a cura di
SATURA EDITRICE
Volume pubblicato con i fondi per la ricerca
del Dipartimento di Studi Umanistici
dell’Università degli Studi di Napoli Federico II
Abstract: The myth of Busiris has been the subject of theatrical perfor-
mances and a homonymous Isocrates’ prayer. Compared to treatment of the
history of the comic poets and Euripides’ Busiris, of which very few fragments
have been received, Isocrates offers a new vision of the legendary king,
criticizing the arguments of the rhetor Policrates. The rhetorical analysis of the
text leads to reflections on the application of praise’s topoi and on the vision of
the isocratean paideia. Through the exaltation of the institutions and laws of
Egyptian civilization, and of its founder, Isocrates also praises Athens, to
whom he intends to offer, in a particular historical moment, a cultural, ideal
and moral support with his speech.
1
La hypothesis dà notizie sulle circostanze di composizione dell’orazione e informa so-
lo nella parte finale dell’argomento vero e proprio (ma cfr. infra, nota 8). Per una riflessione
sul genere retorico delle hypotheseis dei discorsi isocratei, cfr. ora Vallozza 2017.
2
La cronologia del Busiride è incerta. Due sono le tendenze principali: che si collochi
verisimilmente a ridosso del 390 (cfr. Mathieu-Brémond 1956, pp. 183-200; Eucken 1983,
pp. 173 ss.), ad apertura della scuola isocratea; che sia collocabile negli anni della Repubbli-
ca platonica, di cronologia ugualmente incerta, ma comunque intorno al 370 (cfr. la discus-
sione in Livingstone 2001, pp. 40 s., 44-47, che propende per la cronologia più tarda, rite-
nendo il Busiride successivo all’orazione Contro i Sofisti, all’Elena e al Panegirico; cfr., per
una discussione sulla relazione tra il Busiride e le opere di Platone, anche Hernández de la
Fuente 2013, in part. pp. 193, 200-201). Cfr. infra, nota 37.
228 DANIELA MILO
3
Cfr. Laurens 1986. Il soggetto delle rappresentazioni è sempre inerente all’episodio di
Eracle.
4
Frr. 1-4 JvL (VIII/2, pp. 37-47; frr. 313-315 Kn.), su cui infra.
5
In Plutarco madre di Busiride è Anippe, figlia del Nilo (vit. 38).
6
Così in Call., fr. 44 Pf. (= 51 Massimilla 1996, ma cfr. infra) e in Igino (fab. 56, ma in
Serv., in Verg., georg. 3, 5 si parla di otto anni), in cui il nome dell’indovino è Thasius (così
pure in Ov., ars 1, 649).
7
Cfr. (Ps.)Apollod. 2, 5, 115-116: ταύτης ἐβασίλευε παῖς Ποσειδῶνος Ἀνταῖος, ὃς τοὺς
ξένους ἀναγκάζων παλαίειν ἀνῄρει. τούτῳ παλαίειν ἀναγκαζόμενος Ἡρακλῆς ἀράμενος
ἅμμασι μετέωρον κλάσας ἀπέκτεινε· ψαύοντα γὰρ γῆς ἰσχυρότερον συνέβαινε γίνεσθαι, διὸ
καὶ Γῆς τινες ἔφασαν τοῦτον εἶναι παῖδα. μετὰ Λιβύην δὲ Αἴγυπτον διεξῄει. ταύτης ἐβασίλευε
Βούσιρις Ποσειδῶνος παῖς καὶ Λυσιανάσσης τῆς Ἐπάφου. οὗτος τοὺς ξένους ἔθυεν ἐπὶ βωμῷ
Διὸς κατά τι λόγιον· ἐννέα γὰρ ἔτη ἀφορία τὴν Αἴγυπτον κατέλαβε, Φρασίος δὲ ἐλθὼν ἐκ
Κύπρου, μάντις τὴν ἐπιστήμην, ἔφη τὴν ἀφορίαν παύσασθαι ἐὰν ξένον ἄνδρα τῷ Διὶ σφάξωσι
κατ᾽ἔτος. Βούσιρις δὲ ἐκεῖνον πρῶτον σφάξας τὸν μάντιν τοὺς κατιόντας ξένους ἔσφαζε.
συλληφθεὶς οὖν καὶ Ἡρακλῆς τοῖς βωμοῖς προσεφέρετο τὰ δὲ δεσμὰ διαρρήξας τόν τε
Βούσιριν καὶ τὸν ἐκείνου παῖδα Ἀμφιδάμαντα ἀπέκτεινε. Cfr. anche Gantz 1993, p. 418.
L’uccisione di Busiride è menzionata anche da Igino tra i parerga di Eracle (fab. 31).
