FRANCESCA CURA
FONDAMENTI DI
MECCANICA STRUTTURALE
Lezioni ed esercizi
CLVT
POLITECNICO DI TORINO
SISTÈMA KBUOTKABO
Parte I
Lezioni
vn
2 3 Baricentri e momenti statici 33 4.10.1 Flessione e linea elastica 124
Tensioni e deformazioni nel solido di De Saint Venant 89 6.5.5 Curva limite <J -T l89
4.1 Premessa 89
6.5.6 Confronto grafico fra le ipotesi di rottura 192
4.2 Trazione 90
6.5.7 Applicazioni pratiche dei criteri di rottura 198
4.3 Prova di trazione 97
4.4 Flessione 102
7 Cenni sulla fatica dei materiali 203
4.4.1 Esempi di calcolo 108
7.1 Introduzione 203
4.5 Equazione differenziale della linea elastica 108
7.2 Cenni storici 20A
4.6 Relazione fra momento flettente e taglio 112
7.3 Esame delle superna di rottura 205
7.4 Grandezze caratteristiche della fatica 207
4.7 Tensioni dovute allo sforzo di taglio 113
4.8 Torsione in una trave a sezione circolare 119
7.5 Curva di Wòhlcr 209
4.9 Torsione in una trave a sezione rettangolare 122
7.6 Materiali senza limite di fatica 213
4.10 Esempi di calcolo delle tensioni 124
7.7 Fatica oligociclica 213
vm
7*8/ Fatica con durata a tempo determinato 216 3.1 Esercizi svolti 297
7£9i Fatica con durata a tempo indeterminato 217 3.2 Esercizi consigliati «, 311
Parte n
Esercizi
Esercitazione 1
Gradi di libertà e risultanti di sistemi di forze 255
1.1 Gradi di libertà 255
1.2 Forze e risultanti di forze 264
1:3 Esercizi 271
Esercitazione 2
Calcolo delle reazioni vincolari 273
à.l, Esercizi svolti 273
2.2 Esercizi consigliati 285
Esercitazione 3
Geometria delle aree 297
XT
e
o
"n
0)
a.
Capitolo 1
Per sistema di corpi rigidi, nel senso più' ampio del termine, si intende un
qualsiasi insieme di corpi rigidi fra loro indipendenti o vincolati Tun l'altro
in modo qualunque.
L'insieme più' semplice di corpi rigidi è quello costituito da un solo corpo
puntiforme o non.
precedenza.
vci sono vincoli, poiché il corpo si muove liberamente nello spazio, 1.4 Coordinate e gradi di libertà
Ìso ogni suo spostamento può essere pensato come somma di tre
fòiìorigide, nelle direzioni dei tre assi cartesiani x, y, z, e di tre Si potrebbe osservare, generalizzando, che un sistema puntiforme è un
àgoiari attorno alle tre direzioni dei tre assi cartesiani. In tal sistema a tre coordinate.
i^i, il corpo ha 6 gradi di libertà. Se tutte le coordinate sono libere, cioè possono essere variate, si ha il
caso del punto senza vincoli nello spazio e, quindi, un movimento
consentito secondo tre direzioni indipendenti cioè con tre gradi di libertà.
Se una coordinata è vincolata, cioè è predeterminata univocamente, il
sistema diventa a due gradi di libertà. Ad esempio, se le coordinate sono
i - Equilibrio dei corpi rigidi
d&£ § 1.5 *- Gradi di libertà di sistemi complessi
^costante) il sistema risulta a tre gradi di libertà. Figura 1.3 Sistema a un grado di libertà
valore delle coordinate Xps, yn del punto P2. Il corpo 2 ha perciò un solo 1.6 Coordinate e vincoli
i elementi del sistema vincolati fra loro e vincolati a strutture Un vincolo doppio è quello costituito dalla cerniera o articolazione di un
sistema, è possibile, come si vedrà meglio in seguito, calcolare perno attorno a un asse fisso. Solitamente esso viene schematizzato con
^pj di vincoli complessivi (coordinate vincolate) che limitano il un carrello fisso (Fig. 1.6b).
Questo vincolo impedisce le due traslazioni ortogonali (secondo x e
^sistema è labile, cioè conserva un residuo numero l {n-m-H di secondo ^ lasciando libera unicamente la rotazione.
iti consentiti o gradi di libertà (cioè coordinate libere e Altro vincolo doppio è la coppia rotoidale costituita da un manicotto che
jnti). scorre lungo un'asta di guida oppure da un pistone che si muove lungo un
il sistema è isostatico, cioè non ha alcun grado di libertà poiché il cilindro di guida. Può essere rappresentato da due o più' carrelli scorrevoli
tero di vincoli uguaglia esattamente il numero di coordinate. affiancati (Fig. 1.6c).
n<m il sistema è iperstatico poiché il numero di vincoli è superiore a Esso impedisce una traslazione (ad esempio secondo x come in Fig. 1.6c) e
[ucllo strettamente necessario per eliminare ogni grado di libertà del la rotazione.
sistema stesso. Un vincolo triplo è il cosiddetto incastro che corrisponde, ad esempio, al
caso di una estremità di un'asta saldata o imbullonata su una parete e
Vincoli e reazioni vincoìarì che impedisce ogni movimento da quest'ultima.
Le considerazioni precedenti si possono estendere al caso dei problemi a
, Sussistono vari tipi di vincolo che nella realtà assumono a seconda del tre dimensioni ove sono da tenere in conto gli spostamenti nello spazio,
,caso le forme più' diverse. ovviamente più' complessi analiticamente parlando, ma concettualmente
Per facilitare l'analisi teorica dei problemi comuni con l'equilibrio dei del tutto analoghi a quelli già esaminati nel piano.
sistemi, i vincoli reali vengono normalmente schematizzati nel calcolo Ad esempio nello spazio è possibile incontrare un vincolo di grado sei
con corrispondenti vincoli ideali la cui caratteristica essenziale è legata poiché l'incastro totale e rigido in un ambito spaziale impedisce tutti i sei
al numero e al tipo di movimenti che essi sono in grado di impedire. gradi di libertà possibili, cioè le tre traslazioni e le tre rotazioni.
Si hanno infatti vincoli singoli, doppi, tripli, ...etc se essi impediscono uno, A ciascun movimento impedito dal vincolo è possibile associare una
,due o tre, ... dei gradi di libertà che il sistema avrebbe in condizione di corrispondente reazione vincolare che rappresenta la forza necessaria per
assenza di impedimenti. impedire il movimento suddetto.
caso più' frequente nei problemi pratici è quello che considera Nel caso ad esempio del carrello scorrevole, poiché esso impedisce lo
ilibrio di sistemi piani, cioè sistemi che si muovono su un piano, spostamento secondo una direzione assegnata, è applicata all'elemento (o
do allora, per semplicità, riferimento al piano, esempio tipico di al corpo o al sistema) una reazione vincolare corrispondente, cioè una
singolo è il perno scorrevole in una feritoia. Esso viene di solito forza diretta secondo la direzione di spostamento impedito e tale da
tato schematicamente con un carrello (Fig. 1.6a). trattenere in posizione fissa l'elemento (o corpo o sistema).
te che il carrello scorrevole impedisce unicamente la traslazione Così il perno che scorre nella feritoia o il carrello scorrevole lungo l'asse y
,, %. alla sua direzione di moto, lasciando invece libera la (Fig. 1.6a) sviluppano una reazione vincolare Rx costituita da una forza
aslazione secondo questa direzione e la rotazione. diretta secondo l'asse x.
In Sostanza, dei tre gradi di libertà possibili nel piano il carrello di Fig. La cerniera di articolazione (Fig. 1.6b), poiché impedisce lo spostamento
1.6a impedisce solo la traslazione secondo l'asse x. secondo gli assi x e y del riferimento, sviluppa una reazione che è
costituita da due componenti: una reazione vincolare Rx secondo l'asse x
e una Ry secondo y.
12 1 - Equilibrio dei corpi rìgidi § 1.8 - Moto di un sistema 13
L'incastro (Fig. 1.6d), impedendo i tre moti del piano, sviluppa tre reazioni
vincolari: le forze Rx e Ry e la coppia M secondo la rotazione ??.
La conoscenza del valore dei gradi di libertà di un sistema (cioè delle sue
coordinate libere e indipendenti) definisce univocamente la posizione del
sistema stesso.
Se il valore suddetto dei suoi gradi di libertà o delle sue coordinate libere e
indipendenti è funzione del tempo, cioè varia istante per istante, anche
la posizione del sistema risulta funzione del tempo e, quindi, il sistema si
muove di conseguenza.
io statico e dinamico Per quanto riguarda, infine, la natura, cioè l'origine delle forze, si hanno
forze di vario tipo cioè di gravita, di pressione, di taglio, magnetiche, termiche,
si parla di equilibrio di un sistema, si fa naturalmente ... etc cui, nel caso dell'equilibrio dinamico, si aggiungono le forze [o
£ft'.a forze agenti su di esso e a relazioni che legano fra loro tali coppie) d'inerzia che in generale sono per loro natura forze di volume.
7/ale si parla di equilibrio in senso stanco di un sistema quando esso 1.10 Equilibrio statico di un sistema
le ^ permanere nel suo stato iniziale di quiete o di moto uniforme,
aria invece di equilibrio dinamico quando il sistema stesso modifica Affinchè un sistema sia in condizioni di equilibrio occorre che le forze che
ite per istante il suo stato di moto. su di esso agiscono soddisfino a determinate relazioni che prendono il
entrambi i casi si possono scrivere relazioni di equilibrio che legano fra nome di equazioni di equilibrio.
irò le forze agenti sul sistema e che determinano e definiscono in esso In definitiva, in condizioni statiche, si avranno le seguenti possibili
|P££; ^e) primo caso la sua condizione di equilibrio stazionario e nel secondo, situazioni:
p& '/tnvece* la ÌC8ge secondo la (luale si evolve nel tempo il suo stato di moto. a) sistema labile o ipostaiico {n>m}
^■•■^•i/'/Nel caso dell'equilibrio statico, quando cioè il sistema è in quiete o in b) sistema isostatico (n=m)
;V'> moto stazionario, si hanno forze costanti nel tempo che possono essere fc) sistema iperstatico (n<m).
esteme o inteme e possono sviluppare una funzione attiva o reattiva dando U "~ "
luogo cioè sul sistema ad azioni o a reazioni. 1.10.1 Equilibrio di un sistema labile
Se il sistema è, invece, in condizioni di equilibrio dinamico, le forze sono
variabili e a quelle considerate in precedenza occorre aggiungere le Si_consideri per semplicità il caso dei sistemi in equilibrio statico e, a
cosiddette forze d'inerzia, che si manifestano ogni volta che in un titolo di esempio, si assuma come sistema analizzato il sistema più'
sistemala condizione di moto è soggetta a una variazione nel tempo (e si semplice, cioè il punto che si muove lungo una traiettoria assegnata.
realizzano quindi situazioni di accelerazione e decelerazione). Un esempio concreto riconducibile a questo caso ideale è il carrello che
Le forze poi possono essere sia forze propriamente dette (o spinte o scorre su una pista assegnata.
càrichi) sia coppie (o momenti). Esse si possono anche suddividere come Se si assume un asse x di riferimento parallelo alla pista lungo la quale
.fòrze di superficie se agiscono in punti di una superficie e forze di volume corre il carrello, la condizione di equilibrio 'statico del carrello stesso
g/>jìjsc1 -agiscono nei punti interni di un corpo. normalmente si individua nel fatto che le forze applicate al carrello
-Jjj£$fef ?orze di superficie si distinguono in forze distribuite, se agiscono su tutti parallelamente all'asse x siano tali da opporsi l'una all'altra in modo
|Vf!lP^ntì di un'area non infinitesima della superficie, e forze concentrate, se perfettamente equilibrato, dando cosi luogo a un'azione risultante nulla.
:^à^
Figura 1.8 Carrello (caricato da due forze orizzontali)
' Se le forze che agiscono sono più' di due (in generale N) come in Fig. 1.9,
la condizione di equilibrio sarà allora:
Questa considerazione è generalizzabile, potendo essere estesa a sistemi
comunque complessi e dotati di un qualsiasi numero di gradi di libertà.
Pertanto la condizione di equilibrio statico di un sistema, avente l gradi di
libertà, richiede che le forze applicate al sistema stesso secondo i diversi
suoi l gradi di libertà soddisfano, per ciascun grado di libertà, a una
equazione analoga a quella in precedenza considerata a proposito del
carrello: in sostanza le forze agenti debbono, secondo ciascuno degli l gradi
di libertà, avere risultante nulla.
Così, se si considera un'asta incernierata a un estremo e soggetta a due
forze F, e F2 (Fig. 1.11), la condizione di equilibrio (assumendo le forze
Figura 1.9 Carrello (caricato da più forze orizzontali)
con segno, cioè positive se agiscono concordi con l'angolo t?) si scrive ora
iFi<0, F2>0):
cioè diano coppia risultante nulla: si noti che essendo il grado di libertà Questo modo di procedere non porta, però, alla determinazione delle
considerato una rotazione, le grandezze corrispondenti che determinano cosiddette reazioni vincolari, cioè delle forze di reazione che i vincoli
l'equilibrio sono ora delle coppie e la condizione di equilibrio si traduce in imposti al sistema debbono sviluppare per limitarne i movimenti.
un'equazione di momento risultante nullo. Sotto il profilo cinematico del problema, cioè per quanto riguarda la
Se si considera il caso del carrello (Fig. 1.12) si osserva immediatamente determinazione delle caratteristiche del moto dei vari elementi
che esso costituisce la rappresentazione concreta del concetto astratto di componenti il sistema, la conoscenza delle forze di reazione non ha in
punto. effetti alcuna importanza.
11 punto nello spazio ha posizione definita da tre coordinate (in genere le Sotto l'aspetto, invece, delle tensioni e delle deformazioni che le varie
coordinate x, y, z riferite ad un sistema cartesiano). forze applicate generano in ciascun elemento (e quindi della valutazone
Nel caso in esame, però, due di queste coordinate {y e z) sono in realtà della capacità di resistenza di detti elementi cioè della idoneità degli
invariabili, avendo infatti un valore assegnato e costante. stessi a sopportare le forze ad essi applicate), è indispensabile anche la
Come si è già detto, le forze agenti sul carrello possono avere non solo conoscenza delle reazioni suddette.
componente orizzontale secondo x iFix>F2t), ma anche componente Perciò, in generale, in un sistema con n coordinate e / gradi di libertà (con
verticale secondo y{Fiy,F2jr). ì<n) si scriveranno / equazioni che potremmo definire di equilibrio
Si è anche osservato che, per l'equilibrio del carrello, normalmente si cinematico o di moto, poiché servono a stabilire le condizioni che
considerano soltanto le componenti secondo il suo grado di libertà. garantiscono l'equilibrio cinematico o di moto stazionario o dinamico del
Tuttavia anche le altre componenti di forze agenti sul carrello debbono sistema, e n-l=m equazioni che potremmo definire di equiUbrio vincolare
soddisfare a condizioni analoghe di equilibrio. che determinano le reazioni applicate dai vincoli al sistema stesso.
Per l'equilibrio del carrello, scritto ora con riferimento allo spostamento
secondo l'asse y verticale, dovrà essere verifìcata la condizione:
S_e m>n il sistema possiede m-n vincoli in più' rispetto al suo numero di
coordinate. Il sistema è, quindi, ipèjrDincolato avendo più' vincoli di quelli
necessari per assicurarne l'immobilità, cioè l'equilibrio statico.
Alle forze esterne applicate ai vari clementi del sistema si oppongono ora
m reazioni vincolari. E' possibile anche in questo caso scrivere altrettante
equazioni di equilibrio fra le forze quante sono le n coordinate del sistema.
Esse, però, conterranno m (>n) incognite costituite dalle reazioni
vincolari.
Sono possibili infinite soluzioni del problema poiché, assegnando
arbitrariamente il valore di m-n reazioni vincolari, le equazioni di
Figura 1.12 Carrello
equilìbrio consentiranno di determinare le rimanenti n reazioni vincolari
incognite: a ogni assegnazione arbitraria corrisponderà una rispettiva
soluzione.
1.10.2 Equilibrio di un sistema Isostatìco Si consideri, a titolo di esempio, il caso della Fig. 1.13. n sistema è
costituito da un solo elemento, una trave, le cui coordinate e spostamenti
(Nelle condizioni di equilibrio isostatico, il sistema è soggetto ad un teoricamente possibili sono le due traslazioni secondo gli assi cartesiani x
numero di vincoli m esattamente pari al numero di coordinate n del e yc la rotazione angolare 6.
sistema stesso, cioè al suo massimo numero possibile di gradi di libertà Si ha, perciò, n=3, come avviene per ogni corpo che si muove di moto
E' possibile, come si è visto, associare a ciascuna coordinata del sistema piano.
un corrispondente possibile spostamento (o movimento) dello stesso e La trave risulta incastrata nel suo estremo A ove essa è soggetta a tre
quindi, anche una rispettiva reazione vincolare che a questo spostamento possibili reazioni vincolari RAo, RAv e M
si oppone.
Essa, inoltre, è supportata da un carrello scorrevole all'altra estremità B
E' anche possibile scrivere un'equazione di equilibrio fra le forze (incluse ricevendo così una quarta reazione vincolare R^.
le reazioni vincolari) che agiscono sul sistema per ciascuna coordinata o In totale si hanno perciò m=4 reazioni vincolari, una in più' rispetto alle
movimento possibile del sistema stesso. coordinate n(=3).
Se n-mfl sistema è in condizioni isostatiche (cioè non si muove) essendo Scrivendo ora le tre equazioni di equilibrio fra le forze nelle tre direzioni di
soggetto a un numero di vincoli (e quindi anche di reazioni vincolari) spostamento definite dalle tre coordinate, si ha:
esattamente uguale al numero dei suoi possibili movimenti (o coordinate)
Eperciò possibile scrivere altrettante equazioni di equilibrio quante sono Rao-0
^^sipni vincola^ e, quindi, ottenere un sistema di equazioni che
consente la determinazione univoca delle reazioni vincolari stesse
Si conosce così perfettamente l'insieme delle forze che agisce su ciascun
elemento del sistema e lo sollecita.
Mancando componenti di forza esterna orizzontale si ottiene che la
1.10.3 Equilibrio di un sistema iperstatico reazione vincolare RAo in A è anch'essa nulla.
22 J - Equilibrio dei corpi rigidi
1.11 - Equilibrio dinamico di un sistema labile
Le rimanenti due equazioni contengono tre reazioni incognite (R ,R e
M) e non sono, quindi, sufficienti a determinarne univocamente iWalo're
Daltronde, poiché il problema è reale e concreto, è evidente che per una
data trave e per una data forza Fla soluzione del problema è univoca- essa
però, dipende ora non solo dalla forza Fé dagli aspetti geometrici del'
problema (lunghezza L, distanza d). ma anche dalle caratteristiche di
deformabihtà della trave.
E' possibile scrivere, quindi, n-m relazioni che legano fra loro le forze
agenti sul sistema (incluse le forze d'inerzia se il sistema non è in
In definitiva, nel caso di sistemi instatici la soluzione non può equilibrio stazionario,.
Queste relazioni, nel caso di equilibrio dinamico non stazionario, sono
del 2tZ CT "f alW ""• ^^ caratteris^hc di deformabili
de sistemi stessi. Occorre, cioè, far riferimento necessariamente sotto forma di equazioni differenziali che possono venire integrate
allequ,l.bno dei sistemi deformabili e alle specifiche caratteristiche che giungendo cosi a esprimere, in funzione anche delle condizioni iniziali del
da questa deformabilità derivano. moto, le varie coordinate che corrispondono ai rispettivi gradi di libertà del
sistema, in funzione del tempo t
Le equazioni così ottenute forniscono le equazioni del moto del sistema.
Conoscendo, pertanto, l'evolversi temporale del sistema, cioè la
configurazione da esso assunta nei vari istanti successivi, è
possibile istante per istante stabilire le condizioni di equilibrio dinamico
del sistema,
cioè le forze di tutti i tipi, incluse quelle d'inerzia, che agiscono sui vari
elementi del sistema stesso.
Istante per istante è possibile, allora, scomponendo idealmente il sistema
nei suoi vari elementi componenti, scrivere l'equilibrio dinamico di
Figura 1.13 Sistema iperstatico ciascun elemento e determinare cosi le m reazioni vincolali
corrispondenti ai rispettivi vincoli introdotti.
§ 1.13 - Condizioni di simmetria 25
24 J - Equilibrio dei corpi rìgidi
Sono così note, anche in questo caso, tutte le forze che sollecitano ogni
elemento ed è, quindi, possibile risalire da queste forze alle tensioni e alle
deformazioni che esse generano in ciascun elemento: in questo caso
trattandosi di equilibrio dinamico, le condizioni cambiano da istante a
istante e, di conseguenza, cambiano parallelamente da istante a istante
le forze e, quindi, le tensioni e le deformazioni negli elementi.
(Si hanno sistemi con false condizioni di vincolo quando le condizioni reali Figura 1.16c
I l
condizioni reali - iperstatiche
teoriche: isostatiche [n*3 m=3)
condizioni reali: isostatiche
condizioni reali = isostatiche
teoriche: ipostatiche (n»3 m-2)
teoriche: iperstatiche {n-3 m=
rj\ Figura 1.17
Figura 1.1 Sa
Figura 1.15b
b) Sistemi realmente ipostatici ma con condizioni teoriche di equilibri 1.13 Condizioni di simmetria
isostatico oppure iperstatico;
A volte il problema presenta condizioni geometriche e di carico che
soddisfano a particolari condizioni di simmetria che possono semplificarne
ì la risoluzione.
