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Comune di Calvi Provincia di Benevento

LEGGE

D.Lgs. 13 gennaio 2003, n°36


D.Lgs. 3 aprile 2006, n°152
D.Lgs. 12 aprile 2006, n°163
D.P.R. 5 ottobre 2010, n°207

OGGETTO

Bonifica e messa in sicurezza


permanente della ex discarica
di RSU sita alla località Fruscio

PROGETTO DEFINITIVO

PROGETTAZIONE

A.T.P. Ing. Gerardo CIMINO_Capogruppo


Geologo Giovanni MORIELLO

VALIDAZIONE/APPROVAZIONI

COMMITTENTE ELABORATO

Amministrazione Comunale. Sindaco p.t. PD_R.06


Avv. Armando ROCCO Relazione di calcolo del percolato e
del biogas

DATA R.U.P.

Ing. Antonio DOTOLI

Ing. Gerardo CIMINO - Capogruppo Piazza Immacolata n.2 82018 - San Giorgio del Sannio (BN)
A.T.P.
Geologo Giovanni MORIELLO tel./fax 0824.58232 e-mail gerarcim@tin.it
A termine di legge questo elaborato non potrà essere realizzato, riprodotto o comunicato a terzi senza autorizzazione.
1. Produzione, drenaggio e smaltimento del percolato.

1.1 - Stima produzione percolato.


La stima della produzione di percolato in una discarica, come può derivare da un bilancio
idrologico teorico, è funzione di numerosi parametri, come rappresentato nello schema seguente:

dove

L = Volume del percolato;


P = Pioggia;
R = Ruscellamento;
R* = Ruscellamento delle aree esterne alla discarica;
ET = Evapotraspirazione;
J = Irrigazione e/o ricircolo del percolato;
Is = Infiltrazione da acque superficiali;
Ig = Infiltrazione da acque sotterranee;
Us = Variazione del contenuto di acqua dei materiali di copertura;
Uw = Variazione del contenuto di acqua dei rifiuti;
b = Produzione/consumo di acqua dovuto a reazioni di biodegradazione.

In realtà il principale fattore che determina la formazione di percolato è ovviamente l’apporto idrico
dovuto ad infiltrazioni di acque di pioggia dalle coperture ed eventualmente l’ingresso di acque
sotterranee dal fondo.
Per quanto riguarda l’apporto dovuto ai processi fisici e biochimici che avvengono all’interno
dell’ammasso dei rifiuti, sulla base delle esperienze reali di discariche analoghe e tenuto conto
delle caratteristiche specifiche dei rifiuti dei quali è previsto il conferimento, si può sicuramente
affermare che la quantità prodotta o consumata è sostanzialmente trascurabile rispetto alle altre
cause ai fini della progettazione del sistema di drenaggio e smaltimento.

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Nel caso specifico le caratteristiche geomorfologiche dei luoghi e l’impermeabilizzazione del fondo
portano ad escludere la possibilità di apporti dovuti all’ingresso di acque sotterranee, pertanto
l’unico fattore di produzione del percolato è costituito dall’infiltrazione di acque meteoriche dalle
coperture intermedie e da quelle finali, in funzione dei seguenti parametri:
 Area e pendenza delle superfici esposte;
 Efficacia della rete di scolo delle acque superficiali;
 Grado di impermeabilità della copertura finale;
 Capacità di ritenzione idrica dei rifiuti.

Dati idrologici
Il calcolo della produzione del percolato viene effettuato partendo dai dati pluviometrici delle vicine
stazioni di Apice e di Benevento (per le temperature) nel periodo 1920-2011, di cui si
sintetizzano di seguito i valori assunti a base del calcolo:

Media dei valori massimi mensili mm 66,5

Media dei valori massimi annuali mm 798,0

Il primo valore viene utilizzato per la stima di produzione di percolato nella fase di gestione
operativa e per il dimensionamento del serbatoio del percolato, mentre il secondo valore viene
utilizzato per la stima della produzione di percolato nella fase di gestione post-operativa.

1.2 - Stima in fase di gestione post-operativa.

Dal punto di vista della produzione di percolato, la fase di gestione post-operativa si divide in
realtà in tre periodi principali:

1. Un primo periodo, della durata di circa 1 anno dopo la chiusura, durante il quale la
discarica viene fatta assestare prima di eseguire il “capping” ed un primo riporto di
terreno. In questo periodo l’ammasso dei rifiuti restituisce una quota significativa dei
liquidi assorbiti durante la fase operativa e permangono ancora apporti esterni
relativamente modesti conseguenti al permanere delle coperture provvisorie.
2. Un secondo periodo della durata di circa 2 anni, successivo alla realizzazione del
“capping” ma con uno spessore ridotto di terreno. In questo periodo gli apporti esterni,
sono estremamente ridotti e continua la restituzione dei liquidi assorbiti durante le fasi
precedenti.
3. Infine la situazione a regime, a partire dal 4° anno, quando sarà stato completato il
recupero paesaggistico con la stesa del terreno vegetale, l’inerbimento, le
piantumazioni e la sistemazione definitiva del reticolo superficiale. In questa fase gli

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apporti esterni sono praticamente nulli o poco significativi mentre con continua, con
ritmi sempre più ridotti, la restituzione dei liquidi assorbiti e dei colaticci che si formano
in seguito alle reazioni biochimiche nell’ammasso dei rifiuti.In questo periodo gli
apporti esterni sono da considerarsi come detto praticamente nulli e dello stesso
ordine di grandezza dell’umidità necessaria al mantenersi dei processi di degradazione
biologica; a favore della sicurezza si valuta comunque un apporto costante pari allo
0,05% delle precipitazioni sull’area.
A regime potrebbe anche essere realizzato un sistema di riciclo del percolato per accelerare i
tempi della degradazione della sostanza organica.

Precipitazioni.

Il contributo meteorico rappresenta sempre, per quanto riguarda gli apporti, la voce più importante
del bilancio idrologico. Come in tutti i fenomeni di infiltrazione le piogge che danno i maggiori
contributi sono quelle di lunga durata e debole intensità perché massimizzano l’assorbimento da
parte del terreno e minimizzano quindi il ruscellamento.

Tuttavia, per il calcolo della produzione di percolato da eseguire mediante il bilancio idrologico,
non risulta ne semplice ne opportuno selezionare solo questo tipo di piogge, ma si considerano in
genere le precipitazioni complessive depurandole poi del ruscellamento superficiale. In particolare
per la valutazione del contributo dovuto alle precipitazioni si è fatto riferimento ai valori medi
mensili ottenuti dall’analisi delle serie storiche delle precipitazioni registrate dalla stazione di Airola
così come riportati nella seguente tabella:

mm/anno
2003 721 gennaio 75
2004 769 febbraio 83
2005 810 marzo 61
2006 480 aprile 57
2007 834 maggio 61
2008 903 giugno 55
2009 972 luglio 27
2010 940 agosto 39
2011 753 settembre 63
798,00 ottobre 86
novembre 100
dicembre 91

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Ruscellamento superficiale.

Il ruscellamento superficiale delle acque piovane è influenzato essenzialmente dalla morfologia


del terreno, dalle caratteristiche del materiale di copertura impiegato oltre ovviamente dalla
intensità e durata della precipitazione.

Il tipo e le caratteristiche di permeabilità del materiale di copertura impiegato, la copertura


vegetale presente, o la tipologia dei drenaggi delle acque superficiali, possono alterare
notevolmente la quantità d’acqua meteorica che si infiltra e percola nel corpo della discarica.

Data la difficoltà nella valutazione esatta di tale contributo per effetto dell’incertezza sulle
numerose variabili che lo influenzano, si utilizzano metodi semplificati come il metodo razionale,
nel quale il contributo del ruscellamento R viene considerato proporzionale alla precipitazione
media mensile attraverso opportuni coefficienti di deflusso, funzioni della tipologia del terreno e
della relativa pendenza.

Tabella 1. Valori medi annui del coefficiente di deflusso superficiale

Pendenza
Terreno
Nulla Media Elevata

Sabbioso 0,05 - 0,10 0,10 – 0,15 0,15 – 0,20

Argilloso 0,13 – 0,17 0,17 – 0.22 0,22 – 0,35

L’espressione è quindi del tipo:


Ri = ci Pi
con:
Ri = Ruscellamento superficiale per unità di superficie al mese iesimo [mm/mese]

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Pi = Precipitazione media nel mese iesimo [mm/mese]
ci = coefficiente empirico adimensionale variabile in funzione della natura del terreno, della
pendenza, della presenza di vegetazione.
I coefficienti di deflusso superficiale sono valutati su base media annua e portano pertanto ad una
sottostima del deflusso reale durante la stagione umida e ad una sovrastima dello stesso nella
stagione secca. Per ovviare a questo aspetto vengono introdotti dei coefficienti correttivi da
applicare al valore medio annuale del coefficiente di deflusso per ottenere il relativo valore
mensile. I coefficienti correttivi vengono riassunti nella tabella:

Tabella 2. Coefficienti correttivi del coefficiente di deflusso per pendenze < 5%


Mese CR Mese CR

Gennaio 1,60 Luglio 0,29


Febbraio 1,80 Agosto 0,29
Marzo 1,43 Settembre 0,46
Aprile 0,97 Ottobre 1,20
Maggio 0,89 Novembre 1,40
Giugno 0,37 Dicembre 1,60

Considerando che il terreno di copertura sarà di tipo vegetale, per uno spessore sufficiente a
favorire la crescita di piante e arbusti successivamente alla fase di chiusura della discarica, e
inferiormente invece verrà collocato lo stesso terreno argilloso proveniente dallo sbancamento
della vasca, stabilendo di conferire alle superfici una pendenza media del 20% si adotta un
coefficiente medio di ruscellamento superficiale pari a 0,2.
Applicando la relazione descritta e attraverso l’uso dei coefficienti di correzione si ottiene il
contributo mensile del termine di ruscellamento superficiale che viene riassunto per il singolo mese
nella Tabella 3:

Mese Ri (mm) Mese Ri (mm)

Gennaio 23.52 Luglio 4.00


Febbraio 71.28 Agosto 4.18
Marzo 32,51 Settembre 13.94
Aprile 30.56 Ottobre 56.52
Maggio 27.77 Novembre 76.86
Giugno 7.10 Dicembre 77.28
Tabella 3. Valori mensili del deflusso superficiale

Ruscellamento superficiale da aree esterne alla discarica.