8
§ 5 (il testo della hypothesis e del Busiride è citato, con i relativi riferimenti, secondo
l’edizione di Mathieu-Brémond 1956): τοσούτου δεῖς οὕτω κεχρῆσθαι τοῖς λόγοις ὥσθ᾽ ὑπὲρ
μὲν Βουσίριδος ἀπολογήσασθαι φάσκων οὐχ ὅπως τῆς ὑπαρχούσης αὐτὸν διαβολῆς
ἀπήλλαξας, ἀλλὰ καὶ τηλικαύτην αὐτῷ τὸ μέγεθος παρανομίαν προσῆψας, ἧς οὐκ ἔσθ᾽ ὅπως
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 229
ἄν τις δεινοτέραν ἐξευρεῖν δυνηθείη· τῶν γὰρ ἄλλων τῶν ἐπιχειρησάντων ἐκεῖνον λοιδορεῖν
τοσοῦτον μόνον περὶ αὐτοῦ βλασφημούντων ὡς ἔθυε τῶν ξένων τοὺς ἀφικνουμένους, σὺ καὶ
κατεσθίειν αὐτὸν τοὺς ἀνθρώπους ᾐτιάσω. Σωκράτους δὲ κατηγορεῖν ἐπιχειρήσας, ὥσπερ
ἐγκωμιάσαι βουλόμενος Ἀλκιβιάδην ἔδωκας αὐτῷ μαθητὴν, ὃν ὑπ᾽ ἐκείνου μὲν οὐδεὶς
ᾔσθετο παιδευόμενον, ὅτι δὲ πολὺ διήνεγκε τῶν Ἑλλήνων, ἅπαντες ἂν ὁμολογήσειαν. Cfr.
anche le edizioni commentate di Antonibon 1903 e Giovannacci 1955. Sulla critica al
discorso ‘paradossale’ di Policrate e sulla presenza, nel testo del Busiride, di tratti di tal
genere di discorso, cfr. Vasunia 2001, pp. 193-207; Blank 2013, pp. 20, 29, che, pur
condividendo alcune delle argomentazioni espresse da Vasunia 2001, individua il fondo
‘serio’ presente nell’Elena e nel Busiride, in particolare, per il Busiride, nella descrizione
dello stato ideale (su cui cfr. anche Froidefond 1971, pp. 239-240).
9
Si veda rhet. ad Alex., in cui tra le categorie indicate per l’elogiο ci sono il γένος e le
virtù (1441a 16 ss.), in base alle quali (1441b 18 ss.: δικαιοσύνη, σοφία, ἀνδρεία) si svolgono
le attività. Cfr. anche l’impiego dei τόποι nell’Evagora (su cui cfr. Vallozza 1998), in part. §§
22-24. Il Busiride presenta ad incipit uno stile epistolare: Isocrate infatti dice di inviare be-
nevolmente a Policrate i suoi suggerimenti in forma di lettera, in privato (§ 2, su cui Usener
1993, p. 38). «Il Busiride […] è un protrettico in forma epistolare che ha per oggetto la tec-
nica dell’encomio, esemplificata da un sintetico elogio di Busiride» (Nicolai 2004, p. 122).
Per un’analisi dell’opera sotto il profilo stilistico, cfr. Usher 1973 e Livingstone 2001, pp.
21-27. Per un’analisi retorica della struttura dell’orazione, cfr. Papillon 2001; per la teoria e
la pratica dell’encomio in epoca classica, cfr. Pernot 1993, I, pp. 19-25. Un’analisi del Busi-
ride volta a coglierne, al di là delle ‘istruzioni tecniche’, anche delle motivazioni legate ad
una interpretazione morale e pedagogica, è stata condotta da Blank 2013, pp. 2-6, 13-33.
10
Per la figura del retore Policrate, cfr. Livingstone 2001, pp. 28-40.
230 DANIELA MILO
notoriamente arido (§ 11: Τὴν μὲν οὖν μητρῴαν ἀρχὴν ὑπερεῖδεν ἐλάττω
νομίσας ἢ κατὰ τὴν αὑτοῦ φύσιν εἶναι, πλείστους δὲ καταστρεψάμενος
καὶ μεγίστην δύναμιν κτησάμενος ἐν Αἰγύπτῳ κατεστήσατο τὴν βασιλείαν,
οὐκ ἐκ τῶν παρουσῶν μόνον ἀλλ’ ἐξ ἁπασῶν προκρίνας τὴν ἐκεῖ πολὺ
διαφέρειν οἴκησιν):
[31] Volendo fare l’elogio di Busiride tu hai scelto di dire che divise in
due rami il corso del Nilo, a circondarne il paese, e che sacrificava,
mangiandoli, gli stranieri che arrivavano da lui. Ma che fece questo,
non hai fornito alcuna prova21.
