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Julius Evola e il tradizionalismo russo | Геополитика.

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JULIUS EVOLA E IL
TRADIZIONALISMO RUSSO







POLITICAL PHILOSOPHY

25.05.2017
Italia
Russia

Alexander Dugin

L’opera di Evola è stata scoperta in Russia negli anni 60


dal gruppo assai ristretto degli intellettuali dissidenti
anticomunisti, detti “i dissidenti di destra”.

1. La scoperta di Evola in Russia


L’opera di Evola è stata scoperta in Russia negli anni 60 dal gruppo
assai ristretto degli intellettuali dissidenti anticomunisti, detti “i
dissidenti di destra”. Era una piccola cerchia di persone che avevano
rifiutato volutamente la partecipazione alla vita culturale sovietica e
avevano scelto l’esistenza clandestina. La contestazione della realtà
sovietica è stata presso di essi così totale perché si cercavano i
principi fondamentali che avrebbero potuto spiegare le radici di
questo giudizio negativo assoluto. E’ su queste vie di rifiuto del
comunismo che si sono scoperti certi lavori di autori antimoderni e
tradizionalisti: soprattutto i libri di Réné Guénon e di Julius Evola.
Due personaggi centrali animavano questo gruppo – il filosofo
musulmano Geidar Djemal e il poeta non conformista Evgeni

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Golovin. Grazie ad essi, i “dissidenti di destra” hanno conosciuto i


nomi e le idee di questi grandi tradizionalisti del nostro secolo. Negli
anni 70 sono state fatte le prime traduzioni dei testi di Evola (“La
Tradizione Ermetica”) sempre nel quadro della medesima cerchia e
sono state distribuite sotto forma di samizdat. La qualità delle prime
traduzioni era assai scadente perché esse venivano eseguite da
appassionati poco competenti, ai margini del gruppo degli
intellettuali tradizionalisti propriamente detti. Nel 1981 è apparsa nel
medesimo ambiente la traduzione di “Heidnische Imperialismus”, il
solo libro disponibile presso la Biblioteca Lenin di Mosca. Questa
volta la distribuzione per samizdat è stata assai ampia e la qualità
della traduzione migliore. Poco a poco si è formata la vera corrente
dei tradizionalisti che è passata dall’anticomunismo
all’antimodernità, estendendo il rifiuto totale della realtà sovietica al
mondo moderno in quanto tale, coerentemente con la visione
tradizionalista integrale. Bisogna notare che le idee dei tradizionalisti
in questione a quell’epoca erano molto lontane dall’altra branca dei
“dissidenti di destra” che erano cristiani ortodossi, monarchici e
nazionalisti. Dunque Evola era più popolare tra le persone che si
interessavano di spiritualismo in senso lato – yoga, teosofismo,
psichismo, etc. Nel corso della perestroika tutte le forme di
dissidenza anticomunista si sono manifestate alla luce del sole e, a
partire dai “dissidenti di destra”, si è creata la corrente ideologica,
culturale e politica della Destra – nazionalista, nostalgica, antiliberale
e antioccidentale. In questo contesto e seguendo lo sviluppo della
glastnost le idee propriamente tradizionaliste, i nomi di Guénon ed
Evola si sono introdotti nel complesso culturale della Russia. I primi
testi di Evola sono apparsi negli anni 90 presso la cosiddetta stampa
“patriottica” o “conservatrice” di grande tiratura e l’argomento del
tradizionalismo è divenuto il tema di polemiche virulente e assai
animate nel campo della destra russa nel senso più lato del termine.
Le riviste “Elementy”, “Nach Sovremennik”, “Mily Anguel”, “Den”
etc. hanno cominciato a pubblicare parti degli scritti di Evola o
articoli ispirati alle sue opere dove il suo nome era più volte citato.
Poco a poco il campo dei “conservatori” è stato strutturato
ideologicamente e si è prodotta la separazione tra la Destra arcaica,
nostalgica, monarchica e l’altra Destra più aperta, non conformista e
meno “ortodossa” – una sorta di “novye pravye” in russo, che si può
tradurre come “nuova destra”, ma precisando che si tratta di un
fenomeno molto originale e molto differente dalla ND europea.
Questo secondo partito dei “patrioti” lo si potrebbe qualificare come
“terzaforzisti”, “nazional-rivoluzionari” etc. La linea di rottura passa
precisamente nell’accettazione o nel rifiuto delle idee di Evola o
piuttosto dello spirito di Evola che non si può qualificare solamente
come “conservatore” o “reazionario” ma come quello della
Rivoluzione Conservatrice, come la “rivolta contro il mondo
moderno”. Recentemente il primo libro – “Heidnische
Imperialismus” – è stato pubblicato a grande tiratura in 50.000 copie.
Una trasmissione televisiva sul primo canale è stata dedicata a Evola.
Dunque si può dire che per la Russia comincia la scoperta di Evola
su larga scala. Quello che era un nucleo intellettuale estremamente
marginale prima della perestroika in Russia è divenuto ora un

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fenomeno ideologico e politico importante. Ma è evidente che Evola


scriveva i suoi libri e formulava le sue idee in un contesto temporale,
culturale, storico ed etnico molto differente. Dunque si pone il
problema: che cosa c’è di valido in lui per la Russia attuale e quale
parte della sua opera deve essere adattata o respinta nelle nostre
condizioni? Questo richiede almeno una breve analisi delle
divergenze e delle convergenze tra il tradizionalismo di Evola e la
tradizione sacra e politica propriamente russa.

