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di Dazhangshan
Premio Internazionale
Carlo Scarpa per il Giardino 2019
xxx edizione
a cura di
Patrizia Boschiero, Luigi Latini,
Maurizio Paolillo
Fondazione Benetton
Studi Ricerche
Treviso 2019
I giardini del tè di Dazhangshan
Premio Internazionale Carlo Scarpa
per il Giardino 2019
pubblicazione della Fondazione Benetton
Studi Ricerche, con Antiga Edizioni,
a cura di Patrizia Boschiero, Luigi Latini,
Maurizio Paolillo
Realizzazione editoriale:
Patrizia Boschiero (coordinamento),
Chiara Condò e Nicoletta Tesser
(editing e impaginazione).
Parlare del paesaggio in relazione alla profonda e complessa tradizione cinese «Ci sono [versi] che dinanzi agli occhi
dispiegano paesaggi»1.
significa affrontare un universo culturale in cui, per la prima volta nella sto-
ria delle civiltà, sarebbe stata elaborata una riflessione su questo concetto2.
Dobbiamo partire dalla parola e dalla cosa. In Occidente, il termine “pae-
saggio” (adottato nella lingua volgare già in una commistione con la tradi-
zione pittorica, il primo a usarlo sembra essere stato il Vasari) pare essere
emerso in Francia (paysage), alla fine del secolo xv, in modo indipendente e
nuovo o, secondo alcuni, come corrispondente dell’olandese landschap3. Il
termine francese indica tuttavia un’assoluta novità, che lega il pays al suffisso
-age, indicante la globalità, la vista d’insieme praticata dallo sguardo dell’os-
servatore. Ed ecco formato il concetto di paesaggio nei suoi elementi fonda-
tivi: la natura esteriore e la presenza dell’osservatore umano. Il che spiega sin
troppo bene come il termine abbia trovato, per così dire, ospitalità immedia-
ta nell’ambito della pittura, arte della rappresentazione per eccellenza che,
con l’introduzione in Occidente della prospettiva lineare, in obbedienza alle
leggi della piramide visiva conduce l’osservatore verso una precisa porzione
dello sterminato mondo paesistico.
Per citare Georg Simmel, qui sta proprio la distinzione tra la natura, che
«non è composta di pezzi: è l’unità di un tutto», e il paesaggio, per cui «l’es-
senziale è proprio la limitazione», indotta dalla presenza di colui che guar-
da4. Limitazione che, spinta all’estremo, porterà in pittura all’arte compo-
sitiva del “paesaggio ideale” di Annibale Carracci e soprattutto di Lorrain,
con i suoi «quadri che possiedono il massimo grado di verità, senza avere tut-
tavia alcun briciolo di realtà», come affermato da Goethe5. 1. Linquan gaozhi, in Yu 1998, vol. i, p. 640.
La Cina classica non ha conosciuto un termine paragonabile al nostro Qui e in casi analoghi la traduzione dal cinese
“paesaggio”. Potrebbe essergli avvicinato jing 景, sinogramma traducibile co- all’italiano è di chi scrive.
me “scenario naturale”, e indicante uno scorcio, determinato da condizioni 2. Si segue qui la definizione fornita
spaziali e temporali definite e soggette a cambiamento: e anche qui l’elemen- in Berque 2013, pp. 30-32.
to dell’osservatore è determinante. Il termine avrà successo nell’arte disposi-
3. JakoB 2009.
tiva del giardino cinese tradizionale, che si può definire come una collezio-
ne di differenti jing6. Quando la pittura cinese ha cominciato a interessarsi 4. Philosophie der Landschaft, citato
alla rappresentazione degli elementi naturali, la trattatistica ha elaborato in JakoB 2009, p. 42.
un nuovo termine, nel quale però l’uomo è assente: shanshui 山水, “monta- 5. Citato in JakoB 2009, p. 58. Si vedano
gne-acque”, i due elementi cardine del paesaggio naturale, viventi una rela- anche le considerazioni similari espresse da
zione dialettica che incarna il rapporto tra i due emblemi cosmologici dello Vitruvio sui dipinti degli ambulacri di epoca
romana (topia o ars topiaria), sintetizzate
Yin 陰 e dello Yang 陽7. in Grimal 1990, pp. 97-98.
