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DELL’
A N T IC O TESTAMENTO
Fondato da
G. J o h a n n e s B o t t e r w e c k
e H elm er R in g g r e n
A cura di
H e in z -Jo sef F a b r y e H elm er R in g g r e n
In collaborazione con
G eo rge W. A n d er so n , H enri C a zelles,
D a v id N . F r e e d m a n ,
S h e m a r ja h u T a l m o n e G e r h a r d W a l l is
Volume VI
713 - mnwp
P A ID E IA
Titolo originale dell’opera
Theologiscbes Worterbitch zum A lten Testam ent
In Verbindung mit
G e o r g e W . A n d e r s o n , H e n r i C a z e lle s , D a v id N . F re e d m a n ,
S h e m a r j a h u T a l m o n und G e r h a r d W a jll i s
begrìindet von
G . Jo h a n n e s B o tt e r w e c k
und H e l m e r R i n g g r e n
herausgegeben von
H e in z -Jo s e f F a b r y
und H e l m e r R in g g r e n
FRANCO RONCHI
ISB N 8 8 .3 9 4 .0 7 2 8 .0
Direttori
Fabry, H.-J., prof, dr., Ringgren, H., prof, dr.,
Turmfalkenweg 15, 5300 Bonn Cellovàgen 22,
75654 Uppsala, Svezia
Collaboratori
Angerstorfer, A., dr., Hossfeld, F.L., prof, dr.,
Hutweide ib, 8400 Regensburg Weimarerstr. 34, 5300 Bonn 1
Barth, Ch., prof. dr. f Kapelrud, A.S., prof, dr.,
Beyse, K.-M,, dr., Rektorhaugen 15, Oslo 8, Norvegia
Wielandstr. 9, 402 Halle/Saale, d d r Kedar-Kopfstein, B., prof, dr.,
Conrad, J,, prof, dr., Oren 23, Romema, Haifa, Israele
Menckestr. 26, 7022 Leipzig, d d r Kellermann, D., dr.,
Dohmen, Ch., Privatdozent dr., Melanchthonstr. 33, 7400Tùbingen
Limpericher Str. 166, 5300 Bonn 3 Koch, K., prof, dr.,
Firmage, E. Diekbarg 133, 2000 Hamburg 65
Fleischer, G., Kronholm, T., prof, dr.,
Friedrichstr. 31, 5300 Bonn 1 Kòpenhamnsg. 5, 75234 Uppsala, Svezia
Freedman, D.N., prof, dr.,
Lamberty-Zielinski, H.,
P.O. Box 7434, Liberty Station,
Breite Str. 40, 5300 Bonn 1
Ann Arbor, Mich. 48107, u s a
Lipinski, E., prof, dr.,
Fuhs, H.F., prof, dr.,
Zehnthofstr. 10, 8700 Wiirzburg Departement Orièntalistiek,
Garcfa Lopez, F., prof, dr., Blijde Inkomststraat 21,
Universidad Pontifìcia, Comparila 1, 3000 Leuven, Belgio
37008 Salamanca, Spagna Locher, C., dr.,
Gerstenberger, E.S., prof, dr., Scheideggstr. 45, 8002 Zurich, Svizzera
Fachbereich Evang. Theologie, Lohfìnk, N., prof, dr.,
Lahntor 3, 3550 Marburg/Lahn Offenbacher Landstrasse 224,
Graupner, A., dr., 6000 Frankfurt/Main 70
Beethovenstr. 25, 5300 Bonn 1 Madl, H., dr.,
Haag, E., prof, dr., Peierlhang, 8042 Graz, Austria
Guggistr. i2a, 6005 Luzern, Svizzera Maiberger, P,, prof. dr. dr.,
Hausmann, J., dr., Bischof-Wolfger-Str. 22, 8390 Passau
Kreuzlach 2oc, 8806 Neuendettelsau Meyers, C., prof, dr.,
Holmberg, B. Departement of Religion, Duke University,
FlÒjtvagen io a , 22368 Lund, Svezia Durham, N.C. 27706, u s a
X A U TO R I DELLE VOCI
(R e ite re r)...................................................................................................... 92
T iD (Fabry) ........................................................................................................ 98
seia * ( H a a g ) .............................................................................. 2 14
sdfèr ( N i e h r ) ............................................................................ 2 7°
tt (S c h u n c k )................................................................................ 399
n n j; w ^ , ‘^ ( M a d i ) ............................................................................................... 445
rv ‘awon, ‘awà, ‘avviva, ‘ìw ‘ìm, % m e‘i, aram. ‘dwajà (K och) .............. 544
^P (w r (Schreiner)................................................................................................... 573
fr ( O t t o ) ........................................................................................................... 665
di (S c h m o ld t)................................................................................................. 692
ala, m a'al, m ó ‘al, m a‘dleb, m a1ala, te‘dlà, ‘èli, ‘illi, ‘dlijjd (F u h s ). 697
èmeq, ‘dm aq, ‘òm eq , ‘d m éqf‘dm òq, m a‘am aqqim ( B e y s e ) ............ 855
éndb, ’eskól, simmùqim (Angerstorfer) ............................................... 863
IN D IC E DEL VOL. VI XV
‘àrdfel (M u ld e r)........................................................................................
\D
‘àras, ‘àris, ma'àràsà, 'àrus (K e d a r-K o p fste in ).............................
O
‘eres\ mittà, jàstìà' (Angerstorfer) ....................................................
quindi supporre che nel tempio di Gerusalemme hdrón «descrive l’affetto dell’ira quale ardore in
ci fosse una bottega con una fonderia o un cro teriore» (Eichrodt, ThAT i8 168), oppure se il di
giolo dove fondere in lingotti o barre il denaro lagare delle fiamme fornisca l’immagine di fondo,
raccolto, dalle quali si staccava poi, secondo il bi ovvero se lo sfondo sia suggerito dalla colata del
sogno, quanto serviva per pagare le spese in sca metallo fuso (un’idea da prendere in considera
denza. zione, ricordando l’uso del verbo in tale accezio
4. L ’unica forma hof. (Ezech. 22,22) va inter ne metallurgica).
pretata chiaramente, in base al contesto, come È sintomatico che la formula del riversarsi del
passivo del causativo hif.: «essere fuso». l’ira di Dio sia riferita unicamente a Israele: così
5. La forma nominale hittuk (Ezech. 22,22) in quel modo di dire potrebbe esser diventato, in età
dica il processo di fusione. La forma è controver postesilica, un’espressione standard per il giudi
sa: K B L 3 246 la spiega come derivata di ntk h if ; zio di Dio su Israele sfociato nella fine di Gerusa
BLe § 6 iy y come una forma di schema qittul de lemme più come fatto storico che come atto di
rivata dal hif. e Fohrer (HAT 1/13, 127) come for Dio. Ciò spiegherebbe anche perché in tale con
ma mista. testo Dio non sia mai il soggetto di ntk. Nah. 1,6
6. 1 L X X traducono ntk con (6 volte), col suo contesto, Ier. 7,20 con il riferimento al
^ojveuoo (7 volte); in Ier. 7,20 yéio; in Ezech. 24,11 l’effetto generale dell’ira di Dio che si riversa (uo
e Nah. 1,6 TTjxfo; in Iob 3,24 traducono libera mini, animali, piante della campagna e frutti dei
mente; in Iob 10 ,ro àfiéXyfo; in Dan. 9 ,11 È7iépx,o- campi) e Ier. 44,6 con l’accenno a «deserto, deso
(jiai, in Dan. 9,27 pass.; in 2 Chron. 34,21. lazione» quali conseguenze dell’ ira divina potreb
25 hanno la lezione èxxaico. bero indicare che la formula «Pira / il furore di
Dio si riversa su...» è in qualche modo legata alle
ni. L ’uso della radice ntk è interessante dal descrizioni della teofania. Gli esempi di Dan. 9,
punto di vista teolpgico soprattutto quando si 11.27 mostrano che ntk ha un significato stabile
tratta del giudizio di Jhwh. quando si parla dell’attuazione del giudizio di
1. Johnson (-» voi. 1 774 ss.) ha fatto notare che Dio. Infatti in questi passi di Daniele, invece che
nei passi in cui ntk è unito con 'a f o con ìpémà, o l’ira e il furore di Dio, sono maledizione ('àia) e
con entrambi, non si dice mai che Dio riversi la imprecazione (sebù'à) ovvero annientamento to
propria ira, bensì che l’ira e il furore si riversano tale (kàla) e decreto (nehberdsà) a fungere da sog
da sé. Si può lasciare in sospeso la questione se si getti di ntk.
tratti di un’espressione tipica del linguaggio teolo 2. Nello stesso modo Ezech. 22,20 ss. ed Ezech.
gico dtr. (cfr. Thiel, W M ANT 4 1 ,1 2 1 e W M ANT 24,11 usano la radice ntk nel contesto di un an
52, 66. 72); in ogni caso la formula «l’ira (e il fu nuncio di giudizio su Israele. Nell’oracolo di giu
rore) di Jhwh si riversa (riversano)» rappresenta dizio di Ezech. 22,17-22 (le cui immagini deriva
una forma stilistica particolare per descrivere le no dal procedimento di fusione dei metalli) la ra
conseguenze e l’esito del giudizio di Dio. Questa dice è usata cinque volte, pur non appartenendo
formula s’incontra soltanto in quei passi di Gere al vocabolario tecnico della metallurgia e della fu
mia che Thiel classifica di «redazione D» (Ier. 7, sione dei metalli. Il testo di Ezechiele limita il pro
20; 42,18 [bis]; 44,6) e inoltre in 2 Chron. 12,7; 34, cedimento della fusione dei metalli all’effetto di
21.25 (i L X X correggono il testo di Cronache ade struttivo del fuoco, senza ulteriori differenzia
guandolo a 2 Reg. 22,13.17); infine la formula zioni (cfr. Zimmerli, BK xin /12, 518; Kaiser, ATD
compare in Nah. 1,6. In quest’ultimo passo la for i y \ 57). L ’immagine è quindi usata certamente in
mula si trova in un inno a Jhwh con riferimento via secondaria rispetto alla descrizione più artico
alla sua venuta per il giudizio (cfr. Jeremias 5.32. lata di Is. 1,22.25, dove il processo di fusione (srp)
169), ma a questo proposito si deve notare che è finalizzato alla raffinazione del metallo prezio
non fa parte della descrizione della teofania (Nah. so e alla sua depurazione da tutte le scorie. In
i,3b-j) ma della cornice interpretativa (w . 2a.6) Ezech. 22,17-22 si tratta invece solo del potere
che spiega la rappresentazione della teofania in distruttivo del fuoco, così che in tale contesto ntk
senso stretto (Jeremias 169). Il riversarsi della assume la nota semantica di «distruggere», «far
collera di Dio viene paragonato al fuoco. Tale ri sparire». In Ezech. 22,20 soggetto di tale azione è
ferimento semantico al fuoco s’incontra ugual Dio stesso. Che Ezechiele riprenda, proprio in
mente in Ier. 7,20; 44,6 e 2 Chron. 34,25. È diffi questo tipo di discorso, la radice ntk potrebbe di
cile stabilire se tale connotazione semantica sia pendere dal suo uso quale «termine classico» del
condizionata dal soggetto hèmà, che al pari di vocabolario del giudizio. In Ezech. 24,11 ntk si
5 (v>693) nàtan (E. Lipiriski) (v,694) 6
gnifica «far sparire, eliminare» con riferimento al Egypto-Semitica: RSO 32 (1957) 269-277, spec. 273 s. -
l’impurità della caldaia, che tuttavia rappresenta J.C. Greenfield, nasu - nadànu and Its Congeners
lo stesso Israele. (Memoirs of thè Connecticut Acadcmy of Arts and
Sciences 19, 1977» 87-91). —M. Haran, The Gibconites,
3. La radice ntk è teologicamente rilevante in
thè Nethinim and thè Sons of Solomon ’s Servants: VT
quanto denota l’attività creativa di Dio a proposi 11 (1961) 159-169. - J. Jacobs, Studies in Biblical
to della rappresentazione figurata della formazio Archaeology (New York 1894, 104-122). - B. Jonge-
ne del feto nel grembo materno (Iob t o , i o ). C o ling, L ’expression my ytn dans l’A.T.: VT 24 (1974) 32
me spesso nell’Oriente antico, la vita umana che 40. - M.Z. Kaddari, Bittuj hammis’àlàh «mj jtn•*: Shna-
prende forma viene paragonata alla coagulazione ton 2 (1977) 189-195, xii. —ld., Ithbjr hpw l ntn blswn
del latte. In questa sede si può lasciare in sospeso spr jhzq 7, Syntactic Features of thè Verb Ntn in Eze-
la questione se con questa figura si voglia sempli chiel: BethM 17 (1972) 493-497.572. - Y. Kobayashi, A
cemente ricorrere a una sorta di paragone generi Study on thè Transcription of thè Old Babylonian
Hypocoristic Names i-din-ia and i-din-ia-tum: Acta Su
co «di una cosa che rappresenta la trasformazio
merologica 1 (1979) 12-18. - C.J. Labuschagne, The
ne di un’altra, che ne è il punto di partenza» (Foh nasu - nadànu Formula and Its Biblical Equivalent
rer, K A T xvi, 217), oppure se l’immagine sia det (Studies M.A. Beek, Assen 1974, 176-180). - Id., ntn,
tata dall’osservazione del processo fisiologico del geben (THAT11 117-141). - B.A. Levine, The Netinim:
versamento dello sperma lattiginoso nel corpo del JBL 82 (1963) 207-212. - Id., Notes on a Hebrew Os-
la donna, dove si rapprende come il formaggio, tracon from Arad: IEJ 19 (1969), 49-51. - M. Moreshet,
formando l’embrione (Driver-Gray, Jo b , IC C , Tracing las’éc wMatet: Leshonenu 43 (1978/79) 295
100; Pope, A B 15, 80). Decisivo è che la nascita 301. - S.C. Reif, A Note on a Neglected Connotation of
della vita umana venga considerata effetto del ntn: VT 20 (1970) 114-116. - S. Segert, Noch zu den as-
similierenden Verba im Hebrdischen: ArOr 24 (1956)
l’opera di Dio.
132-134. - E.A. Speiser, Unrecognized Dedication: IEJ
*3 (1963) 69-73. ~ K* de Vaux, Les institutions de l ’A.T.
iv. Nei testi di Qumran la radice la radice ntk (Paris 1958-1960, 1 139; 11 221. 247 s.). - J.P. Weinberg,
compare in CD 20,3, nel contesto della metafora N etinim und «Sòhne der Sklaven Salomos» im 6.-4..
del crogiolo nel quale viene fuso, cioè raffinato, Jhwh. v.u.Z.: ZAW 87 (1975) 355-371- - D.W. Young,
colui che - pur appartenendo alla schiera degli Notes on thè Root ntn in Biblical Hebrew: VT 10 (i960)
uomini della perfetta santità - «è disattento nel 457-459. - C. Zaccagnini, Lo scambio dei doni nel Vici
compiere le istruzioni dei retti». no Oriente durante i secoli XV-XIII (OrAnt, Coll. 11,
Roma 1973).
A. Stiglmair
1.1. Il verbo nàtan deriva probabilmente da una
radice monosillabica dftn da cui derivano le for
me aumentate jtn in ugaritico e fenicio, nadànu
t™ natan in accadico e ntn in amorrco, aramaico, ebraico e
nelle lingue «cananaiche» della Transgiordania
m attan> Hintt m attana, m attat, (cfr. B. Kienast, Z A 5 5 [1963] 138-15 5; J. Macdon-
ru n x ’etnà, 'etndn^etnan ald, Annual of Leeds Univ. Orientai Soc. 5, 1963
1965, 63-85). La radice non è documentata in ara
I. La radice. - 1. Il verbo.- 2 . 1 nomi. - 3. Nom i propri. - bo e nelle lingue semitiche meridionali, e per que
II. Significato corrente. - 1. Dare. —2. Mettere. - 3. Ren sto si può supporre che provenga dal sostrato lin
dere qualcosa. - 4. Consentire. - 5. Uso idiomatico va guistico della «mezzaluna fertile».
rio. - ili. Uso nel linguaggio giuridico e nel linguaggio
In ebraico biblico ntn qal compare circa 1900
commerciale. - 1. Risarcire. - 2. Rimunerare. - 3. Ven
volte. Il verbo esprime un concetto estremamente
dere. - 4. Barattare. - 5. Prestare. - 6. Uso nei contratti
matrimoniali. - 7. Donare. - iv. U so linguistico nel cam ampio, il cui significato fondamentale non è «da
po del cullo. —1. Sacrificare. —2. Consacrare. —3. Con re», «fare un dono» bensì stendere la mano per
sacrazione degli schiavi. - v .i. I LXX. - 2. Qumran. collocare un oggetto in un dato posto o per darlo
a un’altra persona in proprietà, dietro compenso
Bibl.: J.M . Baumgartcn, The Exclusion of «Netinim» o gratis. Il risultato dell’azione per lo più è consi
and Proselytes in 4Q Florilegium: RQ u 29 (1972) 87
derato definitivo e permanente. Per indicare que
96. - M. Dandamayev, Rabstvo v Vavilonii, Moskva
1974, 273-324. - H.J. van Dijk, A. Neglected Connota- st’azione al passivo nell’A.T. si hanno le forme
tion of Three Hebrew Verbs: VT 18 (1969) 16-30. - nif. (circa 80 volte) e qal passivo (8 volte). Nel-
R.P. Dougherty, The Shirkutu of Babylonian Deities l’ aramaico biblico si hanno 6 ricorrenze di netan,
(YOS Res 5/2, N ew Haven 1923). - C.H . Gordon, inoltre una volta il ptc. pass. netinin (Esdr. 7,24)
7 (v.6? 5) natan (E. Lipinski) (v,696) 8
che compare 15 volte nella forma ebraicizzata ne- Nella stessa maniera si può anche voler dire
tìnìm. «donare» (Gen. 45,22) o «concedere una grazia».
2. Tre nomi deverbali sono formati col prefor Dio può dare agli uomini ricchezze, sapienza e
mativo ma-\ mattati, la sua forma fem. mattana onore (Gen. 24,35; 1 3>9 ) oppure anche vit
(aram. biblico matten a ) e mattat. Inoltre nel no toria (Ps. 144,10), forza o potenza (Deut. 8,18; Ps.
me ’etnàn/’etnan compare una ’alef prefissa; una 29,11; 68,36). Egli dà un figlio (Gen. 17,16; 30,6;
volta se ne ha la forma breve ’etnà (Hos. 2,14). La 7 Reg. 3,6; 5,21; 1 Chron. 25,5; 28,5; 2 Chron. 2,
desinenza -àn/-an non denuncia necessariamente 11) e una discendenza (zera(: Gen. 15,2 s.; 1 Sam.
un prestito aramaico. Di fatto la base probabile 1,11) , il che può essere detto in pari misura anche
della forma è l’imp. tenà con -à paragogico. La di una persona (Gen. 30,1 con jàhab; 38,9). Dio
forma breve ’etnd (Hos. 2,14) potrebbe perciò es ascolta le preghiere e dà ciò che il cuore dell’oran
sere più antica di ’etndn. Il carattere puramente te desidera (Ps. 20,5; 21,3; 106,15; Prov. 10,24).
prostetico di 'e- < ’a si mostra nella forma hif. Mangiare, bere e divertirsi sono un siffatto dono
hitenù e nel corrispondente impf. jtnw in Hos. (mattat) di Dio (Eccl. 3,13; 5,18), dal quale ven
8,9 s.: «Ma Efraim paga il prezzo da lupanare per gono anche le offerte che gli si offrono (/ Chron.
le prestazioni dei suoi amanti. Anche se prende 29,14). Il sost. mattàn può significare dono (Prov.
ranno compenso di meretricio tra le nazioni...» 18,16) o elemosina (Prov. 21,14 ; Ecclus 4,3; 40,28),
(cfr. H.S. Nyberg, ZAW 52 [1934] 250 s.). Tutti i proprio come mattànà (Esth. 9,22). L ’uomo ge
nomi mattdn, mattana, mattat, ’etnà e ’etnànj neroso viene detto ’is mattdn (Prov. 19,6) o nòtén
’etnan indicano l’oggetto della transazione come mattànót (Ecclus 3,17); «secondo la sua generosi
offerta, pagamento, salario, dono. tà» si dice k emattenat jàdò (Deut. 16,17).
3. Il verbo nàtan e i nomi da esso derivati for nàtan è usato anche per indicare la consegna
mano diversi nomi di persona: ’elndtdn e netan’él dei carichi imposti per mezzo del lavoro forzato.
‘El/Dio ha dato»; j ehònàtàn, jònàtdn, netanjàhù e Secondo Ex. 5,18 in Egitto gli Israeliti erano co
netanjà «Jah(vé) ha dato»; netan-melek «il re ha stretti a consegnare (nàtan) giornalmente una
dato»; nàtdn, un nome teoforico ridotto all’ele certa quantità di mattoni. Per fabbricarli si conse
mento verbale; mattanjà(hù), mattitjà(hu) «dono gnava (nàtan) loro la paglia (Ex. 5,7.10.16.18). In
di Jah(vé)»; mattdn, mattenaj e mattattà sono no occasione dell’assedio di Samaria Ben-Hadad esi
mi abbreviati o ipocoristici di uguale formazione. ge dal re d’Israele la «consegna» di argento, oro,
Si hanno inoltre ’etnàn (1 Chron. 4,7) e 'etni (1 delle sue donne e. dei suoi figli (1 Reg. 20,5). Eze
Chron. 6,26), probabilmente nomignoli, e il no chia dovette «consegnare» a Sennacherib tutto il
me fenicio jatnVèl «El/Dio ha dato» (1 Chron. denaro del tempio e del tesoro reale (2 Reg. 18,15).
26,2). Il toponimo jitnàn (Ios. 15,23) è probabil Più tardi Jojaqim «consegnò» a Necao l’argento e
mente associato all’impf. di nàtan. l’oro che questi richiedeva quale tributo (2 Reg.
23,35). In senso metaforico si può «consegnare»
11.1. nàtan viene spesso usato con l’oggetto al qualcuno alla fame (Ier. 18,21), a una maledizio
l’accusativo e la prep. l e seguita da un nome indi ne (Num. 5,21) o alla molte (Ezech. 31,14).
cante una persona e significa «dare, consegnare, Un’altra sfumatura semantica è presente nel
passare». Èva dà il frutto dell’albero ad Adamo l’espressione «dare di/da sé»: così nàtan sekóbet
perché ne mangi (Gen. 3,6.12); Abramo dà al ser indica l’eiaculazione (Lev. 18,20.23; 2°>I 55 Num.
vo un vitello perché lo prepari per gli ospiti (Gen. 5,20); nàtan qòl («dare una voce, far sapere») una
18,7); dà ad Agar pane e un otre d’acqua quando espressione vocale (Gen. 45,2; Ex. 9,23; Num. 14,
la manda via insieme col bambino (Gen. 21,14). 1; / Sam. 12,17 s-52 Sam. 22,14; I er• 2>I 55 4»I6; 22,
La medesima costruzione può anche significa 20; 25,30; 48,34; loel 2 ,11; 4,16; 1,2; 3,4\Abac.
re che si mettono a disposizione di un’altra per 3,io; Ps. 18,14; 68,34; 77>*8; io4>I2>Prov. 1,20; 2,
sona determinati beni. Ad es. Dio mette a dispo 3; 8,1; Lam. 2,7); nàtan tóf battere il timpano (Ps.
sizione dell’uomo le piante e gli alberi da frutto 81,3); nàtan réàìp l’effluvio del profumo (Ezech.
(Gen. 1,29); anche gli animali terrestri, gli uccelli 6,13; Cant. 1,12 ; 2,13; 7,14; cfr. P.A.H. de Boer,
e i pesci affinché gli servano di nutrimento (Gen. VTS 23, 1972, 37 ss.); nàtan ‘ajin le bollicine, lo
9,3). In altri casi si tratta piuttosto di un’assegna spumeggiare di un liquido (Prov. 23,31). Vicina a
zione. Così le quote ereditarie vengono assegnate tale accezione di nàtan c’è subito l’altra di «pro
in base ai beni elencati (Num. 27,9-11; 36,2; Ios. durre», con le forze della natura per soggetto.
17,4.6; 19,49; Ezech. 47,23; Ps. 111,6 ; Iob 42,15; Così la vite, il fico, gli alberi da frutta «produco
cfr. Ios. 13,14.33; 14,3)- no» i loro frutti (loel 2,22; Zach. 8,12; Lev. 26,20;
9 (v>697 ) natan (E. Lipiriski) (v,698) io
Ps. 1,3); la terra dà i suoi prodotti (Gen. 4,12; 26,19; Soph. 3,20) «procurare fama e onore»; sim l e-
Lev. 26,20; Deut. 11,17 ; Is. 55,10; Ezech. 36,8; gòj gàdól (Gen. 21,18; 46,3) // nàtan legój gàdól
cfr. 49,20); ma Dio dà la pioggia a suo tempo (Lev. (Gen. 17,20): «rendere un grande popolo»; sim ra-
26.4), l’acqua nel deserto (Is. 43,20) e la grandine hàmim (Is. 47,6) U nàtan rabàmim (Deut. 13,18; Ier.
42,12; 11Q T 55,11 s.; Mesad Hasabjahu 13 s.) «ave
devastatrice (Ex. 9,23; Ps. 105,32). Nella sfera in re pietà, compassione».
tellettuale «dare ragione» si dice ndtan sedeq (Iob
36,3) e «dare torto» nàtan tifla (Iob 1,22); que 3. nàtan è usato spesso con l’accusativo e la
st’uso di nàtan collima col significato di «porre» prep. l € seguito da un oggetto indiretto (dativo)
(v. sotto, 11.2). per indicare che qualcuno o qualcosa viene tra
2. ndtan significa spesso «porre, collocare, metsformato. Il significato fondamentale è quello di
tere» ecc. e in questo significato regge frequen «porre». Oltre alle locuzioni già indicate (v. so
temente le prep. be, l et ‘al o 'el che introducono pra, 11.2), si possono addurre i seguenti esempi:
l’indicazione del posto in, o su cui, si pone. Que nàtan l egójim (Gen. 17,6) «rendere popoli»; nà
sta costruzione s’incontra, ad esempio, in Gen. tan l e'dr gòjim «rendere la luce dei popoli» (Is.
1,17: Dio fìssa le stelle al (b e) cielo; Gen. 9,13: 49,6); nàtan lizw à‘d (Ier. 15,4; 24,9; 29,18; 34,17)
Dio vuole mettere un arco nelle (b e) nuvole. Ci si «rendere uno spettacolo spaventoso»; nàtan l e-
mette una ghirlanda sul (be) capo (Prov. 4,9; Esth. màsàl wHisnind (Ier. 24,9; 2 Chron. 7,20) «rende
6,8) e si mette il pane sulla (‘al) tavola (Ex. 25,30). re oggetto di derisione e di scherno»; nàtan liq-
Si dà una donna in (be) braccio a un uomo (Gen. làlà (Ier. 24,9; 25,18; 26,6) «rendere una maledi
16.5). Si usano i medesimi costrutti per dire che zione»; nàtan l erdys w eló' l ezdndb (Deut. 28,13;
qualcuno ha inferto a qualcun altro una ferita (nd cfr. v. 44; Is. 9,13 s.; 19,15) «rendere testa e non
tan be, Lev. 24,19) o lo ha calunniato (Ps. 50,20). coda»; nàtan l ehòmót nehóset (ler. 1,18; 15,20;
cfr. EA 147,53) «rendere un muro di bronzo»;
nàtan l etif’dret (Deut. 26,19) «rendere un onore»;
Il contatto semantico di ndtan coi verbi di «por
re» si manifesta anche in varie espressioni idiomati nàtan linwèh g emallim... l emirbas-só'n (Ezech.
che che vengono costruite in pari misura, quasi si 25,5) «rendere un pascolo per i dromedari... uno
trattasse di sinonimi, con sim (-> sjm), talora con sìt stabbio per le pecore»; ndtan lishiàh sàia' (Ezech.
(-» sjt) e ndtan. Eccone una scelta esemplificativa: 26,4) «rendere una roccia nuda»; nàtan Vhorbòt
sim tifla (Iob 24,12) // ndtan tifld (Iob 1,22): «dare (Ezech. 29,10) «rendere un luogo di macerie»; nà
torto»; sim hóq (Ex. 15,25; Ios. 24,25) // sìt hóq (Iob tan l erabàmim (1 Reg. 8,50; Ps. 106,46; Nehem. 1,
14,13) // ndtan hóq (Ezech. 20,25; Ps• 99»7)i 148,6; 11; Dan. 1,9; cfr. Gen. 4 3 , 1 3 senza le) «far trovare
Prov. 31,15; Nehem. 9,13): «promulgare una legge»;
grazia».
sim sdlóm (Num. 6,26; Is. 60,17) Il ndtan sàlóm (Lev.
Invece di l e si può usare anche il k e comparati
26,6; Ier. 14,13; Ag. 2,9; 1 Chron. 22,9): «dare, pro
curare pace»; sìmpànim (Gen. 31,21; Lev. 20,5; Ier. vo: nàtan k etófet (Ier. 19,12) «rendere come il to-
21,10; Ezech. 6,2; 13,17 ecc.) // ndtan pdnim (v. sot fet»; ndtan ka’àbdnim (1 Reg. 10,27; 2 Chron. 1,
to, 11.5): «volgersi, girarsi»; sim ruàh (Is. 63,11) // 15) «rendere numerosi come i sassi». Una terza
ndtan ruàh (Num. 11,29; 1 Reg. 22,23; 2 Reg. 19,7; Is. costruzione possibile consiste nell’uso di un dop
37,7; 42,1.5; Ezech. 11,19 ; 36,26 s.'} 37,6.14; Nehem. pio accusativo: nàtan N P nàgid (/ Reg. 14,7; 16,
9,20; 2 Chron. 18,22): «dare respiro» o «dare uno spi 2; Is. 55,4) «innalzare N P a principe ereditario»;
rito»; sim dàm (Deut. 22,8; lud. 9,24; / Reg. 2,5; nàtan NP nibzim (Mal. 2,9) «rendere N P sprege
Ezech. 2.4,7) H nàtan dàm (Deut. 21,8; 1 Reg. 2,5;
vole».
Ier. 26,15; Ezech. 16,38; 24,8; Ioel 3,3; 11Q T 63,7):
«spargere sangue»; sim 'otòt umófetim (Ier. 32,20; 4. nàtan con l e + inf. significa «lasciare» o «per
Ps. 78,43; 105,27) // nàtan ’ótót ùmóf'tìm (Ex. 7,9; mettere» (significato fondamentale: «porre»). Il
Deut. 6,22; 13,2; 1 Reg. 13,3; Ioel 3,3; Nehem. 9,10; sintagma s’incontra generalmente con una nega
2 Chron. 32,24): «dare segni e portenti»; sim Issam zione, dunque lo’ ndtan l e + inf. (Gen. 20,6; 31,7;
mo. (Is. 13,9; Ier. 4,7; 18,16; 19,8; 25,9; 51,29; Ioel Ex. 3,19; 12,23; 1 >2 3> 1 5>i ; 1 Sam. 18,2; Hos.
