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Introduzione
1) D = F ( 1-xF/ xC )
Per il materiale solido si trascurano eventuale accumulo sulla superficie di scambio e vie di
uscita diverse dalla corrente C (xD =0)
In questa forma esprime esplicitamente la portata di vapore necessaria a concentrare un
flusso di soluzione F da xF a xc. x in generale percentuale in peso di solido(wt%)
L' equazione 2 rappresenta il bilancio energetico (entalpico)
Il salto di temperatura DtH puo' essere calcolato con la relazione di Kirschbaum, applicabile
a sistemi riscaldati a vapore con superficie di scambio verticale, fintanto che il vapore
condensi sui tubi sotto forma di film liquido:
Si puo' utilizzare l' equazione 4 per calcolare l' aumento della temperatura di ebollizione t' di
una soluzione salina al variare della sua concentrazione:
Si dovra' tener conto anche della variazione della temperatura di ebollizione della soluzione
t+ associata alle perdite di carico che la corrente subisce nel risalire lungo i tubi. Essa
dipendera' dalle caratteristiche geometriche dei tubi e ,in generale, dal comportamento
idraulico.
L' aumento di temperatura di ebollizione sara' valutabile come
5) t =t' + t+
Dalle equazioni 1) D = F (1-xF/xC) e 2), segue che in questo tipo di impianto la maggior
parte del calore asportato dall' evaporazione del solvente va perduto se non lo si riutilizza
per preriscaldare la soluzione.In assenza di misure atte ad aumentare l' efficienza, il
consumo di vapore risulta elevato.In impianti che trattano soluzioni acquose il rapporto tra
le portate di vapore riscaldante e vapore ottenuto (solvente evaporato) e' all’ incirca di
1,2.Questo rapporto puo' essere abbassato prendendo opportune misure per aumentare l'
efficienza, integrando l' evaporatore secondo lo schema in figura
Un piccolo incremento nell' efficienza, dell' ordine del 10-15%, si puo' ottenere
preriscaldando la soluzione tramite la condensazione di una piccola frazione del solvente
vaporizzato.La parte restante viene condensata tramite un sistema di raffreddamento
parallelo.E' proprio la scarsa efficienza a far si' che i sistemi di evaporazione a stadio
singolo come quello in figura siano usati assai di rado.Essi trovano applicazione nel
trattamento di piccole portate o nel caso in cui sia necessario un tempo di residenza limitato
della soluzione a temperature elevate per non andare incontro a degredazione termica del
prodotto.
Evaporazione sotto vuoto
Tre sono i casi principali nei quali si ricorre ad evaporazione sotto vuoto:
1) Quando la soluzione da concentrare e’ sensibile al calore: succhi di frutta, soluzioni
contenenti vitamine in genere.
2) Quando la pressione del vapore che abbiamo a disposizione non ci consente un salto di
temperatura sufficientemente alto rispetto alla temperatura di ebollizione a pressione
atmosferica della soluzione.
3) Quando si desideri, comunque, aumentare la capacita’ di evaporazione dell’ apparato.
L’ equazione di Bernoulli fornisce l’ andamento delle energie di pressione e cinetica del flui
do di alimentazione dell’ eiettore (generalmente aria, acqua o vapor d’ acqua):
Nella parte piu’ stretta, dove massima e’ l’ energia cinetica e minima quella di pressione,
avviene l’ aspirazione degli incondensabili. La sezione convergente provvede a riconvertire
l’ energia cinetica in energia di pressione a meno delle perdite energetiche dovute all’ attrito.
Il condensatore e’ del tipo a controcorrente.
Esso si compone di una colonna in cui sono posti alcuni diaframmi il cui scopo e’ di favorire
il contattamento tra acqua e vapore.
Gli incondensabili possono essere costituiti da aria che puo’ penetrare nella depressione
attraverso le varie giunzioni delle apparecchiature o da gas liberatisi dalla soluzione stessa o
dall’ acqua di condensazione.
Il condensato viene estratto dal sistema da un tubo barometrico. Il tubo barometrico viene
spesso scelto per la sua semplicita’. La sua lunghezza e’ almeno uguale alla depressione
esistente nel condensatore, espressa come metri di collonna d’ acqua. L’ equazione di
bilancio, questa volta, riguardera’ altezza piezometrica ed energia di pressione:
Nel caso in cui non si disponga di disponga di fabbricati sufficientemente alti ( 10 metric.ca)
Si deve far ricorso ad una pompa anziche’ al condensatore barometrico che , comunque,
rimane la soluzione ottimale.