Bisogna anche ricordare che nella Cina tradizionale non esisteva un ter-
mine atto a indicare genericamente la natura, intesa come realtà integrale e 6. Sul concetto di jing e i suoi riflessi
unitaria. Il lemma per “natura” oggi comune in cinese moderno, ziran 自然, fu sull’individuo, si veda Zou 2008.
ampiamente usato in verità nelle fonti sapienziali antiche, soprattutto dao- 7. Sulla coppia cosmologica Yin-Yang, si veda
iste; ma esso stava a indicare, volendo impiegare un termine della nostra tra- Paolillo 2012a, pp. 14-18.
41
2. Ricostruzione dei territori
delle Nove Regioni o Distretti
(Jiuzhou) stabilite da Yu secondo
il commentario al trattato Yugong
intitolato Yugong jijie 禹貢集解,
di epoca Song.
pero (v-i secolo a.C.) agli ambienti daoisti successivi. In un passo dello
Hetu guadi xiang 河圖括地象, risalta la compresenza di aspetti legati al simbo-
lismo del Polo, dell’Asse cosmico e del Centro: «Il monte Kunlun è il Pilastro
[…]. Il Kunlun è il Centro della Terra. Al di sotto, il territorio ha otto pilastri,
ampi diecimila li. Vi sono 3.600 tiranti, che si connettono e si regolano l’un
l’altro. Le famose vette, i grandi fiumi, le grotte e le cavità sono in comunica-
zione tra loro»24.
Altre fonti sin dall’antichità descrivono la presenza di un’architettura in
cima al monte sacro: già nelle Domande celesti (Tianwen 天問), testo risalente
forse al secolo iv a.C. e incluso nei Chuci 楚辭 (Canti di Chu), un versetto re-
cita: «Dov’è il Kunlun con il suo Giardino Sospeso? […] Quanti li di altezza
misurano i suoi bastioni a nove strati?»25.
Nel quarto capitolo dello Huainanzi, troviamo un’ampia descrizione del-
l’area del Kunlun: «Yu il Grande [...] livellò il Kunlun per abbassarne la ci-
ma; al centro sta un bastione a nove strati […]. L’albero dell’immortalità sta
a ovest [....]. Il Giardino Sospeso […] è all’interno della Porta Changhe. Sono
questi i suoi giardini e il laghetto che vi si trova ha le acque gialle. Queste ac-
que gialle fanno tre giri e ritornano alla sorgente. Essa è detta Acque di Ci-
nabro: bevendone l’acqua non si muore […]. Salendo al Giardino Sospeso, si 24. Hetu guadi xiang, in Paolillo 2009, p. 361.
diventa dotati di poteri spirituali e si comanda alla pioggia e al vento. Sopra
25. Chuci, Tianwen, in Chuci 1991, p. 59.
sta il Cielo Superiore: salendovi si diventa numi. Esso è chiamato Dimora
del Grande Sovrano»26. 26. Huainanzi 1989, juan 4, pp. 40b-41a.