1,7; Zach. 7,14) // sìt l'sammà (Ier. 2,15; 50,3) // 5,4; Ps. 16,10; 66.9; 121,3; Iob 3 T>3°; Eccl- 5»5i 2
nàtan l esammà (Ier. 25,18; 29,18; Mich. 6,16; 2 Chron. 20,10). La costruzione senza lo' è più rara
Chron. 29,8; 30,7): «rendere un deserto»; sim lisrèqà e si trova in testi relativamente tardi (Iob 24,23; 1
(Ier. 19,8; 25,9) // ndtan lisrèqà (Ier. 25,18; 29,18;
Chron. 16,7; 22,19; Esth. 8,11). In questi testi l’og
Mich. 6,16; 2 Chron. 29,8): «abbandonare alla deri
getto diretto di ndtan viene introdotto da l e (cfr.
sione»; sim herfà (1 Sam. 11,2; Ps. 39,9; 44,14) // nà
tan (l')herfah (Ier. 24,9; 29,18; Ezech. 5,14; 22,4; Ioel anche 2 Chron. 20,10), eccetto che in 1 Chron.
2,17.19): «rendere oggetto di scherno»; sim lithillà 16,7, dove s’incontra una perifrasi con b ejad. In
ul'sém (Soph. 3,19) // nàtan lithillà ulesèm (Deut. alcuni testi ndtan determina direttamente un inf.
11 (v, 698) natan (E. Lipinski) (^699) 12
senza l e (con ló\ Num. 21,23; 55>23i 1°^ 9»1 8; sposato donne straniere «si rassegnano» (wajjit-
senza negazione in Ex. 16,3; 2 Sam. 19,1; Num. tenu jàdàm) a licenziare le mogli. Il sintagma com
20,21). Due di questi testi (£x. 16,3; 2 Sam. 19,1) pare anche in un testo neoassiro, indubbiamente
usano la locuzione mi-jittén che è stata studiata per influenza di una lingua semitica occidentale:
da B. Jongeling e M.Z. Kaddari. Essa ha valore ot idèni ana mitùti nittidin (ABL 1238 rs. 18) «ci
tativo, ma il significato preciso dipende dalla sfu siamo arresi alla morte» (cfr. Ezech. 31,14). Si de
matura specifica del verbo nàtan e dalla costru ve distinguere quest’uso idiomatico di nàtan jàd
zione. da Gen. 38,28 dove si tratta effettivamente del
5. nàtan forma diverse espressioni idiomatiche, gesto di dare la mano, come anche da Is. 56,5 do
da un lato frequenti e dall’altro problematiche. ve jàd indica una stele o una pietra commemora
L ’espressione nàtan pànàjw documentata già a tiva (cfr. / Sam. 15,12; 2 Sam. 18,18, -» jd [jàd], -»
Mari (ARM n 57,7), Ugarit (jtn pnm: WUS nr. voi. ili 523 s.).
2230,2) e nelle lettere di El Amarna da Biblo (EA Uno dei sintagmi meglio documentato è nàtan
73,37 s.; 117,20 s.), da Tiro (EA 148,9 s.26 s.; bejad che significa «consegnare», per lo più «alla
150,4 s.; 15 1,19 s.23 s.69 s.; 155,27 s.) e da Geru mercé» di un altro, «senza condizioni» (Gen. 9,2;
salemme (EA 286,53; 288,49 s.), significa «girar Ex. 23,31; Lev. 26,25; Num. 21,2.34; Deut. 1,27;
si» o «voltarsi» e viene costruita a Ugarit con ‘m, 2,24.30; 3,2 s.; 7,24; 19,12; 20,13; 2 I»1Q; 2,24;
nelle lettere di ARM e di EA con ana, in Lev. 6,2; 7,7; 8,1.7.18; 10,8.19.30.32; i i ,8 ; 21,44;
17,10; 20,3.6; 26,17; Ezech. 14,8; 15,7 con he\ in 24,8.11; lud. 1,2.4; 2,14.23; 3,10.28; 4,7.14; 6,1;
Gen. 30,40 e Dan. 9,3 con ’e/; in Dan. 10,15 con 7,2.7.9.14 s.; 8,3.7; 9,29; 11,21.30.32; 12,3; 13 ,1;
l’acc. e -h enclitica e in 2 Chron. 20,3 con l e + inf. 15,2.12 s.; 16,23 s.; 18,10; 20,28; 1 Sam. 14,10.12.
La locuzione nàtan ‘al jad significa «affidare». 37; 17,47; 23,4.14; 24,5.11; 26,23; 28,19; 3<V23; 2
S’incontra in Gen. 42,37; 2 Reg. 12,16; 22,5.7.9; / Sam. 5,19; 16,8; 21,9; 7 Reg. 18,9; 20,13.28; 22,6.
Chron. 29,8; 2 Chron. 34,10.17; CD 14,13. Per 12.1552 Reg. 3,10:13.18; 13,3; 17,20; 18,30; 19,10;
contro nàtan 'al jad in Gen. 41,42; Ezech. 16 ,11 e 21,14; 36»1 5; 37»IQ; 47,6; Ier- 20,4 s.; 21,7.10;
23,42 (mss.) significa «infilare alla mano (un anel 22,25; 26,24; 27,6; 29,21; 32,2 s.24 s.28.36.43; 34,2
lo)» nel senso proprio e concreto dell’espressione. s.20 s.; 37,17; 38,3.16.18 s.; 39,17; 43,3; 44,30; 46,
Il sintagma nàtan jàd be in Ex. 7,4; iQ M 12 ,11; 24.26; Ezech. 7,21; 11,9 ; 16,39; 21,36; 23,9.28; 31,
19,3 è diventato una semplice variante di sàlah 11; 39,23; Ps. 78,61; 106,41; lob 9,24; Lam. 1,14;
jàd b c (Gen. 37,22; / Sam. 24,7.1 r; 26,9 ecc.), che Dan. 1,2; 1 1 , 1 1 ; Esdr. 9,7; Nehem. 9,24,27.30; /
significa «mettere le mani addosso a qualcuno». Chron. 5,20; 14,10; 22,r8; 2 Chron. 13,16; 16,8;
Il significato originario di questa locuzione do 18 ,5.11.14; 24,24; 28,5.9: 36,17; CD 1,6; iQpHab
vrebbe tuttavia esser stato «darsi pena, sforzarsi», 4,7 s.; 9,6 s.10; 1 iQ T 62,9; 63,10; cfr. W. Richter,
«metter mano», come ida nadànu in babilonese Traditionsgeschichtliche Untersuchungen zum
(AbB 11 130,14; R A 11 [1914] 147,7; cfr. C A D Richterbuch, 1963, 21 ss.; J.G . Plòger, BBB 26,
N/i 52). D ’altra parte nàtan jàd con l e (2 Chron. 1967, 61 ss.). Il grido «Jhwh ha dato in mano vo
30,8) o tahat (/ Chron. 29,24) o con l e + inf. (Esdr. stra» appartiene ai modelli linguistici della guerra
10,19) significa «arrendersi» o «sottomettersi a santa. Proveniente dal responso divino questa
qualcuno» oppure «rassegnarsi». Così Jonadab sentenza veniva annunciata ad alta voce dal con
«si sottomette» a Jehu (2 Reg. 10,15) e i membri dottiero prima della battaglia (cfr. G. von Rad,
della corte davidica «si sottomettono» a Salomo D er Heilige Krieg im alten Israel, 41969, 7 s.).
ne (/ Chron. 29,24). In questi due casi «dare la L ’espressione stessa può tuttavia contenere anche
mano» indica che ci si dichiara vassalli del sovra l’idea della mediazione o di un servizio reso si
no, che lo si accetta e se ne riconosce l’autorità. gnificando allora «affidare, rimettere qualcosa a
Così pure Ezech. 17,18 allude al re Sedecia che qualcuno» (Gen. 27,17; 30,35; 32,17; 39,4.8.22; Ex.
«si era sottomesso» a Babilonia riconoscendo la 10,25; 2 Sam. 10,10; 1 Reg. 15,18; Is. 22,21; Ps.
sovranità di Nabucodonosor (cfr. 2 Reg. 24,17). 10,14; 1 Chron. 19 ,11; 2 Chron. 34,16; ostracon
Analogamente il popolo viene invitato a «sotto di Arad 17,8 s.). Il senso idiomatico di b ejad «per
mettersi a Jhwh» (2 Chron. 30,8). In Ier. 50,15 la mediazione di» diventa chiaro in Lev. 26,46 e
nàtenà jàdà significa semplicemente che Babilo Nehem. 10,30, dove nàtan b ejad moseh dev’esse
nia «si è sottomessa». Allo stesso modo si deve re tradotto «dare con la mediazione di Mosè». In
tradurre nàtannu jàd in Lam. 5,6: «Ci siamo sot alcuni testi nàtan b ejad dev’essere inteso in senso
tomessi all’Egitto e ad Assur per saziarci di pa materiale, «consegnare», quasi con la sfumatura
ne». Secondo Esdr. 10,19 * sacerdoti che avevano «di propria mano». Quest’accezione si ha in passi
i 3 (v, 7 ° ° ) natan (E. Lipinski) (v, 7 0 i) 14
dove si tratta di una coppa (Gen. 40,13; Ezech. 23, 25; cfr. Deut. 19,21). Ciò indica che in questo ca
31), di corni e brocche (Iud. 7,16), di una spada so nàtan significa «dare» qualcosa di sé: «Se c’è
(Ex. 5,21; Ezech. 21,16; 30,24) o di una lettera di un danno (alla persona), allora darai: vita per vita
ripudio (Deut. 24,1.3). ecc.». Non c’è alcun dubbio che il legislatore ri
nàtan libbò (-> Ib [léb]) con l e + inf. s'incontra chieda una riparazione che ristabilisca una situa
solo in testi molto tardi (Eccl. 1,13 .17 ; 8,16; Dan. zione di equilibrio tra la famiglia che ha subito il
10,12; 1 Chron. 22,19; 2 Chron. 11,16). Questa danno e la famiglia dell’autore del reato.
espressione (anche con sit, Prov. 22,17) significa 2. Con nàtan si denota anche il pagamento per
«dedicarsi» o «darsi a un lavoro», e non dev’esse un lavoro fatto o un servizio reso. L ’oggetto di
re confusa con l’espressione simile nàtan libbò l e retto è allora sàkàr (Gen. 30,18.28; Ex. 2,9; Deut.
con oggetto indiretto (dativo) (EccL 7,21 e 8,9) 24,15; 1 Reg. 5,20; lon. 1,3; cfr. Zach. 11 ,1 2 jhb)
«prestare attenzione, badare» che è sinonimo di «salario, paga», «tributo» che talora resta sottin
sit libbò l e (2 Sam. 13,20; Ier. 3 1,2 1; Ps. 48,14; teso (Gen. 30,31), ma anche p e,ullà (Is. 61,8)
Prov. 27,23; cfr. 1 Sam. 4,20; Ps. 62,11) o ’el (Iob «compenso», «retribuzione», oppure semplice
7,17); con sìm libbò l e (Deut. 32,46; 1 Sam. 9,20; mente kesef (Iud. 16,5; 17,10; 2 Sam. 18 ,11) «de
Ezech. 40,4; cfr. Ezech. 44,5) oppure 'el (Ex. 9,21; naro». Il lavoro o il servizio può consistere nel
/ Sam. 25,25; .2 Sam. 18,3; lob 2,3; 34,14) o anche badare al gregge (Gen. 30,28.31; cfr. Zach. 11,12),
'al (Ag. 1,5.7; Iob 1,8; cfr. Ag. 2,15.18; Zach. 7, compiere un tradimento (Iud. 16,5), adempiere
12). L ’espressione analoga nàtan rò's con l e + inf. una funzione sacerdotale (Iud. 17,10), assassinare
(Nehem. 9,17; cfr. Num. 14,4) significa «risolver un nemico ( 2 Sam. 18 ,11), nutrire un lattante (Ex.
si» a fare qualcosa. 2,9), abbattere alberi (/ Reg. 5,20), traghettare
qualcuno con un’imbarcazione (lon. 1,3). La pa
Ill.i. In ambito giuridico nàtan viene usato ga di un salariato può essere indicata anche con
spesso con diversi significati. Nel libro del patto mattat, come in Prov. 25,14 dove forse si deve
(Ex. 21,19.22) nàtan significa «pagare» (cfr. Ex. leggere mattat sàkir (invece di seqer) e tradurre:
21,32: nàtan kesef) o meglio «risarcire». Le nor «Tale è l’uomo che si vanta del pagamento del sa
me di legge di Ex. 21 riguardano, da un lato, risse lario», un’allusione alla magra paga di un salaria
che sfociano o nella costrizione a letto o nell’in to. In / Reg. 13,7 nàtan mattat significa parimen
validità di uno dei contendenti (vv. 18 s.), dall’al ti «pagare il salario», in questo caso del guaritore
tro, l’aborto di una donna colpita da uno dei due (/ Reg. 13,6). Si ha un caso analogo in Gen. 20,
litiganti (v. 22). In entrambi i casi è impossibile 14.16-18 dove Abimelek dà ad Abramo pecore e
riportare le cose al loro stato originario e riparare denaro, evidentemente affinché con la propria in
al danno fornendo alla parte lesa un equivalente tercessione il patriarca guarisca lui e le donne del
in natura. Il legislatore non si serve qui del verbo suo harem colpite tutte da sterilità. Di fatto
sillém, che viene costantemente usato in Ex. 21,33 l’espressione nàtan kesef (Gen. 20,16) significa
22,14 nel senso di «ristabilire, reintegrare»: l’in spesso «pagare» (Gen. 23,13; Ex. 21,32; Iud. 16,5;
validità e la perdita del feto non possono essere di 17,10; 2 Sam. 18 ,11; t Reg. 21,2). Le mattànòt
rettamente sostituiti. L ’invalido e il marito della «offerte» possono essere anche doni o somme di
donna che ha abortito devono pertanto ottenere denaro che si danno a qualcuno per assicurarsi la
un risarcimento in denaro o in beni di natura per sua assistenza (Prov. 15,27; Eccl. 7,7). Il compen
le conseguenze irreparabili della violenza subita. so per le prostitute sacre ha un nome specifico:
Nel caso dell’uomo che non può camminare, co 'etna (Hos. 2,14) o 'etnàn (Deut. 23,19; Ezech.
lui chc lo ha colpito dovrà sibtò jitten «pagare la 16,31.34.41), un’espressione che i profeti usano
sua paralisi» ovvero «risarcirlo» (Ex. 21,19). Nel anche metaforicamente per Israele (Hos. 9,1), Sa
caso della donna incinta il colpevole deve piegarsi maria (Mich. 1,7) e Tiro (Is. 23,17 s.). La prostitu
alle richieste del marito w enàtan bifliltm «e paga ta chiedeva al cliente màh-titten-li (Gen. 38,16)
re» ovvero «provvedere ai risarcimenti per il rea «Che mi dai?», ovvero «lo faceva pagare» (Hos.
to». L ’interpretazione esatta è data in 4Q158 9,5 8,9 s.): un hif. denominale *hitin (cfr. sopra, 1.2)
dove bpljljjm dev’essere letto come pi. astratto che è attestato una sola volta, in questo contesto.
del termine p elìlì (cfr. G Ka §§ 124 s.; cfr. Iob 31, 3. Nel diritto contrattuale e commerciale nàtan
11.28). Il be in bpljljjm è un be predi che è spesso può significare «vendere». Questo significato è
correlato a nàtan. certamente incluso nel sintagma nàtan b ekesef
Il verbo nàtan è inoltre usato con la prep. ta- (Gen. 23,9b; Deut. 2,28; 14,25; / Reg. 21,6.15;
hat per formulare la legge del taglione (Ex. 21,23- Ezech. 27,12; 1 Chron. 21,22) «dare per soldi»,
ij (v ,7 0 2 ) nàtan (E. Lipiriski) (v >7°3) ,6
ma può essere espresso anche dal solo nàtan. È barattati con materie prime, specialità gastrono
così soprattutto nel racconto dell’acquisto della miche, materie pregiate, pietre preziose, schiavi o
tomba concluso dal patriarca a Hebron (Gen. bestiame. Nello stesso testo il nome ma'àràb, che
23,4.98.11, cfr. H. Petschow, JC S 19 [1965] 103 indica come in aramaico il carico di una nave (AP
120). Ciò risulta chiaramente dal contesto, giac 2,5), è due volte oggetto diretto di nàtan (Ezech.
ché tutta la scena non solo si svolge l e'énè benè 27,13.17) e viene una volta introdotto dal be pretti
‘ammi, cioè in presenza di testimoni (Gen. 23, (v. 19; cfr. anche w . 9.25.27.33 s.).
n ), bensì il racconto riferisce anche, subito do L ’idea di scambio espressa con nàtan è presen
po, la discussione circa il prezzo del campo (vv. te anche in / Reg. 10,10.13, versetti che nel rac
T2-r6) e il pagamento della cifra concordata (v. conto originario si susseguono direttamente. La
16). nàtan è documentato in quest’accezione già corrispondenza dei doni della regina di Saba e del
nell’antico episodio di Iud. 8,5 s. Ciò risulta dalla re Salomone rappresenta, in realtà, un baratto del
risposta dei capi di Succot che temono di non ve tipo praticato tra re sul piano internazionale (Zac-
nire pagati e chiedono sarcasticamente se il calice cagnini 117-124); cfr. 1 Reg. 5,24 s.: Hiram con
(kaf), cioè il destino (cfr. Ps. 11,6; 16,5), dei Ma segnò (hàjà nótèn) a Salomone legname di cedro
dianiti stia già in mano a Gedeone. Un terzo pas e di ginepro per un controvalore di 20000 kór di
so per nàtan «vendere» (1 Reg. 9 ,n b -i4 ) mostra grano e 20000 bat (LXX) di olio d’oliva l’anno.
il verbo tre volte in questo significato: le venti cit L ’immagine dello scambio ricorre in Cant. 8,7
tà passate a Hiram non gli furono regalate, bensì e lob 2,4. L ’aforisma di Cant. 8,7 menziona l’uo
vendute al prezzo di 120 talenti d’oro che il re di mo «che dà tutta la ricchezza della propria casa
Tiro invia a Salomone (/ Reg. 9,14). L ’idea di in cambio dell’amore (bà’ahàbà)» (senza ottener
«vendere» o di «barattare» si trova anche in / lo); e in lob 2,4 Satana afferma che l’uomo dà tut
Reg. 21,2-4‘6 non soltanto ai vv. 6 c 15 dove to ciò che gli appartiene «in cambio della vita
compare l’espressione nàtan bekesef Già al v. 2 è (be'ad nafsó)». La preposizione composta b 'd al
chiaro che Acab desidera permutare la vigna di tro non è che un b e pretti rafforzato.
Nabot con una migliore o comprarla pagandola il 5. nàtan con b e pretti s’incontra anche nelle lo
giusto prezzo. Se nàtan b'kesef significa «vende cuzioni nàtan b*nesek (Lev. 25,37; Ezech. 18,8.
re», per analogia nàtan kesef be significa «compra iy,Ps. 15,5; cfr. KTU 4.682,3 s. 12) e nàtan bemar-
re» (Deut. 14,26). bìt (Lev. 25,37) che significano entrambe «presta
4. Si usa il bepretti con nàtan anche quando nà re a interesse», nesek (-» nsk) indica un contratto
tan significa «permutare, scambiare, barattare». che fissa la somma da restituire inclusi già gli in
La determinazione introdotta dalla preposizione teressi dovuti alla scadenza. Invece marbit o tar
permette di distinguere la vendita dal baratto (1 bit fissano l’ammontare del capitale preso in pre
Reg. 21). Secondo Lam. i,x i la gente in cerca di stito e il tasso d’interesse (E. Lipiriski, OrLovPer
pane «scambia» (nàtan) «i gioielli con cibo (be’ó- 10 [1979] 133-141). Nell’espressione nàtan bene-
kel)». Ioel 4,3 menziona gli invasori che scam sek (Lev. 25,37; Ps. 15,5) l’oggetto diretto di nà
biavano (nàtan) un fanciullo per una prostituta tan è kesef «denaro» e in quella nàtan bemarbit
(bazzónà). Si trova un’idea analoga nell’iscrizio (Lev. 25,37) è ’òkel «cereali». Poiché la maggior
ne fenicia di Kilamuwa, dove a proposito del re parte dei prestiti riguarda denaro e cereali, non si
assiro si dice che «ha scambiato una fanciulla con può desumere dall’antica sentenza giuridica in
tro un montone castrato e un uomo contro una forma poetica di Lev. 25,37 il prestito nesek
veste», 'Imt jtn bs wgbr bswt (KAI 24,8). avesse come oggetto principale il denaro e il pre
Ezech. 27,12-22 ricorda la prassi del baratto stito tarbit/marbit principalmente i cereali (in pri
nel commercio internazionale di Tiro con il sin mis l’orzo).
tagma nàtan b e che compare nel significato «scam 6. L ’espressione nàtan bittó l e,issà l e «ha dato
biare con, contro». L ’oggetto diretto di nàtan è la figlia in moglie a...» deriva ugualmente dalla ter
in questo passo tre volte il nome *'iz z ebónìm minologia del diritto contrattualistico (Gen. 16,
(Ezech. 27,12.14.22) che è anche introdotto due 3; 29,28; 30,4.9; 34,8,12; 38,14; 41,45; Deut. 22,16;
volte dal bepretti (vv. 16.19; cfr. anche vv. 27.33). los. 15,6 s.; Iud. 1,12 s.; 2 1,1; 1 Sam. 18,17.19.27;
Si tratta probabilmente di un’espressione presa a 1 Reg. 2,17.21; 2 Reg. 14,9; 1 Chron. 2,35; 2
prestito dal fenicio (cfr. ug. ‘db ‘preparare’; suda- Chron. 25,18; cfr. Gen. 29,19.27; 34,9.16.21; Ex.
rab. 'db ‘approntare’ (A.F.L. Beeston - M.A. Ghul 22,16; Deut. 7,3; Iud. 3,6; / Sam. 17,25; ler, 29,6;
- W.W. Miller - J. Ryckmans, Sabaic Dictionary Dan. 11,17 ; Esdr. 9,12; Nehem. 10,31; 13,25). An
1 1 s.) che indica i prodotti finiti. Questi vengono che se il matrimonio non veniva considerato una
i 7 (v , 704 ) nàtan (E. Lipinski) (v , 7 ° j ) 1 8
compera, tuttavia la famiglia della donna aveva I,36 e nella prassi giuridica documentata. Questa
diritto a una compensazione finanziaria {Gen. 34, formula è effettivamente parallela a quella degli
12; Ex. 22,15 s.; 1 Sam. 18,25, -> m^r lmohar]), che atti aramaici di donazione di Elefantina. Cfr. AP
poteva eventualmente essere sostituita da una pre 8,8 s.: «Questo fondo lo do a te (jhbth) mentre
stazione di servizi (Gen. 29,15-30; Ios. 15,16 s.; vivo e dopo la mia morte; tu hai diritto a esso a
Iud. 1,12 s.; 1 Sam. 18,17-27; cfr. 1 Sam. 17,2552 partire da oggi e in futuro e ugualmente i tuoi
Sam. 3,14). figli dopo di te» (cfr. AP 13,7 s.: 25,8 s.; BM AP 4,
Nella storia dei due matrimoni di Giacobbe, 4 s.). Una formula simile si trova in un atto di do
Labano gli deve dare la figlia (Gen. 29,19) in com nazione di Nahal Hever: «... gratis do io (jhbt),
penso (maskóret: Gen. 29,15; cfr. 31,7.41; Ruth 2, N N , a te, N N , tutto ciò che mi appartiene a Ma-
12) per servizi resi. Alla fine di sette anni, quando hoza...; (lo) do (jhbt) a te quale dono perpetuo
Giacobbe obietta all’astuzia di Labano, questi (mtnt 7 m)» (Y. Yadin, IE J 12 [1962] 241 ss.). La
promette di dargli anche la figlia più giovane ba- specificazione «gratis» s’incontra spesso negli atti
*abódà «per il lavoro» che egli dovrà fare per lui ufficiali aramaici: brhmn (AP 18,2; 2 5 ,11.14 ; 43,3;
per altri sette anni (Gen. 29,27). Il be in ba‘àbóda BM AP 4,4.12; 7,41; 9,5.12.16 s.; 10,9), brhmh
è un b c pretti che appartiene alla formula comple (BMAP 6,14), rhmt (AP 9,6 s.; BM AP 12,26.31)
ta del contratto matrimoniale: nàtan bittó /CN N o mn r'w tj (5/6 Nahal Hever 6 ar.). Tali formula
l e’issà ba'àbódà / b emdhar (habb'tulót) (y Sam. zioni non hanno invece alcun equivalente nei te
18,25; cfr. £*• 22,16) / b cmé'à ’órlót p clistim (1 sti sacerdotali relativi alla consegna del paese.
Sam. 18,2552 Sam. 3,14). Gen. 13,14 s.17 mostra che la consegna del pae
Oltre al móhar o al suo equivalente c’è inoltre se ad Abramo ebbe immediata efficacia giuridica.
il mattàn, un «dono» specifico ex marito (Gen. Effettivamente il passo in questione allude al dop
34,12 nominato dopo móhar). Si tratta probabil pio rito della presa di possesso del paese, cioè alla
mente dell’equivalente dell’acc. nudunnù che era visione di tutto il territorio e al suo attraversamen
una sorta di «dono maritale» (dono primae noc- to (cfr. D. Daube, Biblical Law 25-39). iQapGen
tis) o di dono dello sposo al futuro suocero (cfr. mostra un particolare interesse per l’esecuzione
AH w 8oob; C A D N/2 310). Non è certo se Gen. di questo rito da parte di Abramo che percorre la
24,53a si riferisca a questo mattàn perché i monili terra promessa (21,8-20) com’è descritto in Gen.
offerti a Rebecca corrispondono piuttosto al du- 15,18. Una variante in Ex. 32,13 dove si legge
màqù delle leggi assire dell’età media (Tfl. A §§ w enàhàlù l e‘òlàm invece di la'àhuzzat ‘ólàm
25.26.38). Questi gioielli dovevano ornare la spo (Gen. 17,8; 48,4) mostra che gli autori sacerdotali
sa (cfr. Is. 61,10) e le erano consegnati solo per hanno preso in prestito la loro formula dagli atti
ché li indossasse durante la cerimonia di nozze. di donazione mortis causa. In uno di questi il pa-
Per contro le migdànót che vennero date ai fratel terfamilias dona, poco prima della morte, un’ere
li e alla madre di Rebecca potrebbero essere il mó dità a uno o più dei suoi discendenti (cfr. Ezech.
har (Gen. 24,53^. Questo, il dono o i doni ex 46,16). A questo proposito gli autori sacerdotali
marito, devono essere distinti dagli sillùhim che il rimasero fedeli a una tradizione arcaica, attestata
padre provvede (jnàtan, 1 Reg. 9,16; cfr. Mich. 1, anche nel Deuteronomio, nella quale s’incontra
14) in dote alla figlia e che in caso di divorzio può di frequente l’espressione hà’àres *user jhw h ’élò-
riprendersi (Ex. 18,3: ’ahar sillùhèbà «oltre alla hèkà nótén l ckà nahàlà «il paese che Jhwh, tuo
sua dote»). Dio, ti dà in eredità» (Deut. 4,21; 15,4; 19,10; 21,
7. Nei testi sacerdotali del Pentateuco promes 23; 24,4; 25,19; 26,1; cfr. 3,18; 4,38; 20,16; 29,7; los.
sa e dono del paese vengono espressi per mezzo II,23).
di formule prese in prestito dagli atti ufficiali di Tuttavia in Gen. 17,7 s. la consegna del paese
donazione. Se si confrontano tra di loro le espres ha un riscontro; al dono del paese, che è oggetto
sioni di Gen. 12,7; 13 ,15 .17 ; 15,18; 17,8; 24,7 e del patto (cfr. Ex. 6,4), è legato l’impegno a rico
48,4 (cfr. Deut. 1,8; Num. 32,29; iQ S 11,7) si ar noscere Jhwh quale Dio: lihjót l ekd lé'lóhim (Gen.
riva a ricostruire la formula seguente: nàtatti l ekd 17,7; Lev. 22,2}] 25,38; 26,45; cfr. Gen. 17,8). Ci
ùl'zar'akà ’ahàrèkà ’et-(kol-)hà’àres hazzò't si deve chiedere se questa espressione non abbia
(la)’àhuzzat 4ólàm / ‘ad ‘ólàm «do a te e alla tua un rapporto originario con la formula della dona
discendenza dopo di te questo (intero) paese in zione mortis causa, come potrebbero suggerire
possesso eterno / per l’eternità». L ’influenza sa Gen. 17,18 e Lev. 25,38. Se si pensa che in / Sam.
cerdotale vera e propria affiora solo nell’uso di 28,13 1° spirito del defunto è chiamato ’èlóhim
zar'àkà invece di bànékà, che si trova in Deut. (un indubbio indizio del culto dei morti, cfr. KTU
i? (v>7° 6 ) nàtan (E. Lipiriski) (v,7oó) 20
al suo ritorno: w ehàjà l ejhw h «e apparterrà a figlio o di una figlia, la cui forma completa sem
Jhwh» (Iud. 1 1 ,3 1; cfr. Num. 3,12 s.). bra fosse he'èbir b enó/bittó b à ’ès lammólek. N el
Un altro uso di nàtan in contesto sacro s’incon la prima formula nàtan può essere sostituito con
tra in Lev. 20,2-4 e 1 Chron. 21,23. 1 Chron. 21, qdspi. (Ex. 13,2a) o hif. (Num. 3,13). Per il paral
23 il Cronista ha sostituito la formula pregnante lelismo qds//ntn cfr. Ier. 1,5; 1 Reg. 9,7; 2 Chron.
di 2 Sam. 22,24 (habbàqàr là 1olà) con nàtatti hab- 7,20; Nehem. 12,47; K A I 43,9. Secondo Num.
bàqàr là'lolà «do il bue per l’olocausto». Il me 18,15 nàtan l cjhwh può essere anche sostituito
desimo costrutto sintattico si trova tre volte nel con la formula sacrificale hiqrìb l ejhwh (cfr. Lev.
brano di Lev. 20,2-4, c^e dovrebbe esser stato ag 1,2; Ezech. 46,4; Esdr. 8,35 ecc.).
giunto dal redattore sacerdotale: nàtan mizzar'ó nàtan rèàh nihóàh (Ezech. 6,13), lett. «dare un
lammólek «dare qualcuno dei discendenti per il profumo tranquillizzante» (cfr. sopra, 11.1), è una
sacrificio molek». Un glossatore posteriore, che espressione che appartiene all’ambito dell’olo
non capiva più il senso del termine mlk e inter causto (cfr. Gen. 8,20 s.; Ex. 29,18.25; Num. 15,3
pretava ntn Imlk nello stesso senso di ntn Ijhwh, ecc.). Ezech. 20,28 si serve del verbo sim invece
inserì in Lev. 20,5 la glossa lizenòt ’ahàrè ham- che di nàtan (cfr. sopra, IT.2), sebbene quest’ulti
mólek. L ’espressione ntn (m )zr'w Imlk, caratte mo verbo sia usato ancora con rèàh come oggetto
rizzata dall’uso sacerdotale di zr‘ nel senso di «di diretto in Cant. 1,12 ; 2,13; 7,14. nàtan s’incontra
scendenza» (cfr. K. Elliger, H AT 1/4,273 n. 6) non anche nelle espressioni nàtan terumat jhwh (Ex.
era tuttavia alcuna formula autentica del rituale 30,14 s.; Num. 18,2852 Chron. 31,14 ; cfr. W. von
del molek. Questa formula si presenta nella for Soden, U F 2 [1970] 269-270) e nàtan terumà l ejh -
ma he'èbir b enó/bittó (bà'ès) lammólek (Lev. 18, wh (Num. 15,21; cfr. 18,19). Questo nesso con te-
21; 2 Reg. 23,10; Ier. 32,35) oppure he'ébir b enòj rumà «dono, offerta, tributo» è tuttavia più raro
bittó b à ’ès (Deut. 18,10; 2 Reg. 16,3; 17,17; 21,6; con nàtan che con i verbi equivalenti hèrìm (Ex.