Le precipitazioni che si raccolgono per ruscellamento superficiale dalle aree esterne alla discarica
vengono deviate e allontanate attraverso il canale di gronda appositamente previsto. Tale
contributo al bilancio idrico della discarica risulta pertanto nullo.

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Evaporazione ed evapotraspirazione.

E’ noto dall’idrologia che la copertura vegetale di un suolo permette un rilascio di quantità d’acqua
in atmosfera attraverso il fenomeno dell’evaporazione e dell’evapotraspirazione. Questa quantità è
assai superiore a quella che potrebbe evaporare dal suolo spoglio, cioè in assenza di vegetazione.
Nel caso della discarica controllata si possono presentare, nel corso dell’esercizio, situazioni che
portano ad avere contributi diversi. Occorre pertanto distinguere tra discariche ancora in esercizio,
con una superficie a contatto con l’atmosfera costituita dal terreno di copertura intermedio, senza
vegetazione, e discariche già completate, dotate quindi di una copertura finale inerbita ed
eventualmente piantumata.
Nel caso di discarica controllata completata, dotata di uno strato di terreno agrario piantumato, il
termine di evapotraspirazione può essere valutato attraverso numerose formule empiriche o semi-
empiriche; tuttavia il metodo che meglio sembra calcolare la reale evapotraspirazione potenziale è
quello elaborato da Thorntwaite, con l’applicazione dei coefficienti correttivi per le diverse latitudini.
Occorre però distinguere i periodi umidi in cui le precipitazioni, epurate dal ruscellamento
superficiale consentono all’evaporazione effettiva il raggiungimento del valore massimo
(evapotraspirazione potenziale), dai periodi secchi in cui viceversa l’evapotraspirazione effettiva
non riesce ad eguagliare la potenziale.
A tal fine viene inizialmente valutata l’evapotraspirazione potenziale (considerando tutti i mesi
come umidi) mediante la relazione:

ETPj =16 * Li*(10/I * Tj)a

dove:
- ETPj è l’ altezza di evapotraspirazione mensile del mese j-esimo [mm]
- Tj è la temperatura atmosferica media del mese j-esimo [°C]
- I è l’indice termico annuale ottenuto dalla somma dei coefficienti mensili di eliofania
astronomica alla latitudine in esame (41°).
Per quanto concerne le temperature medie mensili, sono stati impiegate le osservazione
meteorologiche effettuate dal Servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare dal 1971 al 2000. In
particolare i dati impiegati sono relativi alla stazione meteorologica sita nei comuni di Benevento e
di Apice.
La temperatura media mensile è riportata nella seguente tabella.

Mese Ti (°C) Mese Ti (°C)

Gennaio 6.62 Luglio 24.42


Febbraio 7.44 Agosto 24.31
Marzo 9.82 Settembre 21.12
Aprile 13.01 Ottobre 16.03
Maggio 17.31 Novembre 11.27
Giugno 21.39 Dicembre 7.63
Tabella 4. Valori medi mensili della temperatura

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L’esponente “a” può essere espresso mediante la seguente relazione:
a(I) = 1.6/100 * I + 0.5

L’applicazione della formula di Thorntwaite conduce al calcolo dei valori della evapotraspirazione
potenziale per ogni mese dell’anno. La differenza tra i valori mensili della precipitazione efficace
(precipitazione epurata dalla componente di ruscellamento superficiale) e l’evapotraspirazione
potenziale (Pi-Ri-ETPi) permette di individuare la stagione secca e quella umida durante l’anno.
Per la determinazione delle condizioni di evapotraspirazione effettiva durante la stagione secca
possono essere utilizzate, in relazione ai climi del territorio del sud Italia, le varianti apportate da
Benfratello al metodo di Thornthwaite. L’applicazione di tale metodologia richiede la conoscenza
delle caratteristiche del terreno e della sua copertura vegetale con particolare riguardo alla
capacità di campo. In particolare è stato assunto un valore della capacità di campo del terreno
cautelativamente basso e pari a 200 mm, opportunamente scelta tenendo conto dell’utilizzo di
materiale limoso per la copertura sottoposto ad idrosemina.

Tabella 5. Analisi del percolato derivato delle precipitazioni


PRECIPITAZIONE MEDIA
MESE G F M A M G L A S O N D totale
Pi 75 83 61 57 61 55 27 39 63 86 100 91 798

(coefficiente di ruscellamento
c= 0,3
superficiale)

COEFFICIENTI CORRETTIVI MENSILI PER IL COEFFICIENTE DI


RISCELLAMENTO
MESE G F M A M G L A S O N D
Cri 1,6 1,8 1,43 0,97 0,89 0,37 0,29 0,29 0,46 1,2 1,4 1,6

RUSCELLAMENTO SUPERFICIALE
MESE G F M A M G L A S O N D totale
Ri 36,00 44,82 26,17 16,59 16,29 6,11 2,35 3,39 8,69 30,96 42,00 43,68 277,04

PRECIPITAZIONE NETTA
MESE G F M A M G L A S O N D totale
Pi-Ri 39,00 38,18 34,83 40,41 44,71 48,90 24,65 35,61 54,31 55,04 58,00 47,32 520,96

TEMPERATURA
MESE G F M A M G L A S O N D
Ti 6,62 7,44 9,82 13,01 17,31 21,39 24,42 24,31 21,12 16,03 11,27 7,63

INDICE TERMICO MENSILE


MESE G F M A M G L A S O N D

7/38
mi 1,53 1,83 2,78 4,25 6,55 9,03 11,04 10,96 8,86 5,83 3,42 1,90

COEFFICIENTE MENSILE ELIOFANIA ASTRONOMICA


(LATITUDINE 40°)
MESE G F M A M G L A S O N D
Li (41°) 0,84 0,83 1,03 1,11 1,24 1,25 1,27 1,18 1,04 0,96 0,83 0,81

FORMULA DI INDICE TERMICO ANNUALE


THORNTHWAITE (sommatoria mi)
ETPi = 16,2 Li (10 ti
/ I)^a
I= 67,98

ESPONENTE DELLA
FORMULA
a= 1,588 a = 0,016*I+0,5 (moisello)
a = 675*10^(-9)*I^3-771*10^(-7)*I^2+1792*10^(-5)*I+0,49239 (manuale dell'ing. Pag
1,566
983)

EVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALE
(THORNTHWAITE)
MESE A M G L A S O N D G F M totale
ETPi 50,396 88,593 124,974 156,697 144,552 101,902 60,713 30,002 15,762 13,047 15,517 29,919 832,073

PRECIPITAZIONE - RUSCELLAMENTO - EVAPOTRASPIRAZIONE


POTENZIALE
MESE A M G L A S O N D G F M totale
Pi-Ri-
-9,98 -43,88 -76,08 -132,05 -108,95 -47,60 -5,67 28,00 31,56 25,95 22,66 4,91 -311,12
ETPi
CAPACITA' DI CAMPO
totali parziali
Vuc= 160 m= 3 amax = 1 secchi -424,20
mesi
umidi 113,08
PERDITA POTENZIALE
Lt =Lt- -
-9,98 -53,86 -129,94 -261,99 -370,93 -418,53
1+Pi-ETPi 424,20
λ = Lt/Vuc -0,062 -0,337 -0,812 -1,637 -2,318 -2,616 -2,651
α/αmax =
0,950 1,402 0,443 0,193 0,098 0,072 0,070

VOLUME IDRICO INVASATO NEL TERRENO


(MESI SECCHI)
Vu =
151,989 224,302 70,824 30,939 15,623 11,591 11,186 39,184 70,742 96,695 119,358 124,270
a*Vuc

RUSCELLAMENTO totale

S= 0,000 64,302 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 64,302

VARIAZIONE DEL VOLUME IDRICO INVASATO NEL TERRENO (MESI SECCHI)


-
Vu = -8,011 72,313 -39,885 -15,316 -4,032 -0,405 28,00 31,56 25,95 22,66 4,91 -35,730
153,478

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EVAPOTRASPIRAZIONE EFFETTIVA
ET=Pi-
48,42 -27,60 202,37 64,54 50,92 58,34 55,45 30,00 15,76 13,05 15,52 29,92 556,69
Ri+Vu

Precipitazioni - P - 798,00 100% Area Discarica (mq) 10000,00


Evapotraspirazione - Er - 418,95 52,50% Volume Ingresso (mc) 3790,50
Ruscellamento - R - 118,58 14,86%
Infiltrazione - I - 260,47 32,64% Dimensioni Discarica - L 100,00 m
Deflusso (I+R) 379,05 47,50% Dimensioni Discarica - B 100,00 m
Dimensioni Discarica - H 3,50 m
Coeff. Permeabilità K 3,29E-06 (m/s) Volume Rifiuti Discarica 35000,00 mc
a -4.0 mt Peso totale rifiuti (0,80 t/mc) 28000,00 t
Contenuto di acqua Rifiuti (30%) 8400,00 mc
Volume libero presente in discarica (15%) 4060,00 mc
Q=K*S*i Volume che fuoriesce nel substrato 1,04E+03

Posto i = 0,001 Volume di ingresso meteorico 643,0245493 mc/y


Volume da estrarre 3,67E+03 mc/y

In particolare si ricava un valore complessivo del termine di scorrimento pari a 64.30 mm che
rappresenta il contributo della precipitazione che può infiltrarsi all’interno dell’ammasso dei
rifiuti. In favore di sicurezza si ritiene di prescindere sia dalla possibilità che un’aliquota di tale
acqua possa essere allontanata dallo strato drenante disposto sulla copertura finale che dallo
studio del moto di filtrazione attraverso lo strato di argilla della copertura e considerare che tutto
il contributo dedotto dall’analisi precedente vada a costituire l’apporto per infiltrazione alla
formazione del percolato.
Ai fini del calcolo del percolato, dobbiamo precisare che si è tenuto conto sia degli apporti
meteorici esterni, sia del deflusso di uscita dal corpo rifiuti nel terreno sottostante, almeno nel
primo e secondo anno di intervento, durante la fase di realizzazione del capping.