La pressione che si ha all’ interno del condensatore e’ data dalla somma della tensione di
vapore del condensato e dalla pressione parziale degli incondensabili.Il primo termine
dipende dipende dalla temperatura di scarico del condensato ed e’ legato alla temperatura ed
alla portata dell’ acqua di raffreddamento dal seguente bilancio entalpico, in cui il processo
e’ supposto adiabatico.Non si terra’ conto della presenza di incondensabili, asportati dall’
eiettore.
Il vapore da condensare e’ surriscaldato, essendo in equilibrio con una soluzione la cui
temperatura di ebollizione puo’ essere riferita all’ equazione precedentemente vista:
V DHev +Cpv V (Tvap – Tcondensazione vapore alla pressione corrispondente alla tensione di vapore
del condensato) =L CpL (Tcondensato – TH2O )
dove:
V = portata di vapore da condensare ( Kg/min )
DHev = calore latente di condensazione ( Kcal/Kg) alla pressione del sistema 600 Kcal/Kg
Cpv = calore specifico del vapore a pressione costante 9/2 R 2Kcal/Kmol K= 0.11
Kcal/Kg K
L = portata di acqua entrante nel condensatore ( Kg/min )
CpL = calore specifico dell’acqua = 1Kcal/Kg K
Tcondensato= temperatura del condensato
TH2O = temperatura dell’ acqua in ingresso al condensatore
Il calore sensibile di raffreddamento del vapore puo’ a buon ragione essere trascurato e l’
equazione diviene:
V DHev =L CpL (Tcond – TH2O )
Esempio numerico
Si vogliono concentrare 30000 Kg/h di acido fosforico al 28% P2O5 fino al 40%
L’ operazione viene effettuata in un evaporatore sotto vuoto a circolazione forzata.
Lo scambiatore sia costituito da fascio tubiero con tubi puliti.
Temperatura ingresso soluzione nell’ evaporatore = 70°C
Pressione di lavoro = 90 Torr
Temperatura ebollizione soluzione a 90 Torr = 75°C
Calore specifico = 0.73 Kcal/Kg °C
Coefficiente globale scambio termico U = 800 Kcal/ m^2 h °C
F=D+C
FxF = Cxc D = F ( 1-xF/xc ) = 30000 (1-0.28/0.4) = 9000 Kg/h
Questo tipo di evaporatore rientra nella categoria degli evaporatori a tubi corti ed e’ anche
detto evaporatore a paniere. Il vapore di riscaldamento entra dall’ alto attraverso un cestino
percorso da tubi verticali e da una cavita’ centrale piu’ larga per la ricircolazione della
soluzione. Questo tipo di evaporatore gode del vantaggio, rispetto al piu’ tradizionale
evaporatore, mostrato in precedenza, di essere piu’ facilmente pulibile e quindi di poter
trattare anche soluzioni che presentano il problema dello sporcamento delle superfici di
scambio. Le caratteristiche geometriche dei tubi di un evaporatore diquesto tipo sono:
lunghezza 1-2 m, diametro 3-9 cm.
Nel caso si voglia migliorare il coefficiente globale di scambio termico e’ possibile
introdurre un miscelatore meccanico.
In funzione della potenza termica fornita dallo scambiatore l’ andamento della temperatura
della soluzione lungo il profilo della superficie di scambio ha andamento variabile:
1) La potenza termica dello scambiatore porti la soluzione solo sulla superficie del pelo
libero: il profilo di temperatura e’ supposto sempre crescente in maniera lineare fino al
limite dello scambiatore . A causa del battente idrostatico la soluzione non e’ in
condizione di bollire, cosa che, invece, potra’ fare, una volta raggiunto il pelo libero.
2) Una piu’ elevata potenza termica dello scambiatore porti la soluzione all’ ebollizione all’
uscita dello scambiatore. La temperatura in corrispondenza del limite superiore del
paniere sara’ questa volta corrispondente alla temperatura di ebollizione della soluzione,
calcolata alla pressione del pelo libero piu’ quella dovuta al battente idrostatico: sara’,
dunque, superiore a quella del caso precedente alla stessa altezza. Nel tratto tra la
sommita’ del paniere ed il pelo libero, ora, ci sara’ un inversione dell’ andamento della
temperatura, dal momento che la soluzione si trova all’ ebollizione e la pressione, al
procedere verso la superficie, va calando.