2. Contro l’Occidente moderno


Inizialmente bisogna precisare che il rifiuto del mondo moderno
profano e desacralizzato che si manifesta nella civiltà occidentale del
ciclo finale è comune a Evola e a tutta la tradizione intellettuale russa
degli slavofili. Autori russi come Homyakov, Kirievsky, Aksakov,
Leontiev, Danilevsky tra i filosofi e Dostoevsky, Gogol,
Merejkovsky tra gli scrittori criticano il mondo occidentale pressoché
negli stessi termini di Evola. Si trova presso di essi la medesima
avversione al regno della quantità, al sistema della democrazia
moderna, al degrado spirituale e alla profanità totale. Così si vedono
spesso delle corrispondenze sorprendenti tra la definizione delle
radici del male moderno – massoneria profana, giudaismo deviato,
avvento delle plebi, divinificazione della ragione – in Evola e nella
cultura “conservatrice” russa. In qualche modo, la tendenza
reazionaria è qui comune, dunque la critica dell’Occidente da parte di
Evola è completamente comprensibile e accettabile in la linea
generale dai conservatori russi. Oltre a questo si trova sovente in
Evola la critica formulata in un modo più vicino alla mentalità russa
che a quella europea – lo stesso gusto per la generalizzazione,
l’evocazione frequente di motivi mistici e mitologici, il vivo
sentimento del mondo spirituale interiore a partire dal quale si
percepisce organicamente la realtà immediata moderna come
perversione e deviazione. In generale, per la tradizione conservatrice
russa lo stile della spiegazione mitologica degli avvenimenti storici e
anche contemporanei è quasi obbligatorio. Il richiamo al livello
super-razionale o non razionale si comprende perfettamente in
Russia dove piuttosto è l’eccezione un argomentare razionale. Si può
inoltre notare l’influenza esercitata dai conservatori russi su Evola:
nelle sue opere egli cita spesso Dostoevsky, Merejkovsky (il quale,
d’altronde, egli conobbe personalmente) e alcuni altri autori russi.
D’altro canto, questi frequenti riferimenti a Malynsky e a Leon de
Poncins lo fanno parzialmente rientrare nella tradizione contro-
rivoluzionaria tipica dell’est europeo. Si può anche citare i suoi
riferimenti a Serge Nilus, l’editore dei famosi “Protocolli” che Evola
ha riediti per l’Italia. Nello stesso tempo è evidente che Evola
conosceva assai male la cultura conservatrice russa nel suo insieme
che, d’altronde, non lo interessava particolarmente a causa della sua
idiosincrasia anticristiana. A proposito della tradizione ortodossa egli
ha detto appena qualche parola non significativa. Dunque l’affinità
tra la sua posizione nei confronti della crisi del mondo moderno e
l’antimodernismo degli autori russi è dovuta piuttosto alla
comunanza delle reazioni organiche – eccezionale e individuale nel

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caso di Evola e tradizionali nel caso dei russi. Ma grazie alla


spontaneità delle convergenze antimoderne la testimonianza di Evola
diviene ancora più interessante e più preziosa. Sia quel che sia,
questa parte critica di Evolarientra perfettamente nei quadri della
corrente ideologica della Destra russa e apporta molto a questa
visione della decadenza storica, dando formule nuove a volte più
complete, più radicali e più profonde. Sotto questo aspetto le idee di
Evola sono accolte molto positivamente nella Russia attuale dove
l’antioccidentalismo è un fattore ideologico e politico estremamente
potente.

3. Roma e Terza Roma


L’altro aspetto del pensiero evoliano è avvertito dai russi come un
soggetto intimo ed estremamente importante: si tratta della sua
esaltazione dell’idea imperiale. Roma è per Evola il punto cruciale
della sua Weltanschauung. Questa forza sacra, vivente e immanente
che si manifesta attraverso l’Impero è stata per Evola l’essenza
dell’eredità tradizionale dell’Occidente. I resti del palazzo di Nerone
e delle antiche costruzioni romane sono stati da lui percepiti come la
testimonianza diretta della sacralità organica e concreta la cui unità e
continuità sono state sbriciolate dal “castello” kafkiano del Vaticano
cattolico guelfo. La sua formula ghibellina è chiara: l’Impero contro
la Chiesa, Roma contro il Vaticano, la sacralità organica e
immanente contro le astrazioni devozionali e sentimentali della fede,
implicitamente dualista e farisea. Ma il complesso simile si ritrova
naturalmente nei russi, il cui destino storico è profondamente legato
all’Impero. Questa nozione è stata dogmaticamente fissata nel
concetto ortodosso di starets Philophe – “Mosca – Terza Roma”.
Bisogna notare che la “prima Roma” in questa visione ciclica
ortodossa non è la Roma cristiana, ma Roma imperiale, perché la
“seconda Roma” (o “nuova Roma”) era per i cristiani Costantinopoli,
la capitale dell’Impero cristiano. Dunque l’idea stessa di “Roma”
presso gli ortodossi russi corrisponde alla comprensione della
sacralità come immanenza del Sacro, come “sinfonia” necessaria e
inseparabile tra autorità spirituale e potere temporale. Per i
tradizionalisti ortodossi la separazione cattolica tra il Re e il Papa
non è concepibile e rivela l’eresia, chiamata precisamente “eresia
latina”. In questa concezione russo-ortodossa si ritrova l’ideale
puramente ghibellino in cui l’Impero è talmente valorizzato
teologicamente che non si può concepire la Chiesa come qualcosa di
estraneo e isolato da esso. Questa centralità della sacralità del
Regnum nella tradizione russo-ortodossa si basa sull’epistola di
Paolo dove vi è la questione del “katehon”, “colui che sostiene”,
identificato precisamente con il Sacro Impero, l’ultimo ostacolo
contro l’irruzione dei “Figli della Perdizione” – equivalenti dei Gog e
Magog biblici. Dunque la concezione di Mosca Terza Roma, che è in
qualche modo consustanziale al pensiero tradizionale russo,
corrisponde perfettamente all’ideale evoliano ghibellino. Ancor di
più, la denuncia del cattolicesimo e del suo ruolo nefasto nella
decadenza dell’Occidente è in Evola quasi identica alle accuse dei
cristiani ortodossi contro l’ “eresia latina”. Anche in questa
occasione si vede la convergenza perfetta tra la dottrina di Evola e