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Pertanto il calcolo del percolato si riferisce alla zona oggetto di capping, specificando che nel
tempo previsto di 12 mesi per la copertura, oltre all’estrazione del percolato presente mediante
pozzi drenanti, si tiene conto dell’aliquota meteorica relativa alla pioggia annuale.
Quando le operazioni di capping sono concluse, rimarrà da estrarre, nella fase post-operativa,
solo il percolato residuale, di cui si terrà conto del piano di monitoraggio successivo, annotando i
quantitativi annuali estratti.
Infatti il quantitativo di percolato è generato da 2 contributi:
1. Pioggie di infiltrazione (solo il primo anno)
2. Percolato già presente in vasca
Considerando che l’area Sdisc della superficie della zona risulta circa 10.000,00 m2 si ottiene un
contributo di portata annuale Qa pari a:
Qa = 643.02 m3/anno che affluiscono nell’area della vasca.
La portata media giornaliera di percolato dovuto alle precipitazioni infiltrate risulterà quindi circa
1,76 m3/giorno.
Dalla tabella di calcolo si osserva che il contributo delle precipitazioni alla aliquota di infiltrazione
si concentra in quattro mesi dell’anno, la portata di percolato potrà registrare delle punte
significativamente più alte del suddetto valore medio. A causa dell’effetto di ritardo dovuto al
processo di infiltrazione attraverso lo strato di argilla della copertura e attraverso i rifiuti
compattati, tali punte di produzione di percolato saranno però attenuate. Sulla base dei due
aspetti evidenziati è ragionevole ipotizzare che le portate di percolato siano concentrate su un
periodo di 9 mesi (anziché di 12), e stimare quindi un valore medio della produzione di percolato
pari a 2,38 m3/giorno.
Il volume di percolato già presente in discarica è pari a 4060,00 m3/anno, mentre il volume che
fuoriesce dal corpo rifiuti verso il basso è di 1040,00 m3/anno.
Pertanto il volume netto da estrarre, fin dal primo anno di intervento, è di:
Qperc = 4060,00 + 643,02 + 1040,00 = 3670,00 m3/anno pari a 10,06 m3/giorno.

Irrigazione e/o ricircolo del percolato.


Non essendo ammesso in base alla normativa in materia il ricircolo del percolato e non
prevedendo irrigazione per massimizzare l’evapotraspirazione del terreno di copertura, tali termini
risultano nulli.
Acque di infiltrazione da corpi idrici superficiali.
In relazione alle quote e alla composizione geologica degli strati di terreno che interessano l’area
di progetto tale termine risulta nullo.

Acque di infiltrazione da falde idriche sotterrane


Come già illustrato nella relazione generale, la falda è presente a circa 4,00 metri dal piano
campagna e crea commistione con il percolato presente. Tuttavia, come previsto in progetto e

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riportato nelle tavole, si realizzerà una barriera idraulica a monte evitando il totale ingresso di
acqua nella zona di abbancamento dei rifiuti, rispettando i versi di deflusso sotterraneo.
Ai fini del bilancio, quindi, non si considera l’aliquote di falda, inoltre la discarica verrà dotata di
idoneo sistema di captazione, raccolta e smaltimento delle acque sotterranee, questo permette di
trascurare la presenza di tale eventuale contributo nel bilancio idrico.

Variazioni del contenuto d’acqua del materiale di copertura.


In favore di sicurezza si assume che il materiale di copertura degli strati intermedi come di quello
finale si trovi inizialmente a capacità di campo e pertanto non sia in grado di assorbire acqua al
suo interno che verrebbe altrimenti sottratta.

Variazioni del contenuto d’acqua nei rifiuti.


In favore di sicurezza si assume che l’ammasso di rifiuti, a copertura finale ultimata, si trovi già a
capacità di campo e pertanto non sia in grado di assorbire acqua al suo interno che verrebbe
altrimenti sottratta alla formazione di percolato. Anche tale termine è comunque trascurabile
rispetto agli altri presenti nel bilancio.

1.3 - Tabella riassuntiva e grafico.

Si è quindi proceduto ad ipotizzare l’andamento della produzione di percolato della discarica nel
periodo di vita complessiva della discarica sulla base delle stime di afflussi di cui ai paragrafi
precedenti, sulla base di un confronto con casi similari e sotto l’ipotesi semplificata di restituzione
lineare in 6 anni degli afflussi meteorici assorbiti nella fase di gestione operativa

Produzione
Fase Anno
Percolato
3
m /anno
Gestione
1 2.566
Post -
Operativa
2 733
- Fase 1
Gestione
3 128
Post -
Operativa
4 51
- Fase 2
5 51
6 51
7 26
8 26
9 26
10 26
11 26
12 26

11/38
13 26
14 26
15 26
16 26
17 26
18 26
19 26
20 26
21 26
22 26
23 26
24 26
25 26
26 26
27 26
28 26
29 26
30 26

Sulla base di quanto sopra esposto si stima che la produzione totale di percolato ammonti
complessivamente a circa 35.000 mc. così suddivisi

Gestione Postoperativa – Fase 1 mc. 3.299,00 - 2 anni


Gestione Postoperativa – Fase 2 mc 282.00 - 4 anni
Gestione Postoperativa – Fase 2 mc 616.00 - 24 anni

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1.4 - Serbatoio del percolato.

Il percolato drenato dai pozzi della discarica esistente viene inviato ad un serbatoio di stoccaggio
costituito da un complesso di camere di dimensioni 6 x 4 x 3 mt, con capacità di circa 72,00 mc di
capacità, forma “alveolare” che insistono su una platea di fondazione. Il manufatto è protetto con
impermeabilizzazione sia internamente che esternamente: internamente sarà utilizzata una
impermeabilizzazione cementizia elastoplastica dello spessore di mm. 2, ed esternamente si
applicheranno pannelli bentonitici sia sul piano di posa della platea di base, sia sulle pareti
laterali e su quelle verso monte che spiccano dal corpo principale e vengono a trovarsi
controterra.
Il percolato affluisce a tale serbatoio mediante apposita condotta principale che proviene dai
pozzetti di raccordo; il sistema sarà dotato di collegamento di troppo pieno tra le camere interne
e di un sistema manuale e automatico di intercettazione del collettore di ingresso in caso di
eventi eccezionali o per l’esecuzione di lavori di manutenzione.
Lo smaltimento del percolato avverrà con il conferimento ad idoneo impianto di depurazione
attraverso trasporto con autocisterne attrezzate con impianto di pompaggio autonomo. Al fine di
aumentare la sicurezza sarà comunque disponibile presso l’impianto una coppia di pompe
sommerse per i liquami, con caratteristiche di portata e prevalenza in grado di provvedere al
caricamento anche di cisterne prive di sistemi di pompaggio autonomo.
Lo smaltimento del percolato, tenendo conto del volume della vasca, avverrà con
cadenza di n. 36 svuotamenti nel corso del primo anno, n. 10 svuotamenti nel corso del
secondo anno, n. 2 circa nel corso del terzo anno, fino a n. 1 svuotamenti per gli anni
rimanenti.

2. Stima produzione biogas.

I criteri costruttivi e gestionali introdotti dal D.Lgs. 36/03 impongono, nel caso di discariche che
accettano rifiuti biodegradabili, la realizzazione di un impianto per l’estrazione dei gas, condotta
in modo tale da ridurre al minimo il rischio per l’ambiente e per la salute umana, che garantisca la
massima efficienza di captazione.
Il gas deve essere di norma utilizzato per la produzione di energia, anche a seguito di un
eventuale trattamento; nel caso di impraticabilità del recupero energetico, come nel caso in
progetto, la termodistruzione del gas di discarica deve avvenire in idonea camera di
combustione, a temperatura T > 850 °C, concentrazione di ossigeno ≥ 3% in volume e tempo di
ritenzione ≥ 0,3 s.
I gas che si sviluppano in discariche per rifiuti non pericolosi sono solitamente metano, anidride
carbonica, composti azotati, idrogeno, idrogeno solforato e composti sulfurei, idrogeno ed ossido
di carbonio in percentuali volumetriche assai diverse, con netta predominanza di metano ed
anidride carbonica.

13/38
Per quanto attiene alla stima di produzione di biogas, tutte le schematizzazioni attualmente
disponibili non possono dare informazioni su valori assoluti ma descrivono la probabilità delle
emissioni riferite ad una situazione di “reattore biochimico omogeneo” senza tenere conto delle
inevitabili differenze di comportamento dell’ammasso dei rifiuti in ragione della tipologia di rifiuti
conferiti, della loro modalità di abbancamento, del grado di umidità e di tutta un’altra serie di
parametri variabili.
In pratica si stima che da una tonnellata di rifiuto urbano di un paese industrializzato possano
svilupparsi mediamente 150 - 200 Nm3 di biogas, in un arco temporale compreso tra 10 e 50
anni, concentrati maggiormente nei primi 5÷10 anni di fermentazione metanigena, a seconda
delle diverse velocità di decomposizione del rifiuto.
Da dati di letteratura e studi teorici sulla produzione di biogas dalla fermentazione di rifiuti urbani,
l’andamento della produzione assume una curva caratteristica a campana che prevede un
periodo di “inerzia” di circa 1 anno, l’apice di produzione dopo circa 3 anni dalla messa a dimora
del rifiuto e prevede un drastico calo di produzione dopo circa 6-7 anni, come meglio illustrato da
un grafico “tipo” sotto riportato, risultante da due contributi: quello derivante dalla
decomposizione dei rifiuti rapidamente degradabili e quello derivante dai rifiuti lentamente
biodegradabili:

Nel nostro caso siamo in presenza di una discarica per rifiuti speciali provenienti dalla selezione
degli urbani e quindi i materiali avranno una ragionevole omogeneità e regolarità di pezzatura,
bassa umidità e saranno caratterizzati da un contenuto organico putrescibile percentualmente
inferiore a quello del rifiuto urbano tal quale per cui è lecito ipotizzare una produzione unitaria ai
livelli statistici inferiori e una curva di produzione più distribuita a seguito di una velocità di
reazione ragionevolmente più lenta.

14/38
La stima di produzione di biogas viene pertanto condotta per almeno 15 anni di produzione sulla
base dei seguenti parametri:
 produzione unitaria pari a 100 Nm3 di biogas per tonnellata di rifiuto;
 tempo di gestione della discarica pari a 0 anni;
 quantitativi di rifiuti conferito pari a 28000 tonnellate, equamente distribuito in 6
anni di esercizio, dal 1987 al 1992 e quindi pari a 4667 tonnellate/anno.
Con i risultati che verranno appresso illustrati si potrà, quindi, dimensionare le reti e delle
apparecchiature da installare ma non forniscono elementi di certezza riguardo all’effettiva
produzione di gas, che potrà essere ragionevolmente inferiore rispetto a quella teoricamente
generabile e verificata solo in campo attraverso una attenta azione di monitoraggio dei primi
periodi di gestione.