L’Egitto, terra felix, appariva a Busiride il luogo più adatto alla co-
stituzione del suo regno22:
[12] Vedeva infatti che gli altri luoghi non erano situati in modo op-
portuno e favorevole rispetto alla natura dell’insieme, ma che alcuni
erano inondati dalle piogge23, altri consumati dall’arsura24, mentre questo
paese, collocato nella più bella posizione del mondo, è capace di pro-
durre frutti copiosissimi e svariatissimi25, ed è cinto dal Nilo come da
un muro immortale. [13] Questo fiume gli fornisce, per sua natura,
non solo protezione, ma anche nutrimento sufficiente, perché non può
essere attaccato e conquistato da coloro che lo sfidano, è comodo per le
comunicazioni e utile per molti aspetti a coloro che vivono al riparo di es-
so. Infatti, in aggiunta ai vantaggi già ricordati, ha reso la loro capacità nel
campo dell’agricoltura pari a quella degli dèi, perché se Zeus è, per gli altri
uomini, dispensatore della pioggia e della siccità26, là invece ciascuno è
arbitro per se stesso dell’una e dell’altra27.
21
Busir. 31: Βουληθεὶς γὰρ Βούσιριν εὐλογεῖν προείλου λέγειν ὡς τόν τε Νεῖλον περὶ
τὴν χώραν περιέρρηξεν καὶ τῶν ξένων τοὺς ἀφικνουμένους θύων κατήσθιεν· ὡς δὲ ταῦτ᾽
ἐποίησεν οὐδεμίαν πίστιν εἴρηκας.
22
Cfr. Hernàndez de la Fuente 2013, per la visione dell’Egitto come luogo dell’utopia e
come «espejo en le que se reflejaba la discusión filosófica y política en la escuela platónica e
isocratea, en cuanto a las alusiones a un modelo de constitución divina regida más bien por
θεῖοι ἄνδρες al viejo estilo del mito que por tecnico de la política» (p. 203).
23
Cfr. Strab. 17, 1, 5 e Amm. Marc. 22, 15, 5.
24
Erodoto afferma che la Libia è soggetta a estate perpetua (2, 26: τῆς Λιβύης τὰ ἄνω
θέρος αἰεὶ κατέχει). Cfr. anche 2, 32; 3, 10; 4, 185. Sul caldo torrido della zona cfr. anche
Sall., bell. Iugurth. 18, 9 e 19; Verg., georg. 1, 233 s.
25
Cfr. l’elogio di Atene in Areop. 74, sui cui infra.
26
Cfr. Hom., Il. 4, 84; Eur., Med. 170, in cui Zeus è rispettivamente «tesoriere di guer-
ra» e «dispensatore di giuramenti» (vd. Vox 2003) e 1415, in cui è «dispensatore di molte
cose». Ma cfr. Theocr. 17, 77-80, in cui è detto che il Nilo, nel rendere fertile l’Egitto, si so-
stituisce alla pioggia donata da Zeus.
27
Ἑώρα γὰρ τοὺς μὲν ἄλλους τόπους οὐκ εὐκαίρως οὐδ᾽ εὐαρμόστως πρὸς τὴν τοῦ
σύμπαντος φύσιν ἔχοντας, ἀλλὰ τοὺς μὲν ὑπ᾽ ὄμβρων κατακλυζομένους, τοὺς δ᾽ ὑπὸ
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 233
[14] E sono giunti a tal culmine di benessere che, per l’eccellenza na-
turale del paese e per l’abbondanza di pianure ricavano frutto da un
continente, ma per la vendita dei prodotti in eccesso e per l’impor-
tazione di quelli di cui sono privi, grazie alla possibilità offerta loro dal
fiume, abitano un’isola; il Nilo, infatti, circondando la regione e attra-
versandola interamente con il suo corso, ha dato loro grande agio per
entrambe queste operazioni.
καυμάτων διαφθειρομένους, ταύτην δὲ τὴν χώραν ἐν καλλίστῳ μὲν τοῦ κόσμου κειμένην,
πλεῖστα δὲ καὶ παντοδαπὰ τἀγαθὰ φέρειν δυναμένην, ἀθανάτῳ δὲ τείχει τῷ Νείλῳ
τετειχισμένην, ὃς οὐ μόνον φυλακὴν ἀλλὰ καὶ τροφὴν ἱκανὴν αὐτῇ παρέχειν πέφυκεν,
ἀνάλωτος μὲν ὢν καὶ δύσμαχος τοῖς ἐπιβουλεύουσιν, εὐαγωγὸς δὲ καὶ πρὸς πολλὰ χρήσιμος
τοῖς ἐντὸς αὐτοῦ κατοικοῦσιν. Πρὸς γὰρ τοῖς προειρημένοις καὶ τὴν δύναμιν αὐτῶν πρὸς τὴν
τῆς γῆς ἐργασίαν ἰσόθεον πεποίηκεν‧ τῶν γὰρ ὄμβρων καὶ τῶν αὐχμῶν τοῖς μὲν ἄλλοις ὁ Ζεὺς
ταμίας ἐστὶν, ἐκείνων δ᾽ ἕκαστος ἀμφοτέρων τούτων αὐτὸς αὑτῷ κύριος καθέστηκεν. Altro
riferimento è a § 32 (cfr. infra).
