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RELATORE CANDIDATO
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1. Introduzione: Contemporaneità Pop
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dei pilastri della socializzazione fra i giovani. Attorno alla musica pop si
creano gruppi sociali e subculture, e dalla musica pop provengono visioni del
mondo che il pubblico assimila, integrandole con le migliaia di altre fonti che
i media offrono. La forza della pop music è la sua accessibilità, sia da un
punto di vista culturale (basta vivere per viverla, non è richiesta una
preparazione specifica) sia contenutistico – e per contenuto non si intende
solo i testi delle canzoni, ma ci arriveremo fra poco.
Ciò che rende la pop music così rilevante è anche un'altra caratteristica, che
possiamo riassumere con "ubiquità": le canzoni sono ovunque. Lo erano già
qualche anno fa – in radio, su MTV (per la quale varrà la pena spendere
qualche parola), nei centri commerciali e nei singoli negozi; lo sono ancora di
più oggi, dall'avvento del web 2.0 (e di YouTube nello specifico) e del sogno
del "perennemente connessi", che è già realtà negli Stati Uniti e che, con il
consueto ritardo tecnologico, si sta facendo strada anche in Italia. In ogni
momento si può accedere al semplice contenuto musicale oppure ad una sua
versione "espansa" a cui siamo ormai ben abituati: il videoclip. E le popstar
non mancano di far sentire la loro presenza su Facebook e Twitter, ancor
prima che sui siti di informazione e gossip.
1 Data dell'ultimo disco degli 'N Sync e dell'ultimo tour dei Backstreet Boys prima dello scioglimento.
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una donna in vetta alle classifiche poteva essere considerata una straordinaria
eccezione (come può essere Madonna) in un music business che restava
sostanzialmente dominato dagli uomini, i successi planetari di Christina
Aguilera e Britney Spears a partire dal 19992 hanno aperto la strada ad un
grande numero di ragazze di successo – qualcuna delle quali è riuscita o sta
riuscendo a capitalizzarlo, qualcun'altra invece è scomparsa dai radar come il
più effimero dei fads. Apparentemente, dunque, quella che stiamo
raccontando è una delle tante storie di successo femminile, in un settore
dell'intrattenimento di importanza cruciale oltretutto.
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diffuso di quanto non si pensi, e senz'altro ha le sue radici nei tanti errori
strategici compiuti dalle major discografiche, che nella fretta di monetizzare i
trend si sono spesso trovate a promuovere artisti di dubbio valore ma dal look
"azzeccato", one-hit wonders salite alla ribalta per poi tramontare nello spazio
di un amen.
Se la disco music, l'hair rock, il grunge, il nu metal, il pop delle boy band,
l'indie rock e ancora altre "mode" non fossero state inflazionate da un
quantitativo esorbitante di proposte costruite ad hoc per sfruttare un'onda
commerciale, probabilmente la diffidenza verso le grandi firme discografiche
sarebbe molto minore. Si è invece creata una dura contrapposizione fra
schiere di fan oltranzisti (che spesso si specializzano nel recupero di scene
ormai defunte, come l'hard rock cotonato degli anni ottanta, la rave dei primi
anni novanta o il grunge di Seattle) e il music business "ufficiale", accusato di
produrre musica vuota, priva di valore artistico e, appunto, "tutta immagine e
niente sostanza". A questo si è accompagnata, da parte dei fan della moderna
pop music, una crescente ignoranza su quelli che sono considerati nomi
leggendari del rock – esistono numerose pagine su Facebook che deridono
questo fenomeno, e non è infrequente trovare post del genere sui principali
centri di "umorismo social", come 9gag o 4chan.
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Questo non può non sollevare una serie di domande: si tratta di una strategia
di marketing predeterminata? Fino a che punto si può parlare di marketing e
dove, invece, entra in gioco l'idea di mercificazione della sessualità? Che
impatto ha questo trend sul pubblico adolescenziale? Fornire una risposta
netta e "definitiva" a queste domande è pressoché impossibile: spesso le
popstar di maggior successo si muovono su una linea sottile, in cui diventa
complesso stabilire quanto sia studiato e quanto no4 – con quale fine e con
quale effetto sul mercato e sui media, poi.
4 In Italia è emblematico a tal proposito il caso di Arisa, che trovò notorietà grazie ad un "personaggio" molto
appariscente che ha successivamente abbandonato.
5 La lista dei videoclip trasmessi durante la prima giornata è disponibile su
en.wikipedia.org/wiki/First_music_videos_aired_on_MTV
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L'immagine opposta alla musica, il look come strategia di marketing: un tema
ricorrente delle critiche all'establishment discografico, dunque. In che cosa
consista il talento musicale non lo possiamo stabilire (anche se si potesse
giungere ad una definizione, sarebbe così profondamente influenzata dai
fattori presi in esame e dal percorso estetico di ciascuno che risulterebbe
inutilizzabile), e perciò non è in effetti possibile dividere gli artisti in "buoni"
e "cattivi", "talentuosi" e non, e via dicendo.
Quello che invece possiamo fare è analizzare il modo in cui gli artisti
comunicano - proprio perché di analisi e non di giudizio si tratta. Lady Gaga,
Amy Winehouse, Avril Lavigne e Rihanna sono fra i nomi di punta del pop
internazionale; esaminare la loro comunicazione, seppur restando consci del
loro essere allo stesso tempo eccellenze (per risultati conseguiti) ed
eccezionalità (per i loro vissuti personali e stilistici), è a mio avviso il modo
più efficace di tastare il polso alla comunicazione dell'essere donna
nell'industria discografica attuale. Quattro giovani artiste che si rappresentano
e che vengono rappresentate in modi fra loro differenti ma tutti espressione di
quell'insieme liquido (per dirla con Baumann) che per comodità chiamiamo
cultura mainstream, lette alla luce dei gender studies nordamericani per
cercare di rispondere agli interrogativi sollevati finora e a quello, più grande,
da cui parte la riflessione: donne come padrone della loro immagine o come
strumenti del marketing delle multinazionali dell'intrattenimento?
