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La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea

(Consiglio europeo di Nizza, 7-9 dicembre 2000)

Concepita in un clima difficile, non ufficialmente proclamata, come si sperava, al Consiglio


europeo di Nizza per opposizione di Gran Bretagna e Danimarca, la Carta dei diritti fondamentali
che è stata appena firmata sarà la legge fondamentale dell'Assemblea europea e resta comunque un
punto d'arrivo ideale per la nuova Europa. Per dare un'idea dell'importanza del testo, basta ricordare
che uno dei problemi connessi alla sua proclamazione - anche questo ancora non risolto - è il suo
inserimento nel corpo vivo dei Trattati. Prodi nel suo discorso al Parlamento europeo del 29
novembre non ha chiarito la questione e, del resto, anche la Carta, all'articolo 52, prevede una
distinzione tra il ruolo di questa nuova Costituzione e i Trattati. Al di là di tutto questo, la Carta ha
un valore ideale e storico straordinario che va molto al di là delle incertezze e della confusione
registrate al vertice di Nizza.
La stesura della Carta dei diritti è stata decisa dal Consiglio europeo di Colonia (3 e 4 giugno 1999),
che ha affidato il compito di redigere il progetto, in tempo utile per il Consiglio europeo del
dicembre 2000, ad un organo composto da membri del Parlamento europeo e dei Parlamenti
nazionali, nonché da delegati dei Capi di Stato o di governo e del Presidente della Commissione
europea.
Il Consiglio europeo di Tampere (15 e 16 ottobre 1999) ha definito la composizione e il metodo di
lavoro dell'organo, che ha iniziato i propri lavori il 17 dicembre 1999 e ha deciso di adottare la
denominazione di Convenzione.
Nel corso di questi mesi la Convenzione si è riunita più volte ed ha concluso il 2 ottobre i suoi
lavori, adottando il progetto di Carta, che è stato sottoposto al Consiglio europeo informale di
Biarritz del 13 e 14 ottobre scorsi.
L'Assemblea della Camera dei Deputati ha discusso lo scorso 5 ottobre il progetto di Carta dei diritti
fondamentali dell'Unione europea, approvando una risoluzione a conclusione della discussione, il
successivo 11 ottobre.

Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea

PREAMBOLO
I popoli europei nel creare tra loro un'unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un
futuro di pace fondato su valori comuni.
Ispirandosi al suo retaggio culturale, umanistico e religioso, l'Unione si fonda sui principi
indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà; l'Unione si basa
sui principi di democrazia e dello stato di diritto. Essa pone la persona al centro della sua azione
istituendo la cittadinanza dell'Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia
L'Unione contribuisce allo sviluppo di questi valori comuni, nel rispetto della diversità delle culture
e delle tradizioni dei popoli europei, dell'identità nazionale degli Stati membri e dell'ordinamento
dei loro pubblici poteri a livello nazionale, regionale e locale; essa cerca di promuovere uno
sviluppo equilibrato e sostenibile e assicura la libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi
e dei capitali nonché la libertà di stabilimento.
Con l'adozione della presente Carta l'Unione intende, rendendoli più visibili, rafforzare la tutela dei
diritti fondamentali alla luce dell'evoluzione della società, del progresso sociale e degli sviluppi
scientifici e tecnologici.
La presente Carta riafferma, nel rispetto delle competenze e dei compiti della Comunità e
dell'Unione e del principio di sussidiarietà, i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni
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costituzionali comuni agli Stati membri, dal trattato sull'Unione europea e dai trattati comunitari,
dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,
dalle carte sociali adottate dalla Comunità e dal Consiglio d'Europa, nonché dalla giurisprudenza
della Corte di giustizia delle Comunità europee e da quella della Corte europea dei diritti dell'uomo.
Il godimento di questi diritti fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come pure
della comunità umana e delle generazioni future.
Pertanto, l'Unione riconosce i diritti e le libertà enunciati in appresso.

CAPO I. DIGNITA'

Articolo 1. Dignità umana

La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.

Articolo 2. Diritto alla vita

1. Ogni individuo ha diritto alla vita.

2. Nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato.

Articolo 3. Diritto all'integrità della persona

1. Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica.

2. Nell'ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati:


•il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge.
•il divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle
persone
•il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro
•il divieto della clonazione riproduttiva degli esseri umani.

Articolo 4. Proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti

Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti.

Articolo 5. Proibizione della schiavitù e del lavoro forzato

1. Nessuno può essere tenuto in condizioni di schiavitù o di servitù.

2. Nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio.

3. È proibita la tratta degli esseri umani.

CAPO II. LIBERTA'

Articolo 6. Diritto alla libertà e alla sicurezza

Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza.


Articolo 7. Rispetto della vita privata e della vita familiare

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Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e
delle sue comunicazioni.

Articolo 8. Protezione dei dati di carattere personale

1. Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano.

2. Tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al
consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto dalla legge. Ogni
individuo ha il diritto di accedere ai dati raccolti che lo riguardano e di ottenerne la rettifica.

3. Il rispetto di tali regole è soggetto al controllo di un'autorità indipendente.

Articolo 9. Diritto di sposarsi e di costituire una famiglia

Il diritto di sposarsi e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali
che ne disciplinano l'esercizio.

Articolo 10. Libertà di pensiero, di coscienza e di religione

1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include
la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il
proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto,
l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti.

2. Il diritto all'obiezione di coscienza è riconosciuto secondo le leggi nazionali che ne disciplinano


l'esercizio.

Articolo 11. Libertà di espressione e d'informazione

1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la
libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte
delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.

2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono garantiti.

Articolo 12. Libertà di riunione e di associazione

1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i
livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico. In particolare ogni individuo ha il diritto
di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

2. I partiti politici a livello europeo contribuiscono a esprimere la volontà politica dei cittadini
dell’Unione.

Articolo 13. Libertà delle arti e delle scienze

Le arti e la ricerca scientifica sono libere. La libertà accademica è rispettata.


Articolo 14. Diritto all'istruzione

1. Ogni individuo ha diritto all'istruzione e all'accesso alla formazione professionale e continua.


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2. Questo diritto comporta la facoltà di accedere gratuitamente all'istruzione obbligatoria.

3. La libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi democratici, così come il
diritto dei genitori di provvedere all'educazione e all'istruzione dei loro figli secondo le loro
convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne
disciplinano l'esercizio.

