fr. 2 K.-A.: εἰμὶ γὰρ Βοιώτιος / ὀλίγα μὲν λαλῶν, (B.) δίκαια ταῦτα (A.) πολλὰ δ᾽
ἐσθίων. Cfr. Athen. 10, 417e: Μνησίμαχος Βουσίριδι‧ εἰμὶ - ἐσθίων. A parlare è Eracle (cfr.
Eub., fr. 66 K.-A. e Demonic., fr. 1 K.-A.). Cfr. anche 10, 417b: καὶ ἔθνη δὲ ὅλα εἰς πολυφαγίαν
ἐκωμῳδεῖτο, ὡς τὸ Βοιωτόν (fr. 11 K.-A.).
48
Fr. 2 K.-A.: (Ηρ.) οὐκ οἶσθά μ᾽ ὄντα, πρὸς θεῶν, Τιρύνθιον / Ἀργεῖον; οἳ μεθύοντες αἰεὶ τὰς
μάχας / πάσας μάχονται. (B.) τοιγαροῦν φεύγουσ᾽ἀεί. Cfr. Athen. 10, 442d: κωμῳδοῦνται δὲ
ὡς μέθυσοι Ἀργεῖοι μὲν καὶ Τιρύνθιοι θ᾽ ὑπὸ Ἐφίππου ἐν Βουσίριδι (fab. nom. om. CE).
Ποιεῖ δὲ τὸν Ἡρακλέα λέγοντα· οὐκ - ἀεὶ. La notizia è trasmessa anche da Macrobio (sat. 5,
21, 17): multibibum heroa istum fuisse … illud non obscurum argumentum est quod Ephippus
in Busiride inducit Herculem sic loquentem: οὐκ - ἀεὶ.
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 237

Busiride di Cratino e Antifane presentano riferimenti al cibo e al bere.


Sembra che, in alcune versioni, Busiride, così come Eracle, fossero rap-
presentati come ghiottoni: forse il sacrificio doveva essere preceduto da
una sfida in un contesto di banchetto49.

5. Il satiresco Busiride euripideo secondo Hartung concludeva una


trilogia che comprendeva Elettra, Elena e Andromeda, dato che ne col-
locherebbe la rappresentazione nel 41250. Ci sono pervenuti, di sicura
appartenenza a questo dramma, solo quattro frammenti, di tradizione
indiretta, tre costituiti da lemmi51, mentre per altri, incertae sedis, ne è
stata proposta l’attribuzione52.
Il fr. 1 JvL si ricava dalla hypothesis: ὦ δαῖμον ο[ («o divinità»); il fr.
2 JvL (= 313 Kn.) è quello più cospicuo, costituito da due versi53: δούλῳ
γὰρ οὐχ οἷόν τε τἀληθῆ λέγειν, / εἰ δεσπόταισι μὴ πρέποντα τυγχάνοι
(«per uno schiavo non è possibile dire la verità, se capita che questa non
convenga ai padroni»): è un frammento di carattere sentenzioso, che
nulla consente di dire sul plot, pronunziato verisimilmente da un perso-
naggio di condizione servile, forse Sileno, come schiavo di Busiride, o
Eracle, schiavo di Euristeo54. Collard e Cropp (fr. 313) lo pongono do-
po il fr. 472m Kn. del dramma Lamia (= 922 N.2 = 312a N.2-Sn.), a lun-
go considerato – a partire da Wilamowitz – fino alla scoperta della

49
Cfr., per la tradizione di Busiride ghiottone, Dion Chrys. 8, 31, 5-32: καὶ τὸν
Γηρυόνην, πλείστους βοῦς ἔχοντα καὶ τῶν πρὸς ἑσπέρας ἁπάντων πλουσιώτατον ὄντα
καὶ ὑπερηφανώτατον, αὐτόν τε ἀπέκτεινε καὶ τοὺς ἀδελφοὺς καὶ τὰς βοῦς ἀπήλασε. τὸν δὲ
Βούσιριν εὑρὼν πάνυ ἐπιμελῶς ἀθλοῦντα καὶ δι᾽ ὅλης ἡμέρας ἐσθίοντα καὶ φρονοῦντα
μέγιστον ἐπὶ πάλῃ, διέρρηξεν ἐπὶ τὴν γῆν καταβαλὼν ὥσπερ τοὺς θυλάκους τοὺς σφόδρα
γέμοντας.
50
Ma per l’Elettra la datazione del 412 è troppo bassa (la tragedia può essere collocata
attorno al 415: cfr. Criscuolo 2012, pp. 199-220). Più ragionevole sembra presupporre una
data alta (cfr. Schmid-Stählin 1912, p. 624), sulla base della forma unattische di una glossa
di Esichio appartenente al Busiride di Euripide (ἀτρεκήσασα, cfr. fr. 4 JvL, infra, nota 59).
Papillon 2011, p. 81, data il Busiride di Euripide al 408.
51
Abbiamo poi una hypothesis frammentaria da papiro (POxy 3651): il solo significati-
vo gruppo di lettere è alla linea 26 ]αμηλαδ[, presumibilmente, come afferma Livingstone,
p. 81, ]α μῆλα δ[, che l’editore interpreta come conferma che in Euripide, così come in Fe-
recide e in Apollodoro, Eracle incontrasse Busiride mentre era in cerca dei pomi d’oro delle
Esperidi. Cfr., per un’analisi complessiva dei frr. del Busiride euripideo, anche Krumeich-
Pechstein-Seidensticker 1999, pp. 413-419.
52
Cfr. infra.
53
Cfr. Hartung cit. in Jouan-van Looy 2002, pp. 41-43. Stob. 4, 19 (περὶ δεσποτῶν καὶ
δούλων) 24, S M om. A (14-16, IV, p. 426 W.-H.): Εὐριπίδου ἐκ Βουσίριδος.
54
Cfr. Krumeich-Pechstein-Seidensticker 1999, p. 418.
238 DANIELA MILO

hypothesis, l’incipit del Busiride55. L’appartenenza al Busiride potrebbe


creare un collegamento con il tema del cannibalismo, secondo quanto si
racconta nel mito a proposito di Lamia, vampiro ante litteram56. Il
frammento del presunto dramma satiresco Lamia è citato da Diodoro
(20, 41, 6), che lo indica come euripideo ma non ne precisa l’attri-
buzione57 (fr. 1 JvL = 472m Kn.: τίς τοὔνομα τὸ ἐπονείδιστον βροτοῖς /
οὐκ οἶδε Λαμίας τῆς Λιβυστικῆς γένος;)58.
Gli altri due frammenti sono dei lemmi, trasmessi da Esichio59.
Poco può dirsi riguardo allo sviluppo della vicenda drammatica e al-
la skené. L’azione doveva verisimilmente svolgersi davanti al palazzo di
Busiride, con l’altare di Zeus visibile sulla scena. I personaggi, sicura-
mente Busiride e Eracle60. Nella hypothesis si leggono i nomi «pomi» e

55
La hypothesis del Busiride è conservata dal POxy 3651, 23-24 (cfr. Cockle 1984), di
II-III sec. Per quanto frammentaria, essa, il cui esordio è Βούσει̣ρι[ς σατυρικός, οὗ ἀρχή,
consente di escludere che il fr. 472m Kn. fosse parte del prologo del Busiride, pronunziato
da Lamia, come ritennero Wilamowitz 1931, p. 273, nota 2, e Snell 1963, p. 495, anche sulla
base del fr. 19 del POxy 2455 (ed. Turner 1962), che mostra una coincidenza di termini con
il fr. 472m Kn. (Λάμια σάτυροι] ὧν ἀρχή‧ τίς τοὐμὸν ὄνομα τοὐπο⎦νείδιστ⎣ον βροτοῖς κτλ.).
Cfr. anche Haslam 1975, che suppose che tale frammento fosse l’incipit delle Fenicie.
56
Lamia era una bellissima donna di Libia. Secondo la tradizione riportata da Duride
(FGrH 76 F 17) fu sedotta da Zeus, e i suoi figli furono uccisi da Era. Il suo dolore la rese
un mostro, così ella diventò assassina di altri bambini, di cui beveva il sangue. Maggiori det-
tagli vengono dati da uno scolio ad Aristofane (schol. in Aristoph. pax 758), che riferisce, ol-
tre alle stesse notizie date da Duride, che ella, figlia di Belo e di Libia, fu portata da Zeus
dalla Libia e giunse in Italia, dove una città prese il suo nome. Zeus, poiché ella era stata
privata del sonno da Era, le concesse, per pietà, la facoltà di togliersi e rimettersi gli occhi a
suo piacimento (cfr. anche schol. in Aristoph. vesp. 1035, in cui si parla di Λαμία θερίον).
Diodoro Siculo riferisce pure che ella, regina di Libia, dimorava in una grotta (20, 41, 6).
Cfr. LIMC VI/1, p. 189, s.v. Lamia e Patera 2014, p. 10 e nota 37.
57
Che Euripide abbia scritto un dramma con tale titolo è attestato da diverse fonti
(schol. in Plat. Phaedr. 244b, in cui si parla di dieci Sibille, la seconda delle quali di nome
Lamia, che Euripide ricorda nel prologo del dramma omonimo; cfr. anche Lact., divin. in-
stit. 1, 6, 9, che riporta una notizia di Varrone. Pausania, inoltre, riporta la tradizione che a
Delfi la Sibilla più antica fosse figlia di Zeus e Lamia: cfr. 10, 12, 1). Cfr. Pechstein 1998,
pp. 179-184; Krumeich-Pechstein-Seidensticker 1999, pp. 475-476. Restano frammenti di
una commedia Lamia di Cratete (frr. 20-25 K.-A.). Cfr. Sommerstein 1998, pp. 23-24.
58
«Chi non conosce il mio nome, il più disonorevole per i mortali, Lamia, di razza libi-
ca?». Jouan-van Looy 2002 pongono crux al v. 1 metri causa. Cfr. ad loc., p. 335.
59
Cfr. Hesych. α 648 Cunningham: ἁγνίσαι (fr. 3 JvL = 314 Kn.: «purificare», che allu-
de verisimilmente ad un contesto di sacrificio) e α 8143 Cunningham: ἀτρεκήσασα (fr. 4 JvL
= 315 Kn.: «facendo esattamente», in riferimento ad una donna).
60
Il carattere satirico della pièce è notato dal grammatico latino Diomede, che osserva,
tra l’altro, a proposito del coro: Latina Atellana a graeca satyrica differt, quod in satyrica fere
satyrorum personae inducuntur, aut si qui sunt ridiculae similes satyris, Autolycus, Busiris.
Cfr. GL 1, 490, 18 Keil.
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 239

«satiri»: la presenza del temine μῆλα suggerisce dunque che Eracle fos-
se di ritorno dai giardini delle Esperidi (quindi non sulla via che portava
lì, come appare in altre fonti). Sarebbe stato dunque catturato dalle
guardie di Busiride e destinato al sacrificio. Secondo Hartung, Eracle
aveva salvato le Esperidi dalle mani dei briganti61, ma era stato sedotto
dalla bella Lamia che lo aveva venduto a Busiride. I satiri preparano
Eracle per il sacrificio, gli mettono bende e lo incoronano di fiori62.
Doveva forse comparire nel dramma un personaggio femminile (cfr.
fr. 4 JvL = 315 Kn.) e, naturalmente, i Satiri (cfr. hypoth.), il cui ruolo
non è chiaro: erano parte della schiera di Eracle, schiavi di Busiride, o
officianti al sacrificio?63 Per la barbara pratica sacrificale, un parallelo
può istituirsi con Ifigenia in Tauride, in cui lo stesso tema trova riscon-
tro64.

6. Le rappresentazioni su ceramica attica del mito di Busiride si col-


locano principalmente alla metà del V secolo e, come si diceva, del mito
è rappresentato sempre lo stesso segmento: il tentativo di sacrificio di
Eracle sull’altare, una serie di personaggi di colore, l’uccisione di Busi-
ride. Nella pittura vascolare si identificano due tendenze, che sono poi
le stesse che si ritrovano in letteratura: un filone burlesco, e uno più se-
rio; in entrambi i casi, comunque, oggetto della scena è la morte di Bu-
siride per mano di Eracle65. Per la tendenza burlesca, esemplari sono
due vasi: un’anfora a figure nere conservata a Cincinnati (Cincinnati Art

61
La notizia è riportata anche da Diodoro (4, 27).
62
A tale situazione potrebbe verisimilmente riferirsi il fr. 2 JvL (= 313 Kn.), ma anche il
fr. 3 JvL (= 314 Kn.) allude al sacrificio. Arrivato davanti all’altare, Eracle si libera, Busiride
tenta di fuggire e nascondersi, ma è infine immolato egli stesso. Con la morte del re i satiri
recuperano la libertà. In tale contesto, qualcuno ha visto ben inserito il fr. 479 Kn. (*8 JvL =
920a N.2-Sn.: «mettetelo in ginocchio e chiudetegli la bocca»). Cfr. Krumeich-Pechstein-
Seidensticker 1999, p. 418.
63
Ibid., p. 418.
64
Di possibile attribuzione al Busiride sono quattro frammenti (cfr. Collard-Cropp
2008, pp. 318-319): frr. inc. sed. 879 Kn. (ὁ λῷστος οὗτος καὶ φιλοξενέστατος, probabilmen-
te un riferimento ironico a Busiride o Scirone, personaggi degli omonimi drammi satire-
schi); 907 Kn. (attribuito pure al perduto dramma satiresco Sileo: κρέασι βοείοις χλωρὰ
σῦκ᾽ ἐπήσθιεν / ἄμουσ᾽ ὑλακτῶν, ὥστε βαρβάρῳ μαθεῖν, un’immagine di Eracle al banchet-
to); 955h Kn.: ἄνυδρα δ᾽ᾠκηκὼς ἄναξ / κριωπὸς Ἄμμων δάπεδα θεσπίζει τάδε, un riferimen-
to all’oracolo di Ammone, probabilmente parte del prologo o dell’esodo di un dramma am-
bientato in Africa, come l’Andromeda, il Busiride o il Fetonte). Collard-Cropp 2008 citano
pure il fr. 33 N.2-Sn. adesp., che si riferisce agli «occhi fiammeggianti» di Eracle.
65
Cfr. Papillon 2001, pp. 76-77. Sulle caratteristiche iconografiche della rappresenta-
zione della scena di sacrificio in relazione a Eracle e Busiride, cfr. Mehl 2009.
240 DANIELA MILO

Museum, 1959.1), datata 550-500, in cui è Eracle grosso e goffo, che


‘gestisce’ una truppa, tra cui Busiride, con la sua forza bruta66 – la pittu-
ra descrive il momento in cui Eracle, liberatosi dalle catene, inizia il
massacro dei sacerdoti e di Anfidamante e dello stesso Busiride –, e
un’idria ceretana, datata 520, conservata a Vienna (Kunsthistorisches
Museum, 3576), del ‘Pittore di Busiride’: Eracle è rappresentato con un
gruppo di uomini che strozza: si tratta dei sacerdoti egizi che vengono
sbaragliati dall’eroe divincolatosi dalle catene; alcuni di loro cercano ri-
fugio dentro un pozzo. In questo secondo vaso, il contrasto tra Eracle e
le altre figure è più pronunciato: il pittore intendeva verisimilmente
rendere l’idea della forza del Greci sugli Egizi67. Si segnala poi, di data-
zione più bassa (475-425), una ceramica attica proveniente da Vulci,
conservata a Berlino68, che rappresenta la scena di Eracle, con chitone,
pelle di leone, arco, faretra e clava, che cammina tranquillamente nono-
stante sia in catene; viene condotto da sacerdoti egizi, uno davanti a lui,
uno dietro, e tre sul lato B del vaso. Il corteo si dirige verso Busiride,
rappresentato seduto su un trono, ubicato su una pedana e abbigliato
non alla maniera egizia, ma persiana69. Cambia dunque lo schema figu-
rativo rispetto ai vasi di epoca precedente70. Sul fondo della kylix, Eracle e
un satiro.

7. Del background mitico e letterario qui presentato, nulla o ben po-


co si ritrova nel Busiride isocrateo. La figura di Eracle, valorizzata am-
piamente dal trattamento che ne avevano fatto gli autori di teatro, non
compare, se non per breve accenno, ma in riferimento solo ad un ana-
cronismo commesso da Policrate71. La critica al modus operandi policra-
teo, che ritorna anche nella sezione finale dell’orazione (§§ 44-50), in
struttura ad anello, viene sostanziata da una concreta esemplificazio-
ne72; il Busiride assume dunque le caratteristiche di un vero e proprio
66
Cfr. Moon 1979, pp. 58-59.
67
Cfr. Gombrich 1961, pp. 135-136; Kaminski 2005, pp. 104-106.
68
Staatliche Museen Preußischer Kulturbesitz F2534.
69
Cfr. Laurens 1986, p. 148 e Krumeich-Pechstein-Seidensticker 1999, pp. 416-417.
Per l’analisi dei vasi inerenti al mito di Busiride, cfr. anche Brommer 1984, pp. 42-46; Snowden
1981; Vollkommer 1988, pp. 22 s.; Miller 2000.
70
Un secondo gruppo di vasi si colloca invece nel corso del IV secolo (340-310).
71
Cfr. Busir. §§ 36-37.
72
È opportuno distinguere tra ‘encomio’ e ‘difesa’: nel Busiride isocrateo sono presenti
entrambe le forme: l’encomio (§§ 10-29), che aderisce strettamente al tema mitologico, rap-
presentato nell’esemplificazione concreta della corretta forma retorica, assume andamento
narrativo; la difesa (§§ 30-43), che dimostra nello specifico la differenza tra le due tipologie
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 241

specimen su come fare un elogio73: nell’operazione letteraria e culturale


compiuta da Isocrate, si può cogliere un trasferimento di temi, ben noti
al mito e alla tradizione poetica, nella prosa74, in cui gli argomenti ven-
gono affrontati con gli strumenti della retorica. «Sebbene la poesia pos-
sieda tanti vantaggi, non si deve esitare, ma bisogna sperimentare se la
prosa oratoria potrà anche questo: elogiare i grandi uomini non meno
bene di chi li celebra nei canti e nei versi» (Euag. 11, traduzione di
Marzi 2000). Nel Busiride, pare potersi dire che Isocrate realizzi questo
tipo di operazione: egli gareggia con i poeti con gli strumenti a lui con-
sentiti. L’episodio mitico assurge ad emblema della creazione della civil-
tà75, di un percorso formativo in cui, quello che doveva essere nella tra-
dizione un sovrano barbaro e sanguinario, diviene, grazie anche all’abi-
lità della costruzione retorica e all’uso dell’espediente – già impiegato
da Tucidide nell’ἐπιτάφιος λόγος76 –, di lodare, attraverso leggi e istitu-
zioni, il suo artefice, il fondatore di una civiltà di cui furono emuli gli
Spartani stessi77. Emulazione pur sempre imperfetta, precisa Isocrate, se
è vero che a Sparta continuavano a persistere abitudini insane, come
quella del furto, mentre gli Egizi risultavano liberi da questo tipo di ma-
le, grazie alla assegnazione dei compiti, alla divisione in classi e, soprat-
tutto, grazie a un clima che favoriva l’abbondanza78. Nella rappresenta-
zione della realtà dell’Egitto, vero e proprio μνημεῖον ἀρετῆς (§ 10) del
leggendario Busiride, sembra dunque esserci allusione al percorso cul-
turale e formativo di cui la πόλις di Atene si faceva portavoce ed em-
blema79, ancora, in tempi difficili: nel 404 l’Egitto si ribellò, nuovamen-

di procedura retorica, e si concentra in particolare sul personaggio di Busiride – con ripetuti


riferimenti alla sezione dell’encomio e al discorso policrateo –, ha carattere argomentativo, e
presenta i tratti dell’oratoria forense. Cfr. anche Livingstone 2001, pp. 14-21.
73
Cfr. Brunello 2013 che, partendo dall’Evagora, riflette sulle specificità che Isocrate
ritiene caratteristiche del suo elogio in prosa (p. 70).
74
Ibid., pp. 69-70.
75
L’uso del mito, paradigmatico, dona un’immagine semplificata, ma fedele, della sto-
ria (cfr. Nouhaud 1982, p. 12).
76
Cfr. Thuc. 2, 35 ss.
77
Il tema è, anche qui, erodoteo: Erodoto si interroga infatti in più luoghi del secondo
libro se i Greci siano eredi di usi e costumi egizi, innanzitutto per i nomi delle divinità (2,
50-51), e poi per altre abitudini militari, imitate in primis dagli Spartani (2, 167). Sicuramen-
te Isocrate con il Busiride cerca di intervenire nel dibattito sulle forme di governo e sui tipi
di costituzione (cfr. Vasunia 2001, pp. 214-215).
78
Cfr. Busir. 16.
79
Per l’elogio di Atene, in contrapposizione a Sparta, e l’uso della storia e del mito in
Isocrate, cfr. Nouhaud 1982, in part. pp. 12-14 e 18-20. È da rilevare tuttavia, come ha os-
servato Blank 2013, p. 18, che lo stato creato da Busiride rappresenta una congiunzione fe-
lice dei vantaggi della politeia spartana e della cultura ateniese.
242 DANIELA MILO

te, al sovrano di Persia, destabilizzandone il potere80. La sedizione ca-


deva dopo una serie iniziata nella prima metà del V secolo con le ribel-
lioni dei principi Amirteo e Inaro81, che finivano per gravitare nel-
l’orbita di dominio di Atene, per cui l’Egitto costituiva un punto ne-
vralgico per ragioni in primis economico-commerciali82, e senz’altro in
funzione antipersiana. Pur nell’incertezza di una collocazione cronolo-
gica sicura del Busiride, l’arco temporale in cui verisimilmente l’opera fu
composta, si estende tra il 390 e il 370: siamo ancora abbastanza lonta-
ni, pertanto, dalla visione critica e disincantata dell’imperialismo atenie-
se, quale appare dal discorso Sulla pace83. Isocrate risente del clima teso
creato dalle tormentate vicende che portarono alla Pace di Antalcida, o del
Re (386), che egli inquadra nella sua forma reale di editto (paneg. 176:
προστάγματα καὶ μὴ συνθήκας), un vero e proprio diktat del sovrano
Achemenide – di cui gli Spartani furono προστάται84 –, vicende che videro
coinvolto ancora l’Egitto nell’alleanza tra il re cipriota Evagora, distaccatosi
dai Persiani, il re egizio Akoris e Atene (389/8) contro Sparta e la Persia.
In un’orazione di argomento fittizio e mitologico, quale il Busiride,
Isocrate, dichiarando di considerare l’argomento non serio e degno di
ben poca considerazione (cfr. § 9 πειράσομαί σοι διὰ βραχέων δηλῶσαι
περὶ τὴν αὐτὴν ὑπόθεσιν, καίπερ οὐ σπουδαίαν οὖσαν οὐδὲ σεμνοὺς
λόγους ἔχουσαν, ἐξ ὧν ἔδει καὶ τὸν ἔπαινον καὶ τὴν ἀπολογίαν ποιήσασθαι)85,
ma riservandovi nei fatti un trattamento che ne fa a tutti gli effetti
un’opera seria e da questo punto di vista garante anche di moralità86, si
rivela una costruzione retorica che sostanzia implicazioni ideologiche,
80
Cfr. Bengtson 1988, pp. 421 s.
81
Si ricordino le insurrezioni che culminarono nella vittoria di Papremi (cfr. Herod. 3,
12 e 15; 7, 7; Thuc. 1, 104; Ctes., fr. 14; Diod. Sic. 11, 71 e 74. Cfr. Bengtson 1988, p. 355,
nota 1), la successiva sconfitta degli Egizi alla Prosopitide e la riconquista dell’indipendenza
dell’Egitto nel 404, sotto la guida di Amirteo (ibid., p. 348).
82
Sulla spedizione ateniese in Egitto, cfr. Thuc. 1, 110, 1.
83
Cfr. §§ 75-77. Si veda ora, per una interpretazione della visione isocratea della fine
della πόλις e dell’imperialismo ateniese, attraverso una lettura delle opere, Cuniberti 2014,
in part. pp. 204-211.
84
Cfr. Xenoph., Hell. 5, 1, 36.
85
A proposito della possibile ironia sottesa al Busiride, cfr. Livingstone 2001, pp. 19,
nota 39; pp. 45, 73-76: lo studioso sottolinea il tono ambivalente di Isocrate nei riguardi
dell’Egitto, che pur riconosce essere oggetto di continuo interesse da parte di Atene. Ma
cfr. anche Vasunia 2001, pp. 195-199, che vede nel Busiride i tratti di una parodia che in-
tende colpire l’uditorio con le qualità tecniche – stilistiche e lessicali – degli argomenti usati.
86
Nonostante un tema ‘indegno’ non serva a dispiegare le proprie capacità retoriche (cfr.
Hel. 10), la retorica, impiegata correttamente, diventa essa stessa sufficiente a garantire un trat-
tamento moralmente accettabile di ogni tema (cfr. in merito anche Livingstone 2001, p. 21; sul-
l’uso degli argomenti e dei λόγοι cfr. anche Masaracchia 2003, in part. pp. 165-167).
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 243

pur essendo il soggetto della trattazione, a prima vista, escluso da


finalità per così dire politiche87: nella insolita riabilitazione del leggen-
dario e sanguinario re, Isocrate, nell’uso ‘positivo’ che fa del mito88,
coglie invece l’occasione di tracciare un ideale percorso educativo e al
contempo di elogiare la costituzione egizia, esprimendo in tal senso
anche una forma di supporto ideale e morale ad Atene, nel cui primato
egli ancora credeva. La retorica, dunque, riusciva a rendere serio un
argomento ‘giocoso’: del resto, precisa Isocrate, la filosofia già versava
in cattive acque89, e sarebbe stata ancora più odiata a causa di discorsi
fatti male90 (§ 49 καὶ μὲν δὴ καὶ τοῦτο δῆλον, ὅτι τῆς φιλοσοφίας
ἐπικήρως διακειμένης καὶ φθονουμένης διὰ τοὺς τοιούτους τῶν λόγων
ἔτι μᾶλλον αὐτὴν μισήσουσιν). Da qui dunque, la necessità dell’attenta
scelta degli argomenti e dell’abile costruzione del λόγος, che aveva reso
il re barbaro e sanguinario, addirittura antropofago, un vero e proprio
benefattore dell’umanità, l’artefice non di opere sovrannaturali, ma di
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87
Così ritiene Nicolai 2004, p. 144. Ma cfr. Blank 2013, in part. pp. 25-27, che coglie
nel Busiride una analogia tra il re egizio e Teseo, peraltro citato nell’Elena come il fondatore
di uno stato ideale: Atene e Teseo sono presenti nel Busiride come una sorta di ‘sottotesto’
(vd. anche p. 29 e nota 81). Cfr. anche, in argomento, Froidefond 1971, pp. 251-252,
257-259.
88
Cfr. Papillon 1996.
89
La personificazione della ‘filosofia’ come vittima della persecuzione ingiusta è
un’immagine chiave in antid. 170-176, 215, 312.
90
Si tengano presenti i commenti di Socrate sui falsi filosofi che danno alla filosofia cat-
tiva fama (cfr. Plat., resp. 6, 491a, 497a, 500b; 7, 535c). Sul risentimento popolare nei con-
fronti dei filosofi, cfr. anche Plat., apol. 28a; Isocr., antid. 31; soph. 1.
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