23,10; Ezech. 20,31; 23,37 [LX X , S]; 2 Chron. 35,24; Num. 15,19; 18,19.26.28 s.; Ezech. 45,1; 48,
28,3 [LXX , S]; 33,6; cfr. Num. 31,23). Si può an 20) e hèbi’ (Ex. 35,5.21.24 \Deut. 12,6 .11; Nehem.
che ricostruire la formula be'èbir kol-peter-rehem 10,4052 Chron. 31,10.12).
(lammólek) (Ex. 13,12; Ezech. 20,26 dove Imlk fu 2. Alcuni testi invitano a «dare kàbód a Jhwh»
letto come Im'n) che si riferisce al sacrificio del (oltre a nàtan [/ Sam. 6 ,5 ; Ier. 1 3 , 1 6 ] s’incontra
primogenito. no qui jàhab [P5. 2 9 ,1 s.; 9 6 ,7 s.; 1 Chron. 16 ,2 8 s.;
Lev. 18,21, la cui origine è diversa da quella cfr. Bar. 2 , 1 7 s.] e sim [Ios. 7,19; Is. 4 2 ,1 2 ] ) «dare
dell’attuale contesto, combina l’espressione sa tóda a Jhwh» (Ios. 7 , 1 9 ; Esdr. 1 0 , r i ) , «dare ‘óz» a
cerdotale ntn m zr'w Imlk con la formula rituale lui (Ps. 6 8 ,3 5 ; cfr- Ps- 2 9>r i 9 6 ,7 ; 1 Chron. 16 ,2 8 ) c
h 'bjr Imlk: mizzar'àkà lo’ tittén l eha'àbir lammó a «dare kàbód al suo nome» (Mal. 2 ,2 ) . Il salmista
lek «Non offrirai nessuno dei tuoi discendenti invita Jhwh stesso a «dare kàbód al suo nome»
nel sacrificio molek»; cfr. il testo simile di Ezech. (Ps. 1 1 5 , 1 ) e da parte sua Jhwh assicura che lui
20,26.31 dove mattànà sostituisce il verbo nàtan. «non darà il suo kàbód a nessun altro» (Is. 4 2 ,8 ;
In due proposizioni parallele w a ’àtammè’ ’ótàm 4 8 , 1 1 ) . Tuttavia egli «dà» a Salomone «ricchezza,
b emattenótàm // beha‘àbir... lammólek ’ósimém (beni,) kàbód» (/ Reg. 3 , 1 3 5 2 Chron. T, i 2 ; cfr. an
(invece di l ema‘an ’àsimmèm, cfr. Ps. 5,11; GKa che Eccl. 6 ,2 ). Egli «dà» al perfetto grazia e kàbód
§ 68) Ezech. 20,26 esprime lo scopo per il quale (Ps. 8 4 ,1 2 ) . D ’altra parte il saggio proclama che è
Dio ha dato al popolo le leggi funeste: «Affinché inutile «dare kàbód» a uno stupido (Prov. 26 ,8 ).
io vi renda impuri mediante le vostre stesse offer Questi testi usano nàtan che di regola contiene
te e vi macchi mediante la presentazione di tutti i l’idea di un passaggio, di una cessione di beni.
primogeniti nel sacrificio molek». Si trova un pa L ’espressione nàtan kàbód, usato sempre senza
rallelismo simile al v. 31 dove è palese che mattà articolo, è dunque sorta a un determinato momen
nà indica il sacrificio dei primogeniti o di bambi to dell’evoluzione semantica di kàbód (-» kbwd),
ni in generale, nàtan è quindi attestato nella ter quando questo termine indicava una «somma» o
minologia del sacrificio molek come minimo dal una «totalità», come nei documenti contabili e
l’inizio del vi sec. a.C., ma è possibile che una con amministrativi di Ugarit (M. Liverani, U F 2
taminazione di due diverse formule sia avvenuta [1970] 89-108). Per kàbód nel senso dell’ «intera
già in quel periodo: una del sacrificio dei primo proprietà» cfr. Gen. 3 1,1; Is. 10,3; Nah. 2,10; Ps.
geniti maschi, che si presenta nella forma nàtan 49,17. «Dare kàbód a Jhwh» significa quindi che
bckór bànim / kol-peter-rehem l ejhw h (Ex. 22, ci si sottomette totalmente alla sua volontà e lo si
28b.2f)b; 13,12), l’altra della consacrazione di un riconosce Signore.
*3 (v,7°9) nàtan (E. Lipinski) (v ,7 io ) z4
Il senso primario dell’espressione era forse Deut. 26,10; Nehem. 10,38); cfr. anche nàtan ma-
molto concreto e implicava un’offerta di tutti i be *àser «pagare la decima» (Gen. 14,20; Num.
ni in questione al tempio o la loro consacrazione 18,21.24; Nehem. 13,5), espressione che tuttavia è
a Dio mediante un olocausto. Questa spiegazione più frequente con hèbV (Deut. 12,6 .11; Am. 4,4;
sembra trovare conferma nei racconti di Ios. 7, Mal. 3,10; Nehem. 10,38; 13,1252 Chron. 31,5 s.
19-25 e 1 Sam. 6,2-15. Secondo il contenuto ori 12). Le primizie e le decime rientrano tra le mat-
ginario di queste narrazioni furono aggiunte al te tenót qodàsim «le offerte sante» (Ex. 28,38) op
soro di Jhwh tutte le ricchezze di cui Akan si era pure semplicemente mattànót (Lev. 23,38; Num.
appropriato e lo scrigno con gli oggetti d’oro che 18,29) o mattàn (Num. 18 ,11) che si portano al
i Filistei volevano versare quale offerta di espia tempio.
zione (Ios. 6,19.24; 7,23; / Sam. 6,8.11). Il para 3. Il tempio di Salomone aveva indubbiamente
gone di Ios. 7,19 con Esdr. 10 ,11 mostra inoltre i suoi schiavi, che Ps. 68,19 chiama mattànót. In
che l’infame smascherato deve «dare a Jhwh tó vece i n'tinim (L X X va-Sivaìoi, va-^ivip. o va-Siviv)
dà'». L ’espressione nàtan tódà è probabilmente si si trovano solo nel tempio postesilico. L ’espres
nonimo di hèbV tódà (Ier. 17,26; 3 3 ,11; 2 Chron. sione è tradotta alla lettera in 1 Chron. 9,2 con 01
29,31) e qittèr tódà (Am. 4,5) e si riferisce forse a SeSójxevot «i dati», e la funzione è appropriatamen
un sacrificio di ringraziamento, nel caso in esame te resa in Giuseppe (Ant. 11,5 ,1 [128]) con lepó-
perché Dio ha svelato l’origine del male. Le due SouXoi e così pure in j Esdr. 1,3, dove il vocabolo
frasi sìm-nà’ kàhód l'jhwh... w eten-ló tódà (Ios. greco mantiene ancora il suo significato origina
7,19) non invitano assolutamente lo sciagurato a rio di «schiavi del tempio».
cantare un inno, ma gli intimano di lasciare tutto I n'tmim venuti da Babilonia (Esdr. 2,43-54;
a Jhwh e a presentargli un sacrificio (cfr. Ps. 50, Nehem. 7,46-56; Esdr. 8,17.20) vennero conside
23a). Ci si deve chiedere se tutto sommato questo rati «i discendenti degli schiavi salomonici». Essi
doppio rito non provenga dalla tradizione della formano un gruppo di 392 persone (Esdr. 2,58;
guerra santa. Anche qui il bottino strappato al ne Nehem. 7,60). Questi «dati» abitavano sull’Ofel
mico viene versato nel tesoro di Jhwh e a Jhwh si vicino al tempio (Nehem. 3,26.31; 11,2 1; cfr. 1
sacrifica il bestiame minuto razziato per ringra Chron. 9,2; Esdr. 2,70; Nehem. 7,63). Essi forma
ziarlo della vittoria. Questa spiegazione trova ap vano la classe inferiore degli inservienti del tem
poggio in / Sam. 15,15.2 1, nonostante la maledi pio ed erano al servizio dei leviti (Esdr. 8,20). 1
zione pronunciata da Samuele al v. 22 (cfr. anche loro nomi rivelano in parte un’origine straniera
1 Sam. 6,14). (Esdr. 2,43-54; Nehem. 7,46-56). Sebbene Ezech.
Lo sviluppo semantico ha legato kàhód all’idea 44,6-9 rinfacci agli Israeliti di aver condotto stra
di «ricchezza»: cfr. nàtan kàhód in 1 Reg. 3,13; 2 nieri nel tempio scaricando su di loro una parte
Chron. 1,12; Eccl. 6,2; Ps. 84,12; Prov. 26,8. In dei servizi, egli non li chiama netìnim. È tuttavia
Ezech. 39,21 l’espressione va invece vista nel si possibile che questi versetti si riferiscano alla me
gnificato specifico di Ezechiele e della tradizione desima istituzione nel secondo tempio, dato che
sacerdotale: w enàtatti ’et-kehódi baggójim, signi Ezech. 44,6-31 va proprio datato in epoca postesi-
fica dunque «Metterò la mia gloria in mezzo alle lica.
nazioni». Poiché i n'tinim vengono da Babilonia e hanno
Secondo Ps. 84,12 Dio «dà» hèn w ekàhód. hén un nome che c un prestito aramaico (< *natin, ne-
è oggetto diretto di nàtan in Gen. 39,21; Ex. 3,21; tinajjà\ Esdr. 7,24), tradotto poi con l’ebraico ne-
11,3 ; 12,36; Ps. 84,12; Prov. 3,34; 1 3 , 1 5 . Ciò fa tìnim in Esdr. 8,17 (K); Num. 3,9; 8,16.19; 1 8,6; 1
supporre che hèn abbia talvolta un significato Chron. 6,33, si deve supporre che la loro origine
relativamente concreto. Di fatto la 'eben hèn di debba essere cercata nella Babilonia dei Caldei.
Prov. 17,8 è «una pietra preziosa» e la liwjat hèn R.P. Dougherty (90 s.) fi ha messi in rapporto
di Prov. 1,9; 4,9 è «un diadema prezioso», nàtan con l’istituzione dei serkutu, la cui esistenza è do
hèn significa probabilmente «rendere prezioso», cumentata soprattutto per le età di Nabonedo, C i
un significato che rende più comprensibili le mas ro e Cambise. Lo serku «consacrato, oblato» e la
sime di Prov. 3,34 e 1 3 , 1 5 . serkatu «oblata» erano schiavi del tempio che era
L ’espressione nàtan kàbód l'jhw h è affine con no stati «dati» (nadànu) o «consacrati, votati»
nàtan rè’sit l'jhw h «dare a Jhwh le primizie / il (zukku) alla divinità per ottenerne il favore. La
meglio» (Num. 18,12; Deut. 18,4; Ezech. 44,30; provenienza di questi oblati era diversa. Si tratta
cfr. Num. 15,21), una formula nella quale nàtan va di prigionieri di guerra che il re aveva «dato»
può essere sostituito da hèbV (Ex. 23,19; 34,26; al tempio; di schiavi i cui padroni li avevano
25 (v,7i i ) nàtan (H.-J, Fabry) (V,7I2) 26
«dati» alla divinità in segno di devozione; di figli 18,6), la formula di consacrazione dei nettnim, che
di debitori insolvibili che li avevano «dati» al era nota anche al redattore sacerdotale, doveva
tempio per sanare i loro debiti e, naturalmente, suonare così: nàtan NP netin(à) l ejhwh «dare NP
dei bambini nati dalle nozze tra «oblati». L ’origi a Jhwh come consacrato/a».
ne dei netinim dovrebbe essere la stessa: alcuni La denominazione netinim fu presa in prestito
potevano essere doni fatti da Ciro, altri dai Giu dalla terminologia aramaica della Mesopotamia,
dei babilonesi che non ritornarono in patria ma dove netin era l’equivalente aramaico di serku.
volevano testimoniare il loro attaccamento al tem Sebbene l’uso tecnico del termine sia documenta
pio di Jhwh con un’offerta votiva importante (cfr. to solo nel decreto di Artaserse 1 in Esdr. 7,24, pu
Esdr. 1,6; j Esdr. 2,9). 1 220 netinim che Esdra por re i N P aramaici natìn, natinà', natini, natìnat ri
tò con sé nel 458/457 a.C. (Esdr. 8,17.20; cfr. 7,7) corrono di frequente (R. Zadok, On West Semites
venivano dal tempio (hammàqóm, cfr. A. Causse, in Babylonia 124; W. Kornfeld, Onomastica Ara
Les dispersés d ’Israèl 26 s.) di Casifia, che senza maica aus Àgypten 63) e corrispondono ai nomi
dubbio aveva una funzione simile a quella del di origine accadica serku, serkà’ (AH w i2i7a).
tempio di Elefantina, ma dovrebbe comunque es L ’esempio più antico del nome mna-ti7~n[u] vie
ser stato di gran lunga superiore a quest’ultimo ne da Gozan e va datato ai primi dell’vin secolo
perché potè procurare alla carovana di Esdra 38 (AfO suppl. 6, nr. 25,2). Poiché questo Natin è in
leviti e 220 nelinim. realtà uno schiavo, l’uso di questo N P può essere
A Gerusalemme essi abitavano un bèt hannetì- un indizio dell’esistenza deiristituzione dei neti-
nim (Nehem. 3,31; cfr. la bit serki degli «oblati» najjà' già nei templi della prima età aramaica.
babilonesi). I n'tinim di Gerusalemme erano sot La presenza di schiavi stranieri nel tempio di
toposti a un responsabile che aveva il titolo di lal- Gerusalemme suscitò alla lunga proteste (cfr.
hannetimm (cfr. rab serki) e apparteneva lui stes Ezech. 44,6-9). Si cercò, in reazione, di attribuire
so alla classe degli «oblati» (Nehem. 11,2 1). I due a David l’istituzione dei netìnim (Esdr. 8,20), ma
responsabili dei netinìm menzionati in Nehem. la frase relativa in questione è chiaramente se
11,2 1 dovrebbero essere identici con i primi due condaria (solo qui si usa il pron. relativo aramai
capi dei netinim di Esdr. 2,43 e Nehem. 7,46. Da co se). Un tentativo di far risalire a Mosè la pa
ciò si deve concludere che l’elenco (Esdr. 2,43-54; ternità dell’istituzione dei nettnim (Num. 31,30.
Nehem. 7,46-56) non enumera le famiglie dei netì~ 47) non ne fa tuttavia il nome. Alla fine l’istitu
nìm, bensì loro gruppi o squadre comandate da zione dei netinim sparì e i loro compiti furono as
un responsabile. sunti dai leviti (Ezech. 44,10-14). Questa sostitu
La serkatu del tempio di Ishtar a Uruk era mar zione viene sancita in Num. 3,9; 8,16.19 e 18,2-6
cata con la stella di Ishtar sulla maho (AHw 42ib, (cfr. 1 Chron. 6,33), e a leggere questi passi si
115 5b); anche Is. 44,5 ricorda la prassi di tatuare potrebbe dedurre che i netiriim, che fossero Ebrei
la parola l ejhwh «appartenente a Jhwh» sulla ma per nascita o per conversione, siano stati equipa
no. Poiché questo testo data verso la fine dell’esi rati ai leviti. Per contro la Mishna continua a di
lio e riporta che stranieri si facevano tatuare sulla stinguerli da altri gruppi nazionali, ponendoli al
mano l ejhwh per essere «chiamati col sopranno gradino più basso della scala sociale insieme con i
me Israele» ( fk u n n eh , cfr. Tg. e S), la prassi po «meticci» e i trovatelli (Jeb. 2,4; 6,2; 8,3; 9,3; Qidd.
trebbe riferirsi ai netinim tra i quali c’erano nu 4 ,1 ;Makk. 3,1 ;H or. 1,4; 3,8). .
merosi stranieri. Può essere che fosse già seguita E. Lipmski
a Casifia. Num. 3,9; 8,19 e 18,6 contengono una
espressione che proviene probabilmente dalla for v .i.I L X X ricorrono ampiamente al verbo 81-
mula di consacrazione di un netin. L ’espressione 8óvat e composti (per il qal circa 1660 volte, per il
in questione è parallela a quella accadica ana ser- nif. 46 volte + 1 1 volte TtapaStSóvai, il h of 6 vol
kuti. ana N D nadànu «dato alla divinità per il ser te) per tradurre nàtan. t i - S É v g u e composti ricor
vizio al tempio tra gli oblati» (AH w I2i7b). Num. rono più di 220 volte, mentre vengono impiegati
18,6 va effettivamente letto così: «I leviti... dono solo sporadicamente altri verbi: pàXAetv e com
per Jhwh come consacrati» (hall'wijjìm... mattà- posti (20 volte), xa$/tCTTavai (13 volte), ecc.
nà netunìm l'jhwh). Queste parole furono cam (11 volte), Ttoieìv (9 volte) e xàaaEiv ecc. (5 volte).
biate in Num. 3,9 e 8,19 in nàtan 'et hallewijjìm Traduzioni con forme nominali sono isolate e
netunìm l e'ahdrón «dare i leviti ad Aronne quali non significative (àizó/8o\i.<x ecc.).
consacrati». Poiché i leviti prendono qui il posto 2. Rispetto alla Konkordanz di Kuhn (58 esem
dei nctinìm e Aronne quello di Jhwh (cfr. Num. pi; cfr. Labuschagne) le ricorrenze di nàtan nei
27 (v>7 ! 3) nàtas (Ch. Barth) (v,7i4) 28
testi di Qumran sono nel frattempo salite a 128, L i. Sembra che nts sia una radice peculiare al
una gran parte delle quali non può tuttavia esser l’ebraico (etiopico nasata}); finora non si è trova
presa in considerazione a causa del contesto fram to un suo esatto riscontro in nessun’altra lingua
mentario o corrotto. Nella sostanza l’uso corri semitica. Per stabilire una base comparativa i les
sponde a quello dell’A.T. Numericamente fre sici ricorrono a nts ‘ lacerare’, nt' ‘rompere’ e nts
quenti sono le espressioni «dare visione, cono ‘strappare’ (-» nts, cfr. l’ar. natasa), ma non è di
scenza» ecc. (nàtan bina, da'at, hokmà, rùàh ecc.: mostrabile alcuna affinità etimologica. Forse si
iQpHab 2,8; iQ H 4,17; 5,19; 6,8; 8,1 r; 18,27; tratta di diversi ampliamenti di una base nt-, al-
19,27; 20,12; 21,27 P ii 23»!4; 4Q*°4 18,2; 4Q 511 l’incirca ‘strappare via’ (cfr. sotto, 1.4).
48,51, 11, 1; iiQ Ps* 18,3; 27,3); «consegnare (al 2. Nell’A.T. la radice ricorre solo in forme ver
nemico ecc.)» (nàtan b eja d , iQ pH ab 4,8; 5,4; bali (42 volte); cfr. per contro la forma nominale
9,6.10; CD 1,6; 4QpIsa B 7; 4QpPs 37,2.20; 4,10; medioebraica netisà (Levy, WTM 111 457 s.). Tra i
11Q T 62,9; 63,10; cfr. 11Q T 59,19); «tenere giu temi verbali il più frequente è il qal (31 volte), se
dizio, giudicare» (nàtan mispàt, iQ pHab 10,3; guito da pi. (7 volte), nif. (2 volte) epu. (1 volta).
2Q22 2,4; 4Q501 1; 11Q T 51,16; 55,2.16; 56,12; Nel caso di nittesù in Ezech. 1 6 ,3 9 si tratta di una
60,16; 62,13; 64,13); «dare disposizioni» (nàtan forma pi. (contro KBL/ e Lisowsky). La forma
huqqim, iQ H 10,37). Anche fuori di queste lo juttàs (Lev. 1 1 , 3 5 ) , ritenuta comunemente un
cuzioni, soggetto quasi esclusivo di nàtan è Dio: hof., va considerata più opportunamente (con
egli dà il paese in possesso (iQ S 1,7; 1Q 22 2,2; G K a §§ 52e; 53U) un qal passivo (cfr. K B L 2 644;
4Q501 1; 11Q T 51,16; 55,2.16; 56,12; 60,16; K B L 3 695).
62,13; 64,13); egli dà coraggio (iQ M 14,6), ma an I libri nei quali nts compare con maggiore fre
che terrore (iQ H 19,4); egli dà la preghiera d’im quenza sono Giudici (8 volte), 2 Re (8), Geremia
plorazione (iQ H 17,10), ma anche l’inno di lode (7), Ezechiele (3), 2 Cronache (6, di cui 5 pi.); in
(iQ H 19,4); egli dà pace e regno (iQ Sb 3,5; 4QPB altri le ricorrenze sono inferiori a 3: Esodo (1),
4); egli dà il respiro vitale (1 iQ Psa 19,4), un cuo Levitico (2), Deuteronomio (2), Isaia 1-39 (1),
re forte (4Q183 1,2,4), misericordia (1 iQ T 55,11), Naum (1), Giobbe (1), Salmi (2); la radice manca
benedizione (11Q T 53,3), ma anche terrore (iQ S invece del tutto in Genesi, Numeri, Giosuè, 1-2
2,5) ecc. A questa regola si sottrae clamorosamen Samuele, Isaia 40-66, i Dodici profeti (eccetto
te 11Q T nel quale, in conformità delle norme ri Naum?), Proverbi, Megillot, Esdra, Neemia, 1
prese dal Deuteronomio e dal Levitico, il sogget Cronache. - Invece di nittesu in Nah. 1,6 si legge
to implicito è, nel 50% dei casi, un uomo. Questo generalmente nissetu (nwr v. sotto, 11.5). Al con
dato statistico segnala una differenza significa trario ci sono molte buone ragioni per supporre
tiva rispetto al resto delle Regole degli esseni di in ler. 2,15 un originario nittesu invece del tradi
Qumran. zionale nissetu (Q), il che porterebbe a 8 le ricor
renze della radice nts in Geremia.
3. Nell'uso di nts domina il significato di ‘ab
battere, demolire, distruggere (qualcosa di co
struito)’. Il verbo indica l’ «abbattimento violen
m natas to» di case, torri, mura, città intere, ma anche al
tari, santuari sulle alture e altre strutture per il cul
I. La radice. - 1. L’etimologia. - 2. Forme, distribuzio to. Prescindendo dai pochi esempi di uso figurato
ne. - 3. Significato. - 4. Verbi paralleli. - j. Le versioni (v. sotto, n .5), si tratta costantemente di costru
antiche. -11. Uso. - 1 .1 resoconti della riforma del culto. zioni fatte dalla mano dell’uomo o di oggetti la cui
- 2. tòròt e parenesi. - 3. Cronache di guerra. - 4. Oraco
distruzione viene espressa con nts. L ’idea concre
li profetici. - 5. Poesia sacra e sapienza.
ta dell’«abbattimento rovinoso» è rimasta tal
Bibl.: R. Bach, Bauen und Pflanzen (Fs. G. von Rad, mente viva c forte nell’uso che non ci si deve mai,
1961, 7-32). - J.A. Emerton, New Light on Israelite in nessun caso, fermare al significato più generico
Religion: The Implications of thè Imcriptions from di ‘distruggere’ (GesB 531). E. Jenni cerca di di
Kuntillet ’Ajrud: ZAW 94 (1982) 2-20). - J. Halbe, Das mostrare che nei passi con il qal l’accento ca
Privilegrecht Jahwes Ex 34,10-26 (FRLANT 114, 1975,
drebbe sull’azione in sé, nei passi con il pi. invece
115 s.). - S. Herrmann, Die prophetischen Heilserwar-
tungen im A.T. (BWANT 85, 1965, 165-169). - E. Jen sul risultato, sullo stato finale (pi. «fattitivo/risul-
ni, Das hebrdiscbe Pi'el, Ziirich 1968, 184. - W. Thiel, tativo»).
Die deuteronomistische Redaktion von Jeremia 1-2) 4. Per tale significato specifico nts si distingue,
(WMANT 41, 1973, 62-79). - -» hrm (hdram). più o meno nettamente, dai numerosi verbi espri
29(v,7i5) nàtas (Ch. Barth) (V>7X5) 3 °
menti distruzione usati in parallelo o come integra ri di Ba‘al, due volte del taglio (krt) dell’ashcra
zione di nts. - Semanticamente il verbo più vicino è (cfr. hrs in 6,25). Per il significato di ’oserà cfr.
hrs 'demolire’, usato spesso in parallelo (-» hrs, Ier. Emerton. - A proposito di Asa in 1 Reg. 15,12 s.
1,10; 31,28; Ezech. 16,39; 26»12; Ps. 58,7; Ind. 6,25
si narra che avrebbe eliminato gli idoli e anche
insieme con nts ai vv. 28.30-32), Oltre a un’estrema
prossimità con nts, hrs esprime da un lato l’idea ag distrutto (krt, srp) «il simulacro dell’ashera» eret
giuntiva dello «sfondamento» (Ex. 19,21.24) e dal to dalla regina madre; in 2 Chron. 14,2-4 si rac
l’altro, più frequentemente, il significato generico di conta in maniera molto più diffusa che egli avreb
«distruzione, annientamento» (Ex. 15,7; Is. 49,17; be «eliminato» (hésir) gli altari e alture, «frantu
Ier. 42,10; Ps. 28,5; Prov. 29,4).-U n verbo usato con mato» (sbr) le stele e «tagliato» (gd‘) le ashere. -
particolare frequenza come parallelo di nts è sbr In forma lapidaria 2 Reg. 3,2 parla dell’elimina
‘rompere, spezzare’ (-» sbr, Ex. 34,13; Deut. 7,5; 12,3; zione delle stele di Ba‘al compiuta da Joram, fi
2 Reg. 11,18 con 2 Chron. 23,1752 Reg. 23,15 LXX; glio di Acab. - Il racconto della riforma del culto
25,10,13; 2 Chron. 31,1; 34,4; sbr con nts: Ex. 23,24).
promossa da Jehu in 2 Reg. 10,26 s. presenta ora
- A fianco di nts appaiono qua e là i verbi di signi
ficato affine dqq ‘stritolare’ (2 Chron. 34,7), hth ‘at un testo confuso, ma lascia comunque capire chia
terrare, buttare giù’ (Ps. 52,7), ktt ‘frantumare’ (2 ramente che il tempio e le stele di Ba‘al vennero
Chron. 34,7) e rss ‘fracassare' (2 Reg. 23,12). - ‘Ta abbattuti, distrutti (srp, nts) e sconsacrati. - An
gliare’ o ‘abbattere’ è il significato di due verbi che che la distruzione (srp, nts) del tempio di Ba‘al a
vengono usati, come i precedenti, insieme con nts: Gerusalemme, inclusi altari e simulacri, compiuta
da un lato krt (-> krt, Ex. 34,13; Iud. 6,25 s.28.30), «da tutto il popolo» (2 Chron. 23,17) o dal ‘am
d'altra parte gd' (Deut. f,y,2 Chron. 31,1; 34,4.7; in ba ’àres (2 Reg. 11,18 ) dopo la caduta di Atalia
sieme con sbr. Ezech. 6,6). - C ’è ancora un ultimo (cfr. per la questione W. Rudolph, Fs. A. Bertho-
gruppo di verbi di significato affine che si trovano
let, 1950, 473-478), appare come una riforma del
impiegati nelle vicinanze di nts: nts (-> nts, Ier. 1,10;
18,7; 31,28); nsh (Ps. 52,7) e ns‘ hif (Iob 19, 10). culto. - Il breve sommario circa le misure di ri
Questi verbi significano ‘tirare via, fuori da, cavare, forma prese da Ezechia in 2 Reg. 18,4 menziona
strappare' marcando così un chiaro contrasto con nts l’eliminazione delle alture, la frantumazione delle
‘tirare giù, abbattere’. stele, il taglio dell’ashera e il fracassamento del
nchustàn (hésir, sbr, krt, ktt). Il passo parallelo di
j. Le diverse traduzioni di nts nei L X X con 2 Chron. 3 1,1 (cfr. 33,4) usa in parte altri verbi
fermano il significato specifico della radice che si (gd‘, nts), aggiunge gli altari, omette il nehustàn
è appurato. I verbi usati con maggior frequenza ed estende l’azione a tutto Giuda, Beniamino,
sono xa$aipeiv, xaTaaxaTCTetv e xaTaa-roieiv. Vie Efraim e Manasse. - Soltanto l’ultimo dei reso
ne tradotto con questi verbi anche hrs che è prati conti di questo genere ha un più ampio respiro
camente un sinonimo di nts. Analogamente la Vg. narrativo: riguarda la riforma del culto promossa
ha frequentemente destruere (27 volte), poi sub da Giosia dapprima in Giuda (2 Reg. 23,4-14),
vertere (5 volte) e demolire (4 volte), ma solo ra poi anche a Betel (2 Reg. 23,15-20). Dietro e tra
ramente dissipare (2 volte), suffodere ‘ minare’ le molte aggiunte (ad es. 23,16-18) appaiono an
(Iud. 6,31 s.), comminuere ‘frantumare’ (2 Reg. 10, cora chiaramente evidenti contenuto e stile dei
27) ecc. sommari brevi (distruzione dei santuari degli alti
luoghi, di altari. Ashere, abitazioni delle prostitu
i l i . Il gruppo più numeroso di esempi dell’uso te dei templi, usando i verbi nts [vv. 7 $.12.15],
di nts (16 volte) si trova nei riepiloghi relativi alla tm’ [v. 8], rss [v. 12], srp [v. 15], hésir [v. 19]). Il
distruzione e profanazione di santuari e oggetti racconto parallelo in 2 Chron. 34,4-7 offre un re
di culto cananei. Sommari simili per forma e con soconto molto più breve (distruzione e profana
tenuto - che qui converrà definire «resoconti del zione di altari, ashere, immagini e altari dei pro
la riforma del culto» - si trovano in tutte le opere fumi, usando i verbi nts, sbr, ktt, gd') che potreb
storiche a eccezione dello Jahvista. La formula be rappresentare uno stadio più antico della tra
della «eliminazione degli dèi stranieri» (hèsìr [-» dizione. In questo gruppo di testi va classificato
swr] in Gen. 35,2; Ios. 24,14.23; Iud. 10,16; 1 Sam. anche 1 iQ T 2,6, l’unico esempio da Qumran.
7,3 s.) può essere considerata una forma breve di 2. Un altro gruppo di attestazioni (6) si trova
questo modello stilistico. - Iud. 6,25-32 riferisce, nel contesto di leggi e di «prediche» che spiegano
nel quadro di un’eziologia del nome Jerubbaal, in senso parenetico le leggi. Si tratta di tòròt in
riguardo alla riforma del culto promossa da Ge senso stretto, cioè di regole sacerdotali di purità
deone sull’altura presso Ofra; in 6,28.30-32 si (Lev. 11-15 ), soltanto in Lev. 11,35 e 14,45. A ll’in
parla quattro volte della demolizione (nts) di alta terno della Torà sugli animali puri e impuri (Lev.