Articolo 15. Libertà professionale

1. Ogni individuo ha il diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta o


accettata.

2. Ogni cittadino dell'Unione ha la libertà di cercare un lavoro, di lavorare, di stabilirsi o di prestare


servizi in qualunque Stato membro.

3. I cittadini dei paesi terzi che sono autorizzati a lavorare nel territorio degli Stati membri hanno
diritto a condizioni di lavoro equivalenti a quelle di cui godono i cittadini dell'Unione.

Articolo 16. Libertà d'impresa

È riconosciuta la libertà d'impresa.

Articolo 17. Diritto di proprietà

1. Ogni individuo ha il diritto di godere della proprietà dei beni che ha acquistato legalmente, di
usarli, di disporne e di lasciarli in eredità. Nessuno può essere privato della proprietà se non per
causa di pubblico interesse, nei casi e nei modi previsti dalla legge e contro il pagamento in tempo
utile di una giusta indennità per la perdita della stessa. L'uso dei beni può essere regolamentato nei
limiti imposti dall'interesse generale.

2. La proprietà intellettuale è protetta.

Articolo 18. Diritto di asilo

Il diritto di asilo è garantito nel rispetto delle norme stabilite dalla convenzione di Ginevra del 28
luglio 1951 e dal protocollo del 31 gennaio 1967, relativi allo status dei rifugiati, e a norma del
trattato che istituisce la Comunità europea.

Articolo 19. Protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione

1. Le espulsioni collettive sono vietate.

2. Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio
di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o
degradanti.

CAPO III. UGUAGLIANZA

Articolo 20. Uguaglianza davanti alla legge

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Tutte le persone sono uguali davanti alla legge.

Articolo 21. Non discriminazione

1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore
della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le
convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una
minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.

2. Nell'ambito d'applicazione del trattato che istituisce la Comunità europea e del trattato
sull'Unione europea è vietata qualsiasi discriminazione fondata sulla cittadinanza, fatte salve le
disposizioni particolari contenute nei trattati stessi.

Articolo 22. Diversità culturale, religiosa e linguistica

L'Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica.

Articolo 23. Parità tra uomini e donne

La parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di
occupazione, di lavoro e di retribuzione.

Il principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure che prevedano vantaggi
specifici a favore del sesso sottorappresentato.

Articolo 24. Diritto del bambino


1. I bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Essi possono
esprimere liberamente la propria opinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che
li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità.
2. In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni
private, l'interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente.
3. Ogni bambino ha diritto di intrattenere regolarmente relazioni personali e contatti diretti con i due
genitori, salvo qualora ciò sia contrario al suo interesse.

Articolo 25. Inserimento dei disabili

L'Unione riconosce e rispetta il diritto dei disabili di beneficiare di misure intese a garantirne
l'autonomia, l'inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità.

CAPO IV. SOLIDARIETA'

Articolo 26. Diritto dei lavoratori all'informazione e alla consultazione nell'ambito


dell'impresa

Ai lavoratori o ai loro rappresentanti devono essere garantite, a tutti i livelli, l'informazione e la


consultazione in tempo utile sulle questioni che li riguardano nell'ambito dell'impresa, nei casi e alle
condizioni previsti dal diritto comunitario e dalle legislazioni e prassi nazionali.

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Articolo 27. Diritto di negoziazione e di azioni collettive

I lavoratori e i datori di lavoro, o le rispettive organizzazioni, hanno, a tutti i livelli, il diritto di


negoziare e di concludere contratti collettivi e di ricorrere, in caso di conflitti di interessi, ad azioni
collettive per la difesa dei loro interessi, compreso lo sciopero, conformemente al diritto
comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali.

Articolo 28. Diritto di accesso ai servizi di collocamento

Ogni individuo ha il diritto di accedere a un servizio di collocamento gratuito.

Articolo 29. Tutela in caso di licenziamento ingiustificato

Ogni lavoratore ha il diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato.

Articolo 30. Condizioni di lavoro giuste ed eque

1. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose.

2. Ogni lavoratore ha diritto a una limitazione della durata massima del lavoro e a periodi di riposo
giornalieri e settimanali e a ferie annuali retribuite.

Articolo 31. Divieto del lavoro minorile e protezione dei giovani sul luogo di lavoro

Il lavoro minorile è vietato. L'età minima per l'ammissione al lavoro non può essere inferiore all'età
in cui termina la scuola dell'obbligo, fatte salve le norme più favorevoli ai giovani ed eccettuate
deroghe limitate.

I giovani ammessi al lavoro devono beneficiare di condizioni di lavoro appropriate alla loro età ed
essere protetti contro lo sfruttamento economico o contro ogni lavoro che possa minarne la
sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, mentale, morale o sociale o che possa mettere a rischio la
loro istruzione.

Articolo 32. Vita familiare e vita professionale

1. È garantita la protezione della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale.


2. Al fine di poter conciliare vita familiare e vita professionale, ogni individuo ha il diritto di essere
tutelato contro il licenziamento per un motivo legato alla maternità e il diritto a un congedo di
maternità retribuito e a un congedo parentale dopo la nascita o l'adozione di un figlio.

Articolo 33. Sicurezza sociale e assistenza sociale

1. L'Unione riconosce e rispetta il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi
sociali che assicurano protezione in casi quali la maternità, la malattia, gli infortuni sul lavoro, la
dipendenza o la vecchiaia, oltre che in caso di perdita del posto di lavoro, secondo le modalità
stabilite dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali.

2. Ogni individuo che risieda o si sposti legalmente all'interno dell'Unione ha diritto alle prestazioni
di sicurezza sociale e ai benefici sociali conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e
prassi nazionali.

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3. Al fine di lottare contro l'esclusione sociale e la povertà l'Unione riconosce e rispetta il diritto
all'assistenza sociale e all'assistenza abitativa volte a garantire un'esistenza dignitosa a tutti coloro
che non dispongano di risorse sufficienti, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le
legislazioni e prassi nazionali.

Articolo 34. Protezione della salute

Ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche alle
condizioni stabilite dalle legislazioni e prassi nazionali. Nella definizione e nell'attuazione di tutte le
politiche ed attività dell'Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana.