28
L’Egitto, grazie alla sua particolare collocazione geografica, ha i vantaggi di un con-
tinente e di un’isola: il fiume Nilo rende l’Egitto un mare (cfr., p. es., Ael. Aristid., or. 36,
122-123; Ael., nat. anim, 10, 43; Heliod. 2, 28; Him., orr. 47, 15, 123-128 e 48, 8-9 Colonna,
su cui cfr. Milo 2012). Cfr., per il commento ai passi isocratei citati, anche Livingstone
2011, pp. 124-133.
29
Cfr., p. es., Herod. 2, 35, 2.
30
Cfr. Pernot 1993, II, pp. 701-702.
31
Cfr. Menand. Rhet. 1, 349, 18 s., p. 38 e 350, 32-351, 1, p. 40 R.-W. Cfr. Pernot 1986.
32
Ibid., 1, 346, 27-29, p. 32 R.-W.
33
Cfr. Areop. 74: Ἐπίσταμαι γὰρ ἐν μὲν τοῖς ἄλλοις τόποις φύσεις ἐγγιγνομένας καρπῶν
καὶ δένδρων καὶ ζῴων ἰδίας ἐν ἑκάστοις καὶ πολὺ τῶν ἄλλων διαφερούσας, τὴν δ᾽ ἡμετέραν
234 DANIELA MILO
χώραν ἄνδρας φέρειν καὶ τρέφειν δυναμένην οὐ μόνον πρὸς τὰς τέχνας καὶ τὰς πράξεις καὶ
τοὺς λόγους εὐφυεστάτους, ἀλλὰ καὶ πρὸς ἄνδρειαν καὶ πρὸς ἀρετὴν πολὺ διαφέροντας: «so
che, mentre negli altri luoghi nascono specie di frutti, alberi e animali caratteristiche di cia-
scuno e molto diverse da quelli degli altri, il nostro paese è in grado di produrre e nutrire
uomini non solo assai ben dotati per l’arte, l’azione e la parola, ma che si distinguono molto
per coraggio e valore». Cfr. anche Xenoph., vectig. 1, 3.
34
Cfr. anche antid. 185, 187, e 189-190, in cui la predisposizione naturale è l’elemento
più importante per chi voglia diventare oratore.
35
Cfr. §§ 21-23.
36
In Erodoto le classi sono sette (cfr. 2, 164).
37
Cfr. Busir. 15-17 e Plat., resp. 3, 414d-415c. In part. Eucken 1983, pp. 172-212, so-
stiene la tesi della datazione tarda proprio sulla base dei riferimenti alla Repubblica platoni-
ca, di cui Isocrate farebbe parodia nel Busiride (ma che non si tratti di una semplice paro-
dia, mi pare sia dimostrato dalle argomentazioni di Hernández de la Fuente 2013, vd. in
part. p. 201). Sicuramente il Busiride riflette discussioni del tempo sull’organizzazione e de-
finizione dell’iter formativo dei giovani. Livingstone 2001, p. 48, ritiene che il Busiride deb-
ba porsi tra la Repubblica e il Fedro (anche Masaracchia 1995, p. 28, è dell’avviso che Isocrate
conoscesse la Repubblica). Ma cfr. supra, nota 2. Nel Timeo (24ab) le classi sono sempre
tre (ἱερεῖς, δημιουργοί e τὸ μάχιμον). Cfr. anche, per un’ampia discussione sulla questione,
Masaracchia 1995, pp. 48-73 e 133-135. In generale è da sottolineare l’importanza nel IV
secolo della discussione sulle forme di governo e sul dibattito sull’utopia politica in relazio-
ne a Platone, in particolare alle Leggi, per quanto concerne il discorso sulla specializzazione
delle classi (374b ss. e 846d-847a: cfr. Hernàndez de la Fuente 2013, in part. pp. 194 ss.): da
rilevare che nelle Leggi si coglie l’idea di governo da parte di un semi-divino o di esseri stra-
ordinari (ibid., p. 195) e, in generale, le Leggi si pongono come ultima riflessione di Platone
sul problema dell’utopia politica e della costituzione perfetta (ibid., pp. 201-201).