3 1 (v,7i6) ndtas (Ch. Barth) (v, 7 1 7 ) 32
11) un’interpolazione piuttosto lunga (w . 24-39) l’opera storiografica dtr.). La radicalizzazione del
regola il caso del contatto di una persona o di divieto fa riscontro alla baalizzazione del culto di
suppellettili domestiche con animali morti da so Jhwh, quale appare per la prima volta con tangi
li. Contenitori di terracotta nei quali è caduta la bile concretezza storica nella narrazione delle ge
carogna di un animale impuro devono essere fran sta di Elia. Secondo la concezione dtr. sono pro
tumati (sbr, 11,33); forni e fornelli devono essere, prio questi «comandamenti dell’interdetto» mo
in caso analogo, demoliti (nts, 11,35). - L ’esempio saici a essere stati applicati in occasione delle con
in Lev. 14,45 appartiene alla Torà relativa alPim- tinue e ripetute riforme del culto - purtroppo mai
purità da lebbra (Lev. 13-14) e all'interno di essa abbastanza coerenti.
alle istruzioni circa la «lebbra» di vesti e casa (13, 3. Si ha un uso totalmente diverso, apparente
47-59; 14,33-53). Un capo di abbigliamento diven mente del tutto «profano», di nts quando si tratta
tato impuro va bruciato (srp, 13,52.55.57), una ca di demolire normali case, torri, mura o città.
sa analogamente colpita dev’essere demolita (nts, Sette esempi di questo genere possono essere
14,45). La ricorrenza di nts, sbr e srp nei due passi raccolti in una classe particolare in quanto si tro
e nel loro contesto ricorda l’uso linguistico dei «re vano nel contesto di cronache di guerra. Ciò vale
soconti della riforma del culto» (v. sopra, 1I.1). per la notizia della distruzione della «torre» (cioè
Inoltre anche l’uso di nts in contesti che vanno della rocca) di Penuel a opera di Gedeone (Iud.
considerati commenti parenetici di leggi mira co 8.9.17). Questo resoconto si trova nel quadro del
stantemente a norme e provvedimenti di riforma la tradizione di Manasse della campagna militare
del culto. Ex. 34,13 (distruzione degli altari cana di Gedeone contro i Madianiti in Transgiordania
nei, di stele e ashere, ricorrendo a nts, sbr, krt) fa (Iud. 8,4-21). - Anche Iud. 9,45 si trova nel con
parte dell’interpolazione dtr. dei w . n b - 13 . Alle testo di una storia di guerra (conquista di Sichem
medesime misure radicali si esorta (con i verbi hrs, sotto il comando di Abimelek, Iud. 9,22-49): la
sbr in 23,24) anche in Ex. 23,20-33, l’appendice città viene espugnata (Ikd), distrutta (nts) e semi
dtr. al «libro del patto». - Deut. 7 contiene ai vv. nata con il sale (-» mlh [melah]). - Tutti gli altri
i - i i e 17-26 due «prediche» (G. von Rad, ATD esempi di questo gruppo provengono da crona
8\ 48 s.) circa il dovere di eseguire l’interdetto che sulla catastrofe di Gerusalemme del 586 a.C.
sugli abitanti del paese; le esortazioni formulate come sono conservate in 2 Reg. 24,18-25,21 e Ier.
nello stile di comandamenti positivi inserite in 52,1-27; in forma di estratti in Ier. 39,1-10 e no
Deut. 7,5 (distruzione di altari, stele, ashere e im tevolmente rielaborati in 2 Chron. 36 ,11-21. Alla
magini: verbi nts, sbr, g d ‘, srp, cfr. 7,253) coinci parte comune dei quattri racconti appartiene l’in
dono in larga misura con quelle di Ex. 34,13 e dicazione che i Caldei avevano incendiato tempio,
23,24. - Un’altra, quasi identica formulazione del reggia e tutte le case (srp), e demolite tutt’intorno
«comandamento dell’interdetto», che in realtà co (nts) le mura della città (cfr. 2 Reg. 25,10 con v. 9;
stituisce una istruzione attualizzata per laici (G. Ier. 52,14 con v. 13; Ier. 39,8; 2 Chron. 36,19).
von Rad, ATD 8J, 65) si trova nella prima stesura Due resoconti riferiscono inoltre la notizia del
della «legge sulla centralizzazione» dtr. in Deut. fracassamento (sbr) degli arnesi di bronzo presso
12,2-7 (nth & r, srp in 12,3). - Il «comandamento il tempio e all’interno di esso (2 Reg. 25,13; Ier.
dell’interdetto» compare per l’ultima volta alla fi 52.1 7)-
ne dell’introduzione al libro dei Giudici (lud. 2 ,1
In generale quest’uso di nts e paralleli corrispon
5; qui il v. 2), dove si menziona unicamente la de
de in tutto e per tutto all’uso linguistico delle crona
molizione degli altari (nts), e secondo i L X X inol che delle campagne militari dei sovrani dell’Oriente
tre anche la frantumazione delle immagini (sbr}). antico. Può servire da esempio il resoconto di Asar-
Le leggi più antiche alle quali si riferisce que haddon (680-669 a.C.) sulla conquista di Menfi: «Di
sto genere di predica potrebbero aver pensato al strussi (la città), demolii (le mura) e la diedi alle fiam
divieto di concludere alleanze con gli abitanti del me» (AN ETJ 293). La «demolizione» fu eseguita,
paese (cfr. l’espressione tipizzata lo' tikr'tù berit secondo Ezech. 26,9, mediante arieti, picconi o piedi
in Ex. 34,12.15; 23,32; Deut. 7,2; lud. 2,2). Ma an di porco. Raffigurazioni di questa tecnica risalenti ai
tempi di Assurnasirpal 11 (883-859) e Assurbanipal
che questa formula deriva probabilmente allo sti
(668-631) sono riprodotte in Y. Yadin, The Art of
le omiletico dtr. Perciò è molto più probabile
Warfare in Biblical Lands, New York - London
l’ipotesi di un’interpretazione più severa dell’an 1963,11 388-393. 446; O. Keel, Die Welt der altorien-
tico divieto riguardante le divinità straniere (cfr. talischen Bildsymbolik und das A.T., 21977, tav. v;
Ex. 34,14 nel contesto del v. 13; Ex. 23,24 e anche R. D. Barnctt, Assyrische Skulpturen im British Mu-
Ios. 23,7 e 2 Reg. 17,35 nel quadro parenetico del seum, 1975, taw. 27 ss.
33 (v,7 *«) natas (Ch. Barth) (v>7 19 ) 34
Tuttavia è giustificato domandarsi se l’uso di tale distruzione (nts, hrs; cfr. sht a 26,4) segue lo
nts nelle cronache di guerra dell’A.T. - soprattut schema dei «resoconti di guerra» ma sposta la
to quando nel contesto ricorrono verbi paralleli scena nel futuro; inoltre i nemici non agiscono
come srp e sbr - non possa essere stato talora per proprio conto, ma come esecutori del giudi
influenzato dall'idea dell’applicazione dell’inter zio di Jhwh. Ezech. 16, al cui contenuto base ap
detto. Nel caso di lud. 9,45 si tratta di una possi partiene l’annuncio del giudizio dei vv. 35.3730*.
bilità che va presa in seria considerazione, poiché 39-4ia (W. Zimmerli, B K x iii/i2, 360 s. 363), è,
«l’opposizione tra Cananei e Israeliti fa da sfon rispetto a quel discorso, ancora una volta peculia
do alla storia di Abimelek» (H.W. Hertzberg, re e diverso in quanto la distruzione della città vie
ATD 94, 203). Più che mai ci si deve aspettare una ne presentata qui nello stesso tempo, anzi antici
influenza del vocabolario dell’esecuzione dell’in patamente, come un atto di «riforma del culto»
terdetto nel caso dei racconti della distruzione di che avviene in esecuzione del diritto sacro.
Gerusalemme redatti da mano dtr. C ’è un motivo per la contrapposizione temati
4. Un ulteriore gruppo è costituito da nove ca tra nts e altri verbi di distruzione (nts, hrs, ‘bd
esempi dell’uso di nts in oracoli profetici (Is. 22, hif.) c i due verbi positivi bnh ‘costruire’ (-> bnh)
10; Ier. 1,10; 4,26; 18,7; 31,28; 33,4; Ezech. 16,39; e nt1 ‘piantare’ (-» nt‘) alla fine di Ier. 1,4-10 (rac
26,9.12; per Nah. t ,6 v. sotto, 5). Oggetto della conto della vocazione di Geremia; cfr. R. Bach).
demolizione sono qui le città del regno di Giuda Tale contrapposizione si trova in molte parti in
(Ier. 4,26), determinate case in Gerusalemme (Is. prosa del libro di Geremia (Ier. 18,7-9; 3 r>*8;
22,10; Ier. 33,4) o Tiro (Ezech. 26,12), le torri del senza uso di nts anche in 12,14 s.; 24,6; 42,10 e
la cinta difensiva di Tiro (Ezech. 26,9; par. le mu 45,4). In questi passi nts e paralleli sono usati
ra della città), luoghi di culto straniero in Gerusa come verbi che simboleggiano il giudizio, la di
lemme o nei dintorni (Ezech. 16,39). 1° tre casi struzione e la morte a causa del messaggio affida
nts è usato senza oggetto (Ier. 1,10; 18,7; 31,28). to al profeta - analogamente bnh e nt‘ come sim
Il soggetto sono «gli uomini di Gerusalemme» boli di un rinnovato dono di grazia, vita e cresci
(Is. 22,10; per Ier. 33,4 cfr. W. Rudolph, HAT ta. Con S. Herrmann e W. Thiel si deve supporre
1/12*, 214), Nabucodonosor (Ezech. 26,9.12) e gli che nei suddetti passi di Geremia ci si trovi di
«amanti» di Gerusalemme tra i grandi stati confi fronte a interpretazioni della redazione dtr.
nanti (Ezech. 16,39). N ell’uso senza oggetto, il 5. Un ultimo gruppo comprende quattro esem
soggetto è indirettamente Jhwh stesso (Ier. 1,10; pi forniti dal contesto poetico di forme stilistiche
18,7; 31,28; cfr. Rudolph 7 n. 5); che sia Dio inniche e sapienziali, che inducono a priori ad
l’agente risulta anche dal contesto (Ier. 4,26; cfr. aspettarsi che l’uso di nts sia figurato. - N ell’inno
v. 27). acrostico di Nah. 1,2-9*, conservato solo a metà,
il v. 6 descrive la potenza irresistibile dell’ira di
L’oracolo di Is. 22,1-14 viene solitamente datato al Jhwh: «La sua collera si riversa come il fuoco | e
tempo immediatamente successivo alla rottura del le rocce ne vengono spaccate (nts)». Invece di nit-
l’assedio posto da Sennacherib a Gerusalemme (701 tesu si è soliti leggere generalmente, sin dai tempi
a.C.). In questo oracolo (w. 8b-i 1) si parla di misu di Marti (1904), nissetu, ma anche il T.M. offre un
re per migliorare la difesa della città, tra le quali c’è
l’abbattimento di determinati edifici (v. 10). Quella buon senso, cfr. «le rocce sono spaccate da lui»
che per il governo era «politica realistica», agli occhi (D.L. Christensen, ZAW 87 [1975] 22). - In Ps.
di Isaia non è che una pericolosa «utopia» e segno 52,7 si minaccia il castigo a un governante empio:
della mancanza di fede (cfr. H. Wildberger, BK x/2, «Così Dio ti abbatterà (jittoskà) per sempre | ti
830). - La menzione della demolizione di «case della afferrerà e strapperà via dalla tenda | e ti sradiche
città e case dei re di Giuda» nel contesto dell’oraco rà dalla terra dei viventi». - Ps. 58,7 contiene una
lo di salvezza di Ier. 33,4-9 (qui v. 4) e di tutto il cap. richiesta di eliminazione degli empi dal paese: «O
23 (generalmente non considerato autentico di Gere Dio, spezza (hrs) loro i denti in bocca; | o Jhwh,
mia) sembra ricordare l’abbattimento volontario di
fracassa (netós) la dentatura dei giovani leoni».
case di Is. 22,10, ma in base al contesto si riferisce
invece allo stato di totale desolazione di Gerusalem Capire quale sia la situazione concreta, nella vita
me e dintorni che si aveva sotto gli occhi dopo il 586 e nel culto, presupposta in entrambi i salmi (cfr.
a.C. anche Ps. 12; 14; 64; 75; 82) è notevolmente diffi
cile. Per il tentativo di individuare in questi testi
I tre esempi di nts in Ezech. 16,39; 26,9.12 si «liturgie profetiche di lamento» cfr. J. Jeremias,
trovano nel contesto di oracoli di giudizio rivolti Kultprophetie und Gerichtsverkundigung in der
a Gerusalemme e a Tiro. La profezia della loro to sp'àten Kónigszeit Israels, W M ANT 35,1970, 110-
35 (v»7 ! 9 ) nataq (T. Kronholm) (v,72o) 36
127. - In /o& 19,6-22 Giobbe lamenta l’ingiusti Non si deve però trascurare che nella storia della
zia che deve patire da parte di Dio: «Mi ha demo lingua ntq è anche correlato a radici come nth e ntk
lito tutt’intorno (jitt'sèni), io me ne dovetti anda (nth solo al pi. ‘spezzettare [la carne]’; nètah ‘pezzo
re; | sradicò la mia speranza come un albero» (19, [di carnc]’ [KBL} 691]; cfr. ar. nataha ‘togliere’ [Lane
276 ic]; et. nataga/natga, detrahere [Lex. Ling. Aeth.
10: trad. F. Horst, BK x v i/i}, 277). Mentre alla
660 s.]; natha ‘strappare via’ [Nòldeke, NB 197]; ntk
base del secondo stico c’è l’immagine dell’albero è documentata inoltre anche in ugaritico, yaudico
sradicato, sotto al primo c’è quella della fortezza e accadico, dove il tema base significa ‘riversarsi’
assediata (cfr. Iob 16,14). L ’uso di nts applicato al [KBL} 691 s.]).
l’uomo in Ps. 52 e nel libro sapienziale di Giobbe
rende chiara ed evidente, ancora una volta, la con 11.1. Nell’A.T. la radice ntq è attestata con si
notazione dell’«esecuzione dell’interdetto», da curezza solo nel verbo nataq e nel nome neteq. Il
una nuova angolazione teologicamente rilevante. verbo compare 27 volte (escluso Eccl. 12,6 cong.)
Ch. Barth nelle forme qal (3 volte), nif. (io), pi. ( n ) e h iff
hof. (3) così distribuite: 7 volte in Geremia, 5 in
Giudici, 3 in Giosuè, 2 in Is. 1-39, 2 in Ezechiele,
2 in Salmi, 2 in Giobbe e 1 volta ciascuno in Le-
vitico, Tritoisaia, Naum e Qohelet. Il nome neteq
(v. sotto, il.3) si trova solo nel Levitico (13 volte
POI nàtaq in Lev. 13,30-37; inoltre 14,54). La radice ntq non
ricorre in aramaico biblico.
pn 3 neteq 2.a) Già i tre esempi di nataq qal indicano cam
pi d’impiego diversi: il senso concreto di ‘strap
1. Etimologia. - 11. Ricorrenze nell’ Antico Testamento pare via’, ‘staccare* una cosa o un organo del cor
- 1. Questioni generali. - 2. Il verbo nataq. - 3. Il nome po e l’uso militare figurato di ‘attirare allo sco
neteq. - in. L X X . - iv. Qumran. perto’ gli abitanti di una città con l’astuzia.
Bibl.: F. Criisemann, Ein israelitisches Ritualbad aus Nell’oracolo di Jhwh riguardante il re Jojakin
vorexilischer Zeit: Z D P V 94 (1978) 68-75. ~ M. Dahood, (Ier. 22,24) si parla di un sigillo anulare portato
Hebrew-Ugaritic Lexicography v i i : Bibl 50 (1969) 340 alla mano destra che viene «strappato via» o ad
s. - G .R . Driver, Studies in thè Vocabulary of thè O.T. dirittura «scosso via» (v. sopra, 1): «Persino se tu,
ni: JThS 32 ( 1930/31) 361-366, spec. 363 s. - L . Kòhler,
Konia, figlio di Jojaqim, re di Giuda, fossi un
Der hebràische Mensch. Eine Skizze, 1953 (rist. 1976,
sigillo (anulare) alla mano destra, io ti strapperei
42-45). - Th. Seidl, Torà fiir den «Aussatz»-Fall. Lite-
rarische Schichten und syntaktische Strukturen in Levi- comunque da lì» (a meno che non si debba legge
tikus i j und 14 (Arbeiten zu Text und Sprache im A.T. re ’ett'qennu, v. W. Rudolph, HAT 1/123, 144).
18, 1982). - A. Seybold, Das Gebet des Kranken im Un altro uso proprio del verbo nàtaq ha il suo
A. T. Untersuchungen zur Bestimmung und Zuordnung habitat linguistico, a quanto sembra, nel linguag
der Krankheits- und Heilungspsalmen (BW AN T 99, gio degli allevatori di bestiame e nella terminolo
1973)- gia sacerdotale dei sacrifici. In H è uno dei quat
1. Già il grammatico ibn Barùn (1100 circa) tro verbi (nàtaq, kàtat, mà‘ak c kàrat) per la ca
spiega la radice dell’ebràico biblico ntq (in Iud. strazione: «Non porterete a Jhwh una vittima sa
20,32; Ier. 22,24; Eccl. 4,12 e Lev. 22,24) median crificale alla quale siano stati schiacciati, contu
te il confronto con l’ar. nataqa ‘scuotere’ (P. si, strappati (nàtuq) o tagliati (i testicoli)» (Lev.
Wechter, Ibn Barun ’s Arabie Works on Hebrew 22,24).
Grammar and Lexicography, 1964, 104). Questa Una volta nàtaq qal è usato anche con un si
radice è attestata in altre lingue semitiche: et. na gnificato relativo alla tattica militare: ‘attirare allo
taqa ‘ togliere, portare via’ (W. Leslau, Cuntribu- scoperto’ con astuzia. Secondo il racconto del
tions 35; Lex. Ling. Aeth. 662), samaritano (Ben l’infamia di Gabaa (Iud. 19-21) gli Israeliti stu
Hayyim, LO T 1957-61, 11 522L 530; cfr. K B L 3 diarono il piano per «attirare allo scoperto, fuori
695), aramaico di Deir ‘Alla (ntq itp., 5, C4, dalla città, sulle (due) strade (verso Betel e verso
ATDA 256), aramaico postbiblico (netaq ‘strap Gabaon)» i Beniaminiti di Gabaa (Iud. 20,32; cfr.
pare, separare’ ecc.; nitqà‘ = ebr. bibl. neteq, Jas la funzione affine del verbo al v. 31, hof.; ancora
trow 945b). Il significato primario della radice ntq in Ios. 8,16 nif.; Ios. 8,6 hif).
sembra che sia ‘staccare, tirar via, liberare, strap b) nàtaq nif. indica lo «strappo» di oggetti
pare, sradicare’. concreti (chc «si strappano»: fili, cinghie, corde):
37 (v,72i) nàtaq (T. Kronholm) (V.722) 38
«fili di stoppa» (Iud. 16,9); «lacci/cinghie dei san con nàtaq. In questi testi si parla di svincolarsi
dali» (Is. 5,27); «tiranti/corde della tenda» (ler. dalla signoria di Dio (3 volte): vogliono liberarsi
10,20; Is. 33,20; anche Eccl. 12,6 se il T.M. (K: da questa catena il popolo di Dio, oppure Israele,
jirhaqi Q: jéràtéq) fosse da emendare così: 'ad o i re del mondo (Ps. 2,3). Si parla tre volte di ca
’àser jinnàtèq hebel hakkesef «prima che la funi tene di una signoria non israelitica: di Babilonia
cella d’argento si strappi fall’improwiso]», v. (ler. 30,8), di Ninive (Nah. 1,13) e delle catene
BHS; A. Lauha, BK xix, 204 s.) e infine «fili a tre dell’esilio in tutto il mondo (Ps. 107,14); in questi
capi» (Eccl. 4,12). casi è Jhwh che spezza i ceppi per liberare il pro
Una volta questa funzione del n if è usata me prio popolo.
taforicamente: proprio come i fili ecc. anche i «di Secondo Is. 58,6 rientra nel giusto digiuno spez
segni», i «piani» (zimmdtaj, lob 17 ,11) possono zare i lacci di coloro che sono ridotti in schiavitù
«essere strappati» velocemente. per liberarli: «Strappate via ogni giogo» (per il
Un altro esempio di nàtaq n if, l’unico del ge passo cfr. ancora M. Dahood, Bibl 50 [1969] 340).
nere, riguarda il processo di separazione nella Nella parabola dell’aquila, del cedro e della vi
raffinazione dei metalli. Il profeta Geremia è co te (Ezech. 17,1-10 ), collcgata con la violazione del
me un fonditore che fondendolo vuole separare il patto compiuta da Sedecia (17,1-24), il profeta ri
metallo puro dalle scorie; ma «le impurità non si prende un’espressione che appartiene al vocabo
fecero separare» (w 'rà'im ló’ nittàqu, ler. 6,29), lario dei viticultori quando riporta l’oracolo di
«evidentemente perché se si levavano le scorie, Jhwh sulla vite «infedele» (Giuda): «Non si svel
non restava più niente della massa fusa» (W. Ru leranno forse le sue radici...?» (hàlóy ’et-soràsèhà
dolph, HAT 1/123, 51), cioè del popolo di Dio. j enattéq..., v. 9).
In modo peculiare, ma ancora in senso pro Del tutto particolare è la formulazione in un
prio, ntq n if viene usato nel racconto dell’attra ampliamento dell’oracolo di Ezechiele circa Oho-
versamento del Giordano da parte di Israele: la e Oholiba (Ezech. 23,1-49), che non è testimo
«Quando i sacerdoti che portavano l’arca del pat niato dai L X X e da L e si trova all’interno di una
to di Jhwh uscirono dal Giordano, nitt'qù kappót seconda aggiunta (w . 31-34) riguardante la coppa
ragie hakkòbànim ’el hehàràba. Allora l’acqua di sventura di Ohola che viene messa nelle mani
del Giordano ritornò...» (Ios. 4,18). Il testo vuole di Oholiba perché sia costretta a berla e vuotarla
probabilmente dire che «le piante dei piedi dei fino all’ultima goccia e a rosicchiarne i cocci
sacerdoti si staccarono (dall’acqua) e (si posaro (T.M.; v. G.R. Driver, Bibl 35 [1954] 155; cfr. pe
no) sull’asciutto» (cfr. K B L 3 695^. Anche la fun rò BHS; W. Zimmerli, B K xm /i, 534). L ’aggiun
zione tecnica militare di nàtaq è documentata al ta dice: «Così che ne saranno lacerate le tue mam
nif. In occasione della presa di Ai, l’opera storio melle» (w'sàdajik tcnattéqi, v. 34) e probabilmen
grafica dtr. informa che gli Israeliti finsero di es te «intende mostrare, volgendosi indietro (ai vv. 3
sere sconfitti, si diedero alla fuga e furono inse e 21), come il castigo colpisca proprio quei seni
guiti dagli abitanti di Ai, «così che essi furono at dell’amante offerti senza ritegno agli Egiziani*
tirati allo scoperto fuori della città» (wajjinnàte- (Zimmerli 552).
qu min-hà'ir, Ios. 8,t6; cfr. sopra, n.2.a). d) Il significato concreto del qal viene ripreso
Proviene dalla vita dei nomadi l’espressione di nei tre esempi del causativo. Il significato fonda
Bildad, che a proposito dell'empio dice: «Verrà mentale ‘strappare, staccare’ risulta particolar
separato dalla sua tenda fidata» (lob 18,14; Per ^ mente evidente in ler. 12,3, dove il profeta invoca
testo cfr. G. Fohrer, KAT xvi, 298). Dio contro gli infedeli: «Strappali via come peco
c) ntq pi. indica generalmente uno «strappo re per il macello e consacrali al giorno del boia!».
(violento o improvviso)» di cose che di solito non L ’uso tecnico militare della radice ntq è pre
possono essere strappate facilmente. Sansone sente anche nella forma hif. Secondo Ios. 8,5 s.
strappò (wajnattéq) «le corde (sette e ancora fre Giosuè - nel contesto dei preparativi per la presa
sche, con le quali era legato) come si strappa (hin- di Ai - ha «attirato fuori» della città gli abitanti
nàtèq) un filo di stoppa quando tocca il fuoco» ricorrendo a uno stratagemma. Secondo Iud. 20,
(Iud. 16,9); inoltre «strappò via dalle braccia cor 29 ss. i Beniaminiti di Gabaa vengono indotti con
de nuove come se fossero un filo» (v. 12). Negli astuzia a fare una sortita e così «attirati fuori del
altri casi si tratta sempre di strappare, spezzare le la città» (honteqù min-hà'ir, v. 31).
«catene» (mòsèrà) (ler. 2,20; 5,5; 30,8; Nah. 1,13 ; 3. Il nome neteq s’incontra esclusivamente
Ps. 2,3; 107,14). Si deve notare che mòsèrà è quasi nelle leggi sacerdotali sulla lebbra (-» sr't [sàra'at])
sempre correlato (tranne che in ler. 27,2; lob 39,5) (Lev. 13,1-14,57), dove indica una malattia della
39 (v>7 2 3) nàtar (P. Maiberger) (V»7 Z4 ) 4 °
categoria della sara'at (per gli strati letterari cfr. no essere spezzate (Tjn ntq) e con catene che non
Seidl). potevano venire infrante». S. Holm-Nielsen sup
La definizione sacerdotale dei sintomi di neteq pone (Hodayot, Aarhus i960, z ìi) che lo sfondo
recita: «Quando in un uomo o una donna si ma dell’A.T. sia costituito da lud. 15,13 o anche da
nifesta un fenomeno morboso sul capo o sulla Ezech. 3,25 e Ps. 2,3. Tuttavia si può naturalmen
barba, il sacerdote controlla i sintomi. Se egli ap te pensare anche a lud. 16 ,11 s., dove non si tro
pura che la lesione sembra essere più profonda vano soltanto il verbo «legare» ('àsar) e il nome
della pelle e di colore rosso vivo (sàhób, K B L } «corda» (‘àbót), bensì soprattutto la radice ntq
945a), e che il pelo su quel punto è sottile, il sa (cfr. anche lob 36,8). _ . .
cerdote dichiarerà quella persona impura: è neteq; T. Kronholm
è sàra'at del capo o della barba» (Lev. 13,29 s.).