Tipico esempio di questa soluzione è il caso di sistemi di per sé iperstatici
ma che, per particolari condizioni di simmetria, si possono ricondurre a
condizioni reali: ipostatiche
condizioni reali - ipostatiche condizioni reali isostatiche (Fig. 1.18).
teoriche: isostatiche {n-m~3)
teoriche: isostatiche (n=m=<>)
Figura 1.16b
1 - Equilibrio dei corpi rigidi § 1.14 - Risultante di forze parallele 27
26
i-t
Il corpo è anche in equilibrio alla rotazione rispetto a un qualsiasi punto O
(Fig. 1.19b), per cui sarà:
UÌlI Ih
Risoluzione:
Miniili* Jt,,
Esempio 1
Esempio 2
Calcolare le reazioni vincolari del sistema illustrato in figura (L-lm,
d,=0.2m, d7=0.8m, Ft-F2
30C 1 - Equilìbrio dei corpi rigidi 1.15 - Esempi di calcolo delle reazioni vincolati 31
ti f
Risoluzione:
L
lisa i
Risoluzione:
ih
U
'■ Equilibrio alla traslazione orizzontale: RAO + RBq ~ 0
Equilibrio alla traslazione verticale: RAy —RBy+F =
Equilìbrio alla traslazione orizzontale: R=0
Equilibrio alla rotazione attorno al punto A RBV • / — F L = 0
Equilibrio alla traslazione verticale: RÀ + RB - Fì - F2 = 0
FL
Equilibrio alla rotazione attorno al punto A: Ft- dì+F2-d2- RB- L
<>'"
Rav -
Risultati:
F-L
Risultati
; RAV =240N; RBo = -RAo = RCo =1080N
Capitolo 2
2.1.1 Definizioni
elementare dP:
dP
^delle dP.
risultante P è diretta verticalmente come ogni dP e ha modulo pari
risultante scalare (= somma algebrica) delle forze elementari dR
2 — Geometrìa delle aree § 2.1 - Baricentri e momenti statici 35
grandezza:
gpjxdA
,- ±_
S=0
posizione P' ruotata e se si ripetono le considerazioni precedenti, si Supponiamo di aver individuato G come intersezione della risultante P
troverà la nuova posizione che la risultante P delle forze peso elementari relativa a due direzioni ortogonali fràTloro e si assuma il riferimento
assume rispetto alla nuova disposizione della superficie (Fig. 2.3). cartesiano x, y avente origine in G e individuato dalle direzioni suddette
(Fig. 2.4).
(Si assuma una direzione arbitraria e una retta r ad essa parallela.
Calcoliamo il momento statico della superficie rispetto alla retta r. Sarà:
= jddA
Figura 2.3 Corpo piano di area A (ruotato rispetto alla posizione precedente)
bh2
S=\ddA=[dcdA+jxcosadA-jysenadA
A A A A
I momenti statici rispetto agli assi baricentrici jxdA e \ydA sono / 2.1.3 Teorema di trasposizione dei momenti statici
A A
5i conosce il momento statico 5, rispetto all'asse X, (Fig. 2.7) e si vuole
nulli per cui si ha:
Calcolare il momento statico rispetto all'asse x2 (parallelo a x,) spostato di
! una quantità d.
Jx dA '■dA
_ A
"2 ■■
d di x. da x, ■
2i3S3rè jcn-u
2.1.4 \ Momento statico di figure composte
Per la definizione di momento statico come integrale (cioè sommatoria di
Se l'asse x, è baricentrico allora, essendo St =0, si ha. termini infinitesimi) di una grandezza esteso a un campo di definizione, il
momento statico di una figura che è somma di più' aree è pari alla somma
S2=Adc
dei momenti statici delle singole aree.
^el caso, ad esempio, del momento statico di una superficie a forma di 1
essendo de la distanza dell'asse X2 dal baricentro. (Fig. 2.9) rispetto alla retta r passante" per il lato di base della superficie s,
Pertanto il momento statico di una qualsiasi area rispetto ad una retta può scrivere:
qualsiasi è dato, in generale, dal prodotto dell'area per la distanza del suo
baricentro dalla retta.
Nel caso di un cerchio, ad esempio, di raggio r e distante d da una retta
assegnata (Fig. 2.8), il momento statico è pari a:
.ssendo 4 e A2 le due aree componenti relative al braccio verticale e,
S = nr2 d rispettivamente, orizzontale della T.
; quanto detto in precedenza sarà:
§ 2.2 - Momenti d'inerzia di una superficie 43
2 - Geometria delle aree
H+h
/ = f y2dA
=jd2dA
Figura 2.10 Momento d'inerzia della superficie A rispetto ad una retta y Figura 2.12 Momento d'inerzia della superficie A rispetto ad una retta a qualsiasi
(g.2.2 iflonjfintpdMnerziapolare \
/Nel caso del momento d'inerzia si fa uso anche (nella "Meccanica" e nella
'«Scienza delle Costruzioni") deljnojnentojiWrzia polare calcolato non
rispcSoad\uraSclò-féttaJ|-mil rispetto ad un polo (o punto) P (Fig. 2.13)
con l'espressione:
F-mq >\
2 - Geometria delle aree § 2.2 - Momenti d'inerzia di una superficie 47
46
aT =r-9
dm = p-dA
relazione:
i
•* - «-
1 f
[T
Poiché il valore della distanza radiale del punto generico dal centro degli
assi coordinati O può essere espresso tramite il teorema di Pitagora come => tan2a= -2 v -
x ~ y
radice della somma dei quadrati delle coordinate del punto stesso, con una
Gli assi rispetto ai quali il momento d'inerzia risulta minimo o massimo
semplice sostituzione si trova:
sono dunque ortogonali per la natura della funzione tangente e vengono
indicati come assi principali d'inerzia; gli angoli che li individuano rispetto
ad un sistema cartesiano qualunque sono:
d -ycosa-xsina
Tramite l'espressione precedente si può mettere in relazione il . I valori dei momenti d'inerzia relativi agli assi principali sono:
niomento d'inerzia rispetto alla generica direzione a con i momenti
d'inerzia relativi ai due assi coordinati x e y.
!; Essendo:
Ia = Ix-cos2 a + Iy ■ sen2 a-2JV sena■ cosa
/xy = — j
-tan2a,1 si ottiene: /a=/,cos2a +/rsen2a -27^-sena cosa
oì 2
2 2-cos2a,
Poiché a2 = a, + ni 2
/x-H/y Ix~ly
/„,=■
2 +2-cos2(a, 2 2-cos2a,
/ol~/a2"2-cos2al
2 2
sen2a,
=-(/„, - la2)
55
§ 2.2 - Momenti d'inerzia di una superficie
Jx -I
= Iv cos 2a +
Iab =-
0 a, Kll <*! n
2.2.6 Teorema di trasposizione dei momenti d'inerzia ' Figura 2.21 Teorema di trasposizione dei momenti d'inerzia
■il
Tsi vuole calcolare il momento d'inerzia di un'area (/,) rispetto ad un asse
V2) Paral»el° a 1ueUo C^-.l Aspetto il quale si era precedentemente 2.3 Corpo tridimensionale-Volume
calcolato il momento d'inerzia (/, ) e spostato di una quantità d (Fig. 2.21).
Tutte le considerazioni precedenti vengono estese al corpo
C tridimensionale.
nche in questo caso si parlerà di momento statico del corpo rispetto ad un
sse intendendo ora per momento statico l'espressione:
/2=/, + 2dB, +Ad7 logamente a prima sarà possibile individuare il baricentro G del corpo.
Risoluzione:
Per definizione qualunque momento statico baricentrico (G - baricentro)
dell'insieme è nullo:
y ' 1
D^taricentro G si trova sulla congiungente GrGc e. calcolando il momento
m
statico rispetto all'asse perpendicolare a C,cc Pesante per G , si ottiene:
Q
}
5— A * sì ^ A * u« ^ vi
l f ™~ C l R 2
Di conseguenza si ha:
L
< Acdl=AR-d2
X Essendo d,+d2 = d
si ottiene:
Quelle già definite con riferimento ai corpi rigidi considera*, nella loro conformate (in direzione e valore) da dar origine a una forza risultante che
equilibra le restanti forze agenti sulla superficie esterna Se.
ri corpi rigidi, cioè, «potrebbe considerare, come verrà fatto Assegnata allora una parte di corpo (D in Fig. 3.2) delimitata parzialmente
to per i corpi deformabili, non soltanto l'equilibrio di c,aScun da una superfìcie interna Si$ scrivendo l'equilibrio della parte di corpo
elemen^ considerato nella sua globalità, ma anche 1'equ.l.bno d. considerata nel suo insieme come isolata dalla restante parte di corpo è
ciascuna sua parte componente. possibile determinare in modulo, direzione e verso la risultante delle forze
Nel caso però dei corpi rigidi questo eventuale approfondimento dello elementari distribuite sulla superficie Sé.
studio porta a risultati che non hanno alcun interesse pratico. Per la verifica della stabilità (o integrità) del corpo occorre conoscere in
Pianto l'analisi degli equilibri interni e delle forze che sollevano ogni suo punto (o meglio in quello phi' sollecitato, cioè soggetto a forze
talmente ogni parte interna di ciascun corpo verrà svolta ne. segu.to distribuite che danno luogo, nel loro insieme, al maggior effetto, cioè in
con riferimento solo ai corpi deformabili. definitiva allo stato di tensione più' vicino al cedimento della resistenza
Come per i corpi rigidi, anche per i corpi deformabili e per ciascuna parte del materiale che costituisce il corpo) le forze distribuite agenti nelle
di essfsi può parlare in generale di equilibrio statico e d> equino varie possibili (infinite) direzioni uscenti dal punto considerato.
dinamico a seconda che nello scrivere l'equilibrio intervengano (dmam.co) In generale ciò comporta la risoluzione di un complesso sistema di
o meno (statico) le forze d'inerzia. _ equazioni generali che in definitiva coinvolge e comporta l'equilibrio
Limitando l'analisi al caso più' generale dell'equilibrio stafeo, s. osserva dell'intero corpo considerato come deformabile in ogni sua sìngola parte
che, se il corpo è in equilibrio nel suo insieme (poiché le forze - incluse le componente.
reazioni - ad esso applicate si fanno equilibrio secondo i suo. g. d. 1. ), lo e alcuni casi, molto comuni peraltro, è però possibile semplificare
mire in ogni sua singola parte componente. randemente il problema formulando ipotesi di distribuzione approssimata
Questa parte (ad esempio A nella Fig. 3.1) può essere completamente ^semplice delle forze distribuite di tensione in modo tale da consentirne il
interna al corpo, nel qual caso essa è delimitata da una superficie che e Icolo con metodi semplici a partire dalla conoscenza delle forze esterne
anch'essa interna al corpo: si avranno allora forze di superficie interne delle corrispondenti risultanti R agenti sulle varie sezioni interne del
distribuite sull'intera superfìcie della parte in questione e la cui
risultante equilibra l'eventuale forza di volume (ad esempio magnetica)
2
CI
IL
§ 3.2 - II corpo sottile. Solido di De Saint Venant 69
N
Figura 3.3 I! solido di De Saint Venant
vi.
' N
Figura 3.3 11 solido di De Saint Venant
S "'"
£ elione. su.1* sezione S corrispondente della parte di «ve mcastratt 3.3 Diagrammi di sforzo. Casi semplici.
IJHL forza distribuita uguale e contraria alla precedente con una
risultante pari a F e distante d dal baricentro della sezione (Fig 3.4b). 3.3.1 L'asta tirata o compressa
™to F può essere riportata sul baricentro con l'aggiunta di un
r;r^rsci;L^, ,4C,
Scrivendo l'equilibrio del tratto di asta delimitato dalla sezione 5, ad un
estremo e tirato dalla forza F all'altro (Fig. 3.6) si deduce che la risultante
^perfide Se una T tangente ad essa, cioè agente sul piano d. detta delle tensioni agenti sulla sezione S, deve essere diretta secondo la forza
F,
Trnomel complessivo di trasporto M può a sua volta scornarsi in un cioè secondo l'asse dell'asta. La risultante darà perciò origine solo ad uno
vettore momento "• diretto ortogonalmente alla superficie e sforzo normale JV, non avendo altre componenti di sforzo.
corrispondente a un momento di torsione e in un vettore momento d. Per l'equilibrio del tratto di asta sarà, inoltre, JV=F.
flessione M< disposto sul piano della superfìcie S. „ t „ Le considerazioni precedenti valgono per qualunque sezione 5, e, quindi,
L genera* la determinazione degli sforzi sul.a faccia cornsponden e a in tutta l'asta si avrà soltanto lo sforzo normale JV=F=eostanle.
una sezione del solido sottile può ottenersi nel modo seguente (F.g. 3.S*
Nota la risultate fi deUe forze (tensioni, che agiscono -"* *-°"e
considerata (la risultante K è ottenibile dalle comun, equazioni d.
equilibrio applicate all'una o aU'altra delle due parti nelle quali lagone
considerata suddivide il solido sottile, è possibile individuare la retta per .1
baricentro G perpendicolare aUa R. Questa retta taglia la linea dazione
della R in un punto H. ù-a A
E' così individuato il momento complessivo di trasporto par. a M-RJ.
I I
essendo d la distanza GH. Occorre a questo punto scomporre d vettore*,
(che è perpendicolare al piano di Re di GH) nelle due componenti luna
lungo la normale « alla sezione, ottenendo cosi il momento torcente «„
e l'altra perpendicolare alla « ottenendo cosi il momento flettente Ur Figura 3.6 Diagramma di sfòrzo normale -
infine la R può essere scomposta in una componente lungo la normale
n ottenendo cosi lo sforzo normale JV. e in un'altra componente si considera il caso di un'asta tirata da due forze Fx e F2 (Fig. 3.7) il
perpendicolare alla n, ottenendo in tal modo lo sforzo di taglio T. (jagramma dello sforzo normale JV (Fig. 3.8) si ottiene dall'equilibrio delle
Ripetendo il ragionamento precedente per ogni sezione del corpo e >le porzioni di asta.
I, N
3—>
1
Ro la reazione vincolare nella sezione di incastro si ha
Indicando con
N
1
1 1
I 4
in
Figura 3.10 Diagrammi di sforzo di taglio e di momento flettente Figura 3.12 Trave a mensola caricata da due forze
M
§ 3.3 - Diagrfimmi di sforzo. Casi semplici 77
k.U F—,
-M
T i
FV=F- sena
-FI
M =Fyl
Figura 3.16 Diagrammi di sforzo normale, taglio e momento flettente
normale, taglio e momento flettente sono calcolati
, «agrammi di sforzo
considerando l'equilibrio della trave:
3.3.3 La trave appoggiata
3.17).
N
= RA-F
, = RÀ-x-F-{x-x0)
Oppure anche:
/-■Xp
l Tt
x'-l-x
M,=RB-(l-x)
momento flettente M,
T M,
§ 3.4 - Esempi di calcolo dei diagrammi di sforzo 83
3.4
Esempi di calcolo dei diagrammi di sforzo
Esempio 2
Calcolare gli andamenti dello sforzo di taglio e del momento flettente per la
trave illustrata in figura (I«=3m, F~2000Kg).
Risoluzione:
rni Hi
/ I / /
HeB
T sono dati dalle relazioni seguenti:
Risoluzione:
Per la simmetria:
R. = RB = F
§ 3A - Esempi di calcolo dei diagrammi di sforzo 85
= 58860^
Esempio 3
. Calcolare gli andamenti dello sforzo di tagUo e del momento flettente nella
trave illustrata in figura (a-°3m, L~Sm, q=1600Kg/m).
tlettentt M sono dati dallt rel^oni sc
.ITI 1
Risoluzione:
ab2 b_
2L L\ 2
§ 3.4 - Esempi di calcolo dei diagrammi di sforzo 87
r = 6278.4N
= -25U3.6N
%
flettente M valgono:
r=^ = IL
IL M =2*l[a 4—1 = 20091^1»
"" 2L{ 4L)
f
V «
4.1 Premessa
4.2 Trazione
Figura 4.4b Asta in compressione
Consideriamo un'asta rettilinea caricata da due forze P agenti in
direzione assiale (Fig. 4.3).
Lo sforzo N è la risultante delle forze interne agenti nella sezione S.
JL
4.2 - Trazione 93
.a distribuzione di queste forze interne sulla superbie S Questa conclusione è sperimentalmente verificata dal fatto che,
comunque sia la "forma" della trazione applicata, sia cioè essa sotto forma
di parabola (1), di sinusoide (2) oppure distribuita su un'area ristretta (3),
se la risultante della tensione è la stessa, nella sezione S dell'asta
sufficientemente lontana dalla faccia di estremità si avrà in ogni caso
TI Simmetria del problema, sogsett. «d un. azione d, uno stato di deformazione uniforme che conserva quindi la planarità della
:H£2£E= A B B'
A B B' Cx
" -H.«o ebe o^u fibra «e quindi o8r.i punto della sezione, „ trova
in condizione perfettamente identica IMna rispetto ali altra. Figura 4.S Asta in trazione: sezioni piane
2-
5S=H
Se ao questa trazione, applicata alle estremità deUa trave e Figura 4.6 Solido di De Saint Venant
da una forza concentrata su un'area ristretta oppure da una
distribuita con qualsivoglia legge sull'intera superflue ^UaJacc,a di
estremità (purché la risultante sia sempre la stessa e ^ fecondo D Saint_Venant una sezione si intende sufficientemente
distribuzione delle tensioni in una sezione suffic.entemente lóntanaPse ^ dalla fa^cciadristFemità è. simerinrR alla
faccia di estremità è sempre la stessa ed e pari, ^'^^^ V d,iinensiojic lineare più' elevata della sezione dell'asta.
alla tensione O, distribuita uniformemente avente la stessa multante L'asta rettilinea considerata in precedenza è un solido di De Saint Venant
della azione di trazione applicata alle facce. nel quale, cioè, la sezione ha dimensioni che sono piccole rispetto alla sua
lunghezza. In generale si definisce solido sottile o monodimensionale
Sarà allora:
- Trazione 95
quello nel quale una dimensione prevale nettamente rispetto alle altre
Solido Pu6, in generale, essere curvilineo, quando cioè il suo asse, che
costituisce la dimensione che prevale nettamente sulle altre, ha Nelle applicazioni comuni le deformazioni sono piccole e non modificano la
forma generale dei corpi per cui, in un'asta omogenea a sezione
S^M^L sezioni molto ravvicinate del solido l'incremento costante, si può porre £ = €0 = costante.
degU sforzi da una sezione all'altra potrà ritenersi infinitesuno rispetto In tal caso si avrà allora:
£n =
N
Si potrà allora fare riferimento a un fattore caratteristico che e cosi L'allungamento complessivo del tratto /0 di asta dovuto alla temperatura si
calcola nel seguente modo:
definito:
dì
£=T
dove Ct è il coefficiente di dilatazione termica lineare del materiale che
II fattore E viene definito allungamento unitario, allungamento cioè per costituisce l'asta (OC, ad esempio, vale 0.000012 per gli acciai e 0.000017
unità di lunghezza iniziale. ♦ ■ - i , per gli acciai inox nell'intervallo di temperatura compreso fra 0 e 100 °C) e
L'allungamento complessivo*! per un tratto di asta di lunghezza iniziale /, AT è la variazione di temperatura (espressa in °C).
sottoposta alla tensione G vale quindi: La corrispondente deformazione £Ot è espressa dalla relazione seguente:
5 4.3 - Prova di trazione 97
nel 1678 dallo scienziato inglese Robert Hooke e prende, appunto, .1 nome ' h •
U c^clTrdTproporzionalità è una costante tìpica del materiale ed è Per gli acciai di uso comune il valore del coefficiente di Poisson V può
nota come modulo elastico E (o modulo di Young). essere con buona approssimazione assunto pari a 0.3.
Vamngometo totale A/o, provocato da uno sforzo normale costante «su di Figura 4.7 Deformazioni assiale e laterale di un'asta
una porzione di asta con lunghezza iniziale l0 e sezione di area A può
quindi essere espresso in funzione del modulo elastico:
tale rapporto analiticamente. indipendente dalla geometria del provino. In particolare si definisce
§ 4.3 - Prova di trazione 99
Lo
AL,,
Figura 4.8 Provino standard per prove di trazione secondo normativa UNI EN
Nelle Figure 4.9 e 4.10 sono riportate le curve tensione^eformazione (ff-e) 10002-1
di alcuni materiali di comune utilizzo.
I materiali metallici e ceramici hanno un primo tratto di curva nel quale
assumono un comportamento di tipo elastico, riassumono cioè la oro
configurazione iniziale se il provino viene scaricato (viene riportato a (b)
Carico di
carico P=0) inoltre in questo primo tratto di curva il comportamento e snervamento
allo 0.?%
lineare e viene descritto dalla Ugge di Hoofce. A rottura si possono
raggiungere allungamenti anche del 30*0%. Nella gomma, e negli altri
Vomeri il comportamento non è lineare e si possono verzicare
allungamenti del 400-500%.
n materiale supera il limite elastico quando il carico appheato e tale da
provocare una deformazione plastica o permanente; in tal caso solo la
parte elastica dell'allungamento totale è recuperabile. Poiché tale tote e
di difficile determinazione, la normativa introduce il concetto di
snervamento e definisce il carico unitario di snervamento R^ come quel
carico in corrispondenza del quale si ha l'evidente collasso plastico del
Dilatazione, mm/mm Dilatazione,
materiale.
allo 0,2%
corrisponde ad un allungamento permanente
(Fig. 4.9b).
102
4_ r^orùed^ì^^^15^0^^^2^ deformazione: la superficie che ha come_ traccia la linea n-n e a cui
i ■
J
§ 4.4 - Flessione 105
104 4 - Tensioni e dej
(4.4)
(4.5)
da cui si ha:
(4.6)
che:
La tensione massima sulla sezione si può esprìmere nel seguente modo:
Di conseguenza si ha:
dove la quantità fp =_i_ è il modulo di resistenza a flessione della trave.
M,
eternante deformato
elemento indefornìsto
M,y w. 'oc
UT
(X =
r
12
32
K (4.8)
64
4.5 Equazione differenziale della linea elastica Per piccole deformazioni si può esprimere la lunghezza di in funzione delle
coordinate dx, dy dell'dementino:
(4.11)
(4.14)
dx7
-IÌli.
