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I. Apparizione al Righi-Kulm. – Chi sarà? – Ciò che si dice intorno ad una tavola di seicento posti.
– Riso e prugne secche. – Un ballo improvvisato. – Lo sconosciuto scrive il proprio nome sul
registro dell’albergo. – P. C. A.
Il libro si apre con un piccolo flashback: all’hotel Righi-Kulm, situato in luogo turistico della Svizzera dove
partono spedizioni alpine per Jungfrau, una montagna delle Alpi Bernesi. Un giorno la folla notò qualcosa di
strano che piano piano emergeva dalla nebbia: era un omaccione sulla cinquantina, con due occhi enormi
verdi, vestito con l’attrezzatura per scalare.
La gente lo osservava curiosa, egli chiese all’albergatore con un accento meridionale una camera, dove
riposarsi, poi prese posto nella sala da pranzo dove vi era una tavola da seicento posti imbandita di pietanze
di ogni genere. Dopo aver ballato con diversi ospiti, tra cui anche una viennese grassottella dagli occhi
maliziosi, si recò a letto. Una cameriera gli chiese di compilare un documento ed egli si firmò con il nome di
"Tartarino di Tarascona”.
II. Tarascona: cinque minuti di fermata! – Il Club delle Alpine. – Spiegazione del P. C. A. – Conigli
selvatici e conigli da cortile. – Questo è il mio testamento. – Lo sciroppo di cadavere. – Prima
ascensione. – Tartarino tira fuori gli occhiali.
Tarascona era una piccola cittadina francese dove, nonostante non vi fossero le Alpi, ma le così dette Alpine
ovvero una catena di collinette, era presente il Club Alpino.
Tartarino un uomo conosciuto e amato da tutti per le sue antiche gesta, era, infatti, divenuto il presidente
del Club Alpino (P.C.A.) dopo aver compiuto diversi viaggi tra cui uno in Algeria, dove aveva ucciso un leone,
per dimostrarlo aveva riportato le pelli che erano ancora oggi conservate all’interno di un museo.
Costecalde era il suo rivale, attualmente vicepresidente, non si dava pace e voleva ad ogni costo diventare
il presidente. Così un giorno fece arrivare da Parigi una serie di libri antichi per trovare la spedizione più
adatta a lui. Tartarino seppe di ciò e si affrettò a preparare il testamento che consegnò all’amico farmacista,
bevve un sorso del suo sciroppo di Calabria e poi si decise a partire in direzione del monte Righi.
Arrivato in un albergo, chiede indicazioni per giungere alla vetta, il responsabile gli comunicò che c'è un treno
apposta per i turisti, lui da vero alpinista qual è decide di raggiungerla a piedi ma si perde e dopo sei ore di
cammino, scorge nella nebbia un albergo: il Righi-Kulm. (collegamento col flashback)
III. Un allarme sul Righi. – Calma, calma! – Il corno delle Alpi. – Quel che trova Tartarino sullo
specchio svegliandosi. – Perplessità. – Si cerca una guida per telefono.
Nella notte è svegliato da un allarme assordante e dalla gente spaventata che esce dall'hotel di corsa, tutti
credettero che si trattasse di un incendio invece ci si rende conto che non vi era nessun pericolo, ma era
solamente una tradizione dell’hotel svegliare tutti all'alba per vedere il sole sorgere.
Aiuta Sonia, una donna svizzera con la quale aveva dialogato la sera precedente, a rimettersi la scarpetta e
rimane impressionato dalla sua bellezza.
Appena sveglio, Tartarino, nella camera d’albergo trova una lettera minacciosa appesa allo specchio, ma non
ci dà peso. Fatti i bagagli, si prepara a partire ma nota un quadro dalla cornice nera che raffigurava un terribile
incidente avvenuto su Monte Cervino, spaventato decide di voler fare la spedizione con una guida; scopre
però che la migliore, secondo il giudizio di tutti, aveva deciso di vistare Tellsplatte una cappella
commemorativa in onore di Guglielmo Tell. Allora Tartarino decide di fare una piccola deviazione al percorso
e di raggiungere la guida e partire poi il giorno seguente.
IV. Sul battello. – Piove. – L’eroe tarasconese onora i Mani. – La verità su Guglielmo Tell. –
Disillusione. – Tartarino di Tarascona non è mai esistito. – «Toh, Bompard!».
Prese il battello per giungere alla cappella commemorativa, entrato, vide le pitture che rappresentavano gli
episodi principali della vita dell’eroe, ma ne rimase deluso poiché in un'opera era impugnata male la balestra,
l’artista sentendo ciò che l’uomo diceva prima s’infuriò poi riflettendoci decide di rappresentare Tartarino
con la posizione corretta trovandolo simile a Guglielmo Tell.