Articolo 35. Accesso ai servizi d'interesse economico generale

Al fine di promuovere la coesione sociale e territoriale dell'Unione, questa riconosce e rispetta


l'accesso ai servizi d'interesse economico generale quale previsto dalle legislazioni e prassi
nazionali, conformemente al trattato che istituisce la Comunità europea.

Articolo 36. Tutela dell'ambiente

Un livello elevato di tutela dell'ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati
nelle politiche dell'Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile.

Articolo 37. Protezione dei consumatori

Nelle politiche dell'Unione è garantito un livello elevato di protezione dei consumatori.

CAPO V. CITTADINANZA

Articolo 38. Diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo

1. Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento
europeo nello Stato membro in cui risiede, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato.

2. I membri del Parlamento europeo sono eletti a suffragio universale diretto, libero e segreto.

Articolo 39. Diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali

Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nello Stato
membro in cui risiede, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato.

Articolo 40. Diritto ad una buona amministrazione

1. Ogni individuo ha diritto a che le questioni che lo riguardano siano trattate in modo imparziale,
equo, secondo il principio della neutralità dell'azione pubblica, ed entro un termine ragionevole
dalle istituzioni e dagli organi dell'Unione.

2. Tale diritto comprende in particolare:

•il diritto di ogni individuo di essere ascoltato prima che nei suoi confronti venga adottato un
provvedimento individuale che gli rechi pregiudizio;
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•il diritto di ogni individuo di accedere al fascicolo che lo riguarda, nel rispetto dei legittimi
interessi della riservatezza e del segreto professionale;
•l'obbligo per l'amministrazione di motivare le proprie decisioni.
3. Ogni individuo ha diritto al risarcimento da parte della Comunità dei danni cagionati dalle sue
istituzioni o dai suoi agenti nell'esercizio delle loro funzioni conformemente ai principi generali
comuni agli ordinamenti degli Stati membri.

4. Ogni individuo può rivolgersi alle istituzioni dell'Unione in una delle lingue del trattato e deve
ricevere una risposta nella stessa lingua.

Articolo 41. Diritto d'accesso ai documenti

Qualsiasi cittadino dell'Unione o qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede
sociale in uno Stato membro ha il diritto di accedere ai documenti del Parlamento europeo, del
Consiglio e della Commissione.

Articolo 42. Mediatore

Qualsiasi cittadino dell'Unione o qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede
sociale in uno Stato membro ha il diritto di sottoporre al mediatore dell'Unione casi di cattiva
amministrazione nell'azione delle istituzioni o degli organi comunitari, salvo la Corte di giustizia e
il Tribunale di primo grado nell'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali.

Articolo 43. Diritto di petizione

Qualsiasi cittadino dell'Unione o qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede
sociale in uno Stato membro ha il diritto di presentare una petizione al Parlamento europeo.

Articolo 44. Libertà di circolazione e di soggiorno

1. Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio


degli Stati membri.

2. La libertà di circolazione e di soggiorno può essere accordata, conformemente al trattato che


istituisce la Comunità europea, ai cittadini dei paesi terzi che risiedono legalmente nel territorio di
uno Stato membro.

Articolo 45. Tutela diplomatica e consolare

Ogni cittadino dell'Unione gode, nel territorio di un paese terzo nel quale lo Stato membro di cui ha
la cittadinanza non è rappresentato, della tutela delle autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi
Stato membro, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato.

CAPO VI. GIUSTIZIA

Articolo 46. Diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale

1. Ogni individuo i cui diritti e le cui libertà garantiti dal diritto dell'Unione siano stati violati ha
diritto a un ricorso effettivo dinanzi a un giudice.

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2. Ogni individuo ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente e entro un
termine ragionevole da un giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge. Ogni
individuo ha la facoltà di farsi consigliare, difendere e rappresentare.

3. A coloro che non dispongono di mezzi sufficienti è concesso il patrocinio a spese dello Stato
qualora ciò sia necessario per assicurare un accesso effettivo alla giustizia.

Articolo 47. Presunzione di innocenza e diritti della difesa

1. Ogni imputato è considerato innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente
provata.

2. Il rispetto dei diritti della difesa è garantito ad ogni imputato.

Articolo 48. Principi della legalità e della proporzionalità dei reati e delle pene

1. Nessuno può essere condannato per un'azione o un'omissione che, al momento in cui è stata
commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o il diritto internazionale. Parimenti, non
può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato
commesso. Se, successivamente alla commissione del reato, la legge prevede l'applicazione di una
pena più lieve, occorre applicare quest'ultima.

2. Il presente articolo non osta al giudizio e alla condanna di una persona colpevole di un'azione o di
un'omissione che, al momento in cui è stata commessa, costituiva un crimine secondo i principi
generali riconosciuti da tutte le nazioni.

3. Le pene inflitte non devono essere sproporzionate rispetto al reato.

Articolo 49. Diritto di non essere giudicato o punito due volte per lo stesso reato

Nessuno può essere perseguito o condannato per un reato per il quale è già stato assolto o
condannato nell'Unione a seguito di una sentenza penale definitiva conformemente alla legge.

CAPO VII. DISPOSIZIONI GENERALI

Articolo 50. Ambito di applicazione

1. Le disposizioni della presente Carta si applicano alle istituzioni e agli organi dell'Unione nel
rispetto del principio di sussidiarietà come pure agli Stati membri esclusivamente nell'attuazione del
diritto dell'Unione. Pertanto, i suddetti soggetti rispettano i diritti, osservano i principi e ne
promuovono l'applicazione secondo le rispettive competenze.

2. La presente Carta non introduce competenze nuove o compiti nuovi per la Comunità e per
l'Unione, né modifica le competenze e i compiti definiti dai trattati.

Articolo 51. Portata dei diritti garantiti

1. Eventuali limitazioni all'esercizio dei diritti e delle libertà riconosciuti dalla presente Carta
devono essere previste dalla legge e rispettare il contenuto essenziale di detti diritti e libertà. Nel
rispetto del principio di proporzionalità, possono essere apportate limitazioni solo laddove siano

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necessarie e rispondano effettivamente a finalità di interesse generale perseguite dall'Unione, ad
altri interessi legittimi in una società democratica o all'esigenza di proteggere i diritti e le libertà
altrui.

2. I diritti riconosciuti dalla presente Carta che trovano fondamento nei trattati comunitari o nel
trattato sull'Unione europea si esercitano alle condizioni e nei limiti definiti dai trattati stessi.