Tenuto conto della durata estremamente breve del periodo dei conferimenti e del quantitativo
relativamente modesto e concentrato in pochi anni di biogas prodotto, non si ritiene
economicamente sostenibile l’inserimento di un sistema di recupero energetico per cui lo
smaltimento del biogas viene affidato ad una “torcia” per la combustione a norma di legge,
dimensionata per le portate appresso riportate.

2.1 - Il metodo della “reazione semplificata”.


Questo metodo matematico è stato concepito da G. Tchobanoglous ed altri1, ed è basato su una
semplificazione del complesso processo di formazione del biogas. Il modello è stato poi
perfezionato da G. Pasquali, B. Bonori, M. Bergonzoni, che lo hanno applicato nell’ambito della
realizzazione di uno Studio di Impatto Ambientale.2

L’insieme delle reazioni chimiche che portano alla generazione del biogas può essere riassunto
nell’espressione:

materia organica - acidi organici - biogas + materia non-biodegradabile

Esprimendo la composizione elementare della materia organica in base ai suoi componenti


fondamentali (C,H,O,N) si può usare il seguente schema stechiometrico per la reazione globale:

CaHbOcNd + w H2O → x CH4 + y CO2 + z NH3

1 G.Tchobanoglous, H. Theisen, S. Vigil, (1993), Integrated solid waste management – Engineering principles and
management issues. McGraw-Hill, Inc.

2
B.Bonori, G.Pasquali, M.Bergonzoni, (2001), Landfill gas production valued with a mathematical method, in Sardinia
2001, CISA, Cagliari.

15/38
Dai bilanci elementari si possono ottenere i coefficienti stechiometrici w, x, y e z in funzione di a, b,
c e d, ottenendo:

Questa relazione permette di valutare la quantità e la qualità del biogas teoricamente generabile
nel caso che tutta la massa di rifiuti reagisse anaerobicamente e completamente. Analogamente
sarebbe possibile calcolare le moli di acqua richieste dalla reazione.
In totale le moli di biogas prodotte saranno:

Questa quantità è relativa al biogas secco, se si considera che il processo ha luogo in un


ambiente saturo di vapore acqueo alla temperatura riscontrabile all’interno della discarica, si
possono calcolare le moli di biogas umido prodotte.

Frazione merceologica C H O N Inerti


Rifiuti di cibo 28,7 03,1 29,2 01,9 37,1
Carta 44,4 04,4 40,9 00,1 10,2
Cartone 44,0 05,9 44,6 00,3 05,2
Plastiche 60,0 07,2 22,8 00,0 10,0
Tessili 39,6 06,5 25,3 05,6 23,0
Gomma 78,0 10,0 00,0 02,0 10,0
Scarti di giardinaggio 45,5 08,7 20,1 01,8 23,9
Vetro 00,5 00,1 00,4 00,1 98,9
Metalli 04,5 00,6 04,3 00,1 90,5
Legno 49,5 06,0 42,7 00,2 01,6
Polveri ed altro 26,3 03,0 02,0 00,5 68,2
Tabella 1 – Composizioni elementari dei rifiuti (adattata).

Indicando con

la tensione di vapore dell’acqua alla temperatura ta e con ptot la pressione atmosferica, la


frazione di vapore acqueo nel gas sarà data da:

16/38
da cui, esprimendo dapprima le moli di acqua in funzione della frazione di vapor acqueo e delle
moli di biogas secco, si arriva a trovare la quantità di biogas umido come:

Il calcolo necessita di dati specifici sulla composizione merceologica del rifiuto presente in
3
discarica, sulle composizioni chimiche elementari (Tabella 1) e sulle percentuali di
4
biodegradabilità delle varie frazioni merceologiche (Tabella 2).

5
Tabella 2 – Percentuali di biodegradabilità delle frazioni merceologiche .

Poiché i rifiuti hanno differenti velocità di biodegradazione si può dividerli in due classi: rifiuti a
degradazione veloce e rifiuti a degradazione lenta. (Tabella 3). In questo modo si dovranno
considerare due masse di sostanza organica biodegradabile per ciascuna classe merceologica:

3
Negli inerti è stato incluso lo zolfo in quanto non considerato nelle reazioni del modello.
4
Per le percentuali di biodegradabilità e per le composizioni chimiche elementari, in mancanza di dati specifici sul rifiuto
presente in discarica, possono essere usati dati di letteratura come quelli riportati nelle tabelle
5
Adattata da: Bonori, Pasquali, Bergonzoni; (2001). Landfill gas production valued with a mathematical method. Rif. 4

17/38
dove ws,j sta ad indicare la percentuale di massa secca della frazione j-esima, ws,bd,j la
percentuale di massa secca e biodegradabile di tale frazione mentre Vj ed Lj indicano
rispettivamente le percentuali di velocità di biodegradazione veloce e lenta. Per ognuna di
queste masse si devono calcolare i coefficienti a,b,c,d da inserire nello schema stechiometrico
globale della reazione.
La degradazione dei rifiuti avviene in tempi differenti per i diversi tipi di rifiuto per cui la produzione
media annuale di biogas si potrà ottenere sommando i contributi dovuti ai due termini di
degradazione veloce e lenta. Si assume che la reazione veloce duri per 5-7 anni, mentre la
reazione lenta prosegua fino a 15-20 anni dal deposito in discarica.

6
Tabella 3 – Percentuali velocità di biodegradazione delle frazioni merceologiche .

Per valutare la produzione teorica di biogas nel tempo si può vedere il processo come risultato di
una reazione consecutiva in un reattore discontinuo:

A→B→C

Si può quindi scrivere il seguente sistema:

dove per t = 0 si ha cA = c0 ; cB = cC = 0.

6
Da Bonori, Pasquali, Bergonzoni. (2001). Landfill gas production valued with a mathematical method.

18/38
Si ottiene quindi:

dove rC è la velocità di reazione di C che rappresenta la produzione per unità di volume e di tempo.
Note le costanti cinetiche sarebbe possibile calcolare la produzione di C nel tempo.
L’andamento di rC in funzione del tempo, e quindi la produzione di biogas, presenta un massimo
dopo pochi anni dal deposito per poi diminuire più lentamente.
Questo schema è valido però solo qualitativamente poiché la presenza di diverse componenti
organiche, ognuna caratterizzata dalle sue specifiche reazioni e costanti cinetiche, rende il
problema troppo complesso per poter essere risolto analiticamente.
Si può comunque superare questo ostacolo con una schematizzazione del processo, ipotizzando
che la reazione avvenga in un tempo finito prefissato, che la produzione di biogas sia nulla il primo
anno e che vari linearmente da un valore nullo fino ad un massimo per poi decrescere ancora
linearmente fino a zero (Fig. 1).

Figura 1: Andamento qualitativo della velocità di reazione reale rc e ipotizzata r'c

Ponendo t0 il tempo in cui la reazione ha inizio, tmax il tempo in cui la reazione ha fine, tM il tempo
in cui si ha il massimo della velocità di reazione e r’C,max il valore massimo della stessa, si ottiene:

19/38
La produzione teorica totale del biogas può quindi essere calcolata con lo schema di reazione che
usa la formula bruta:

che in accordo con l’andamento ipotizzato di r’C si può riscrivere come:

da cui risulta:

La generazione media in un periodo di tempo (che non contenga il massimo) si calcola come:

Gli autori assumono per gli intervalli di tempo da considerare per reazione veloce e lenta i valori
della tabella seguente (Tabella 4).

Tabella 4 – Intervalli di tempo caratteristici delle reazioni.

La produzione annuale media teorica di biogas si ottiene quindi sommando i due termini ottenuti
per il calcolo di reazione lenta e veloce.
I risultati vanno presi con una certa tolleranza poiché, certamente, non tutto il materiale
biodegradabile smaltito in discarica reagisce anaerobicamente e/o nei tempi previsti, anzi se le
condizioni non sono favorevoli ai microrganismi può capitare che gran parte della materia
biodegradabile non venga decomposta. Inoltre si possono creare sacche di ristagno non si è
fatto alcun riferimento alle condizioni di estrazione del biogas (possibilità di estrazione in
depressione, etc.).
Ovviamente, la quantità di biogas teoricamente captabile dall’impianto d’estrazione sarà molto
inferiore alla quantità teoricamente generabile dalla discarica, e la quantità realmente captata
sarà ancora minore, non essendo realizzabili impianti con efficienza di captazione del 100%.
D'altro canto questo modello matematico, anche se semplificato, ha il pregio di produrre risultati
di tutto rispetto nei confronti di modelli più complessi.

20/38
2.2 - Il modello LandGEM della U.S. E.P.A.
L’Environmental Protection Agency degli Stati Uniti ha sviluppato un modello matematico
chiamato “Landfill Gas Emission Model” 7 che è disponibile anche in forma di applicativo per
personal computer (con sistema operativo Windows®) e può fornire, oltre alla stima della
generazione di metano e diossido di carbonio, anche quella di composti organici non metanici
“NMOC”. Il modello nasce infatti come strumento per il controllo ambientale delle emissioni
inquinanti generate dalle discariche americane.
Le informazioni richieste dal modello sono combinazioni di parametri specifici del sito oggetto di
studio:
 capacità della discarica,
 il numero di anni di attività della discarica,
 l’eventuale presenza di rifiuti pericolosi (codisposal),
 il tasso di generazione “k” del metano, [1/anno]
 la generazione potenziale “L0” di metano per tonnellata8 di rifiuto. [m3/t]
Il software propone due set di dati di default per k e L0; uno dei quali usato per la verifica degli
standard minimi di legge degli Stati Uniti ed un altro che produce risultati più rappresentativi
(sempre tarati sui dati delle discariche degli USA). E’ sempre consigliato però, quando possibile,
utilizzare per il calcolo di k dati specifici del caso in esame, e per L0 i dati di letteratura più
rispondenti alla realtà considerata (generalmente L0 è una funzione della frazione organica del
rifiuto e della sua umidità e varia tra 100 m3/t e 170 m3/t), soprattutto in considerazione della
grande differenza tra la realtà americana e quella italiana. Il tasso di generazione del metano, k,
dipende da vari fattori, in particolare da:
 quantità di acqua presente nel rifiuto,
 pH, temperatura ed altri parametri ambientali,
 condizioni operative della discarica e condizioni del rifiuto trattato.