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l’attitudine “normale” del pensiero conservatore russo. E ancora una


volta, l’esaltazione spirituale e lucida dell’Impero nei libri di Evola
diviene inestimabile per i russi alla ricerca della loro identità
autentica e tradizionale. “L’imperialismo sinfonico” dei russi
ortodossi riconosce facilmente la propria immagine nell’
“imperialismo pagano” o piuttosto “ghibellino” di Evola. Si può
aggiungere ancora un dettaglio importante. Si sa che l’autore di
“Terzo Reich” Arthur Mueller van den Bruck è stato profondamente
influenzato dagli scritti di Dostoevsky per il quale l’idea di Terza
Roma era centrale. Si ritrova presso van den Bruck la stessa visione
escatologica dell’Impero Finale, in corrispondenza simbolica con le
idee “paracletiche” dei montanisti e con le profezie di Ioachim de
Flora. Moeller van den Bruck, le cui idee sono stata a volte evocate
da Evola, ha adattato la concezione di Terza Roma della tradizione
russo-ortodossa alla Germania, elaborando il progetto politico-
spirituale ripreso in seguito dai nazional-socialisti. Dettaglio
interessante: Erich Mueller, discepolo di Nikisch, che era stato assai
ispirato da van den Bruck, ha suggerito che se il Primo Reich tedesco
era stato cattolico, il Secondo Reich protestante, il Terzo Reich
avrebbe dovuto essere precisamente ortodosso! Ma Evola partecipò
egli stesso largamente al dibattito intellettuale della cerchia della
rivoluzione conservatrice tedesca (l’ “Herrenklub” di von Gleichen,
di cui egli era membro, era la continuazione dello Juniklub fondato
da Moeller van den Bruck) dove argomenti simili erano vivacemente
discussi. Ecco l’altra via intellettuale che unisce la corrente
conservatrice russa e il pensiero di Evola. Evidentemente non si può
qui parlare di concezioni identiche, ma vi è quanto meno un’affinità
straordinaria e dei ravvicinamenti “naturali” sorprendenti che
spiegano inoltre la facilità di assimilazione del messaggio di Evola in
Russia dove le sue vedute appaiono molto meno stravaganti che in
Europa dove il conservatorismo tradizionale resta per la maggior
parte cattolico e nazionalista in senso moderno e assai raramente
imperiale e legato al Sacro.

4. Evola visto da Sinistra


In Evola vi è un altro aspetto molto interessante che si manifesta
nella prime e nelle ultime tappe della sua vita. Lo si qualifica a volte
come “anarchismo di destra” che è evidente nelle sue opere artistiche
di gioventù e soprattutto in “Cavalcare la tigre”.
Contemporaneamente la sua posizione antiborghese coerente e
permanente lo isola considerevolmente dalla Destra convenzionale
occidentale. D’altra parte anche in seno alla Tradizione egli fu
sempre attratto dai domini poco consueti che rientrano più o meno
nella prospettiva della Via della Mano Sinistra. Indubbiamente,
nell’insieme dei suoi scritti è molto saliente ciò che si potrebbe
tentare di chiamare la “sinistra” del messaggio evoliano.
L’anticonformismo totale verso la realtà moderna occidentale, la
contestazione radicale dei valori borghesi avvicinano Evola a certe
branche della sinistra. Questo fenomeno non è la manifestazione
della sua natura personale. Vi è qui un lato sintomatico estremamente
importante. La Rivolta evoliana contro il mondo moderno possiede

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degli aspetti distruttivi come ogni rivolta, d’altronde. Il suo


radicalismo intransigente lo spinge alla rottura con il conservatore
abituale che difende per inerzia i valori di ieri contro i valori di oggi.
Per Evola lo “ieri” non del tutto ideale. Il suo orientamento va molto
più lontano, verso il mito primordiale, verso l’Iperborea perduta,
verso la Trascendenza, verso l’Eterno Presente. Questa ricerca
dell’assoluto qui e ora obbliga a superare i limiti convenzionali e
anche a sgretolare le forme secondarie della Tradizione adattate al
kali-yuga. Evola non accetta una parte del Sacro, lo vuole Tutto,
immediatamente. Questa Rivolta gli fa prendere posizioni
“anarchiche”, contestare la legittimità delle forme tradizionali
svuotate di ogni vita. E’ d’altronde la posizione autentica dell’adepto
dei Tantra, quella che egli spiega perfettamente ne “Lo Yoga della
Potenza”. Ma paradossalmente la stessa antinomia è propria alla
corrente della sinistra radicale e la fenomenologia esistenziale ed
estetica delle due rivolte, per quanto differenti, le unisce in un certo
caso quasi perfettamente. La rivoluzione, la guerra, la crisi, il
ribaltamento sociale provocano sempre un trauma profondo che
necessariamente obbliga l’essere umano a incontrare la realtà
ontologica profonda che supera i cliché profani della vita “normale”.
Ernst Juenger, al quale Evola si interessò molto, sviluppò nei suoi
romanzi e scritti politici questo problema del reincontro dell’uomo
moderno, profondamente alieno, con la realtà superiore nella
situazioni di crisi estrema. D’altronde, Evola attraversò egli stesso
dei periodi di crisi personale al limite del suicidio. Dunque la sete
dell’assoluto è in logico rapporto con le esperienze “negative” e
talvolta anche “antinomiche”. Queste considerazioni spiegano anche
l’interesse di Evola per certi personaggi giudicati dagli altri
tradizionalisti (Guénon, Burkhardt, etc.) nettamente “contro-
iniziatici” – Alister Crowley, Giuliano Kremmerz, Gustav Meyrink
etc. A sinistra, soprattutto all’estrema sinistra, si ritrova facilmente il
medesimo complesso, la stessa passione, la stessa esaltazione
dell’esperienza traumatica e nello stesso tempo lo stesso ifiuto del
conformismo, la stessa avversione viscerale in rapporto alle norme e
alle convenzioni, la stessa rivolta contro l’abituale. D’altra parte, la
cultura ideologica della “sinistra rivoluzionaria” non è priva di
accostamenti esoterici che a volte sono gli stessi come nel caso dei
tradizionalisti e della “rivoluzione conservatrice“. Citiamo a titolo di
esempio Theodore Reusse, attivista di sinistra e iniziatore alla
massoneria dello stesso Guénon! Il lato “sinistro” di Evola richiama
il paradosso politico della Russia attuale dove i neocomunisti,
antiliberali fanno fronte comune con i conservatori russo-ortodossi.
Cosa che si può anche pensare di certi aspetti del bolscevismo russo
storico in cui si sono sviluppate per vie eterodosse e contraddittorie
le tendenze profonde della sacralità russo-ortodossa – l’avversione
per il mondo occidentale borghese, la ricerca del Regnum, i fattori
escatologici, l’esperienza diretta, rivoluzionaria e immediata della
Verità. Più ancora, vi erano all’alba della corrente comunista russa
accostamenti esoterici estremamente curiosi con i rappresentanti
delle correnti spirituali locali ed europee. Si può dire che tra Evola e
la Russia esistono non solo le corrispondenze a livello di corrente
ideologica “conservatrice”, “di destra”, ma anche certi lati della