Vantaggi : di facile costruzione e semplice da pulire.
Svantaggi: non conviene utilizzarlo per trattare soluzioni molto viscose
11B) Unita' con tubi dell' evaporatore posti verticalmente, con riscaldamento dall'
esterno, con un separatore distinto anch'esso con un sistema per la ricircolazione naturale o
forzata del liquido.
Questo tipo di evaporatore rientra nella categoria degli evaporatori a tubi lunghi ed e’ detto
anche evaporatore Kessner. I tubi pescano parzialmente nella soluzione.
A differenza degli evaporatori a tubi corti, dove si evita la formazione di bolle di grandi
dimensioni, ponendo un battente liquido al di sopra dello scambiatore, in questo caso la
formazione di bolle e’ favorita appositamente. I tubi sono di piccolo diametro ( 2.5-4 cm) e
sufficientemente lunghi ( 7-9 m ) affinche’ le bolle che si formano nella parte inferiore dei
tubi abbiano la possibilita’ di coalescere e di trascinare, comprimendolo contro le superficie
di scambio termico un film liquido, compensando cosi’ ampiamente il calo del coefficiente
globale di scambio termico nella parte inferiore dei tubi, dovuto proprio alla formazione di
bolle di solvente vaporizzato.
11C) Unita' con tubi dell' evaporatore inclinati o, in casi eccezionali, orizzontali, con
riscaldamento dall' esterno con un separatore distinto dal sistema di ricircolazione naturale o
forzata del liquido
11D) Unita' con tubi orizzontali dell' evaporatore riscaldati internamente, immersi nel
liquido( kettles)
11E) Unita' con tubi dell' evaporatore verticali, con riscaldamento dall' esterno con singolo
passaggio del fluido dalla base alla sommita' dell' evaporatore e prelievo della soluzione
concentrata dall' alto.
11F) Unita' con tubi dell' evaporatore verticali, con riscaldamento dall' esterno e corrente
liquida dalla sommita' alla base dell' evaporatore secondo il principio del film liquido e
prelievo della soluzione concentrata dalla base.
11G) Evaporatore verticale a film liquido , con una pala mobile per distribuire la corrente
fluida in moto discendente secondo un film uniformemente distribuito sulla superficie
interna di uno scambiatore di calore cilindrico cavo riscaldato esternamente.
Lo scambiatore puo' essere conico anziche' cilindrico.
Rientrano in questa categoria gli evaporatori Luwa.
L’ alimentazione del vapore riscaldante avviene tramite una camicia cilindrica cava e puo’
essere fatta in due punti diversi.
Trova larghissimo uso nella concentrazione di soluzioni molto concentrate.
11H) Unita' con una superficie di evaporazione conica rotante, riscaldata dall' esterno con il
fluido che risale all' interno sotto la spinta della forza centrifuga ( distillatore molecolare
tipo Hickman)
11I) Unita' senza superficie di scambio termico, costituita da una semplice camera di
separazione flash per liquidi preriscaldati.
1 s 1 1
+ A dove Alog = (Ae-Ai) / ln (Ae/Ai)
U A w Alog i Ai e e
come da figura
Nel caso di scambiatori a fascio tubiero in cui i tubi abbiano spessore molto piccolo,
trascurabile rispetto al raggio di curvatura, si puo’ assumere per la potenza termica
scambiata la stessa espressione che compete al caso di una superficie piana :
1 s 1 1 Ai Ae D De
Q =AU con e con A = = i H
U i e 2 2
1
D De
equazione A) Q= i H s 1 1 fascio tubiero con spessore sottile
2
w i e
Nel caso di scambiatori a fascio tubiero in cui lo spessore dei tubi non sia trascurabile
rispetto al raggio di curvatura l’ espressione relativa alla potenza termica scambiata va
modificata come segue, utilizzando l’ espressione di U*A vista nel caso di parete cilindrica
1 s 1 1
Q =AU con + A dove Alog = (Ae-Ai) / ln (Ae/Ai)
U A w Alog i Ai e e
Si ottiene:
1
D e Di
Q= s ln( De / Di ) 1 1 con s=
2
w ( D e Di ) H i D i H e D e H
da cui si ottiene l’ espressione finale per lo scambio di potenza termica attraverso uno
scambiatore a fascio tubiero con spessore dei tubi non trascurabile:
H
equazione B) Q = ln( De / Di ) 1 1
2 w i Di e D e
In tutti i tipi di evaporatore da 11A ad 11E la potenza Q viene ceduta alla soluzione dal
mezzo di riscaldamento attraverso le pareti dei tubi dello scambiatore. Per questi e' valida l'
equazione B) vista appena sopra. che esprime il bilancio di potenza termica nel caso di
scambiatori con tubi a sezione circolare:
Nel caso in cui la parete abbia spessore trascurabile si puo' utilizzare l' espressione
semplificata per scambio termico attraverso superfici piane ( equazione A))
2 3
Dh k g
1) V K 4 ev k
k V H
con Dhen = calore latente di condensazione del vapore alla pressione di esercizio (J/Kg)
K = densita' del film condensato (Kg/m3)
K = conduttivita' termica del film condensato ( W/m K)
K = viscosita' dinamica del film condensato ( Kg/m s)
K = costante adimensionale = 0.943
V = salto di temperatura film- parete
Spesso, tuttavia, il vapore condensa sulla parete sotto forma di gocce; questo puo' succedere,
per esempio, quando il vapore o la parete siano contaminate da olio o grasso. In questo caso
i coefficienti di scambio termico possono risultare da 6 a 20 volte superiori rispetto al caso
di pura condensazione a film.