7
Il software del modello LandGEM può essere scaricato gratuitamente dal sito internet www.epa.gov/ttn/chief “Office of
Air Quality Planning and Standards Technology Transfer Network Website, CHIEF technical area”
8
ndr: Nella simbologia usata negli USA le tonnellate sono indicate con la sigla “Mg” (Megagrammi) per non creare
confusione con le “ton” del sistema anglosassone.

21/38
Il software LandGEM contiene una utility per il calcolo di k in base a dati specifici del sito che
automatizza la risoluzione iterativa della seguente equazione9:

dove:
 Aavg è l’età media del rifiuto [anni], e si può calcolare attraverso la formula:

è la frazione di rifiuto contenuto nell’i-esima sezione ed Ai è la sua età;

 Qf è la portata stabilizzata di biogas attraverso il condotto di estrazione [m3/min];


 L’0 è il potenziale di generazione di metano modificato per tener conto della frazione non
biodegradabile del rifiuto (L’0 = f L0; dove f = frazione degradabile) [m3/tonnellata];
 Mr è la quantità di rifiuto biodegradabile nel raggio d’azione del condotto di estrazione
[tonnellate].
Un metodo di risoluzione consigliato è quello di selezionare un valore di tentativo per k, inserirlo
nell’equazione e, se il risultato è diverso da zero, modificare il valore di k finché il risultato del
termine di sinistra nell’equazione precedente è uguale a 0±0.001.
Il modello LandGEM è basato sulla equazione del primo ordine:

dove:

 QCH4 = generazione di metano al tempo t, [m3/anno];


 L0 = generazione potenziale di metano, [m3CH4/ton di rifiuto];
 R = la quantità annuale media di rifiuti immessi in discarica [ton/anno];
 k = tasso di generazione di metano [1/anno];
 c = il numero di anni trascorsi dalla chiusura della discarica (c=0 se la discarica è ancora
attiva);
 t = anni trascorsi dal primo deposito di rifiuti in discarica;

9
Il metodo utilizzato per il calcolo di k è denominato “EPA Method 2E”.

22/38
Viene considerato il biogas prodotto come formato per il 50% da metano e per l’altro 50% da CO2;
la generazione teorica totale di biogas può quindi essere calcolata stimando la produzione di
metano e raddoppiandola10. E’ comunque possibile considerare altre proporzioni se si dispone di
dati attendibili in tal senso.
Il modello può essere utilizzato anche per valutare, una volta in possesso di analisi atte ad
individuare la presenza di altri composti nel biogas, per stimare le quantità teoriche generabili di
NMOCs, di VOCs (Composti Organici Volatili) o di altri inquinanti.
Poiché il modello è stato realizzato essenzialmente per scopi di protezione della salute pubblica e
dell’ambiente, i risultati prodotti rappresentano le quantità massime di inquinanti (compresi CH4 e
CO2) che possono venire rilasciate in atmosfera.

2.3 - La scelta dei modelli applicabili.


In base ai dati raccolti in letteratura e a quelli resi disponibili dai vari studi effettuati sulla discarica
di si è valutata l’applicabilità dei modelli analizzati precedentemente al caso in esame.
La necessità di dover effettuare dei test appositi sull’impianto di aspirazione del biogas, per
ottenere i parametri necessari, rende l’applicazione del metodo del “Pressure rebound” più
difficoltosa. Alcuni dati richiesti, benché reperibili con apparecchiature non sofisticate, sono, infatti,
ad esclusivo uso di questo modello ed è necessario il ricorso a manodopera specializzata e
procedure apposite per ottenerli. Oltretutto, il modello avrebbe fornito solo un dato relativo al breve
periodo, difficilmente analizzabile in ragione delle trasformazioni subite, nel tempo, dall’impianto e
dalle caratteristiche dei rifiuti smaltiti.
L’applicazione del modello della “reazione semplificata”, così come quella del modello LandGEM
dell’Agenzia statunitense di protezione dell’ambiente (EPA), richiede la conoscenza di dati più
facilmente ottenibili dall’esame di relazioni tecniche e di parametri di esercizio dell’impianto. I dati
necessari riguardano le quantità di rifiuti introdotte in discarica nei vari anni di esercizio
dell’impianto e, nel primo caso, le caratteristiche chimico fisiche degli stessi, il contenuto d’acqua,
nonché la composizione merceologica del rifiuto e dati sulle percentuali di biodegradabilità delle
varie classi. Nel secondo caso sono necessari, per ottenere risultati più attinenti alla situazione
reale in esame, dati sulle caratteristiche costruttive e di esercizio del sistema di estrazione del
biogas, dati sulla piovosità della zona, sulle caratteristiche di biodegradabilità e sul grado di
compattazione raggiunto dal rifiuto.
Viste le precedenti considerazioni ed i dati a disposizione si è ritenuto utile procedere alla
applicazione dei metodi della “reazione semplificata” e LandGEM dell’US-EPA ed alla analisi dei
risultati forniti da questi.
Si deve comunque notare che i metodi indicati servono, in ogni caso, per effettuare previsioni di
massima e fanno riferimento entrambi al biogas teoricamente generabile dalla massa di rifiuti.

10
Informazioni sulle assunzioni usate nel modello possono essere trovate in “Background information document (NTIS-
PB91-197061) written to support the Standards of Performance for New Stationary Sources (40 CFR 60 Subpart WWW)
and Emission Guidelines for Control of Existing Sources69
(40 CFR 60 Subpart Cc)” US-EPA.

23/38
La quantità di quest’ultimo risulta sempre sensibilmente diversa da quella del biogas “captato”
dall’impianto di aspirazione. Possono intervenire, infatti, fattori economici e tecnici sul
funzionamento dell’impianto che portano alla dismissione dei camini di aspirazione prima che il
flusso di biogas attraverso gli stessi sia effettivamente terminato. Inoltre, diversi andamenti delle
reazioni biologiche, dovuti a fenomeni non modellabili, e l’eventuale presenza di agenti inibitori,
possono influire in modo diverso sulle velocità di reazione e sulla quantità di biogas effettivamente
generato.

Figura 2: Rapporto tra biogas prodotto ed estraibile

Per di più, per quanto l’impianto possa essere stato ben progettato, realizzato e gestito, sono
sempre presenti fenomeni di migrazione del biogas attraverso lo strato di copertura e le pareti
laterali delle vasche di abbancamento a cui non si può ovviare, ed esistono sempre delle zone,
all’interno del cumulo di rifiuti, nelle quali si ha ristagno di biogas con conseguenti mutamenti nelle
reazioni chimiche.
A titolo esemplificativo, e sentiti i pareri di aziende produttrici di impianti di captazione di biogas, si
può affermare che in condizioni di discarica chiusa, buon impianto, buona copertura finale, buona
impermeabilizzazione, presenza di geomembrane e teli in HDPE, si può raggiungere circa il 65%
di gas captato rispetto a quello che si è realmente generato in discarica (indicato nel seguito con il
termine “teoricamente captabile”).

2.4 - L’applicazione del metodo della “reazione semplificata”.


Per l’applicazione del metodo di calcolo proposto da Tchobanoglous et al. e riadattato da
Pasquali, Bonori e Bergonzoni, è di fondamentale importanza la disponibilità di informazioni
dettagliate e precise sul rifiuto smaltito in discarica.
Se per il reperimento dei dati riguardanti i quantitativi di rifiuti immessi anno per anno nell’impianto
non si riscontrano, solitamente, particolari difficoltà, ben più difficile è riuscire a disporre di
informazioni dettagliate sulla composizione merceologica e chimica degli RSU trattati. I risultati
così ottenuti saranno, inevitabilmente, soggetti ad ulteriori incertezze, otre a quelle non eliminabili
e dovute alle innumerevoli reazioni interdipendenti e non, che hanno luogo all’interno del cumulo
di rifiuti.

24/38
Frazione merceologica % in peso sul totale
parziale complessivo
Materiali cellulosici 29,5
Carta 12,5
Cartone 11,0
Altro 6,0
Tessili 3,0
Legno 3,0
Metalli 4,0
Materiali plastici 13,6
Plastica varia 13,1
Gomma 0,5
Vetro ed inerti 7,5
Materiale organico 28,3
Domestico 18,4
Sfalci e potature 7,1
Grandi utenze 2,8
RUP (pile, farmaci scaduti) e varie 1,1
Sottovaglio 10,0
Tabella 4 – Composizione merceologica analitica dei RSU (dati medi italiani, 1997).

Per poter considerare l’influenza che l’entrata in funzione dell’impianto di produzione del compost
di qualità ha avuto, e continua ad avere, sul processo di generazione del biogas, si è deciso di
suddividere l’arco di vita della discarica in due intervalli di tempo. Per ognuno dei due periodi è
stata poi considerata una diversa composizione merceologica media del rifiuto, in modo da tener
conto del minor apporto percentuale di materiale organico negli ultimi anni.
Per il primo arco di tempo, dal 1989 al 1995, quando tutti i rifiuti urbani addotti alla discarica
venivano abbancati e l’impianto di produzione di compost ancora non era attivo, si è deciso, in
mancanza di studi attendibili riferiti a quegli anni, di utilizzare la composizione merceologica media
italiana del rifiuto riportata in Tabella 4 e nel grafico seguente.

Figura 3: Composizione merceologica media RSU italiani

25/38
Per il periodo che va dal 1996 ad oggi, essendo attualmente il quantitativo di organico destinato
alla produzione del compost di poco superiore al 14% in peso del totale dei rifiuti, con ulteriore
prospettiva di crescita per gli anni futuri, si è considerata una composizione del rifiuto in cui la
frazione organica è stata ridotta, a vantaggio della parte inorganica.
Poiché il modello da applicare è fondato essenzialmente su una semplificazione delle reazioni
chimiche che avvengono nella realtà, per poter effettuare dei calcoli è necessario conoscere sia la
composizione chimica elementare delle differenti classi merceologiche, che l’umidità media
presente nei rifiuti. Al tal scopo si è ricorsi ai dati di letteratura riportati nella Tabella 5.

Frazione merceologica C H O N Inerti H2 O


%s.s. %s.s. %s.s. %s.s. %s.s. %t.q.
Carta 44,4 04,4 40,9 00,1 10,2 15,00
Cartone 44,0 05,9 44,6 00,3 5,2 12,50
Altri cellulosici 44,2 5,15 42,75 0,2 7,7 20,00
Tessili 39,6 06,5 25,3 05,6 23,0 20,00
Legno 49,5 06,0 42,7 00,2 01,6 22,00
Plastica 60,0 07,2 22,8 00,0 10,0 6,00
Gomma 78,0 10,0 00,0 02,0 10,0 2,00
Vetro ed inerti 00,5 00,1 00,4 00,1 98,9 2,50
Metalli 04,5 00,6 04,3 00,1 90,5 4,00
Organico domestico 28,70 3,10 29,20 1,90 37,10 75,00
Sfalci e potature 45,5 08,7 20,1 01,8 23,9 50,00
Organico grandi utenze 28,70 3,10 29,20 1,90 37,10 75,00
Sottovaglio 26,3 03,0 02,0 00,5 68,2 40,00
Tabella 5 – Composizione chimica elementare media delle frazioni merceologiche (Adattata).

Non avendo a disposizione valori assodati, sempre attingendo a dati di letteratura, sono state
fissate le percentuali di biodegradabilità delle varie classi merceologiche così come riportate nella
Tabella 6. Riguardo a questo parametro non esistono molti studi sui rifiuti ai quali poter fare
riferimento, e ciò, purtroppo, influisce in maniera determinante sulla precisione dei risultati del
modello poiché da questo parametro dipende la quantità di materia che, reagendo, da origine al
biogas. Per di più, così come già spiegato nella descrizione del modello, bisognerebbe conoscere
le velocità di biodegradazione in modo da poter trattare separatamente le quantità di materia che
reagiscono più velocemente e quelle che, al contrario, vengono degradate nel lungo periodo.

Frazione merceologica % Biodegradabilità


Rifiuti di cibo 65 %
Carta 50 %
Cartone 45 %
Altri cellulosici 45%
Plastiche 0%
Tessili 50 %

26/38
Gomma 0%
Organico grandi utenze 65 %
Sfalci e potature 60 %
Legno 65 %
Vetro 0%
Metalli 0%
Sottovaglio 20 %
Tabella 6 – Percentuali di biodegradabilità usate nei calcoli.

Per poter svolgere i calcoli in modo rapido e per poter variare facilmente i parametri del modello in
modo da analizzare l’andamento dei risultati in funzione delle modifiche effettuate, è stato
realizzato un apposito, ed alquanto articolato, foglio di calcolo con Microsoft Excel®.
Il foglio elettronico creato può essere adattato a diversi “scenari” e sono modificabili a piacimento
tutti i parametri qualitativi e quantitativi del rifiuto, nonché gli intervalli di tempo caratteristici del
modello. Vengono inoltre rappresentati e messi a confronto in più grafici gli andamenti nei vari
anni della generazione teorica di biogas, delle quantità teoricamente captabili e di quelle
realmente captate dall’impianto.
Il metodo utilizzato permette di calcolare la quantità di biogas teoricamente generabile dalla
massa di rifiuti.
La quantità effettivamente generata, e quindi teoricamente captabile in condizioni ottimali
(recupero del 100%), è in realtà molto inferiore. Molti Autori indicano che la quantità di biogas
effettivamente generata si aggira intorno al 50% di quella che si otterrebbe nel caso che tutta la
materia degradabile reagisse completamente e anaerobicamente. Infatti, non tutto il materiale
degradabile deposto in discarica può decomporsi, anche perché talvolta manca l’acqua
necessaria alle reazioni chimiche ed ai microrganismi. Inoltre, nel primo periodo che segue la
sistemazione dei rifiuti in discarica prevalgono le reazione aerobiche e non si ha produzione di
metano. Ciò è chiaramente rappresentato dal grafico seguente (Fig. 4), ottenuto con i dati reali del
caso di studio ed ipotizzando un afflusso costante di rifiuti pari a 4667 t/anno dal 1987 fino al
1992, anno di chiusura definitiva della discarica.

27/38
Figura 4: Biogas teoricamente generabile e teoricamente captabile

Dall’esame del grafico del biogas teoricamente generabile e teoricamente captabile dall’impianto
si può notare una sostanziale corrispondenza tra le due curve.
Bisogna specificare, tuttavia, che nel corso degli anni non è mai stato captato il biogas presente
per cui le curve sono solo teoriche non essendo presenti presidi di estrazione del gas.
Tuttavia, possiamo, a distanza di circa 21 anni, prevedere la quantità rimasta in giacenza,
supponendo, come è in realtà che gran parte del biogas si è volatilizzato e disperso naturalmente.
Infatti, dalla tabella seguente si rileva che nell’anno 2013 sono previsti circa 19004 mc/anno,
mentre già nel 2020 non assistiamo più a produzione di biogas.

Anno Q.tà RS inserita biogas teor. generabile biogas teor. captabile Biogas captato
(tonnellate) (Nm^3) (Nm^3) (Nm^3)
1989 4.667 0 0
1990 4.667 21.091 10.545
1991 4.667 84.362 42.181
1992 4.667 189.816 94.908
1993 4.667 308.775 154.387
1994 4.667 412.565 206.283
1995 0 501.187 250.594
1996 0 553.549 276.775
1997 0 547.147 273.574
1998 0 480.567 240.284
1999 0 382.484 191.242
2000 0 290.176 145.088
2001 0 212.244 106.122
2002 0 148.689 74.345
2003 0 100.926 50.463
2004 0 70.367 35.183
2005 0 57.013 28.507
2006 0 52.262 26.131
2007 0 47.511 23.756
2008 0 42.760 21.380
2009 0 38.009 19.004
2010 0 33.258 16.629
2011 0 28.507 14.253
2012 0 23.756 11.878

28/38
2013 0 19.004 9.502
2014 0 14.253 7.127
2015 0 9.898 4.949
2016 0 6.335 3.167
2017 0 3.563 1.782
2018 0 1.584 792
2019 0 396 198
2020 0 0 0
2021 0 0 0
2022 0 0 0
2023 0 0 0
2024 0 0 0
2025 0 0 0
2026 0 0 0
2027 0 0 0
2028 0 0 0
2029 0 0 0
2030 0 0 0
2031 0 0 0
2032 0 0 0
2033 0 0 0
2034 0 0 0
2035 0 0 0
2036 0 0 0
2037 0 0 0
2038 0 0 0
2039 0 0 0

Il modello, quindi, prevede una produzione minima che comunque sarà captata dai pozzi di
estrazione previsti.
Se durante i primi 5 anni di post-gestione operativa i dati confermeranno il modello le torce di
autocombustione previste in progetto si potranno sostituire con dei semplici biofiltri.
Peraltro il biogas effettivamente captato sarà sicuramente inferiore a quello teorico generabile ed
effettivamente generato in discarica. Ciò è dovuto al fatto che l’impianto non è comunque in grado
di captare tutto il biogas effettivamente generato, in quanto inevitabilmente parte del biogas va
disperso in atmosfera attraversando lo strato di copertura finale o i confini laterali della discarica.
I risultati completi dell’elaborazione al computer del modello, ottenuti con il foglio elettronico
creato, indicano che l’impianto di estrazione potrà produrre almeno fino all’anno 2019. Dopo tale
anno il quantitativo di biogas captato potrebbe non essere più significativo.

2.5 - L’applicazione del modello LandGEM.


L’applicazione del modello LandGEM, che è disponibile direttamente come programma per
personal computer ed è scaricabile gratuitamente dal sito internet della Environmental Protection
Agency degli Stati Uniti, risulta a prima vista più semplice. Sarebbe sufficiente l’inserimento,
nell’apposita tabella, dei quantitativi annuali di rifiuti deposti in discarica, e conoscere la capacità
della stessa, per ottenere una stima delle emissioni di biogas ed anche dei singoli composti
chimici, nonché la capacità di sfruttamento residua del sito.

29/38
Purtroppo non si può ignorare che, sia il software, sia i parametri con i quali vengono eseguiti i
calcoli, sono stati calibrati sulla realtà americana che certamente può risultare anche molto
differente da quella italiana. C’è da considerare che le discariche americane sono solitamente
molto più estese di quelle nel nostro Paese, e che la composizione tipica del rifiuto può essere
anche molto differente.
D’altro canto, i parametri utilizzati da questo modello sono il frutto di una rielaborazione statistica
dei dati raccolti su moltissimi impianti distribuiti sul territorio degli USA, quindi possono senz’altro
essere usati per valutazioni di massima e non è da escludere che si possano ottenere risultati
ugualmente validi. E’ indispensabile in questo caso il confronto con i dati reali ottenuti
sull’impianto.
Per poter raggiungere risultati più attinenti alla realtà, il programma permette anche l’impostazione
o il calcolo del valore dei parametri con informazioni specifiche sull’impianto inserite dall’utente. E’
possibile così, inserendo il valore di parametri come: profondità dei camini e loro raggio
d’influenza (rispettivamente 15 m e 25 m), flusso medio di biogas per camino (0,1 m3/min), densità
del rifiuto e sua età media (0,8 t/m3 e 20 anni), frazione biodegradabile (0,3), calcolare il valore del
coefficiente k dell’equazione di primo ordine utilizzata dal modello, che nel caso in studio è
risultato pari a 0,165.
La previsione del modello è fornita nel grafico seguente (Fig. 5), dove la curva con i valori più
elevati è quella ottenuta considerando il valore di k calcolato con i dati della discarica studiata.

Figura 5: LandGEM: biogas teoricamente captabile

Si può già notare che le due curve prodotte dal modello hanno un andamento con valori della
pendenza (in valore assoluto) molto alto sia per la fase crescente che per quella decrescente. La
curva del biogas teoricamente captabile va a zero in un lasso di tempo di poco più ampio di

30/38
quanto non si verifichi normalmente nella realtà italiana. Manca inoltre una fase stazionaria con
generazione di biogas pressoché costante.
Le simulazioni lasciano intendere che secondo il modello LandGEM si dovrebbe essere in fase
decrescente e tale fase dovrebbe perdurare ancora per diversi anni. Questo modello, quindi,
sembra rappresentare abbastanza bene l’andamento del modello prima visto nel periodo preso in
esame solo che perdura il rilascio nel tempo, anche se di minima entità.
I risultati, per lo stesso anno 2013 indicano una produzione di 19830 m3/anno, in linea con il
modello precedente e nel 2019 una produzione di 7369 m3/anno, mentre diventa residuale nel
2032 con 862,6 m3/anno.

I risultati analitici dell’elaborazione sono riportati nella tabella seguente:


Waste Accepted Waste-In-Place Total landfill gas
Year (short
(Mg/year) tons/year) (Mg) (short tons) (Mg/year) (m3/year) (short tons/year)
1987 4.243 4.667 0 0 0 0 0
1988 4.243 4.667 4.243 4.667 1,625E+02 1,301E+05 1,788E+02
1989 4.243 4.667 8.485 9.334 3,003E+02 2,405E+05 3,303E+02
1990 4.243 4.667 12.728 14.001 4,172E+02 3,340E+05 4,589E+02
1991 4.243 4.667 16.971 18.668 5,162E+02 4,134E+05 5,678E+02
1992 4.243 4.667 21.214 23.335 6,002E+02 4,806E+05 6,602E+02
1993 0 0 25.456 28.002 6,714E+02 5,377E+05 7,386E+02
1994 0 0 25.456 28.002 5,693E+02 4,559E+05 6,262E+02
1995 0 0 25.456 28.002 4,827E+02 3,865E+05 5,310E+02
1996 0 0 25.456 28.002 4,093E+02 3,277E+05 4,502E+02
1997 0 0 25.456 28.002 3,470E+02 2,779E+05 3,817E+02
1998 0 0 25.456 28.002 2,942E+02 2,356E+05 3,237E+02
1999 0 0 25.456 28.002 2,495E+02 1,998E+05 2,744E+02
2000 0 0 25.456 28.002 2,115E+02 1,694E+05 2,327E+02
2001 0 0 25.456 28.002 1,794E+02 1,436E+05 1,973E+02
2002 0 0 25.456 28.002 1,521E+02 1,218E+05 1,673E+02
2003 0 0 25.456 28.002 1,289E+02 1,033E+05 1,418E+02
2004 0 0 25.456 28.002 1,093E+02 8,755E+04 1,203E+02
2005 0 0 25.456 28.002 9,271E+01 7,423E+04 1,020E+02
2006 0 0 25.456 28.002 7,860E+01 6,294E+04 8,646E+01
2007 0 0 25.456 28.002 6,665E+01 5,337E+04 7,331E+01
2008 0 0 25.456 28.002 5,651E+01 4,525E+04 6,216E+01
2009 0 0 25.456 28.002 4,791E+01 3,837E+04 5,271E+01
2010 0 0 25.456 28.002 4,063E+01 3,253E+04 4,469E+01
2011 0 0 25.456 28.002 3,445E+01 2,758E+04 3,789E+01
2012 0 0 25.456 28.002 2,921E+01 2,339E+04 3,213E+01
2013 0 0 25.456 28.002 2,476E+01 1,983E+04 2,724E+01
2014 0 0 25.456 28.002 2,100E+01 1,681E+04 2,310E+01
2015 0 0 25.456 28.002 1,780E+01 1,426E+04 1,958E+01
2016 0 0 25.456 28.002 1,510E+01 1,209E+04 1,661E+01
2017 0 0 25.456 28.002 1,280E+01 1,025E+04 1,408E+01
2018 0 0 25.456 28.002 1,085E+01 8,690E+03 1,194E+01
2019 0 0 25.456 28.002 9,202E+00 7,369E+03 1,012E+01
2020 0 0 25.456 28.002 7,802E+00 6,248E+03 8,583E+00
2021 0 0 25.456 28.002 6,616E+00 5,297E+03 7,277E+00
2022 0 0 25.456 28.002 5,609E+00 4,492E+03 6,170E+00
2023 0 0 25.456 28.002 4,756E+00 3,808E+03 5,232E+00

31/38
2024 0 0 25.456 28.002 4,033E+00 3,229E+03 4,436E+00
2025 0 0 25.456 28.002 3,419E+00 2,738E+03 3,761E+00
2026 0 0 25.456 28.002 2,899E+00 2,322E+03 3,189E+00
2027 0 0 25.456 28.002 2,458E+00 1,968E+03 2,704E+00
2028 0 0 25.456 28.002 2,084E+00 1,669E+03 2,293E+00
2029 0 0 25.456 28.002 1,767E+00 1,415E+03 1,944E+00
2030 0 0 25.456 28.002 1,498E+00 1,200E+03 1,648E+00
2031 0 0 25.456 28.002 1,271E+00 1,017E+03 1,398E+00
2032 0 0 25.456 28.002 1,077E+00 8,626E+02 1,185E+00
2033 0 0 25.456 28.002 9,134E-01 7,314E+02 1,005E+00
2034 0 0 25.456 28.002 7,745E-01 6,202E+02 8,519E-01
2035 0 0 25.456 28.002 6,567E-01 5,258E+02 7,223E-01
2036 0 0 25.456 28.002 5,568E-01 4,458E+02 6,125E-01
2037 0 0 25.456 28.002 4,721E-01 3,780E+02 5,193E-01
2038 0 0 25.456 28.002 4,003E-01 3,205E+02 4,403E-01
2039 0 0 25.456 28.002 3,394E-01 2,718E+02 3,733E-01
2040 0 0 25.456 28.002 2,878E-01 2,304E+02 3,166E-01
2041 0 0 25.456 28.002 2,440E-01 1,954E+02 2,684E-01
2042 0 0 25.456 28.002 2,069E-01 1,657E+02 2,276E-01
2043 0 0 25.456 28.002 1,754E-01 1,405E+02 1,930E-01
2044 0 0 25.456 28.002 1,487E-01 1,191E+02 1,636E-01
2045 0 0 25.456 28.002 1,261E-01 1,010E+02 1,387E-01
2046 0 0 25.456 28.002 1,069E-01 8,562E+01 1,176E-01
2047 0 0 25.456 28.002 9,067E-02 7,260E+01 9,973E-02
2048 0 0 25.456 28.002 7,687E-02 6,156E+01 8,456E-02
2049 0 0 25.456 28.002 6,518E-02 5,219E+01 7,170E-02
2050 0 0 25.456 28.002 5,527E-02 4,426E+01 6,079E-02

Dai risultati simulati ne deriva che il modello approssima molto bene la situazione italiana
Si prevede, quindi, una produzione minima che comunque sarà captata dai pozzi di estrazione
previsti.
Anche in questo caso se durante i primi 5 anni di post-gestione operativa i dati confermeranno il
modello le torce di autocombustione previste in progetto si potranno sostituire con dei semplici
biofiltri.
Peraltro il biogas effettivamente captato sarà sicuramente inferiore a quello teorico generabile ed
effettivamente generato in discarica. Ciò è dovuto al fatto che l’impianto non è comunque in grado
di captare tutto il biogas effettivamente generato, in quanto inevitabilmente parte del biogas va
disperso in atmosfera attraversando lo strato di copertura finale o i confini laterali della discarica.
I risultati completi dell’elaborazione al computer del modello, ottenuti con il foglio elettronico
creato, indicano che l’impianto di estrazione potrà produrre almeno fino all’anno 2019. Dopo tale
anno il quantitativo di biogas captato potrebbe non essere più significativo.
Tuttavia, ai fini del dimensionamento dei pozzi, possiamo porre come portata generabile di
19830 m3/anno che corrispondono a circa 54,33 m3/giorno e 2,26 m3/ora.

32/38
2.6 - Configurazione del sistema di captazione e trattamento del biogas.
Un adeguato sistema di captazione, trasporto e trattamento del biogas che si genera nel corpo di
una discarica comprende i seguenti elementi:
 sistemi di captazione senza trasporto;
 sistema di aspirazione;
 sezione di trattamento finale.
Le unità funzionali in cui è suddiviso l’impianto sono:
 pozzi drenanti;
 linee di collettamento per il trasporto dei flussi;
 organi di separazione delle condense e di regolazione dei flussi;
 stazione di aspirazione;
 sistema di monitoraggio e controllo;
 utilizzatori per il trattamento finale.

L’esecuzione di pozzi verticali nel corpo della discarica rappresenta, senza dubbio, la procedura
costruttiva più agevole e di più facile gestione con cui effettuare la captazione del biogas e questa
soluzione, applicata in fase post-operativa, consente, in ogni configurazione, di evitare criticità
connesse alla possibile ostruzione del sistema da parte della fase liquida solitamente presente
nella discarica, in quanto la aspirazione viene gestita alla sommità della struttura drenante.
In ogni caso è buona norma dotare il pozzo di una sonda drenante di dimensioni sufficienti ad
ospitare, se necessario, un sistema meccanico o elettrico per controllare il livello del percolato,
portando questo a livelli compatibili con il criterio di minimizzazione del livello espressamente
richiamato nell’allegato 1 al D.Lgs. 36/03.
Il progetto si riferisce alla realizzazione della rete di captazione del biogas prodotto dalla discarica
in oggetto, costituita da un unico lotto (bacino di invaso o vasca), per cui è previsto che anche
l’impianto biogas sia costituito da pozzi distinti, con mono sistema di Stazione di Regolazione
(SDR) alla quale vengono attestati i singoli pozzi previsti.
I dettagli progettuali e tecnici della realizzazione dei pozzi sono quelli illustrati nelle Tavole
allegate alla presente relazione.
Come meglio specificato in seguito, i pozzi verranno realizzati nel corpo discarica al fine di coprire
con un reticolo più regolare possibile (avente maglia di circa 30 m tra un pozzo e l’altro), che
permette una sicurezza adeguata di captazione del biogas che si rende necessario in discariche
di questa tipologia che presentano un rapporto superficie/volume molto alto (ovvero lo spessore di
strato di rifiuti è relativamente basso); ai pozzi verranno anche attestate delle tubazioni fessurate
disposte orizzontalmente in modo da raggiungere tutto il corpo della discarica ed incrementare
così l’efficienza del sistema.
In questi casi non risulta possibile applicare forti depressioni ai singoli pozzi, perché
comporterebbe il rischio di aspirare aria “falsa” e occorre aumentare il numero dei pozzi per

33/38
assicurare una depressione più debole per ogni singolo pozzo, ma più diffusa sull’intero corpo
della discarica.

2.7 - Particolari costruttivi.


I pozzi verranno realizzati nella fase di post-gestione della discarica per garantire da subito una
migliore efficienza del sistema ed una più sicura connessione con il sistema drenante di fondo
vasca.
Tutti i nuovi pozzi previsti verranno realizzati inserimento nel corpo discarica di una colonna
drenante attestata al fondo vasca e con la posa di sonde di diametro DN250, con i criteri costruttivi
illustrati nelle tavole in allegato e che di seguito si indicano sommariamente:
 realizzazione di una colonna drenante del diametro esterno di 1 metro formata da una
gabbia di rete elettrosaldata riempita di ghiaia prevalentemente silicea tra contenimento esterno e
sonda interna, che viene prolungata in elevazione mano a mano che sale il livello dei rifiuti;
 posa, centralmente al pozzo, di una sonda finestrata in polietilene DN 250 con tronco
terminale cieco e testa pozzo
 sigillatura di testa pozzo con bentonite ed argilla.