(4-16)
dx1 EI,
[dx
Da cui si ha:
(4.13)
i £
R~ dx1
e pertanto:
Si ha quindi:
dT
Trascurando gli infinitesimi di ordine superiore si ottiene:
Se in una trave inflessa sono presenti sia un momento flettente che uno
sforzo dovuto al taglio si producono in una generica sezione della trave
Figura 4.18 Trave inflessa stessa non solo tensioni normali <X , ma anche tensioni tangenziali T.
Considerando la porzione destra della trave di Fig. 4.18 {Fig. 4.20) si può
dedurre dalle condizioni di equilibrio l'entità complessiva delle tensioni
tangenziali T dal momento che la loro risultante deve necessariamente
eguagliare lo sforzo di taglio T.
y
T+dT
x =— \ydA
"' hi. \
rettangolare si ha infatti:
dl GA
T 12
dove fT è la freccia (Fig. 4.23) dovuta allo sforzo di taglio
II valore di x dipende dalla forma della sezione ed è normalmente di poco
Per yO si ha:
4 2bh~2
4 4 T
§ 4.8 - Torsione in una trave a sezione circolare 119
'della trazione).
Si ha pertanto:
(4.19)
16
Ed infine:
(4.23)
Si ottiene pertanto:
§ 4.9 - Torsione in una trave a sezione rettangolare 123
■-- M,
(4.25)
a/b i 2 3 4 10 oo
a 0.208 0.246
4.9 Torsione in una trave a sezione rettangolare 0.267 0.282 0.313 0.333
fi 0.141 0.229 0.263 0.281 0.313 0.333
II problema della torsione nelle travi a sezione rettangolare è complesso n 1.000 0.795 0.753 0.745 0.742 0.742
dal momento che le sezioni perpendicolari all'asse della trave stessa non
si mantengono piane, ma si svergolano per effetto del momento torcente Tabella 4.1 Coefficienti per il calcolo della torsione in travi a sezione rettangolare
Sortano qui di seguito solo i risultati finali della Teoria di De Saint In corrispondenza del bordo esterno della sezione essa è diretta
Venant che si occupa dello studio della torsione nelle trav. di sezione tangenzialmente al bordo stesso, ma il suo andamento non è uniforme
(Fig. 4.26b).
relazioni formalmente simili a quelle già ricavate per la Il valore massimo della tensione tangenziale T si trova nella mezzeria del
lato più lungo della sezione [TÀ}. Il valore della tensione tangenziale nella
sezione circolare. Si ha infatti:
mezzeria del lato più corto (TB) si ottiene moltiplicando la tensione TA per
dò _ M, il coefficiente 77 funzione anch'esso del rapporto a/b.
di ~ Gì, In corrispondenza degli spigoli della sezione (Fig. 4.26b) le tensioni
tangenziali si annullano.
"■" W,
a) b)
I=Bab* W.=aab7
Risoluzione:
e)
sezione circolare
Figura 4.25 Andamento delie tensioni in una trave a
D'/2
d'=026m Dl=029m
= = O.O13m2
Figura 4.26 Andamento delle tensioni in una trave a sezione rettangolare ^-%=58%
E-210000NI mm2 ).
Esempio 3
Trovare l'equazione della linea elastica della trave a sezione quadrata di
Risoluzione:
lato d rappresentata in figura; calcolare inoltre la freccia massima yM%
d2y M Risoluzione
Equazione della linea elastica: -^ - -—
Reazioni vincolali :
Rotazione:
dx
' Pb R - Pa
Faccia: y= fi£/
Condizioni al contorno:
A I B x
perx=0 y=0
a I
dy
perx=O —-
dx
PI2
Costanti d'integrazione: a-—
Equazioni di momento:
§4.10 - Esempi di calcolo delle tensioni 129
Esemplo 4 •_-
fr-T Trovare l'equazione della linea elastica del profilato a sezione quadrata
rappresentato in figura soggetto al suo peso proprio e calcolare la freccia
Rotazioni:
massima {q*50.2Kg/mt l=3m, J=72Scm\
<ì
Frecce:
Pbx3
+ Axx-
6EIÌ 6EI
Risultati:
Condizioni al contorno:
qPx
a,
MEI 2AEI 24EJ
Costanti d'integrazione:
Pò/ Pb*
4,10.2 Taglio
Esempio 1
Frecce: Determinare la distribuzione delle tensioni tangenziali per la trave
illustrata in figura caricata in mezzerìa da una forza P [1= 0.25m,
Pbx* Pblx Pblx P=60000N\. Confrontare inoltre la massima tensione dovuta al taglio con
~!>En* 6EI 6EII la massima tensione dovuta al momento flettente (le dimensioni della
sezione della trave sono espresse in mm).
_PbS_ PJ^) + Pbjx^Pb^ I fl)
6EI1 6EJ 6EI 6EII
SO
Freccia massima:
Risoluzione:
S, =
30000
"(1.35-10*)-40 L2 2
>*»
r-o
30000 4tf_3tfTI
(1J51O6)-2O 2 2 Jf Risultati:
Xxymu = 1.3
rM^ = S.SN Imm2
Calcolo della massima tensione di flessione:
_ 3750000-40 _inoQlv/_2
4.10.3 Torsione
1.35 IO6
Esempio 1
Confronto fra 0__x e T-, :
trasmette un momento torcente tf.-lOOOO*-. Si scelgano le
della sezione trasversale dell'albero (ipotizzando una
bNI**, nei due casi seguenti: a, per una «-"««""■"
p (diametro D); b) per una sezione circolare cava con d-7/8D.
Risoluzione:
Capitolo 5
= 9.5cm
5.1 Premessa
Si può dire che il lavoro interno è uguale al lavoro delle forze esterne e
quindi:
L.-L,
§ 5.2 - Teorema di Clapeyron 135
»o
Fig 5.2). In tal caso il lavoro fatto dalla forza Fo confondente alla
M
deformazione s0 sarà quindi dato dall'espressione:
§ 5.3 - Lavoro compiuto dalle forze interne - Energia elastica 137
U fi /.
Figura 5.3 Lavoro compiuto da più forze ne! caso di elasticità lineare
Figura 5.1 Lavoro compiuto da una forza generica L= -dF- ds = -odAedl = -aaiV
2 2 2
=-a e
2 ' ' 2 E
Figura 5.2 Lavoro compiuto da una forza nel caso di elasticità lineare
§ 5.4 - Esempio di calcolo 139
5 - Teoremi sul lavoro di deformazione
dL, =dE^-^-dV=X-^-
' 2 £ 2 £ 2 I7E
-dA Nel caso di momento torcente A/( si ha:
m
fflm
m i
-di dLi=dE = ìlLdv = LlLAdl = }-¥±-rAdI
l 2 G 2G 2JJ.G |
Figura
5.4 Elemento di volume sollecitato a trazione semplice In generale, tenendo conto di tutti gli sforzi che possono essere presenti
in una trave (di sezione A e lunghezza 2) e cioè lo sforzo normale N, il
momento flettente M,, lo sforzo di taglio T e il momento torcente M,, si
di
può calcolare il lavoro delle forze interne L, nel seguente modo:
M/ A/,2
generale il lavoro compiuto dalle forze interne L, che è uguale Consideriamo il caso di una trave a mensola caricata da una forza P alla
sua estremità libera (Fig. 5.6).
:
tensioni).
Nel caso di sforzo normale N si ha:
_
Ad esempio nel caso della trave a mensola supponendo di sottoporla
II lavoro L. fatto dalle forze esterne applicate è uguale all'energia elastica
all'azione contemporanea di due forze P, e P$ e, quindi, alla forza somma
immagazzinata * (-!,) nella trave.
P=PÌ+P2 (Fig.5.7), la freccia che così si ottiene sarà:
Per il Teorema di Clapeyron il lavoro L, fatto dalla forzaPvale:
l3 -i ~~'
f = aP essendo a = ——
Riprendiamo il caso della trave a mensola (Fig. 5.7) caricata da due forze
11 Lavoro mutuo, quindi, è il lavoro che una forza (f>) effettua per lo
spostamento (/2) prodotto da un'altra forza ( P7).
Il lavoro complessivo sarà quindi:
Di conseguenza si ha:
5 - Teoremi sul lavoro di deformazione
§5.6- Lavoro mutuo o indiretto - Teorema di Beiti 145
L,
Ln' = + F2f2
con un lavoro totale pari a:
Figura 5.10 Deformata elastica della trave caricata con le forze F,. F2 L " = Li" + Ln" Va FifM +
U situazione deformata così individuata può essere ottenuta secondo due ^L'espressione cosi determinata contiene il contributo del lavoro mutuo del
diversi modi di operare: applicando prima la forza F, in 1 e secondo sistema di forze (F2) che lavora lungo gli spostamenti prodotti dal
successivamente la forza F2 in 2 (lasciando applicata F,); applicando prima primo sistema di forze (f2i):
L ' = L
mentre nel secondo processo di carico il lavoro è:
§ 5.6 - Lavoro mutuo o indiretto - Teorema di Betti 147
5 - Teoremi sul lavoro di deformatone
146
Fifa = F2f2i
Figura 5.12 Applicazione delie forze nell'ordine FrF, e relative configurazioni
deformate
Capitolo 6
Le dimensioni del vettore P sono quelle di una forza divisa per una tensione normale tende a comprimere o tirare il materiale dell'area dA,
superficie e per questa sua natura fisica esso dipende sia dallo stato di meutre_quella tangenziale tende a fare scorrere la superficie alla quale
tensione nel punto Q, sia dall'orientazione della superficie dA appartiene dA rispetto a quelle ad essa parallele.
rappresentata da n . In altri termini, considerando una diversa superficie Adottiamo ora una terna di assi cartesiani xyz centrata in Q (Fig. 6.2).
dA' con normale diversa «' sempre centrata in Q, il vettore di tensione
P' sarà, in generale, diverso da P.
Per determinare completamente lo stato di tensione del punto in esame
dovremo, dunque, conoscere tutti i vettori P che si ottengono in
corrispondenza di ogni valore della normale n uscente da Q. Questo vuole
direjche ci servirebbero infinite informazioni, essendo, appunto, infinite
le direzioni possibili di un vettore che esce da un punto. Cerchiamo!
quindi, di analizzare il vettore P con lo scopo di trovare un modo per
definire lo stato di tensione in Q con un numero finito (e magari anche
piccolo) di informazioni.
del vettore f sugli assi y e z. Facendo lo stesso con gli altri due assi
Figura 6.1 Stato di tensione in un punto
/otteniamo nove componenti nelle tre direzioni coordinate che possiamo
sintetizzare nella seguente tabella:
Y
ex QBC + xyx AQC + tzx ABQ = P* ABC
Z
La teoria delle proiezioni afferma che la misura delle superfici QBC, AQc e
Tabella 6.1 Componenti di tensione ABQ - formanti le basi del tetraedro di Cauchy giacenti sui tre piani yz> y^
e xy rispettivamente - è facilmente esprimibile in funzione di quella di
ABC attraverso i coseni direttori A, jj , v della normale n al piano ABC
T Le componenti dello stato di tensione rappresentano le componenti del
\<tensore) détte tensioni; queste nove componenti possono descrivere nel sistema di riferimento cartesiano adottato.
del punto Q le nove componenti definite precedentemente secondo il tre espressioni delle componenti del vettore di tensione P in funzione dei
sistema cartesiano lfTx , Txy, ...} (Fig. 6.2), che supponiamo note, e coseni direttori X, \i e v della normale e delle componenti di tensione.
Le equazioni complete sono:
scrivere l'equilibrio delle forze agenti sul tetraedro illustrato in Fig. 6.3,
noto in letteratura come tetraedro di Cauchy.
ot& + tyxn + tzxv = px
Per fare questo (Fig. 6.4), però, dobbiamo prima accordarci sulle
xxyji + qyji + xzyv - py (6-1)
convenzioni di segno da adottare per le tensioni a e t. E' universalmente
txzA.+ xyzn + ozv = pz
accettato che la tensione normale sia positiva quando è di trazione e che
la tensione tangenziale positiva sulla faccia rispetto alla quale l'asse ad
Questo risultato porta a concludere che è possibile esprimere la relazione
essa perpendicolare è uscente sia rivolta nel verso concorde rispetto
tra una qualunque normale (e, quindi, tra una qualunque superficie) ed il
all'asse ad essa parallelo. Naturalmente sulla superficie affacciata -
corrispondente vettore tensione, ovvero conoscere completamente lo stato
di tensione del punto Q, grazie alle nove componenti di tensione.
155
§ 6.2 - Tensioni principati.
6 - Stato di tensione in un punto
154
P=an
(6.2)
P, =
Sulla base dell'affermazione precedente- i valori Hi tali ^mr»"?i^L oì
Pz =
sarebbero allora sufficienti a definire il vettori» p nel sistema di
riferimento costituito dalle tre direzioni cosi individuate. Noto, quindi, il
Sostituendo le 6.2) nelle 6.1) si ottiene un sistema omogeneo di tre
vettore P irum-delcjmmatCLsistema^dlriferimentQ^sarebbe^po^possibile equazioni con quattro incognite (A,fi,v e o):
159
§ 6.2 - Tensioni principali
158 6 - Stato di tensione in un punto
costanti di proporzionalità tra p e nt cioè delle tensioni principali. XìXj + UijJj + VìVj -0 sei*j
6" - Sfato di tensione in un punto § 6.2 - Tensioni principali 161
160
e quindi:
La relazione (6.5) costituisce l'equazione, in forma canonica, di un
ellissoide.
un contorno interno all'ellisse corrispondente ad un termine noto pari a I coefficienti Ji del polinomio risultano essere univocamente determinati,
(l-v)2=(l- cosace)<l. Se poi l'angolo a si annulla, la punta del vettore P è cioè sono indipendenti dalla scelta del sistemagli riferimento, rispetto al
costretta a stare nel punto O, cioè si hanno tensioni, in accordo con il quale si sviluppa l'analisi dello^ stato di tensione relativo al punto Q. per
fatto che la direzione z è principale e la corrispondente tensione descrivere questa loro proprietà sono-in effetti denominati—invazianti
principale è nulla. scalari. Nel caso particolare in esame i coefficienti Ji sono gli invarianti
Nel caso monodimensionale l'ellisse degenera in un segmento di scalari della tensione.
lunghezza 2n (essendo Ci l'unica tensione principale non nulla) che Per determinare l'espressione che essi assumono, può essere
ospita su tutta la sua lunghezza la punta del vettore P al variare del conveniente considerare il determinante espresso nel sistema di
piano su cui leggiamo la tensione del punto O. riferimento principale; si ha infatti:
-cr
A= Gy-a x2y
t., g. -a
o <r2 |0 o-, |0 a}
■E
Jy
n per eseguire la divisione è necessario assicurarsi che la variabile per cui dividiamo
non sia nulla. Tuttavia, se ciò accadesse, avremmo una delle due direzioni principali
coincidente con uno degli assi xyz scelti e, conseguentemente, una delle equazioni
sarebbe del tipo 0/0. Potremmo allora eliminare questa equazione, evidentemente
inutile, proseguendo la ricerca delle oltre due incognite con le restanti due equazioni
(in due incognite).
P
167
§ 6.3 - Cerchi di Mohr
166 6 - Stato di tensione in un punto
6.3.1 Analisi dello stato di tensione piana come sfpuò ricavare facilmente risolvendo l'equazione di secondo grado in
<y{6.7).
Si consideri un corpo elastico. Se fosse possibile, in qualche_modo,
determinare la direzione di una delle tensioni principali, si potrebbe 6.3.2 Costruzione dei cerchi di Mohr
semplificare il calcolo del determinante caratteristìco, ponendo che le
tensioni tangenziali relative a quella direzione siano nulìé; ad esempio si L'espressione analitica (6.7) non consente solo di calcolare
potrebbe porre Tir = T = 0. Questa affermazione^, infatti, possibile per la numericamente le tensioni principali, ma fornisce anche lo spunto per
sviluppare ™j™-tnrfn grafico di rappresentazione dello stato di tensione
definizione stessa di tensione principale, la quale implica che le tensioni
piano, noto in letteratura come metodo dei cerchi di Mohr. \
tangénziairgiacenti sul piano perpendicolare ad una direzione principale
In un Piano cartesiano di assi coordinati_ff-£ (aventi origine in_O^ si
siano mille. v
'd^fini's^arlo'dwe punti: il punto P di coordinate o\ ,y g^ji punto P' di
■TÌteterminare una delle direzioni principali, spesso, non risulta un
problèma di difficile soluzione: si pensi, innanzi tutto, alle, superfici coordinateCq.-W
sT può disesm^ un cerchio teerrhin di Mohrl avente centro neLpunto C,
esterne scariche (cioè non soggette ad alcuna forza esterna) di ognij:orpo.
Per esse la normale (sia essa l'asse 2) è sempre una direzione principale
appartenente all'asse a (di coordinate a ={*+a,n * **»> e Ta&io
R j-cp;
£p a cerchio cosi disegnato identificherà, intersecando l'asse
(e quindi le corrispondenti Tlx = T!y sono mille) conjensj&nc_principale o\
delle ascissa ffT le due tensioni
ii principali
riili a a, e o
o? (Fig
(Fig. 67)
6.7).
' nulla lpy=0): queste condizioni vengono solitamente, identificate come stato
La dimostrazione è semplice: le ascisse dei due punti di intersezione del
di tensione piana o bidimensigngle.
cerchio con l'asse_asono esprimibili, tramite considerazioni geometriche,
Si supponga ora di conoscere una direzione principale, che indichiamo
come le distanze OC±R\ pertanto si ha:
con z. e la relativa tensione principale o\ (nello^stato distensione piana è
<VSi secondo quanto detto in precedenza): si supponga inoltre di conoscere
anche in *tatn t.»nsinnale nel piano ad essa perpendicolare secondo due — o\ +O\
OC±CP=-
assi arbitrali x e y (ovvero di conoscere le componenti di tensione o\, a, e
z.r). Il determinante caratteristico diventa allora del tipo:
Le precedenti relazioni geometriche rappresentano le medesime
r>t 0 espressioni analitiche che erano state determinate per le tensioni
(6.6)
av -a 0 =0 => A = (o\ - , - a)- x),]=0 principali (equazione (6.7), soluzione analitica del problema piano).
0 a, -a
dal tetraedro elementare di Cauchy di Figura 6.3. Nel caso piano, il punto
Si vogliono ora determinare, a partire dal cerchio di Mohr, le medesime
(sulla faccia che ha come normale l'asse ji) con componenti Gx, Txy non
tensioni <? e f del punto P appena calcolate tramite le equazioni di
sarà altro che il punto che individua il vettore tensione p* (Fig. 6.11); sul
equilibrio.
cerchio di Mohr sono facilmente individuabili sia la direzione del vettore
Si consideri sul cerchio di Mohr rappresentato in Figura 9 e
Px, sia le direzioni principali nel punto Q.
corrispondente alle tensioni principali Ò~ i e O 2 il triangolo rettangolo
In definitiva il cerchio di Mohr consente di visualizzare .completamente
APB di lati:
un generico stato ó^jejisione-(pian^in^un^punto_sia_in_nio^djilo^sia in
direzione.Jl..cfirchio_dLMohr consente inoltre di correlare sia lo stato di
tensione nel piano cartesiano^ty7 sia lo stato di tensione in un qualunque
AP = (Oi-Oi)cosa
piano identificato dalla normale «LeonU-cofrispondente stato di tensione
BP =
nel piano deUejiireziQni principali.
Si consideri il determinante^ della matrice dei coefficienti del sistema
Le coordinate del punto-P (corrispondente alle tensioni G e T dello stato di
lineare (6.6) applicato ora _ aiunorstòto^ ferine giafia per il quale si
tensione piana) sono esprimibili come:
ha:^ = 0, coincidente con una tensione^ principale (Gz=Gì), e Ta = Tzy = 0, si
x = PH ={p\-oi) cosasmoc noti che si avrebbe una situazione analoga anche nel caso di Oi * 0>
a = AH = g2 + (ai-oj) cos2a purché" 0Z sia ancora una tensione prihc^rale e, di^onsèguénza, e Ta= Tzy
= 0.
Ner caso-piano-ipotizzatOj l'equazione 6.6 __di_.annullamento del
Tali espressioni coincidono con quelle ricavate analiticamente in
precedenza dall'equilibrio del triangolo elementare APB (Fig. 6.8) e, quindi, determinante diventa:
Figura 6.11 Valutazione dello stato di tensione piana nel punto 0 tramite il cerchio
di Mohr
Figura 6.12 Individuazione dello stato di tensione puntuale a! ruotare de! sistema di
riferimento
§ 6.4 - Relazioni tensioni - deformazioni 177
176 6 - Stato di tensione in un punto
La sperimentazione dimostra che, se si sottopone un materiale a Analogamente la deformazione totale nelle direzioni yzz vale:
tensioni, questo si deforma e, viceversa, se si impone al materiale di
v
deformarsi, questo reagisce opponendo tensioni. —a
(coefficienti dei rispettivi tensori) sono legati fra loro dal comportamento
del materiale.
Per caratterizzare dal punto di vista elastico il materiale si deve, quindi,
studiare il comportamento in termini di tensioni e di deformazioni. Per quanto riguarda le deformazioni angolari y9, si osserva che ciascuna
Considerando un elemento infinitesimo di materiale, analogamente a
componente è solamente proporzionale alla corrispondente tensione i\. e,
quanto sviluppato per le tensioni (Fig. 6.4), si può definire il
pertanto, si può scrivere:
corrispondente stato di deformazione.
Supponiamo di applicare separatamente le diverse componenti di
tensione e di determinare le corrispondenti componenti di deformazione;
applicando la sx si ha una deformazione ex del tipo:
dove Gè il modulo di elasticità tangenziale, legato al modulo di Young dalla
relazione:
G=
dove E è il modulo elastico o modulo di Young del materiale.