classica, a partire dalle più antiche fonti mediche, come la Scrittura interna
dell’Imperatore Giallo (Huangdi neijing 黃帝內經, secolo i a.C.), per essere svi-
luppato pienamente dalle correnti daoiste. Catherine Despeux ci fornisce
un’illuminante definizione: «Il corpo è svuotato della sua sostanza mate-
riale anatomica e visibile, per lasciare posto a dei referenti appartenenti a
differenti registri, che danno corporeità all’individuo attraverso ogni sorta
di simboli: altrettante possibilità di formazione e trasformazione dell’indi-
viduo il quale, a seconda delle circostanze, si riferisce all’uno o all’altro di
tali registri. Spazio-tempo microcosmico, il corpo è il “territorio” a partire
dal quale prendono senso per l’individuo le relazioni appartenenti all’ordi-
ne sociale, naturale e statale. Lungi dall’essere unicamente un aggregato di
sostanza/materia, egli è prima di tutto un campo di operazioni volte alla co-
stituzione della persona e alle sue relazioni con l’ambiente. Si è certamente
sorpresi nel constatare che, anche nelle fonti mediche, le descrizioni fisiolo-
giche, biologiche e anatomiche non sono così approfondite quanto ci si po-
trebbe aspettare […]. Quanto ai daoisti, essi hanno trattato il corpo nelle sue 38. Dongtian fudi yuedu mingshan ji, in
finalità pratiche, nei suoi usi, sviluppando ogni sorta di tecniche del corpo e verellen 1995, pp. 272-273.
dello spirito, destinate a liberare l’individuo dalle costrizioni del corpo fisico,
lasciando in tal modo largo spazio al corpo simbolico. I due tipi di fonti sono
complementari, poiché è nella messa in opera dei processi legati al corpo che
se ne coglie bene l’immagine»39.
La geografia interiore del microcosmo umano è già presente nello Zhuangzi,
ed è oggetto di più dettagliate descrizioni simboliche in testi come il Laozi
zhongjing 老子中經 (Scrittura del Centro di Laozi, secolo ii) o lo Huangting jing
黃庭經 (Scrittura della Corte Gialla, secoli iv-v), una delle opere fondamentali
del daoismo della Suprema Purezza, diffusosi nella Cina del sud dalla fine
39. Despeux 1996, pp. 87-88; la traduzione del secolo v attraverso una serie di testi rivelati, in cui al centro della dottri-
dal francese all’italiano è di chi scrive. na e della pratica spirituale troviamo i temi della meditazione e della visua-
Per la rappresentazione del corpo umano
nell’ambito dell’alchimia interiore daoista, lizzazione interiore (neiguan 內觀). Una definizione esemplare è contenuta
si veda anche Despeux 2018. nel testo Taishang lingbao wufuxu 太上靈寶五符序: «Della miriade di cose ge-
ci degli immortali. Una fonte daoista del secolo v definisce questi nove uffici 8. Cartiglio degli itinerari interni
come nove palazzi (jiugong 九宮); più tardi, sotto la dinastia Tang (618-907), (neijing tu) del corpo umano:
riproduzione di una stele presso
l’imperatore Xuanzong 玄宗 (periodo di regno 712-756) pose il culto delle il Tempio della Nuvola Bianca
divinità astrali dei nove palazzi al secondo posto nella gerarchia dei riti, in (Baiyun guan), Pechino.
stretto collegamento con le stelle del Gran Carro, che erano anch’esse nove,
sette visibili, e due invisibili44. La geografia sacra e polare dei nove palazzi si
ritrova proiettata nel corpo del discepolo daoista: tale tradizione è presente
almeno dal secolo iv45. I nove palazzi sono situati in corrispondenza dello 40. Bokenkamp 2007, p. 140.
spazio sottile coincidente con il cervello, rappresentati come nove scompar-
ti posti su due file sovrapposte, e la visualizzazione degli spiriti che li abitano 41. Schipper 1979, eSpoSito 1998.
è il mezzo per ascendere al cielo e ricevere i sacri talismani (fu 符). 42. DeSpeux 2018, pp. 27-38.