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2. Femminilità Pop
I gender studies sono "sociologia contro". Potrebbe essere stato il frutto di una
scelta (quando la necessità di un femminismo militante anche in campo
accademico era resa pressante da urgenze sociali), ma tale approccio rischia di
riflettersi negativamente in aree dove l'attacco frontale è tutt'altro che
scontato. Da un punto di vista macrosociale affermare che "la struttura della
società moderna è costruita sulle divisioni di genere"6 e che è necessario "un
movimento femminista di degendering"7 (cioè di demolizione delle categorie
di genere oltre che di superamento della dicotomia uomo-donna) è una presa
di posizione forte, che non si limita ad esaminare una condizione esistente ma
indica una direzione chiara. Insomma, è un'affermazione politica ancor prima
che scientifica.
Questa posizione trova la sua dimensione ideale nelle analisi di ampio respiro,
che inquadrano porzioni ampie della società se non la sua interezza. Là dove
però alle promesse di cambiamento si sostituisce la necessità di analisi
rigorose (nella pop culture, per l'appunto, dove ogni approccio previsivo è
sconfessato dalla natura esplicitamente momentanea del concetto di "pop") un
approccio del genere va ovviamente accantonato: il rischio, altrimenti, è
quello di affrontare lo studio dei fenomeni con un mindset già orientato verso
la risposta che si cerca.
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seconda ondata"8); dall'altra il rinnovarsi di una logica di attacco allo status
quo ("[nel 1999] sono diventate famose le popstar adolescenti,
ultracommerciali e iperpubblicizzate, e i loro testi non hanno prodotto
discussioni costruttive sul femminismo"9). La rottura fra le "ondate" è nei
contenuti, non nei toni: Judith Lorber, Jane Flax, Judith Butler e le altre
studiose della generazione attiva dalla fine degli anni Settanta rifiutano le
tematiche "basse" della produzione mediale d'intrattenimento e di consumo.
Quello che il blocco successivo (attivo a cavallo del 2000 e cresciuto con le
canzoni di Courtney Love o del movimento delle riot grrrls) fa è restingere o
variare il campo di battaglia – ma sempre di campo di battaglia è lecito
parlare.
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pop delle major quando prodotti più "specifici" sono disponibili con lo stesso,
minimo, sforzo? Un'artista come Björk (cantante islandese in bilico fra
notorietà underground e attenzione del grande pubblico), ambientalista
convinta che ha più volte toccato nelle sue canzoni il tema dell'empowerment
della donna, si presta più efficacemente a studi "militanti"12.
Questo allontanamento dalla musica pop (che resta il genere più diffuso al
mondo e l'unico in grado di creare fenomeni di fandom che esulino da nicchie
fortemente autoreferenziali) provoca uno scollamento dalla realtà sociale. Che
senso ha tentare di comprendere i meccanismi di costruzione dell'identità
sessuale di un'adolescente se non si accetta che vengono mutuati da
personaggi di libri e film (come Twilight o Hunger Games, giusto per citare
due casi editoriali piuttosto recenti) e da figure dello show-business come
Katy Perry, Rihanna o Lady Gaga? Il ruolo svolto da una popstar è
impossibile da sottovalutare. "Mentre le loro dive si esibiscono sul palco, i fan
cantano attentamente ogni parola, proiettando i loro sogni nei loro idoli
mentre loro stessi si trasformano, in piccola parte, nel personaggio
interpretato dalla diva"13: un'immedesimazione dai forti caratteri ritualistici,
irripetibile in qualsiasi altro contesto.
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esalta doti fisiche come la snellezza e la delicatezza) e il trucco (elemento che
rimanda all'effemminatezza se non addirittura all'androginia).
Si confronti tale dato obiettivo con quanto affermato da Norma Coates: "nella
visione comune, il rock è identificato con l'autenticità, mentre il pop con
l'artificio. Scivolando ulteriormente in questa associazione metonimica,
autentico diventa maschile e artificioso femminile. Il rock è, dunque,
maschile, il pop è femminile, e sono posti in una reazione binaria in cui il
maschile è, ovviamente, in posizione dominante"14. Forse per questo motivo
destano più attenzione in ambito accademico i tentativi da parte dell'universo
femminile di guadagnarsi uno spazio nel mondo "autentico" del rock (più
spesso punk e indie che non rock tradizionale o metal – mondi, questi ultimi,
percepiti come fortemente conservatori e maschilisti)15.
14 Norma Coates, (R)evolution now?: Rock and the Political Potential of Gender (1997), p.52
15 Delle 85.197 band metal presenti su www.metal-archives.com, quelle che trattano tematiche femministe sono
ben...8!
16 In Music for Pleasure: Essays in The Sociology of Pop (1988), p.155
17 In Women in Popular Music and the Construction of "Authenticity" (1999), p.11
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artistico, separato dal volto e dalla voce della star: la canzone è prodotto
artistico in quanto indissolubilmente associata alla star, a prescindere dal
nome indicato sui credits. Alle origini del rock c'è invece la mentalità opposta,
quella di un repertorio comune a cui attingere: si pensi ai cosiddetti jazz
standards (composizioni che vengono riarrangiate da numerosi musicisti jazz,
ognuno dei quali offre una propria interpretazione del pezzo) o alle canzoni
blues riproposte da band rock come i Led Zeppelin (spesso senza citare gli
autori originali nei credits).
E proprio sui testi (anch'essi spesso frutto di una "mano esterna") si accende
un ulteriore dibattito. Abbiamo visto come Linda Lister evidenzi l'importanza
delle parole nel meccanismo di identificazione tra fan e "diva", dal momento
che costituiscono il contatto fra gli uni e l'altra: e questo contatto si esprime
attraverso tematiche ben precise (ancora una volta, comuni ad altri fenomeni
generazionali espressi tramite media differenti, siano essi romanzi "per Young
Adults" o film a target simile).