Se l' assunzione che il vapore sia praticamente statico non puo' essere accettata, bisogna
modificare l' equazione 1) che porterebbe a valori numerici troppo bassi.
L'equazione, valida secondo la teoria di Nusselt per film di vapor saturo condensante che
fluisce alla velocita' uV ha espressione:
2 2
C Dhev k V k uV g
2) V k 3 V = densita’ vapore
k V H
Qui la costante adimensionale C vale 1.05*10-3 uV = velocita’ vapore
Il vapor saturo disponibile nelle applicazioni industriali e' in genere contaminato da aria o
gas inerti. Queste impurita' possono portare ad una sensibile diminuzione dello scambio
termico.Per questo motivo per fabbricare l' elemento di riscaldamento di un evaporatore e'
necessario separare i gas dalla corrente di vapore.
L = tensione superficiale del liquido in ebollizione in contatto con il proprio vapore (N/m)
L = conduttivita' termica del liquido in ebollizione
cL = calore specifico del liquido
Dh = calore latente di vaporizzazione del liquido
L = densita' del.liquido
V = densita' del vapore in equilibrio con il liquido
L = viscosita' del fluido (Kg/m s)
Rispetto agli evaporatori a tubi verticali, quelli a tubi inclinati presentano il vantaggio di
poter ottenere tempi di residenza piu’ bassi. Inoltre, essendo diminuita la distanza tra il
vertice inferiore dei tubi ed il pelo libero, la temperatura di ebollizione e’ pressoche’
uniforme nei tubi
In queste condizioni si rende possibile la concentrazione, a temperature superiori a quelle
che si potrebbero tenere in evaporatori a tubi verticali( tempo di residenza maggiore, di
soluzioni sensibili alla temperatura e di sostanze che tendono a scolorire o a lasciare
depositi.
Un ulteriore vantaggio rispetto agli evaporatori a tubi verticali e' dato dal fatto che la
pressione idrostatica nei tubi e' inferiore; ne deriva una crescita della temperatura di
ebollizione molto inferiore, che garantisce un deterioramento (abbassamento) inferiore della
differenza di temperatura totale dell' evaporatore (scambio termico favorito).
Sono stati dedotti sperimentalmente alcuni coefficienti U globali di scambio termico sia per
evaporatori a tubi verticali che a tubi inclinati. I risultati sono in fig.14. I tubi inclinati hanno
prestazioni migliori.
La figura 11D mostra un evaporatore kettle, con i tubi orizzontali immersi nel liquido: basta
un livello piu' basso di liquido per avvolgere e bagnare completamente i tubi. Ne consegue
che il liquido si trova sotto la spinta di una bassa pressione idrostatica e ad una temperatura
di ebollizione di poco superiore alla temperatura di condensazione del vapor saturo che si
ottiene nella camera di separazione del vapore.
Questo tipo di evaporatore e' adatto alla vaporizzazione di soluzioni che generano
schiume.La sua configurazione permette di avere superfici di contatto maggiori liquido-
vapore in superficie( favorisce il rilascio di quest' ultimo) e consente una migliore
separazione, rispetto agli scambiatori a tubi verticali, delle gocce di liquido che si formano
in seguito alla presenza di bolle o schiume.