3. Laddove la presente Carta contenga diritti corrispondenti a quelli garantiti dalla convenzione
europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, il significato e la
portata degli stessi sono uguali a quelli conferiti dalla suddetta convenzione, a meno che la presente
Carta non garantisca una protezione maggiore o più estesa.

Articolo 52. Livello di protezione

Nessuna disposizione della presente Carta deve essere interpretata come limitativa o lesiva dei
diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali riconosciuti, nel rispettivo ambito di applicazione, dal
diritto internazionale, dalle convenzioni internazionali delle quali l'Unione, la Comunità o tutti gli
Stati membri sono parti contraenti, in particolare la convenzione europea per la salvaguardia dei
diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e dalle costituzioni degli Stati membri.

Articolo 53. Divieto dell'abuso di diritto

Nessuna disposizione della presente Carta deve essere interpretata nel senso di comportare il diritto
di esercitare un'attività o compiere un atto che miri alla distruzione dei diritti o delle libertà
riconosciuti nella presente Carta o di imporre a tali diritti e libertà limitazioni più ampie di quelle
previste dalla presente Carta.

Seguono articoli de “Il Sole 24 Ore” e de “La Stampa”


La Stampa, 10 dicembre 2000
Il Vertice elogia l'Italia <<scolaro modello>>
E Amato incita i Quindici a pensare più in grande

di Mario Sensini inviato a NIZZA


<<No caro Tony, così proprio non va bene. Se non ci mettiamo nell'ordine di idee che ognuno
debba concedere qualcosa, questo vertice fallisce: nessuno può pensare che a cedere debba essere
l'altro>>. Tony Blair ha appena finito di sciorinare una lunga serie di <<no>> alle ipotesi contenute
nella prima proposta di compromesso francese sulle riforme necessarie per l'allargamento della Ue.
Il rimbrotto gli arriva dal suo vecchio amico Giuliano Amato, assai piu' preoccupato dalla piega
che sta prendendo il Consiglio di Nizza, che non dalla difesa delle prerogative italiane. <<Mi
verrebbe da dire - riferiscono che abbia aggiunto il premier italiano - che sarebbe meglio rinviare
tutto al prossimo Consiglio Europeo piuttosto che firmare un finto accordo>>. Tocca all'Italia
mantenere alta la posta in gioco di questo Consiglio Europeo. E' l'Italia che sta trattenendo gli altri
dal cadere nella tentazione di una soluzione minimalista da mascherare, come accade spesso

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quando l'Europa si trova ad affrontare questioni spinose, come un successo accompagnato dalla
considerazione che <<tutto sommato, avanzare di poco è meglio che restare fermi>>. Tutti gli altri
paesi hanno piu' di un <<santuario>> da difendere, non vogliono cedere neanche un pezzetto dei
diritti acquisiti nel tempo. Amato, qui a Nizza, sembra quasi incredibilmente essere l'unico a badare
agli interessi di un'Europa piu' ampia e comunque capace di funzionare. E' arrivato forte di un
mandato parlamentare che lo sprona a trattare e negoziare per l'Unione e non per se' stesso, e per
giunta votato dalla stragrande maggioranza delle forze politiche, perfino dalla Lega Nord di
Umberto Bossi. Ed e' a lui che, qui a Nizza, molti guardano come all'uomo che puo' risolvere
l'impasse, che può conciliare l'interesse dei grandi e dei piccoli paesi. Lo ha riconosciuto lo stesso
Jacques Chirac, che incrociando nell'ascensore dell'Hotel Meridien alcuni funzionari della
delegazione italiana non ha esitato ad elogiare la <<saggezza e la capacita' di mediazione degli
italiani>>. Lo ha affermato senza mezzi termini il ministro degli esteri portoghese, Jaime Gama,
secondo il quale la posizione italiana sulla riponderazione dei voti degli stati membri <<è senza
dubbio una delle più avanzate e progressiste>>. Lo dicono i delegati dei piccoli paesi come Olanda
e Finlandia, che cercano i nostri per chiedere discretamente
un intervento sulla presidenza francese per riequilibrare i termini delle proposte finora presentate
dalla presidenza francese. E fa impressione leggere la Sueddeutsche Zeitung che ieri dedicava
quattro colonne in prima pagina al ruolo dell'Italia con il titolo <<Lo scolaro modello>>. Stridono
le dichiarazioni del portavoce di Tony Blair <<favorevole all'allargamento a Est in un quadro in cui
si rafforzi la posizione britannica>>, con quelle del sottosegretario agli esteri Umberto Ranieri,
secondo il quale <<gli interessi nazionali, oggi, si difendono nel quadro europeo e si tutelano anche
attraverso l'avanzamento della costruzione dell'Unione>>. Tutto ciò colpisce, ma non deve
sorprendere. Le proposte di base su cui stanno discutendo i leader europei hanno tutte una matrice
italiana: il meccanismo di riponderazione dei voti, le cooperazioni rafforzate, l'idea di decidere, qui
e subito, il cammino da seguire per il dopo-Nizza, per dare, ad esempio, dignità giuridica alla Carta
dei Diritti Fondamentali. Non deve e non può sorprendere, soprattutto, se quanto sta facendo oggi
l'Italia viene letto in chiave storica e non episodica.
L'europeismo degli italiani non nasce oggi, ha <<firmato>> tutti i grandi avanzamenti compiuti
dall'Europa nel processo di trasformazione dalla pura entità geografica che era dopo la guerra, alla
realta' politica cui aspira oggi. Se la macchina si èmessa in moto, lo si deve anche e soprattutto ad
Altiero Spinelli e, prima ancora, a Luigi Einaudi, che volle nella nostra Costituzione l'apertura ad
entità sovranazionali che garantissero la pace e la stabilità. Dietro l'elezione diretta del Parlamento
Europeo c'è uno strappo di Aldo Moro. Dietro la firma dell'Atto Unico europeo, che permise la
creazione del mercato interno, ci sono Bettino Craxi e Giulio Andreotti. E' a quest'ultimo, e alla sua
stupefacente abilità nell'isolare Margareth Thatcher, che l'Europa deve la creazione dell'Unione
Monetaria e dell'euro. Ancora una volta l'Europa è di fronte a una svolta, ed ancora una volta l'Italia
e' li'. Non per portare a casa un risultato qualsiasi, ma per consentire all'Europa, nella quale gli
italiani credono più di tutti gli altri europei, di funzionare. A costo di ammettere il fallimento e
porre ciascuno di fronte alle proprie responsabilità.