Applicando ora la sola componente sy, in direzione x si ha una
deformazione: Per un materiale lineare (esiste una legge lineare fra causa -.tensione *d
effetto - deformazione), elastico (il fenomeno è reversibile, cioè
'rimuovendo la causa l'effetto si annulla) ed isotropo (le proprietà
'meccaniche sono identiche in tutte le direzioni), si può esprimere il
^egame fra tensioni e deformazioni nel caso più generale del solido (
dove ? è il coefficiente di Poisson del materiale.
tridimensionale in forma matriciale compatta:
Analogamente, applicando la sola componente sz, in direzione x si ha una
-VIE -vlE ME 0 0 0
(6.8)
Applicando contemporaneamente le tensioni ax, o*y, <Tt, la deformazione 0 0 0 ÌIG 0 0
0 0 0 0 0 ÌIG
§ 6.5 - Tensione equivalente 179
178 6 - Stato di tensione in un punto
0 0 0 0 0 I/C 0
-VÌE -vIE ME c&T Figura 6.14 Risultati delle prove di trazione monoassiale per alcuni tipi di acciaio
in caso affermativo, quanto distante ci si trova dalle condizioni limite di questa tensione al carico di rottura R del materiale e stabilire di quale
collasso puntuale; tale "distanza" può essere quantitativamente valutata fattore (coefficiente di sicurezza m=R/G) possono essere
introducendo un coefficiente di sicurezza. proporzionalmente aumentate le forze esterne senza che la struttura
arrivi al cedimento. Per poter eseguire il confronto è, allora, necessaria la
conoscenza della resistenza del materiale, informazione che si ottiene da
una prova di trazione monoassiale.
Una valutazione di questo tipo non è, invece, immediatamente
esprimibile nel caso, peraltro frequentisstmo, in cui lo stato di tensione
nella struttura e rappresentato da due o tre tensioni principali diverse da
zero. Occorrerebbe, infatti, conoscere, nel caso più generale, tutte le
combinazioni di terne 01,02,03 che provocano i collasso puntuale: tali
combinazioni sono però infinite. Occorrerebbe inoltre conoscere, a partire
X /'
da una terna Gì ,02,03 che non provoca collasso, quale sia la modalità
essendo_0^_Ja.tensjone principale più' elevata in modulo, cioè tale che
secondo cui operare per ottenere la rottura puntuale (ad esempio imporre
costanti due delle tre tensioni principali e far variare la terza, ma la
6.5.2 Tensione tangenziale massima (Criterio-*Tresca)
scelta di quale far variare è arbitraria). Tale situazione sperimentale non
è però realizzabile, sia per il tipo di carico (stato di tensione triassiale
1 Secondo questo criterio la rottura avviene per il superamento di un valore
variabile, molto difficile da ottenere), sia per l'impossibilità di ottenere
'■ critico della tensione tangenziale.
tutti i risultati in periodi di tempo di lunghezza accettabile.
"Dall'analisi dei cerchi di Mohr (Fig. 6.13) si osserva che la massima
E1, quindi, necessario operare in maniera differente; storicamente si è
tensione tangenziale in uno stato di tensione tridimensionale con
impostato il problema andando a definire una tensione idealmente
o-.xTjXT, è pari a (a,-as)/2 mentre in uno stato di tensione
equivalente a la quale cioè, applicata da sola, produca lo stesso pericolo di
monodimensionale vale ff^/2.
rottura (o lo stesso coefficiente di sicurezza) che si ha per effetto dello
Poiché due stati sono equivalenti se presentano la stessa tensione
stato di tensione bi o tridimensionale oggetto di analisi.
tangenziale massima, uguagliando questi valori di tensione tangenziale si
Per giungere alla determinazione della tensione ideale equivalente a^
ottiene la relazione che esprime il criterio di Tresca:
occorre, però, preliminarmente formulare una ipotesi di rottura (o ipotesi di
cedimento) e stabilire cosi quale sia il parametro critico che, raggiungendo (6.12)
un valore limite prestabilito e tipico del materiale impiegato, ne
determina Tisicamente il cedimento.
6.5.3 Deformazione unitaria massima
Le ipotesi o i criteri di rottura proposti sono diversi e conducono tutti alla
determinazione di altrettante tensioni equivalenti, a volte di valore anche Secondo questa ipotesi, la rottura si ha quando la deformazione unitaria
sostanzialmente diverso le une dalle altre.
supera un valore limite prestabilito.
Nel seguito verranno analizzati i più' comuni dei criteri di rottura Nel caso di uno stato di tensione monodimensionale (a, = o"^, o"2 =0% =0).
proposti, determinando le corrispondenti tensioni equivalenti in funzione
nella direzione della tensione <rf? la corrispondente deformazione £| vale:
delle tensioni principali at, a,, 0"3 -
r =* =^L (6.13)
6.5.1 Tensione normale massima (Criterio di Galileo)
11 più" immediato (e storicamente il più vecchio) fra i criteri di rottura In una qualunque direzione trasversale, ortogonale alla direzione della
proposti è quello che si basa sull'ipotesi che il cedimento del materiale
a , si ha:
avvenga quando in un suo punto la tensione normale piur "elevata
faggiShge""cm-vaIffré"crTtico (pari al carico di rottura del materiale stesso). e, =e2=£3 =
,22. (6.14)
E
Allora due "stati di tensione, di cui uno in generale tridimensionale
{01,02,03} ed uno monodimensionale {pégAO} sono fra loro equivalenti se
Si noti che il coefficiente di Poisson V è compreso nel campo 0<V <0,5.
vale la relazione:
Nel caso tridimensionale le deformazioni prodotte dalle corrispondenti
(6.18)
2--°
(6.15)
essendo p ,sQ il valore finale raggiunto dalla forza F e, rispettivamente,
(6.16)
da cui:
(6.17)
(6.21)
Nel caso in cui le tre tensioni siano tutte positive (<7i,C^,O3>0), cioè di
trazione, è logico attendersi un incremento di volume positivo (AFH));
affinchè sia verificata tale condizione deve essere l-2v> 0 nella (21); si
può, quindi, osservare che deve sempre essere V <t 05 ; in caso contrario,
tensioni positive (di trazione) o negative (di compressione) produrrebbero
diminuzioni o, rispettivamente, incrementi di volume, il che non trova
Figura 6.17 Elemento di volume sottoposto a Gx. a2, <73
riscontro nella realtà pratica.
L'espressione (6.20), tenendo conto delle note relazioni di Hooke tra
tensioni e deformazioni, si trasforma nella seguente, ottenuta sostituendo
Uno stato di tensione produce, per effetto della sua applicazione, una
le (6.15) nella (6.20):
deformazione elastica del materiale cui corrisponde un'energia elastica
totale immagazzinata per unità di volume <£ che, per uno stato
tridimensionale, vale: + a\ 4-g\ - cr2(T3)J (6.22)
nel caso in cui agli stati di tensione corrisponda^ lo stesso^aìóreTdefla Il primo sistema di tensioni o\ . essendo uno stato di pressione uniforme,
densità di energia di deformazione;^ utilizzando le relazioni (6.22f (vaìidà~pèr produce, come conseguenza della sua applicazione, una semplice
uno stato di tensione tridimensionale) e (5.19) (valida per lo stato di variazione di volume senza alcuna variazione di forma.
tensione uniassiale equivalente ct^) ed imponendo l'uguaglianza delle Al contrario, il secondo sistema di tensioni <j". produce una variazione
rispettive densità di energia, si ottiene facilmente: della forma dell'elemento senza modificarne il volume, come può
facilmente verificarsi introducendo nella (6.21) le deformazioni e]
03 = -p (componente idrostatica di tensione) Ar = e"i+ eV £"3 = (l-2v)(o"i+ C2+ cj"3)/E = (l-2v) Ztf'i /E = 0
il che risulta praticamente inattendibile se confrontato con l'evidenza Pertanto, ai fini della valutazione del pericolo di rottura (o del coefficiente
Sperimentalmente si verifica infatti che qualunque materiale, sottoposto derivante dal secondo stato di tensione e si è defìnita^en^ia dì distorsione
ad una pressione uniforme, manifesta una resistenza grandissima, molto l'energia elastica immagazzinata a seguito della applicazione di detto
più elevata, cioè, del suo carico di rottura; se effettivamente una secondo sistema di tensioni (componente deviatorica dello stato di
di rottura, si può pensare di far intervenire nella valutazione dell'energia Questa energia di distorsione può calcolarsi direttamente con una
di deformazione la sola componente deviatorica (cioè non idrostatica) della relazione analoga alla (22), ponendo però in essa le componenti di
tensione. * tensione c*. a'2, a\-
§ 6.5 - Tensione equivalente 189
188 6 - Stato di tensione in un punto
(6.29)
(6.26) r, -a2)2 +(cr, -o-j)2 +(<72-<r3)2 \
Mancando, quindi, il contributo di energia dovuto al lavoro mutuo, che è l'espressione del Criterio di Von Mises o Criterio della Massima Energia
l'energia totale (6.22) può essere considerata come semplice somma
di Distorsione.
dell'energia derivante dal primo sistema di tensioni e dell'energia,'
cosiddetta di distorsione, corrispondente al secondo sistema di tensioni: 6.5.5 Curva limite <7 -T (Criterio di Mohr)
pertanto quest'ultima può ottenersi anche, sbrigativamente, come
differenza fra l'energia totale <1> data dalla relazione (5.18) e l'energia Facendo riferimento alla rappresentazione grafica dello stato di tensione
<&', corrispondente al primo sistema di tensioni che si ottiene ponendo mediante i cerchi di Mohr, si rileva che il cerchio più' ampio è quello
nella (6.18) le tensioni or] . passante per le tensioni principali CT, e <T3 (essendoCT, ><X2 >(T3 in
Questo fatto presuppone l'applicazione del principio di sovrapposizione degli valore e segno); ad esso corrispondono le tensioni maggiori per quel dato
effetti. In generale, tale principio non può essere applicato alle energie, a stato di tensione cui la rappresentazione si riferisce.
meno che i due sistemi non siano fra di loro disaccoppiati, come accade In analogia con il ragionamento condotto per uno stato uniassiale tramite
appunto nel caso in esame in cui le tensioni del primo sistema non cui si è introdotto il coefficiente di sicurezza, se si suppone di ampliare
influiscono sulle deformazioni del secondo sistema e viceversa. proporzionalmente le forze esterne secondo un fattore e, il cerchio
Si ha quindi: massimo corrispondente risulterà ampliato in proporzione in modo da
passare per le tensioni CO, e CO} (Fig. 6.18).
Se il fattore di amplificazione è tale da produrre la rottura nel materiale,
(6.27)
i +v i r, allora il corrispondente cerchio di Mohr rappresenta il cerchio massimo
=lFIl{<T'-< limite per quel particolare stato di tensione definito dai valori iniziali di
<7|, <T2, <75.
Nel caso di uno stato di tensione monodimensionalc (nel quale cioè sia Immaginando di disporre di diversi stati di tensione iniziali
<Ti = 0\,> o-2 = o-j = o) la corrispondente energia di distorsione <&' si (comspondenti ad altrettanti valori di <7,, CT2,(Tj) e di ampliarli fino a
ottiene immediatamente ponendo nella (23) ox = o , a, = cr, = 0 e vale: rottura, verranno determinati altrettanti cerchi limite in corrispondenza
dei quali si ha raggiungimento della condizione di rottura nel punto
considerato; è allora possibile individuare, sul piano di Mohr <J-T, una
(6.28)
190 6 - Sfato di tensione in un punto § 6.5 - Tensione equivalente 191
curva limite ottenuta come inviluppo dei vari cerchi massimi limite (6.32)
sin a
R'/2+R/2 1+v
e di conseguenza:
Imponendo che il cerchio limite passante per c(Jì e COÌ (e Si osserva che questo criterio di rottura, nel caso in cui si ha V* =1, porta
corrispondente alla condizione di rottura a partire da un generico stato a determinare una tensione equivalente che coincide con quella definita
tridimensionale di tensione {01,02,03} per un certo fattore di dal criterio della massima tensione tangenziale; infatti si ha:
amplificazione delle tensioni e) risulti tangente alle due rette, si ha:
Oca = R/C = ai - V*03 => Oiq = <Tj - 03
(6.31)
O\
— max{£i,£2,
/2
Mohr
v* = R/IR'I
CCT,
Tabella 6.2 Tensioni equivalenti secondo i criteri introdotti (stato di tensione
Cff,
tridimensionale)
hN
■V:
= CTeq - -R,
A seconda dei quadranti nei quali si opera e ricordando che <Ti=Oi, 02-Oj, le
relazioni così ottenute per il criterio della tensione normale massima
sono le seguenti:
at=±R; o-2 = ±R
\
Figura 6.20 Ordine gerarchico delle tensioni relativo ai vari semiquadranti del = max{|oi|,|q,|}=R
piano delle tensioni
e quindi:
= CTa, - R, <Ji = +R
'I:
M>|cr,|>|cit!=0
' Vili: - O"min = Oi -Ok - R, Oi- +R
=>O"ma«= Oi, CTmin^ O* - 0 =><T«i=
|CXm«l= N = <Teq = R, Oi = +R
II:
'II:
197
6 6.5 - Tensione equivalente
196 6 - Stato di tensione in un punto
Vili:
■ì
|oi|>|cr;|>|o*j=0
■VII:
,jn= O) - <Tmin = = R, i[ - Gj
+R
a,-va, =±/f; a,-vat=±R (£m«) Figura 6.21 Confronto grafico fra le ipotesi di rottura per stato di tensione
piano
Per quanto riguarda il criterio di Von Mises, si può operare nel modo
seguente (cTiso;, O2=C$-, O3SOi=0)...
lt/4 (45°) rispetto agli assi cartesiani ah Oj e passante per i punti {O» <Jj) di
coordinate {0, ±R} ; { ±R. 0} ; { ±R, ±R} •
U criterio della curva limite (Mohr) fornisce in generale (e quindi anche
nel caso particolare di stato di tensione piano) risultati intermedi ai
criteri de Uà massima tensione normale (<w) e della massima
deformazione (e,**), presentandosi essi come casi particolari m
quindi la condizione di rottura vale ffq = R e fornisce la seguente corrispondenza dei valori estremi del coefficiente V* (rispettivamente V 1
relazione: c y*=y).
ovvero:
Tresca, Tmax 2t
Tanim
Mohr (l-Of + O + O^+i3 (1 + V> Queste ultime espressioni, escludendo il criterio di rottura della tensione
normale massima, in quanto poco attendibile nel caso degli acciai di uso
comune, e del criterio di Mohr, nella pratica poco utilizzato, mostrano che
Tabella 6.3 Tensioni equivalenti secondo i criteri introdotti (stato di tensione piano) il rapporto fra la tensione tangenziale e la tensione normale equivalente
oscilla tra 0.5 e 0.77. Tali valori, determinati tramite considerazioni
Si potrebbe considerare una ulteriore colonna in Tabella 6.3, puramente teoriche, trovano conferma sperimentale: si pensi ad esempio
corrispondente al caso G* 0, T= 0; questa particolare situazione permette alle curve d Smith-Goodman valide per le sollecitazioni a fatica, da cui
di concludere che, per ognuno dei criteri adottati, la tensione equivalente risulta che, a seconda del valore medio della tensione nel ciclo di carico,
coincide con la tensione normale applicata (<!„,= <7) in quanto lo stato di si hanno i seguenti rapporti fra le tensioni massime ammissibili (per
tensione è uniassiale: tale caso banale può, dunque, essere interpretato
diverse sollecitazioni agenti):
come una verifica della validità dei vari criteri di rottura.
II caso relativo alla terza colonna assume particolare interesse dal punto
o-mcd = 0: ' <W»ors s 1: 0.7 : 0.6
di vista pratico, in quanto descrive la tensione O*cq equivalente ad uno stato = 1 :0.8 :0.5
di tensione solo tangenziale (quale quello derivante dall'applicazione di un
momento torcente, a meno di effetti di ordine superiore). Questi risultati Questi rapporti rappresentano le proporzioni fra le tensioni normali
stabiliscono anche la relazione esistente fra le tensioni ammissibili in un massime per sollecitazione oscillante, avendo posto unitario il valore della
materiale sollecitato a taglio £, rispettivamente, a trazione: infatti, sulla tensione normale derivante dall'applicazione di momento flettente.
base del concetto di equivalenza del rischio di rottura prodotto da questi Facendo riferimento in particolare ai valori relativi ad una sollecitazione
due stati di tensione ed avendo a disposizione l'informazione relativa alla di momento torcente, che produce sole tensioni tangenziali, si osservano
202 6 - Stato di tensione in un punto
Introduzione
Si cominciò a parlare di fatica solo dopo la seconda metà del '800 a causa
di rotture, allora inspiegabili, di assili ferroviari. Si notò, infatti, che molte
volte sopraggiungeva la rottura per tensioni minori al carico di
snervamento e con connotati simili alla rottura fragile. Prima della
rivoluzione industriale, il fenomeno non era stato evidenziato in campo
tecnico poiché le sollecitazioni a fatica non avevano mai rappresentato
una causa frequente di rottura negli organi meccanici, in quanto
mancavano le condizioni per cui la resistenza a fatica del materiale
diventasse più critica della resistenza statica.
In particolare con l'industria ferroviaria si ebbe la rovinosa concomitanza
dell'impiego d'acciaio d'elevata durezza e di storie di carico con un numero,
di cicli elevato.
risultavano in trazione, dopo mezzo giro sono diventate in compressione snervamenti e deformazioni plastiche evidenti; in particolare si
(Figura 7.1); questo significa che in un giro il materiale subisce una distinguono due zone: una zona appare opaca, più o meno liscia, con
tensione ciclica di flessione alterna che si ripete per milioni di giri. tipiche asperità progressive di forma lineare; l'altra è ruvida, cristallina e
Il primo studio rigoroso sulla fatica dei materiali fu quello dell'ingegnere brillante.
delle ferrovie austriache Wòhler che, fra il 1858 e il 1870, effettuò Queste due zone corrispondono ai due intervalli di tempo nei quali
numerose prove sperimentali riuscendo a evidenziare la dipendenza del avviene macroscopicamente la rottura per fatica: la propagazione
fenomeno dalla tensione minima, oltre che da quella massima, e progressiva e lenta del danneggiamene; la rottura di schianto.
l'esistenza di un valore limite dell'ampiezza di oscillazione del carico sotto Durante la prima fase, a partire quasi sempre dalla superficie (raramente
il quale non vi era rottura. da gravi imperfezioni all'interno del materiale), nella zona dove
206 7 - Cenni sulla fatica dei materiati § 7.4 - Grandezze caratteristiche della fatica 207
localmente si hanno le tensioni massime (spesso in presenza d'intagli) e progressivo e lento propagarsi della cricca che può occupare da meno
peggiore è la fìnitura superficiale, si sviluppa una cricca che lentamente dell'uno per cento a quasi il cento per cento della superfìcie di frattura
si propaga, senza che appaia alcuna deformazione macroscopica evidente; La posizione relativa delle due zone varia al variare del carico. Ad
il cedimento avviene, quindi, all'improvviso. esempio, nei casi di flessione unidirezionale, la rottura a fatica inizia
dalla parte della superfìcie posta in trazione e si propaga all'interno,
cosicché la zona di rottura di schianto è prossima alla parte inizialmente
Zona liscia
in compressione.
(cedimento graduale a falica) Per la flessione alternata, normalmente la zona di rottura di schianto è
centrale, mentre ai due lati, dove la tensione di trazione è massima, si ha
la propagazione di cricche.
208
7 - Cenni sulla fatica dei materiali
la tensione massima
la tensione minima
la tensione media tr-=(ff—, +<rmin)/2
DENOMINAZIONE
CICLO H
Tabella 7.1 Identificazione dei tipi di cicli di fatica 7.5 ^urva di Wòhler
La caratterizzazione a fatica di un materiale si effettua tramite prove durata illimitata, mentre per Ga<G«<J? presenta una zona di durata
sperimentali standard di riferimento fissate dalla normativa ed eseguite determinata, corrispondente ad un certo numero di cicli N.
con provette di geometria prefissata. Per gli acciai nobili, il passaggio tra queste due zone è compreso tra
I dati_ottenuti dalle prove di fatica sono generalmente presentati tramite, N=106+107 cicli ed è corrispondente al cosiddetto "ginocchio" della curva
un^rappresentazione grafica nota in letteratura {ji]7[3], [5), [6J, [7]j"cóme Wòhler. Oltre il ginocchio, la curva di Wòhler presenta valori pressoché
^"curva di Wòhler^ costanti della tensione e, pertanto, la sua rappresentazione è poco.
La curva di Wóhler del materiale rappresenta la relazione sperimentale significativa (solitamente si limita la curva a IO7 cicli).
tra la tensione £ok] (ampiezza della tensione) oppure <w* (tensione La zona antecedente al milione di cicli, invece, decresce rapidamente e in
massima) riportata in ordinate (in scala lineare o logaritmica) e la durata un grafico che in ascissa descrive valori così ampi, non è semplice
N| (numero di cicli) riportata in ascisse (in scala logaritmica). Detto valutare con precisione tale diminuzione.
'diagramma viene stabilito mantenendo costante la <jJ (tensione media) Si pieieriscfi^allora, adottare in ascissa una scala logaritmica, in modo da
oppure v (rapporto di tensione). ampliare la visibilità della zona a forte variazione di Ga e di comprimere la
Consideriamo un provino (Figura 7.5), di acciaio nobile, sollecitato a zona meno significativa sopra N=106.
trazione-compressione da una forza alterna sinusoidale, compresa tra due, Nella curva di Wòhler sono presenti tre zone distinte (Figura 7.7):
valori estremi, che provoca, nel generico punto A della sezione ristretta, I: la zona a fatica oligociclica (= pochi cicli);
una tensione massima anch'essa sinusoidale a valor medio nullo. II: la zona a durata determinata;
Sulla base dei dati misurati, si può rappresentare la curva di Wòhler dei III : la zona a durata indeterminata.
materiale (Figura 7.6). Il tratto della curva di Wóhler più interessante è quello che varia più
Se la tensione applicata raggiunge la resistenza statica del materiale, rapidamente, cioè quello a durata determinata, compreso tra il carico di
cioè il suo carico di rottura % ((W - R^. la rottura non avviene per snervamento e il limite di fatica.