Qui si tratta probabilmente di dermatosi squamo
sa del capo o della barba: «Si deve probabilmente
pensare, in prima battuta, a una tricofizia provo “i r" aT natar
cata e sostenuta da miceti cutanei che si manifesta
in vari modi (pustole, vescicolette, forfora, nodu “in? neter
li). Queste tricomicosi (tigne tricofitiche) hanno
come sedi elettive le zone della barba e dei capel 1. Ricorrenze nell’ A.T. - 11. L’etimologia. - 1. Significa
li» (Elliger, HAT 1/4,184). to originario ‘saltare’? - a) Il qal. - b) Il pi. - c) Il hif. -
2. ntr semitico e biblico. - a) ‘cadere’. - b) ‘strappare via’.
ili. Nei L X X ntq è tradotto in modi molto di - 3. nàtar hif. con la «mano» (di Dio). - in. neter. -
versi. Il verbo nàtaq è reso soprattutto con 8iap- 1. Ricorrenze nell’A.T. - 2. Etimologia e migrazione
pY]Yvùeiv/8tappYjYvuvai/8tapp-r)craetv (pi. 6 volte, del termine. - 3. Uso della soda. - a) Nel Vicino Orien
nif. 1 volta), ma anche con altri verbi, tra cui àizop- te antico. —b) In Israele.
prjcTaEiv, pr,aaeiv, exaTcàv, aTtoaTiàv, SiatjTzàv e Bibl.: G.R. Driver, Difficult Words in thè Hebrew
crraiv. Il nome neteq è tradotto con -SpaGa(xa (ma Prophets (Fs. T.H. Robinson, Edinburgh '1957, [52
2 volte con xpaù(j:a). 72], 70-72).
iv. Negli scritti di Qumran la radice ntq com I. Il verbo ntr è attestato nell’A.T. solo 8 volte;
pare pochissime volte. Le ricorrenze più signifi 1 volta al qal (lob 37,1), 1 al pi. (Lev. 11,2 1) e 6
cative sembrano quelle del nome neteq nelle leggi volte al hif. (2 Sam. 22,3>[?]; lob 6,9; Ps. 105,20;
sulla protezione rituale del tempio e della Città 146,7; Is. 58,6; Abac. 3,6). In aramaico biblico la
Santa, che si trovano in 11Q T (45,7-48,?). Qui radice netar ricorre 1 volta (af.) in Dan. 4 ,11.
viene detto con estrema chiarezza chi non può
mettere piede nella Città Santa: chi è impuro ri II. Il significato originario di ntr non è definiti
tualmente per aver avuto polluzioni notturne o vamente assodato. Forse si deve tenere conto di
rapporti sessuali, i ciechi, chi soffre di perdite ve due (K B L 2'3: tre) diverse radici.
neree, chi è impuro per contatto con cadaveri e 1. Se il significato ‘saltellare, saltare’ che si rica
coloro chc sono affetti da sàra'at (11Q T 45,7-18); va dal contesto per il qal e il p i (i L X X traducono
a est della città si dovranno organizzare tre luo il pi. con 7tY}$<xv) vada considerato quello prima
ghi, separati tra di loro, dove sistemare «i malati rio è dubbio, in quanto non lo s’incontra in alcu
di sàra'at, i malati di gonorrea e coloro che han na lingua semitica. Probabilmente, come suggeri
no avuto un’emissione di sperma» (n Q T 47,16 sce J. Barth (ZD M G 43 [1889] 188), affine per ra
18; cfr. anche 48,14 s.). Tocca al sacerdote dichia dice è l’ar. natala (‘trascinare, tirarsi dietro’,
rare impuro chiunque sia malato cronico di sàra ‘svuotare’, ‘denigrare’) nel significato specifico e
'at o affetto di neteq (1 iQ T 48,17; cfr. B.2 . Wach- raro di «saltar fuori, sporgere (da una fila)» (se
older, The Dawn of Qumran, 19 8 3,121-124 ). condo J.G . Hava, Arabie-English Dictionary, Bei
Nei restanti scritti di Qumran la radice ntq rut 1951: «avanzare di corsa dalle linee [detto di
compare una sola volta, precisamente in forma soldato]»). - a) Il qal viene usato in lo b 37,1 per
nominale con un significato che nell’A.T. è docu il cuore che sussulta (hàrad) davanti alla potenza
mentato solo per il verbo, ‘essere strappato’. In e alla grandezza di Dio, tanto da «saltare su» dal
iQ H 13,36 s. la comunità prega, costretta dalle suo posto (mimm'qómó) (il Targum usa qui una
sue miserie, con il linguaggio dei lamenti: «Poi forma di t faz ‘saltare, saltellare’), cioè batte vio
ché sono stato legato con corde che non poteva lentemente. - b) Se il tema base denota un movi
4 J (v>7 2 5) ««tar (P. Maiberger) (y,7i6) 42
mento condizionato dalla situazione e legato al tagne, mascella); nutturu ‘strappare via, togliere’ (cfr.
luogo, anche se iterativo, il pi. in Lev. 11,2 1 indi AHw 766a e 8o6b). Qui si deve forse supporre un
ca evidentemente, nella sua funzione intensiva, il ampliamento della base nt- (-» nts, 1.1). A partire da
tipico movimento della cavalletta fatto di salti suc questa etimologia si può senz’altro comprendere
l’ebr. ndtar. In Iob 37,1 si vorrebbe quindi indicare
cessivi in qua e in là, di luogo in luogo (cfr. E. Jen
il forte pulsare («fino in gola») del cuore (cfr. Ps. 38,
ni, Das hebr. Pì*el 153). —c) La forma hif. viene 11 : libbì sKbarbar) che, per così dire, «viene strappa
spiegata partendo dal significato originario postu to via» dal suo precordio (LXX àTTEppurj, Vg. emo-
lato, ‘saltare’, nel senso causativo di ‘far saltare’ tum est; cfr. Ecclus 43,18: Ixairpe-ai xapSia). Il pi.
oppure di sciogliere le catene (Is. 58,6; Ps. 105,20; in Lev. 11,21 descriverebbe gli scatti delle cavallette
146,7 dove i L X X ricorrono sempre a una forma che saltando con le lunghe zampe «si staccano» da
di Xuto) e anche interpretato nel senso di «libera terra. La forma hif. in Is. 58,6; Ps. 105,20 e 146,7 può
re» o «alzare» la mano (di Dio, Iob 6,9), far salta essere spiegata non solo partendo dal significato
re su per il terrore, «far trasalire» (K B L3) o «far fondamentale ‘cadere (giù)’, bensì anche da ‘fare un
movimento rapido’ con il quale si esprime il momen
sussultare» (GesB) i popoli (Abac. 3,6) (cfr. l’acc.
to impulsivo e dinamico della liberazione dalle cate
taràru ‘tremare, sussultare’ e l’ar. tartara ‘scuote ne implicito nell’atto di «strapparsi via, togliersi o
re, agitare, rimestare’). spezzare» i ceppi; senza contare che, in fondo, an
che ‘cadere giù’ deriva da ‘fare un movimento rapi
Controversa è la forma hif. wajjattèr (tàmìm dar- do’ . Il hif. che in Abac. 3,6 descrive la reazione dei
kó I Q: darkì) in 2 Sam. 22,33 perché il passo paral popoli alla teofania di Jhwh è interpretato da Driver
lelo in Ps. 18,3 3 (che in genere è testualmente più af (70) in analogia con l’espressione accadica che Nabu
fidabile) legge wajjittén. H.W. Hertzberg (ATD 10, màtdti unattar «squarcia il paese» coi venti della
3 21) suppone tuttavia che in questo caso Ps. 18 offra tempesta, nel senso che Jhwh «lacera, dissolve» i po
«una poco adeguata semplificazione» e traduce «e poli, cioè li «separa e disperde». Se «strappare» vie
mi aprì la strada irreprensibile»; K BL2 propone (alla ne da ‘fare un movimento rapido’, allora Abac. 3,6
voce tur hif.) la congettura wd'ettar in luogo di wa- potrebbe significare che Jhwh spinge i popoli a fare
jattér, una forma qal di ndtar col significato secon un movimento rapido, cioè li fa «tremare», un paral
dario di «saltare via». Prima di ammettere un errore lelismo più che naturale con lo scuotimento della ter
nella tradizione bisogna però tener conto dei LXX, ra (mwd [cfr. K BL3 526]), oppure li mette in fuga
che di fronte a e^eto in Ps. 18,33 traducono in 2 precipitosa, così che essi «schizzano via» correndo
Sam. 22,33 è^ETtva^ev (A: è ^e t e iv e v , Vg. complana- in direzioni diverse (- «essere dispersi»).
vit), cioè con lo stesso verbo che usano anche per ne-
taraf. in Dan. 4,11 (ÈxTivàS;aTs). 3. Non è chiaro quale idea stia alla base di nd
2. Altre lingue semitiche forniscono due informa tar hif. associato con la «mano» di Dio (Iob 6,9)
zioni semantiche per ntr che spiegano etimologica
che dovrebbe tagliare il filo della vita di Giobbe.
mente l’uso del termine in ebraico:
F. Horst (BK xvi/i, 104) parte dal presunto si
a) in aramaico, siriaco, mandaico (cfr. MdD 308)
ntr significa ‘cadere, colare giù, gocciolare*. Il mede gnificato fondamentale ‘far saltare’ e traduce:
simo significato ha il medio ebraico ndtar (sinonimo «Che (Dio) lasciasse pure la sua mano libera» (di
di ndsar) ‘cadere, staccarsi’; nif. ‘staccarsi, liberarsi; agire). Partendo dalla stessa etimologia (‘ lasciar li
venire staccato, liberato’; hif. ‘staccare’: cfr. l’ar. na bero, scuotere, mettere in azione’) G. Fohrer
tura ‘cadere giù* (di foglie, nel dialetto siriano; per il (KAT xvi, 161) sembra presumere il significato
soqotri nétor, per il quale W. Leslau, Lexique Soqo- opposto quando interpreta «che lasciasse pure la
tri, Paris 1938, 279, registra il significato ‘farsi scap sua mano libera, che alzasse la mano» nel senso
pare, buttar lì una parola’; cfr. l’ar. natura al-kaldm, di «che ritirasse la sua mano» (157). Anche K B L 3
che secondo Hava significa praticamente «parlò mol
sostiene il significato «togliere, staccare = toglie
to»). In aramaico biblico netar compare una volta
nella forma af. in Dan. 4,11 dove, riferito alla chio re, ritirare» con riferimento a una frammentaria
ma dell’albero, significa ‘togliere, strappare le fo forma verbale in aramaico egiziano [ J tr in AP
glie’, ‘far cadere le foglie scuotendo’ . In Is. 58,6; Ps. 15,35 dove si dovrebbe leggere [’hn]tr «tolgo,
105,20 e 146,7 il hit. di ntr può risalire senz’altro a porto via» (haf di ntr) come equivalente di h ‘dt
un significato fondamentale ‘cadere (giù)’, che poi «rimuovo» (haf. di ’dj) (cfr. J.A . Fitzmyer, Fs.
andrebbe inteso nel suo senso causativo come ‘scuo W.F. Albright, Baltimore 1971,166).
tere via, far cadere’ le catene.
b) In arabo natara significa ‘strappare via, pren Probabilmente il costrutto ntr jd + soggetto divi
dersi con la forza, impadronirsi’, ‘strappare (una ve no si trova anche in ugaritico. Unico esempio: jd jtr
ste)’ (affine di nasara 1 ‘portare via, grattare via’; v ktrw\}ss (KTU 1.6, vi, 52 s.). Questa forma verbale
‘essere strappato, strapparsi [intr.]’); in accadico na- jtr compare unicamente qui. WUS nr. 1873 vorreb
tdru ‘aprirsi, lacerarsi (intr.)’; D ‘spaccare’ (?) (mon be farla derivare da ntr ‘fare un movimento svelto’,
43 (v,7 * 6 ) natas (J. Hausmann) (y/,727) 44
mentre UT nr. 2595 l’accosta a «tr (?) 11» senza indi Fremdwòrter im Griechischen, 1895, 53 - si face
carne il significato. RSP il, 1 suppl. 6c «possa egli va derivare etimologicamente neter da nàtar ‘sal
stendere la sua mano» (cfr. anche RSP m, 1 147) si tare su, esplodere’).
richiama a Iob 6,9 presumibilmente con il medesi P. Maiberger
mo significato, ma considera possibile anche una de
rivazione da wtr ‘essere in eccesso’, hif. ‘rendere ab
bondante’ così che jd jtr significherebbe «che possa
essere generoso». Finora le altre lingue semitiche
non forniscono alcuna chiara spiegazione per Iob 6, t f n“ iT natas
9. Al primo emistichio parallelo («volesse Dio deci
dersi a stritolarmi») si adatta ancora meglio, allo sta 1.1. Etimologia. - 2. Attestazioni. - 11.1. In Geremia. -
to attuale, il significato fondamentale di ‘fare un mo 2. Altri testi. - 3. Riepilogo. - ili. I LXX.
vimento rapido’ individuato prima (v. sopra, n.2.b),
col significato secondario «strappare»: che Dio vo Bibl.: R. Bach, Bauen und Pflanzen (Fs. G. von Rad,
glia finalmente «sciogliere, liberare» la sua mano che 1961, 7-32). - W. Thiel, Die denteronomistische Redak
c, per così dire, «legata», inattiva, a riposo, che la tion von Jeremia 1-2j (WMANT 41, 1973, spec. 163 s.).
metta in movimento (K. Budde) per tagliare il filo - H. Weippert, Die Prosareden des Jeremiabuches
della vita di Giobbe. (BZAW 132,19 73,191-202).
tutti i seguenti verbi: ’bd, nhs, r “ . In questa dtr. È nuovamente all’interno di un contesto dtr.
serie si aggiunge poi - prescindendo da Ier. 12,14 che s’incontra nts (1 Reg. 14,15), nell’annuncio del
s.17; 31,40 - il già menzionato nt‘, oltre al corre castigo fatto a Geroboamo con la predizione del
lato bnh - anche in Ier. 18,7, dove il rapporto l’esilio d’Israele pronunciata da Jhwh; in questo
viene tuttavia stabilito solo mediante il v. 9. Bach caso si tratta probabilmente dell’esilio del regno
suggerisce per questa serie una forma originaria del nord del 722/721 a.C. (cfr. E. Wùrthwein,
costituita da quattro elementi, nella quale i due ATD 11/ 1, 1977, 178). Dall’uso finora esaminato
verbi positivi bnh e nt‘ sono fissi, mentre i verbi si stacca sorprendentemente Ezechiele (19,12). Il
negativi possono variare (ri). Ma siccome la di lamento sulla casa reale in Ezech. 19,1 ss. sfocia in
stinzione diacronica dei vari testi di Geremia è un oracolo sulla regina madre (vv. 10-14), nel qua"
estremamente difficile, non è possibile dimostra le essa viene paragonata a una vite che fu sradica
re con sicurezza l’esistenza di un simile modello ta e trapiantata in una terra straniera dopo l’an
originario. nientamento dei suoi rami e dei suoi frutti. Se
In Geremia Jhwh è sempre l’autore o la causa condo W. Zimmerli (BK xiu /i, 429) la «madre»
prima dello sradicamento o dell’essere estirpati indica qui la casa reale di David nell’insieme. Si
(Ier. 31,40 è l’unico testo col nif. di nts, prescin deve dunque pensare all’esilio della dinastia, e non
dendo da Ier. 18,14). Oggetto di nts non è mai un direttamente a quello del popolo. In ogni caso il
individuo, ma sempre un gruppo: popoli e regni contenuto di nts resta immutato rispetto ai testi
(Ier. 1,10; 18,7), i deportati di Giuda (24,6), la ca fin qui considerati. Anche questa è una ragione
sa d’Israele e la casa di Giuda (Ier. 31,28), Geru per rifiutare una congettura metri causa che cor
salemme (Ier. 31,40), coloro che progettano di regga wattuttas (cfr. Zimmerli 419).
emigrare in Egitto (Ier. 42,10), persino i «vicini Nell’oracolo di salvezza di Am. 9 ,13-15 (ag
malvagi» (Ier. 12,14-17), ma si ha anche una for giunta posteriore) Jhwh promette a Israele che li
mulazione aperta, senza un preciso destinatario, pianterà nel loro paese e che essi non ne verranno
nell’oracolo rivolto a Baruc (Ier. 45,4). mai più estirpati. Qui la minaccia dell’esilio viene
Il verbo nts si trova nel contesto delle promes capovolta (H.W. Wolff, B K xiv/2, 408), con la
se di salvezza (in questo caso generalmente con promessa del ritorno nel paese e della permanen
lo’, cfr. Ier. 24,6; 31,28.40; 42,10) e anche negli an za definitiva in esso. La forma e il contenuto ri
nunci di rovina insieme con promesse di salvezza cordano entrambi i testi del libro di Geremia, dai
(Ier. 1,10 ; 12,14 s>175 I ^>7« 45»4)- È dunque chiaro quali probabilmente sono stati influenzati (cfr.
chc il termine, di per sé nettamente negativo, in Weippert 199).
Geremia non ricorre mai da solo nell’annuncio di I testi rimanenti presentano, per quel che ri
giudizio: quando vi compare, c’è sempre in pro guarda il loro uso di nts, un carattere più partico
spettiva l’opera salvifica di Jhwh. Questa assenza lare, pur mantenendo un’evidente prossimità se
nel puro annuncio di sventura si pone «singolar mantica con quanto si è visto finora. Per Mich. 5,
mente senza relazioni in rapporto al centro del 13 sorgono problemi per quel che riguarda l’og
messaggio di Geremia» (Bach 10). Da qui sorge getto al quale mira w enàtasti all’interno dell’in
l’interrogativo se l’uso di nts possa essere ricon vettiva di Jhwh contro Israele. In base al testo do
dotto allo stesso Geremia oppure abbia una diver vrebbe trattarsi di ’àsèrèkà, ma H.W. Wolff sug
sa origine. Secondo Bach la serie di verbi va data gerisce di leggere un originario ’ójebèkà, perché
ta nel secondo periodo dell’attività di Geremia di solito «fs è associato con la deportazione di per
(30). Anche H. Weippert (passim) attribuisce a sone e non viene mai usato per indicare la distru
Geremia stesso l’uso di nts, mentre Thiel e altri, zione delle ashere (BK xiv/4, 1982, 132 s.). Mich.
probabilmente prendendo in considerazione i dif 5,11 s. richiede tuttavia che si mantenga ’àsèrèkà,
ferenti contesti, parlano, con maggior ragione, di e va quindi accettato un uso atipico di nts. (Per la
un’origine dtr., come dimostrano anche alcuni te problematica di Mich. 5,13 cfr. anche RSP 1, in:
sti che esamineremo fra poco. 94 g)-
2. L ’uso di nts in Deut. 29,27 rimanda chiara Davanti alla liberazione dai nemici, in un inno
mente all’esilio in quanto già diventato una realtà: di ringraziamento a Jhwh il salmista di Ps. 9 urla
lo sradicamento avviene in conseguenza dell’ira trionfante: *àrìm nàtastà (v. 7). Qui l’uso di nts si
di Dio; Jhwh è, analogamente, di nuovo il sogget allinea con quanto visto in precedenza, se non al
to e Israele l’oggetto. La conclusione del versetto tro perché si parla dello spopolamento di città, un
mostra che la frase risale al periodo esilico, quin fenomeno che include probabilmente anche la de
di anche per questo si ha che fare con un testo portazione degli abitanti.
47 (v>73°) sbb (F. Garcia Lopez) (v,73r) 4 8
In Dan. 11,4, a differenza dei testi visti fin qui, prio paese analogo all’estirpazione di una pianta
si tratta più decisamente di un singolo individuo. dal terreno che le è essenziale. Forse nts sottolinea
Dan. n,2b-4 ruota attorno all’epoca e al regno di allora, alla sua maniera, l’importanza che nell’A.T.
Alessandro Magno e al declino della sua potenza. il paese ha per il popolo.
Qui non sono uomini a essere sradicati: è l’ impe
ro di Alessandro Magno che viene estirpato (fm- rii. Passando a considerare la traduzione di nts
natès malkuto). Certo nts è usato qui in senso lar nei L X X si fa l’interessante scoperta che vengono
gamente figurato, non più a proposito di persone usati ben 14 (!) verbi greci diversi per rendere un
bensì di un’entità astratta. unico verbo ebraico. Da ciò s’intende che per i
Nel discorso rivolto a Salomone alla conclusio L X X nts non presenta un contenuto particolare.
ne della costruzione del tempio (2 Chron. 7,12 ss.
par. 1 Reg. 9,2-9) Jhwh lo mette in guardia dal J. Hausmann
trasgredire i suoi comandamenti, perché altrimen
ti estirperà gli Israeliti dal proprio paese. È sinto
matico che nel testo base non appaia nts (ma kà-
rat) e che il Cronista inserisca di proposito il ver n S D sb b
bo, ricordando l’esperienza dell’esilio.
Infine il verbo nts compare ancora 3 volte nel
Siracide (Ecclus 3,9; 10,17; 49,7). I due ultimi sàbiby UCfiO m usab, 2DD m èsab,
passi sono in linea con quanto rilevato per l’A.T. T ‘ I n 'sib b à , H3
rQDJ TD* sibbà
Mentre 49,7 fa riferimento alla storia della voca
zione di Geremia, riproducendo quasi parola per I. Attestazioni extrabibliche. - II. Attestazioni bibliche.
parola Ier. 1,10, Ecclus 10,17 ® diretto ai popoli: - ili. Campo semantico. - iv. Questioni sintattiche,
Dio li scaccia dal paese e li estirpa. stilistiche e semantiche. - V. I testi più importanti. -
Ecclus 3,9 si trova invece in un contesto che 1. Il contesto bellico militare. - 2. Il contesto militare
rituale. - 3. Il contesto cultuale. —4. Il contesto religio
tratta dell’educazione e del problema del rappor so e teologico. - vi.i. I LXX. - 2. Qumran.
to tra genitori e figli: la benedizione del padre pre
para il terreno per le radici e la maledizione della Bibl.: Y. Aharoni, Araci Inscriptions, Jerusalem 1981. -
madre sradica la pianta. Qui nts è usato di nuovo G.W. Ahlstròm, Psalm 89, Lund 1959. - S.E. Balentine,
in senso figurato ma in modo diverso da prima, A Description of thè Semantic Field of Hebrew Words
per esprimere l’idea delle fondamenta dell’educa for «Hide»: VT 30 (1980) 137-153. - F.M. Cross, Jr.,
Epigraphic Notes on thè Amman Citadel Inscription:
zione, che in un bambino possono essere gettate
BASOR 193 (1969) 13-19. - F. Criisemann, Der Wider-
in maniera positiva oppure venire distrutte. stand gegen das Kònigtum (WMANT 49, 1978). - P.-
3. nts appare come un verbo che in rapporto E. Dion, Notes d’épigraphie ammonite'. RB 82 (1975)
con nt* fa pensare in primo luogo a un uso pro 24-33. ~M.A. Dupont-Sommer, Les inscriptions aramé-
prio riferito alle piante che, dopo essere state pian ennes de Sfiré (Stéles I et II)} Paris 1958. - J. Dus, Die
tate, vengono di nuovo strappate dal suolo. Ma, a Analyse zweier Ladeerzahlungen des Josuabuches (Jos
differenza di n t\ nts non viene mai usato nell’A.T. 3-4 und 6): ZAW 72 (i960) 107-134. - M. Éliade, Traité
in questo concreto senso agricolo; viene invece d'histoire des religions, Paris 1949. -J.A . Fitzmyer, The
sempre impiegato in senso figurato, e in tale uso Aramaic Inscriptions of Sefire, Roma 1967. - G. Gese-
nius, Thesaurus Linguae Hebraeae et Chaldaeae, Lcip-
si riferisce quasi costantemente allo sradicamento zig 1835 ss. - J.H. Grenbock, Die Geschichte vom Auf-
di un popolo o di un gruppo umano dalla propria stieg Davìds (1 Sam 1 5 - 2 Sam }) (Acta Theologica
terra e al conseguente esilio in un paese straniero. Danica 10, K.0benhavn 1971). - S.H. Horn, Tha Am
Quindi nts può essere minacciato come un’espe man Citadel Inscription'. BASOR 193 (1969) 2-13. - P.
rienza che sta per arrivare, oppure anche annun Humbert, La «terou'a». Analyse d'un rite biblique,
ciato nelle promesse di salvezza come un’espe Neuchàtel 1946. - A. Lemaire, Inscriptions hebraiques,
rienza che sta per essere superata, magari tra bre 1. Les ostraca, Paris 1977. - O. Masson - M. Sznycer,
ve. Jhwh è in tale contesto l’autore dello sradica Recherches sur les Phéniciens à Chypre, Genève-Paris
1972. - H.-P. Muller, Magisch-mantische Weisheit und
mento, anche se la sua causa è la mancata osser
die Gestalt Daniels: UF 1 (1969) 79-94. - G. del Olmo
vanza dei comandamenti che provoca l’ira di Dio. Lete, Mitos y legendas de Canaan segun la tradición de
Poiché non è dimostrabile che nts ricorra in testi Ugarit, Madrid 1981. - B. Peckham, Notes on a Fifth-
preesilici, si può partire dal presupposto che l’uso Century Phoenician Inscription from Kition, Cyprus
del verbo vada ricondotto all’esperienza dell’esi (CIS 86): Or 37 (1968) 304-324. - G. von Rad, Es ist
lio, interpretato come uno sradicamento dal pro noch eine Ruhe vorhanden dem Volke Gottes: ThB 8
49 (v>732) sbb (F. Garcfa Lopez)
Cv»73 3) jo
(1958) 101-108. W. Richter, Traditionsgescbichtliche 5. In aramaico antico c’è un esempio in un’iscri
Untersucbungen zum Richterbucb (BBB 18, 1963). - V. zione di Sefire, dove si legge whn j 't ' hd mlkn
Sasson, The Meaning of whsbt in thè Arad Inscription: wjsbn «e se uno dei re viene e mi accerchia» (KAI
ZAW 94 (1982) 105-111. - B. Stade, Der Text des Be- 2zz B,28; cfr. 34). Si tratta di un accerchiamento
richtes iìber Salomos Bauten. 1 Kò j-7: ZAW 3 (1883)
militare (cfr. Dupont-Sommer 257 ss.; Fitzmyer
129-177. - T. Veijola, Verheissung in der Krise. Studien
zur Literatur und Theologie der ExUzeil anhand des 9 ss.).
89. Psalms (AASF B 220, Helsinki 1982). - ld., Davids- 6. Infine in mandaico la radice sbb appare mo- •
verheissung und Staatsvertrag: ZAW 95 (1983) 9-31, dificata in swb ma con il significato invariato:
spec. 15. - J.A. Wilcoxen, Narrative Structure and Cult «circondare» (MdD 320). Si noti che nel Penta
Legend: A Study of Joshua 1-6 (Transitions in Biblical teuco samaritano si usa sbb ma anche swb (qal e
SchoUrship, ed. J.C. Rylaarsdam, Chicago-London hif).
1968, 43-70). 7. Dalle testimonianze citate risulta chiaramen
te che la radice sbb significa di regola ‘girarsi’ o
1.1. La radice sbb è attestata in ugaritico nella ‘aggirare, circondare, accerchiare’. Solo in un ca
forma base col significato ‘girare attorno a qual so (Arad) si deve prendere in considerazione il si
cosa’, ‘ trasformarsi in qualcosa’ e nella forma N gnificato ‘ trasferire, consegnare’. Il contesto è
col significato ‘essere trasformato’ (WUS nr. 1882 prevalentemente militare bellico o liturgico cul
collega quest’ultimo significato con sjb ‘colare, tuale; nell’iscrizione di Amman i due aspetti sem
fondere’). Nel mito di Ba‘al si legge sb ksp Irgm brano uniti.
hrs nsb llbnt «l’argento si era trasformato in lastre,
l’oro in mattoni» (KTU 1.4, vi, 34 s.) e nel poema II.1. Il verbo sbb ricorre nell’A.T. 16 1 volte: 90
di Keret un incantesimo dice: sb Iqsm ’rs «egli gi al qal (Pentateuco 9 volte; opera storiografica dtr.
rò attorno alle estremità della terra» (KTU 1.16, 37; Profeti 8; Scritti 36), 20 al n if (Pentateuco 3;
rii, 3). Nel poema di Aqhat, anche qui nel conte opera storiografica dtr. 7; Profeti 10, di cui 8 in
sto di un incantesimo, si trova il verbo nell’espres Ezechiele), 1 al pi. (2 Sam. 14,20), 12 al polel (Sal
sione jsbp'ith «girò attorno al suo campo riuscito mi 7), 32 al h if (Pentateuco 1; opera storiografica
male» (KTU 1 .1 9 ,1 1 ,1 2 ; cfr. 1. 19). dtr. 15; Profeti 4; Scritti 12) e 6 al hof. (Pentateu-
2. NeH’iscrizione ammonita trovata nella citta
C° 4^' • * • , •
della di Amman, una disposizione riguardante il 2. Il termine sàbìb viene usato come sost. (‘vi
culto del IX sec. a.C., la radice sbb compare in cinanze, dintorni’) o come aw . (‘attorno, tutt’in
due forme: sbbt e msbb ‘/ (11. 1 s.). La prima for torno, in giro’) (cfr. R. Cook, The Neighbor
ma corrisponde all’ebraico sebibòt e significa ‘cer Concept in thè O .T., Ph. diss. Southern Baptist
chio’ o ‘ciclo, corso’ attorno a qualcosa. La secon Theol. Scminary 1980). Le ricorrenze nell’A.T.
da, che corrisponde all’ebraico missàbìb, è contro sono 333: Pentateuco 73; opera storiografica dtr.
versa, ma significa probabilmente ‘ giro’. La co 50 (27 in 1-2 Re); Profeti 149 (Geremia 28; Eze
struzione con 7 fa pensare che si tratti di un atto chiele 109); Scritti 61 (23 nelle Cronache).
ostile (Horn 2-13; Cross 13-19 ; E. Puech - A. 3. Altri derivati sono: sibbà ‘svolta, disposizio
Rofé, RB 80 [1973] 531-546; Dion 24-33). ne’ (/ Reg. 12,15; il parallelo in 2 Chron. 10,15
3. In fenicio si trova sbb in un’iscrizione di Ki- nesibba)\ mèsab ‘ tavolata’ (Cant. 1,12), ‘dintorni’
tion (documento amministrativo, CIS 86) dove (2 Reg. 23,5), ‘ tutt’intorno’ (/ Reg. 6,29; Ps. 140,
bsbb significa ‘tutt’intorno’ o qualcosa di simile (1. 10; così anche m'sibbà, lob }y,iz)em usab (Ezech.
4; cfr. Masson-Sznycer 21-68; Peckham 304-324). 41,7 incerto).
4. Anche nell’ebraico extrabiblico sono noti al 4. Inoltre il Siracide ha 14 attestazioni: il verbo
cuni esempi. Nell’ostracon di Lachish nr. 4 (KAI 6 volte (3 qal e 3 h if), sàbìb 7, sebibà 1 (14,24).
194,9) c’è l’espressione btsbt hbqr, dove tsbt allu Guardando a questi dati statistici colpisce la
de a un ciclo; quindi, all’incirca: «al ritorno del frequenza delle ricorrenze in Ezechiele (sàbìb 109
mattino», «quando sarà di nuovo mattino» (Le- su 333; sbb 11 su 16 1; musab). Si deve inoltre no
maire 110 -117 ). Nell’ostracon nr. 2 di Arad si tare che la tradizione P nel Pentateuco, vicina a
trova l’espressione whsbt mhr, che Lemaire (181 Ezechiele, mostra un numero notevole di ricor
s.) interpreta «e tu restituirai»; Aharoni (15 s.) renze (delle 86 nel Pentateuco più di 60 sono di P).
come espressione militare «nel giro d’ispezione
del mattino»; Sasson ( 10 5 -111) come «passare, III. 1. Tra i termini semanticamente affini a sbb
consegnare, trasmettere» (come in / Chron. 10, particolarmente significativo è -> nqp hif. Delle
14; ler. 21,4; 6,12; Num. 36,7; Ecclus 9,6). 15 attestazioni di questo verbo, ben 1 1 sono col
5 i (v>734) sbb (F. Garcia Lopez) (v,734 ) 52
legate a sbb/sabìb (Ios. 5,3.11; 1 Reg. 7,24; 2 Reg. me polel e hif. (Ex. 13,18; Deut. 32,10; Ier. 21,4;
6,14 s.; n ,8; Ps. 17 ,9 -n ; 22,17; 48,13; 88,18; 2 Ezech. 7,22; Ps. 32,7; Esdr. 6,22; / Chron. 10,14
Chron. 4,3; 23,7). Nei Salmi i due verbi vengono ecc.) ma solo raramente con le forme qal, nif. e
usati in parallelismo sinonimico. Negli altri testi hof (tuttavia cfr. Ps. 7 1,2 1; lob 16,13).
si tratta di parallelismo, di rafforzamento o di 2. Anche gli oggetti di sbb sono molto vari. Si
integrazione del termine (cfr. sotto, v.2.1). notano i seguenti: un territorio (Gen. 2 ,11.13 ;
2. Il campo semantico di sbb coincide in parte Num. 21,4), una città (2 Reg. 6,1552 Chron. 17,9),
con quello di swb. Le due radici sono reciproca una casa (Gen. 19,4; lud. 19,22; 20,5), una perso
mente correlate, cfr. Gen. 42,24: «Egli si allonta na (lud. 16,2; / Sam. 17,30; 2 Chron. 13,13), una
nò da loro (wajjàsob me'àlèhem) ... poi ritornò da cosa (Ier. 52,21; Prov. 26,14) ecc- Tre oggetti van
loro (wajjàsob ‘àlèhem)». Particolarmente istrut no messi in particolare evidenza: pànìm, léb e sém.
tivo è il confronto dei passi paralleli di 2 Sam. 6, Questi tre nomi formano con sbb locuzioni ca
2oa e 1 Chron. i6,43b. Qui si usa la stessa formu ratteristiche che esprimono importanti cambia
la in un contesto identico e con lo stesso signifi menti nelle persone in questione, a) «Girare/vol
cato, ma nel primo caso si usa sbb, nel secondo tare la faccia» può essere inteso come un gesto pu
swb («David ritornò per salutare la sua famiglia»); ramente esteriore oppure indicare un cambiamen
i due verbi sono quindi in parte intercambiabili to di disposizione della persona, persino una for
(v. anche Ios. 6,14; 2 Reg. 9,18-20; Ier. 4 1,14; Ps. te avversione (lud. 18,23; 1 Reg- 8,14; 2 Chron.
59,7 1 S>- . 6,3; / Reg. 21,4; 2 Reg. 20,2; Is. 38,2; Ezech. 7,22;
3. Altri verbi paralleli a sbb sono: a) ktr che in 2 Chron. 19,6; 35,22 [hif]; v. anche 2 Sam. 14,20
Ps. 22,13 è sinonimo di sbb; b) 'pp (2 Sam. 22,5 s. pi. «dare alla questione un aspetto diverso» \Ein-
= Ps. 18,5; lon. 2,4.6); c) Wb (v. sotto, v.1.2). heitsiibersetzung]). - b) «Volgere il cuore» signi
4. In quanto verbo di moto, sbb compare di fica cambiare orientamento nel fare e nel pensare
frequente strettamente collegato con altri verbi (Eccl. 2,20; 7,25 qal; 1 Reg. 18,37; Esdr. 6,22 hif).
dello stesso genere: pana (Deut. 2,1.3), hàlak (lud. - c) «Cambiare il nome» è di solito un segno che
11,18 ; / Sam. 7,16; 15,27; 2 Reg. 3,9; Ier. 41,14; la persona in questione riceve un nuovo incarico
Ezech. 10 ,11.16 ;/ Chron. 16,43), qum (lud. 20,5), (2 Reg. 23,34; 24,17; 2 Chron. 36,4 h if ; Num. 32,
jàrad (/ Sam. 15,12), ‘àia (2 Sam. 5,23; 1 Chron. 38 hof.).