18 Ibid.
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romanticismo e amore, a volte considerate una sorta di nutrimento ideologico
per le masse, sono state associate con il mondo delle donne e delle ragazze" 19.
Il che ci riporta immediatamente a quella dimensione di "sociologia contro":
aver associato determinate tematiche al mondo femminile è visto sotto una
luce negativa sia come "ghettizzazione" delle donne nel mondo pop, sia in
quanto tali tematiche sono considerate meno nobili rispetto a istanze
"impegnate" (e cioè di protesta o di opinione su tematiche centrali del
dibattito politico contemporaneo).
Notiamo dunque come non solo una donna che canti d'amore non sia
necessariamente espressione di uno stereotipo maschilista ma, nel momento
19 Ibid.
20 Sono state ritrovate poesie d'amore di epoca sumera (oltre il 2000 a.C.), che con ogni probabilità venivano cantate
con un accompagnamento strumentale nei banchetti o in rappresentazioni private.
21 Brigitta Abrahamsson, Gender Roles in Pop Lyrics (2011), p.7
22 Sull'importanza della conferma di aspettative in un contesto sociale si veda Erving Goffman, The Presentation of
Self in Everyday Life (1959)
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in cui il messaggio viene presentato evidenziando l'iniziativa della donna,
potrebbe persino ribaltare tale stereotipo. Esiste poi, come detto, la
convinzione che tematiche sentimentali abbiano una sorta di deficit di dignità
artistica – qualsiasi cosa ciò voglia dire. "La musica pop consolida lo status
quo e non è in grado di contenere affermazioni sovversive"23, in
contrapposizione, ad esempio, con il punk ed i suoi vari sottogeneri: emerge,
ancora una volta con chiarezza, il limite della "mentalità di lotta"
generalmente tipica dei gender studies. È un'affermazione, oltretutto, che si
basa su un assunto presupposto ma non pienamente dimostrato.
Accusare, come è stato fatto, Katy Perry di farsi pubblicità attraverso una
"provocazione borghese" (cioè la trasmissione di un messaggio innocuo ma
fuori dagli schemi il tanto che basta per attirare visibilità senza rischiare
nessuna forma di ostracismo)25 significa – a prescindere dalla verità contenuta
in queste accuse – ignorare un dato essenziale: una cantante pop può
conquistare la vetta delle classifiche esprimendo la propria sessualità in modo
non (del tutto) convenzionale. D'altra parte le comunità LGBT (acronimo che
sta per Lesbian, Gay, Bisexual, Transsexual) fanno riferimento, oggi come
venticinque anni fa, ad una popstar: Madonna negli anni Ottanta, Lady Gaga
ora. Il cammino della liberazione della sessualità (e, eventualmente, del
23 Miriam Strube, op. cit., p.3
24 Theodor Adorno e George Simpson, On Popular Music (1941)
25 La Perry è stata accusata anche di omofobia (!) per il brano Ur So Gay, anch'esso contenuto nel disco d'esordio, One
of the Boys.
14
degendering auspicato dal femminismo) passa anche da icone in grado di
trasmettere il messaggio a platee immense.
15
di stereotipizzazioni e gender inequalities, in lotta costante per abolire regole
come la famigerata legge "Don't Ask, Don't Tell" (che fra il 1993 e il 2010 ha
portato al congedo di oltre tredicimila militari americani omosessuali30), non
intendono rischiare danni d'immagine.
Il terzo livello di espressione della propria immagine sessuale nella pop music
è dato dal sovvertimento totale delle aspettative. Qui la Diva riesce a sfuggire
alle categorizzazioni come etero, omo, bi per collocarsi in una dimensione
propria. Come definire i personaggi interpretati da Madonna e Lady Gaga?
Meglio non definirli, non intrappolarli in una classificazione: più vicini agli
artisti della provocazione come Alice Cooper e Marilyn Manson che non alle
popstar a loro contemporanee.
Ciò appare intuitivo: una donna che si zittisce si priva della possibilità di
affermare la propria identità. Nello studio sulle copertine di Rolling Stone,
Hatton e Trautner attribuiscono il massimo grado di sessualizzazione passiva
a quei gesti già rilevati da Goffman (aggiungendoci l'apertura della bocca a
16
simboleggiare disponibilità al rapporto orale), mentre valutano "a sessualità
zero" azioni performative come parlare, urlare o cantare. Il ruolo della
cantante figura, dunque, come intrinsecamente connotato in senso attivo: la
bocca non è coperta né "offerta", ma impegnata in un'attività performativa ed
espressiva.
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tendenza di indossare magliette e accessori con il logo dell'artista o del
gruppo, o con la copertina del disco preferito.
L'altro lato di questo processo è costituito dai videoclip. Uno studio sulla
rappresentazione di stereotipi razziali nell'industria discografica33 evidenzia
come l'immagine e il tipo di situazioni proposte nei video di cantanti di colore
siano ricorrenti: sia da un punto di vista fisico (con un ideale di bellezza
vicino a quello della donna bianca americana – o, meglio, della sua versione
televisivo-cinematografica34) che comportamentale (le donne nere sono
presentate sia come dotate di un vorace appetito sessuale sia come affamate di
fama e ricchezza). Questo fenomeno si avverte chiaramente nei videoclip hip
hop e r'n'b35, mentre nel pop vero e proprio la relativa eterogeneità etnico-
culturale comporta tipizzazioni meno nette (ma comunque facilmente
individuabili: si pensi al costume da scolaretta proposto da Britney Spears nel
suo singolo d'esordio ...Baby One More Time36).