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“sinistra” russa, nella sua dimensione profonda e paradossale,


possono essere comparati con gli scritti di Evola e anche chiariti
grazie al suo metodo di ricerca della struttura dei fenomeni
traumatici. Il fatto stesso che il comunismo abbia vinto nel paese più
conservatore e più tradizionalista d’Europa ci obbliga a rivedere gli
schemi abituali conservatori a proposito della natura profana e
moderna del comunismo, come tappa avanzata della degrado
dell’attuale civiltà. D’altronde, le previsioni dei conservatori e
contro-rivoluzionari (come Léon de Poncin) concernenti la necessità
della vittoria della quarta casta proletaria in tutto il pianeta sono
smentite dal trionfo attuale della civiltà borghese (presunta terza
casta) nella Russia postsovietica. Lo stesso Evola commise il
medesimo errore accettando la posizione radicalmente antisocialista
e anticomunista, propria dei conservatori reazionari con i quali, a
livello metafisico, egli era in pieno disaccordo, dovuto alla differenza
profonda tra la Via della Mano Sinistra che gli era propria e la Via
della Mano Destra che (a volte) indirettamente e parzialmente ispira i
conservatori convenzionali. In altri termini la “sinistra metafisica” in
Evola non ha potuto trovare la manifestazione dottrinale coerente a
livello politico e il lato “anarchico” ed “esoterico” restano in qualche
modo sovrapposti assai contraddittoriamente alla sua fedeltà alla
“reazione” politica. Lo stesso equivoco esiste nelle sue relazioni col
fascismo e col nazional-socialismo dove egli criticava l’aspetto
politico di sinistra e contemporaneamente tentava di rafforzare
l’aspetto “metafisico di sinistra” (insistendo ad esempio sul
paganesimo contro le relazioni con il Vaticano). La storia politica
degli anni 80-90 mostra che il comunismo non era l’ultima forma di
decadenza della caste. Dunque Evola aveva torto nel predire la
vittoria dei sovietici e di conseguenza di prendere la posizione
radicalmente anticomunista e di non riconoscere il lato paradossale e
in qualche modo tradizionale della Rivoluzione. Malgrado il suo
interesse particolare per “L’Operaio” di Junger, Evola ha falsamente
identificato, seguendo la logica della Destra non rivoluzionaria, le
caste tradizionali con le classi della civiltà occidentale. A questo
proposito, si può richiamare l’avvertimento estremamente importante
di George Dumezil riguardante il fatto che nella società tradizionale
indoeuropea, dunque ariana, i lavoratori appartengono alla terza casta
e non alla quarta. Oltre a ciò, i mercanti, (cioè i proto-capitalisti) non
appartengono del tutto al sistema delle caste in tale società e tutte le
funzioni di distribuzione dei beni e del denaro sono stati appannaggio
dei guerrieri, degli kshatryas. Ciò significa che la classe dei mercanti
non corrisponde assolutamente alla struttura della società ariana ed è
storicamente sovrapposta ad essa con la mescolanza culturale e
razziale. Dunque la lotta antiborghese dei socialisti possiede
implicitamente la dimensione tradizionale e indoeuropea, cosa che
spiega perfettamente le tendenze “antigiudaiche” (addirittura
antisemite) di un gran numero di teorici socialisti a partire da
Fourrier, Marx e fino a Stalin. Questa considerazione mostra la
giustificazione dell’elemento socialista (e pure nazional-comunista)
nelle correnti della Rivoluzione Conservatrice – specialmente in
Spengler, Sombart, van den Bruck, Junger e fino a Niekisch. E’ fuori
di dubbio che con questo ambiente tedesco d’anteguerra Evola aveva

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ottime relazioni intellettuali, cosa che ahimè, non lo ha aiutato a


sfumare le sue posizioni e a rettificare le sue vie dottrinali e
tradizionaliste. Questa contraddizione in Evola è notevole se si
confrontano “Orientamenti” e “Gli Uomini e le Rovine” da un lato, e
“Cavalcare la Tigre” dall’altro. “Evola di sinistra” non è ancora
scoperto e riconosciuto. Ma ancora una volta – la Russia e la sua
storia conservatrice e rivoluzionaria, paradossale e rivelatrice, antica
e moderna ci aiuta a comprendere Evola nelle sue idee esplicite e
soprattutto il senso implicito del suo messaggio che rimane da
scoprire e assimilare. Non solamente in Russia, ma in questo ultimo
aspetto anche in Occidente.