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IL SOLE 24 ORE, 11 dicembre 2000'

Mini riforme per rafforzare l'Europa

di Adriana Cerretelli
Non sarà il Trattato di Nizza a fondare la nuova Europa. Perlomeno non ancora. Alla fine,
faticosissimamente, gran parte delle tanto discusse riforme istituzionali sono state varate, mentre si
discute ancora (in questa difficile notte di trattative) di peso dei singoli Paesi. Ma sono riforme
piccole piccole, troppo condizionate su tutti i fronti da nuovi paletti unanimistici e diluite in
calendari a più o meno lunga scadenza per poter davvero credere che basteranno a rendere l'Unione
più efficiente, compatta e decisionista.
Niente di nuovo, in fondo. Il vertice di Nizza, infatti, non poteva far altro che fotografare l'Europa
di sempre e di oggi: costretta, quando decide, a scendere a patti con quindici storie, quindici culture,
quindici tabù nazionali e quindici ambizioni diverse. Perciò condannata a non potersi sollevare più
di tanto sopra la logica dei piccoli passi e delle riforme regolarmente al ribasso.
Ma proprio la sostanziale conferma dello status quo che scaturisce da riforme troppo timide alle
sfide che stanno davanti all'Unione - dall'euro alla globalizzazione fino all'allargamento - forniscono
una prova in più del fatto che il vecchio modello comunitario ha ormai esaurito la sua capacità
propulsiva: sopravvive per inerzia, ma è ormai ostaggio dell'ingovernabilità crescente di un'Europa
che già a 15 appare irrimediabilmente bloccata dalle paralizzanti eterogeneità importate con i
successivi allargamenti e che molto presto potrebbero diventare del tutto ingestibili.
Molto più che per le modeste riforme che ha tenuto a battesimo, il vertice di Nizza rischia quindi di
lasciare il segno per aver dimostrato nei fatti che ormai l'Europa a più velocità non ha alternative: e
non solo perché alle porte scalpitano 13 nuovi candidati destinati a esasperare le differenze interne,
ma perché già quelle tra i 15 sono troppe per garantire credibilità alle ambizioni europee di
iniziativa su scala continentale e globale.
Se l'Europa delle integrazioni flessibili governata da un "nucleo duro" omogeneo diventa una scelta
obbligata, diventa centrale la riforma che le sgombra la strada, facilitando le cosiddette
cooperazioni rafforzate (possibilità per una minoranza di Paesi di integrarsi prima e più degli altri
senza inciampare nei veti altrui).
Se su fisco o sicurezza sociale è impossibile integrarsi di più perché ci si scontra sul veto di Gran
Bretagna o Danimarca o dell'oppositore di turno, nulla vieta in futuro di esplorare formule più
ristrette di cooperazioni rafforzate, magari intorno al nucleo di Eurolandia. Nonostante il rischio di
rottura del mercato unico e i vantaggi competitivi offerti così agli outsider, il gioco alla lunga
potrebbe valere la candela per rompere le catene decisionali. In quest'ottica la pesante ritirata di
Nizza sull'estensione della maggioranza qualificata nei settori-chiave, più che l'ennesima sconfitta
dell'Europa comunitaria, può apparire come la molla che darà il via alla nuova Europa delle
diversità istituzionalizzate.
Non è certo un caso, del resto, che la Germania di Schroeder abbia accettato il mantenimento della
parità tra i Grandi, ma prima di tutto con la Francia, nel nuovo sistema di ponderazione dei voti tra
gli Stati. Se lo si guarda nell'ottica statica dell'Europa comunitaria, il mancato strappo
franco-tedesco può apparire come la solita resa dei conti rimandata in un'Unione incapace di
scendere a patti con la nuova realtà degli equilibri di potenza. Se invece lo si vede nella dinamica
della futura Europa a più velocità, la mantenuta parità tra i Grandi appare molto meno scandalosa:
perché più funzionale al rodaggio del futuro direttorio europeo, ancora tutto da inventare. Se
necessario, poi, si potrà sempre ridiscuterne nel 2004. Nizza quindi non è stata un'occasione persa
ma un vertice di transizione che ha partorito mini-riforme per traghettare l'Unione su un nuovo
pianeta.

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La Stampa, 13 dicembre 2000
TUTTE LE STRADE PARTONO DA NIZZA

di Boris Biancheri
E' parso quasi, questo interminabile vertice di Nizza, un negoziato d'altri tempi, con i Paesi grandi
in contrasto tra loro e i Paesi minori alla ricerca di uno spazio. Erano in conflitto le due anime
dell'Europa: quella di un'Europa di popoli, l'anima sovrannazionale; e quella di un'Europa degli
Stati, l'anima nazionale. Poiche' a Nizza il negoziato si è svolto tra Stati, e' sui loro interessi e sul
loro prestigio che si è data battaglia. La Francia mantiene un rango di formale parita' con la
Germania oltre al diritto di veto sui prodotti culturali.
L'Inghilterra, più che successi per sé, ha cercato di frenare quelli altrui e conserva i vantaggi
competitivi della sua bassa tassazione. La Germania ha un ruolo preponderante grazie
all'allargamento a Est. Mai era stato così chiaro che il baricentro
d'Europa si è spostato verso Berlino. La Spagna mantiene gli aiuti. I Paesi minori hanno
disperatamente difeso il privilegio di essere piccoli e pesare piu' della loro dimensione. L'Italia non
aveva ambizioni per sé e ha fatto proprie quelle dell'Europa
intera. Ma cosa ha dato all'Europa il vertice di Nizza? Anzitutto una terapia di rianimazione, il che
con lo scetticismo che circolava non è poco. Poi una modesta estensione del voto a
maggioranza e la necessaria riforma del peso di ciascun Paese
nelle votazioni. Forse non perfetta, ma nessun sistema di voto lo
è. Le decisioni più importanti per l'Europa sono per domani: la possibilita' che gruppi di Paesi
concordino tra loro un'integrazione accelerata anche su temi importanti come la politica estera. La
decisione che in futuro i Consigli europei si svolgeranno a Bruxelles. Ancor più, la decisione di
convocare nel 2004, all'inizio dell'allargamento, una conferenza che affronti i futuri grandi temi
dell'Ue: cosa spetta fare all'Europa e cosa agli Stati; i poteri del Parlamento europeo e i suoi rapporti
con i Parlamenti nazionali; il valore giuridico della Carta dei diritti.
Siamo su quel terreno costituzionale che Ciampi ha indicato come
prossimo e forse ultimo traguardo di questa fase di costruzione
europea. Un traguardo capace di mobilitare di nuovo l'opinione
pubblica europea, come fecero il Mercato unico e l'euro. Ciò che non riuscì ad Amsterdam né
poteva riuscire a Nizza, ma che Nizza, per quanto imperfetta, permette di rilanciare.

La Stampa, 13 dicembre 2000


Il tormentato compromesso di Nizza
I capitoli dell'accordo che i Paesi dovranno ratificare

L'accordo sul Trattato di Nizza è stato suggellato alle 4.15 del mattino di lunedi' dall'applauso dei
Quindici nell'Acropolis. Per entrare in vigore dovrà essere approvato in tutti i Paesi. Decisioni
all'unanimità. Accordo per abbandonare l'unanimità in 35 casi sui 70 ancora vigenti. A causa
delle resistenze non si e' riusciti a fare passi avanti su fisco, la sicurezza sociale, immigrazione,
controlli di frontiera, cultura, trasmissioni via etere, salute e educazione. Fra i veti caduti c'è quello
della Francia sul commercio in materia di servizi e proprietà intellettuale ma Parigi e' riuscita ad
evitare qualsiasi conseguenza sull'industria cinematografica. Per quando riguarda gli aiuti
strutturali alle regioni, la Spagna ha ottenuto che le decisioni a maggioranza qualificata potranno
essere adottate a partire dal 2007, ma solo dopo l'adozione del budget per i seguenti sei anni. Se ne
riparlerà dunque nel 2013.
Riponderazione dei voti. I voti a disposizione degli Stati per le votazioni in seno al Consiglio
Europeo sono stati distribuiti ai Quindici ed ai 12 paesi candidati dell'Est e del Mediterraneo come

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illustra la tabella. Il braccio di ferro estenuante durato quattro
notti si e' risolto quando i Grandi hanno accettato di assegnare un
voto in piu' a Romania, due alla Lituania, uno al Portogallo e,
soprattutto uno ciascuno a Belgio, Olanda e Lussemburgo consentendo
ai tre del Benelux di avere in tutto 29 voti, quanti ne hanno
ognuno Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia. Maggioranza
qualificata. Per adottare una decisione a maggioranza qualificata
servira' il 73,91% dei voti. La percentuale è stata aumentata
rispetto all'iniziale 71% su proposta belga. Clausola demografica.
Qualsiasi decisione potrà essere fermata da una "minoranza di
blocco" composta da: la metà più uno degli Stati, l'88% dei voti
(il 91 dopo l'allargamento) oppure il 38% della popolazione. In
quest'ultimo caso il <<blocco>> si potrà ottenere solo con la
Germania. Nuova Commissione. Nel 2005 Germania, Francia, Gran
Bretagna, Italia e Spagna perderanno il loro secondo commissario.
Ogni nuovo membro avra' un commissario fino a quando l'Ue non
avra' 26 membri. All'entrata del 27esimo verrà fissato un limite
massimo al numero di commissari e i partner si alterneranno con una
rotazione paritaria. Il presidente della Commissione verrà eletto
a maggioranza qualificata ed avrà poteri di organizzazione dei
lavori, di assegnazione e ritiro dei portafogli, di designazione
dei vicepresidenti. Cooperazioni Rafforzate. Sulla base della
proposta italo-tedesca otto o più Stati dell'Ue potranno
procedere verso una maggiore integrazione in singole aree, ferma
restando la possibilita' degli altri partner di poter aderire.
Londra ha ottenuto che la difesa e le questioni militari venissero
escluse. Difesa europea. Londra ha ottenuto l'esclusione dai
Trattati della neonata Forza di Reazione Rapida che non potrà dunque trasformarsi in esercito
europeo e resterà forza multinazionale. Le future relazioni fra la difesa europea e
l'Alleanza Atlantica restano soggette all'esito dei negoziati
bilaterali in corso. Diritti Umani. Approvata la modifica
dell'articolo 7. Nel caso che uno Stato dovesse essere sospettato
di violazione dei valori della democrazia e dei diritti umani -
come avvenuto nel caso-Haider per l'Austria - un terzo dei partner
potrà chiedere un monitoraggio il cui verdetto dovrà essere
approvato con la maggioranza dei nove decimi dei membri, previa
consultazione del Parlamento Europeo. Parlamento Europeo. Con
l'entrata dei 12 candidati i membri del Parlamento Europeo
passeranno dagli attuali 626 a 732. La Germania è l'unica a mantenere l'attuale numero di deputati:
99. Italia, Francia e Gran Bretagna passeranno da 87 a 72. Per raggiungere l'accordo finale
è stato decisivo concedere a Grecia e Portogallo 22 deputati ciascuno, rispetto ai 20 proposti. Il
dopo-Nizza. Con una dichiarazione al di fuori del Trattato i Quindici hanno fatto proprio lo spirito
della proposta italo-tedesca siglando l'accordo per una conferenza sulle riforme entro il 2004 su:
ripartizione delle competenze fra Unione e Stati; lo status giuridico della
Carta dei Diritti firmata a Nizza; il ruolo dei Parlamenti
nazionali negli affari europei; la riorganizzazione dei Trattati.
Turchia scontenta. La Turchia è stata invitata all'apertura del
summit ma non figura nelle tabelle con voti e deputati per i Paesi
candidati. Ankara non ha gradito l'esclusione. L'Ue ha replicato

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sottolineando che la Turchia, pur candidata, è l'unica a non aver iniziato i negoziati. Vincitori e
vinti. La Germania ha ottenuto maggiore influenza senza rinunciare ai propri veti. Lo spagnolo
Aznar e il britannico Blair non hanno ceduto su nulla. Il Belgio ha guidato con successo i partner
minori incassando la promessa dei consigli europei a Bruxelles. Il presidente francese Chirac ha
evitato il primo fallimento di un summit europeo ed ora puòvantarsi di aver aperto le porte dell'Ue
ai nuovi membri.