Questo tratto può essere rappresentato analiticamente dalla seguente
fatica, ma per cedimento statico dopo un quarto di ciclo.
espressione:
Diminuendo progressivamente il^carico F, _l'ampiezza GB decresce e
aumenta il numero di cicli necessarijper la rottura del provino. -
La curva prosegue con un'inclinazione sempre minore fino a che, per
alcuni materiali fra i quali Inacciaio, I'ampiez2a _a_rottura Oa^ tende (7.1)
k'Log(0)+Log(N) =
Per uno stesso materiale in letteratura sono riportati valori differenti del (7.2)
carico limite di fatica corrispondenti a valori diversi di Om.
Al di sotto del limite di fatica non vi è rottura a fatica; pertanto la curva di Poiché il campo di variazione delle tensioni è piccolo, spesso non vi è
Wòhler presenta, per Ga compresa tra 0 e Ga. una zona dove il provino ha interesse ad avere un asse logaritmico sulle ordinate. Usualmente si
utilizza un piano semilogaritmico, con valori lineari delle tensioni e
212 7 - Cenni sulla fatica dei materiali 7.7 - Fatica oligociclica 213
logaritmici dei numeri di cicli. Su di esso il tratto caratteristico della 7.6 Materiali senza limite di fatica
curva di Wóhler, rappresentato dall'equazione 17.1), viene ugualmente
mantenuto rettilineo anche se analiticamente ciò non è corretto. Non tutti i materiali presentano un andamento qualitativamente simile a
Fisicamente tale incongruenza è giustificata dal fatto che la dispersione quello precedentemente descritto (Figura 7.6); infatti alcuni materiali non
dei risultati sperimentali è molto grande, maggiore di quelli relativi alle presentano un limite di fatica sotto il quale si ha una durata illimitata del
prove statiche, cosicché il tratto II della curva di Wòhler ha un significato provino.
statistico e i dati possono essere descritti sia dalla rappresentazione Ad esempio, gli acciai da carpenteria e le leghe d'alluminio presentano
analitica nell'equazione (7.1), sia dalla rappresentazione grafica di un anch'essi un ginocchio della curva di Wóhler, ma la Oa non SÌ Stabilizza ad
segmento rettilineo.
un valore costante e continua a decrescere con l'aumentare di N.
Per semplicità, anche i tratti I e HI sono spesso rappresentati come Per l'alluminio, il ginocchio è attorno a 30-50 milioni di cicli (Figura 7.11).
segmenti di retta, cosicché la curva di Wòhler è descritta da una spezzata
(Figura 7.8). Per la zona a durata illimitata (III), il segmento è orizzontale, 7.7 Fatica oligociclica
mentre per la zona della fatica oligociclica (I) l'inclinazione è minore,
rispetto a quella relativa al tratto I.
Si hanno fenomeni di fatica oligociclica (= pochi cicli) per un'ampiezza del
Spesso si tiene conto della dispersione dei dati da un punto di vista carico compresa tra la resistenza a rottura e la resistenza allo
probabilistico, utilizzando cioè più curve di Wóhler, corrispondente snervamento (Rs< <Ja <Rm). Approssimativamente il limite inferiore
ciascuna ad una percentuale di sopravvivenza (0+100%) (Figura 7.9).
corrisponde ad un numero di cicli dell'ordine di IO3.
Queste curve si ottengono eseguendo più prove a diversi livelli di
Tale zona è di minor interesse; infatti nelle applicazioni più comuni si
ampiezza C7a costante e contando le rotture (x) e le sopravvivenze (o): a un
cerca di evitare fenomeni di snervamento poiché sono accompagnati da
numero molto elevato di cicli (~107), oltre il ginocchio della curva,
deformazioni consistenti spesso inaccettabili.
s'interrompono le prove e si accetta l'ipotesi di vita illimitata.
La dispersione delle rotture è compresa tra due curve limiti che
individuano la fascia di fatica. In essa vi sono tutti i provini rotti, ma A <T,
R-<T(
<ra=cost
lt>' N
10* IO6 IO7
Figura 7.9 Dispersione dei dati della curva di Wòhler
A<J»
R-c,
i ■ r i ' N
IO2 IO4 IO6 IO7
IO2 IO4 IO6 IO7
Figura 7.10 Curve probabilistiche di WOhler in piano semilogaritmico
Figura 7.8 Curva di WOhlersemplificata in piano semi logaritmico
§ 7.10 - II metodo stair-case 217
216 7 - Cenni sulla fatica dei materiati
. n. Gli strumenti teorici per l'analisi della propagazione della cricca sono
Si sottopongono successivamente le provette ai vari livelli di tensione per dove <TO è il livello di ampiezza di sollecitazione più basso £=0). Nella
il numero di cicli prefissato (ad esempio 106, 2xlfl« oppure IO7) con il parentesi si adotta il segno meno (-) se l'eventualità meno frequente è la
seguente criterio. Se la prima provetta sottoposta ad un livello di tensione rottura ed il segno più (+) nel caso contrario.
prossimo al limite di fatica si rompe, la provetta seguente viene provata al La stima dello scarto tipo è fornita dalla formula:
livello immediatamente inferiore; se non si è avuta rottura, la provetta
seguente è provata al livello immediatamente superiore. Si prosegue allo
stesso modo fino all'esaurimento delle provette.
Nella Tabella 2 sono riportati i dati relativi ad un esempio di stair case, Questa formula è valida solo per N'B A' , q 3
riportati in |2|, e relativi ad un acciaio 41 Cr 4. N7
-^m) sommatoria dei prodotti del numero di eventi (meno frequenti) 500
-- —
si. d 0
* * *
3 0
°.
—
4M
--
T 0 t
4M
N- A- B-
II 9
sommatoria dei prodotti i*-m. 9 U
485
cNlON/mm'
NAran:
Per il calcolo del valore medio del limite di fatica, che corrisponde alla
0= non rotta (nb-a ^8NW 1.28 .,=465
probabilità di rottura del 50%, si^utilizzano solo i risultati relativi s=\.62d
k= rotta
all'eventualità meno frequente (rottura <Tnon rottura). " N/mm
Le macchine di prova più comuni producono uno stato di tensione 7.12 Effetto della tensione media sul comportamento a fatica
uniassiale e applicano uno dei seguenti carichi:
- flessione rotante; La tensione media influisce sostanzialmente sul comportamento a fatica.
- flessione piana; Si è osservato che a pari ampiezza di sollecitazione, le tensioni medie di
- trazione/compressione; trazione portano ad una diminuzione della durata, mentre quelle di
- torsione alternata (pur avendo tensioni non nulle su due direzioni compressione ne aumentano il valore.
principali, è considerata una prova uniassiale). L'effetto della tensione media è evidente se, con i dati sperimentali, si
tracciano curve di Wóhler diverse al variare della Gm, come descritto in
7.11.1 Prove in controllo di deformazione
Figura 7.12.
In letteratura sono disponibili curve "sintetiche" che permettono di
I dati sperimentali nel campo della fatica oligociclica si ottengono
rappresentare i risultati sperimentali sia al variare della tensione alterna
preferibilmente tramite prove in controllo di deformazione; s'impone cioè un
sia al variare della tensione media.
certo spostamento e, quando incomincia la rottura e la sezione resistente
diminuisce, la forza applicata diminuisce e, di conseguenza, diminuisce
7.12.1 II diagramma di Smlth e Goodman
anche la deformazione. Tale prova permette di agire su un parametro, la
deformazione, che essendo rilevante in tale campo, è facilmente II Diagramma di Smith e Goodman riporta in ascissa la tensione media ed
controllabile.
in ordinata la tensione massima o minima (Figura 7.13).
Si ottiene a partire da una serie di dati sperimentali, ottenuti ad esempio
7.11.2 Prove in controllo di tensione
in prove di trazione-compressione. In particolare si rappresenta l'ampiezza
di tensione <Ja (ampiezza in corrispondenza del limite di fatica) relativa ad
I dati sperimentali nella zona di durata a tempo indeterminato si
un certo valore medio Cm tramite più prove (si utilizza ad esempio il
ottengono preferibilmente tramite prove con controllo di tensione nelle quali
metodo stair case) e si ripete il procedimento per diversi valori della
la tensione applicata oscilla fra due limiti ben determinati anche quando
tensione media.
la sezione del provino si assottiglia per il propagarsi della cricca; di fatto si
Dopo aver tracciato sul grafico una retta a 45°, si riporta al di sopra e al di
controlla la forza poiché si fa riferimento alla sezione iniziale del provino.
sotto di essa un segmento pari a a* in corrispondenza della (Jm di prova,
In queste prove la rottura viene notevolmente accelerata dall'incremento
ottenendo le due curve rappresentate in Figura 7.13: la curva relativa alla
delle tensioni man mano che progredisce la cricca; la rottura finale viene
tensione massima (3m»*=Cm+crA) e quella relativa alla tensione minima
perciò anticipata rispetto al caso in cui la deformazione è costante.
Tipiche macchine sono quelle a flessione rotante con carico applicato (<Tmin=0ra-CTA).
mediante pesi.
222 7 - Cenni sulla fatica dei materiali 7.12 - Effetto della tensione media sul comportamento a fatica 223
Si nota che, aumentando la<Jm, l'ampiezza ammissibile è via via minore ^Sovrapponendo i diagrammi di Smith e Goodman tracciati per durate
fino a che, per Gm prossima alla resistenza statica del materiale, il limite ? diverse, si denota qualitativamente l'influenza del numero di cicli
di fatica tende a zero e le due curve s'incontrano (Cmin=CFmux=am=R). ^sull'ampiezza ammissibile: minore è la durata N della provetta, più
L'intersezione con l'asse delle ordinate è pari al limite di fatica per il [l'ampiezza ammissibile è maggiore e le curve a tensione minima e
rapporto di tensioni /Z=-J, indicato con <Ja-i. In corrispondenza massima sono lontane tra loro (Figura 7.16).
dell'intersezione della curva di tensione minima con l'asse delle ascisse
(Om-aA0), si ha una sollecitazione ripetuta a trazione fcl«O) e la tensione
massima vale due volte il limite di fatica aA o.
Per le tensioni di compressione, le curve sono simili, ma poiché la cricca
si propaga più lentamente con tensioni negative, le curve di compressione
descrivono traiettorie più ampie congiungendosi al valore della resistenza
Valori crescenti di o«
statica a compressione \R'\>R (Figura 7.14).
In letteratura la parte di diagramma in compressione non è solitamente
riportata. Cautelativamente si ipotizza che il tratto a trazione valga anche
a compressione, consentendo un notevole risparmio dei dati da acquisire
per tracciare il grafico.
N>~!07
N>~107
N,<Nj<Nj
Ni N» Nj
Le prove di fatica eseguite per ottenere la curva di W6hler del materiale sono
N>~IO7
condotte sottoponendo una provetta ad un carico sinusoidale ad ampiezza e
tensione media costanti, fino a che non sopraggiunge la rottura o si raggiunge un
numero elevato prefissato di cicli, assunto come limite della fatica a tempo
indeterminato.
Tuttavia le sollecitazioni reali variano nel tempo sia in ampiezza sia in
«A-l
valore medio; inoltre, non sono sempre sinusoidali: si pensi al carico cui è
sottoposto un ammortizzatore automobilistico. Per ottenere la durata
relativa ad una storia di carico così complessa, volendo utilizzare le curve
di Wòhler del materiale, occorre assumere ipotesi di similitudine che
rendano equivalente il danneggiamento causato dalla sollecitazione reale
(aventi Cm e a« variabili) al danneggiamento causato dalla sollecitazione
standard sinusoidale (con <7m e a, costanti).
Figura 7.f7 Diagramma di Haigh Per semplicità consideriamo solo l'ampiezza variabile, mantenendo la
sollecitazione sinusoidale a valore medio costante.
228 7 - Cenni sulla fatica dei materiali 7.13 - La legge del danno cumulativo 229
La legge maggiormente utilizzata per il calcolo della durata con '• Consideriamo una situazione in cui sono noti sia i livelli di tensione <TOj,
sollecitazioni ad ampiezza variabile è l'ipotesi del danno cumulativo, detta : sia i corrispondenti i numeri di cicli n, effettuati per ogni livello di
anche legge di Palmgren-Miner. Consideriamo il caso in cui l'ampiezza tensione.
della tensione vari più volte durante la vita del provino: ad esempio Si utilizza l'equazione della curva di Wóhler, valida nel campo a durata
(Figura 7.19) il provino è sollecitato alla tensione a, per n, cicli, alla a2 determinata, che lega la durata Ni con l'ampiezza <TU,-:
per «2 cicli e cosi via. Per ogni blocco di ampiezza di tensione costante e
pari a OJ, si può determinare facilmente dalla curva di Wóhler il
corrispondente numero di cicli Ni che da solo porterebbe alla rottura se si
sollecitasse il provino sempre alla corrispondente tensione oj. Sostituendo questa relazione nella legge di Miner si ottiene:
Per ogni blocco di carico (<r,, nj si può ipotizzare che una frazione di vita
pari al rapporto ru/Ni sia stata consumata: questa frazione di vita è il
cosiddetto danno. Al successivo blocco di carico la frazione di vita
consumata è pari alla somma dei danni:
E—=i
I cicli effettuati al di sotto del limite di fatica non influiscono sul *.„ =
danneggiamento della provetta, in quanto il denominatore è
tendenzialmente infinito p/i-#«), ma concorrono a determinare la ùta
A denominatore compare la sommatoria degli m che concorrono alla vita
totale N,a.
totale «io., cioè concorrono tutti i cicli, compresi quelli che non causano
Le storie di carico con periodi lunghi al di sotto del limite di fatica portano
danni. Al numeratore compaiono solo gli n, che concorrono al danno,
a durate anche molto elevate; un componente si può rompere a fatica
relativi cioè a tensioni oltre al limite di fatica.
anche dopo anni di lavoro e molti milioni di cicli.
In un problema di progetto, i numeri di cicli effettuati ad ampiezza di
Attraverso la legge di Miner è possibile trasformare la storia di carico a
carico costante fa) sono incogniti. Perciò, normalmente si utilizzano le
blocchi in un carico equivalente in termini di durata, avente ampiezza
frazioni di lavoro. Tali valori sono ricavabili dallo spettro di carico o dalla
costante.
cumulata di carico, in genere noti.
230 7 - Cenni sulla fatica dei materiali §7,14 - Fattori che influenzano U comportamento a fatica 231
R-o,
aa=cost
i trattamenti superficiali;
le lavorazioni pregresse;
Figura 7.20 Storia di carico a blocchi (sopra e sotto il limite di fatica)
(■^ Jl carico:
la forma del diagramma di carico;
la tensione media;
232 7- Cenni sulla fatica dei materiali § 7.14 — Fattori che influenzano il comportamento a fatica 233
l'ampiezza di tensione;
Una tipica distribuzione di tensione residua è mostrata qualitativamente
la frequenza;
in Figura 7.22: il massimo della precompressione è raggiunto appena sotto
il tipo di carico (flessione, torsione, trazione...);
la superficie.
{^)ì'ambiente esterno:
Trattamenti termici
la temperatura;
I trattamenti termici utilizzati sono la nitrurazione, la cementazione e la
la presenza di ambiente corrosivo;
tempra superficiale, soprattutto quella ad induzione. Questi processi
f - \ la geometria (micro e macro):
provocano un indurimento superficiale ed inoltre un aumento di volume
^"^ le dimensioni; localizzato che si traduce in tensioni residue di compressione.
la finltura superficiale;
Trattamenti elettro-chimici
la presenza di intagli o di brusche variazioni della geometria.
Sono trattamenti di rivestimento superficiale a deposizione
elettrochimica fra i quali la cromatura e la nichelatura. Questi processi
7.14.1 II materiale
migliorano la finitura superficiale e diminuiscono la corrosione.
La resistenza statica
7.14.2 ILcarico
Più un acciaio è resistente, più risente di sollecitazioni a fatica. Un
La forma del diagramma di carico
acciaio più resistente avrà in genere un limite di fatica più elevato, ma
La forma dell'andamento del carico nel tempo non ha importanza ai fini
aumentando il carico statico a rottura Rjjj il limite di fatica non aumenta
dello studio del comportamento a fatica: la durata a fatica non varia se la
in modo proporzionale. sollecitazione è sinusoidale o a gradini o casuale.
I trattamenti superficiali La tensione media e l'ampiezza di tensione
I trattamenti superficiali hanno una notevole influenza sul La tensione media e l'ampiezza di tensione influiscono molto sulla durata
comportamento a fatica in quanto agiscono sulla superficie, luogo a fatica. Di ciò se ne tiene conto, ad esempio, con la curva di Wòhler (CT«) e
d'innesco delle cricche di fatica. Il loro effetto è difficile da quantificare. I con il diagramma di Smith e jfcroodmanJCTmJj v
trattamenti superficiali eseguiti per migliorare il comportamento a fatica Frequenza
si dividono nelle seguenti categorie: trattamenti meccanici, trattamenti La frequenza, nel campo proprio delle applicazioni correnti, ha
termici e trattamenti elettrochimici. un'influenza trascjanabile.
Trattamenti meccanici II tipo di carico
I trattamenti meccanici sono lavorazioni che producono deformazioni II fenomeno della fatica si manifesta diversamente con le seguenti
plastiche sulla superficie del materiale per indurre tensioni residue sollecitazioni: la trazione/compressione, la flessione (piana e rotante) e la
favorevoli alla resistenza alla fatica. In particolare viene applicata una torsione.
sollecitazione di compressione, localmente superiore al limite di Le differenze sul limite di fatica causate dal tipo di carico sono
snervamento—det—materiale, che determina sulla superficie del evidenziatali dal confronto dei rami superiori del diagramma di Smith e
componente una distribuzione di tensioni residue che ostacolano la Goodman valido per acciai da costruzione, rappresentato in Figura 7.23. I
formazione della rrint-a valori, adimensionalizzati, sono riferiti rispettivamente alla flessione, alla
I più comuni processi meccanici per produrre tensioni residue benefiche trazione-compressione e alla torsione.
sono la rullatura e la pallinatura; entrambe producono deformazioni Si nota che la sollecitazione di trazione e compressione alterna è più
plastiche locali, rispettivamente tramite una pressione di impatto critica rispetto alla flessione; un'interprctazione di questa differenza può
generata da piccole sfere metalliche e da rulli. essere il fatto che, considerando una provetta cilindrica, a parità di
234 7 - Cenni sulla fatica dei materiali § 7,14 - Fattori che influenzano il comportamento a fatica 235
Noto, quindi, il limite di fatica per un tipo di carico si può ricavare il limite
0.7
di fatica corrispondente ad un'altra sollecitazione. =45
0.6
- - ^ '■}-.;■
All'aumentare della temperatura diminuisce il carico statico di rottura e,
quindi, peggiora il comportamento a fatica. Anche a temperature molto
basse peggiora il comportamento a fatica, ma per un motivo diverso,
Figura 7.23 Influenza del tipo di carico sul digramma di Smith e Goodman
poiché diminuisce la resilienza e perciò la propagazione della cricca
procede più velocemente.
La presenza di un ambiente corrosivo
Un ambiente corrosivo influisce in modo severo sul comportamento a
fatica. La corrosione, infatti, intacca la superficie dove avviene la
nucleazione della cricca.
profondità
dalla superficie 7.14.4 La finltura superficiale
compressione
la condizione di finitura superficiale del componente assume una notevole
importanza.
Figura 7.22 Distribuzione della tensione residua sotto ad una superficie trattata con
pallinatura
236 7 - Cenni sulla fatica dei materiali G 7.14 - Fattori che influenzano il comportamento a fatica 237
R Kp>»*
Figura 7.2S Influenza della finltura superficiale sul limite di fatica [7]
238 7 - Cenni sulla fatica dei materiali § 7.15 - L'effetto d'intaglio 239
50 dell'intaglio) pari a:
40
■
F
0 10 25 50 75 100 125 «50 175 200
d2
dnm
Figura 7.27 Influenza della dimensione del componente sul limite di fatica [7]
Se Gi,
(nulla con l'ipotesi di Von Mises) o poiché, considerando l'altra faccia della in Figura 7.30, a destra, è illustrato l'andamento del fattore
stessa medaglia, si crea una tensione secondaria che si oppone al ìttivo e (in funzione della variazione di diametro D/d) utilizzato per
restringimento della sezione all'intaglio e quindi alla strizione. ^determinare il valore del fattore di effetto d'intaglio nei casi di variazione
Si definisce pertanto un coefficiente valido solamente per la fatica a vita diametro D/d differenti dal quello illustrato nella medesima Figura 7.30
indeterminata: è il fattore di effetto d'intaglio Kt [31 (o pj ). (a sinistra, D/d=2).
Il fattore di effetto d'intaglio Kt è minore o uguale al fattore di forma ed è lì fattore di effetto d'intaglio ft, ottenuto per un qualsiasi rapporto di
definito dalla relazione: diametri, è espresso dalla seguente relazione:
dove Oac è il limite di fatica effettivo della provetta intagliata e a^ è il In letteratura, a volte, si ricava il fattore di effetto d'intaglio dal fattore di
limite di fatica nominale della provetta liscia avente pari sezione netta. forma tramite il parametro q (3) (oppure r\ diagrammato in funzione dei
Il fattore di effetto d'intaglio è diagrammato in funzione della geometria raggio di fondo intaglio e del materiale, chiamato fattore di sensibiUtà
dell'intaglio e del tipo di materiale (in genere identificato con la resistenza all'intaglio; il fattore di sensibilità all'intaglio è espresso dalla relazione
allo snervamento). seguente:
Vi}
A titolo di esempio in Figura 7.30 è riportato l'andamento del fattore di
effetto d'intaglio [7] per un albero con una determinata variazione di
diametro (D/d=2) sottoposto a flessione ricavato dai dati sperimentali di
Lehr.
