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Università di Zagabria

Facoltà di lettere e filosofia


Dipartimento di italianistica

Stabat Mater – Tiziano Scarpa

Studentessa: Maja Martinčić


Mentore: dr. sc. Sanja Roić
L’autore

Tiziano Scarpa è nato il 16 maggio 1963 a Venezia. Scarpa è romanziere, drammaturgo e poeta
italiano. Ha esordito nel mondo della letteratura con Occhi sulla graticola nel 1996, segue
Kamikaze d’Occidente nel 2003 e poi Stabat mater nel 2008, per cui un anno dopo riceve il
premio Strega. Scarpa è prolifero anche nella scrittura di racconti, tra le sue raccolte spiccano
Amore del 1998 e Cosa voglio da te del 2003. Dall'inizio della sua carriera ad oggi ha scritto
una quindicina di testi scenografici e per la radio. Tranne la scrittura Scarpa è molto attivo con
le letture sceniche, da solo o accompagnato da musicisti.

Stabat Mater

Stabat Mater è un romanzo narrativo storico ambientato nella Venezia del inizio settecento. La
trama segue la orfana sedicenne Cecilia e la sua vita come musicista nell’Ospitale della Pietà.
La storia è narrata dalla protagonista principale che tramite le lettere alla madre, che non
conosce, e i suoi monologhi interni racconta la sua vita nel internato, i suoi pensieri e traumi.

La vita di Cecilia è segnata dal fatto che lei non dorme la notte, da piccola vagando per i luoghi
dell’Ospitale ha scoperto delle scale dove ha preso l’abitudine a rannicchiarsi e scrivere lettere
alla madre che non conosce e nemmeno piò immaginare. Arrivata l’adolescenza le si è rivelato
un altro personaggio La testa dai capelli di serpente, ovvero la sua morte. Questa nuova figura
le fa compagnia e le insegna nuove nozioni di vita che le fa mettere in dubbio molte cose che
la protagonista credeva di conoscere. Nei suoi dialoghi con la madre e la morte Cecilia tratta di
svariati temi come il dolore, l’abitudine ripetitiva della vita quotidiana dell’Ospitale, la
solitudine che prova anche se è circondata sempre da moltissime compagne, l’abbandono della
madre che l’ha turbata molto e cerca costantemente di capire o condonare a seconda del giorno,
la maternità che è un incubo che la perseguita e turba, l’isolamento che prova nell’Ospitale che
non le permette di conoscere la vita vera ecc. Un altro tema che si aggiunge gradualmente alla
storia è la musica che è una grande passione per lei, ma l’attuale insegnante di musica propina
alle ragazze componimenti stanchi e pessimi finché un giorno arriva un nuovo insegnante che
traballa le nozioni delle ragazze con musica dinamica e nuova. L’insegnante in questione e
Antonio Vivaldi che nel libro viene chiamato esclusivamente don Antonio. Il nuovo arrivato
percepisce subito il grande talento di Cecilia e la forza a vivere nuove emozioni tramite la
musica. Nel frattempo una suora mostra alla orfana le sue informazioni nel registro del giorno
quando è stata rinvenuta nella nicchia dell’Ospitale e Cecilia scopre che esiste una meta di una
rosa dei venti come segno lasciato dalla madre che servirebbe a riconciliarle se questa avrebbe
deciso di tornare a prenderla. Questa informazione porta nuovi tumulti nel spirito di Cecilia,
analizzando il segno affondo, la ragazza capisce che la madre si potrebbe trovare sulla costa
della Dalmazia o della Grecia. Intanto i concerti di don Antonio diventano un grande successo
e molte orfane vengono chieste in spose da nobili, poiché il compositore non vuole perdere
Cecilia a causa di una proposta di matrimonio, forza la ragazza a promettergli di non accettare
alcuna proposta o non la farà più suonare in pubblico. Cecilia non accetta questo ultimatum
poiché il matrimonio è l’unica via di uscita dal isolamento soffocante dell’Ospitale. Don
Antonio resta irritato ma lascia correre per il momento. Passati alcuni giorni viene organizzata
una nuova gita in barca per le musiciste, ad un tratto tutte notano di trovarsi in un fiume di
sangue e che la causa sia l’avvicinamento ad una macelleria e la barca si fermò li. Don Antonio
ha portato Cecilia da parte in una stanzina e l’ha forzata a tagliare la gola dell’agnello dalle
quali budella sarà creata la corda del suo violino. La ragazza si opponeva ma il compositore
aveva forzato con la sua mano quella della ragazza che impugnava il coltello e l’animale resto
privo di vita. Cecilia restò completamente distrutta da questo avvenimento, cesso di andare di
notte al suo solito posto in cima alle scale e di suonare. Don Antonio le presento il suo violino
con la nuova corda ma Cecilia non lo toccò per una settimana intera, restò in silenzio assoluto,
poi dopo sette giorni si è messa a suonare e non smise fino a notte fonda finché non è crollata
dalla stanchezza. La ragazza era in un trans di dolore, la sua musica emanava la più grande
tristezza e rammarico ma lei non se lo ricorda. In un ultima lettera alla madre confessa di essere
fuggita dall’Ospitale travestendosi da uomo e imbarcandosi verso le isole greche, gettò la rosa
dei venti in mare come buon auspicio e partì alla ricerca della madre e del suo destino.