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IL SOLE 24 ORE, 29 novembre 2000

EUROPA
Un successo che accomuna Ciampi, il premier e Berlusconi

ROMA. ​Alla fine Giuliano Amato ha incassato quell'ampio mandato


parlamentare che aveva sollecitato per potersi presentare al meglio al vertice
europeo di Nizza. ​A sua volta Silvio Berlusconi, portando tutta la Casa delle
libertà (Lega di Umberto Bossi compresa) al voto del documento finale, ha
dimostrato pieno controllo sui partiti alleati e, quel che più conta, di poter
bloccare eventuali sbandate anti-europeiste nel Centro-destra. Se mai è stato il
Centro-sinistra a non trovare neanche questa volta al suo fianco Fausto
Bertinotti, visto il voto contrario di Rifondazione comunista.
Del resto il leader del Polo contava sull'appuntamento di ieri per poter dimostrare quanto
ingiustificate fossero le accuse che da sinistra venivano mosse a lui e ai suoi alleati circa una
presunta inaffidabilità per i nostri partner europei. E significativo è il fatto che nel documento
approvato ci sia un chiaro riferimento alla <proclamazione della carta dei diritti fondamentali,
secondo la proposta del Parlamento europeo>.
Non a caso, proprio nei giorni scorsi, Berlusconi aveva invitato la sinistra <quando sarà
all'opposizione a comportarsi come noi ci siamo comportati in questi cinque anni, garantendo il
sostegno nelle situazioni di difficoltà, avendo un atteggiamento politico bipartisan>. Concetti che il
presidente di Forza Italia ha ribadito anche ieri nel suo intervento nell'aula di Montecitorio.
Sull'altro fronte Amato ha potuto mettere in rilievo come l'accordo di ieri <quasi unanime> sia un
successo che si deve in larga parte a quanto fatto dai Governi che si sono succeduti in questa
legislatura. E anche il candidato a premier del centro-sinistra Francesco Rutelli ha definito <utile>
l'ampia convergenza di ieri, pur aggiungendo che, per il futuro dell'Europa tale convergenza deve
durare più di un pomeriggio. Mentre per Massimo D'Alema non basta l'importante voto di ieri a dire
che in Italia non c'è il pericolo dei demoni del razzismo.
Di certo il voto di ieri segna il successo, non soltanto degli auspici, ma soprattutto al discreto lavoro
del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che anche ieri, da San Pietroburgo, era
tornato ad augurarsi che sulla carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea si raggiungesse un
accordo bipartisan.
Insomma: si accresce la credibilità del nostro Governo e soprattutto della continuità della nostra
politica internazionale, qualsiasi possa essere il risultato delle elezioni politiche del 2001. Difficile
invece (nonostante il richiamo di Berlusconi ad <evitare una guerra elettorale totale>) prevedere un
effetto benefico del voto di ieri su una campagna elettorale già iniziata da tempo, e alla quale sinora
non sono mai mancati veleni dall'una e dall'altra parte su giustizia e altro. É tuttavia già un risultato
importante che, anche in un clima così difficile, la mozione bipartisan della Camera sulla politica
europea ci sia stata.
G.Co.

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LA STAMPA, 4 agosto 2000

I CITTADINI NELLA CARTA DEI DIRITTI.


L'EUROPA E' LONTANA

di Giovanni Moro
NEL dibattito, per la verità un po' obsoleto, sulle strategie di costruzione comunitaria, un elemento
di reale novità è offerto dalla elaborazione di una Carta dei diritti fondamentali dell'Unione
Europea, a cui una commissione di valenti giuristi sta lavorando a Bruxelles e che dovrà trovare una
qualche sistemazione - quale sarà non è per nulla indifferente - da parte del Consiglio Europeo che
si riunirà a Nizza il prossimo dicembre. Sulla Carta dei diritti si leggono tutti i giorni giudizi
entusiastici.
Secondo molti, questo documento dovrebbe contribuire a rafforzare l'identità europea dei cittadini e
colmare lo scarto di interesse, fiducia e coinvolgimento tra questi e le istituzioni comunitarie. Il
problema è se questo entusiasmo sia giustificato. Grazie alla sollecitudine della Giunta per gli affari
comunitari del Senato, che ha incontrato di recente i rappresentanti italiani del Forum europeo della
società civile animato dal nostro Virgilio Dastoli, ho avuto la rara fortuna di leggere il testo (il
quale è praticamente introvabile per una persona normale) e ho maturato seri dubbi in merito.
Il punto è questo: dal testo attualmente in discussione, cosi' come dai principali emendamenti
proposti, emerge un'idea estremamente riduttiva, e a dir poco inadeguata, della cittadinanza e dello
stesso ruolo nelle istituzioni dell'Unione dei cittadini, intesi non come entità astratte ma come
soggetti concreti: reti, associazioni, movimenti impegnati in politiche comunitarie come quelle
ambientali, quelle dei consumatori, quelle di lotta alla esclusione sociale, ecc. Qualche esempio? Ai
partiti e ai sindacati viene riconosciuto un preciso ruolo, mentre dei cittadini si dice solo che hanno
diritto di associarsi liberamente: ma per fare cosa, all'Unione non interessa. Dal testo della Carta è
assente il diritto dei consumatori (una delle forme concrete della cittadinanza europea) a
<<organizzarsi per la salvaguardia dei propri interessi>>, come è invece scritto nel Trattato di
Amsterdam.
In una <<democrazia post-parlamentare>> come quella comunitaria, dove contano soprattutto
aggregazioni come gruppi, reti e lobby (anche civiche e democratiche), l'unica via prevista per la
partecipazione dei cittadini alla vita dell'Unione è la elezione del Parlamento Europeo. Non è
difficile vedere - pur in un quadro positivo - la tentazione di relegare i cittadini al ruolo di soggetti
passivi, meri beneficiari di azioni di altri. Che essa sia la medesima che ha animato i nostri <<padri
ricostituenti>> della Commissione bicamerale, non è davvero un elemento di conforto: semmai di
ulteriore preoccupazione.
moro@cittadinanzattiva.it

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IL SOLE 24 ORE, 27 settembre 2000