LHitilizzo di questo parametro nel calcolo di Kr si deve a Peterson [4J che
ha pubblicato anche diagrammi sul fattore di forma, tra i quali il seguente,
riportato anche in [7]
In Figura 7.31 è illustrato un esempio di andamento del fattore di forma
per il caso di albero con variazione di diametro sottoposto a torsione [7]
In Figura 7.32 è riportato l'andamento del fattore di sensibilità all'intaglio
[7] per due diversi tipi di materiali; in particolare si osserva che per gli
acciai e le leghe d'alluminio molto duri il fattore di sensibilità all'intaglio è
alto e tende all'unità, infatti i metalli' duri sono molto più sensibili
all'intaglio dei metalli teneri dal momento che hanno meno capacità
ridistribuire i picchi di tensione per effetto della plasticità.
V* 1B tB Z£
In letteratura sono inoltre disponibili formule analitiche per il calcolo del
fattore d'effetto d'intaglio:
Figura 7.30 Fattore di effetto dtàtaglio per albero con variazione di diametro
formula di Heywood
sottoposto a flessione [7]
244 7 - Cenni sulla fatica dei materiali
§ 7.15 - L'effetto d'intaglio 245
t 2 3 4
Acciaio «fragno»
dove il coefficiente a dipende al materiale ^0.15 per acciaio legato;
Acciaio (ricotto o nQrm&iizzett)«duttite»
a=0A5 per leghe d'alluminio); il coefficiente b dipende dalla geometria
Lt curve valgono
dell'intaglio (b=i per albero con variazione di diametro, b-0.35 per albero
solo per
con foro passante, b-0.26 per albero con gola anulare); ré il raggio di fondo
intaglio espresso in mm.
formula di Neuber
R
150 300 600
Leghe d'alluminio N/mra2
a mm 2 0.6 0.4
formula dì Peterson
Figura 7.33 Cava per chiavette diritte (a) e cava per chiavette arrotondate o
incastrate (b) [7]
Tabella 7.5 Valori del fattore di effetto d'intaglio per cave di chiavette
Capitolo 8
Mf + P{S-Tì)=0
dh] Mj P{6-1])
dx2 EI EI
TJ = K = COSI
dhì P P5
r- H 71 = r,=5
dx1 EI EI
7j = /icosL—■ '—x WS
7,(0)= 0
dr,
=0
dx\
A = -S
5=0
7j=5|l-cos|J—
d2n P
- soluzione omogenea associata
iata: —j- + n=0
d
dx EI
T)=Ce*a
253
§ 8.1 - II canea di punta
252 8 - Cenni sull'instabilità elastica delle travi
5
trave incastrata ad ambedue gli estremi (Figura 8.3, il valore di l0 e
e ancora:
—12=—(2n con«=1,2,3,
EI 4^
7C2EI
(8.1)
Ai2
Parte II
Esercizi
Osservazione:
y ^ a
y 8 a abbiamo visto le caratteristiche dei più comuni vincoli nel piano. Ogni
vincolo elimina alcuni dei gradi di libertà del corpo libero; possiamo
schematizzare i vincoli sulla base del numero di gradi di libertà che essi
impediscono.
Riassumendo abbiamo visto:
incastro: m°3
3. Asta vincolata ad un estremo ad un appoggio semplice (carrello) cerniera: m°2
Qual e il numero di gradi di libertà della trave vincolata ad un estremo ad appoggio semplice (carrello): m=l
un appoggio semplice?
y a
4. Trave incastrata
Appoggio semplice:m=l
La trave non ha gradi di libertà.
B
Tutte le strutture che non hanno gradi di libertà si definiscono
"isostatiche".
11
1 9. Trave incastrata all'estremo A e incernierata all'estremo B
Qual è il numero di gradi di libertà della trave?
Corpo rigido nel piano: n=3
Incastro: m=3
Cerniera: m=2
7- Trave vincolata a due carrelli
La trave ha un numero di gradi di libertà negativo, l=-2, e si definisce due
Qual è il numero di gradi di libertà della trave?
volte "iperstatica".
Corpo rìgido nel plano: n=3
Appoggio semplice: m=l
Appoggio semplice: m=l
La trave ha un grado di libertà.
Tutte le strutture che ammettono gradi di libertà si definiscono "labili" o
"ipostatiche*.
1
/////¥/////
ASTA 2
Alle strutture possono essere applicate forze [N] o coppie (momenti puri)
[Nm].
17. Portale zoppo
Le forze possono essere concentrate o distribuite e le rappresentiamo in
modo diverso.
2. Sistemi di forze
Nel caso di forze concorrenti in un punto le forze si sommano
vettorialmente.
Un metodo visivo per comporre vettorialmente le forze è il "Punta- Coda": a
partire dal punto di applicazione P si appoggia la coda di una forza sulla
punta della precedente; la forza risultante è rappresentata dal vettore che
unisce il punto di applicazione alla punta dell'ultima forza.
1 - Gradi di libertà e risultanti di forze §1.2- Forze e risultanti di forze 269
268
Infatti ricordiamo che due forze aventi la stessa retta di azione (direzione e
punto di applicazione) si sommano algebricamente (o si sottraggono se di
verso opposto).
|F,|=|F|sen0
L
§1.3 - Esercizi 27 X
1 - Gradi di libertà e risultanti di forze
1.3 Esercizi
coppia O F*b
l
Possiamo sfruttare questo
concetto per effettuare l'operazione di Calcolare la risultante di tre forze convergenti e giacenti su di un unico
t
piano, con modulo 30 N, 50 N e 25 N e che formano angoli rispettivamente
trasposizione delle forze.
La trasposizione delle forze può essere utile di 45, -30 e -120ù rispetto all'asse x (positivo se antiorario) di un sistema
F per ridurre sistemi di forze non applicate cartesiano ortogonale.
tutte nello stesso punto. Risultati:
Operando la trasposizione si ottiene un Fx= 52 N
sistema di forze concorrenti in un punto e Fy = -25.44 N
un sistema di coppie {momenti di F - 57.9 N a - -26*
trasposizione).
Il sistema così ottenuto può ancora essere Esercizio 2
semplificato ottenendo una forza risultante
ed una coppia risultante.
Esercizio 3
Sostituire il sistema di forze schematizzato in figura con la sola risultante
opportunamente applicata.
Moduli delle forze: FI » 100 N, F2 = 200 N, F3 = 50 N.
Distanze delle direzioni delle forze dall'origine del riferimento:
xl » 2 m, x2 = 3 m, x3 = 4 m.
yl = y2 = y3 = 0 m.
Angoli formati dalla direzione delle forze con l'asse delle ascisse: al ° 60°,
«2 = 135*, a3 - 90°.
Esercitazione 2
Risultati: Esercizio 1
Fx = -91 N Fy = 278 N F = 293 N a » -72° xR = 2,9 m Calcolare le reazioni vincolari della trave di lunghezza 1 =50 min,
sollecitata da una forza concentrata F- 100 N, applicata a una distanza
a » 30 mm dall'estremità sinistra.
Esercizio 4
Si chiede di sostituire il sistema di forze schematizzato in figura con la sola
F
risultante opportunamente applicata (FI = 500 N, F2 » 800 N, F3 » 1000
N; xl = 5 m, x2 = 7 m, x3 - 8 m).
B
y ì e A A
FA
Soluzione:
Equazione di equilibrio alla traslazione orizzontale*
"T 1
O Jfj
Risultati: Equazione di equilibrio alla traslazione verticale:
R = 700 N,^7m (misurata da O)
VB = 60 N VA - 50 N
O, A
OA A B
Esercizio 2 Esercizio 3
Calcolare le reazioni vincolali della trave di lunghezza 1 = 80 mm, Calcolare le reazioni vincolari della trave di lunghezza 1 = 150 mm,
sollecitata da una coppia concentrata C= 4000 Nmm, applicata alla sollecitata da una coppia concentrata C = 5000 Nmm applicata
all'estremità libera.
distanza a = 50 mm dall'estremità sinistra.
c
A B
a b
é
1
< —►
Soluzione:
Soluzione:
Equazione di equilibrio alla rotazione attorno all'incastro A:
Equazione di equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera A:
MA - -5 Nm
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale:
VB = -50 N
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale:
Equazione di equilibrio alla traslazione orizzontale:
§ 2.1 - Esercizi svolti
277
Esercizio 4
Calcolare le reazioni vincolari all'incastro della trave, sollecitata da un F2 - 250 N, applicate rispettivamente ad una distanza a = 45mm
carico distribuito q (1=0.5 m, L=1.2 m, q=50 N/m). dall'estremità sinistra della trave e e - 30 mm dalla cerniera B.
Soluzione:
Soluzione:
Equazione di equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera A:
II carico q, distribuito sulla lunghezza (L-l), può essere sostituito con la
sua risultante applicata nel baricentro, distante (L+1J/2 dall'estremità -Fra = 0 V _Fra-F2(b +
sinistra della trave (punto A)
Equazione di equilibrio alla rotazione attorno all'incastro A: VB = -275 N
MA = 29.75 Nm
VA=125N
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale:
Equazione di equilibrio alla traslazione orizzontale-
tFrf(/,-/)=0 VA=q(L-l) O
VA - 35 N
Equazione di equilibrio alla traslazione orizzontale:
-> oA =0
VA
A
Esercizio 6
Esercizio 5
Calcolare tutte le reazioni vincolari (interne ed esterne) della struttura
Calcolare le reazioni vincolari della trave rappresentata in figura (1 = 180 schematizzata in figura (1 = 1,5 m, C = 200 Nm).
Soluzione:
mm eb= 120 min) sollecitata da due forze concentrate Fj = 100 N e
z - uatcoio delle reazioni umcolan § 2.1 - Esercizi svolti 279
La struttura è formata da due elementi semplici (travi PR e SQ) che Vq= - C/21 = - 66.7 N
vanno isolate e considerate separatamente: le reazioni vincolari interne
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale-
dell'una e dell'altra trave devono equilibrarsi secondo il principio di
azione e reazione.
TVp-Fe=0
Vp - Vq = - 66.7 N
Vs = 66.7 N (Elemento I )
Equazione di equilibrio alla traslazione orizzontale:
vlfc ^-Op-r0c=O
7 Op = 133.3 N
Q Esercizio 7
Calcolare le reazioni vincolari (interne ed esterne) della struttura
schematizzata in figura (1 = 0,75 m, q - 800 N/m).
A
A-
| v,.
"■■ -il ^
Soluzione:
La struttura è formata da due elementi semplici (travi AC e CD); i vincoli
esterni sono costituiti dalla cerniera A e dai carrelli B e D, il vincolo
Elemento II (trave SQ)
intemo dalla cerniera C.
Equazione di equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera esterna S:
Elemento I (trave CD)
Equazione di equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera intema C:
OQ=C/1= 133.3 N
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale:
T vQ+vs=o VD ** -q*/2= -300 N
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale-
VS - - Vq
Equazione di equilibrio alla traslazione orizzontale:
Vc = ql+VD = 300 N
VB = -3Vc/2= -450 N
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale- Equazione di equilibrio alla traslazione orizzontale:
T va+vb + vc=o
Op = 2F = 2000 N
VA = -VB-Vc=150N
Elemento II (trave PC)
Equazione di equilibrio alla traslazione orizzontale-
_> °a +OC =0 Equazione di equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera estema C:
°A " - Oc = 0 N VB = (F+3VP)/2= 125 N
tri
Esercizio 8 f4 -<--£•
tv.
i T OrP
Calcolare le reazioni vincolar! (interne ed esterne) della struttura
schematizzata in figura (1 - 1 m, F = 1000 N, C = 500 Nra).
1 vtì
Btemenio (11)
2F P
A B (1)
■+—■ 0
Si
2/
4
—*
Esercizio 9
Esercizio 10
In figura è riportato lo schema costruttivo di una ruota dentata a denti
elicoidali calettata su un albero (che ruota a velocità costante) supportato
da cuscinetti orientabili a rulli. Si chiede di analizzare lo schema
semplificato delle forze e di calcolare le reazioni vincolari nei cuscinetti A
(assialmente libero) e B (vincolato anche assialmente).
Dati:
a = 120 mm
I » 160 mm
R = 45 mm (raggio primitivo della ruota)
Ft = 2667 N, Fr = 970 N, Fo= 1132 N
^ VB /cosa-0B/sina-F-2/sina = 0
B
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale:
tvA+vB=o
Jv, 409 N
RAxy = 561 N
Forze nel piano xz
Equazione di equilibrio alla rotazione attorno ad A:
R^ = — = 2000.25 N
/
Equazione di equilibrio alla traslazione verticale:
Esercizio 1
Si chiede di calcolare le reazioni vincolari della struttura illustrata in figura
(F = 4000 N, 1 = 0,5 m).
1 71
F
^b& .
21
Ai
nrn
Forze nel piano xy
Risultati:
Ruxy
Fa I** I = 4000 N 200° N Y*\ = 200° N
Ka
Esercizio 2
Si chiede di calcolare le reazioni vincolari della struttura illustrata in figura
Sistema di forze equivalenti nel piano xy (FI - 3000 N, F2 = 2000 N, l =lm).
286 2 - Calcolo delle reazioni vincolari
§ 2.2 - Esercizi consigliati 287
21 1
Esercizio 4
In figura è riportato lo schema costruttivo di una ruota dentata a denti
elicoidali calettata su un albero supportato da cuscinetti orientabili a rulli.
F2
Si chiede di realizzare uno schema semplificato delle forze e di calcolare le
F, B , reazioni vincolari nei due supporti.
Dati:
a = 120 mm
/7r?F 1 - 160 mm
R = 45 mm (raggio primitivo della ruota)
Ft = 2667 N
Fr - 970 N
31
Fa^ 1132 N
tl\V\
Risultati:
Esercizio 3
Si chiede di calcolare le reazioni vincolari della struttura illustrata in figura
(F = 2000 N, 1 = 2 m, h = 0,5 m).
B Risultati:
21 Esercizio 5
Si chiede di calcolare le reazioni vincolari sui supporti dell'albero in fìgura
Risultati: sul quale agisce una coppia torcente C.
Dati:
\RA\ = 167 N fa | - 2000 N 167 N a - 200 mm
1 = 140 mm
r = 40 mm (raggio primitivo della ruota)
288 2 - Calcolo delle reazioni vincolari
§ 2.2 - Esercizi consigliati 289
Ft = 2000 N
Risultati:
Fr - 728 N
a-2.18m/s2
Fa = 849 N
F. Esercizio 7
La figura illustra schematicamente la trasmissione di un gruppo comando
traslazione di una gru. Il pignone conico 1 ingrana con la ruota conica 2
portata da un albero, vincolato in A e B al telaio delia gru; tale albero
sopporta anche un pignone cilindrico 3, ingranante con una ruota
cilindrica 4, solidale alla ruota di traslazione 5 (sono mostrate
parzialmente ruota 4 e 5, solo nella parte vicino all'albero dell'esercizio). Si
chiede d! calcolare le reazioni vincolari nei cuscinetti A (assialmente libero)
e B (vincolato anche assialmente).
Dati:
Risultati:
Esercizio 6
La figura mostra io schema di un cassone ribaltabile installato su un
veicolo. Tenendo conto che l'altezza indicata "h" è quella del baricentro di
massa del sistema «cassone + contenuto", si chiede di individuare il valore
Risultati:
\RA\ - 13424 N \RB\ - 8354 N (rJ *. 842.4 N
290 2 - Calcolo delle reazioni vincolali
§ 2.2 - Esercizi consigliati 291
Esercizio 8
La figura mostra schematicamente un albero intermedio di un riduttore di
velocità. Considerando tale figura ed i dati riportati sotto, calcolare le varie
componenti delle reazioni vincolari (A e B).
Dati:
Risultati:
Esercizio 10
Si chiede di calcolare le reazioni vincolari Ra, Rb nei punti A, B e la forza T
(senza attrito in A e B) della struttura illustrata in figura.
Dati:
a " 400 mm; d = 600 mm; e = 160 mm; b = a +100 mm; P = 10000 N-
R - 1200 N.
Risultati:
Esercizio 9
In figura è riportato lo schema di un elemento di trasmissione meccanica
Lalbero e vincolato al telaio dai cuscinetti A e B. Il primo costituisce
vincolo radiale e assiale, il secondo reagisce soltanto a forze radiali. Sullo
sbalzo a sinistra è montato, solidale all'albero, un pignone conico, mentre
sullo sbalzo destro è vincolata rigidamente una ruota dentata cilindrica.
Con riferimento ai dati riportati di seguito, calcolare dapprima la Forza Ft2
e poi le reazioni vincolari nei cuscinetti B (cuscinetto assialmente libero) e
A (cuscinetto vincolato anche assialmente)
Dati:
Frl = Ftl tan20°; F^ = 0.14 Ft2; Ftl - 2000 N; Fa2 = 0.34 Ft2;
Risultati:
1 - 200 mm; q - 40 mm; sj = 40 mm; r2 - 50 mm; s2 = 50 mm
•"'l = 9527 N r*«l 10727 N T - 10000 N
292 2 - Calcolo delle reazioni vincolari
§ 2.2 - Esercizi consigliati 293
Esercizio 11 Risultati :
II cilindro idraulico CF che parzialmente controlla la posizione di DE, è RA =60N dXìm =6.54m
stato bloccato nella posizione mostrata. Si chiede di calcolare le reazioni
RB =2660N
vincolari per via grafica e analitica.
Risultati:
Esercizio 12
Per il sistema rappresentato in figura (nel quale Fé Qsono forze esterne e
P è la forza peso) si chiede di determinare (F=2000N, Q=*220N, P=500N,
a=lm, b=2m, c=4m, d=6m): le reazioni ra e rb in condizioni di equilibrio Risultati:
stazionario; la distanza dy>m per la quale si ha, assegnato un valore di Q, la Ro =191 N; /?, = 154.44 N; R^ =246.78 N
condizione limite di inizio ribaltamento oppure, assegnata la distanza
d, il valore q^ che determina l'inizio del ribaltamento (con passaggio
dall'equilibrio stazionario a quello dinamico). Esercizio 14
Calcolare le reazioni vincolari del sistema illustrato in figura.
294 2 - Calcolo delle reazioni vincolati § 2.2 - Esercizi consigliati 295
Esercizio 15
Calcolare le reazioni vincolari del sistema illustrato in figura.
cerniere
fisse
\
F- pA
Esercizio 16
Calcolare le reazioni vincolari del sistema illustrato in figura (Q=500N,
P=1000N).
Risultati:
RA =500N
/?B=1000N
Esercizio 17
Calcolare graficamente le reazioni vincolari del sistema illustrato in figura.
Esercitazione 3
Esercizio 1
Per le figure piane illustrate nelle Figure V7 si chiede di calcolare la
posizione del baricentro G e di calcolare i momenti d'inerzia rispetto agli
assi baricentrici.
Figura 1
a = 100 mm
b - 400 mm
h = 500 mm
L
298 3 - Geometria delle aree
§ 3.1 - Esercizi svolti 299
Soluzione:
IyG=IyGl ~ 084 mm4
La Figura 1 può essere idealmente ottenuta per sottrazione fra i triangoli di
altezza h e, rispettivamente, di base a+b (grandezze indicate con il pedice
1) e di base a (grandezze indicate con il pedice 2).
Figura 2
Per la determinazione del baricentro globale si devono calcolare le aree e i
momenti statici. Questi si ottengono semplicemente moltiplicando le aree
parziali per le coordinate dei baricentri parziali.
b - 400 mm
xG1=(a+b)/3= 166,67 mm yG1=*h/3-166,67 mm
h - 500 mm
xG2=a/3=33,3 mm yG2=:h/3= 166,67 mm
I momenti d'inerzia baricentrici dei triangoli 1 e 2 rispettivamente sono: Sy* AxG= 16.666.666 mm3
IxGi=(l/36)-(a+b)-h3=1.736.111.111 mm4 1.388.888.888 mm4
JxGa^1/36)-a-h3-347.222.222 mm4
IyG2=tl/36)ha3-13.888.889 mm4 Figura 3
a = 380 mm
y - xG)2-1874972223mm4
b = 500 mm
IxG2=IxG2+A2-(yG2-yG)2=347.222.222 mm4
h = 400 mm
2 - xG)2-708.611.139 mm4
I momenti d'inerzia della figura globale sono:
1xG= l7sGl ~ IxG2
3 - Geometrìa delle aree § 3.1 - Esercizi svolti
Soluzione: Figura 4
La Figura 3 è ottenibile idealmente per unione di un rettangolo (grandezze
indicate con il pedice 1) e di un triangolo (grandezze indicate con il pedice
a= 100 mm
Per la determinazione del baricentro globale è necessario calcolare le aree e b = 400 mm
i momenti statici dei sottosistemi rettangolo e triangolo. e - 150 mm
'190 mm yQl=h/2=200 mm h - 500 mm
XG2=a+((b-a)/3)-420 mm
yG2=ah/3l=133»3 mm
Aj-a h= 152.000 mm2 A2=((b-a)h)/2=24.000 mm2
A=AX+A2-176.000 mm2
sxl~ Ai-yQi«30.400.000 mm3 Syl55 Aj-xg2-28.88O.O00 mm3 a
b
sx2= A2yG2=3.200.000 mm3 Sy2= A2xG2-10.080.000 mm3
sx= sxl+ Sx2=33.600.00 mm3 Sy= Syl+ Sy2=38.960.00 mm3 , Soluzione:
xq- Sy/A=221,4 mm Yq= Sx/A= 190,9 mm La sezione in studio è ottenibile idealmente per unione di due rettangoli,
Per il calcolo dei momenti d'inerzia nel sistema di riferimento baricentrico, dei quali il primo (indice 1) ha dimensioni hxc e il secondo (indice 2) ha
ai momenti d'inerzia locali delle figure parziali è necessario aggiungere il dimensioni (b-c)xa.
relativo momento di trasporto. Per la determinazione del baricentro globale si devono calcolare le aree e i
IxGl=(1/l2Ha-h3)=2.026.666.667mm4 momenti statici dei sottoinsicmi costituiti dai rettangoli 1 e 2.
