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L'importanza di questi studi provoca, a partire dagli anni sessanta, una frattura profonda tra i teorici e i

realizzatori delle pellicole. Questa autonomia tanto desiderata resterà comunque allo Stato embrionale:
quando, nel 1966, Christian Metz propugna la teoria della «grande sintassi del film narrativo», una
formalizzazione dei molteplici codici presenti nel linguaggio cinematografico, Jean-Luc
Godard provvede a decostruire tali codici all'interno delle sue opere.

Nanni Moretti è uno dei cineasti fortemente influenzati dalle teorie sul cinema mentale.

Gli anni ottanta mettono termine alla "guerra fredda" tra teorici e realizzatori. Nascono allora altre
riflessioni, in particolare quelle orientate sulla narratologia, nonché una serie di teorie per la riscoperta
del cinema delle origini, nelle quali gli studi del canadese André Gaudreault e dello statunitense Tom
Gunning sono particolarmente esemplari. Nel corso degli anni novanta, la rivoluzione tecnologica
portata dal sistema digitale avrà diversi impatti sui teorici del cinema. Da un punto di vista psicanalitico,
dopo il concetto sul reale di Jacques Lacan, Slavoj Žižek offre nuovi orizzonti di riflessione per
un'analisi del cinema contemporaneo. C'è stata anche una rivalutazione storica delle modalità di
proiezione (il cinema non più proiettato soltanto in una sala buia su un grande schermo alla presenza di
un pubblico, ma anche quello presentato in televisione, tramite Internet o in qualsiasi altro luogo, come
predetto da Cesare Zavattini negli anni cinquanta; un film resta tale indipendentemente dal luogo in cui
se ne usufruisce[16]), nonché atteggiamenti e pratiche comuni del pubblico cinematografico, analizzato,
oltre da Tom Gunning, anche da Miriam Hansen, Maria Koleva e Yuri Tsivian.
Nel cinema moderno, il corpo viene lungamente filmato molto prima che passi all'azione, ripreso come
un corpo che resiste. Per questi cineasti, propugnatori del cinema mentale, è il cervello che va in
scena; la violenza estrema viene ancora controllata mentalmente: i primi film di Benoît Jacquot sono
fortemente impregnati da queste teorie. I personaggi del film ripiegano su se stessi, senza
approfondimenti psicologici. Jacquot dichiarerà nel 1990, a proposito di La désenchantée: «Faccio film
per essere vicino a chi i film li fa, gli attori. A volte alcuni giovani registi avrebbero costruito gli attori
attorno al loro mondo. Non sto cercando di mostrare il mio mondo. Cerco di avvantaggiarmi guardando
il mondo del cinema. È una sciocchezza sostenere che l'attore entra nella pelle del suo personaggio. Al
contrario, sono i personaggi a entrare nella pelle dell'attore». Altri cineasti di fama internazionale,
come André Téchiné, Alain Resnais, Nanni Moretti, Takeshi Kitano e Tim Burton sono stati influenzati
dal cinema mentale.

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