38
Cfr. Busir. 21-23. Si veda il programma educativo dato da Platone nella Repubblica
(p. es. 7, 530b, 536d). Il principio della specializzazione delle attività in relazione alle pro-
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 235
[32] Ma tanto più di noi sei lontano dal dire cose credibili, in quanto
io lo ritengo autore di nessuna cosa impossibile, ma di leggi e di una
costituzione politica, che sono opere proprie di uomini eccellenti; tu
invece lo rappresenti artefice di due azioni tali, che nessuno mai degli
uomini compirebbe, perché una è propria della ferocia delle fiere,
l’altra della potenza degli dèi40.
prie attitudini richiama anche l’ideale espresso nell’Aereopagitico, in cui Isocrate parla di
una divisione della popolazione da parte degli Aereopagiti per ottimizzare l’impiego dei cit-
tadini (cfr. Areop. 43-44). Sulla valorizzazione del Busiride come discorso che riflette
l’habitus intellettuale di Isocrate nell’àmbito del suo programma di educazione, cfr. Bons
2000, pp. 131-139.
39
Anche Pitagora, secondo Isocrate, avrebbe appreso in Egitto la filosofia e la pratiche
sacrificali, introducendole poi tra i Greci (cfr. §§ 28-29). In Pitagogora è altresì da vedere la
figura per eccellenza del legislatore di ispirazione divina o mantica (cfr. Hernàndez de la
Fuente 2013, pp. 197-198).
40
Busir. 32: Ἀλλὰ τοσούτῳ πλέον ἡμῶν ἀπέχεις τοῦ πιστὰ λέγειν, ὅσον ἐγὼ μὲν οὐδενὸς
αὐτὸν αἰτιῶμαι τῶν ἀδυνάτων, ἀλλὰ νόμων καὶ πολιτείας αἵπερ εἰσὶ πράξεις τῶν ἀνδρῶν τῶν
καλῶν κἀγαθῶν‧ σὺ δὲ τοιούτων δημιουργὸν ἀποφαίνεις, ὧν οὐδέτερον οὐδεὶς ἂν ἀνθρώπων
ποιήσειεν, ἀλλὰ τὸ μὲν τῆς τῶν θηρίων ὠμότητος, τὸ δὲ τῆς τῶν θεῶν δυνάμεως ἔργον ἐστίν.
41
Fr. 18 K.-A. (= 21 Kaibel = 8, pp. 14-16 Olivieri 1946): «se lo vedessi mangiare, mor-
resti: la strozza preme di dentro, rumoreggia la mascella, il molare fa rumore, il canino stri-
de, cigola con il naso, scuote le orecchie»; il frammento è tràdito da Ateneo (10, 411ab): ἦν καὶ ὁ
Ἡρακλῆς ἀδηφάγος‧ ἀποφαίνονται δὲ τοῦτο σχεδὸν πάντες ποιηταὶ καὶ συγγραφεῖς. Ἐπίχαρμος
μὲν ἐν Βουσίριδι λέγων ‘πρῶτον - οὔατα’.
42
Cfr. Eur., Alc. 756-760, in cui si prende di mira la φιλοποσία di Eracle (parallelo già
rilevato da Olivieri 1946, p. 15). Il tema della ghiottoneria di Eracle trova altri riferimenti
già in Epicarmo, come testimonia il titolo Ἡρακλὴς ὁ πὰρ Φόλῳ (fr. 66 K.-A.), il quale ci
porta a considerare un’attestazione arcaica della philoposia di Eracle, vale a dire il fr. 22a
D.-F. di Stesicoro (Gerioneide), σκύφιον δὲ λαβὼν δέπας ἔμμετρον ὡς / τριλάγυνον / πί᾽
ἐπισχόμενος, τό ῥά οἱ παρέθη-/κε Φόλος κεράσας: «presa una coppa a forma di scifo della
misura di tre lagene, bevve, sollevandola. Gliel’aveva data Folo, colma» (trad. di De Marti-
no 1984, p. 149). Sul frammento stesicoreo, e su possibili precedenti a questa rappresenta-
zione di Eracle, vd. Lazzeri 2008, pp. 275-309; Curtis 2011, pp. 88 e 160-162 (che rinvia ai
frr. 78 e 290 K.-A. di Epicarmo), e Finglass in Davies - Finglass 2014, pp. 109 e 290-292. Per
236 DANIELA MILO
quanto concerne invece alcune osservazioni sulla figura di Eracle e il genere drammatico, e
su eventuali rapporti con Epicarmo, vd. Lazzeri 2003, in part. le pp. 183-184, con note e
bibliografia relativa. Cfr. anche Sommerstein 1998, pp. 19-20.