XGi-c/2=75mm £ci~h/2=250 mm
IyGl=(l/l2)(ha3j=l.829.066.667mm4 xo2=c+((b-c)/2)=275 mm yo2=a/2=50 mm
IxG2=(1/36)((b-a)-h3h213.333.333mm4 Ai=c-h=75.00Ò mm2 A2=(b-c)a=25.000 mma
A=Ai+A2= 100.000 mm2
IyG2=(1/36)-(h(b-a)3)=19.200.000mm4
Aiyci-18.750.000 mm^ Syi= Ai xci =5.625.000 mm3
(yGryG)2=2039-228-650 mm4 1.250.000 mm3 Sy2- Aa xc2=6.875.000 mm3
ryGl^yGl+A1(xGi-xG)2«1.978.585.675 mm4 Sy= Syi+ Sy2=12.500.000 mm3
^^_ —ii -- 125 ......
-—— mm yG~ Sjc/A—200 mm
ZJer il calcolo dei momenti d'inerzia nel sistema di riferimento baricentrico,
IyG2=IyG2+A2(xG2-xG)2=966.153.719 mm4 ai mom^n^J^r^^caiLdelle^figurc^pajziali bisogna aggiungere il
relativo momento di trasporto. j
IxGl=(l/l2Hch3)=1.562.500.000mm4 _^ ^y-^ ^ &* - \0 V c
IyGi .394 mm4 ryGl=a(l/l2){hc3)=140.625.000mm4 / ux
IxG2=(l/ 12)<((b-c)a3)=20.833.333 mm4 ■u
- y\ e
IyG2=(l/ 12)(a(b-c)3)= 130.208.333 mm4
?xgi=IxG i+Ai (yc i-yg)2=
IyG1=IyGl+Ar(xG1-xG)2=328.125.000mm4
IxG2=IxG2+A2-(yG2-yG)2-583.333.333mm4
IyG2-IyG2+A2 (xG2-xG)2»692.708.333 mm4
302 3 - Geometria delle aree § 3.1 - Esercizi svolti 303
IxG1"(l/12){ba3)=33.333.333 mm4
a = 100 mm
b = 400 mm y
e = 120 mm
IxG2D( V I2)(c{h-a)3)=640.000.000 mm4
h = 500 mm
J ——
Figura 6
Soluzione:
La sezione in studio è ottenibile idealmente per unione di due rettangoli,
dei quali il primo (indice 1) ha dimensioni bxa e il secondo (indice 2) ha
dimensioni (h-a)xc.
Per la determinazione del baricentro globale si devono calcolare le aree e i
momenti statici dei sottoinsiemi costituiti dai rettangoli 1 e 2. a= 100 mm
Dal momento che la figura presenta un asse verticale di simmetria, b = 400 mm
denominato y, il baricentro sarà posizionato su questo asse. e = 120 mm
Per la determinazione del baricentro globale si devono calcolare le aree e i h = 400 mm
momenti statici dei sottoinsiemi costituiti dai rettangoli 1 e 2.
xqi=0 mm VQl-a/2^50 mm
xq2=0 mm yG2=a+({h-a)/2)=300 mm
Aj^a-b^O.OOO mm2
A2= (h-a) c=48.000 mm2
304 3 — Geometria delle aree § 3.1 - Esercizi svolti 305
xqì - 0 mm
Soluzione:
La sezione in studio è ottenibile idealmente per unione di tre rettangoli, dei
yci = Sxi/Ai = 32,5 mm
quali il primo (indice 1) e il secondo (indice 2) hanno dimensioni bxa, il XG2 - 0 mm yG2 - Sx2/Aa = 50 mm
xc3 = 0 mm yG3 = Sx3/A3 = 6,4 mm
terzo (indice 3) ha dimensioni hxc.
xg » Sy/A = 0 mm yc = Sx/A = 29,2 mm
La sezione ha un asse verticale di simmetria, denominato y, e pertanto
tutti i momenti statici rispetto a tale asse sono nulli.
xgi =0 mm yci=-(a+h) /2--250 mm
yG2-(a+h)/2=250 mm
yG3=0 mm
Ai=a*b=40.000 nim2 A2=*ab=40.000 mm2 A3=hc=48.000 mm2
A=Ai+Aa+A3= 128.000 mm2 a=35 mm
Sxi8* Ai vgi=-10.000.000 mm3 Syi= Ai-xgi-0 mm3 h=65 ram
c=30 mm
S*2= A2-yG2=I0.00O.OOO mm3 Sy2=
b=50 mm
Sjt3= A3*yG3~0 mm3 Sy3s r=15 mm
Sx= Sxi+ Sx2+ Sx3=0 mm3 Sy= Syi+ Sy2+ Sy3=0 mm3
xg= Sy/A=0 mm * yo= SX/A=O mm
Per il calcolo dei momenti d'inerzia nel sistema di riferimento baricentrico,
ai momenti d'inerzia locali delle figure parziali bisogna aggiungere il
relativo momento di trasporto.
IXGHl/12Mb-a3)=33.333.333 mm4 IyQi=(l/12)(a-b3)=S33.333.333 mm4
Ixo2-(l/12)*(ba3)=33.333.333 mm4 IyG2=(l/12)(a-b3)=533.333.333 mm4
Ixg3=(1/ 12)-(c-h 3)=640.000.000 mm4 IyG3-(l/ 12)((hc3)=57.600.000 mm4
IxoJ=IxGi+Ai(yGi-yG)2=2.533.333.333 mm4
Ixfe2=iXG2+A2{yG2-yG)2=2.533.333.333 mm4
IyG2=IyG2+A2(xQ2-xo)2=533.333.333mm4
Iyo3=IyG3+A3(xG3-XG)2=57.600.000 mm4
Ixg= 1x01+1x02+^3=5.706.666.667 mm4
(2)
c3551-124.266.667 mm4
Figura 7 ^
La sezione in studio è ottenibile idealmente per sottrazione di un quadrato
di lato e (2) e di un semicerchio di raggio r (3) dal rettangolo di lati b e h (1).
L'asse verticale y è asse di simmetria.
G (i)
Ai = hb = 3.250 mm2 A2- e2 = 900 mm2 A3 = p/2-r2 = 353,4 mm2
A = A1-A2-A3 = 1.996,6 mm2
Sxi - bh2/2 = 105.625 mm3 Syi = 0 mm3
Sx2 = c3(c/2+a) - 45.000.000 min3 Sy2 - 0 mm3
3x3-2/3^2.250 mm3 ^ Sy3 = 0 mm3
Sx - Sxi - Sx2 - Sx3 = 58.375 mm3" '
Sy - Syi - Sy2 - Sy3 = 0 mm3
306 3 - Geometrìa delle aree
§ 3.1 - Esercizi svolti 307
Ixgi - (l/12)(b-h3) « 1.144.271 mm4 IyG, «(l/l2J-(h-b3) = 677.08mm4 La sezione in studio è ottenibile idealmente per sottrazione di due
Ixc.2 - (l/12)(c4) - 67.500 mm4 IyG2 - Ixo2 = 67.500 mm4 rettangoli, il rettangolo "pieno" 1 (bxh) e il rettangolo "vuoto" 2 ((h-s)x(b-
II momento d'inerzia del cerchio (metà cerchio) rispetto ad un asse 2s)). L'asse y è asse di simmetria.
diametrale vale: Per la determinazione del baricentro globale si devono calcolare le aree e i
» 19.880 mm4 momenti statici. Questi si ottengono semplicemente moltiplicando le aree
DI momento d'inerzia del cerchio (metà cerchio) rispetto al suo baricentro parziali per le coordinate dei baricentri parziali.
vale: xgi^O mm yoi-h/2"»25 mra
Ixg3 = Ìp/8-8/9p){T*) " 5.539 mm4 XG2=0 mm yG2=(h-s)/2=22,5 mm
Pertanto i momenti d'inerzia delle tre figure 1, 2, 3 trasposti rispetto al Ai=hb=5.000 mm2 A2=(h-s)(b-2s)«4.050 mm2
baricentro G deUa figura globale sono: fA=Ai-A2=950 mm2
Ixg1 = ÌXGi+Ai-(yGi-yo)2 = 1.178.861 mm4 Iyc1 « Iyoi = 677.083 mm4 Sxt= Ai-vgi = 125.000 mm3 Syi= Aixoi=0 mm3
Ixg2 - IXG2+A2-(yG2-yG)2 ■* 455.468 mm4 Iyo2 = Iyca " 67.500 mm4 Sx2= A2 yc2=91.125 mm3 Sy2= A2 xg2 -0 mm3
Ixg3 - IxG3+A.3-(y G3-yo)2 = 189.173 mm4 Iyc3 « Iyo = 19.880 mm4 Sx= Sxi- Sx2=33.875 mm3 Sy= Syi- Sy2=0 mm3
Ixg= IxqMxgMxg3 » 533.615 mm4 xg= Sy/A^0 mm yo= Sx/A=35,7mm
Iyo - IyGMycP-Iyo3 - 589.703 mm4 Per il calcolo dei momenti d'inerzia nel sistema di riferimento bariccntrico,
ai momenti d'inerzia locali delle figure parziali bisogna aggiungere il
Esercizio 2 relativo momento di trasporto.
La figura illustra la sezione di un profilato di alluminio ottenuto per IXGi=(l/12Mt>h3)=« 1.041.667 mm4
estrusione. Con riferimento ai dati assegnati, si chiede di determinare la Iyoi=(l/12){hb3)=4.166.667 mm4
posizione del baricentro G della sezione e i momenti d'inerzia rispetto agli IXG2=(l/12)({b-2s)(h-s) 3)=683.438 mm4
assi baricentrici (b-lOOmm, h=50mm, s=5mm). , IyG2=(l/ 12)((h-s)(b-2s)3)=2.733.750 mm4
Esercizio 3
La figura mostra la sezione di una trave ottenuta saldando, in posizione
simmetrica rispetto all'asse verticale di simmetria della trave principale
(trave a doppio T), un profilato piatto a sezione rettangolare (dati: b = 60
mm, a ' 10 mm, h - 100 mm, B = 90 mm, p - 5 mm, H = 10 mm).
rii Si chiede di determinare la distanza (in verticale) del baricentro G della
figura complessiva dal baricentro G* dell'elemento principale (trave a
doppio T) e il-valore del momento di inerzia della figura complessiva
rispetto ad un asse orizzontale passante per G (b » 60 mm, a = 10 mm, h -
G, G2
100 mm, B = 90 mm, p - 5 mm, H = 10 mm).
(2)
Soluzione:
yGi=-(h-p)/2^47,5 mm yG2=(h-p)/2=47,5 mm
Soluzione:
yo4M(h+H)/2)=-55 mm
Ai=p-b=300 mm2 As=p-b=300 mm2 A3=(h-2p)a=900 mm2
308 3 - Geometrìa delle aree
§ 3.1 - Esercizi svolti 309
A4=BH=900 mm2
[La figura illustra la sezione di una trave ottenuta unendo per_saldatura
A=Ai+A2+A3+A4=2.400 mm2 du«T profilati piatti su uno scatolato. Con riferimento ai dati indicati di
seguito, si chiede di determinare i valori dei momenti di inerzia rispetto agli
assi baricentrici orizzontale e verticale (B = 240 mm, H - 200 mm, b - 120
ram, h = 20 mm, s = 10 mm). tv-
(3) G2 (2)j
(3)
{'.-
G3=G »
H c
.G
l>
(4)
A (l)|Ih
.G4 (4) H
Soluzione:
yGi=-(h+H)/2"-l 10 mm yc2=(h-p)/2=l 10 mm yo3=0 yo4=0 mm
Ai=B-h=4.800 mm2 A2= B h=4.800 mm2 A3=b-H=24.000 mm2
A4= (b-2s)(H-2s) =18.000 mm2
Sxi Ai yoi=-14.250 mm'
À=Ai +À2+A3-A4= 15.600mm2
A2-yG2= 14.250 mm^
Sxi= Ai yoi—528.000 mm3 Syi= Ai-xoi=0 mm
A3-yc3=0 mm3
Stó5» A2yo2=528.000 mm3 Sy2= A2-xg2=0 mm3
A4-yG4=-49.500 mm3
Sx3= A3yG3=0 mm3 Sy3= A3XO3=0
S«i+ Sx2+ Sx3+ Sx4= -49.500
SX4= A4-yo4=0 mm3 Sy4= A4#xg4=0 mm3
yo= Sx/A=-20,6 mm
Sx= Sxi+ Sx2+ Sx3-S»4= 0 mm3 Sy= Syl+ Sy2+ Sy3-Sy4= 0
IXGi =(l/12)(bp3)=625 mm4
xg= Sy/A-0 mm yc.= Sx/A=0 mm
Ixo2 (l/12)(bp3)=625 mm4
Ixciv(l/12)(Bh3)=160.000 mm4
Ixo3 (l/12) (a(h-2p) 3)=607.500 mm4
■ Iyoi-(1/ 12)(hB3)=23.040.000 mm4
Ixq4 (1/12)(BH3)=7.500 mm"
IXG2=(l/12)(Bh3)=160.000 mm4
Ixo' Ixai+Ai(yol-yo)2=217.305 mm4
IyG2=(l/12)(hB3)= 23.040.000 mm4
Ixc2 Ix32+Aa (yO2-yG)2=1.392.930 mm4
Ixo3=(l/12) (bH3)=80.000.000 mm4
IXG3 =IxG3+A3(yo3-yo)2-990.352 mm4
Iyc3=(l/12) (H b3)=28.800.000 mm4
lxc4 Ixc4+A4-(yc4-yG)2= 1.070.977 mm4
Ixg4=(1/ 12)((b-2s)(H-2s)3)=48.600.000 mm4
Ixo I'I2b.563 mm4
Iyo4=(l/ 12)({H-2s)(b-2s)3)=15.000.000 m4
Ixol=IxGi+Ai(yai-yc)2=58.240.000mm4
Esercizio 4 Iyr.1=Iyc5i+Ai (xci-xc)2=23.040.000 mm4
IXG2=IxG2+A2-(yc2-yc)2=58.240.000 mm4
310 3 - Geometria delle aree § 3.2 - Esercizi consigliati 311
\ ^ 1 d
e
L •75 f '
Ai g
Soluzione: Risultati:
xt>=194 mm
Ar- bh - 1200 mm2
yo-300 mm
1x0=715601 cm4
II baricentro della figura è noto per le evidenti condizioni di simmetria.
Iyo=318737cm4
IXGc=IxGc+Ac(yoc-yG)2= 6.317.830mm4
Iycc=Iyct+Ac(xoc-xo)2= 5.534.437mm4
b h3 - 1.440.000mm4 Esercizio 2
120.000mm4 Per la figura piana illustrata si chiede di calcolare la posizione del
baricentro G e di calcolare i momenti d'inerzia rispetto agli assi
baricentrici.
1
312 3 - Geometria delle aree
§ 3.2 - Esercizi consigliati 313
Esercizio 4
Per la figura piana illustrata si chiede di calcolare la posizione del
baricentro G e di calcolare i momenti d'inerzia rispetto agli assi
baricentrici.
a=100 mm
b=400mm
c-lOOmm
h=400mm
a - 200 mm
(
J b " 250 mm
h = 400 mm
h D foro = 40 mm
Risultati: b
xo=*200 mm
yo=300 mm
Ixo=666667 cm4
Iyo=316667 cm*
Esercìzio 3 Risultati:
xo~100 mm
Data la figura e i seguenti dati, si chiede di calcolare U ( nn = asse di
yo=199mm
simmetria) e Xg ( G rappresenta il baricentro del profilato superiore) (dati:
H « 90 mmf s = 4 min, B = 80 mm, h - 40 mm). 1x0=106343 cm4
Iyo=26654 cm4
Esercizio 5
Determinare la distanza D alla quale bisogna disporre due profilati a C
UPN 240 affinchè la sezione complessiva abbia momenti d'inerzia uguali
rispetto agli assi*,, e y0 (/, =3599cm*, If -247cm*, ey =2.24cm » S = 42.3cm2).
Risultati:
Risultati:
314 § 3.2 - Esercizi consigliati 315
3 - Geometria delle aree
Esercizio 7
Calcolare il momento d'inerzia Ix rispetto all'asse x del rettangolo di
dimensioni bXh (b=15cm, h=30cm) in funzione della distanza a dall'asse
Risultati:
/Ja = -j=135OO(W
Esercizio 6
Calcolare i momenti d'inerzia rispetto agli assi baricentrici della sezione a
T illustrata in figura (H~120mm, h=13mm, B-120mm, b=13mm).
XG
Esercizio 8
Calcolare il momento d'inerzia Ir rispetto alla retta r (inclinata di OC
rispetto all'asse baricentrico xc)all'asse x del rettangolo dell'esercizio
Xg
Esercizio 9
Calcolare il momento d'inerzia diametrale ld del tubo rappresentato in
figura (Re = 100non, R, = 86.68/ww). Calcolare il raggio RA dell'albero che ha
/ = 485.62 cmA
area AÀ di sezione uguale all'area AT del tubo. Calcolare il momento
d'inerzia diametrale ldt dell'albero e il rapporto ldf I Id> fra i momenti l'jh, =7-04
d'inerzia diametrali del tubo e dell'albero di ugual sezione. Calcolare il «/ = 8.12 cm
raggio RA' dell'albero avente momento diametrale d'inerzia Id ' uguale al AA' = 207.14 cm1
A4'/Ar = 2.65
momento diametrale Idf. Calcolare l'area della sezione dell'albero di raggio
h= b = 200 mm
R-a (avente Id^- Id) e il rapporto fra l'area dell'albero stesso e l'area del e= 15 mm
tubo A//AT. Calcolare lo spessore e del profilato a I che ha le stesse a = 9 mm
dimensioni d'ingombro del tubo h = b = 2 • Re e ha sezione di pari area A,. A, = 78.1 cm2
Calcolare i momenti d'inerzia /^, /^ del profilato e confrontarli con il Ixi = 5696 cm*
momento d'inerzia diametrale Id del tubo calcolando i rapporti Ix / Id e Iyi - 2003 ero4
AT=AA = 78.12 a
RA = 4.99 cm
Esercitazione 4
Esercizio 1
Si chiede di calcolare i diagrammi degli sforzi della trave rappresentata in
figura (1 = 140 mm, a = 100 min), sollecitata da una forza concentrata
F- 150 N applicata lungo il tratto a sbalzo ad una distanza b= 30 mm
dalla cerniera B.
B F
Soluzione:
b| F
+Fb=0 VA=—
Va = 45 N
Vb = -195 N
Sezione 1: 0<x<a
150
B C
M[Nm]
T[x)=VA=45N ©
M(x)=VAx ->JM(0)=O,
Sezione 2: a<x<a+b
4,5
Esercizio 2
Si chiede di calcolare i diagrammi degli sforzi della trave rappresentata in
figura, avente lunghezza 1 = 100 mm, sollecitata da una forza concentrata
F = 80 N applicata all'estremità libera della trave e da una coppia
concentrata C - 3000 Nmm applicata a una distanza a = 50 mm
dall'incastro.
Sezione 3: 0<x<(l-(a+b))
L'ultimo tratto è completamente scarico.
Soluzione:
322 4 - Diagrammi degli sforzi § 4.1 - Esercizi svolti 323
T[N]
Sezione 1: 0<x< a
vìr*t 11
W(x)=0
T\x]=VA=-WN Esercizio 3
Per la struttura in figura si chiede di calcolare le reazioni vincolari e i
M(x)=VAx-MA ->M(0)=-MA=UNm. M(a)=VAa-MA diagrammi degli sforzi (1=0.4 m, h=0.15 m, Fi-80 N, F2=120 N).
Sezione 2: 0<x'<(l - a)
->A/(0)=0,
324 4 - Diagrammi degli sforzi § 4.1 — Esercizi svolti 325
A B
N.B.: il tratto a sbalzo è completamente scarico per cui le tre
caratteristiche sono identicamente nulle.
VA VB
M^T.
Soluzione:
Equilibrio alla traslazione orizzontale:
-» OA=F2 =120N
Sezione DE: 0<x'<h
Equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera A:
M
</
J * \N(x)=0
W(0)=0 /W(/)=32Nm I I II
, =80N
Sezione AD: l<x<31
C A
f S
4
M C
[#(*)=-0,=-! 20 N T[N]
A H-6 [) 11.6
326 4 - Diagrammi degli sforzi
§4.1-Esercizi svolti 327
a mfa \M n
^ •> li/
t.. Aff-ì=53.2Nra A/{a)=IOOt
33N r(a) = 101N
\w\\
D
t
= 100 Nm
VA
ni 133
Equilibrio alla traslazione orizzontale:
1 r~i ìoi
Equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera A:
53,2
100 100
1
n
B
D II KM
M T
Soluzione:
Equilibrio alla traslazione orizzontale:
-» O*=P-P~0N
Equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera
A:
Sezione BD: 0<x<a/2
-MA-P ^j
X1
VA
330 4 - Diagrammi degli sforzi
5 4.2 - Esercizi consigliati 331
Esercizio 1
Si chiede di calcolare i diagrammi degli sforzi della trave illustrata in figura
(a=0.3 m, b=0.8 m, M=80 Nm).
Risultati:
72.72 N
I I I I I I I lei | ITTTTI T
X P
-21.82 Nm
non
Mf
1000
1000
e 200
i
58,IH Nm
e
—
1 Esercizio 2
Si chiede di calcolare le caratteristiche di sollecitazione dell'albero
illustrato in figura sul quale è calettata una ruota dentata conica di raggio
U 200 medio r.
1000 A A
332 4 - Diagrammi degli sforzi §4.2- Esercizi consigliati 333
Esercizio 3
Dati:
Ft = 2000 N
Si chiede di calcolare i diagrammi degli sfora della trave a sbalzo
rappresentata in figura (1=0.5 m. L=1.2 m, q=50 N/m).