Oltre a ciò che viene mostrato, ha un peso non indifferente anche come viene
mostrato. "Lo sguardo della macchina da presa viene proiettato dal basso, per
ampliare il più possibile la vista sul corpo della donna, mostra close-up di
33 Khia Thomas, Kyla Day e Monique Ward, Multiculturalism and Music Videos (2008).
34 op. cit., p.4
35 E specialmente in quelli del decennio 1995-2005, in cui queste proposte erano più diffuse.
36 Tratto dall'album omonimo, pubblicato per Jive/RCA nel 1999.
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specifiche parti del corpo invece della sua interezza, filma in slow motion per
dare enfasi alla rotazione dei corpi delle ballerine".37 L'idea della macchina da
presa come conduttore dell'occhio maschile non è, ovviamente, nuova – fa
riferimento alla celebre gaze theory, elaborata da Laura Mulvey in Visual
Pleasure and Narrative Cinema (1975). Ciò che ci mostra è che la creazione o
il mantenimento di stereotipi sminuenti per la donna è senz'altro possibile. Ma
anche che, dato l'enorme numero di messaggi proposti, a volte contrastanti o
semplicemente differenti per intensità, viene meno la forza pervasiva di
immagini "negative" (che portano avanti gender inequalities).
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3. Individualità Pop
3.1 Rihanna
Anche quando i rapporti di forza sembrano mutare, Rihanna non fornisce mai
un'impressione di empowerment: emblematico il caso di Man Down, singolo
pubblicato nel 2011, nel cui videoclip non solo Rihanna si concentra, dopo
aver ucciso un uomo che l'aveva violentata, sulle proprie reazioni emotive nei
suoi confronti (senso di colpa e vergogna, anziché ad esempio rabbia), ma
contribuisce a rinforzare un classico stereotipo legato allo stupro – quello
della vittima che seduce il violentatore. In generale, i videoclip di Rihanna
mostrano la cantante ballare e sedurre, con il ventre scoperto; laddove la
situazione mostrata esula dal contesto del dancefloor (nella già citata Man
Down o in Russian Roulette, ad esempio) non è infrequente vederla assumere
un ruolo emotivamente subordinato, espresso fisicamente attraverso una
posizione "fetale", rannicchiata, e con il maschio dominante mostrato come
sessualmente appetibile.
20
Un'altra particolarità da notare è che, sebbene la maggioranza dei personaggi
di contorno rimandi a minoranze ben definite (principalmente neri, ma anche
ispanici), il look di Rihanna non appare come espressione di un'identità
etnica. Anzi, a voler ragionare sui canoni estetici potremmo osservare una
maggiore vicinanza ad un'ideale di bellezza "bianca" e mainstream. Questo è
un trend non nuovo, che accompagna le artiste di colore nella loro ascesa ai
vertici delle classifiche. Donne "nere" appaiono con una carnagione tutto
sommato chiara, con capelli lisci e corpi estremamente magri – esattamente
come le donne bianche o quelle ispaniche. Mariah Carey, Beyoncé Knowles,
Jennifer Lopez: tutte e tre citate come influenze da Rihanna, sono divise dalle
origini etniche e geografiche ma sono accomunate dall'ideale estetico appena
citato38.
Prendiamo ora in esame le copertine dei sei album pubblicati da Rihanna fra il
2005 e il 2011: in ben cinque compare esclusivamente il volto della cantante.
Riprendendo la metodologia dell'analisi di Hatton e Trautner39, troviamo in tre
copertine una posa mediamente sessualizzata (la bocca semiaperta e non
impegnata in alcuna azione: Music of the Sun, A Girl Like Me e Loud) e in una
il gesto, apertamente connotato in senso erotico, di leccare il labbro superiore
(Talk That Talk, la cui copertina alternativa vede invece Rihanna con la bocca
spalancata, gesto che Hatton e Trautner hanno individuato come indice di
disponibilità sessuale). Solamente Rated R, del 2009, si differenzia: qui
Rihanna copre parzialmente il volto con la mano destra (l'album è stato
realizzato successivamente alla violenza fisica subita dalla cantante per mano
del compagno Chris Brown – è dunque possibile che il gesto esprima
vergogna40). L'unica copertina che non è occupata interamente dal volto
38 Si veda il già citato studio di Day, Thomas e Ward Multiculturalism and Music Videos (2008)
39 Hatton e Trautner, op. cit., p.8
40 Come teorizzato da Paul Ekman in Emotions Revealed (2003).
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dell'artista è Good Girl Gone Bad (2007), in cui in ogni caso la posa di
Rihanna ne evidenzia la silhouette snella. Se si eccettua Music of the Sun, in
ogni copertina l'illuminazione e il trucco tendono a mostrare una carnagione
chiara; in A Girl Like Me l'alterazione cromatica colpisce addirittura gli occhi.
Rihanna è nella lista delle personalità più influenti al mondo41 e delle celebrità
più potenti42, soprattutto grazie alle sue ampie attività di beneficenza (fra cui
la creazione della Believe Foundation per aiutare bambini malati terminali).
Sebbene abbia dichiarato43 di non voler essere un role model e di non volersi
prendere responsabilità educative quando fa musica, l'impatto che ha con le
sue canzoni è innegabile. Rihanna non fa nulla per distaccarsi da stereotipi
consolidati, proponendo un'immagine di sé che oscilla fra la vittima indifesa e
il sex toy: "è una finzione messa in piedi ai fini dello spettacolo", afferma44, è
quello che la sua arte comunica.
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3.2 Avril Lavigne
Se già il revival punk che investì gli Stati Uniti dal 1994 in poi (grazie a
Green Day, Blink-182, Offspring e altri) era un flirt con il mainstream
accettato a fatica dal pubblico punk vero e proprio, la canadese Avril Lavigne
risponde perfettamente alla definizione di pop punk. Se infatti la sua proposta
musicale è (o è stata) molto vicina ad un punk radiofonico, tutto il contorno –
dalla cura dell'immagine ai testi – è tipicamente pop.
23
maiuscolo, incorporato in un cuore con le ossa incrociate sullo sfondo in The
Best Damn Thing, infine in corsivo per Goodbye Lullaby. Vendere un volto e
non un "brand" è quello che distingue le copertine pop da quelle rock (e, per
estensione, punk): se si pensa ai loghi più riconoscibili della musica vengono
senza dubbio in mente le grandi band rock, e lo stesso ruolo nel marketing di
un disco pop viene affidato all'immagine dell'artista.