Vide allora la Svizzera con tutta la sua storia, in altre parole un mondo che viveva a spese di questo eroe
immaginario, innalzandogli statue e cappelle, organizzando feste patriottiche tutto ciò in onore del grande
patriota che tutti sanno non essere mai esistito. Tornato di buon umore, si diresse all’hotel, dove la guida
avrebbe passato la notte, trova Bompard un suo compaesano, ex-gerente del Circolo, che scopre, essere la
guida di cui tutti parlano. Iniziano a conversare e Tartarino gli racconta del motivo della spedizione, della sua
paura dopo aver visto il quadro.
La guida spiega al compaesano che la Svizzera com’è rappresentata non esiste, ma è solamente luogo creato
per attirare sempre più turisti e quindi incassare ricchezze. Perfino nel caso in cui una persona cadesse in un
dirupo, non si farebbe nulla perché vi sono ovunque delle protezioni.
Tartarino, gli confida della lettera minacciosa ricevuta la mattina stessa, Bompard incuriosito da ciò gli spiega
che potrebbero averlo scambiato per una spia e in quel caso lo vorranno uccidere.
VI. Il Passo del Brunig. – Tartarino cade nelle mani dei nichilisti. – Sparizione di un tenore italiano
e di una corda fabbricata ad Avignone. – Nuove prodezze del cacciatore di berretti. – Pum!
pum!
Il giorno dopo partono, non trovando posto sulla carrozza che conduceva al Passo del Brunig, Tartarino si
siede vicino alla svizzera Sonia e al fratello Manilof (secondo Bompard coloro che lo volevano morto). Iniziano
a conversare, lui spiega a Sonia chi è realmente e inizia a raccontare alcune delle sue avventure in Algeria,
poi fu il turno della giovane svizzera che ammise di avere in comune con Tartarino la caccia delle grandi belve,
con la diversità però che lei e il fratello erano alla testa del partito nichilista e quindi “cacciavano” persone.
Arrivati in cima al Brünig, si fermarono poiché era l’ora della colazione: gomitate, grida, liti furiose attorno ai
diversi vassoi così decisero di mangiare all’interno della carrozza.
VII. Le notti tarasconesi. – Dov’è? – Ansietà. – Le cicale del corso rivogliono Tartarino. – Martirio di
un gran santo tarasconese. – Il Club delle alpine. – Che cosa accadeva nella farmacia della
piazzetta. – A me, Bézuquet.
A Tarascona arriva una lettera indirizzata all’amico farmacista ed egli comunica subito quanto c'è scritto al
Club Alpino, poiché era in corso una seduta notturna per parlare della presidenza e di Tartarino. Egli spiega
che il Presidente chiedeva la bandiera della città per poterla esporre una volta giunto in cima alla vetta
prescelta (in realtà non era scritto questo nella lettera ma l’amico sentendosi in dovere di dimostrare che
Tartarino era degno del ruolo di presidente s’inventa questa versione). S’inizia a discutere su chi dovesse
partire per consegnare la tanto voluta bandiera, alla fine vengono scelti Bravida, Excoubarniès e Pasqualone.
VIII. Memorabile dialogo fra la Jungfrau e Tartarino. – Un salotto nichilista. – Un duello con i coltelli
da caccia. – Incubo spaventoso. – «Sono io quello che cercate, sìgnori?». – Strana accoglienza
fatta dall’albergatore Meyer alla delegazione tarasconese.
Tartarino stava all'hotel di Jungfrau, lì c'erano due guide: Rodolfo Kaufmann e Cristiano Inebnit per lui pronte
a partire, ma ogni giorno lui le respingeva e chiedeva più tempo; il vero motivo era che la bella svizzera Sonia
l’aveva fatto innamorare di lei e voleva trascorrere più tempo possibile insieme. Una sera il fattorino
dell’albergo gli comunica che c’è gente per lui, all’inizio appare spaventato poi capisce che sono i suoi cittadini
di Tarascona: Bravida, Excoubarniès e Pasqualone.
X. L’ascensione sulla Jungfrau. – Tò! I bovi! – I ramponi Kennedy non funzionano, e la lampada a
cannello nemmeno. – Apparizione di uomini mascherati alla capanna del Club Alpino. – Il
presidente nel crepaccio. – Ci lascia gli occhiali. – Sulle cime. – Tartarino diventato Dio.