43
Fr. 19 K.-A.: ῥογοί. Cfr. Polluce (9, 45): ταῦτα δὲ (τὰ σιτοβόλια) ῥογοὺς Σικελιῶται
ὠνόμαζον, καί ἐστὶ τοὔνομα ἐν Ἐπιχάρμου Βουσίριδι.
44
10, 81, 82: καὶ μὴν καὶ τὰ ἐπιτιθέμενα τοῖς τρίποσι τράπεζαι καλοῦνται, καὶ μαγίδες,
ὅστις χρῆσθαι βούλοιτο τῷ ὀνόματι κυρίως ῥηθέντι ἐπὶ τῆς μάκτρας ἢ ἐπὶ τῆς τὰ ἱερὰ δεῖπνα
ἢ τὰ πρὸς θυσῖαν φερούσης, ὡς παρὰ Σοφοκλεῖ εἴρηται‧ τὰς Ἑκαταίας μαγίδας δόρπων (fr.
734 R.). Κρατῖνος δ᾽ ἐν Βουσίριδι εἴρηκεν‧ ὁ - τἄλφιτα.
45
Nel nome del bue potrebbe essere, secondo alcuni, allusione ad Eracle stesso: cfr.
Pieters 1946, p. 165, contra Bianchi 2016, p. 146, che ritiene a ragione che l’ipotesi non sia
verificabile. Si tratta del fr. 23 K.-A.: ὁ βοῦς ἐκεῖνος χἠ μαγὶς καὶ τἄλφιτα: «Il bue quello e la
madia e la farina» (trad. di Bianchi 2016, p. 145, cui si rinvia anche per il commento).
46
Cfr. in part. il fr. 66 K.-A.: βότρυς, ῥόας, φοίνικας, ἕτερα νώγαλα: «grappoli d’uva,
melograni, datteri, altre ghiottonerie» (cfr. il fr. 24, 1 K.-A. di Efippo). Il verso è trasmesso
da Ateneo (2, 47d, e su νώγαλα si veda Eust. in Il., p. 1163, 26: τρισυλλάβως νώγαλα, οἷον βότρυς
- νώγαλα) come appartenente al Busiride di Antifane (cfr. anche Phot., lex. 318, p. 37 Theo-
doridis 2013). Anche il fr. 67 K.-A.: τὸ χερνιβεῖον πρῶτον· ἡ πομπὴ σαφής, tràdito da Polluce
(10, 65): καὶ κανοῦν δὲ ἀναγκαῖον ὑπεῖναι καὶ χέρνιβας καὶ χερνιβεῖον, εἰπόντος Ἀντιφάνους ἐν
Βουσίριδι‧ καὶ τὸ - σαφής, allude a un contesto lustrale.
47
Fr. 2 K.-A.: εἰμὶ γὰρ Βοιώτιος / ὀλίγα μὲν λαλῶν, (B.) δίκαια ταῦτα (A.) πολλὰ δ᾽
ἐσθίων. Cfr. Athen. 10, 417e: Μνησίμαχος Βουσίριδι‧ εἰμὶ - ἐσθίων. A parlare è Eracle (cfr.
Eub., fr. 66 K.-A. e Demonic., fr. 1 K.-A.). Cfr. anche 10, 417b: καὶ ἔθνη δὲ ὅλα εἰς πολυφαγίαν
ἐκωμῳδεῖτο, ὡς τὸ Βοιωτόν (fr. 11 K.-A.).
48
Fr. 2 K.-A.: (Ηρ.) οὐκ οἶσθά μ᾽ ὄντα, πρὸς θεῶν, Τιρύνθιον / Ἀργεῖον; οἳ μεθύοντες αἰεὶ τὰς
μάχας / πάσας μάχονται. (B.) τοιγαροῦν φεύγουσ᾽ἀεί. Cfr. Athen. 10, 442d: κωμῳδοῦνται δὲ
ὡς μέθυσοι Ἀργεῖοι μὲν καὶ Τιρύνθιοι θ᾽ ὑπὸ Ἐφίππου ἐν Βουσίριδι (fab. nom. om. CE).
Ποιεῖ δὲ τὸν Ἡρακλέα λέγοντα· οὐκ - ἀεὶ. La notizia è trasmessa anche da Macrobio (sat. 5,
21, 17): multibibum heroa istum fuisse … illud non obscurum argumentum est quod Ephippus
in Busiride inducit Herculem sic loquentem: οὐκ - ἀεὶ.