Quando i salti di temperatura sono bassi,nelle unita' kettle, e' la convezione naturale
responsabile del trasferimento di calore dal lato del fluido. Esso da' inizio alla
vaporizzazione sulla superficie con un debole sovrariscaldamento del liquido.Per questo
motivo si possono utilizzare le leggi che governano lo scambio di calore per convezione
pura.
Nel caso in cui il salto di temperatura sia superiore, incomincia l' ebollizione per
nucleazione.
Per entrambi i regimi, il coefficiente di scambio termico L dipende da L ed e' caratterizzato
dalla relazione 5
Ci sono tre varianti fondamentali nella disposizione egli evaporatori in un sistema a stadi
multipli.Esse sono caratterizzate dal verso di scorrimento delle correnti di vapore e solvente
vaporizzato rispetto a quello della soluzione. Il metodo piu' frequentemente usato nella
pratica e' quello equicorrente:la soluzione viene pompata nel primo stadio con una pressione
sufficiente a farle vincere le perdite di carico dell' intero impianto, senza bisogno di
pompaggi intermedi, seguendo la corrente di solvente vaporizzato. Il prodotto concentrato
lascia l' impianto dall' ultimo stadio a pressione piu' bassa.
Al contrario, nel sistema in controcorrente, la soluzione entra nel primo stadio alla pressione
piu' bassa e viene pompata stadio per stadio fino all' ultimo, dove si trova alla massima
pressione. Il solvente vaporizzato scorre con verso opposto rispetto alla soluzione. La
soluzione concentrata lascia il sistema alle temperatura ed alla pressione piu' elevata. Nella
terza disposizione possibile la corrente in ingresso e' divisa in correnti trattate
parallelamente.
Il sistema equicorrente e' il piu' semplice e necessita una sola pompa. L' ultimo stadio dell'
evaporatore e' quello che opera a temperatura piu' bassa. Questo e' di grande vantaggio
quando si debbano trattare delle soluzioni che diventano termicamente meno stabili all'
aumentare della concentrazione. Nel sistema controcorrente, invece, la soluzione piu'
concentrata vaporizza nello stadio a temperatura piu' elevata. La sua viscosita' risulta quindi
piu' bassa e lo scambio termico risulta facilitato laddove, proprio a causa dell' elevata
viscosita' risulta piu' basso. Lo svantaggio del sistema controcorrente e' il fatto che richiede
molte pompe ( si vuole ottenere la pressione piu' alta nell' ultimo stadio). Il terzo tipo di
disposizione viene impiegata quando si debba concentrare una soluzione che necessiti un
tempo di residenza breve( si mette a disposizione di una portata minore la stessa superficie
di scambio normalmente destinata ad una portata maggiore).
La disposizione in serie equicorrente e' quella usata piu' frequentemente.
In seguito sono riportati tre esempi relativi a queste disposizioni.
La figura seguente (4) mostra un’altra possibile disposizione di impianto multistadio
equicorrente con relativa nomenclatura.
Si nota il prelievo di solvente vaporizzato dallo stadio n per riscaldare lo stadio n+1 e per
preriscaldare la corrente in ingresso.Le relazioni necessarie per determinare il consumo di
vapore risultano dai bilanci globali e parziali di energia e materia; considerando il
funzionamento a regime di ogni singolo stadio ( IN = OUT ) si ottiengono le tre equazioni 6)
che esprimono esplicitamente la portata di vapore in uscita rispettivamentre dagli stadi 1, 2 e
3:
Analogamente all' equazione 1) per evaporatore a stadio singolo, l' equazione 8) consente di
calcolare la quantita' totale di solvente vaporizzato da rimuovere per ottenere la
concentrazione finale di solidi voluta xC (wt%).
8) D1+D2+D3 = F (1-xF/xC)
DT = n(RT^2/1000 DHev)
nella quale:
DT = innalzamento del punto di ebollizione della soluzione (°C,K)
n = numero di moli di soluto contenute in 1000 g di solvente
T = temperatura assoluta di ebollizione del solvente puro, alla pressione del sistema ( K )
DHev = calore latente di vaporizzazione del solvente puro alla temperatura T (Kcal/Kg)
R = costante dei gas perfetti ( 1.987 Kcal/ Kmol K )
Nel fissare le temperature di ebollizione bisogna spesso tenere conto dell' instabilita' termica
della carica.Si puo' dover operare a temperature piu' basse anche a causa del fatto che molti
prodotti, al crescere della temperatura, diventano molto corrosivi nei confronti delle
superfici di scambio termico.