Tartarino parte di nuovo per giungere al ghiacciaio del Guggi insieme alle due guide mentre i suoi tre delegati
ritornano a casa. Alla fine della serata si rifugiano in una capanna del C.A.I., attrezzata solo con un fornello,
un tavolo e lì vi trovarono la cena. Bussarono alla porta due americani, guide e portatori che rientravano da
una spedizione sulla Jungfrau; il giorno successivo s’incamminano tutti per la destinazione scelta, a un tratto
si trovano davanti ad un crepaccio e rischiarono la pelle ma fortunatamente si salvarono. Il presidente prese
la bandiera tarasconese e la fece sventolare due o tre volte, poi conficcata la punta della piccozza nella neve,
si rilassò : aveva completato la sua missione!
XI. In cammino per Tarascona! – Il lago di Ginevra. – Tartarino propone una visita alla prigione di
Bonnivard. – Breve dialogo in mezzo alle rose. – Tutta la banda in gattabuia. – L’infelice
Bonnivard. – Dove si ritrova una certa corda fabbricata ad Avignone.
Dopo alcuni giorni Tartarino e i delegati ripresero il cammino di ritorno, decidono, però, di fare una
deviazione a Montreux. Mentre erano sull'omnibus Tartarino, vide Sonia e la raggiunse. Lei lo conduce lungo
una viottola per giungere al luogo dove è seppellito da pochi giorni il fratello. La giovane gli comunica che sta
per partire e dopo essersi salutati, si dirige verso l’albergo, dove i suoi delegati lo attendevano ma nel mentre
viene ammanettato, caricato su una carrozza e portato nella segreta di Bonnivard. È costretto a passare la
notte al freddo e senza cibo, poi è interrogato dal questore che lo credeva Manilof, una volta capito
l'equivoco, è rilasciato.
Prendono il treno per Ginevra ma mentre Tartarino sta leggendo il giornale, vede una notizia concernente
Costecalde, il quale voleva scalare il Monte Bianco per arrivare più in alto di lui. Accecato dalla rabbia, decide
subito di partire ma i suoi tre delegati non vogliono seguirlo.
XII. L’albergo Baltet a Chamonix. – Odore d’aglio! – Dell’impiego della corda nelle escursioni
alpestri. – Shake hands. – Un discepolo di Schopenhauer. – Alla fermata dei Grandi-Muli. – Ho
da parlarvi Tartarino.
All’albergo Baltet arrivano il presidente insieme ai delegati, controllarono nel registro delle firme se era già
passato Costecalde ma non vi era il suo nome. Ritrovano Bompard, iniziano a conversare e Tartarino gli
comunica della sua nuova spedizione ma la guida gli spiega che è ormai stagione inoltrata ed è troppo
rischioso. Partono insieme la mattina seguente con altri alpinisti. A un tratto Bompard si rivolge a Tartarino
dicendo “devo parlarvi” ma la discussione è rimandata a più tardi, giungono nella capanna che il comune di
Charnonix aveva fatto costruire ai Grandi-Muli, la quale è veramente piena di comodità.
Mentre riposavano, Bompard riesce finalmente a parlare con il suo amico e gli comunica che dovrebbero
fermarsi, che è troppo pericoloso e finirebbero nei guai, Tartarino però non capisce il motivo di tutta questa
preoccupazione, ormai sa il fatto della Svizzera industrializzata, la presa in società, le montagne affittate, i
crepacci truccati. La guida però spiega che era uno scherzo e che nulla di tutto ciò è vero. Tartarino è deciso
a partire lo stesso, teneva troppo alla sua immagine e al suo ruolo di presidente.
XIII. La catastrofe.
Durante il percorso incontrano delle difficoltà, infatti, sopra un crepaccio prima Bompard poi lo svedese si
bloccano e non vogliono continuare. Poi vedono alzarsi una bufera dal Monte Bianco e capiscono che è
troppo rischioso ma riprendono. La carovana si divide e Bompard e Tartarino decidono di fermarsi in un
ricovero alla base per chiedere aiuto.
In quel momento tragico, Tartarino si sente in dovere di confessagli che non ha mai ucciso dei leoni e
Bompard ammette di esagerare spesso anche lui nel raccontare quello che ha fatto. Non nevica più perciò
ripartono, si perdono e la corda si spezza.
Verso sera la guida rientra in hotel, dove è accolto e racconta la disgrazia. Decisamente, il Monte Bianco
contava una vittima di più; e quale vittima! Bompard decide di tornare a Tarascona e comunicare la triste
notizia.
XIV. Epilogo.
Si stava celebrando il funerale di Tartarino e tutta la città era in lutto, a un tratto vedono comparire un
omaccione: Tartarino.
Si scopre poi che sul Monte Bianco quel giorno la corda si era impigliata a una roccia e i due amici senza dire
nulla all’altro tagliarono la corda nello stesso momento. Spaventati dal senso di colpa per aver fatto
precipitare l'amico fuggirono in direzioni opposte.