14,14), ‘àbar (Ios. 6,7; 15,10; 16,6; 1 Sam. 15,12; L ’oggetto si trova spesso all’accusativo, soprat
Ezech. 1,9.12.17; lon. 2,4) e nùs (Ps. 114,3.5). Cfr. tutto con le forme qal e hif. In questo caso il ver
anche M.J. Gruber, Ten Dance-Derived Expres- bo significa «circondare, accerchiare, aggirare».
sionsin thè Hebrew Bible: Bibl 62 (1981) 328-346. Nello stesso significato sbb viene talvolta costrui
to con ’el o be (2 Reg. 8,21; Eccl. 12,5; 2 Chron.
ìv. Il significato fondamentale generico della ra 17,9; 23,2). Per contro sbb + min significa per lo
dice sbb ricavato dai documenti extrabiblici coin più «volgersi altrove, voltarsi dall’altra parte» e il
cide fondamentalmente con quello che s’incontra soggetto è di regola una persona (Gen. 42,24; /
nei testi biblici. Si deve tuttavia notare che l’uso Sam. 17,30; 18 ,11; Ezech. 7,22; Cant. 6,5). sbb +
frequente di sbb nell’A.T. ha prodotto uno spet min... ’el indica un movimento da un posto a un
tro semantico ampliato. altro, oppure il passaggio da una condizione a
1. Soggetto di sbb sono individui (ad cs. Samue un’altra (Num. 36,7; cfr. 1 Sam. 5,8). La prep. ‘al
le, / Sam. 7,16; Saul, 1 Sam. 15,12; David, 1 Sam. conferisce alla radice sbb un significato ostile (Gen.
17,30; Acab, 1 Reg. 21,4; Geroboamo, 2 Chron. 19,4; Ios. 7,9; Ps. 55 ,11; cfr. sopra, 1.2).
1 3,1 3), collettività (ad es. 'anse hà'ir, Gen. 19,4; 3. Il verbo sbb implica quindi, di solito, un mo
bené jisrà'èl, Deut. 2,1.3; kakk'na'dni, Ios. 7,9; vimento che significa nello stesso tempo un mu
jisrà'él, lud. 11,18 ; benè dàn, lud. 18,23), animali tamento. Questo può essere di diversa natura:
(Ps. 22,13.17) o cose (ad es. pietre, Ex. 28,11; 39, cambiamento di posto, di proprietà, di sentimen
6.13; le ruote del carro, Is. 28,27; una porta, Ezech. to, di atteggiamento ecc. In breve, un movimento
41,24 ecc.). Talora soggetto di sbb sono termini circolare esteriore o un cambiamento interiore,
astratti: l’empietà (Ps. 49,6), la benevolenza (Ps. una piega o una svolta delle cose e degli eventi,
32,10), violenza e litigio (Ps. 55,11), oppure entità una svolta, una deviazione o un allontanamento
geografiche: ad esempio i confini (Ios. 15,3.10; 16, riguardo a qualsiasi cosa, a un luogo come a una
6; 18,14). 1° Ezech. 1,9 .12.17 soggetto di sbb sono persona. In base al tipo di cambiamento o della
creature soprannaturali, jhwh/'élóhim fungono via seguita, il significato fondamentale di sbb as
più volte da soggetto di sbb, soprattutto nelle for sume un suo profilo. Il significato fondamentale
53 (v»7 3 5) sbb (F. Garcfa Lopez) (v>736 ) 54
e le diverse sfumature possono generalmente es Reg. 11,8 .11; «stringetevi attorno al re con le ar
sere espressi con verbi e nomi composti con cir- mi in pugno», nqp hif. + sàbib).
cum- (lat.), circ- (ital.), um- (ted.), xuxX- (greco). Quando significa «circondare ostilmente» sbb
In alcuni casi però sbb si allontana da questo si è usato piuttosto spesso assieme ad altri verbi ti
gnificato fondamentale generico. D ’altra parte per pici del lessico militare. In tali casi l’ «accerchia-
abbracciare tutta l’ampiezza semantica è necessa mento» è di solito la preparazione a misure più
rio tener conto del fine, del contesto e delle parti pesanti. Così in 2 Sam. 5,23 (cfr. 1 Chron. 14,14;
colari circostanze del testo. Così si può girare 2 Chron. 13,13) si tratta di un accerchiamento del
attorno a una persona, a un edificio o a una città nemico per assalirlo poi con la spada; in 2 Chron.
per scopi molto diversi: proteggere (Deut. 32,10; 18,31 lo scopo è l’attacco successivo (wajjàsóbbù
Cant. 3,3; 5,7; 2 Chron. 33,14), aggredire (2 Reg. ‘àlàjw l'hillàhem, cfr. 2 Chron. 35,22).
3,25;2 Chron. 18,31), in processione religiosa (Ios. In alcuni testi sbb è unito con ’àrab ‘mettersi in
6,3 s.7.14 s.), ecc. In quest’uso i contesti sono agguato’ (Iud. 20,29; 2 Chron. 13,13), in altri con
bellici e cultuali, poi anche di tenore religioso e nkh hif. (2 Sam. 18,15; 2 3>2 5 // 2 Chron.
teologico, talora misti. 2 i , 9 )-
colo cui non si può sfuggire. In Geremia viene Il rito culmina nel suono dei corni, nell’urlo di
usata di preferenza in oracoli di Dio. In Ier. 6,25 guerra dei soldati e nel crollo delle mura. Tanto i
si riferisce al nemico che viene dal nord; in 20,3 corni quanto l’urlo hanno un valore militare e
invece a Pashur che appare quale incarnazione del cultuale assieme (Dus 108-120; Richter 195 s.;
terrore. Jhwh cambierà il proprio nome in màgór Humbert 29-34). Nel contesto attuale di Ios. 6
missàbìb (per il rapporto tra Pashur e questo sbb significa quindi una marcia militare attorno
nome v. A.M. Honeyman, V T 4 [ 1 9 5 4 ] 424-426; alla città, ma (e soprattutto) anche una processio
J. Bright, AB 2 1,13 2 ; Eissfeldt, Kl. Schr. v 72; per ne cultuale, integrante di una celebrazione litur
altre interpretazioni cfr. W.L. Holladay, JB L 91 gica della vittoria degli Israeliti al tempo della con
[1972] 305-320; D.L. Christensen, JB L 92 [1973! quista ottenuta grazie al miracoloso intervento di
498-502). In Ier. 46,5 e 49,29 si tratta di oracoli Jhwh. La descrizione di questa solennità e della
contro popoli stranieri (cfr. anche ler. 20,10; Ps. vittoria assume un colorito quasi magico: all’ur
31,14 ; Lam. 2,22). lo di guerra e al suono dei corni le mura crollano
2.a) Ios. 6 contiene diversi enunciati che hanno senza alcun intervento militare. Ma dietro al
al centro il verbo sbb (6 volte al qal: w . 3.4.7. l’evento c’è indubbiamente l’intervento di Jhwh.
14.15 [bis]; 1 volta hif. [v. 11]). Nei w . 3 e 11 vie b) Vari elementi di Ios. 6 ricorrono anche in
ne usato anche l’equivalente semantico nqp h if , altri testi, che ne condividono almeno in parte lo
ma la costruzione fa pensare che si tratti di una sfondo bellico religioso. Ciò riguarda soprattutto
aggiunta: mentre di solito nqp sta in parallelismo Iud. 7,16-21. Qui, come in Ios. 6 (cfr. 2 Chron.
con sbb (Ps. 22,17; 48,13; 88,18), qui l’inf. assolu 13,13-16 ; 15,14 s.), si incontrano il suono dei
to viene usato in funzione avverbiale ed è forse corni, l’urlo di guerra dei soldati e il corteo at
inutile. Ios. 6 non è un testo omogeneo (cfr. torno all’accampamento. Gedeone ordina ai sol
Noth, HAT 1/73, 40) e si possono riconoscere al dati di suonare i corni tutt’intorno alPaccampa-
meno due descrizioni della processione (cfr. Wil- mento (sebibót hammahàneh) (vv. 18-21) e di
coxen 43-70; Dus 108-120): la prima, un giro gridare «per Jhwh e Gedeone!», al fine di diffon
compiuto attorno alla città in silenzio che culmi dere il terrore nel campo nemico. I soldati non
na in un urlo di guerra dei guerrieri seguito dal toccano le armi, ma ciò nonostante la vittoria si
crollo delle mura; la seconda, una marcia rumo profila improvvisa, miracolosa, quasi per magia.
rosa attorno alla città durante la quale i sacerdoti Si sottolinea così il ruolo di Jhwh chc dà al pro
e altri partecipanti al corteo suonano i corni. Il prio popolo la vittoria. Per il ruolo del «terrore
primo giro si compie in un giorno, è accompa di Dio» -» hrd (hàrad), -» v/>l. ili 209 ss.; -> swpr
gnato da alcuni elementi bellici come l’urlo di (sófar); -» rw \
guerra delle truppe (terù'à) e anche sbb ha certe In Ps. 48,13 la comunità riunita per il culto
connotazioni belliche (cfr. v. 1; i L X X omettono viene esortata a girare attorno a Sion. I verbi sbb
il verbo nqp, un’allusione, secondo J.M. Miller e e nqp sono usati qui in parallelo. Entrambi si ri
G. Tucker, C B C 56, al fatto che gli Israeliti non feriscono a una processione liturgica dopo un
avrebbero marciato attorno alla città bensì l’avreb atto di culto nel tempio (v. 10). Il contesto è chia
bero assediata). La seconda marcia dura sette gior ramente cultuale, ma traspaiono anche alcuni ele
ni ed è accompagnata da certi elementi liturgici e menti di tipo bellico: torri, argini, mura (vv. 13
cultuali. Mentre il verbo sbb era caratteristico del ss.). Secondo H.-J. Kraus si tratta di celebrare la
la prima descrizione, nqp potrebbe essere un’ag gloria e l’invincibilità di Sion. Kraus si chiede
giunta per sottolineare gli aspetti cultuali. Questi perfino se non ci sia alla base di questa celebra
aspetti si palesano nella presenza dei sacerdoti e zione, in origine, una prassi magica paragonabile
delle trombe, e nel numero «sette». La marcia as all’episodio di Gerico (BK xv/15, 514). Gunkel
sume l’aspetto di una processione liturgica senza (Die Psalmen, *1968, 207) rimanda a Ps. 26,6b
perdere gli elementi bellici. Comunque si voglia dove si usa sbb per indicare una processione at
ricostruire il .testo originale, resta evidente che torno all’altare di Jhwh (’àsób'ba ’et mizbahàkà).
nel testo attuale elementi bellici e liturgici sono Gunkel nota inoltre che tali processioni sono fre
mescolati, a vantaggio di questi ultimi: «Le trup quenti anche in altre religioni (cfr. Eliade 318; C.
pe devono presentarsi davanti a Gerico non per H. Ratschow, R G G 3 v 668 s.; L. Ròhrich, R G G 3
combattere, ma per una celebrazione solenne» (H. vi 11 1 6 s.). Si dovrebbe ricordare a questo punto
W. Hertzberg, ATD 9, 40). Rinforzato da nqp, la scena dell’incantesimo nel poema di Aqhat (v.
sbb assume connotati liturgici. Il corteo diventa sopra, i.i), dove si ha un’azione magica cultuale
una colonna militare e insieme una processione. nel corso della quale Dan’el compie un giro ritua
57 (v,739 ) sbb (F. Garda Lopez) (v>74 °) 58
le attorno a un campo (cfr. Miiller 92 che defini colo e l’altare» ('àser ‘al... sàbib, Num. 3,26; 4,26)
sce sbb «termine tecnico per indicare la proces 0 di un fosso tutt’intorno all’altare (/ Reg. 18,32.
sione cultuale», richiamando Gen. $7,7; Ios. 6; / 35). In un oracolo contro i monti d’Israele Jhwh
Sam. 16 ,11 e P s. 48,13). annuncia per bocca di Ezechiele che spargerà le
L ’interpretazione di 1 Sam. 16 ,11 è controver ossa degli Israeliti tutt’attorno agli altari (Ezech.
sa. W. Caspari (cui si associano molti altri) spiega 6,5.13).
il testo in senso cultuale (Die Samuelbiicher, KAT Nelle istruzioni relative alla costruzione del
vii, 188-190). H.W. Hertzberg (ATD io4, 107) santuario s’incontra più volte l’espressione zèr
traduce sbb con «chiudere il cerchio». Il testo zàhàb sàbib riferita a un listello d’oro attorno al
non si riferisce al sacrificio, bensì all’atto dell’un l’arca (Ex. 2 5 ,11; 37,2), intorno alla tavola dei pa
zione durante il quale (v.13) i fratelli stanno in ni di presentazione (Ex. 25,24 s.; 37 ,11.12 ) oppu
cerchio. Per Gen. 37,7 l’ interpretazione è simile: re attorno all’altare dei profumi (Ex. 30,3; 37,26).
come in 1 Sam. 16, si tratta del fratello minore Viene parimenti ordinato che il mantello del
che dominerà sugli altri fratelli (v. 18). I covoni sommo sacerdote abbia tutt’intorno campanellini
dei fratelli attorniano quello del più giovane e si d’oro (Ex. 28,33 ss-5 39»2 5 s 0 *
inchinano profondamente davanti a esso. Il verbo Per descrivere il tempio futuro Ezechiele ne
sbb è collegato con histahàwà che indica la pros- illustra le varie parti e gli ornamenti che devono
kynesis di corte e del culto, un significato che ben essere fatti tutt’intorno. Solo nei capp. 40-42 sà
si adatta alla nostra interpretazione di 1 Sam. 16, bib viene ripetuto ben 50 volte, per lo più nella
11 ss. (cfr. Gr0nboek 69 s.; Crusemann 146; Preuss, forma raddoppiata sàbib sàbib: così, ad esempio,
-> voi. il 831-842). con riferimento alle mura esterne (40,5), alla por
3. In una serie di testi sbb e sàbib sono legati al ta orientale (40,14.16), all’atrio esterno (40,17),
tempio o ad azioni che vi hanno luogo. alla porta meridionale e all’atrio interno (40,25.29
a) Nel corso della consacrazione del tempio Sa s.) ecc. È interessante notare come Ezechiele col
lomone «si volta» verso la comunità riunita per il leglli la costruzione del tempio alla suddivisione
culto e la benedice (wajjassèb bammelek 'et-pd- del paese (45,1 s.). Analogamente l’opera storio
ndjw w ajebdrek ’et-kol-qchal jisrà'èl, 1 Reg. 8,14 grafica dtr. stabilisce un rapporto tra l’edificazio
// 2 Chron. 6,3). Letteralmente «egli girò il pro ne del tempio e il possesso del paese. Salomone
prio viso» (cfr. Iud. 18,23; 1 Reg- 21 A i2 Reg. 20,2 motiva la costruzione del tempio col riferimento
1/ Is. 38,2), cioè si voltò verso il popolo. Il tenore al fatto che Jhwh abbia procurato a Israele quiete
di r Reg. 8,14 rispecchia un rituale sia nel gesto da tutti i suoi nemici tutt’intorno (/ Reg. 5,17-18,
del re, che si volta verso la comunità, sia nel por -» nwh [nùàh]). Anche la centralizzazione del cul
tamento di questa, che sta in piedi. A. Sanda nota to viene messa in relazione con la quiete dai ne
giustamente: «Scende un silenzio solenne» (Die mici tutt’intorno, che Jhwh ha procurato al po
Biicher der Konige, EH A T 9/1, 221). Al tempo di polo (Deut. 12,9 s.; Stade 131 s.).
Salomone il re godeva di alcuni privilegi sacerdo Dunque quando sbb viene usato in contesti cul
tali: nella consacrazione del tempio il re agiva uf tuali contiene spesso anche elementi bellici, così
ficialmente quale rappresentante del popolo, e che i medesimi testi che sono stati il punto di par
per questa ragione sbb riceve un senso ufficiale e tenza per l’analisi di sbb in contesti bellici vengo
rituale (diversamente da 2 Sam. 6,20 // / Chron. no ora in aiuto per capire sbb in un contesto di
16,43, sebbene anche qui si tratti di una benedi culto. Come nei testi extrabiblici, i testi in cui ri
zione). corre sbb sono bellici e insieme cultuali, senza che
b) Nella tradizione sacerdotale (spec. Ex. 25; sia possibile in tutti i casi tenere separati del tutto
Num. 10) e in Ezechiele si ha un uso frequente 1 due aspetti.
della radice sbb, soprattutto della forma avverbia 4.a) Nel contesto religioso e teologico si devo
le sdbib che compare in vari testi più o meno le no dapprima considerare i passi nei quali Jhwh
gati al culto, sdbib viene usato spesso in riferi costituisce il centro. In alcuni Salmi egli appare
mento all’akare. Nel rituale dei sacrifici è pre circondato di attributi o di creature che descrivo
scritto che il sangue debba venire «asperso (zà no la sua corte e, in ultima analisi, la sua natura.
raq) tutt’intorno all’altare» (Ex. 29,16.20; Lev. 1, L ’espressione kol-sebìbàjw indica coloro che lo
t i; 3,2.8.13; 7,2; 8,19.24; 9,12.18). Parimenti viene attorniano; in Ps. 76,12 si riferisce agli Israeliti,
ordinato di applicare il sangue tutt’intorno ai «coloro che stanno attorno a Jhwh sulla terra for
corni dell’altare (Lev. 8,15; 16,18). Si parla anche meranno la sua corte celeste» (M. Dahood, AB
della tenda che «circonda tutt’intorno il taberna 17, 221). In Ps. 89,8b kol-sebibàjw è in paralleli
5 9 (v, 7 4 0 sbb (F. Garcfa Lopez) (v,742) 60
smo con sód-qedósìm (v. 8a), b 'n è-’èlókim (v. tuazione di pericolo e difficoltà, il salmista si ri
7b), q ehal q'ddsim (v. 6) e sebd'ót (v. 9). Le espres volge a Jhwh chiedendo aiuto: chc lo avvolga e
sioni parallele dimostrano che kol-s'bìbdjw si ri protegga amorevolmente (Ps. 17 ,11; 18,6; 22,13.
ferisce alla corte celeste riunita (cfr. Ahlstròm 59; 17; 49,6; 88,18; 109,3; 118,10 -12). In tutti questi
-» j«><^ [sóJ]). Nel medesimo salmo al v. 9 bontà e casi sabbuni/s'bdbuni si riferisce ai nemici. Que
fedeltà sono il diadema di Jhwh: hasdckà (così si sta costruzione compare poi soltanto in 2 Sam.
deve leggere invece di hasin /'<*, v. Veijola 30) we- 22,6 (identico con Ps. 18,6) e Hos. 12,1. Quest’ul
’émùndt'kd s'bìbòtdjw. A proposito delle espres timo passo si riferisce probabilmente al profeta
sioni appena menzionate, la bontà e la fedeltà ap che si sente, come il salmista, circondato e in pe
paiono attributi personificati che appartengono al ricolo (H.W. Wolff, B K xiv/i, 270 s.). 11 suffisso
consiglio celeste di Jhwh. Ma in sé essi sono ele di i a sing. allude alla situazione personale del sal
menti costitutivi della natura di Dio. Non forma mista e spiega il suo rivolgersi a Dio, che viene
no soltanto la corte di Jhwh, ma sono aspetti del considerato prode guerriero (cfr. Ps. 17,13), roc
la sua stessa natura (v. Ps. 32,10 più avanti e cfr. cia, rocca, rifugio e scudo (Ps. 18,3). Il salmista sa
H. Ringgren, Word and Wisdom, Lund 19 4 7 ,1 50 che tutta la sua vita dipende da Dio (Ps. 22,10-12)
154). In altri passi Jhwh appare circondato da e perciò si rivolge a lui perché lo protegga dai suoi
elementi teofanici: lo precede un fuoco divorato avversari (Ps. 118,10-14). Egli non teme coloro
re, tutt’intorno a lui (s'bìbdjw) una tremenda tem che lo circondano perché Dio lo libererà (Ps. 3,7
pesta (Ps. 50,3; cfr. 97,3 e la spiegazione di M. s.). In tutti questi salmi si respira un’aria bellico
Dahood, AB 16, 306; 17, 361). sa. I nemici e anche Jhwh vengono descritti con
b) Altrove Jhwh è soggetto di sbb e oggetto so espressioni e immagini militari (cfr. sopra, v.i):
no allora generalmente il popolo o gli Israeliti. Giobbe vede Dio come un guerriero (kegibbór) le
Essendo besed parte integrante della natura cui frecce gli sibilano attorno (jasóbbù 'dlaj rab-
divina, con il proprio besed Jhwh avvolge coloro bdjw, Iob 16,13 s-)- N e' Salmi invece sono sem
che confidano in lui (Ps. 32,10). La stessa idea pre i nemici dei salmisti, in ultima analisi i nemici
viene espressa con altre immagini in Deut. 32,10. di Dio, che accerchiano e opprimono; perciò i
In questo passo è conservata un’antica tradizione salmisti cercano l’aiuto e la protezione di Dio:
secondo la quale Jhwh trovò Israele nel deserto Jhwh li circonderà col giubilo della salvezza (ron-
(cfr. Hos. 9,10; ler. 31,2 s.), lo «circondò» (j esóbe- nè fallét tesdbebèni) e con la sua grazia (besed j e-
benbu), custodì e protesse. Dal punto di vista lin sàb'bennì) (Ps. 32,7.10). Come Gerusalemme è
guistico se ne ha un parallelo in Ier. 31,22. Ma circondata dai monti, così JJawh circonderà il suo
qui i ruoli sono invertiti: la donna (= il popolo) popolo proteggendolo (j'rusàlèm bàrìm sdbib Idh
circonda l’uomo (= Jhwh) (neqèbd tesòbèb geber). w 'jb w b sdbib l e<ammò, Ps. 125,2). Jhwh funge
Qui sbb ha inoltre una sfumatura sessuale che è quindi da muraglia che circonda Israele, o come
assente in Deut. 32,10, perché in questo passo si il suo angelo si accampa attorno a coloro che lo
vuole rimarcare soprattutto l’idea della protezio temono (Ps. 34,8; cfr. anche Zacb. 2,9; cfr. sopra,
ne, pur non mancando l’aspetto dell’amore (cfr. v.i.b).
W.L. Holladay, VT 16 [1966] 236-239; E. Jacob, La stessa concezione della protezione divina si
Fs. W. Zimmerli, 1977,179-184; -> voi. 11 817 ss.). riflette in altri testi con sbb, sebbene il punto di
Il linguaggio figurato di Deut. 32,10 s. è para vista sia diverso. Ex. 13,18 (come Deut. 32,10)
gonabile anche con Ps. 17,8-12. Nei due testi si pone il lettore nella prospettiva del deserto e dice
prendono immagini dal mondo animale e le si che Dio non condusse il popolo in Canaan per la
applica a Jhwh. Tanto l’immagine dell’«ala» quan via diretta, ma gli fece fare una deviazione attra
to quella della «pupilla dell’occhio» (’isón ‘ajin) verso il deserto (wajjasséb 'èlòhìm ’et-hà‘dm de-
esprimono un senso di intimità. La protezione di rek bammidbdr).
Dio non è lontana, anzi implica una vicinanza Il narratore dtr. che riassume la peregrinazione
quasi fisica. Di conseguenza in Deut. 32,10 sbb nel deserto racconta che il popolo fece un giro
ha una nota di benevolenza amorevole: richiama (wanndsob ’et-bdhdr) come Jhwh aveva coman
l’idea di una madre che protegge i figli, di un uc dato (Deut. 2,1 s.). Di fatto si trattò di una pru
cello che raccoglie i piccoli sotto le ali per dar lo dente misura precauzionale, che venne interpre
ro calore e protezione. In Ps. 17,9 sbb si riferisce tata quale parte della guida divina (cfr. G.W.
ai nemici e sta in esplicito contrasto col compor Coats, VT 22 [1972] 292). La medesima idea tra
tamento di Dio. I salmisti si lamentano spesso per spare in Ps. 78,28: Jhwh fece cadere le quaglie
i nemici che li accerchiano e legano. In questa si tutt’attorno (sdbib) alle tende d’Israele.
6 i (v,742) sbb (F. Garcia Lopez) (v »743 ) 62
c) La provvidenza di Dio non implica soltanto xuxXo^ (182 volte) e xux?^Ó'9 ev (70 volte). Questa
la guida di tutto il popolo, ma anche quella di cia ultima forma corrisponde sempre a sdbib/missa-
scun uomo, in particolare di coloro che hanno in bìb, ma con l’eccezione di Eccl. 1,652 Chron. 33,
potere il destino del suo popolo: «Il cuore del re 14 (sbb) e 1 Reg. 6,29 (mèsab). Il verbo è tradotto
è in mano di Jhwh come un ruscello d’acqua: egli 59 volte con xuxXoùv. Altre traduzioni sono xu-
lo indirizza dove vuole» {Prov. 21,1). Niente è xXcopia (4 volte), 7i£ptxuxXoùv (15 volte), unepxó-
perciò più naturale che Dio modifichi il cuore del xXto (1 volta). E interessante notare che Ttepixu-
re secondo i propri disegni, come riconosce Esdr. xXoùv viene usato anche per nqp hif. (v. sopra,
6,22: w ehéséb (jhwh) léb melek yassur ‘àlèkem. in. 1; v.2.a). In 2 Reg. 6,14 s. wajjaqqifu ‘al hd'ir...
Dietro a queste parole c’ è la convinzione che i fat sóbèb ’el-hà'ir viene tradotto 7tep'.ex>JxX(oaav tt)v
ti narrati in Esdr. 1 -6 siano una testimonianza TtóXiv... xuxXùaa tt)v 7tóXtv. Le forme di xuxX- so
della grazia con cui Dio regna e veglia su Israele no certamente adeguate a rendere i passi in cui
(cfr. W. Rudolph, HAT 1/20, 61 s.). La stessa idea sbb/sdbib significano girare attorno, circondare
si trova in / Reg. 18,37: w e’attd hasibbótd ’et-lib- ecc. La Vg. ha in genere forme composte con cir-
bàm ’ahórannit. Jhwh si mostra come il Dio che cum-.
attira a sé il proprio popolo mediante «miracoli Il verbo sbb può essere tradotto anche con al
esteriori e guida interiore del cuore» (A. Sanda, tre parole, ad esempio <jTpÉ9Eiv (5 volte), àizo-
E H A T 9/1, 439). Anche qui compare il tema del (TTpécpeiv (20 volte), èTzicrxpécpEiv (30 volte + 3 volte
la provvidenza divina. sdbib), (jLETaCTTpÉcpeiv (3 volte), nepiaTpécpeiv (3 vol
te). Qui la Vg. ha spesso v e r t o e composti: a v e r
d) Jhwh può anche far passare la dignità di un
re su un altro. Se il cambiamento del cuore è un
processo interiore, il governo è esteriore e giuri duco ecc. Le formule parallele di / Reg. 8,14 // 2
,
t o r e v e r t O y c o n v e r t o ecc., ma anche t r a n s f e r o r e
dico. Adonia afferma apertamente il proprio di Chron. 6,3 sono tradotte con àTzocrzpéyeiv e ètu-
ritto al trono, anche se accetta che la dignità rega crxpécpeiv.
le sia conferita a un altro. Egli ammette che si trat Per sbb vengono usati poi ancora ep^ea-Sai e i
ti di una disposizione divina: wattàsob hamm'lu- composti (j.eTép^e(T'Sac (3 volte) e Tiepiép^eo^ai (7
kà... «La dignità regale è stata cambiata e assegna volte). In Ios. 6,7 quest’ultimo verbo traduce
ta a mio fratello, poiché il regno è diventato suo ‘àbar insieme con xuxXoùv = sbb: 7iEpieX'3EÌv xaì
per volere di Jhwh» (/ Reg. 2,15). Qui shb segna xuxXàxrat ttt(v rcóXiv. Traduzioni rare sono xata-
la il cambiamento del destino, il passaggio di una xXi'vetv (/ Sam. 16 ,11) e èniTi&évxi (2 Reg. 24,17).
proprietà a un altro. Qualcosa di simile accade con 2. Nella letteratura di Qumran la radice sbb
la divisione del regno alla morte di Salomone. Il compare piuttosto raramente. Il verbo segna solo
Dtr. interpreta il passaggio del regno nelle mani 5 ricorrenze: 3 in iQ M (5,5; 9,2.13) e 2 negli Inni
di Geroboamo come volontà di Dio: «Il re non (iQ H 10,25; 13,35)* sdbib compare 19 volte: 2 in
diede ascolto al popolo, poiché era una sibbà che iQ M (5,9; 7,7), 2 negli Inni (iQ H 13,25; fr.
veniva da Jhwh» (1 Reg. 12,15 I I 2 Chron. 10,15). 25,2), 2 in iQSb (4,21.25) e 13 volte in 1 iQ T
L ’hap. leg. sibbà denota qui un’indicazione, una In alcuni casi lo sfondo dell’A.T. salta chiara
direttiva, quasi nel senso di una predestinazione, mente agli occhi: in iQ M 9,2 si parla della fun
una svolta del destino come nel caso di Adonia. Il zione di guida dei sacerdoti, che suonando il cor
passaggio del regno da Saul a David è un caso no devono dirigere la battaglia «finché il nemico
simile. N ell’interpretazione del Cronista il trasfe non sia sconfitto e non voltino la nuca (cioè fug-
rimento del regno appare come una punizione di gano)». Nell’A.T. sbb non viene usato con (5ref
vina per la poca fede di Saul: «Non aveva cercato ma con pànim (2 Chron. 9,6). La strategia impie
Jhwh... (perciò) egli diede (wajjassèb) il regno a gata ricorda Giosuè (Ios. 6) e Gedeone (lud. 7;
David» (1 Chron. 10,14). In questi casi sbb pre cfr. sopra, v.2.a e b).
senta connotazioni giuridiche. Si tratta di diritti Tn iQ H 10,25 Parla dei nemici che prepara
che passano da una persona a un’altra (cfr. anche no un attacco: «I guerrieri si accampano contro
Num. 36,7.9; Ier. 6,12). È Jhwh che guida il desti di me, mi accerchiano (si legga sbbwnj invece di
no dei re e, alla fine, anche del popolo. I muta sbbwm) con le loro armi da guerra». L ’espressio
menti segnalati con sbb indicano che la storia è ne ricorda Ier. 21,4. In iQ Sb 4,24-26 si paragona
guidata da Dio. il servizio dei sacerdoti nel tempio col servizio
degli angeli in cielo. «Quello sarà come un angelo
v i.i. Nei L X X la radice sbb viene di regola tra del volto nella dimora santa... e quello andrà at
dotta con forme di xuxX-. Le più frequenti sono torno (sdbib) a servire (/rf) nel tempio del regno».