Da ogni album di Avril Lavigne è stata estratta, come secondo o terzo singolo,
una ballata romantica (o comunque estremamente intima e "sentita", come nel
caso di Nobody's Home); i testi di queste canzoni rientrano in un filone ben
consolidato di amore giovanile, privo dunque di sorprese. In generale nei suoi
testi troviamo dinamiche di coppia "standard", archetipiche della società
occidentale, e al contempo percepibili come "reali", vicine al vissuto dei fan.
In questo contesto contrasta Girlfriend, singolo del 2007 in cui Lavigne
interpreta in modo piuttosto ironico una "rubafidanzati"46; ma in generale
quello che non c'è in Avril Lavigne è l'ipersessualizzazione dei contesti. Dalla
storia d'amore alla vendetta sull'ex fidanzato di turno, tutto è affrontato con
una certa naïveté quasi "disneyana".
Nei videoclip, Avril Lavigne balla raramente (ad esempio, è con un piccolo
team di cheerleaders in The Best Damn Thing, singolo tratto dall'album
omonimo). Più facile che racconti una storia o (nei pezzi più veloci e basati
sulla chitarra) che suoni, da sola o in gruppo. Il vestiario oscilla fra un look
street punk e gli abiti quasi goth esibiti sulle copertine di Under My Skin e
Goodbye Lullaby – quello che manca è il corpo, o meglio il nudo. Se si
eccettua una breve scena in lingerie nel video di What the Hell (che d'altra
parte ci parla di una Avril Lavigne che "per tutta la vita ha fatto la brava" e ora
sfoga il bisogno di una spensierata ribellione), la cantante canadese non
46 Non sono mancate le critiche per la scarsa "credibilità" del personaggio; su tutti vale la pena citare Sal Cinquemani
di Slant Magazine, secondo il quale "i suoi tentativi di sembrare irriverente risultano semplicemente infantili".
24
mostra mai il suo corpo come oggetto del desiderio.
Da una parte tutelata dal suo background interamente "bianco" (da un punto
di vista musicale: il punk, anche commerciale, è a grande maggioranza
WASP), dall'altra in grado di non cadere negli errori di alcune sue ispirazioni
(su tutte Courtney Love, la vedova di Kurt Cobain e cantante degli Hole che
infiammò gli anni Novanta con il suo look kinderwhore47 e le sue esibizioni
provocatorie), Avril Lavigne è la dimostrazione di come si possa sopravvivere
artisticamente in un limbo. Non esiste una scelta obbligata fra la conformità
ad uno stereotipo (di donna in posizione subordinata all'uomo) e la sua
distruzione: anzi, tali estremizzazioni rischiano di apparire caricaturali e non
rispondenti al vissuto del pubblico – motivo per cui è necessario
contestualizzarle in un "personaggio" ben definito.
47 Stile che consiste essenzialmente in un babydoll lacero e di bassa fattura, trucco sbafato e approssimativo e stivali di
pelle.
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3.3 Amy Winehouse
Il 23 luglio 2011 muore nella sua casa di Londra Amy Winehouse, icona
ribelle degli anni Zero. L'impatto avuto dalla cantante inglese è spesso
sottovalutato, per via dell'enorme risalto dato alle sue vicissitudini personali
(le battaglie con la droga e con l'alcol); ma le sono bastati due album per
lasciare un segno impossibile da trascurare. Lady Gaga ha affermato48 che il
suo successo deriva strettamente dall'esempio di Amy Winehouse, che ha
mostrato la possibilità di sfondare con un'estetica bizzarra e non
convenzionale unita ad una personalità forte; e Adele49 ha evidenziato come il
revival di toni soul e jazz nel pop inglese sia strettamente collegato al suo
successo. Alla figura di Amy Winehouse sono anche state ricollegate le nuove
figure femminili rock – su tutte, Florence Welch del gruppo inglese Florence
and the Machine.
Ma qual è50 la particolarità di Amy Winehouse? Per prima cosa senza dubbio
il look. Sin dai dati estetici (come il naso all'ingiù o i denti lievemente
sporgenti), passando per i tanti tatuaggi e l'acconciatura disordinata e
inusuale, per arrivare ad un vestiario quasi dimesso nella sua semplicità, non
c'è nulla in lei che ricordi la popstar comunemente e tradizionalmente intesa.
26
vestita di rosa e porta due cani al guinzaglio51) e un'altra, quella ben più
famosa, che attira l'attenzione su di sé per le prestazioni dal vivo rovinate
dagli abusi e per il gossip generato da questi eccessi. La copertina di Back to
Black, d'altra parte, ci mostra una Winehouse seduta con lo sguardo perso, sul
punto di cominciare una sessione di rehab (titolo del suo singolo di maggior
successo), cioè di riabilitazione dalle dipendenze.
Gli stessi videoclip (a partire proprio da quello di Rehab, del 2006, ma anche
il precedente Stronger Than Me) ci presentano Amy Winehouse come una
donna che prende le sue decisioni e se ne accolla le conseguenze, seppur con
un certo eccesso di spensieratezza – non sono mancate le critiche verso Rehab
per il tono giocoso con cui viene trattato il delicato processo di riabilitazione
– spesso risultando più forte degli uomini attorno a sé (è questo il caso per
l'appunto di Stronger Than Me). Caso non frequente nei videoclip pop, Amy
Winehouse è quasi sempre accompagnata da un gruppo di musicisti
"tradizionali" – un percussionista, una piccola sezione di ottoni e così via – a
porre ulteriore accento sul lato performativo, sul "fare musica". Capita,
tuttavia, anche di vederla in un contesto più equilibrato: è all'inseguimento
dell'amore in You Know I'm No Good, dove ancora una volta torna l'idea della
responsabilità per le proprie azioni. Proprio questo video è uno dei rari casi in
cui il corpo di Amy Winehouse è inserito in un contesto sessuale, senza in
ogni caso che ci sia sovraesposizione.