Fr - 600 N
Fa = 1000 N
r = 0,1 m
a = 0,4 m
b - 0,8 m ••
L *
Risultati:
Risultati:
LL N piano XY
35 N
116,67 N
I I I I lei I I I I T piano XY
483,33 N
-29,75 Nnt
-12.25 Nm
666.67 N
II II lei II T piano XZ
133333 N
Mf piano XZ
Esercizio 4
Si chiede di calcolare i diagrammi degli sforzi della struttura iUustrata in
figura (1=10 m, a=7 m, q=8000 N/m, C=600 Nm, P = 1000 N).
Mf piano XY
4 - Diagrammi degli sforzi §4.2- Esercizi consigliati 335
334
l
qui sotto, si chiede di calcolare le reazioni vincolari nei supporti e i
diagrammi degli sforzi.
Dati: q = 1.5 N/mm, L = 3000 min, s = 2000 min.
*> a
Risultati:
1000M
3000 Nm
1000 Nm
2000 Nm
N Mf
Esercizio 6
Esercizio 5
336 4 - Diagrammi degli sforzi §4.2- Esercizi consigliati 337
Con riferimento alla struttura indicata in figura e ai dati sotto indicati, Esercizio 7
calcolare le reazioni vincolai! sui supporti, tracciare t diagrammi delle tre Con riferimento alla struttura indicata in figura e ai dati sotto indicati,
caratteristiche di sollecitazione (sforzo normale, taglio» momento flettente), calcolare le reazioni vincolari sui supporti, tracciare i diagrammi delle tre
riportando anche i valori numerici corrispondenti ai punti ritenuti più caratteristiche di sollecitazione (sforzo normale, taglio, momento flettente),
significativi. riportando anche i valori numerici corrispondenti ai punti ritenuti più
significativi.
Dati: a - 1200 mm, b - 1800 mm, P = 10000 N, a = 60°.
Dati: s « 100 mm, L - 400 mm, h = 1000 mm, P - 1500 N.
Risultati:
Risultati:
IJOON
4000 Nm
Mf
Mf
338 4 - Diagrammi degli sforzi § 4.2 - Esercizi consigliati 339
Esercizio 8 Esercizio 9
In figura è illustrata schematicamente una sala montata ferroviaria, Si chiede di calcolare i diagrammi degli sforzi della trave illustrata in figura
costituita dall'assile ABCD e dalle due ruote collegate rigidamente all'assile (l=2.5m, q=l800Kg/m,F=600Kg).
mediante accoppiamento forzato. L'assile è caricato in A e D dalle due forze
eguali P scaricate dalle sospensioni sui fuselli di estremità dell'assile, e
riceve, mediante reazioni che potremo supporre in B e C, le forze scambiate
tra rotaie e ruote (componenti verticali P, nonché componenti orizzontali H,
ITITI q iF
orientate come indicato nello schema, a causa della conicità dei cerehioni
delle ruote).
Si chiede di tracciare i diagrammi delle caratteristiche di tensione
dell'assile. 1 I 1
Dati: AB=CD=a=250mm, P=5kN, r=450mm, H=0.25kN.
Risultati:
7 29062
\
■t fi *~
i \j 1 II 1 1 T = -20969\'
II "
r
1'
52422/Vm
.i/^, -9657OMn
Risultati:
Esercizio 10
Si chiede di calcolare i diagrammi degli sforzi del portale illustrato in figura
{l=3m, F=500Kg).
2F
340 4 - Diagrammi degli sfora § 4.2 - Esercizi consigliati 341
Soluzione:
T=-F T=F
T=F
Esercizio 11
Si chiede di calcolare i diagrammi degli sforzi del portale illustrato in figura
(l=3m, F=1000Kg).
Esercizio 12
Si chiede di calcolare i diagrammi degli sforzi della struttura schematizzata
in figura (h=3m, L=1.5m, b=lm, F=5t) (asta inclinata di un angolo a =45").
Soluzione:
342 4 -" Diagrammi degli sforzi
Soluzione:
] 041)5 t:V
Esercitazione 5
4W150.V ■19050*
5.2 Esercizi svolti
! il 1 i
La prima parte dell'esercitazione ha come oggetto una serie di esercizi sul
calcolo delle tensioni e delle deformazioni nelle travi.
:V T Esercizio 1
Data una trave di sezione rettangolare (b=60 inni, h^lOO mm), incastrata
ad un estremo e soggetta ad uno sforzo normale di compressione N - -
60.000 N all'altro estremo, si chiede di calcolare la tensione normale.
71.S7S.V
il
■ D
Soluzione:
a (di compressione) è uguale in ogni punto di
N
ciascuna de Ile sezioni della trave rr
A=bh=6.000mm2
=>a =-10 MPa
344 5 - Tensioni e deformazioni nelle travi § 5.1 - Esercìzi svolti 345
Esercizio 2 Soluzione:
=>tf.«..
Soluzione: ^xmin = —
N
<^ (di trazione) è uguale in ogni punto di ciascuna
delle sezioni della trave La tensione massima Sxmax può anche essere calcolata con riferimento al
. 7€-d2 modulo di resistenza a flessione uy della trave di sezione rettangolare:
2.827 mm'
,
1f
= —
6
Esercizio 4
SÌ ripeta l'esercizio 3 considerando la sola presenza di un momento
Esercizio 3
flettente Uz = 12.000 Nm.
Data la trave di sezione rettangolare dell'esercizio 1, soggetta ad un
momento flettente Mz=-12.000 Nra, si chiede di calcolare le tensioni
minima e massima; di calcolare la tensione nel punto di coordinate z = -20
mm, y = -30 mm e di tracciare l'andamento delle tensioni lungo la sezione.
B A z (entrante)
i z
Soluzione:
C D
II momento M* dato tende le fibre longitudinali del semipiano y > 0 => fibre
y
tese (segno +).
346 5 - Tensioni e deformazioni nelle travi § 5.1 - Esercizi svolti 347
Esercizio 6
Data la sezione rettangolare rappresentata in fìgura (b=40 mm, h=80 mm),
si chiede di calcolare, in corrispondenza dei quattro spigoli della sezione
stessa, le tensioni dovute alla presenza contemporanea dei momenti
flettenti Mk » 10.000 Nm, ^ = 4.000 Nm e di uno sforzo normale N -
64.000 N.
Nota: si assumono positivi i momenti che pongono in trazione le fibre dei
semipiani aventi assi z ed y positivi.
B A
(z* = -20mm, y' = -ÌOmm)=xr * - a,{y = y')= —■*■■ / = -200MPa
Tutti i punti che distano -30 mm dall'asse z hanno la stessa tensione (CT> =
n h
1
- 200 MRa semipiano delle fibre compresse).
Esercizio 5
Data la trave di sezione circolare dell'esercizio 2, soggetta ad un momento D
flettente Mz= 10.000 Nm, si chiede di calcolare le tensioni minima e b
massima.
y
Soluzione:
La tensione ^ in corrispondenza dei quattro punti di interesse (A (-40,20),
B(-40,-20), C(40,-20), D(40,20)) si calcola applicando il principio di
sovrapposizione degli effetti tramite la formula seguente:
Mr
Caratteristiche geometriche:
r 12
Soluzione:
' 12"
Tensioni a :
Il momento Uz dato tende le fibre longitudinali del semipiano y < 0 => fibre A) o-x=(20-234 + 187)MPa=-27MPa
compresse (segno -).
B) <7, =(20-234 -187) MPa =-401 MPa
Esercizio 7
349
§ 5.1 - Esercizi svolti
348 5 - Tensioni e deformazioni nelle travi
Soluzione: Gli andamenti deUo sforzo di taglio e del momento flettente sono illustrati
In presenza di una trave a sezione circolare conviene calcolare il momento
nella figura di seguito riportata.
flettente complessivo agente sulla sezione stessa.
"t
Sostituendo:
a(0)^IU—^-oJ+c, = o =» C.-0
Elt 1EI.
e la freccia vale:
tangenziale in corrispondenza della circonferenza avente diametro pari a
• ,* FI .1 55 mm.
■ 0.24 ntm
6EI. ÌEI.
Esercizio 9
Data una sezione circolare piena (d = 70 min) soggetta a un momento
torcente Mx - 5000 Nm si chiede di calcolare il valore della tensione
tangenziale massima ed il valore della tensione tangenziale sulla
circonferenza di diametro 55 mm.
Soluzione:
II valore della tensione tangenziale massima vale:
dove:
Soluzione:
La distribuzione delle tensioni tangenziali è di tipo lineare con le tensioni
orientate in verso concorde al momento torcente applicato. La tensione tangenziale per r* = 27,5 mm vale:
rr
X-—-r
1,
II momento di inerzia polare Ip vale:
Esercizio 11
Data una sezione rettangolare (b=40 mm, h=12 mm) sottoposta a taglio
nella direzione del lato maggiore (Tz -1,3*10^, si chiede di calcolare le
II valore della tensione tangenziale massima si ha in corrispondenza del tensioni tangenziali massime e minime.
raggio esterno (r=R =d/2):
VEsercizio 10 Soluzione:
' \pata una trave a sezione circolare cava (D = 70 mm ed- 50mm) e Si assume che le tensioni tangenziali cercate siano orientate
soggetta ad un momento torcente Mt ~ 5000 Nm, si chiede di calcolare il parallelamente allo sforzo di taglio T*; esse vengono indicate con t^ ed
valore della tensione tangenziale massima ed il valore della tensione
352 5 - Tensioni e deformazioni nelle travi
§ S.2 - Esercizi consigliati 353
Esercizio 1
L'asta di acciaio illustrata in figura ha lunghezza L e sezione quadrata di
lato a. Si chiede di calcolare la tensione O"x e la corrispondente
deformazione £x (a=60 mm, L=500 mm, F-18000 N).
Risultati:
ax=SMPa e, =2.38-10-*
Soluzione: Esercizio 2
5 - Tensioni e deformazioni nelle travi § 5.2 - Esercizi consigliati 355
354
P=10000 N).
Esercizio 5
Trovare la legge di variazione degli sforzi normali N, delle tensioni 0" e degli
P
spostamenti u nella trave di acciaio illustrata in figura (F=50fciV,
A=375mm2, L=300 mm] (tratto 1 - sezione A, tratto 2 - sezione 2A).
Li L2 Li
Risultati:
a =\S3MPa AI _, ss 0.097 mm
Esercizio 3
Calcolare la massima tensione tangenziale Tr dell'albero in ingresso al
cambio di un veicolo industriale (diametro D - 55 mm, coppia trasmessa
C = 620 Nm). Risultati:
N=5OkN
Risultati: ^ = 1331^1/mia
Wl=0.19ram ai=0.095mm
Esercizio 4
Esercizio 6
Si chiede di calcolare l'andamento delle tensioni tangenziali t™ e il valore
Un tinario ferroviario di acciaio (a=ll,7xlO-e *Ci) è stato posato ad una
della tensione tangenziale massima t^yUAX nella sezione a I illustrata in temperatura pari a 6"C.
figura per un valore dello sforzo di taglio Ty = 20000N (H - 240 mm, B = Determinare la tensione agente nei binari quando la temperatura
raggiunge i 48 °C, ipotizzando che le rotaie siano formate da tratti lunghi
120 mm, b = 60 mm, s - 20 mm, vq= 102.63 mm, Ixq= 54720702 mm4).
10 m.
Risultati:
a --103 N/mm1
Esercizio 7
In figura è rappresentata una trave su due appoggi (acciaio, sezione
quadrata di lato h) caricata dalla forza P (P = 500JV, 1 = 1.5m, a - 0.6m, h =
0.1m,q = 0.765 N/mm).
Si richiede di calcolare:
- i diagrammi di taglio e di momento flettente; :
356 5 - Tensioni e deformazioni nelle travi S.2 - Esercizi consigliati 357
- l'andamento delle tensioni ox in alcune sezioni al variare della La barra di torsione piena BC illustrata in figura (lunga 1 - 500 mm) ha
coordinata longitudinale della trave tenendo conto sia del carico P, sia braccio b (b = 350 mm) e carico P (P - 450 N). La freccia del punto A di
del peso proprio della trave; applicazione del carico non deve superare un valore pari a 25 mm. Si
- la tensione di flessione massima a chiede di valutare il diametro D della barra per due diversi materiali,
avendo trascurato il peso proprio della barra stessa:
la freccia massima tenendo conto sia del carico P, sia del peso proprio
q della trave. a) acciaio tm= 105 MPa, G = 78 Gpa;
b) alluminio rum = 70 MPa, G = 27 Gpa.
Risultati:
= 0.048mm f, = ZZlNImm1
Esercizio 8
Per l'albero pieno di acciaio (G - 77 GPa) illustrato in figura, avente
diametro D - 30 min, si chiede di calcolare la deformazione angolare. Si Risultati:
chiede inoltre di calcolare la deformazione angolare per un albero simile, D acciaio - 20 mm
avente però sezione cava {D « 32 mm, d = 22 mm). D alluminio - 26 mm
Mt
Esercizio 10
Si chiede di calcolare le tensioni s ed i corrispondenti allungamenti (o
accorciamenti) e nelle due aste di acciaio (sezione quadrata di lato
Mt « 260 Nm a=20mm) (P = 800tf, l=1.8m, h=0.8m).
Risultati:
Esercizio 9
Risultati:
§ 5,2 - Esercizi consigliati 359
35S 5 - Tensioni e deformazioni nelle travi
Esercizio 11
Per la struttura illustrata si chiede di calcolare la massima tensione di
flessione lungo la trave AD (sezione quadrata di lato a=50mm). Si chiede Ffc.b
inoltre di valutare l'accorciamento dell'asta CB (sezione quadrata di lato
b=40m/n) (Dati: P=800tf , q=1007V/m, l=0.8m, h=0.5m, L=1.5m
Risultati:
E-210000 MPa).
Figura a).
Risultati:
Esercizio 12
Determinare il modo migliore di sistemare una trave a sezione quadrata in
flessione scegliendo tra le due possibilità seguenti: il piano del momento è
parallelo ai lati del quadrato (Fig. a) oppure {Fig. b) esso contiene la sua
diagonale.
Esercitazione 6
Esercizio 1
Dato il tensore delle tensioni:
100 30 0
30 -150 0 MPa
0 0
Soluzione:
Esercizio 2 Soluzione:
Dato lo stato di tensione Ox» 120 MPa, oy = 20 MPa, Txy=100MPa, Essendo nulle t» e yz, la direzione z è principale e la tensione o* è
t« = v =• 0 MPa e Oz = 30 MPa, tracciare i cerchi di Mohr e determinare la principale. Le altre due tensioni principali si ricavano
tensione principale minima. Dalle relazioni seguenti:
100 20 0
(7, =395 MPa
0 0 30
<72=125.5MPa
Essendo nulle le tensioni tangenziali t» e iyz, la direzione z è principale e Gi=Ot =40 MPa
la tensione Oz è principale.
Le altre due tensioni principali si ricavano tracciando il cerchio di Mohr Esercizio 4
che passa per i punti (20, 100) e (120, -100); le intersezioni tra questo Un materiale è sollecitato dalla tensione o* - 250 MPa, Oy«150MPa,
semicerchio e l'asse delle ascisse sono le tensioni principali. •^y = 80 MPa, Oz = 500 MPa, i« = ijz = 0 MPa. Calcolare le tensioni
principali e disegnare i cerchi di Mohr.
Soluzione:
Lo stato di tensione assegnato, scritto sotto forma di tensore delle tensioni
250 80 0
80 150 0 MPa
0 0 500
a,
Esercizio 3 <t = c +r = 200+ 94 =294 MPa
[MPa]
Esercizio 5
Dato il tensore della tensione o\ « 120 MPa, o> » 240 MPa, o^ = 108 MPa,
i*y = 50 MPa e i« = Tyz = 0, si chiede di determinare le tensioni principali e Esercizio 6
di disegnare i cerchi di Mohr.
Sia data una barra a sezione circolare piena di diametro D = 40 mm. La
Soluzione: barra è sollecitata da uno sforzo normale Nx. » 3-IO4 N, da un momento
flettente Me = 500 Nm e da un momento torcente Me - 850 Nm costanti
Lo stato di tensione assegnato, scritto sotto forma di tensore delle tensioni
lungo Tasse, Si chiede di determinare le tensioni principali nel punto più
sollecitato della barra.
k „ O T120 -150 01
jy tJ= -150 240 0 MPa
| n crj [ 0 0 ÌOSJ
Essendo t« = v = 0, la direzione z è principale e la tensione <& è
principale. Le altre due tensioni principali si ricavano tracciando il cerchio
di Mohr per i punti (120, 150) e (240, -150); le intersezioni tra questo
cerchio e Tasse delle ascisse sono le tensioni principali cercate.
Le tensioni principali valgono:
Soluzione:
II punto più sollecitato è il bordo estemo sul quale si hanno le tensioni
massime.
v\ff 4 32 16
366 6 - Tensioni prinàpali ed equivalenti § 6.1 - Esercizi svolti 367
104 0 68
0 0 0 MPa
t a 68 0 0
■33.4 MPa
51 MPa
Esercizio 7
Sia data una barra a sezione circolare piena di diametro D - 40 mm. Come Esercizio 8
sistema di riferimento si assumano gli assi y e z giacenti nel piano della Una barra quadrata a sezione cava di lato a = 40 mm e spessore s = 4 mm
sezione retta della barra e l'asse x coincidente con l'asse della barra. La è soggetta a una forza di trazione N » 6-104 N e a un momento flettente
barra è sollecitata contemporaneamente da uno sforzo normale massimo Mr= 6-105 Nmm. Tracciare i cerchi di Mohr e determinare le
Nx - 5-IO4 N e da un momento torcente M* =» 850 Nm. Tracciare i cerchi di tensioni principali nel punto più sollecitato della barra.
Mohr e determinare le tensioni principali sul punto più sollecitato della
barra. Soluzione:
Lo stato di tensione assegnato» scritto sotto forma di tensore delle tensioni, x[MPa]
vale:
<J[MPa]
Si possono quindi costruire i tre cerchi di Mohr relativi al punto
considerato:
368 6 - Tensioni principali ed equivalenti
§ 6.1 - Esercizi svolti
369
-, = 2O0MPa
Esercizio 9
Un punto sulla, periferia della sezione di un albero di trasmissione è
sollecitato dalla sola componente di tensione ^ = 180 MPa dovuta alla ^Xrù
Soluzione:
Nel punto assegnato il tensore è:
MPa
[120 0 360J c-> =^2"vfa ~a' y +(ff> ~ai)% +K -a>Y =415 MPa
Valutare il coefficiente di sicurezza rispetto allo snervamento. In questo caso il coefficiente di sicurezza vale :
^ ««oì 800
Soluzione:
Dato che xxy = tyz » 0, la direzione y è principale e la tensione ov è
■S -
principale; le altre due tensioni principali si calcolano costruendo il cerchio
di Mohr. Esercizio 11
Una barra in acciaio è sollecitata da una tensione normale di trazione
off = 400 MPa. Tracciare i cerchi di Mohr, determinare le tensioni principali
e calcolare la minima tensione di snervamento del materiale per garantire
un coefficiente di sicurezza almeno pari a 2.
370 6 - Tensioni principali ed equivalenti § 6.1-Esercizi svolti 371
Soluzione:
La barra è sottoposta alla sola trazione per cui lo stato di tensione
corrispondente è uniassiale.
a [MPa]
=400 MPa
2Wf
Esercizio 12
Una barra in ghisa G300 (Rm » 300 MPa) a sezione circolare piena è
soggetta a un momento flettente hk - 500 Nm ed a un momento torcente =*rf:
a [MPa]
—►
372 6 - Tensioni principali ed equivalenti § 6.2 - Esercizi consigliati 373
Per materiale fragile si utilizza ancora l'ipotesi di rottura di Galileo: sicurezza dell'albero utilizzando l'ipotesi di Tresca [d « 35mm, Mt -
250.000 Nm, F - 50000 N, carico unitario di rottura ghisa G25 = 250 MPa).
Co Risultati: ^ /
, = 795.870 N -mm x. =0MPa
■ 29.7MPa
A pi
Risultati:
Punto A: a« e T«y
I
Punto B: o«
PI
Esercizio 3
Un albero in ghisa G25 avente sezione circolare piena con diametro d è Risultati:
soggetto ad un momento torcente Mt e ad una forza normale di trazione F <r, =l23.9MPa
(costanti lungo l'albero). Si chiecje di disegnare i cerchi di Mohr relativi ai
punti A, B, C rispettivamente collocati radialmente al centrò, a metà e
o- = \59AMPa
all'esterno dell'albero. Si chiede inoltre di calcolare il coefficiente di
374 6 - Tensioni principali ed equivalenti § 6.2 - Esercizi consigliati 375
Esercizio 6
Si chiede di determinare il coefficiente di sicurezza della trave in ghisa GÌ5
78.1A£Pa
rappresentata in figura (a = 30 min, 1 = 300 min, P = 450 N, carico
unitario di rottura ghisa GÌ5 » 150 MPa).
42.2MPa
rc=42.2MPa
Esercizio 8
Per la sezione della barra illustrata in figura (D = 50 mm, d = 40 mm) sono
noti i valori delle caratteristiche di sollecitazione [N= 40000, Mz = 200 Nm,
Mx = 250 Nm). Si chiede di calcolare il valore delle tensioni normali a e
tangenziali t nei punti A, B, C, D e delle tensioni equivalenti negli stessi
punti.
Risultati:
Coefficiente di sicurezza = 2,65
Esercizio 7
Per la sezione della trave illustrata in figura (7i = 160 min, b - 100 mm)
sono noti i valori delle caratteristiche di sollecitazione (T = 600000 N, JV -
500000 N, Mz = - 40000 Nm). Si chiede di calcolare il valore delle tensioni
normali Ox e tangenziali T«y nei punti: A{y=+h/2), B(y=+h/4), G{y=O), C(y=-
h/4), Dfcr-h/2).
Risultati:
<JC = 57 MPa
an =57MPa
atqB=45MPa
Risultati:
Bibliografia
377