5. La questione cristiana
Ciò che pone i maggiori problemi nell’assimilazione degli scritti di
Evola in Russia è la sua impostazione risolutamente anticristiana.
Secondo lui l’intera tradizione cristiana è l’espressione della
degenerazione ciclica, una radice della decadenza dell’Occidente
tradizionale e la “sovversione” dello spirito del Sud, della mentalità
“semitica” proiettata al Nord europeo ariano. E’ in questa questione
che vi sono degli aspetti inaccettabili del suo messaggio per il
contesto del tradizionalismo russo. Qui bisogna quantomeno
distinguere due aspetti differenti del problema. 1) Da un lato Evola
conosceva soprattutto la forma cattolica della tradizione cristiana –
quella che era propria all’Occidente. Qui la critica severa di Evola
del ruolo del cristianesimo occidentale nel processo di caduta della
civiltà europea è assai giusta (quantunque non senza certe
generalizzazioni poco fondate). Oltre a questo nell’ottica della
Chiesa Ortodossa, e soprattutto nell’ottica della Chiesa Russa dopo la
caduta do Costantinopoli e l’adesione del Patriarcato di
Costantinopoli all’Unità Cattolica, si trovano sovente gli stessi
motivi nella denuncia dell’ “eresia latina”. Il devozionismo, il
razionalismo scolastico e il papismo del Vaticano sono gli oggetti di
critica costante dell’Ortodossia contro il cattolicesimo con più o
meno le stesse conclusioni riguardanti la responsabilità della
“deviazione cattolica” nella desacralizzazione dell’insieme europeo
che è giunto al rigetto quasi totale della tradizione e all’avvento
dell’era laica. La tradizione cristiana ortodossa differisce molto dalla
tradizione cattolica nei punti essenziali dogmatici, rituali e (quello
che è più importante nel caso nostro) metafisici. Lo spirito ortodosso
è contemplativo, apofantico, esicastico, comunitario e risolutamente
anti-individualista. Il fine nettamente dichiarato dell’Ortodossia è la
“deificazione” dell’uomo per via ascetica descritta nei termini
puramente esoterici e utilizzando i procedimenti iniziatici. Questa via
della deificazione è assolutamente un’altra cosa rispetto al
misticismo exoterico occidentale dove si esalta l’umanesimo. Si
tratta della visione tradizionale della realizzazione metafisica. In altri
termini l’Ortodossia non è la religione intesa nel senso di Guénon
(ripreso in seguito da Evola), perché non mira alla “salute dell’anima
individuale”, ma alla realizzazione puramente spirituale e metafisica
– dunque sovraindividuale e sovrapsichica. L’Ortodossia non è
l’exoterismo necessitante dell’esistenza di società iniziatiche esteriori
per giungere alla completa realizzazione spirituale (l’assenza storica

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di società iniziatiche fuori dalla Chiesa nei paesi ortodossi lo


testimonia in una maniera sorprendente). E’ piuttosto la tradizione
completa inglobante esoterismo ed exoterismo come nel caso
dell’Islam. L`esempio più vicino a questa particolare della Chiesa
Orientale si trova nello sciismo iraniano dove non vi è più distinzione
netta tra il dominio esoterico ed exoterico (a questo proposito vedere
Henri Corbin “L’homme de la lumiere”). La differenza essenziale tra
la tradizione cattolica e quella ortodossa rende la posizione
anticattolica e “antiguelfa” di Evolapienamente comprensibile e
accettabile. Oltre a ciò, certe obiezioni formulate da Evola contro
l’insufficienza metafisica dell’attitudine della Chiesa Occidentale
aiutano molto gli ortodossi a ritrovarsi coscientemente nella propria
tradizione, cosa che manca fatalmente al cattolicesimo. 2) L’altro
aspetto di questo problema consiste nel rigetto da parte di Evoladella
tradizione cristiana primordiale, nel sua disprezzo per la natura del
cristianesimo delle origini che egli qualificò sempre come “plebeo”,
“semitico”, e pre “antitradizionale”. Egli si inscrive definitivamente
nella tradizione romana precristiana e anticristiana ripetendo nei tratti
generali le accuse alla Chiesa da parte dei filosofi pagani e
neoplatonici. Certi elementi li ha attinti dalle fonti anticlericali
massoniche tramite Arturo Reghini etc. Egli tende a identificare la
tradizione cristiana con la tradizione giudeo-cristiana cosa che è
esatta solo in parte e storicamente si applica soprattutto all’origine e
alla particolarità della tradizione propriamente cattolica, tanto che la
Chiesa orientale (o le Chiese Orientali) deve essere qualificata
elleno-cristianesimo. (Un’analisi eccellente di questa differenza
fondamentale si trova tra gli autori russi come Nikolaev “V poiskah
sa Bojestvom”, V.Lossky “Theologie mystique” et plus recemment
chez les auteurs francais Jean Bies “Voyage au monte Athos” et
Michel Fromaget “Corps, ame, esprit”). La tradizione della
devozione passiva, della ricerca della salvezza individuale,
l’egalitarismo postumo, etc., non caratterizzano l’essenza della
Tradizione Cristiana contrariamente alle affermazioni di Evola. Ma è
un argomento troppo complesso per essere trattato in questo scritto.
Si solamente constatare che agli occhi dei cristiani orientali questo
aspetto della critica di Evola non solo non è accettabile, ma resta
poco comprensibile, perché i motivi propriamente giudeo-cristiani
sono assai rari e marginali nell’Ortodossia. La Chiesa bizantina e
dopo la sua caduta la Chiesa russa hanno ereditato la parte più
sublime della tradizione ellenica incorporandola nell’insieme
armonico della Rivelazione evangelica. Nella Chiesa orientale gli
apostoli “gnostici” e controgiudaici sono particolarmente venerati –
si tratta di S.Paolo, di Giovanni apostolo, di Andrea (patrono della
Chiesa russa), etc. Al contrario, S.Pietro o S.Giacomo (i poli giudeo-
cristiani del cristianesimo delle origini) hanno dei ruoli secondari. Lo
spirito della Chiesa orientale resta molto caratterizzato dal
marcionismo o monofitismo implicito. Il Cristo qui è soprattutto
Pantakrator e lo Zar, il Dio della Seconda Venuta terribile e
onnipotente. Eè anche lo spirito aristocratico e ascetico attivo ed
eroico. Il punto culminante dell’affermazione cosciente di questa
natura della Chiesa orientale era la santificazione di S.Gregorio di
Palama, l’eminente esoterista cristiano la cui dottrina esicastica della