Il corpo è un microcosmo, un vaso o circuito chiuso in cui far scorrere l’e-
nergia sottile del qi, evitandone la dispersione e nutrendola attraverso la co- 43. Si veda ad esempio pfiSter 2016.
noscenza delle leggi di corrispondenza che reggono il mondo interiore come 44. paolillo 1997. Da notare che il passo di
quello esteriore. Paesaggio esterno e paesaggio interno diventano piani di- Yu, che determina lo spazio geografico, nel
versi di un’unica realtà: la lettura daoista riprende l’antica visione del corpo rituale daoista viene replicato simbolicamente
elaborata dal pensiero cosmologico, in cui microcosmo e macrocosmo sono anche nello spazio celeste, sulle stelle dell’Orsa
Maggiore.
retti dalle medesime categorie spazio-temporali, per renderla strumentale in
vista del processo di illuminazione interiore. 45. cSikSzentmihalyi 2008.
il ruolo del paesaggio. La corrente della Terra Pura (Jingtu 凈土), fondata da 10. Uno dei numerosi bonsai nel
Huiyuan 慧遠 (334-417), diede massima importanza alle pratiche meditative, giardino storico della famiglia Bao,
per le quali l’icona costituiva un indispensabile supporto; oltre alle immagini contea di She (Shexian), provincia
di Anhui.
sacre, anche il paesaggio fu considerato espressione della verità ultima, di quel
“Corpo della legge” (dharmakāya, reso con il cinese fashen 法身) che non è rap-
presentabile con i mezzi tecnici di un’arte meramente umana54.
Fra i numerosi devoti laici appartenenti alla Società del Loto Bianco,
fondata da Huiyuan nel 402, c’erano i più noti artisti del tempo, come Zong
Bing 宗炳 (375-443), il quale fu l’autore del primo trattato sulla pittura di
paesaggio, lo Hua shanshui xu 畫山水序 (Introduzione alla pittura di paesaggio).
La presenza del binomio shanshui nel titolo stesso di questa breve opera mo-
stra come esso dovesse essere ormai abbastanza diffuso nel vocabolario dei
letterati cinesi dell’epoca, a meno di un secolo di distanza dalla riunione di
poeti al Padiglione delle Orchidee. Zong Bing descrive nel suo trattato il
paesaggio come un supporto per la realizzazione spirituale: «Il saggio, custo-
dendo il Dao, brilla sulle cose [esteriori]; il virtuoso, purificando il proprio
cuore, assapora le apparenze [delle cose]. [...]. Quindi, il saggio con lo spirito si
modella sul Dao, e i virtuosi comprendono; il paesaggio con le forme esprime
la bellezza del Dao, e i benevolenti ne gioiscono»55.
La rappresentazione del paesaggio ha norme precise, che mostrano il va-
lore della figurazione intesa come riduzione: «La forma del Kunlun e del
[Picco] Liang[feng] potrà essere racchiusa in un pollice quadrato. Un tratto
di tre pollici tracciato in verticale corrisponderà a un’altezza di mille pas-
si; l’inchiostro steso in orizzontale su alcuni piedi incarnerà una distanza di 53. Berque 2013, p. 32.
cento li. Per tal motivo, coloro che osservano un dipinto si preoccupano sol- 54. Per un approfondimento dell’influenza
tanto della mancanza di abilità nella sua tipologia, e non traggono deduzio- del buddismo sulla percezione del paesaggio
ni sulla sua verosimiglianza attraverso la determinazione [quantitativa] della e sull’arte del giardino in Cina, si veda
Paolillo 2001. Per le rappresentazioni
riduzione: ciò sarà una configurazione spontanea»56. pittoriche del Paradiso d’Occidente della Terra
La verosimiglianza (si 似) non si stabilisce attraverso la determinazione Pura come paesaggio a un tempo naturale e
quantitativa, la misura della “scala” della riproduzione pittorica. Solo così la architettonico, Paolillo 2012b.
configurazione del paesaggio rappresentato sarà spontanea, letteralmente
55. Hua shanshui xu, in Yu 1998, vol. i, p. 583.
“così di per sé”: e qui viene impiegato il già citato ziran, che secoli dopo indi-
cherà ancora il grado sommo dell’esecuzione pittorica. 56. Hua shanshui xu, in Yu 1998, vol. i, p. 583.