COMMENTI E INCHIESTE
Adottata la <Carta dei diritti>
ROMA. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea è giunta alla sua stesura definitiva.
Ieri, con tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza stabilita dal Consiglio di Colonia, la
Convenzione di Bruxelles, cioè l'Organismo di 62 saggi incaricato di redigere quella che sarà la
prima parte della futura Costituzione europea, ha concluso i suoi lavori approvando, a stragrande
maggioranza, il catalogo dei diritti fondamentali dei cittadini europei.
Lunedì prossimo, il presidente della Convenzione, Roman Herzog (ex presidente della Repubblica
federale tedesca e della Corte costituzionale), consegnerà il progetto al Consiglio e al Parlamento
europeo che, insieme alla Commissione, dovranno dare il loro via libera. La <proclamazione>
solenne della Carta avverrà a Nizza, il 7 e l'8 dicembre, dove si dovrebbero tirare le fila della
Conferenza intergovernativa per la revisione dei trattati Ue. E' lì che si deciderà la sorte di questo
catalogo dei diritti: se, cioè, incorporarlo nei trattati, attribuendogli così un'efficacia giuridica
vincolante o se, invece, farne solo una "dichiarazione solenne" priva di valore giuridico vincolante.
E un importante passaggio intermedio, per questa decisione tutta politica, sarà il vertice europeo di
Biarritz in programma per il 13 ottobre.
Qualunque sarà la decisione, l'approvazione della Carta resta comunque un evento storico senza
precedenti. Ci tengono a sottolinearlo tutti e quattro i rappresentanti dell'Italia nella Convenzione:
Stefano Rodotà, nominato dal Presidente del Consiglio; Andrea Manzella e Piero Melograni,
nominati, rispettivamente, dal Senato e dalla Camera; Elena Paciotti, rappresentante del Parlamento
europeo. <E' la prima volta - si legge in una dichiarazione congiunta - che in un documento
internazionale compaiono insieme i tradizionali diritti civili e politici, i diritti sociali ed economici e
i cosiddetti nuovi diritti (bioetica, protezione dei dati personali, ambiente). L'approvazione di una
Carta europea dei diritti segna visibilmente il passaggio dall'Europa del mercato all'Europa politica,
dall'Europa degli Stati all'Europa dei cittadini>.
Rodotà, Manzella, Melograni e Paciotti ammettono che il testo sconta il fatto di essere un
compromesso tra diverse anime e tradizioni dell'Europa dei Quindici, e dunque contiene alcune
<insufficienze e lacune>; tuttavia, ciò non deve mettere in ombra <la grande portata innovativa di
questa pietra miliare nella costruzione dell'Unione europea>. La Carta è infatti <un passo decisivo>
anche verso l'allargamento dell'Ue ai Paesi dell'Est, <per assicurare a tutti i cittadini dell'Europa uno
standard uniforme di civiltà, di democrazia e di protezione dei diritti individuali>.
L'ultima stesura del documento non contiene più un passaggio contestatissimo (soprattutto dalla
Francia ma anche dall'Italia) del preambolo che, su richiesta della Cdu bavarese e del Ppe,
richiamava <il retaggio culturale, umanistico e religioso> dell'Europa (in sostanza, un
riconoscimento delle radici cristiane dei popoli europei). Il testo definitivo fa ora esclusivamente
riferimento al <patrimonio spirituale e morale> dell'Unione europea.
D.St.

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IL SOLE 24 ORE Giorno, 12 ottobre 2000

COMMENTI E INCHIESTE
PUNTO DI VISTA

Diritti Ue, una Carta per i cittadini


di Valerio Zanone
Con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, destinata a formare la prima parte della
futura costituzione europea, ha guadagnato negli ultimi tempi qualche attenzione dell'opinione
pubblica; e fra gli elementi incoraggianti emersi dal dibattito parlamentare è la proposta che, dopo
la proclamazione in agenda per dicembre a Nizza, la Carta dei diritti sia oggetto di una giornata di
illustrazione nelle scuole italiane.
Il testo messo a punto dalla convenzione Herzog dà corpo a un'idea già presente nel progetto
Spinelli del 1984. L'opera compiuta in pochi mesi è notevole ma molte questioni restano aperte.
Una prima questione nasce dalla convivenza fra diritti civili e politici, metabolizzati nella tradizione
costituzionale degli Stati europei, e indirizzi programmatici della politica sociale; l'inserimento nella
Carta di una dettagliata categoria di diritti sociali sposta verso l'alto il principio di sussidiarietà e
troverà, come già ha trovato, resistenze nazionali soprattutto nell'area anglosassone.
Una seconda questione sorge dalla trasposizione su scala europea della controversia fra cattolici e
laici in materia di bioetica e di diritti della famiglia. L'articolo della Carta che rinvia alle legislazioni
nazionali la definizione di famiglia lascia spazio alle normative permissive verso le convivenze fra
omosessuali; l'articolo sulla bioetica proibisce la clonazione soltanto riproduttiva, e si integra
nell'ultima stesura con un articolo sulla libertà di ricerca scientifica. Ciò ha provocato da parte
cattolica l'imputazione di "Carta laicistica", mentre per la verità gli estensori della Carta si sono
ragionevolmente attenuti al criterio del minimo condiviso.
Una terza questione riguarda i nuovi diritti che derivano dall'evoluzione sociale e dal progresso
scientifico-tecnico. Qui la convenzione Herzog ha giustamente forzato i limiti del mandato ricevuto
dal Consiglio di Colonia, ma non sempre con risultati soddisfacenti: il diritto all'ambiente è definito
in termini riduttivi rispetto alla stessa normativa del Trattato, e il colossale problema
dell'interculturalismo è liquidato con un testo di otto parole.
I problemi che restano aperti non sminuiscono tuttavia la portata complessiva del tentativo di
inscrivere in un perimetro costituzionale i diritti della cittadinanza europea, per quanti già
condividono e maggiormente per quanti attendono di accedervi.
Ma il valore della Carta dipende dalla sua azionabilità giuridica; è difficile che già a Nizza i capi di
governo accolgano le sollecitazioni del Parlamento europeo e della Commissione (e, ieri, della
Camera italiana) per l'inserimento della Carta nel Trattato che aprirebbe il varco alla giurisprudenza
della Corte di Lussemburgo. Non facilita il percorso l'ipotesi di sottoporre il testo della Carta a
emendamenti dei parlamenti nazionali, sebbene i loro rappresentanti siano stati presenti in trenta su
sessantadue all'interno della convenzione. La scorciatoia praticabile è quella di includere almeno, in
sede di revisione del Trattato, la Carta dei diritti fra le fonti di diritto fondamentale che l'Unione è
impegnata a rispettare. L'obiettivo è realistico e può essere il passo decisivo verso la cittadinanza
comune.

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