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Luce Increata e della deificazione ha scandalizzato tanto i cattolici


che il settore filocattolico dell’Ortodossia. Questo stesso esicasmo è
proprio alla maggioranza dei santi russi – S.Serge di Radohej, S.Nil
Sorsky etc, fino agli artisti delle icone – Andrei Rubliev
recentemente canonizzato come santo dal concilio della Chiesa
Ortodossa russa. Dunque nel rifiuto assoluto del cristianesimo in
quanto tale Evola pone un serio ostacolo alla sua assimilazione da
parte del tradizionalismo russo. L’accettazione letterale del suo
appello per il ritorno al paganesimo darebbe solamente effetti ridicoli
a causa dell’assenza totale in Russia di residui della tradizione slava
precristiana le cui parti migliori si ritrovano piuttosto nella
particolarità della tradizione ortodossa specificamente russa che nei
frammenti incoerenti di miti e culti il cui senso e la cui logica sono
completamenti dimenticati. L’adattamento dell’anticristianesimo di
Evola alla realtà russa può prodursi attraverso l’accettazione della
sua critica del cattolicesimo, dello spirito giudeo-cristiano con la
ricerca simultanea degli aspetti positivi – eroici e virili – all’interno
stesso della tradizione ortodossa e soprattutto nel dominio esoterico
di questa, nel simbolismo delle icone, nell’esicasmo, nei
procedimenti iniziatici della deificazione. Si può essere d’accordo
con il rifiuto dello spirito “semitico” e con l’elogio dello spirito
“ariano” ed “ellenico”. Ma in Russia tutto ciò è obbligato a rimanere
nel quadro dell’Ortodossia cristiana, perché tali sono le condizioni
storiche e “geografico-sacrali” della civiltà russa.

6. Le radici iperboree degli slavi


Vi è in Evola un aspetto estremamente importante concernente le
origini iperboree della Tradizione. Si trova la stessa idea in altri
tradizionalisti, soprattutto in Guénon e in B.G. Tilak e anche presso il
saggista tedesco Hermann Wirth. D’altronde Evola parla di Guénon e
Wirth come due dei tre personaggi che lo hanno influenzato più di
altri (il terzo era Guido de Giorgio). E’ il punto fondamentale della
sua dottrina. Il grande merito di Evola consiste nel fatto che egli
tentava di rianimare il mito iperboreo, di proporlo come realtà
spirituale concreta, come l’orientamento per eccellenza non
solamente nelle ricerche esoteriche, ma anche come fattore
metapolitico e quasi esistenziale. Questa riattivazione dell’argomento
iperboreo è l’aspetto più sorprendente della sua Weltanschauung.
Ancora una volta questa idea di Evolaappare estremamente vicina al
tradizionalismo russo, perché il popolo russo essendo un popolo
indoeuropeo, dunque ariano, deve prendere necessariamente
coscienza del suo più lontano passato per riaffermare la sua identità e
trovare in se stesso l’essenza spirituale. Bisogna riconoscere che,
malgrado la sua importanza fondamentale, tale questione non era
quasi mai stata posta in modo serio nel tradizionalismo russo, salvo
alcuni intuizioni assai vaghe di saggisti prerivoluzionari che si
occuparono delle origini degli slavi. La visione tradizionale delle
origini presuppone la conoscenza delle leggi cicliche e delle
corrispondenze cosmiche. In questo caso, l’opera di Evola ci fornisce
molte informazioni preziose sull’argomento. Evola stesso era
piuttosto interessato allo studio delle influenze iperboree nell’Europa

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occidentale e nel Vicino Oriente, applicando i metodi di Guénon, di


Bachofen e di Wirth per ricostruire la tipologia ciclica delle civiltà a
partire dall’età dell’oro fino ai giorni nostri (“Rivolta contro il
mondo moderno”). Nelle sue opere dedicate al problema delle “razze
spirituali”, egli ha concretizzato certi dati tradizionali riguardanti i
tipi di uomini europei nelle loro particolarità fisiche, psichiche,
spirituali. Ovunque sottolineò la centralità del tipo “iperboreo”,
“nordico”, “apollineo”. Queste ricerche aiutano a comprendere le
relazioni che esistono tra la dinamica storica (compresa nella
prospettiva tradizionale) e lo status quo critico della nostra situazione
moderna. Egli ha disegnato le grandi linee dell’itinerario delle
correnti iperboree in corrispondenza con le etnie e le regioni europee.
Evidentemente tutto ciò si applica soprattutto alla realtà europeo-
occidentale o mediterranea. Gli spazi etnici e geografici dell’Eurasia
nord-orientale restano fuori dal quadro delle sue ricerche. Ma il
metodo e i principi della ricerca elaborati da Evola così come
l’esempio di loro applicazione alla realtà concreta, ci dà la possibilità
di compiere un lavoro simile in rapporto alla Russia e ai suoi legami
con le tendenze iperboree. Si può affermare che Evola è su tale
questione estremamente importante per la Russia perché egli apre
delle vie di ricerca delle origini primordiali che prima di lui erano
sconosciute e quasi impensabili. E’ l’altra ragione di grande interesse
per Evola in Russia dove egli ispira fortemente gli “studi iperborei”
applicati alla Russia e all’Eurasia. (A titolo di esempio si può citare
A. Dughin “Continente Russia”, Parma, Ed. del Veltro, 1991, e dello
stesso autore “Rusia – Misterio del Eurasia”, Madrid, Grupo libro 88,
1992, dove si prova a definire le linee dello studio “iperboreo”
dell’Eurasia).