63 (v,744 ) sdbal (D. Kellermann) (v ,74 5) 64
La maggior parte delle attestazioni di sdbib si un etimo siriaco interno, tanto che lo si fa derivare a
trova nel Rotolo del Tempio, nella sezione sul sua volta dall’acc. zabdlu.
tempio e il sacrificio. Qui si hanno numerose In ugaritico il sbit ‘carico’ registrato da WUS
reminiscenze della tradizione sacerdotale (P) e di nr. 1886 non esiste. Invece di leggere sbit 'sm. 'rs
Ezechiele (v. sopra, v.2.c). In 11Q T 56,13 compa «il peso dei frutti della terra» si deve leggere sb.l
re la legge reale con una formula che è identica a qsm ’rs «essi andarono tutt’ intorno alle estremità
Deut. i7,i4b («come tutti i popoli tutt’intomo»). della terra» (KTU 1,16, 111, 3). Tuttavia la radice
Anche a Qumran sbb appartiene dunque al vo zbl è ben documentata dal nome zbl nel senso di
cabolario della guerra e del culto, proprio come ‘principe, principato’ e ‘ malato, malattia’, oltre
nelPA.T. „ , che come toponimo (KTU 4,213,12). L ’ug. zbl è
F. Garcia Lopez l’equivalente semantico dell’ebr. ndsV (Held 92),
mentre zbl ‘malato’ va forse spiegato con un pro
cesso da ‘portare’ a ‘sopportare, patire, esser ma
lato’ (Held 93).
" T
sibai In aramaico si trova il sir. zabbild' o zanbìld'
‘cesto’ (Brockelmann, Lex. Syr. i8/a e 20ia) - ma
è probabilmente un prestito dall’acc. zabbilu -
sèbely K'sobel, sabbai , accanto al sir. sebal ‘portare, portare via, soppor
tare, patire’ con diversi derivati. Coincidono col
W o t? *s'bàlót
siriaco il samaritano sbl (cfr. Z. Ben-Hayyim,
The Literary and Orai Tradition o f Hebrew and
1.1. Etimologia. - 2. Ricorrenze. - 11. L’A.T. —1. Il ver
Aramaic Amongst thè Samaritans 1/11, Jerusalem
bo. - 2. *sóbel e sèbel. - 3. 1 portatori. - in. I LXX.
1957, 522; iv 467) e il mandaico sbl/swl (MdD
Bibl.: M. Held, The Root ZBL/SBL in Akkadian, Ugar 3i6b), mentre in aramaico giudaico (J. Levy,
itic and Biblical Hebrew (Essays in Memory of E.A. WTM 111 466 s.) e in aramaico palestinese cristia
Speiser, 1968, 90-96) = JAOS 88 (1968) 90-96. - T.N.D. no (F. Schulthess, Lexicon Syropalaestinum 130)
Mettinger, Solomonic State Officials (CB.OT 5, 1971, prevale l’uso linguistico tropico con il significato
Excursus: The Terni sbl, 137-139). - A.F. Rainey, Com-
‘sopportare, patire*. In aramaico d’impero si ri
pulsory Labour Gangs in Ancient Israel: 1EJ 20 (1970)
191-202. - M. Wagner, Beitrdge zur Aramaismenfrage scontra un singolare spostamento semantico
im alttestamentlichen Hebraisch (Fs. W. Baumgartner, (DISO 189, anche Hermopolis 1 5; cfr. K. Beyer,
VTS 16, 1967, 355-371, spcc. 362-364). Die aram. Texte vom Tpten Meer, 1984, 643)
perché sbl viene usato nel senso di ‘ mantenere
I.i. Nelle lingue semitiche la radice sbl presen qualcuno, provvedere al mantenimento di qual
ta un quadro variopinto che si arricchisce ancor cuno’. In arabo si ha zabbala ‘concimare’, oltre a
più di colore quando compare, a fianco di sbl, zabala ‘portare’, ‘ portar via’ (Lane 1212C e J.
una radice zbl (-» zbw l [z'bul]), formatasi dalla Barth, Etymologische Studien, 1893, 50). Forse si
parziale assimilazione regressiva della s sorda alla dovrebbe considerare in questa sede anche il tigrè
b sonora (ma, secondo C. Brockelmann, VG 1 sabela ‘contenitore per leccornie’ (WB 215 b), con
163 questa parziale assimilazione nella posizione riferimento all’acc. zabbilu e al sir. zabilà' ‘ce
di contatto sb > zb sarebbe attestata solo per sto’, a meno che non si tratti di un termine kushi-
l’etiopico). In accadico si ha zabalu (sporadica ta. W. Leslau (Contributions 36) menziona anco
mente anche sabàlu e sabàlu) col significato di ra il tigrina sablala ‘caricare, gravare’ e sablala
‘portare, trasportare’ (CAD Z 1-5; AH w 1500 ‘caricato leggero’, con i quali si può ancora con
s.), usato in particolare anche per il trasporto di frontare il guraghié asballala e sefallala ‘caricare
mattoni (cfr. Held 92; A. Salonen, Die Ziegeleien un sacco o un otre vuoto (sull’asino)’.
im alten Mesopotamien, A A SF 17 1, 1972, 199 s.), Si può quindi constatare che è possibile arriva
da cui non va probabilmente separato il nome re in accadico, ugaritico, ebraico e arabo a una
zabbilu ‘cesto’ (CAD Z 6 s.; A H w i5oib), accan radice zbl (-» zbw l [zebùl]) il cui significato ori
to a sablum, esotismo cananaico col significato di ginario è ‘portare, portare via’. In aramaico que
‘chiamata al lavoro’ nei testi di Mari (AHw 999b). sta radice si presenta come sbl, con lo stesso si
La classificazione di zabbilu in CAD e AHw co gnificato fondamentale. In ebraico si tratta pro
me prestito aramaico si basa sul fatto che zabbilu babilmente di un aramaismo ereditato in tempi
non è una forma nominale accadica; tuttavia si deve remoti (cfr. Wagner 364, riprendendo una consi
osservare che il sir. zabild’/zanbild’ ‘cesto’ manca di derazione di M. Noth).
6j (v,74é) sabal (D. Kellermann) (v,747) 66
2. Il verbo sàbal ricorre nell’A.T. y volte al qal di questi buoi. Per queste ragioni Duhm vede allora
(di cui 5 nel Deuteroisaia); in Ps. 144,14 si hanno in ’allùfénù mtsubbàlìm una variante corrotta di
una forma pu. ptc. e una forma hitp. in Eccl. 12,5. ma'àlìfót merubbàbót del v. i3b. Una nuova propo
Nel testo aramaico di Esdr. 6,3 ricorre un ptc. sta emendazione testuale del v. 14 è stata avanzata
da J. Ziegler (Fs. K. Elliger, AOAT 18, 1973, 19 1
p o 'el o p o'al in un contesto poco chiaro. Per
197). Egli legge ’àlàfenù missubbàlìm e traduce: «Le
quanto riguarda le forme nominali, è possibile nostre regioni senza pesi, senza irruzioni, e senza
documentare sèbel 3 volte (/ Reg. 11,28; Ps. 81,7; sfratti, senza urla sulle nostre piazze».
Nehem. 4,11); *sòbel 3 volte (Is. 9,3; 10,27; I4>2^); Nell’ultimo poema di Qonelet (Eccl. 11,9-12,7)
sabbài 5 volte (/ Reg. 5,29; 2 Chron. 2,1.17; 34,13; sulla gioventù e la vecchiaia, che descrive in gran
Nehem. 4,4) e *sebàlót 6 volte (Ex. 1 ,1 1 ; 2 ,11; 5, parte, in forma di allegoria, gli acciacchi dell'età, si
4.5; 6,6.7). trovano (12,5) tre immagini (il mandorlo, la locusta
e i capperi) che vengono interpretate differentemen
te. Nella locuzione w'jistabbél hehàgàb il hitp. di
11.1. Il verbo sàbal significa al qal ‘portare’: cfr. sàbal potrebbe significare che la locusta cerca di
Is. 46,7, dove un idolo viene portato in qua e in là portarsi, cioè di trascinarsi, hàgàb sarebbe allora un
in processione, sàbal si trova anche nella benedi tipo di locusta che non può volare. Oppure si pensa
zione di Giacobbe, nell’oracolo riferito a Issacar alla voracità spaventosa delle locuste e si traduce «si
(Gen. 49,15), il quale piegò la schiena per traspor appesantisce» per il troppo mangiare, si «sovraccari
tare i pesi (wajjèt sikmò lisbol, Held 95 vorrebbe ca» (H.W. Hertzberg, KAT xvn/4-5, 207: si riempie
al massimo, cfr. i LX X 7ia}(uv$f)) oppure si segue O.
leggere l esébel) e divenne così un servo assogget
Loretz (Qohelet und der Alte Orienta 1964, 190 n.
tato a corvè (mas ‘òbèd) (cfr. A. Alt, Kl. Schr. in, 228) che intende sàbal hitp. nel senso di essere gra
1959, 169-175). Lam. 5,7 nota come i figli debba vida e traduce «la locusta si moltiplica». Le tre im
no portare per punizione le colpe dei peccati dei magini di questi processi naturali sono state inter
padri. Nel cosiddetto quarto canto del servo di pretate allegoricamente: i fiori del mandorlo potreb
Dio si dice di lui (Is. 53,4) che si è caricato le no bero simboleggiare la canizie (meno probabile il ri
stre malattie e ha portato i nostri dolori e poco ferimento all’incapacità di spaccare le mandorle coi
dopo (v. ri) si ricorda, con parole simili a quelle denti); per il cappero si è pensato alla diminuita effi
di Lam. 5,7, che egli porta le ‘àwónòt dei molti. cacia medicamentosa e afrodisiaca del cappero per
gli anziani. La cavalletta dovrebbe invece alludere o
M. Held (92 s.) ha fatto notare che anche la radi
ai movimenti rigidi dei vecchi o alla fine della loro
ce zbl compare in accadico a proposito di malat potenza sessuale (cfr. F. Delitzsch, BC 4/4, 1875,
tie, come è attestato in ugaritico per zbl (WUS 397-403). Recentemente si è più propensi a leggere
nr. 878 11) ‘ malato’. Va ugualmente tenuto pre realisticamente le tre immagini (cfr. W. Zimmerli,
sente in aramaico (cfr. sopra, 1.1) quest’uso lin ATD 16/1J, 242), vedendovi un riferimento al ciclo
guistico tropico nel senso di ‘patire, sopportare, della natura con fiori e fertilità mentre l’uomo, al
subire’. In Is. 46,4 Jhwh conferma che «porterà» contrario, va incontro alla tomba.
il proprio popolo in ogni tempo (sbl in parallelo Nella risposta di Dario, riportata in aramaico in
sieme con parti dell’editto di Ciro in Esdr. 6,1-12,
con ns'). J. Rabinowitz (JB L 73 [1954] 237) ha ri
riguardo alla casa di Dio in Gerusalemme, si dice (v.
chiamato l’attenzione sul fatto che qui si è in pre
3): «La casa sia riedificata per essere un luogo dove
senza di un uso linguistico di sàbal del tipo che si offrono sacrifici w e’ussóhi mesóbbelin». ’ussajjà’
s’incontra sovente in aramaico egiziano nel senso sono le fondamenta (cfr. Esdr. 4,12; 5,16) e m'sób'lin
di ‘mantenere qualcuno, provvedere al manteni è ptc. po'el o po'al. Che le fondamenta siano «por
mento di qualcuno’. tanti», cioè in grado di portare (ptc. po'el), è ovvio,
ma che le fondamenta siano «portate», nel senso di
Il ptc. pu. mesubbàlim è usato in Ps. 144,14 per «tirate su» (ptc. po'al), non significa molto. Perciò
spiegare 'allùfénu ('allùf = bue? anche in Ecclus 38, per lo più si interviene sul testo sulla scorta di j Esdr.
25). LX X Vg. crassi e crassae (Girolamo pin- 6,23 (Òrcou ÈTU-Suoucriv 8ià 7iupòc; èv8z\z'/oùc) puntan
gues) e S ‘sjnn pensano evidentemente ad animali do ’esóhi e traducendo: «E dove si offrono gli olo
grassi. Mentre F. Baethgen (GHK 11/2, 1897, 423 s.) causti» (safel di jbl). Ma il suffisso che resta in so
pensa ad animali da soma e H. Schmidt HAT 1/15, speso, senza un riferimento, non favorisce questa so
250) invece a vacche gravide (nonostante il pi. masc.), luzione. Poiché ci si aspetta un passaggio alla suc
B. Duhm (KHC xiv2, 1922, 472) mette in risalto le cessiva istruzione edilizia (cfr. K. Galling, O LZ 40
difficoltà: di solito ’allùf indica il capo di una tribù o [1937] 477: «E si dovrà prendere la sua istruzione
una persona di fiducia; se mesubbàlim dovesse si ’srw’ circa ciò che va costruito»), sembra degna di
gnificare ‘gravide’ ci si dovrebbe aspettare un fem.; considerazione la proposta di soluzione avanzata da
che se si dovesse trattare di bestie da soma, manche W. Rudolph (HAT 1/20, 54) umishòhì mittekilìn «e
rebbe proprio l’indicazione più importante, il carico le sue dimensioni vanno misurate».
67 (v,748) segullà (E. Lipinski) (v,749) 68
2.a) Il nome *sóbel ricorre 3 volte in Isaia (9,3; durre a buon fine la frenetica attività edilizia sot
10,27; 14,25). Is. 14,25 è un’aggiunta di altra ma to Salomone e poi sotto Giosia. Anche da 1 Reg.
no, formulata sulla base di io,27a che a sua volta 5,29 si capisce che il lavoro di trasporto va distin
ha sullo sfondo 9,3: sconfitta l’Assiria, scocca to dal lavoro di corvè (-> ms [mas]) (cfr. Rainey
l’ora della libertà per il popolo d’Israele (cfr. O. 200 s.). 2 Chron. 34,13 riferisce che i singoli la
Kaiser, ATD i8 \ 42). Il giogo del suo carico (‘ól vori, in particolare quello dei portatori, erano re
subbóló) viene spezzato (9,3), il suo peso verrà golati dai leviti che coi loro strumenti ne dettava
tolto dalla sua schiena (10,27; 14,25). Il «carico» è no tempo e ritmo (cfr. W. Rudolph, HAT 1/21,
qui, in senso traslato, il dominio straniero che è 323 che cita esempi dal mondo antico e moderno,
prima di tutto lavoro forzato, corvè che consiste secondo i quali i lavori affidati agli schiavi dove
nel trascinare pesi. vano essere eseguiti a tempo e ritmo di musica). I
b) Non c’è praticamente alcuna differenza tra portatori costituiscono ancora una volta gruppi
*sòbel e sébel in Ps. 81,7. Guardando in retro di lavoro, questa volta volontario, con un ruolo
spettiva alla servitù d’Israele in Egitto, si sottoli importante nella ricostruzione di Gerusalemme
nea come Jhwh abbia tolto dalle spalle del pro sotto la guida di Neemia. A questo proposito Ne
prio popolo un peso (sèbel) e liberato la sua ma hem. 4 ,11 dice esplicitamente che i portatori han-
no dal carico (dùd, il cesto col peso da trasporta nòsc'im bassebel erano equipaggiati per combat
re). - In / Reg. tt,28 sébel è invece un nome ge tere (si legga hàmisim): con una mano facevano il
nerico per indicare il servizio dei portatori. Sa loro lavoro di portatori (probabilmente portando
lomone dà a Geroboamo, un possidente terriero via soprattutto le macerie) e con l’altra reggevano
le cui capacità nel lavoro è evidente, l’incarico di la spada, per esser pronti a respingere ogni attac
controllare tutto il lavoro dei portatori della casa co dei nemici di Neemia. In Nehem. 4,4 è traman
di Giuseppe (cfr. Mettinger 136. 138). dato il canto di lavoro di questi portatori: kàsal
3. Il termine *sebàlótt attestato solo in forma kódb hassabbàl w 'he'àfàr harbéh \ wa'ànahnu lo’
pi., si trova in Ex. 1 ,1 1 ; 2 ,11; 5,4.5; 6,6.7 riferito nùkal libnòt bahómà «La forza dei portatori è
sempre al lavoro di corvè d’Israele in Egitto. Per finita | ma ci sono ancora tante macerie, | perciò
Mettinger (138 s.) mas «corvè edilizia» e *sebàlót non ce la faremo mai | a ricostruire le mura».
«portare pesi» sono sinonimici, mentre per M.
Noth (BK i x / t , 257 s.) e Rainey (200 ss.) si tratta 111. Nei L X X non è possibile individuare una
di attività diverse: *sebàlót indica il trasporto del linea precisa e unitaria nella traduzione della ra
materiale necessario per costruire, quindi «il ser dice sbl. Il verbo viene tradotto (1 volta ciascuno)
vizio organizzato di portatori», mentre mas è il con Ttovetv, àve^eiv, àvaXap.pàveiv, 7ropeuea-3 at,
lavoro di corvè impiegato nell’attività edilizia. I àSuvàv, àvacpépeiv, ÙTtéxeiv. In Ps. 1 4 4 , 1 4 e Eccl. 1 2 ,
passi dell’Esodo fanno capire che *sebàlòt è un 5 i L X X pensano a ‘essere pingue’ (roz^u;,
termine generico per indicare il lavoro di corvè eiv). sébel è reso con aperte; e 1 volta con àpT/jp
d’Israele in Egitto, ad esempio per i lavori di co (Nehem. 4 , 1 1 ) . Per sabbài si hanno (pi.) oupov-cet;
struzione per edificare città magazzino come Pi apenv, v i d i oepópov ( 2 volte) e 1 volta (Nehem. 4 ,4 )
toni e Ramses (Ex. 1 ,1 1 ; cfr. W.H. Schmidt, BK "(óv pó)v (derivato forse da àx'Sucpóptuv). Per
11/1, 35). - I portatori costituiscono, insieme ai *sebàlòt si hanno epyov, rcóvo<; e SuvacrTeta. *sóbel
lavori nelle cave di pietre, un importante contin viene reso una volta con t,uyó$, in Is. 1 0 , 2 7 c o n
gente delPinfrastruttura dell’organizzazione del <pó(3o^ (derivato da cpópoc;}), in Is. 1 0 , 2 7 con xù&x;
lavoro dell’età monarchica. A quanto sembra, ri (derivato da x f j& x ;? ) .
sale a David (cfr. 1 Chron. 22,2; anche 2 Sam. 20, A Qumran sbl non è attestato.
24) l’usanza di utilizzare d’autorità i residenti con D. Kellermann
diritti limitati (gérim), anzitutto i residui della
popolazione cananea preisraelitica, per i lavori di
pubblica utilità. Quanto a Salomone si riferisce
che oltre a 80000 lavoratori nelle cave di pietra
disponeva anche di una forza di 70000 portato sepulla
T \ S O
ri (sabbài, / Reg. 5,29 nós'é’ sabbài secondo M.
Noth: portatori, cioè portatori di carichi pesanti; 1. Diffusione. - 1. Nell’AT. - 2. Fuori dell’A.T. - n.i.
nel par. 2 Chron. 2,1 'is sabbàlt al v. 17 sabbài). Campo semantico e lessicale fuori dell’A.T. - 2. Presso
Solo con l’aiuto di un grande potenziale di lavo i rabbi. - in. Uso ncll’A.T. - 1. Le versioni antiche. -
ratori (le cifre non sono attendibili) si poteva con 2. Il testo ebraico.
69 (v ,75 o) s'gullà (E. Lipinski) (v>75 °) 7°
Bibl.: O. Bàchli, Israel und die Vòlker, Ziirich 1962, no la nota alternanza tra s c s. Di conseguenza uno
142-144. - N.A. DaKJ, «A People for His Name»: NTS studio del termine biblico s'gullà dovrà tener con
4 0957 /58) 319-327- - G.R. Driver - J.C. Miles, The to dell’uso di s'gullà e siggél nella Mishna e nel
Bahylonian Laws n, Oxford 1955, 221 s. —M. Green- Talmud, e anche dell’uso accadico di sikiltu/sigil-
berg, Hebrew s'gullà- Akkadian sikilru: JAOS 71(1951)
tu/sagiltu e di sakàlu\lagàlu. Inoltre in un docu
172-174. - M. Held, A Faithful Lover in an Old Baby
lonian Dialogue: JCS 15 (1961) 1-26, spec. 11 s.; cfr. mento di Ugarit compare 2 volte skit.
JCS 16 (1962) 38. - F. Horst, Das Eigentum nach dem
A .T , in Gottes Recht, Gesammelte Studien zum Rechi 11.1. Nei documenti giuridici accadici sikiltu de
im A.T., ThB 12, 1961, 203-221. - S. Loewcnstamm, nota un bene mobile di cui «ci si è appropriati»
'am s'gullàh (Fs. Ben-Chajjim, Jerusalem 1983). - H. (sakàtu in C H § 141), a torto o a ragione, oppure
Preisker, Ttepioixri0; (GLNT ix 1507-1512). - G. Rinal che si è risparmiato, come la provvista di orzo cui
di, «Territorio» e società nell‘A.T.\ BibOr 22 (1980) 161 sembra riferirsi il testo di Nuzi AO 15541,15 (E.
174. - E.A. Speiser, The Hurrian Equivalent of sukil-
Cassin, RA 56 [1962] 75-78). Il termine sembra
tu(m): Or N.S. 25 (1956) 1-4. - B. Uffenheimer, The
indicare in primo luogo la riserva che una perso
Semantics of sgwlh: BethM 22 (1976/77) 427-434. 529 s.
- H. Wildberger, Jahwes Eigentumsvolk, Ztirich i960, na di bassa condizione, sottoposta a tutela o co
71-79. - Id., s'gullà, Eigentum (THAT 11 142-144). munque con una capacità giuridica limitata, ha
acquisito grazie ai mezzi che le sono stati messi a
I.i. Nell’A.T. il termine s'gullà ricorre solo 8 disposizione dal coniuge o dal padre. Effettiva
volte. Si riferisce 6 volte al popolo, definito segul- mente in C H § 14 1, nella lettera antico-babilone
là di Jhwh (Ex. 19,5; Mal. 3,17; Ps. 135,4) o ‘am se C T 29, tav. 43 = VAB vi 218,31 s. e nei testi di
s'gullà (Deut. 7,6; 14,2; 26,18), e 2 volte alle ric Nuzi HSS v 7 1,17 -19 e 74,7-11 (cfr. 66,25-31) si
chezze regali (Eccl. 2,8; / Chron. 29,3). In / tratta di beni mobili che furono acquistati da don
Chron. 29,3 la s'gullà di David è costituita da oro ne. Nel testo di Nuzi JE N 435 si tratta di un ac
e argento che egli dedica a Jhwh. La s'gullà rap cordo raggiunto tra due padri che fanno sposare i
presenta un bene personale; anche i notabili del loro figli.
regno seguono l’esempio del re e consegnano i Nelle iscrizioni storiche assire sikiltu si riferi
loro averi al tesoro del tempio (1 Chron. 29,6-8). sce al bottino di cui ci si è impadroniti (sakàlu)
Nel testo quasi contemporaneo di Eccl. 2,8 la «5e- (TCL vili 234, cfr. 245; O IP 11 55,61). Nei testi
gullà regale» viene citata dopo l’argento e l’oro babilonesi l’espressione sagiltu(m) o sigiltu(m)
che Qohelet ha accumulato per sé. L ’espressione sembra indicare l’«appropriazione» o il bene di
allude dunque a un tesoro che questa personalità cui - spesso in maniera illecita (UET v 16,22; TIM
regale si è procurato, e viene probabilmente usata 11 = AbB vili 28,13; cfr- C A D K 305) - ci si è ap
in funzione appositiva di «argento e oro» (pro propriati.
prio come in / Chron. 29,3). L ’espressione è se Nell’ambito religioso l’uso accadico di sikiltu è
guita dalla parola hmdjnwt, generalmente tradot strettamente affine a quello dei testi biblici che
ta con «le province». La presenza dell’articolo e vedono nel popolo la s'gullà di Jhwh. I nomi pro
l’inattesa menzione delle province rivelano che pri sikilti-^adad (VR 44, tu 47d = JC S n [1957]
qui il testo è guasto: forse si deve leggere hmdn- 13,47) e ùkilti-àuqur (PBS 11/2, 13,36; cfr. AOAT
jw t = * hammiddanijjót, un pi. raddoppiato ara- 11,44 n- 55 BiOr 30 [1973] 356b) e la loro forma
maizzante di middà < maddattu ‘tributo’ (Esdr. abbreviata sikiltum/ti (PBS 11/2, 59,6; CBS 12605,
4,20; 6,8; Nehem. 5,4); cfr. bìrànnijjòt pi. di bìrà. citato in PBS 11/2 p. 80; KAI 219,7) testimoniano
2. il termine s'gullà compare poi nell’ebraico l’uso di quest’espressione in riferimento a un rap
della Mishna e del Talmud (Levy, WTM 111 474 porto tra il devoto e la divinità fin dall’epoca cas-
s.), dove indica i risparmi personali messi da par sita, cioè dalla metà del 11 millennio a.C. in poi.
te. Da s'gullà deriva il verbo denominale siggél, il Ad Alalak il sigillo reale attribuisce al re Abban,
cui uso coincide esattamente con quello del figlio di Sharran, i soprannomi war ad dIM naràm
l’espressione accadica sikilta(m) sakàlu. Se nc può dlM sikiltum sa dN l[N ]ì «servo ^i Haddu, predi
arguire che l’acc. sikiltu e l’ebr. seguila si ricolle letto di Haddu, bene più personale della Sign o
gano alla stessa radice semitica e appartengono al ra]?» (AOAT 27,170 s.; cfr. M.-J. Seux, Épithètes
medesimo campo semantico. Il passaggio dalla g royales, Paris 1967, 261 s.). Si paragoni questo
sonora a una k sorda è documentato anche in al elenco di epiteti con un passo di una lettera di
tri casi; del resto tale fenomeno non avviene nelle Mari: manna anàku minùm lu su/pàrsa amassa
varianti dialettali babilonesi sigiltu(m), sagiltu(m) ulùma sagiltum «Che cosa sono io ora? Il suo
e nel verbo sagàlu che, dal canto loro, testimonia schiavo, la sua serva o una sua proprietà priva
7 i(v,7Ji) seguila (E. Lipinski) (v>752) 72
ta?» (ARM xiv 81,29 s-)- Questi usi di sikiltum e to (Pes. R. n e par.), proprio come Dio tra tutti i po
sagiltum mostrano che il termine non indica ne poli rese Israele sua proprietà personale.
cessariamente un bene acquisito illecitamente.
L ’accento cade sul possesso ptrsuna.lt o su ll’ac- Nei testi di Qumran non si sono fino ad oggi
quisizione personale. Si deve anche notare che i incontrate ricorrenze di segullà.
suffissi femminili del testo di Mari riferiscono gli
sagiltum a una donna e che il sigillo reale di Ala- in. 1 . 1 dati ricavati dalle fonti accadiche e rab
lak correla sikiltum
» a una dea,' almeno se è corret- biniche permettono di circoscrivere il senso di se~
ta la lettura N I[N ]. Ciò sarebbe conforme al gullà nei testi in cui il termine si riferisce al popo
l’uso giuridico del termine, che spesso denota la lo di Dio. Per rendere il termine Girolamo usa
proprietà di una donna che sta sotto la tutela del nella Vg. peculium e populus peculiaris, adeguan
marito oppure ha una limitata capacità giuridica. dosi quindi al significato di segullà nell’ebraico
L ’iscrizione del sigillo reale di Alalak e le parole talmudico, giacché peculium indica l’avere posse
della lettera di Mari devono tuttavia essere con duto personalmente da coloro che stanno sotto
frontate anche con l’uso, parallelo ma posteriore, tutela o che hanno capacità giuridica limitata (cfr.
di sglt che si trova nella traduzione ugaritica di bB.B. j2a), cioè la proprietà personale della
una lettera il cui originale dovrebbe esser stato moglie (cfr. Sbir. R. 7,17), del figlio che vive nella
scritto in accadico e che era stata indirizzata dal casa paterna, o del servo che vive presso il padro
sovrano ittita all'ultimo re di Ugarit *ammurapi. ne. Quest'interpretazione sembra tuttavia cozza
Il gran re ricorda al suo vassallo di essere «suo re con la dignità divina, tanto che il traduttore
servo (e) sua proprietà» ('[bdh].sglt.hw /’£) (KTU aramaico e anche S, volendo eludere i significati
2.39,7.12; cfr. BASO R 184 [1966] 37 n. 12; UF 8 primitivi, hanno fatto ricorso a habbibìn «predi
[1976] 437 n. 6; RSP 11 24 s. § 44). Il padrone del letti» e a *am habbìb «popolo prediletto». La tra
la segullà è in questo caso il re di Hatti. Qui sglt duzione greca usa 'Kaoc, 7iEpiouaio<; (Ex. 19,5; 23,
serve probabilmente a collegare la concezione ge 22; Deut. 7,6; 14,2; 26,18; Tit. 2,14; 1 Clem. 64)
nerale del rapporto di vassallaggio (‘bd) con la «popolo eletto», secondo il significato di rarpiou-
sfumatura di un legame personale e particolare aioc, in Pap. Genève 11 ,1 7 (c^r- F. Preisigke, Wb.
(cfr. M. Dahood, Bibl 50 [1969] 341). Pap. 11 296), ma anche le espressioni 7T£pioima-
(7(jlÓc; (LX X Ps. 134,4; cfr. Eccl. 2,8) ‘sovrabbon
2. L ’uso rabbinico del verbo siggél e del nome se danza’ e 7ì£pt7ioiY)fTC^ (Mal. 3,17; 1 Petr. 2,9) ‘ri
guila conferma apparentemente le conclusioni tratte
sparmio’ (Einheitsubersepzung: «proprietà parti
dall’uso accadico e ugaritico. Secondo Ekhah Rab-
bati a Lam. 1,17 (ed. Buber 79) un pastore che pos colare»). Queste due ultime traduzioni sono vici
sedeva solo un bastone e un turbante «fece sacrifici, ne al significato di «riserva», senza avere il signi
risparmiò (siggél) e si comprò delle pecore». Eviden ficato esatto di peculium chc, a sua volta, si avvi
temente aveva lavorato sotto padrone. cina singolarmente all’acc. sikiltu(m) (v. sopra).
Se un figlio, ancora vivente il padre, si guadagna 2. La segullà di Ex. 19,5; Deut. 7,6; 14,2; 26,18
da vivere indipendentemente dal genitore, secondo viene estratta dalla comunità dei popoli da Jhwh.
jB.B. 9,178 «tutto quello che ha risparmiato (siggél) Quest’immagine potrebbe avere una certa rela
li appartiene». In questo testo siggél significa che il
zione col mitologema del patrimonio avito divi
glio acquisisce un capitale personale che non rien
tra nell’asse ereditario paterno da suddividersi alla no, da spartirsi tra i figli degli dèi (Deut. 32,8; -»
morte del genitore. In Ber. R. yjb il nome segullà de nhl [nàhal] v.i). Dunque Israele sarebbe conside
nota un gruzzolo personale che si conta c riconta con rato proprietà personale di Jhwh non in quanto
gioia, mentre in bB.B. j2a si parla della segullà di un l’abbia ereditata, ma perché l’ha ottenuta metten
minorenne, di cui il tutore deve prendersi cura come do a frutto un deposito dei beni dell’Altissimo.
per una proprietà posseduta da un minore. La tradizione rabbinica rifiuta però questa visio
La parabola di Jalq. Deut. 873 menziona due ne di una sovranità limitata di Jhwh, ribadendo
fratelli che «si erano fatti un deposito (mesaggélin)», alla fine del versetto di Ex. 19,5: «Poiché a me ap
precisamente col denaro che avevano ricevuto dal pa partiene tutta la terra!» (Pes. R. 1 1 e par.; cfr. R.
dre, mentre la parabola di Sbir. R. 7,17 cita le parole
Mosis, Ex 19,sb, 6a: Syntaktiscber Aufbau und
di una moglie al marito: «Guarda qui, ciò che mi hai
affidato e ciò che io ho risparmiato per te (.siggalti)». lexikalische Semantik: B Z N.F. 22 [1978] 1-25).