Il diametro della sonda interna del pozzo (in polietilene), di circa 250 mm, deriva da un
compromesso costruttivo, in quanto sonde più piccole (ad esempio 200 mm) sarebbero più che
sufficienti per la estrazione del gas, tuttavia presentano una minore resistenza meccanica per cui
possono subire deformazioni tali da compromettere la funzionalità del pozzo (strozzature) o da non
permettere l’inserimento e l’estrazione di eventuali pompe del percolato che dovessero risultare
necessarie.
Il raggio di influenza teorico medio di ogni pozzo è di circa 15 m, per cui i pozzi sono mediamente
posizionati a distanze di circa 30 m tra loro e in modo da essere realizzati per filari sfalsati.
Nella tavole allegate, oltre al posizionamento dei pozzi, viene riportato il possibile raggio di
influenza teorico di captazione del pozzo, di utile indirizzo per la visione della copertura del settore
dalla rete di captazione.
I pozzi sono stati posizionati soprattutto in funzione delle aree coltivate, in modo da avere la
posizione migliore (verso il centro del corpo discarica) dove è presente la maggiore quantità di
rifiuti e la perforazione di adeguata profondità per consentire una captazione efficiente.

2.8 - Sigillatura testa pozzo.


Sopra la ghiaia dell’intercapedine sarà posato un disco di materiale HDPE oppure del geotessuto
prima della posa dell’argilla; tale strato dovrà costituire una adeguata protezione allo
sprofondamento della argilla di sigillatura di testa pozzo nella ghiaia.
Dopo la posa del geotessuto va predisposta la sigillatura di testa pozzo come da disegni
progettuali, composta da:

34/38
 argilla nell’intercapedine tra sonda e pozzo, dopo la posa del telo di intercapedine tra ghiaia
ed argilla;
 stesura di un minimo 15 Kg di bentonite in polvere a formare uno strato uniforme attorno
alla sonda, per una larghezza di circa 50 cm;
 stesura di una geomembrana composita bentonitica a base di bentonite sodica naturale,
per tutta la larghezza di scavo, circa 1,5 m attorno alla sonda del pozzo;
 fissaggio del telo alla sonda del pozzo mediante una reggia in materiale plastico o acciaio
inox, e ripresa della sigillatura con una striscia di tessuto bentonitico avvolta alla sonda;
 stesura di un minimo 15 Kg di bentonite in polvere a formare uno strato uniforme attorno
alla sonda, per una larghezza di circa 50 cm, a coprire tutte le fessurazioni lasciate dal telo
bentonitico;
 copertura del tutto mediante argilla di copertura e costipazione della stessa mediante
battitura con compattatore meccanico vibrante.

2.9 - Teste di pozzo.

Le teste di pozzo dovranno essere realizzate con una tubazione in HDPE DN250-S8 e dovranno
presentare una flangia di chiusura cieca fissata tramite bulloni zincati o in acciaio inox, in diametro
e numero adeguato, ed una guarnizione di tenuta, ad una flangia fissa saldata con l’estremità della
testata. Ogni flangia di chiusura dovrà essere dotata di un punto di presa libero, con valvola in
PVC da 3/4” o tappo, per l’effettuazione delle analisi e per l’eventuale inserimento di una sonda
freatimetrica per il monitoraggio del percolato.
Ogni testa di pozzo dovrà altresì essere corredata delle necessarie predisposizioni (stacchi da 1” e
da 1/2" per l’innesto di aria e uscita percolato) ed accessori per l’eventuale installazione, entro il
pozzo, di idonea pompa pneumatica per il sollevamento e l’evacuazione dei liquidi di
percolamento.
Ogni testata di pozzo sarà infine dotata di derivazione in HDPE DN90, comprensiva di valvola a
farfalla in PVC DN80 con comando manuale tramite leva in lega metallica e punto di presa con
valvola di radice da 1/2”, per il collegamento la tubazione secondaria di aspirazione del biogas per
analisi.

2.10 - Stazione di regolazione – SDR.

E’ prevista la installazione di una stazione di regolazione (SDR) a servizio dei pozzi con i
particolari costruttivi illustrati nelle tavole allegate, dotata di un numero di ingressi pari (o superiore)
al numero dei pozzi previsti nell’area da servire, ed ogni ingresso sarà composto dai seguenti
elementi:
 manicotto di connessione alle condotte di trasporto provenienti dal pozzo;
 punti di monitoraggio completi di valvola e raccorderia;
 separatore di condensa;
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 valvole di regolazione;
 collettore di raccolta biogas a 15 ingressi, completo di punti di presa per analisi gas;
 valvola di regolazione generale ad azionamento pneumatico;
 tubazione di by-pass e valvola a farfalla di intercettazione in PVC ad azionamento manuale;
 collettore di raccolta condense a 15 ingressi, completo derivazione DN63 di troppo pieno, per
consentire la guardia idraulica;
La stazione di regolazione dovrà infine essere corredata di telaio in acciaio zincato per il sostegno
ed il fissaggio dei vari componenti oltre ad avere idonea tettoia di protezione, sempre in acciaio
zincato.

2.11 - Rete di trasporto biogas.

Ogni pozzo di captazione realizzato avrà una stazione di regolazione SDR, direttamente sul
camino del pozzo.
Il collegamento tra la valvola di testa pozzo e la linea del camino del biogas dovrà essere
effettuato tramite una tubazione flessibile in PVC plastificato antigelo e resistente alla azione dei
raggi solari, internamente liscio, dotato di spirale antiurto in PVC antiabrasivo, avente
caratteristiche di ottima flessibilità garantita entro il range di temperature tra -25 °C e + 55 °C,
avente lunghezza idonea al caso. Il fissaggio tra flessibile e tubazione sarà assicurato tramite
fascette metalliche in acciaio tropicalizzato o acciaio inox, serie “pesante”.

2.12 - Sezione di trattamento finale.

Il punto 2.5 dell’allegato 1 al D.Lgs. 36/03 prevede che: “Il gas deve essere di norma utilizzato per
la produzione di energia, anche a seguito di un eventuale trattamento, senza che questo
pregiudichi le condizioni di sicurezza per la salute dell’uomo e per l’ambiente. Nel caso di
impraticabilità del recupero energetico la termodistruzione del gas di discarica deve avvenire in
idonea camera di combustione a temperatura T>850°, concentrazione di ossigeno maggiore o
uguale a 3% in volume e tempo di ritenzione maggiore o uguale a 0,3 s ...”.
Per ottemperare alla normativa vigente e tenuto conto, come già precedentemente esposto, che le
dimensioni e, soprattutto, l'età della discarica rendono impraticabile l’installazione di un sistema di
recupero energetico, si prevede l’installazione di torce singole per autocombustione.
E’ prevista l’installazione, tra il tubo di drenaggio e il gruppo camino-torcia, di idoneo aspiratore-
compressore di tipo centrifugo multistadio, con lo scopo di creare la depressione necessaria ad
aspirare il biogas dal pozzo di captazione per inviarlo alla torcia di combustione.

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2.13 - Torcia di combustione.

La torcia di combustione è situata sul camino dei vari pozzi e viene dimensionata per una portata
di 3,0 Nm3 /h, corrispondente a quella massima teorica, e potrà funzionare in un campo variabile
da 1,0 a 3,0 Nm3 /h; questo significa che nella fase avanzata della vita post esercizio della
discarica, la torcia funzionerà ad intermittenza.
Nella fase terminale di gestione post esercizio (a partire dal 12° - 13° anno secondo le previsioni di
produzione) si uscirà completamente dal campo di utilizzazione della torcia che potrà essere
sostituita da un sistema di trattamento a biofiltro.
Si elencano nel seguito le caratteristiche tecniche principali della torcia di combustione ipotizzata:

Range di portata complessiva 1,0 -3,0 Nm3 /h


Temperatura di combustione 800°C – 1200 °C
Tempo di ritenzione fiamma > 0,6 sec
Campo di combustione % CH4 > 25%
Temperatura fumi all’uscita dal camino: 900 °C
Rumorosità a regime 55 dB a 1,5 m

Una torcia di questo tipo è appoggiata su un basamento in cemento ed è realizzata in acciaio al


carbonio trattato in un bagno di zincatura a caldo, con altezza di circa 2 metri ed un diametro
indicativo di 0,6 m. L’accensione è comandata da un accenditore ad elettrodo mentre il controllo
della presenza della fiamma è garantito da una fotocellula UV.

2.14 - Impianto antincendio.


Nell’ambito del progetto operativo della discarica si è necessariamente pensato un impianto
antincendio seguendo le direttive tecniche vigenti.
L’impianto prevede le componenti mezzi anticendio mobili e materiali come di seguito descritte.
2.14.1 - Mezzi antincendio mobili.
La funzione di questa componente del sistema antincendio è quella di consentire il tempestivo
intervento del personale per il verificarsi di possibili modesti incendi, legati alla presenza di
sfiammature delle torce di combustione dei pozzi o anche eventuali incendi dei motori degli
automezzi al lavoro.
 N. 2 estintori carrellati di cui uno a polvere da almeno 50 kg ed uno a schiuma
pressurizzato da 50 lt. da posizionarsi uno in corrispondenza della zona di ingresso e uno
in corrispondenza della parte finale della discarica;
 N 2 estintori manuali.
I mezzi antincendio mobili sono inoltre dislocati a bordo di tutti i mezzi che hanno accesso alla
discarica (camion, pale, ruspe, eventuale compattatore).

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2.15 - Materiali.
Saranno predisposti cumuli di sabbiella e di terreno friabile di volume sufficiente a garantire la
copertura di ampie porzioni di superficie, da stendere con i mezzi che sono sempre a disposizione
per il servizio rifiuti (pala, compattatore). La funzione di questa componente è quella di agire sia
per soffocamento sia per assorbimento dei liquidi, ed è generalmente risolutiva per gli incendi di
superficie.
 Cumulo di sabbia e/o terra sciolta di almeno 20 mc.
Il personale addetto, sempre in base a quanto sarà contenuto nel manuale di sicurezza, è istruito
in base a casi di particolare gravità, anche a chiamare il 115, numero di pronto intervento dei VV.
FF..

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