27
occupa gran parte delle classifiche non sposa tale mentalità performativa) è
non solo un tratto di unicità della cantante inglese, ma anche un fattore che
spinge prepotentemente verso una sua affermazione come figura di donna
"forte".
Nonostante indizi contrari, non c'è dubbio che Amy Winehouse sia pop, in
quanto è l'espressione di un momento, di un here and now talmente specifico
da un punto di vista sociale e culturale da escludere la riproposizione nel
tempo che è dietro ad ogni grande del rock. E nel pop esprime un ruolo
ambiguo, a dimostrazione ulteriore di come esista un'ampia zona grigia fra i
due estremi di empowerment totale e stereotipo, zona che può essere esplorata
da qualsiasi talento comunicativo che emerge nelle classifiche pop.
52 È vero tuttavia che uomini e donne seguono pattern diversi nel rapporto con le droghe – ad esempio, le donne
cominciano con dosi inferiori per poi aumentare più rapidamente (come evidenziato da Jill Becker sullo Psychiatric
Times di maggio 2009).
28
3.4 Lady Gaga
Lady Gaga è, piuttosto, un'artista pop "totale", dal momento che cura
personalmente (o dirigendo il suo team, chiamato Haus of Gaga – una sorta di
nuova Factory53) tutti gli aspetti del suo lavoro, dai vestiti agli accessori di
scena, passando per merchandising e coreografie.
53 Lo studio creato da Andy Warhol nel 1962, vero e proprio centro della vita culturale (e musicale) newyorkese per
tutti gli anni Sessanta.
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in molte circostanze Gaga si propone come antisessuale – completamente
slegata dalle convenzioni estetiche contemporanee. Come definire, ad
esempio, il vestito realizzato da tagli di carne di manzo sfoggiato agli MTV
Video Music Awards del 2010? Ogni aspetto di Lady Gaga è funzionale al
messaggio proposto (nel caso del vestito, si trattava di un modo per
condannare la già citata politica del Don't Ask, Don't Tell54).
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femministe come Scheiße, l'ispirazione mistico-blasfema di Judas e l'invito,
in apertura di disco, a "sposare la notte" – Marry the Night, per l'appunto.
Se questo decennio ha un'icona pop, allora è senza dubbio Lady Gaga, che
mostra come l'equazione che associa popular a "conservatore" sia
empiricamente falsa – nel senso di non necessariamente vera, s'intende.
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3.5 Uno sguardo d'insieme
Katy Perry è un talento pop costruito alla vecchia maniera, con un team di
produttori ad affiancarla nel songwriting (pieno di riferimenti pop: si pensi a
California Gurls, che ribalta la prospettiva di Empire State of Mind di Jay-Z e
Alicia Keys) e un marketing fortemente improntato sul singolo da passare in
radio e in discoteca. Laddove Lady Gaga o Amy Winehouse sono personalità
che comunicano attraverso la musica, Katy Perry è le sue canzoni, si esaurisce
non appena termina la canzone per poi riapparire all'ascolto successivo: come
Britney Spears o Christina Aguilera, una cantante pop come siamo abituati a
conoscerle.
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le emozioni anche – non ci sono personaggi giustapposti alla sua figura e non
ci sono sottotesti da scoprire, Adele è come si offre al pubblico56.
Beth Ditto, cantante dei Gossip, proponeva il proprio peso come attrattiva –
sostenendo, in uno slancio femminista, che il corpo femminile è bello a
prescindere dalla sua aderenza a canoni prestabiliti. Adele, invece, non osa
imporre se stessa: si lascia accettare per quello che è ma non propone un
cambiamento.
Kesha57 si muove a cavallo fra pop e rock: da una parte ci sono le influenze
"colte" che non esita a mostrare (Velvet Underground, The Damned, Beastie
Boys, Fugazi, Dinosaur Jr., Bob Dylan), dall'altra una musica alla costante
ricerca del beat, manipolata elettronicamente al punto da renderla pressoché
irriproducibile dal vivo senza l'utilizzo di basi registrate. I testi di Kesha
giocano spesso su double entendres di natura sessuale (in particolare si può
osservare una predilezione per i rimandi al sesso orale, così come un insistere
della telecamera nei videoclip sulla bocca) ed esaltano la vita notturna, il
valore dell'estetica e del sesso. In questo senso l'ipersessualizzazione della
figura di Kesha porta avanti un paradigma di donna dominante, che gioca con
gli uomini senza curarsene.
La diva indie-pop Lana Del Rey ad appena ventisei anni ha già vissuto due
volte: la prima (come Lizzy Grant) un flop discografico le cui tracce sono
state cancellate con cura58, la seconda con una personalità completamente
differente e – si mormora – costruita a tavolino per volere della Interscope
Records e del padre multimilionario. Del Rey, che ha pubblicato un solo
56 Forse con eccessiva spontaneità – si pensi all'intervista con Hirosaki Ushi di Tokyo Broadcasting in cui affermò
candidamente di masturbarsi, equivocando la domanda che le era stata posta.
57 O, come è stilizzato il suo nome, Ke$ha.
58 Si parla anche di interventi di chirurgia plastica per modificare lievemente i connotati del viso, ma la Del Rey ha più
volte smentito questo rumor.
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album (Born to Die, nel 2012), si mostra ammiccante e lasciva nei videoclip,
utilizzando rimandi sessuali non troppo velati (le tigri in Born to Die) e
mostrandosi sempre in compagnia di figure maschili forti che detengono
l'iniziativa (Blue Jeans è un ottimo esempio).
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4. Interviste
Dopo una carriera da cantante (nove album e oltre trenta singoli pubblicati),
Caterina Caselli è dal 1974 attiva nella casa discografica Sugar Music,
prima come produttore, poi come talent scout e presidente. Grazie a lei hanno
esordito artisti come Elisa, i Negramaro e Malika Ayane.