6. Evola e l’Impero euro-sovietico di Jean Thiriart


L’adattamento delle idee di Evola alla Russia e la scoperta tramite il
suo metodo tradizionale della sacralità russa, pone una serie di
questioni interessanti sulla dottrina della Terza Via in generale, sia
livello metafisico che a livello geopolitico e politico. Questi due
livelli sono sempre in realtà intimamente legati e la stessa vita di
Evola testimonia l’importanza assoluta di scoprire questa
corrispondenza “naturale” e sacra che il mondo moderno tende
sempre a negare o a nascondere. Nell’impegno politico di Evola non
vi è niente di casuale o convenzionale. Le sue idee esoteriche e le sue
opinioni politiche sono in perfetta armonia. Egli è uno straordinario
esempio di coerenza e di fermezza di spirito di fronte al caos
moderno che cerca sempre di sviare gli uomini nella loro ricerca
della verità. Si può dire che vi è una logica rimarchevole tra il
tradizionalismo metafisico di Evola e la sua difesa dell’idea politica
imperiale, antimoderna, “iperborea” ed europea. La sua posizione
ideologica decolla direttamente dall’individuazione delle due forme
del degrado spirituale dell’Occidente nel capitalismo americano (il
polo occidentale) e nel comunismo sovietico (il polo orientale).
Dunque, politicamente egli è contro il mondo borghese e il mondo
socialista, geopoliticamente egli è contro l’estremo Occidente (Stati
Uniti, Francia, Inghilterra, dunque i paesi atlantisti) e contro
l’Oriente comunista (il blocco euroasiatico socialista). Da ciò deriva

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logicamente una certa simpatia innegabile sebbene sfumata per il


fascismo e il nazional-socialismo a livello politico e per la difesa
dell’Europa centrale germanica a livello geopolitico. In questa
visione molto coerente, La Russia (e il mondo slavo) politicamente,
geopoliticamente e pure razzialmente occupano la posizione del
nemico naturale, da qui questa affermazione estrema che “gli slavi
non ebbero mai la tradizione” (“Heidnischer Imperialismus”). Si può
supporre che questa visione geopolitica aveva in Evola i fondamenti
nella geografia sacra o piuttosto in una certa versione della geografia
sacra propria all’occidente imperiale prima ellenico, poi romano e
infine germanico che vedeva negli spazi eurasiani le terre della
barbarie, popolate dagli “untermenschen” slavo-tartari. Questa stessa
concezione è stata ripresa dalla cattolicità occidentale, soprattutto
dopo lo scisma. Questo terzaforzismo di Evola (né Occidente, né
Oriente, – Europa) è intimamente legata agli altri aspetti già
menzionati che impediscono di integrare pienamente e senza
sfumature la sua dottrina nel tradizionalismo russo-ortodosso. La
valutazione del socialismo come qualcosa di essenzialmente
antitradizionale va di pari passo con la scarsa stima per la civiltà
slava. Questi due aspetti sono intrinsecamente legati. Se nel caso di
Evola vi è corrispondenza diretta tra visione metafisica e dottrina
politica, vi erano altri rappresentanti della stessa tendenza politica
che seguivano la stessa linea senza alcun riferimento esoterico, ma in
piena conformità con i principi che essi stessi ignoravano totalmente.
Il terzaforzismo geopolitico e politico del Terzo Reich (quello,
ahimè, non di van den Bruck, ma di Adolf Hitler) e in minore misura
lo stato fascista italiano hanno fondato la loro ideologia, nei tratti
generali, sulla medesima base dottrinale. Da ciò l’attacco contro
l’URSS e la guerra contro le potenze atlantiste – Inghilterra e Stati
Uniti. Si può dire che la stessa visione è propria fino ad ora agli
ambienti dell’estrema destra europea indipendentemente dal fatto che
i loro rappresentanti leggano o meno “Orientamenti” o “Gli Uomini e
le Rovine”, per non parlare di “Rivolta contro il mondo moderno”. E’
positivo richiamare il caso estremamente interessante dell’evoluzione
politica dell’ideologia di “Giovane Europa” di Jean Thiriart che
apparteneva a questi movimenti terzaforzisti di estrema destra in
senso lato del dopoguerra, tentando di applicare il concetto di patria
nella realtà concreta dell’Europa democratica e denazificata. Thiriart
dagli anni 60 rappresentava la versione “secolarizzata” e
“razionalizzata” della dottrina di Evola, privata dei suoi lati
metafisici, ma conservante la coerenza puramente politica. Evola
stesso cita Thiriart ne “Gli Uomini e le Rovine”. Thiriart cominciò
con la ristretta formula “Né Occidente, né Oriente – Europa
Imperial”, dunque con la formula identica alla visione di Evola Nel
corso degli anni 70 e 80, dopo essersi ritirato dalle lotte politiche,
Thiriart è arrivato alla conclusione che i due termini negativi di
questa formula non sono più eguali. Egli ha riconosciuto nel sistema
socialista sovietico molte più affinità con i propri ideali che non nel
mondo capitalista. La stessa cosa egli ha trovato nelle correnti della
Rivoluzione Conservatrice tedesca, nel fascismo di sinistra europeo
ed italiano, nella repubblica Sociale e anche nel nazional-
bolscevismo russo, etc. A partire da questo egli proclama lo slogan