L’analisi

Nella nota finale Scarpa dice di essere grande appassionato della musica di Vivaldi, questa sua
passione gli diede il spunto iniziale per la scrittura del suo romanzo, ma anche il fatto di essere
nato proprio nel edificio che un tempo fu l’Ospitale della Pietà, lui lo chiama destino. Scoprendo
la storia del edificio e investigando la vita che conducevano le orfane assieme alla sua passione
per la musica di Vivaldi e il suo collegamento personale al luogo menzionato stano alla base di
Stabat Mater. Scarpa racconta il suo sforzo di creare pensieri di una persona a lui estranea: una
orfana abbandonata, il contrario di lui stesso che aveva genitori amorevoli.

Di recente molti autori hanno scritto svariati romanzi storici che trattano la vita di Vivaldi o
delle sua allieve, ma Scarpa non volendo esserne influenzato non le lesse nemmeno uno prima
di aver finito il suo libro. L’autore spiega che trovo spunti di ispirazione leggendo Post mortem
di Albert Caraco per impostare il tono del libro. Maggiore coraggio a scrivere un libro storico
ha trovato rileggendo le novelle storiche di Gert Hofmann, soprattutto La parabola dei ciechi
che dimostra molta audacia nel rielaborare eventi del passato.

Scarpa confessa che nel suo libro ci sono svariati anacronismi, tra cui i più clamorosi sono la
datazione dell’oratorio Juditha triumphans e i concerti delle Quattro Stagioni, il libro fa
intendere che questi componimenti sono stati creati nei primi anni dell'insegnamento di Vivaldi
alla Pietà però storicamente è scorretto. L’autore ne è consapevole e chiede un po’ di indulgenza
per aversi lasciato trascinare dalla fantasia scrivendo la sua storia. Nonostante certi errori Scarpa
si è preparato molto per dare una rappresentazione storia alquanto corretta della vita
nell’Ospitale della Pietà, ha consultato molti libri storici e biografie di Vivaldi, tra i quali il più
utile gli fu L'attività musicale negli ospedali di Venezia nel Settecento una ricerca condotta da
Pier Giuseppe Gillio.

Conclusione

Stabat Mater è un libro omaggio al compositore preferito di Scarpa, Antonio Vivarini e alla
tragica vita delle sua alunne incapsulate nel racconto della orfana Cecilia. L’autore è stato
capace di emergersi completamente nel pensiero frastornato e angosciante della giovane
abbandonata che le ha permesso di ricevere il dono della musica. La trama e messa in seconda
scena e tutto si concentra su quello che prova la protagonista. Lei non sa perché è stata
abbandonate e cerca di spiegarselo o capire nei monologhi e tramite le lettere alla madre
inesistente. Tutto il libro e segnato dal dolore e dalla solitudine che avvolge le giornate di
Cecilia, questi sentimenti che prova la fa sembrare una persona vera. Quando la musica le fu
rovinata da ulteriore dolore ha dovuto crearsi un suo nuovo destino fuggendo a scoprire il
mondo vero di cui conosce poco, come anche la sua madre.

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