Si potrebbe dire che siccome al mondo ci sono più donne che uomini è ovvio
che le classifiche di vendita rispecchino questa differenza...ma naturalmente
sarebbe una sciocchezza. Uno potrebbe pensare che le donne sono più
flessibili, che sanno interpretare meglio le evoluzioni del gusto, che possono
ancora contare su larghi spazi di empatia o che rispetto agli uomini hanno a
disposizione più modelli socio-culturali e di comportamento interpretativo.
Oppure che sono più disponibili a farsi manipolare dalle segrete alchimie
dell'industria. Ma credo che sarebbero sciocchezze. Motivazioni precise non
ne vedo, anche perché la già implicita caducità delle mode è talmente
accelerata dalla rete e dalla velocità con cui cambiano i consumi che quello
che oggi sembra un dato assodato domani non ha più nessun senso. D'altra
parte almeno in campo musicale è da molto tempo che le donne, artiste e
interpreti, non devono affrontare ostacoli e barriere come purtroppo succede
ancora in tantissimi altri tipi di lavoro e nella società.
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Quale, fra le popstar che sono emerse negli ultimi anni, le sembra la più
valida?
Quanto conta il lato estetico in una popstar? Ritiene sia una componente
fondamentale per arrivare al successo? Un look provocante può
compensare qualche mancanza artistica?
Direi di sì, perché a dire il contrario si passa da ipocriti, anche se poi ci sono
fenomeni strepitosi come il brutto anatroccolo Susan Boyle che fanno saltare
tutte le regole. Ma è così da moltissimi anni, da quando la televisione ha
soppiantato la radio e l'ascolto della voce si è associato a una immagine
59 Che ha visto salire sul podio Emma Marrone, Arisa e Noemi.
60 Nata nel 1990, ha partecipato a Sanremo Giovani 2012, classificandosi seconda.
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precisa. Fino a un certo punto era solo una questione di gradevolezza estetica:
una bella ragazza aveva più chance di una bruttina. Per i maschi era più facile
perché aderivano a un modello dominante in modo esplicito (Elvis the Pelvis
Presley) o più sottile come Jim Morrison dei Doors, con la incredibile carica
erotica delle sue interpretazioni, o Mick Jagger. Poi ci ha pensato Madonna,
straordinario personaggio, che non partiva certo avvantaggiata sul piano
estetico e che ha saputo "cambiarsi" fisicamente fino a diventare "bella" –
anzi, un sex symbol assoluto dove una fisicità costruita per soddisfare le sue
esigenze estetiche (assolutamente straordinarie) è ormai indissolubile dalle
sue qualità vocali (non proprio esaltanti) e interpretative.
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Satisfaction dei Rolling Stones e da Norwegian Wood dei Beatles che sono del
1965)61 e sono molti anni che il sesso e le sue varie tematizzazioni sono
entrati a far parte del bagaglio autorale e interpretativo (di artisti come Jim
Morrison, Iggy Pop, Elton John, Lou Reed, ma non solo). D'altra parte cosa
c'è di più vitale? Direi che negli ultimi trent'anni è cresciuta la capacità di
raccontare la dimensione intima dell'amore (pensi a Riccardo Cocciante, a
Leo Ferré), che è da sempre il cuore della canzone pop, e anche di prendersi
qualche licenza che può starci, e se non travalica nella volgarità può essere un
elemento di arricchimento.
61 Satisfaction è tratta da Out of Our Heads e in Gran Bretagna fu trasmessa solo dalle radio pirata per via del
contenuto sessuale; Norwegian Wood (This Bird Has Flown) è tratta da Rubber Soul.
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4.2 Michele Lupi
62 Tutti e tre i gruppi citati sono band punk attive con alterne fortune dal 1976-77.
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GQ). Le case discografiche ritengono che una figura femminile riesca ad
affascinare di più. Mi viene in mente Lana Del Rey, che è un personaggio
dall'estetica alternative costruito interamente a tavolino; e proprio nei ruoli e
nelle estetiche vediamo come ci sia stato un ribaltamento, per cui quella che
poteva essere la classica immagine rock del ribelle è diventata in realtà
un'immagine assolutamente stereotipata. E quindi ci troviamo a chiederci "chi
sono i veri ribelli?", perché chi si comporta in un modo che poteva essere
considerato ribelle in realtà oggi è molto stereotipato. Ed è difficile
individuare questi ribelli, perché sono anche venute meno categorie come
"mainstream", "indie" e così via.
Quale, fra le popstar che sono emerse negli ultimi anni, le sembra la più
valida?
Quanto conta il lato estetico in una popstar? Ritiene sia una componente
fondamentale per arrivare al successo?
Sì, è tutto, e lo dico perchè non è un fenomeno "di adesso", legato allo stato
attuale del music business, ma è una cosa che abbiamo sempre visto: gli
Stones avevano una cura particolarissima dell'immagine...
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...gli stessi Beatles, per arrivare al successo, cambiarono completamente
look e attitudine.
Esattamente. Per cui ritengo che l'immagine sia quasi più importante della
musica. Il successo deriva dal fascino, dall'impressione che si riesce a
suscitare, e che deriva dalla globalità dell'artista o del gruppo, non solo dalle
canzoni. Lo stesso concetto di videoclip si basa su questo, e più si va avanti
più questi aspetti diventano importanti. Ora, non voglio essere banale e fare
l'esempio di Steve Jobs, ma tutto quello che ha imparato e capito
sull'importanza della grafica e del design lo deve ad un corso che ha
frequentato perché era annoiato dalle materie universitarie. Allora decise di
iscriversi a questo corso di calligrafia, che apparentemente non gli serviva a
niente ma che in realtà si rivelò utilissimo. Questo stesso discorso si può
benissimo adattare alle copertine, ai video, alle riviste e così via. E io non la
vedo come una cosa negativa – d'altra parte proprio i Clash di cui parlavo
prima per certi versi si possono considerare il primo gruppo visual, dato che
curavano non solo l'immagine ma anche i video proiettati durante i loro
concerti; oppure un esempio in questo senso è l'ultimo tour di Lorenzo
Jovanotti, anche quello molto visual.