Infine i rabbi spiegavano l’uso di s gullà in Ex. 19,5 Qualunque possano essere gli esatti contorni del
paragonando Dio al servo o al figlio o alla donna che l’antropomorfismo che attribuisce a Jhwh una se-
«si fecero un deposito personale (mesaggèl, mesag- gullà, questo termine si distingue da una nahàlà
gelet)» con i beni del padrone, del padre o del mari divina in quanto implica un’iniziativa e un attivo
73 (v»7 53) sagar (H. Ringgren) (v»754 ) 74
impegno personale da parte di Jhwh: il valore di pio: meglio sbarrare queste porte che permettere
un bene guadagnato in questa maniera risulta un culto straniero all’altare. La chiusura a chiave
maggiormente apprezzabile. Il termine finisce per delle porte del tempio in 2 Chron. va considerata
indicare una proprietà cui si tiene particolarmen un atto polemico contro la religione di Jhwh co
te; da qui viene la sfumatura semantica «tesoro», me, viceversa, l’apertura delle porte della casa di
suggerita per segullà in Eccl. 2,8 e in / Chron. 19, Dio (/ Sam. 3,15) significa che la sorgente della
3, la quale per gli antichi traduttori aramaici di Ex. rivelazione divina è di nuovo accessibile (cfr. J.G .
19,5; Deut. 7,6; 14,2; 26,18 conservava un signifi Janzen, JSO T 26 [1983] 89-96). In Eccl. 12,4 le
cato spirituale. porte chiuse sono probabilmente una metafora
E. Lipinskt per le orecchie chiuse, immagine degli anziani che
diventano duri d’orecchi (diversamente intende
Lauha, B K xix, 212: non gli orecchi, ma le labbra
si chiudono - l’anziano si fa taciturno perché non
TJp sagar sente niente). - Come le porte di casa, così le
grandi porte della città vengono chiuse (Ios. 2,5.7;
“lìlDD masgér, rftàDtì misgeret Ezech. 44,1 s.; 46,1.12); un caso particolare è Ios.
6,1: Gerico era sògeret umesuggeret «chiusa verso
1. Etimologia. - 2. Il qal. - 3. Il hif. - 4. 1 sostantivi. - l’esterno e verso l’interno; nessuno poteva uscire
j. Qumran. - 6.1 LXX. o entrare». Qui, come suppone giustamente M.
Noth (HAT 1/7, 16), si usa una frase fatta, lett.
Bibl.: J.V . Kinnicr-Wilson, Hebrew and Akkadian
Philological Notes: JSS 7(1962) 173-18 3. «sbarrante (la via per entrare) e sbarrata (per chi
vuole uscire)». In Ex. 14,3 si trova sàgar costrui
1. La radice si presenta in due varianti, sgr e skr to con 'al senza oggetto esplicito: il faraone pen
(distinte in aramaico, v. sotto). Per entrambe il si sa che gli Israeliti vadano vagando senza meta nel
gnificato cambia nelle forme qal e h if: qal ‘chiu paese; il deserto li avrebbe «chiusi dentro», sbar
dere, serrare’, hif. ‘consegnare’. Per sgr si rinvia rando loro il cammino. - Si hanno forme nif. in 1
all’ug. sgr (WUS nr. 1890; per sgrt KTU 1.100,70; Sam. 23,7 (Saul pensa che David si sia cacciato in
cfr. M.C. Astour, JN E S 27 [1968] 26; E. Lipinski, trappola da solo, ritirandosi in una città fortifica
U F 6 [1974] 170. 174; D.W. Young, U F 11 [1979] ta) e in Ezech. 3,24 (il profeta deve chiudersi den
844. 867; anche M. Tsevat, U F n [1979] 766), al tro casa).
fenicio sgr ‘chiudere bene’ (DISO 190), all’aram. sgr è usato talvolta con quest’accezione concre
e sir. segar, all’acc. sekéru ‘sbarrare’ (AHw 1035; ta in contesti teologicamente rilevanti. Secondo
ma cfr. la distinzione etimologica sekéru ‘argina Gen. 7,16 fu Dio a chiudere la porta dell’arca die
re’ da sagar ‘chiudere forte’, fatta da Kinnier-Wil tro Noè (nel poema di Gilgamesh è l’eroe stesso
son), sikkùru ‘chiavistello’ (AHw 1042), alPar. sa- che lo fa, Gilg. 9,93). Quando in Is. 26,20 si esor
kara ‘chiudere a chiave, sbarrare’ (Wehr 380). Per ta la popolazione a entrare in camera e a chiudere
sgr/skr ‘consegnare’ cfr. l’aram. antico e d’impero bene le porte per nascondersi finché l’ira di Dio
skr h a fl'a f. ‘consegnare’ (DISO 193), fenicio sgr non sia passata, si allude forse al racconto del di
jifil. ‘consegnare’ (DISO 190; K A I 14,21; M. Da- luvio. In Is. 45,1 Ciro riceve la promessa che Jhwh
hood, Bibl jo [1969] 341: ‘incarcerare’), skr ‘in gli aprirà tutte le porte, così che nessuna gli resti
gaggiare, comprare’ (Esdr. 4,5) è una forma secon sbarrata, per spianargli la strada verso l’impero
daria tarda di -» skr. — masger s’incontra nella mondiale. Per mezzo di Ciro, dunque, Jhwh libe
forma enfatica nell’ostracon aramaico 44 (Cler- rerà il proprio popolo. Is. 60,11 prevede un futu
mont-Ganneau), cfr. A. Dupont-Sommer, Fs. G. ro nel quale le porte di Gerusalemme resteranno
R. Driver, Oxford 1963, 53-58 n. 2 nel significato sempre aperte e non verranno sbarrate né di gior
di «prigione», rafforzato dall’indicazione «pane e no né di notte, per permettere che vi si portino i
acqua» (1. 3) quale nutrimento del carcerato. tesori delle nazioni. In Iob 12,14 l’onnipotenza di
2. La forma qal ha in primo luogo un significa Dio è così rappresentata: se egli demolisce, nes
to del tutto concreto di ‘chiudere/serrare una por suno può ricostruire; se chiude, nessuno può apri
ta’: Gen. 19,6.10; Iud. 3,23 (qui insieme con nd'al re; allo stesso modo egli dà l’acqua o la trattiene.
‘sbarrare’); 2 Reg. 4,4 s.21 s.; 6,32; Nehem. 6,10 L ’autorità di Eljakim viene descritta in maniera
(le porte del tempio); 2 Chron. 28,24; 29>7 (il tem analoga in Is. 22,22: egli può aprire e chiudere
pio o ’ùldm); parimenti il n if in Nehem. 13,19. con la chiave della casa di David. —In Iob 3,10 il
Anche in Mal. 1,10 si parla delle porte del tem giorno della nascita di Giobbe viene metaforica
75 (v»7 55) sdgar (H. Ringgren) (v,7 56) 76
mente maledetto perché non ha chiuso le porte del Death: BietOr 21 [1969] 155), facendo riferimen
grembo della madre (cfr. 1 Sam. 1,5 s.). to a masgér ‘prigione’ (in Ps. 142,8), interpreta il
Il verbo viene usato in altro senso in Gen. 2,21 verbo nel senso di «incarcerare» (cfr. M. Dahood,
(dopo aver preso la costola dal corpo di Adamo Bibl 48 [1967] 428). In Is. 19,4 skr pi. viene usato
«Dio richiuse il posto con della carne») e lud. 3, in un senso affine: Jhwh «consegnerà gli Egiziani
22 (il grasso serrò la lama, si richiuse sulla lama a un padrone duro».
infilata nel ventre di Eglon). In Ps. 17 ,10 il testo è Nel «salmo storico» (Ps. 78) si legge che Jhwh
corrotto: si deve leggere héleb libbdmó, dunque ha consegnato il bestiame alla grandine (v. 48), la
«hanno serrato il loro cuore con grasso». vita del popolo alla peste (v. 50) e il popolo alla
Ricorrenze di skr si hanno in Ps. 69,12 (tappare spada (v. 62).
la bocca) e Gen. 8,2 (le sorgenti dell’abisso e le Uno schiavo fuggito non dovrà essere riconse
finestre del cielo vennero chiuse [ni/.]). gnato al primitivo padrone (Deut. 23,16). Un omi
La forma hif. di sgr viene usata una sola volta cida che è fuggito in una città di rifugio non do
(Iob 1 i,io) col significato di ‘ rinchiudere’, ‘ getta vrà essere consegnato al vendicatore del sangue
re in prigione’ : quando Dio passa (hdlaf), impri (Ios. 20,5). Quando Giobbe lamenta che Dio lo
giona (sgr hif.) il colpevole e convoca il tribunale abbia consegnato agli empi (Iob 16,11), intende
(qhl hif), nessuno può impedirglielo. evidentemente che essi lo trattano a propria di
b) Il verbo sdgar viene usato anche per indicare screzione.
la reclusione o l’allontanamento dei lebbrosi. C o 4. Da sgr derivano i nomi masgér e misgeret (3
sì Miriam viene messa in isolamento per sette occorrenze ciascuno) che significano entrambi
giorni fuori dell’accampamento (Num. 12,14 s-)- ‘prigione’.
Nella legge sulla lebbra di Lev. 13 s. si usa la for In Ps. 142,8 il salmista prega di essere liberato
ma hif. ( 11 volte); oggetto è il nega‘ su persone dalla prigione per poter lodare Dio. Se il salmo
(Lev. 13,4.5.31.33), su cose (13,50.54), su persone fosse la preghiera di un carcerato (così Kraus, BK
(13,11.21.26 ) o su una casa ( 14,30.46). xv, ad /.) le parole potrebbero essere intese alla let
3. Nel significato di ‘consegnare, abbandonare’ tera, ma la prigionia può anche essere una meta
si usano le forme pi. e hif. Il pi. è sempre costrui fora per una situazione difficile, senza via d’uscita.
to con b'ja d e compare 3 volte: 1 Sam. 17,46 (Da Tromp (156) considera masgér una figura del
vid sa che Jhwh gli consegnerà in mano Golia); l’Ade (v. sopra). Secondo Is. 24,22 «gli eserciti
24,19 (David non ha ucciso Saul sebbene Jhwh lo del cielo e i re della terra», cioè tutte le potenze del
abbia consegnato nelle sue mani; cfr. 26,8). cosmo e della terra, «saranno raccolti nella fossa
La forma hif. non è legata a b ejad e nella mag (bór) e rinchiusi in prigione (sgr pu.)» in attesa
gior parte dei casi significa ‘consegnare al nemi del giudizio definitivo; qui si pensa evidentemen
co’. Interrogando l’oracolo, David cerca di sapere te al regno sotterraneo dei morti. Secondo Is. 42,7
se gli abitanti di Qeila lo consegneranno a Saul e il servo di Dio (o Ciro, v. i commentari) aprirà gli
riceve un responso affermativo (/ Sam. 23,11 s.). occhi ai ciechi e libererà i prigionieri dal carcere.
Poco dopo gli Zifiti si offrono di consegnare Da In parallelo con masgér si trova bèt kele' ‘prigio
vid a Saul (/ Sam. 23,20; cfr. anche 30,15). ne’. Prigionia e tenebre sono strettamente con
Amos rimprovera agli abitanti di Gaza di aver giunte. Condurre i prigionieri alla luce significa
consegnato a Edom prigionieri di guerra, proba liberarli (così si dice di Marduk, cfr. Stummer,
bilmente per farli lavorare come schiavi nelle mi JB L 45 [1926] 180); non è certo che anche la ceci
niere di rame (Am. 1,6). Quasi la stessa cosa vie tà sia un’ immagine della prigionia. In ogni caso il
ne poi detta a proposito di Tiro (Am. 1,9 - secon testo richiama alla memoria inni cantati in occa
do H.W. Wolff, BK xrv/2, 170 secondario), skr sione dell’intronizzazione di un re.
haf. viene usato con significato analogo nei testi I tre esempi di misgeret sono tutti dello stesso
di Sefire (KAI 224,2 s.). Anche Abd. 14 va messo genere. Secondo Ps. 18,46 = 2 Sam. 22,46 i nemici
in relazione con l’avvertimento a Edom di non sconfitti escono tremanti (hrg) dalle loro carceri
consegnare gli scampati di Giuda; in parallelo si per rendere omaggio al vincitore. Anche in Mich.
ha krt hif. ‘sterminare’. 7,17 si parla di nemici che escono tremanti (rgz)
Secondo Deut. 32,30 Israele può essere scon dal carcere. In tutti e tre i passi sarebbe possibile
fitto perché «la loro roccia li ha venduti (mkr), intendere misgeret nel senso di ‘nascondiglio, ri
perché Jhwh li ha consegnati al nemico» (cfr. Am. fugio’; si tratterebbe allora di una capitolazione
6,8; Lam. 2,7). È qui da considerare anche Ps. incondizionata.
31,9 dove N.J. Tromp (Primitive Conceptions o f 5. Per lo più i testi di Qumran restano nel qua
77 (v >7 57) sedóm (M J . Mulder) (v,758) 78
dro dell’uso linguistico dell’A.T. Abbastanza fre Meeres: Z D P V 19 (1896) 1-59. - Id., Noch einmal So-
quente è l’espressione «consegnare alla spada» dom und Gomorrah: Z D P V 21 (1898) 65-83. - Id., Das
(hif.) (CD 1,17 ; 3,10; 7,13; 8,1; 19,13); cfr. anche Tote Meer und der Untergang von Sodom und Gomor-
la forma hif. con b°jad (iQ M 11,2 .13 ; iQapGen rba, 1898. - J. Blenkinsopp, Abraham and thè Right-
eous of Sodom: JJS 33 (1982) 119 -13 2 . - F.G . Clapp,
22,17). 5Sr c usato in C D 6,12 s. con delet per The Site of Sodom and Gomorrah: A JA 40 (1936) 323
oggetto e in iQ H 11,18 in un contesto escatolo 344. - F. Cornelius, Genesis XIV: ZAW 72 (i960) 1-7.
gico, dove si tratta di chiudere le porte della fossa - J.A . Emerton, Some False Clues in thè Study of Gen
(daltè sahat). Metaforicamente si parla di chiude esis XIV: V T 21 (19 71) 24-47. “ Id., The Riddle of Gen
re la bocca dei leoncelli (= dei nemici, iQ H 13,9). esis XIV: V T 21 (19 71) 403-439. - E. Haag, Abraham
Cfr. anche la strana espressione sdgartd he<ad and hot in Gen 18-18: A O A T 2 12 (1981) 173-199. - J.
sinnèhem in iQ H 13,14. Solo in C D 13,6 il h if è Penrose Harland, Sodom and Gomorrah: B A 5 (1942)
usato in riferimento all’esclusione dalla comunità 17-32; 6 (1943) 41-54- - W .C. van Hattem, Once
di coloro che sono indegni. 4Q 512 67,2 pensa alla Again: Sodom and Gomorrah: B A 44 (1981) 87-92. - L.
Heidet, Pentapole (DB 5, 46-50). - Id., Sodome (DB 5,
chiusura delle case colpite da lebbra (cfr. Lev. 14,
1819 s.). - L.R. Helycr, The Separation of Abraham
46) e 11Q T 34,5 riguarda la possibilità di blocca and Lot: Its Significale in thè Patriarchal Narratives:
re le ruote di un verricello, di un paranco o co JSO T 26 (1983) 77-88. - F.L. Hossfeld, Eiriheit und
munque di una macchina per sollevare e macella Einzigkeit Gottes im friihen Jahwismus (Fs. W. Breu-
re gli animali destinati al sacrificio. ning 1985, 57-74). - O. Keel - M. Kuchler, Orte und
6. 1 L X X usano tutta una serie di verbi per tra Landschaften der Bibel il, 1982, 247-257. - R. Koeppel,
durre sdgar, ma nella chiara maggioranza dei casi Uferstudien am Toten Meer. Naturwissenschaftliches
ricorrono a xÀeieiv ‘chiudere, serrare’ (cfr. J. Je zur Lage der Pentapolis und zur Deutung von Teli
Ghassùl: Bibl 13 (1932) 6-27. - R. Kraetzschmar, Der
remias, G L N T v 547-572; F.G. Untergassmair,
Mythus von Sodoms Ende: ZAW 17 (1897) 81-92. -
EW N T II 732 ss.) e ai suoi composti à7:oxXeteiv e M.-J. Lagrange, Le site de Sodome d’après les textes:
auYxXeietv. L ’accezione ‘consegnare’ (sgrhif) vie RB 41 (1932) 489-514. - M.J. Mulder, Het meisje von
ne resa esattamente con roxpaSiSóvai. Sostanzial Sodom. De targumim op Genesis 18:20,21 tussen bijbel-
mente questo campo lessicale non viene abban tekst en baggada, Kampen 1970, *1975. - A. Neher,
donato neanche nelle traduzioni di masgér (auy- Ezéchiel, rédempteur de Sodome: R H P h R 59 (1979)
xXeiecv e 5ea(jLO)TTf]^ ecc.) e di misgeret (aóyxXei- 483-490. - E. Power, The Site of thè Pentapolis: Bibl 1 1
<j[xa ecc., ma anche 2 volte a T E c p à v r ) ) . (1930) 23-62. 149-182. - H. Shanks, Have Sodom and
Gomorrah Been Found?: B A R 6/5 (1980) 26-36. - J.
H. Ringgren Simons, Two Notes on thè Problem of thè Pentapolis:
OTS 5 (1948) 9 2 -117 . - L.H . Vincent, Ghassoul et la
Pentapole biblique: RB 44 (1935) 235-244. - A .H . van
Z yl, Die ligging van Sodom en Gomorra volgens Ge
D ÌD sedom nesis 14: Hervormde Teologiese Studies 14 (1958/59)
82-87.
gebel usdum (har sedóm). Da lungo tempo l’ipo sulla base dei risultati archeologici (e della tradi
tesi meridionale è stata considerata la più atten zione), per esempio presso il gebel usdum (cfr.
dibile perché Soara, una città ellenistico-bizanti- Clermont-Ganneau, RA O 1, 1883, 162: «Rap
na (hirbet seih *isà) ai margini del gór es-sàfìje presentante incontestalo di Sodoma»; Hcidet 48;
(Simons, G T T O T § 4 11; cfr. la mappa di Mada- Abel, Une croisière autour de la Mer Morte,
ba, del vi secolo) fu identificata con la Soar del- 19 11, 82; Van Zyl 82-87 ritiene possibile che le
l’A.T. nelle cui vicinanze, secondo i racconti bi città della Pentapoli fossero distribuite da nord a
blici, dovevano trovarsi le altre città. Ma le indi sud in linea retta, a ovest del Giordano e del Mar
cazioni topografiche dell’ A.T. non sono chiare, Morto, con Sodoma, la città più meridionale, col
perciò ogni ipotesi è discutibile e presta il fianco locata dirimpetto a Gerusalemme). A partire da
a obiezioni (v., ad es., Power, Clapp, Harland e gli anni '30 del xx secolo gli scavi di telèlàt gassùl
anche J. Simons, Opgravingen in Palestina, s.d. (A. Mallon, R. Koeppel e R. Neuville; per la bibl.
CI93 5]» T25_I43 )- Inoltre l’attendibilità dei dati v. E.K. Vogel, H U C A 42 [1971] 80) hanno spo
dell’A.T. dipende dal valore storico che si attri stato l’attenzione verso un’ubicazione settentrio
buisce a tali informazioni. In ogni caso, si è con nale della Pentapoli (v. Power; Koeppel; cfr. Abel,
tinuamente cercato di addurre testimonianze con Lagrange, Vincent). Sulla base delle ricerche con
solo bibliche, ma anche classiche, geologiche e dotte a bàb ed-drà', Albright sosteneva che le
archeologiche per la localizzazione della Penta- città di Sodoma e Gomorra ora sommerse si fos
poli, senza che si sia riusciti, fino a oggi, a indivi sero trovate presso il sèi en-numeirà o il sèi-* esài
duare l’ubicazione delle città. (BASOR 14 [1924] 2-12; cfr. inoltre Harland, BA
5 [1942] 31 s.; Harland, ID B 4, 397). Gli scavi di
A favore di una localizzazione della Pcntapoli a P.W. Lapp (nel periodo 1965-67) a bàb ed-drà' e
nord del Mar Morto e della foce del Giordano nel
quelli di W.E. Rast e R.T. Schaub (fin dal 1973;
mare - oggi el-gór, più anticamente *àraba (situata
fuori di Canaan, v. M. Weippert, IDB Suppl., 125 s.) cfr. Shanks) in tutto il gór meridionale hanno di
- si potrebbe citare, per esempio, Gen. 13,10 ss. mostrato la presenza di insediamenti della prima
(diversa l’opinione di Vincent, RB 44 [1935] 244; età del ferro, nei quali si è propensi a vedere le
Ahituv, EMiqr 5, 998). Si tratta qui del kikkar haj- città della Pentapoli preistorica (Rast-Schaub,
jardén o hakìiikkàr (Gen. 13,10-12; 19,17.25.28 s.; Annual of thè Department of Antiquities of Jo r
Deut. 34,3; 2 Sam. 18,23; 1 ^ eS- 7>4^> Nehem. 3,22; dan 19 [1974] 5-53; Van Hattem, BA 44 [1981] 87
12,28; 2 Chron. 4,17) che talora viene ristretto (Si 92; R.L. Helyer, JSO T 26 [1983] 80; per ulteriore
mons 108-117) al territorio nella parte meridionale bibl. su bàb ed-drà*: H U C ^ .52 [1981] 14).
della depressione del Giordano (ad es. da qam sar-
tabè [Alexandreion] fino alla foce del Giordano nel Non è detto che se si possa davvero scoprire le
Mar Morto), dove si sarebbero quindi trovate le cit città scomparse della Pentapoli, perché il raccon
tà. D'altra parte ci sono anche testi dell’A.T. che con to della loro distruzione (come lo presenta, ad es.
sentono di pensare a un’ubicazione della Pentapoli Gunkel, R G G 1-* s.v. «Sodom und Gomorra»;
nella zona meridionale del Mar Morto, ad esempio Gunkel, Genesis\ 214 s.) è un motivo leggenda
Gen. 14,3, dove una glossa identifica probabilmente rio molto diffuso: una regione fiorente, ma em
il ‘émeq hassiddlm (cfr. 14,8.10) con la parte meri pia, viene distrutta dagli dei adirati, mentre gli
dionale piana del Mar Morto (v., ad es., Lagrange, uomini pii sono salvati dal disastro (cfr. la leg
RB 41 [1932] 492 s.) o Ezech. 16,46, dove «Sodoma genda popolare frigia di Bauci e Filemone). «Tali
e le sue figlie» sono situate «a destra», cioè a sud, di
Gerusalemme, mentre Samaria sta «a sinistra», cioè racconti sono naturalmente ambientati in località
a nord della città di David. Appare chiaro che un’at che stimolano la fantasia, in quanto luoghi deso
tenta analisi di tutte le indicazioni dell'A.T. non per lati o strani...» (Gunkel, Genesis\ 215; inoltre
mette di concludere altrimenti: su questo punto la Eissfeldt, RG G * s.v. «Sodom und Gomorrha»; H.
tradizione dell’A.T. è imprecisa e incerta. Persino Donner, Einfiihrung in die biblische Landes- und
l’ipotesi della sommersione (contestata con buone Altertumskunde, 1976, 27; Keel-Kuchler 256 s.).
ragioni già da Rcland, Palestina ex Monumentis ve- Inoltre non è del tutto impossibile che la memo
teribus 1, 1714, 254-258 e ciò nonostante difesa an ria di una grande catastrofe, provocata in epoca
cora da N. Glucck, AASOR 15 [1934/35] 7 s.) non
preistorica da sconvolgimenti geofisici, sia so
deriva immediatamente dai testi dell’A.T., perché in
essi si parla della fine delle città sempre e solo gene pravvissuta nelle leggende di popoli circostanti
ricamente in termini di «crollo» (-» hpk, 111.2). (ad es. Moabiti ed Edomiti), venendo poi ripresa
dalla tradizione d’Israele. «Ma queste considera
Fin dalla metà del xrx secolo si è tentato spes zioni geologiche non sono arrivate a risultati cer
so di determinare topograficamente la Pentapoli, ti» (Eissfeldt).
8 1 ( v , 7 6 o) s'dóm (M.J. Mulder) ( v , 7 6 i ) 82
li. Come l’ubicazione, anche l’etimologia dei pongono con qualche dubbio che le coppie Sodo
nomi Sodoma e Gomorra è controversa e incerta. ma/Gomorra e Adma/Seboim siano endiadi: «Cit
Il T.M. legge sempre sedom; iQ Isa (Is. 1,9 s.; 3,9; tà coperta» e «Campagna per gazzelle»).
13,19) swdm; rQapGen (21,6.24.26.31.33; 22,1.
Talora si è cercato di ritrovare la strada che porta
12.18.20.25) anche swdm (in 21,32 però swdwm;
a Sodoma e alle altre città della Pentapoli nei resti
cfr. M. Mansoor, JSS 3 [1958] 44). Anche il nome della letteratura del Vicino Oriente antico, senza che
'dmórà del T.M. compare in iQ Isa come ‘wmrb tuttavia si sia riusciti ad arrivare a risultati non pro
(Is. 1,9 s.; 13,19); in iQapGen persino come ‘wm- blematici. A Ugarit è attestato un termine sdmj (KTU
rm (21,24.32). Le grafìe swdm e ‘wmrh rimanda 4.244,13; cfr. PNU 184: sudumu) che si può certo
no probabilmente a uno schema qutul, mentre probabilmente considerare «per la forma un gentili
quella del T.M. equivale a un inf. cs., dato che q e- zio di Sodoma», ma non identificare con la Sodoma
tol rimanda a un tipo qutul (D.W. Beegle, BA dell’A.T. (UT nr. 1742; cfr. Ch. Virolleaud, Syr 30
SOR 123 [1951] 29; BLe § 43b; cfr. W. Baumgart- [1953] 190). C ’è ancor meno motivo di scorgere So
doma nelle tavolette di Ebla, anche se vi ricorre si-
ner, Fs. Eissfeldt, 1958, 29. Secondo W. Borée,
da-mukl (testo nr. 6522; G. Pettinato - A. Alberti,
Die alteri Ortsnamen Palastinas, 21968, 27 nr. 130 Catalogo dei testi cuneiformi di Teli Mardikh-Ebla,
qitdls'i trasforma in q etól). Secondo E.Y. Kutscher Napoli 1979). All’inizio delle scoperte si pensò (D.
la forma ‘wmrm (con affisso mem) si spiega con N. Freedman, BA 41 [1978] 143; Dahood, VTS 29,
un affisso nun a parole indeclinate con sillaba fi 1978, 99; anche G. Pettinato, RivBiblt 25 [1977] 236
nale aperta, usato frequentemente nell’ebraico [= A. Archi, Bibl 60 (1979) 562 s.]; Biblical Archae-
della Mishna, nell’aramaico della Galilea e pale ology Review 6/5 [1980] 46-52) che le tavolette no
stinese cristiano (ScrHier 4, 1958, 23 s.): questa minassero tutta la Pentapoli, ma oggi questa identi
nun finale è spesso rappresentata graficamente ficazione è stata respinta (R. Biggs, BA 43 [1980] 82)
e anche la menzione di Sodoma e Gomorra c stata
con una mem (cfr. silóàh in Is. 8,6 reso con EiXco-
messa in dubbio (v. BA 43 [1980] 134 e così Pettina
a(j1 nel N.T. e nei LX X), che però veniva pronun to, BA 43, 213 contro Archi 563 n. 21). Che Sodo
ciata di fatto come nun (ma cfr. la critica di J.A . ma e Gomorra vengano menzionate molto più tardi
Fitzmyer, The Genesis Apocryphon o f Qumran nei codici di Nag Hammadi non desta alcuna me
Cave /, 2i9 7 i, 162). raviglia (H.-M. Schenke, NTS 16 [1969/70] 202 ss.).
La derivazione etimologica di Sodoma e G o
morra è controversa quanto l’ ipotetica posizione in. 1. Nell’A.T. Sodoma compare 39 volte e
geografica delle città. Per Sodoma già Gesenius Gomorra 19, sempre insieme con Sodoma. Sodo
(Thesaurus, s.v.) cita due possibilità: 1. sdmh ma è menzionata insieme con Gomorra in Gen.
‘campo’; 2. sdph ‘ bruciatura’ (ma nel suo Lexicon 10,19; r3*I0i 14,2.8.10 s.; 18,20; 19,24.28; Deut.
Manuale, 1833, s.v. indica solo la seconda pos 29,22; 32,32; Is. 1,9 s.; 13,19; ler. 23,14; 49,18;
sibilità). U n’altra derivazione è dall’ar. sdm «tri- 50,40; Am. 4 ,11; Soph. 2,9. Sodoma da sola in
stis poenitens fuit» (Simonis-Winer4, 1828, s.v.). Gen. 13,12 s.; 14 ,12.17.21 s.; 18,16.22.26; 19,1
Nel loro lessico (31876, s.v.) Furst-Ryssel citano (bis).4; Is. 3,9 (cong. 1,7); Ezech. 16,46.48 s.53
sdh o sdm ‘luogo calcinoso, calcareo’, ‘luogo cir (Q)-55 s .; Lam. 4,6. Le due altre città della cosid
condato’, dall’ar. sdm ‘racchiudere, circondare’ detta Pentapoli, Adma e Seboim, appaiono soltan
(così, ad es., anche Gesenius, Handwòrterbuch9 to in Gen. 10,19; 14,2.8 (cong. 14,25: H. Korn-
riv. a cura di Mùhlau-Volck, s.v.; cfr. Borée 27 feld, BZ 9 [19 11] 26); Deut. 29,22 e Hos. 11,8 (in
nr. 130: ar. sadama ‘fortificare’). Gomorra venne Ios. 19,36 si tratta certo di una città di Ncftali, v.
spiegata da Gesenius (Thesaurus, s.v.) come de- Simons, G T T O T § 335,5)- Soar compare infine
mersio, dall’ar. gmr («obruit aqua»; cfr. GesB; in Gen. 13,10; 14,2.8; 19,22 s.30 (bis); Deut. 34,3;
Borée 39 n. 5; Th.H. Gaster, Myth, Legend and Is. 15,5 e ler. 48,34 (cong. 48,4). Da questi dati ri
Custom in thè 0 . 7 !, 1969, 161). Fiirst-Ryssel sulta quindi che la Pentapoli è menzionata col
spiegano il nome riferendosi a una radice inusita nome di tutte le sue cinque città solo in Gen. 14,
ta (mr III ‘incidere’, da cui ‘fenditura’, ‘crepaccio’, 2.8; tra esse, Soar in precedenza viene chiamata
‘intaglio’. Queste e altre spiegazioni dei nomi anche Bela, mentre i primi quattro nomi si trova
Sodoma e Gomorra partono spesso dall’idea che