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 237
49
Cfr., per la tradizione di Busiride ghiottone, Dion Chrys. 8, 31, 5-32: καὶ τὸν
Γηρυόνην, πλείστους βοῦς ἔχοντα καὶ τῶν πρὸς ἑσπέρας ἁπάντων πλουσιώτατον ὄντα
καὶ ὑπερηφανώτατον, αὐτόν τε ἀπέκτεινε καὶ τοὺς ἀδελφοὺς καὶ τὰς βοῦς ἀπήλασε. τὸν δὲ
Βούσιριν εὑρὼν πάνυ ἐπιμελῶς ἀθλοῦντα καὶ δι᾽ ὅλης ἡμέρας ἐσθίοντα καὶ φρονοῦντα
μέγιστον ἐπὶ πάλῃ, διέρρηξεν ἐπὶ τὴν γῆν καταβαλὼν ὥσπερ τοὺς θυλάκους τοὺς σφόδρα
γέμοντας.
50
Ma per l’Elettra la datazione del 412 è troppo bassa (la tragedia può essere collocata
attorno al 415: cfr. Criscuolo 2012, pp. 199-220). Più ragionevole sembra presupporre una
data alta (cfr. Schmid-Stählin 1912, p. 624), sulla base della forma unattische di una glossa
di Esichio appartenente al Busiride di Euripide (ἀτρεκήσασα, cfr. fr. 4 JvL, infra, nota 59).
Papillon 2011, p. 81, data il Busiride di Euripide al 408.
51
Abbiamo poi una hypothesis frammentaria da papiro (POxy 3651): il solo significati-
vo gruppo di lettere è alla linea 26 ]αμηλαδ[, presumibilmente, come afferma Livingstone,
p. 81, ]α μῆλα δ[, che l’editore interpreta come conferma che in Euripide, così come in Fe-
recide e in Apollodoro, Eracle incontrasse Busiride mentre era in cerca dei pomi d’oro delle
Esperidi. Cfr., per un’analisi complessiva dei frr. del Busiride euripideo, anche Krumeich-
Pechstein-Seidensticker 1999, pp. 413-419.
52
Cfr. infra.
53
Cfr. Hartung cit. in Jouan-van Looy 2002, pp. 41-43. Stob. 4, 19 (περὶ δεσποτῶν καὶ
δούλων) 24, S M om. A (14-16, IV, p. 426 W.-H.): Εὐριπίδου ἐκ Βουσίριδος.
54
Cfr. Krumeich-Pechstein-Seidensticker 1999, p. 418.
238 DANIELA MILO
55
La hypothesis del Busiride è conservata dal POxy 3651, 23-24 (cfr. Cockle 1984), di
II-III sec. Per quanto frammentaria, essa, il cui esordio è Βούσει̣ρι[ς σατυρικός, οὗ ἀρχή,
consente di escludere che il fr. 472m Kn. fosse parte del prologo del Busiride, pronunziato
da Lamia, come ritennero Wilamowitz 1931, p. 273, nota 2, e Snell 1963, p. 495, anche sulla
base del fr. 19 del POxy 2455 (ed. Turner 1962), che mostra una coincidenza di termini con
il fr. 472m Kn. (Λάμια σάτυροι] ὧν ἀρχή‧ τίς τοὐμὸν ὄνομα τοὐπο⎦νείδιστ⎣ον βροτοῖς κτλ.).
Cfr. anche Haslam 1975, che suppose che tale frammento fosse l’incipit delle Fenicie.
56
Lamia era una bellissima donna di Libia. Secondo la tradizione riportata da Duride
(FGrH 76 F 17) fu sedotta da Zeus, e i suoi figli furono uccisi da Era. Il suo dolore la rese
un mostro, così ella diventò assassina di altri bambini, di cui beveva il sangue. Maggiori det-
tagli vengono dati da uno scolio ad Aristofane (schol. in Aristoph. pax 758), che riferisce, ol-
tre alle stesse notizie date da Duride, che ella, figlia di Belo e di Libia, fu portata da Zeus
dalla Libia e giunse in Italia, dove una città prese il suo nome. Zeus, poiché ella era stata
privata del sonno da Era, le concesse, per pietà, la facoltà di togliersi e rimettersi gli occhi a
suo piacimento (cfr. anche schol. in Aristoph. vesp. 1035, in cui si parla di Λαμία θερίον).
Diodoro Siculo riferisce pure che ella, regina di Libia, dimorava in una grotta (20, 41, 6).
Cfr. LIMC VI/1, p. 189, s.v. Lamia e Patera 2014, p. 10 e nota 37.