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un po’ provocatorio dell’ “Impero euro-sovietico da Vladovostock


fino a Dublino”, affermando con ciò la compatibilità politica e
geopolitica del terzaforzismo europeo con il socialismo euroasiatico.
Queste idee hanno influenzato molto l’ambiente nazional-
rivoluzionario nelle correnti politiche europee. Bisogna notare che
tutto questo è stato fatto nello spirito del pragmatismo politico più
freddo, senza alcun appello alla Tradizione. Ma si può, teoricamente
almeno, trovare l’esatta corrispondenza metafisica con l’operazione
geopolitica di Thiriart. Questo significherebbe la revisione del
pensiero evoliano dal punto di vista “eurasista” e nell’ottica del
tradizionalismo russo-ortodosso. Come Thiriart è rimasto fedele al
suo primo impulso di impegno politico (egli era, d’altronde, un
combattente delle SS) cambiando del tutto la sua visione geopolitica,
si può pure restare fedeli alla profonda essenza metafisica del
messaggio di Evola, adattando certi suoi aspetti alla visione
“euroasiatica” con tutte le implicazioni necessarie. Thiriart e anche
certi rappresentanti della ND europea e delle correnti NR hanno
optato risolutamente per la designazione del nemico unico assoluto
che è il capitalismo cosmopolita e la dominazione geopolitica degli
Stati Uniti. Il campo socialista è stato piuttosto percepito come “il
possibile alleato”. Se si farà la trasposizione di questa valutazione
politica al livello spirituale più elevato si arriverà all’apprezzamento
sommariamente positivo della tradizione russo-ortodossa, alla
scoperta della componente slava dell’insieme indoeuropeo e anche al
riconoscimento nel bolscevismo russo di tendenze antimoderne e in
qualche modo tradizionali. In questo caso, si giungerà alla formula
“Oriente contro Occidente”, “socialismo e socialismo nazionale
contro capitalismo”, “eurasisti contro atlantisti”, “Russia con
l’Europa germanica e continentale contro gli Stati Uniti e i paesi
anglosassoni” etc. Parallelamente si opera la revisione delle idee di
Evola che corrisponde esattamente alla lettura “russa” dei suoi scritti
(più l’accentuazione del suo aspetto rivoluzionario, di “sinistra”).
Terza Roma, Terzo Reich e Terza Internazionale si mostreranno di
colpo come simboli intimamente legati tra loro, come le tre forme
differenti, ma complementari della Rivolta contro il mondo moderno
– non sempre coscienti delle loro implicazioni trascendenti e a volte
deviate e pure parodistiche. Ma forse nell’età oscura in cui noi ci
troviamo, in questo kali-juga, non ci si devono aspettare dalla realtà
esteriore le realizzazioni splendenti e sublimi delle verità tradizionali.
Certi aspetti ripugnanti delle ideologie contemporanee e soprattutto
la loro messa in pratica possono a volte nascondere i tesori spirituali
come i “guardiani della soglia” della tradizione tibetana, mostruosi e
aggressivi, custodiscono il deposito prezioso della Tradizione (questa
metafora è stata utilizzata una volta dal prof. Claudio Mutti a
proposito dell’aspetto esteriore dei regimi comunisti; bisogna
precisare che egli stesso è tradizionalista guénoniano ed evoliano,
russofilo e nello stesso tempo estimatore delle idee di Jean Thiriart!).
Si può aggiungere che malgrado molto confronti in rapporto al lato
esoterico del nazional-socialismo e molte parole severe a suo
riguardo, Evola stesso accettò la partecipazione alla lotta intellettuale
precisamente in questo campo ideologico, provando a “correggere i
nomi” (secondo l’espressione esoterica della tradizione cinese) e ad

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aprire le prospettive del tradizionalismo autentico, non dal di fuori,


ma dall’interno del movimento che rappresentava, sia pure
approssimativamente, la Rivolta per l’Assoluto. Dunque, “i guardiani
della soglia” del neo-spiritualismo ariosofista non impedirono ad
Evola di mescolarsi attivamente nel combattimento spirituale al
fianco dei nazional-socialisti. Bisogna riconoscere che Evola stesso
non compì un’evoluzione simile a quella di Thiriart. Resta comunque
il fatto che il suo ultimo libro dottrinale è “Cavalcare la tigre” e non
“Orientamenti”. L’Impero euro-sovietico da Vladivostock fino a
Dublino, il campo della rivolta paradossale dei “rossobruni” eurasisti
in cerca del Regnum si oppone totalmente alla modernità, – a questa
modernità che si concretizza escatologicamente nel “dominio
assoluto del capitale” e nella “mentalità semitico-mercantile”,
nell’avvento finale del tipo sociale che non appartiene né alla terza,
né alla quarta casta tradizionale indoeuropea – tutto ciò si può
dedurre dalla lettura “russa” di Evola, dalla lettura “rivoluzionaria”
di Evola che sbriciola la scolastica tradizionalista impotente,
accademica, e rincuora e rivivifica il suo spirito che, d’altronde, non
è morto.

7. Conclusione
Julius Evola fu un uomo geniale. Più ancora, egli fu l’uomo
archetipico che visse nel suo destino personale la sorte della
Tradizione nel mezzo delle tenebre escatologiche. La sua eredità è
più che preziosa. I suoi errori carichi di significato come le sue
autentiche rivelazioni. Egli testimoniò la qualità dell’attuale realtà,
mostrò eroicamente l’orientamento che porta al di là. Il suo
messaggio è necessario per l’Europa. Egli è anche necessario per la
Russia che attraversa il suo momento storico cruciale in cui la
questione della sua identità tradizionale e sacra si pone in ogni anima
russa. Grazie alla luce delle sue idee, anche se non conveniamo su
tutte, noi possiamo restaurare la nostra tradizione metafisica, trovare
le chiavi dimenticate o perdute. Questo spiega la popolarità di Evola
nella Russia attuale. Questo spiega anche la ragione delle polemiche
appassionate che provocano le traduzioni dei suoi libri e dei suoi
articoli. L’incontro della Russia con Evola non è una questione di
erudizione, di estremismo politico marginale o un affare di
“spiritualisti”. Gli aspetti che tocca Evola sono le realtà viventi, le
forze sacre che si risvegliano nell’attesa dell'”Azione Trascendente”
della quale Evola ha parlato profeticamente nei suoi primi libri.
Evola è l’ultimo eroe dell’Occidente. Ma si sa che nell’ottica
escatologica “l’ultimo è sempre il primo”. Dunque il messaggio di
Evola conclude un certo ciclo, ma apre l’altro – speriamo che questo
sia il ciclo della Rivolta Assoluta contro il mondo moderno.

Traduzione a cura di “Belgicus”.

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