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influenze riferimenti cinematografici affianco a quelli musicali. Trovo stupido
pensare che il gruppo sia solo musica. Anche oggi, che c'è un'enorme crisi
delle case discografiche, c'è sempre più musica, ha un ruolo più importante
nella società.
È una caratteristica alla quale sono abbastanza legato. È vero che noi italiani
siamo sempre stati influenzati dalla musica anglosassone e straniera in
generale, per cui spesso non sappiamo bene cosa comunichino le canzoni, ma
io ritengo che il songwriting sia fondamentale. Si può dire che ci sono tanti
interpreti, ma probabilmente è sempre stato così; gli artisti più completi oggi
sono quelli che fanno tutto. Lady Gaga si occupa di tutta la filiera, dalla
scrittura delle canzoni ai costumi ai video ai tour alle copertine – in questo io
vedo molto talento, nell'aver saputo interpretare i tempi più di altri. C'è chi si
limita a dire "ha copiato Madonna", ma c'è in lei una grande sensibilità nel
"captare" la società e capire cosa sta succedendo attorno a lei. È difficile (e
trovo che sia sbagliato) fermarsi alla musica e dire che non è interessante. A
questi livelli, come detto, parliamo di "stra-talenti". Il mito delle vite da sogno
delle superstar è, per l'appunto, un mito, un'illusione: reggere una carriera a
quei livelli è una fatica mostruosa, sia a livello fisico che mentale. Pensiamo
ad una donna popstar di successo: la maternità che spazio ha?
Nella sua autobiografia, Open, Andre Agassi parla molto della sofferenza
costante che deriva dalla necessità di essere sempre al top (nel suo caso nel
tennis, ma il discorso si può riportare alla musica). A me viene da pensare che
fare il musicista non deve essere facile: ammettendo di avere un talento
innato, bisogna poi essere in grado a livello psicologico di sfruttarlo e
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mantenerlo. Ad esempio, Adele ha rischiato, di recente, di crollare – ha
passato un brutto periodo63. Chi "tiene" ad alti livelli, come nello sport, ha
senza dubbio una capacità.
63 In un'intervista al magazine statunitense Vogue nel febbraio 2012, Adele ha annunciato di volersi prendere una lunga
pausa prima di pubblicare un nuovo album, affermando l'esigenza di tornare ad una "vita normale". Ciò in seguito
anche ad un intervento alla gola subito nel novembre 2011.
64 Fenomeno che ha portato i fan a coniare la definizione dispregiativa di hip pop.
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5. Conclusioni
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Il pop sarà anche conservatore (nel senso che gli "strappi" innovativi
tradizionalmente avvengono altrove, nelle cantine o nei club di periferia), ma
esige da parte dell'artista una costante riscoperta di sé: solo così, d'altra parte,
può essere spiegato il trentennio di successi senza sosta raccolti da Madonna.
E questa generazione – in particolare parliamo di artiste emerse negli ultimi
cinque-sei anni: ai nomi citati va aggiunto quello dell'inglese Lily Allen –
mostra in nuce le potenzialità per produrre fenomeni duraturi.
Lady Gaga, che è l'utente con più followers su Twitter (oltre ventisei milioni),
offre costantemente immagini e pensieri direttamente dalla sua vita di tutti i
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giorni (che ovviamente non può essere "ordinaria", ma che ricorda ai fan
come la distanza fra "lei" e "loro" sia solo apparente). Questo dover
comunicare in ogni istante ha prodotto, inevitabilmente, un ampliamento delle
skills richieste ad una popstar: la capacità di trasmettere un'immagine di sé
che resti impressa ha raggiunto un nuovo livello.
Non c'è dubbio che il panorama mainstream offra un'idea di donna ben
lontana dalla realtà: le battaglie di realtà come la NEDA (National Eating
Disorders Association) contro l'eccessiva importanza data al peso corporeo e
ad una determinata forma fisica hanno perfettamente ragione di esistere. La
già citata Beth Ditto, d'altronde, fece scandalo per l'ostentazione di un corpo
massiccio – in un paese come gli Stati Uniti dove il grasso è diventato quasi
un tabù sociale in seguito all'allarme-obesità. Quello che il music business
continua a sottolineare è l'importanza dell'estetica, o meglio di una certa
estetica: la stessa Amy Winehouse, presentata come diversa, era una ragazza
senza dubbio più attraente della media e con un fisico che rientrava nei canoni
mainstream.
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Se dunque la battaglia per l'accettazione di qualsiasi corpo è ancora lontana
dal suo compimento, lo stesso non si può dire per quella che ha come
obiettivo il riconoscimento della diversità sessuale. Quello che affermano gli
studi degli anni passati è in parte vero: la componente sexy (a beneficio dello
spettatore maschio in due vie: come godimento istantaneo e come influenza
sulle spettatrici) resta importante. Ma stiamo osservando uno shift graduale
verso figure femminili più forti, dotate di maggiore iniziativa, in grado sia di
mostrare al pubblico un equilibrio nel rapporto di coppia che non preveda il
dominio del maschio, sia di proporre sessualità differenti.
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BIBLIOGRAFIA
Beatles, the: The Beatles Anthology (2000), Chronicle Books, San Francisco
(California, USA)
Frith Simon: Music for Pleasure: Essays in the Sociology of Pop (1988),
Routledge, Londra (UK)
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Lister Linda: Divafication: The Deification of Modern Female Pop Stars
(2003), EBSCO Publishing, Ipswich (Massachussets, USA)
Strube Miriam: The Pleasure Is All Mine: Music and Female Sexual Anatomy
(2004), COPAS: Current Objectives of Postgraduate American Studies,
Regensburg (Bayern, Germania)
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DISCOGRAFIA
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Katy Perry: Teenage Dream (2010), Capitol Records
Lana Del Rey: Lana Del Ray a.k.a. Lizzy Grant (2010), 5 Points Records
Lily Allen: It's Not Me, It's You (2009), EMI Music
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