57
Che Euripide abbia scritto un dramma con tale titolo è attestato da diverse fonti
(schol. in Plat. Phaedr. 244b, in cui si parla di dieci Sibille, la seconda delle quali di nome
Lamia, che Euripide ricorda nel prologo del dramma omonimo; cfr. anche Lact., divin. in-
stit. 1, 6, 9, che riporta una notizia di Varrone. Pausania, inoltre, riporta la tradizione che a
Delfi la Sibilla più antica fosse figlia di Zeus e Lamia: cfr. 10, 12, 1). Cfr. Pechstein 1998,
pp. 179-184; Krumeich-Pechstein-Seidensticker 1999, pp. 475-476. Restano frammenti di
una commedia Lamia di Cratete (frr. 20-25 K.-A.). Cfr. Sommerstein 1998, pp. 23-24.
58
«Chi non conosce il mio nome, il più disonorevole per i mortali, Lamia, di razza libi-
ca?». Jouan-van Looy 2002 pongono crux al v. 1 metri causa. Cfr. ad loc., p. 335.
59
Cfr. Hesych. α 648 Cunningham: ἁγνίσαι (fr. 3 JvL = 314 Kn.: «purificare», che allu-
de verisimilmente ad un contesto di sacrificio) e α 8143 Cunningham: ἀτρεκήσασα (fr. 4 JvL
= 315 Kn.: «facendo esattamente», in riferimento ad una donna).
60
Il carattere satirico della pièce è notato dal grammatico latino Diomede, che osserva,
tra l’altro, a proposito del coro: Latina Atellana a graeca satyrica differt, quod in satyrica fere
satyrorum personae inducuntur, aut si qui sunt ridiculae similes satyris, Autolycus, Busiris.
Cfr. GL 1, 490, 18 Keil.
FRA TEATRO E ORATORIA: IL MITO DI BUSIRIDE 239
«satiri»: la presenza del temine μῆλα suggerisce dunque che Eracle fos-
se di ritorno dai giardini delle Esperidi (quindi non sulla via che portava
lì, come appare in altre fonti). Sarebbe stato dunque catturato dalle
guardie di Busiride e destinato al sacrificio. Secondo Hartung, Eracle
aveva salvato le Esperidi dalle mani dei briganti61, ma era stato sedotto
dalla bella Lamia che lo aveva venduto a Busiride. I satiri preparano
Eracle per il sacrificio, gli mettono bende e lo incoronano di fiori62.
Doveva forse comparire nel dramma un personaggio femminile (cfr.
fr. 4 JvL = 315 Kn.) e, naturalmente, i Satiri (cfr. hypoth.), il cui ruolo
non è chiaro: erano parte della schiera di Eracle, schiavi di Busiride, o
officianti al sacrificio?63 Per la barbara pratica sacrificale, un parallelo
può istituirsi con Ifigenia in Tauride, in cui lo stesso tema trova riscon-
tro64.
61
La notizia è riportata anche da Diodoro (4, 27).
62
A tale situazione potrebbe verisimilmente riferirsi il fr. 2 JvL (= 313 Kn.), ma anche il
fr. 3 JvL (= 314 Kn.) allude al sacrificio. Arrivato davanti all’altare, Eracle si libera, Busiride
tenta di fuggire e nascondersi, ma è infine immolato egli stesso. Con la morte del re i satiri
recuperano la libertà. In tale contesto, qualcuno ha visto ben inserito il fr. 479 Kn. (*8 JvL =
920a N.2-Sn.: «mettetelo in ginocchio e chiudetegli la bocca»). Cfr. Krumeich-Pechstein-
Seidensticker 1999, p. 418.
63
Ibid., p. 418.
64
Di possibile attribuzione al Busiride sono quattro frammenti (cfr. Collard-Cropp
2008, pp. 318-319): frr. inc. sed. 879 Kn. (ὁ λῷστος οὗτος καὶ φιλοξενέστατος, probabilmen-
te un riferimento ironico a Busiride o Scirone, personaggi degli omonimi drammi satire-
schi); 907 Kn. (attribuito pure al perduto dramma satiresco Sileo: κρέασι βοείοις χλωρὰ
σῦκ᾽ ἐπήσθιεν / ἄμουσ᾽ ὑλακτῶν, ὥστε βαρβάρῳ μαθεῖν, un’immagine di Eracle al banchet-
to); 955h Kn.: ἄνυδρα δ᾽ᾠκηκὼς ἄναξ / κριωπὸς Ἄμμων δάπεδα θεσπίζει τάδε, un riferimen-
to all’oracolo di Ammone, probabilmente parte del prologo o dell’esodo di un dramma am-
bientato in Africa, come l’Andromeda, il Busiride o il Fetonte). Collard-Cropp 2008 citano
pure il fr. 33 N.2-Sn. adesp., che si riferisce agli «occhi fiammeggianti» di Eracle.
65
Cfr. Papillon 2001, pp. 76-77. Sulle caratteristiche iconografiche della rappresenta-
zione della scena di sacrificio in relazione a Eracle e Busiride, cfr. Mehl 2009.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI