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L’aggregato (composite) Rossello: una sezione di riferimento

Mediterranea e globale per il Primo e primo Tardo Pliocene


Abstract
Si presentano una magnetostratigrafia (planctonica e dei foraminiferi), una biostratigrafia ed una ciclostrati-
grafia ad alta risoluzione delle Trubi di marna pliocenici nella sezione Punta di Maiata in Sicilia. Si viene così
ad ultimare la stratigrafia integrata della sezione dell’aggregato Rossello ad opera di Hilgen ([1], Newslett.
Stratigr., 17, 1987). Questa sezione dell’aggregato, che include una sequenza continua che va dal basso del
Subchron Thvera al Matuyama Chron (4.86-2.45 Ma), diventa una sezione di riferimento di qualità senza
precedenti per il primo e tardo Pliocene.
La sezione Punta di Maiata si estende dal Subchron Sidufjall del Gilbert al Gauss Chron (4.50-3.30 Ma).
L’interpolazione lineare tra i piani di dati paleomagnetici in questa sezione permette di fare una stima di
primo ordine delle età - rispettivamente di 3.72 (±0.01) e 3.59 (±0.01) Ma - dell’ultima occorrenza comune
(LCO, Last Common Occurence) e dell’ultima occorrenza effettiva (LO, Last Occurrence) di Globorotalia
margaritae.
Inoltre, questa età di 3,59 Ma costituisce una datazione precisa per il confine Zancleano-Piacenziano (Z/P),
a condizione che la LO di G. margaritae venga mantenuta come criterio per definire questo confine nel
Mediterraneo. Le sottosezioni di Punta di Maiata e Punta Piccola dell‘aggregato Rossello, indipendentemente
dal criterio utilizzato, sono attualmente le sezioni più adatte ad essere designate come stratotipi per il confine
Z/P. La rilevanza globale dell’aggregato rosselliano è ulteriormente rafforzato dalla creazione di una scala
temporale di polarità geomagnetica tarata astronomicamente, basata sulla correlazione dei cicli sedimentari
dei Trubi con la registrazione astronomica.

1. Introduzione
La penisola italiana ha avuto un ruolo di primo piano nella definizione di un’inquadratura cronostratigrafica
standard per il Pliocene, poiché vi sono state definite tutte le fasi di rilevanza globale (si veda [2]). La
calibrazione dell’età dei confini cronostratigrafici nelle sezioni dello stratotipo italiano rispetto alla scala tem-
porale globale si è a lungo basata principalmente su correlazioni biostratigrafiche a lunga distanza con sezioni
extra-mediterranee [3]. Solo di recente, studi di paleomagnetizzazione hanno fornito magnetostratigrafie
affidabili per un certo numero di sezioni terrestri italiane, tra cui lo strato di confine Pliocene-Pleistocene
[4,5] e diverse sezioni di confine Miocene-Pliocene [6-8]. Sono state inoltre presentate registrazioni magne-
tostratigrafiche per il primo Tardo Pliocene in Sicilia [9,10] e per un certo numero di nuclei di acque profonde
che complessivamente coprono l’intero Plio-Pleistocene nel Mar Tirreno [11]. In questo articolo, presentiamo
nuovi dati paleomagnetici provenienti dalla sezione Punta di Maiata in Sicilia, in modo tale da completare la
stratigrafia integrata della sezione dell’aggregato Rossello (quella trattata in [1]) e, al tempo stesso, fornire
una stima accurata e di primo ordine dell’età dell’ultima occorrenza (LO) di Globorotalia margaritae nel
Mediterraneo. Questo piano planctonico foraminifero è attualmente comunemente usato per delimitare la
base dello stadio Piacenziano nel Mediterraneo [3,12,13]. A causa di gravi problemi stratigrafici incontrati
nella sezione dello stratotipo dello stadio Piacenziano (vedi [14]), si è reso necessario stimare accuratamente
l’età di questo importante orizzonte biologico in una sequenza continua esposta (?) altrove nel Mediterraneo,
preferibilmente nella sezione dello stratotipo dello stadio precedente, lo Zancleano.

2. Sezioni
Punta di Maiata è un piccolo ma importante promontorio in una serie di scogliere lungo la costa meridionale
della Sicilia (Fig. 1). Si trova a 1 km ad est di Capo Rossello, dove la successione di Trubi di marna nel tratto
di Capo Rossello definisce il neostratotipo dello Zancleano [15]. Inoltre, Cita [16] ha proposto formalmente il
confine Miocene-Pliocene da definire alla base dei Trubi nella stessa sezione, per quanto vi fosse anche la
proposta di una sovrapposizione (superstage) rosselliana con lo stratotipo a Lido Rossello [17].
La sezione di Punta di Maiata fa parte dell’aggregato Rossello della sezione di Hilgen [1]. Le marne stratificate
ritmicamente della Formazione dei Trubi Pliocenici sono poste in maniera eccellente e la sezione contiene una

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successione completa e relativamente indisturbata di Trubi. Si evitano così problemi come le interruzioni
stratigrafiche [3,15] e i livelli di crollo inosservati [18]. La sezione composita di Rossello è formata dalla
sezione Eraclea Minoa (parte inferiore), Punta di Maiata (parte centrale) e dalle sezioni di Punta Grande e
Punta Piccola (parte superiore). Le varie sottosezioni sono state messe in relazione attraverso lo spessore
e i gli schemi cromatici caratteristici della stratificazione ciclica dei Trubi [1]. La magnetostratigrafia, la
biostratigrafia e la ciclostratigrafia di Eraclea Minoa - comprendente i subchron Thvera e Sidufjall del Gilbert
Chron [7] - e di Punta Grande/Piccola - contenente l’intero Gauss Chron [9,10] - sono già state descritte in
altri lavori.
La raccolta di campioni del tratto di Punta di Maiata è iniziata sulla spiaggia, direttamente ad ovest del
promontorio e, dopo aver superato una piccola ma ben distinta faglia, è proseguita ben presto sul versante
regolare occidentale di Punta di Maiata fino alla sommità della scogliera, dove i Trubi di marna sono ricoperte
in maniera irregolare da depositi a terrazza del Pleistocene (Fig. 2). Tre intervalli di Trubi di marna
disturbati nella parte superiore della sezione sono stati interpretati come crolli sedimentari (Figg. 2 e 3).
La raccolta di campioni è stata comunque continuata fino a raggiungere il confine Gilbert-Gauss (G/G) in
questa sezione, in maniera tale da fornire una correlazione magnetostratigrafica con la sezione di Punta
Piccola. In località Punta Grande, essa è stata poi leggermente estesa verso l’alto in modo da includere anche
in tale sezione il confine G/G. La raccolta di campioni ad Eraclea Minoa è stata ampliata a sua volta per
estendere la sovrapposizione con la sezione di Punta di Maiata. La raccolta è stata portata avanti seguendo
le convenzionali procedure Utrecht, cioè utilizzando un trapano elettrico con raffreddamento ad acqua ed
un generatore come fonte di alimentazione. Come di consueto, sono stati estratti due nuclei di 2.5 cm di
diametro per livello di campionamento, in maniera tale da produrre due o tre campioni standard (22 mm) a
partire da ciascuno. Si è posta particolare attenzione nel rimuovere la superficie scavata dalle intemperie, ma
nella sezione Punta di Maiata ciò ha presentato alcune difficoltà: a diversi intervalli, campioni di sedimenti
freschi (blu) non hanno potuto essere raccolti.

3. Risultati
3.1. Punta di Maiata
A Punta di Maiata, i Trubi di marna mostrano la pronunciata e ritmica stratificazione caratteristica di
questo tipo di formazione in Sicilia. I piccoli cicli sedimentari, con uno spessore medio di circa 1 m, sono
quadripartiti e presentano una distinta alternanza di colore grigio-bianco-bianco-beige-bianco, in cui le marne
grigie e beige rappresentano i letti poveri di CaCO3 , meno induriti. Cicli sedimentari su larga scala possono
essere distinti dalla ricorrenza ciclica di intervalli marnosi relativamente spessi e/o induriti nella successione
(Figg. 2 e 3; si veda anche [1]). E’ già stato pubblicato un rapporto dettagliato su come questi cicli CaCO3
nei Trubi siano in relazione con i cicli astronomici dell’orbita terrestre: è stato mostrato che i cicli su piccola
scala sono correlati al ciclo di precessione e quindi rappresentano una durata media di 21,7 ka [19].
Nella sezione dell’aggregato Rossello, i cicli sedimentari su piccola scala sono stati numerati dal basso verso
l’alto, a partire dalla base dei Trubi [19]. La parte nel tratto di Punta di Maiata fino al primo tratto di livello
di crollo comprende i cicli su piccola scala da 22 a 71. La numerazione dei cicli sedimentari potrebbe anche
essere continuata fino al terzo e ultimo livello di crollo, individuato basandosi sul riconoscimento del pattern
caratteristico di questi cicli in sezioni equivalenti in termini di tempo (Punta Grande, Punta Piccola, Lido
Rossello e Capo Bianco; dati in parte inediti).
La biostratigrafia della sezione di Punta di Maiata si basa sulla distribuzione semiquantitativa di specie
planctoniche foraminiferiche selezionate (Fig. 3). Si può riconoscere la seguente successione di eventi:
1. La prima occorrenza (FO, First Occurrence) di Globorotalia puncticulata nel ciclo a piccola scala numero
35.
2. L’ultima occorrenza comune (LCO) di Globorotalia margaritae nel ciclo a piccola scala numero 60.
3. L’ultima occorrenza effettiva (LO) di G. margaritae nel ciclo a piccola scala numero 67.
4. La FO di Globorotalia crassaformis nel ciclo a piccola scala numero 77.

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5. La sparizione temporanea di G. punticolata nel ciclo numero 79. Dopo la sua presenza quasi continua
in quantità relativamente elevate dalla FO di questa specie in avanti, la G. puncticulata scompare
temporaneamente poco dopo la prima occorrenza (afflusso) di G. crassaformis (primo intervallo di
assenza di Spaak [18]).
I campioni paleomagnetici sono stati prelevati a 116 diversi livelli, con una spaziatura media di 55 cm,
che corrisponde ad una risoluzione di circa 10 ka. Si è preferito campionare marne grigie e beige perché
sembravano essere state meno esposte agli agenti atmosferici rispetto alle marne bianche presenti nei piccoli
cicli sedimentari. Per ogni livello di campionamento, due esemplari di marna sono stati smagnetizzati mediante
smagnetizzazione termica progressiva con piccoli incrementi di temperatura (50 e 30°C), fino ad un massimo
di 600°C.
La magnetizzazione totale naturale rimanente (NRM) mostra basse intensità di 0,1-0,5 mA/m nella parte
inferiore della sezione (livello 0-10 m), intensità leggermente superiori di 1,5-2,0 mA/m in un intervallo
successivo (10-20 m) e intensità moderatamente elevate di 4,0-6,0 mA/m nella maggior parte della porzione
restante (20-60 m) con l’eccezione della parte superiore (60-65 m) dove i valori sono sui 0,2 mA/m.
Non vi è quasi nessuna superficie esposta agli agenti atmosferici in prossimità della costa. Le caratteristiche
di smagnetizzazione, tuttavia, sono sostanzialmente differenti da quelle delle Trubi di marna nello stesso
intervallo altrove. I Trubi di marna mostrano solitamente una magnetizzazione caratteristica residua (ChRM)
che consiste sia in una componente a bassa temperatura (LT, Low Temperature), possibilmente contenuta
nella pirrotite, sia in una componente ad alta temperatura (HT, High Temperature) veicolata da magnetite
monodominio [7,9,10,20]. Nella parte inferiore della sezione Punta di Maiata, tuttavia, la componente HT è
del tutto o in gran parte assente, e viene rimossa solo la componente LT, a temperature di 350°C o leggermente
superiori (Fig. 4a e b). La smagnetizzazione a temperature più elevate produce una magnetizzazione orientata
casualmente (viscosa) o un cluster intorno agli endpoint vettoriali a 330-360°C (Fig. 4c). Nonostante le basse
intensità, la polarità - se non anche la direzione - del ChRM è facilmente determinabile.
A partire da circa 10 m di altezza, i diagrammi di smagnetizzazione mostrano gli usuali componenti
normalmente presenti nei Trubi (Fig. 4d-g): una piccola componente viscosa, indotta in laboratorio e rimossa
a 100° C, una componente secondaria di campo, relativamente piccola, rimossa a 200-250°C e una rimanenza
caratteristica (LT e HT) di solito rimossa a 580-600°C od occasionalmente ad una temperatura leggermente
più bassa (540°C, Fig.4f). La distinzione tra ChRM e componente secondaria è facilitata dal fatto che la
rimanenza caratteristica mostra coerentemente una rotazione in senso orario di circa 35°.
I campioni del secondo livello di crollo (56-60 m) - deliberatamente prelevati da strati verticali - non solo
mostrano esattamente gli stessi componenti (viscosi, secondari, LT e HT), ma anche la stessa polarità
(invertita) di quelli provenienti dal basso e dall’alto, anche se il senso di rotazione del ChRM mostra una
rotazione di 65° anziché 35°, e un’inclinazione più ripida del solito (Fig. 4h). Ciò indica che il "reset"
(sinsedimentario) della rimanenza si è verificato a causa del probabile elevato contenuto d’acqua coinvolto nel
crollo, oppure che c’è uno sfasamento temporale nella registrazione del campo geomagnetico. In entrambi i
casi si tratta probabilmente di una rimanenza post-deposizionale (si veda [21]); il meccanismo tramite il quale
si registrano i cambiamenti di campo geomagnetico è oggetto di accurati studi sulll’inversione di polarità [41].
La sequenza di polarità risultante è composta da quattro intervalli di polarità normali e tre invertiti. I confini
di inversione successivi si verificano nella parte superiore del ciclo 22, la parte centrale del ciclo 30, la parte
superiore del ciclo 35, la parte inferiore del ciclo 45, la parte centrale del ciclo 50 e la parte inferiore del ciclo
78 (Fig. 3).

3.2 Eraclea Minoa


Rispetto al precedente campionamento, la sezione Eraclea Minoa è stata ampliata [7] al fine di fornire una
sovrapposizione più sostanziale con Punta di Maiata. Tale estensione comprende i cicli da 26 a 33 (Fig.
5). Dal punto di vista biostratigrafico, la FO di G. puncticulata non è stata raggiunta e quindi l’estensione
appartiene interamente alla Zona G. margaritae [18], o MPL 2 [22]. La smagnetizzazione termica mostra la
stessa rimanenza caratteristica osservata nello studio precedente, dove la sequenza di polarità ha rivelato la

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presenza dei subchron Thvera e Sidufjall. L’inversione di polarità successiva, il Nunivak inferiore, si verifica a
metà del ciclo sedimentario 30 (Fig. 5).

3.3 Punta grande


La sezione di Punta Grande è stata ampliata verso l’alto rispetto al precedente campionamento [9], in
modo tale da raggiungere il confine Gilbert-Gauss (G/G). Il profilo di resistenza agli agenti atmosferici del
Trubi in questa sezione è diverso, e inoltre la litologia non mostra gli stessi, caratteristici cicli di colore
grigio-bianco-bianco-beige-bianco: gli strati di grigio e beige non sono facilmente distinguibili, anche se
gli strati bianchi e insaturi sono facilmente riconoscibili. Tuttavia, la correlazione litologica con le altre
sottosezioni dell’aggregato Rossello è abbastanza semplice [1] e confermata dai dati biostratigrafici. Nei
calanchi, la superficie esposta agli agenti atmosferici è al massimo di pochi centimetri ed è possibile osservare
campioni freschi di marna blu scuro a tutti i livelli.
Nonostante i campioni freschi e non esposti alle intemperie, l’intensità di NRM è molto bassa (0.0550.30
mA/m). La smagnetizzazione termica mostra che le proprietà magnetiche dell’intera sezione di Punta Grande
sono molto simili a quelle della parte più bassa della sezione di Punta di Maiata: solo una componente
caratteristica (la LT) viene rimossa a circa 350°C (Fig. 4j-1); la smagnetizzazione a temperature più elevate
introduce solo magnetizzazioni viscose casuali. Intervalli equivalenti in termini di tempo a Punta di Maiata e
a Punta Piccola, invece, mostrano le componenti più comuni (LT e HT) e più ad alta intensità.
Le diverse proprietà magnetiche della roccia sia nella parte più bassa di Punta di Maiata (cicli 21-30) che
nell’intera sezione di Punta Grande (cicli 65-81), rispetto agli stessi cicli rinvenuti altrove, possono essere
dovute a variazioni locali dei portatori magnetici o a processi secondari attualmente sconosciuti, come la
diagenesi precoce e/o tardiva. I dati paleomagnetici della sezione estesa mostrano che il limite di inversione
G/G può essere collocato nella parte basale del ciclo 79 (Fig. 5).

4. L’aggregato Rossello completato


La magnetostratigrafia integrata, la biostratigrafia e la ciclostratigrafia della sezione aggregato Rossello di
Hilgen [l] sono state completate con il presente studio della sottosezione Punta di Maiata (Fig. 6). Le
posizioni dei confini di inversione sono presentate nella Tabella 1. La sequenza di polarità risultante mostra
che l’aggregato Rossello si estende da sotto il Subchron Thvera fino al Matuyama Chron (Fig. 5).
I risultati rivelano inoltre che la sequenza di polarità della sezione di Punta di Maiata va da prima del
Sidufjall superiore al Gauss Chron. I due intervalli completi di polarità normale rappresentano quindi i
sottochron Nunivak e Cochiti. In aggiunta, abbiamo calcolato i coefficienti di correlazione tra gli spessori
stratigrafici delle zone di polarità e le durate di ogni possibile sequenza di cinque zone di polarità dalla
scala temporale di polarità geomagnetica [23]. Questo metodo di correlazione [24] mostra che il più alto
coefficiente di correlazione corrisponde ad un’età di 3.40 Ma per il confine di inversione più giovane nella
sezione Punta di Maiata (Fig. 7) e conferma che questo confine di inversione rappresenta effettivamente il
confine G/G. Lo stesso metodo, applicato a tutte le tredici zone di polarità dell’aggregato Rossello, mostra
una correlazione quasi uno a uno con la scala temporale di polarità, ipotizzando che il più recente confine
d’inversione rappresenti il confine Gauss/Matuyama, la cui età è 2,47 (Fig. 7).
Le correlazioni ciclostratigrafiche (e biostratigrafiche) tra le varie sottosezioni su cui era originariamente
basata la sezione dell’aggregato Rossello [1] sono sostanzialmente confermate dai nuovi dati paleomagnetici di
Punta di Maiata, Eraclea Minoa e Punta Grande. C’è però un’eccezione: la posizione esatta del confine di
inversione Gilbert/Gauss a Punta Grande si trova nel ciclo 79, mentre questo confine è stato trovato nel ciclo
78 sia a Punta di Maiata che a Punta Piccola (Figg. 3 e 5). Questa discrepanza potrebbe essere dovuta ad
un errore nella registrazione e numerazione dei cicli sedimentari, ma la biostratigrafia e la ciclostratigrafia (ad
alta risoluzione) sono state accuratamente ricontrollate ed i risultati escludono questa possibilità. Le basse
intensità della sezione di Punta Grande - che sono ancora più basse durante l’inversione di polarità -, le basse
intensità nella parte superiore di Punta di Maiata e/o la maggiore spaziatura di campionamento insieme
all’aumentata azione degli agenti atmosferici a Punta Piccola durante questo intervallo potrebbero essere le

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cause di questa leggera discrepanza. Tuttavia, le ricerche in corso sui record dettagliati dell’inversione di
polarità nei Trubi potrebbero risolvere questo problema.

5. Datazione dei bioeventi nella sezione Punta di Maiata


La correlazione della sequenza di polarità della sezione di Punta di Maiata con la Geomagnetic Polarity
Time Scale [23] permette di calcolare le età dei bioeventi per interpolazione lineare tra i livelli di riferimento
paleomagnetici.
La FO di G. puncticuluta si verifica a 4.12-4.13 Ma. Questa data coincide perfettamente con le precedenti di
4.13 e 4.15 Ma nelle sezioni di Trubi della Calabria meridionale [6,8] e conferma ancora una volta che questo
bioevento rappresenta un utile orizzonte cronologico nel Mediterraneo.
Per quanto riguarda l’ultima occorrenza di G. margaritae, si può fare una distinzione tra l’ultima occorrenza
comune (LCO) di questa specie e la sua effettiva ultima occorrenza (LO, cfr. fig. 3). I limiti di età per
entrambi gli orizzonti biologici, tuttavia, sono meno chiari perché si verificano in un intervallo di polarità che
contiene due (dei tre) livelli di crollo (Fig. 3). L’interpolazione lineare collocherebbe questi eventi leggermente
troppo indietro nel tempo, perché questi crolli si trovano più in alto nella successione rispetto a questi orizzonti
biologici. Una datazione più precisa si ottiene se questi crolli vengono esclusi dalla registrazione stratigrafica.
L’interpolazione lineare, con questi dati di riferimento, suggerisce in questo caso età di 3,72 (±0.01) e 3,59
(±0.01) Ma. Circa le stesse date - 3.71 (±0.01) e 3.56-3.59 Ma, rispettivamente - si ottengono se si utilizza
la sezione agggregato Rossello in cui è stato evitato l’intervallo contenente i crolli (Fig. 6). Questa età di
3,56-3,59 Ma per la LO di G. margaritae corrisponde perfettamente alle precedenti stime indirette dell’età
di questo biohorizon nel Mediterraneo (3.60 Ma, [3]), ma non è in accordo con la stima diretta di 3,50 Ma
ottenuta dal sito 652 nel Mar Tirreno (ODP Leg 107, [14]). La nostra datazione attuale dimostra che la LO
di G. margaritae nel Mediterraneo precede leggermente la sua estinzione nell’oceano aperto (3.40 Ma, [25,3]).
Infine, le età di 3.41 (±0.01) e 3.39 (±0.01) Ma stimate per la FO di G. crassaformis e il livello di scomparsa
temporanea di G. puncticulata a Punta di Maiata confermano i risultati ottenuti in precedenza nella sezione
di Punta Piccola (3.40 e 3.38 Ma, [9]). La posizione esatta e l’età dedotta di tutti i gli orizzonti biologici
planctonici foraminiferici nell’ aggregato Rossello sono state riassunte nella Tabella 1.

6. Il confine Zancleano-Piacenziano
L’età di 3.56-3.59 Ma per la LO di G. margaritae fornisce anche una stima accurata e di primo ordine dell’età
per lo stadio Zancleano-Piacenziano (Z/P). Nella letteratura degli ultimi anni si ha un consenso quasi unanime
nell’uso della ridefinizione di Barbieri [26] del Piacenziano e nel considerare la LO di G. margaritae come la
linea di demarcazione tra gli stadi Zancleano e Piacenziano in quanto questo orizzonte biologico coincide con
la base del Piacenziano nel suo stratotipo [3,12,13]. Poiché il tipo Zancleano si estendeva ben al di sopra
della LO di G. margaritae, Mazzei et al. [13] hanno ridefinito il suo apice a livello della scomparsa di questa
specie, seguendo così le indicazioni della Guida Stratigrafica Internazionale [27], secondo cui l’apice di uno
stadio è definito dall’inizio del successivo.
Ultimamente, tuttavia, studi biostratigrafici dettagliati hanno rivelato che alla base del tipo Piacenziano è
presente uno iato e, di conseguenza, che questa base (?) non coincide con la vera e propria ultima occorrenza
di G. margaritae, ma la postdata (si veda [14]). Questa complicazione stratigrafica richiede evidentemente
una rivalutazione della definizione del confine Z/P.
Se viene mantenuto il limite fisico generalmente accettato ma non formalmente definito, cioè la base del
tipo Piacenziano, tutti i sedimenti che attraversano lo iato vanno automaticamente assegnati al vecchio
stadio Zancleano (vedi [28], p. 111). Questo approccio è però piuttosto infelice perché ostacola un agevole
riconoscimento del confine in sezioni diverse dallo stratotipo Piacenziano. L’unica alternativa è quella di
ridefinire la base del Piacenziano, nel qual caso la LO di G. margaritae può essere mantenuta come criterio per
stabilire questo confine. Questa opzione implica che la parte basale del Piacenziano manchi nel suo stratotipo
e che il confine dovrebbe essere ridefinito a livello della LO di G. margaritae in una successione continua e
ben datata. Da un punto di vista biostratigrafico, tuttavia, possono essere sollevate obiezioni contro l’uso
di questo orizzonte biologico. La manifestazione intermittente e rara di G. margaritae al di sopra del suo

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ultimo livello di occorrenza comune (vedi Fig. 3) riduce innegabilmente l’accuratezza di questo bioevento per
correlazioni stratigrafico-temporali, anche all’interno del Mediterraneo. Inoltre, questo orizzionte biologico è
evidentemente diacrono dalle alte alle basse latitudini in mare aperto [29]. Sebbene la LO di G. margaritae
del Mediterraneo coincida approssimativamente con la sua estinzione finale intorno al confine G/G [25,30],
sembra in realtà leggermente precedente, come suggerito in precedenza da Rio et al. [3]. Questa discrepanza
relativamente piccola tra le date, dell’ordine di 150-200 ka, può essere ben spiegata dalla diacronia latitudinale
che è stata osservata in merito a questo orizzonte biologico.
Rio et al. [14], a seguito della scoperta dello iato nello stratotipo Piacenziano, suggerì la ridefinizione del
confine Z/P vicino al confine G/G per facilitare il suo riconoscimento a livello mondiale. In questo caso, la
FO di G. crassaformis è l’orizzonte biologico planctonico foraminifero più adatto a definire questo confine
nel Mediterraneo. Questo orizzonte è datato esattamente a 3.40 Ma sia a Punta Piccola [9] che a Punta
di Maiata, e, sebbene rappresenti solo un primo afflusso temporaneo di questa specie nel Mediterraneo, è
stato riconosciuto in un gran numero di sezioni, sia in Sicilia che a Creta (vedi anche [18]). Il suo ingresso
rispetto all’adiacente Oceano Atlantico, tuttavia, è chiaramente tardivo [9], il che ne riduce notevolmente
l’uso nelle correlazioni a lunga distanza. L’unico evento planctonico foraminifero alternativo nell’intervallo
di confine G/G è la LO di G. puncticulata (KS. Spaak, 1983 [18]), datata 3.38 Ma. Tuttavia, secondo gli
attuali punti di vista tassonomici, G. puncticulata è solo temporaneamente assente dal Mediterraneo fino alla
sua ricomparsa a 3.16 Ma sotto forma di assemblaggi dominati dal suo eco-morfotipo G. bononiensis. La
scomparsa definitiva di G. puncticulata dal Mediterraneo si colloca molto più avanti (2.31 Ma, [lo]) e coincide
con l’estinzione di questa specie nell’ oceano aperto [10,31].
La soluzione di gran lunga più pratica, quindi, è quella di definire il confine Z/P al livello che corrisponde
al confine di inversione G/G. Qualunque sia il livello che alla fine verrà proposto per delimitare gli stadi
di Zancleano e Piacenziano, è chiaro che questo confine può essere "stratotipizzato" nella sezione aggregato
Rossello. Questa sezione contiene dati faunistici e di polarità eccellenti e continuativi per l’intervallo di tempo
d’interesse. Inoltre, la presenza di cicli sedimentari astronomicamente controllati può essere ulteriormente
impiegata per fornire vincoli di età estremamente precisi, come descritto nella prossima sezione.

7. L’aggregato Rossello: una sezione di riferimento Mediterranea e globale dal


Primo al primo Tardo Pliocene
Indipendentemente dalla sua potenziale idoneità come neostratotipo per il confine Z/P, la sezione aggregato
Rossello è di importanza globale per il ruolo significativo che svolge nello stabilire una scala temporale
(polarità) astronomicamente calibrata. Hilgen e Langereis [19] hanno fornito una scala temporale di polarità
alternativa per la maggior parte del Gilbert e del Gauss Chrons utilizzando il quasi-periodo medio (21,7
ka [32]) del ciclo di precessione come periodicità per i cicli sedimentari nella sezione aggregato Rossello. Il
confine G/G, datato radiometricamente a 3,40 Ma [33], è stato usato come punto di riferimento temporale.
Più recentemente (in questo stesso settore, in effetti) Hilgen [34] ha presentato una scala temporale (polarità)
tarata astronomicamente per il periodo che va dal tardo Gauss al Matuyama correlando i modelli ciclici di
sapropel nel Mediterraneo ai record astronomici basati sulle nuove soluzioni di Berger e Loutre [35]. Questa
scala temporale ha un solo confine di inversione, il Kaena superiore, in comune con la scala temporale di
Hilgen e Langereis [19]. La nuova scala temporale astronomicamente calibrata può essere estesa al confine tra
Miocene e Pliocene aggiungendo la differenza di età di 180 ka osservata per questo confine di inversione alle
età fornite da Hilgen e Langereis [19] per le inversioni di polarità più vecchie. Le età risultanti per i confini di
inversione, così come quelle per gli orizzonti biologici planctonici foraminiferici nell’aggregato Rossello sono
presentate nella Tabella 1. Queste età devono essere considerate preliminari in attesa di una calibrazione
più precisa dei cicli sedimentari nei Trubi alla registrazione astronomica. L’impiego della sezione aggregato
Rossello nella costruzione della versione definitiva di questa scala temporale è ulteriormente arricchito dalle
ricerche dettagliate condotte sui limiti di inversione in questa sezione (e in altre sezioni del Trubi--[36] e
dati non pubblicati). Anche se, per la loro natura preliminare, i risultati di questa ricerca non sono stati
incorporati nel presente studio, si prevede che alla fine la posizione di tutti i confini di inversione nel Trubi
sarà accuratamente conosciuta con una risoluzione di al più qualche migliaio di anni.
Concludiamo che la sezione aggregato Rossello fornisce una sezione di riferimento di una qualità senza

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precedenti per il periodo che va dall’inizio alla fine del Pliocene. Questa sezione di riferimento non mostra
gli inconvenienti di quella basata sul sito 653 dell’ODP Leg 107 nel Mar Tirreno, che è stato perforato con
lo scopo principale di recuperare una successione continua di sedimenti marini profondi che servisse come
"sezione di tipo deep-sea" sia per studi stratigrafici che paleoambientali [37]. Purtroppo, il sito 653 non ha
prodotto una magnetostratigrafia affidabile a causa di proprietà magnetiche inadeguate [38]. Di conseguenza,
la cronostratigrafia del sito 653 si basa principalmente su correlazioni biostratigrafiche con (un numero molto
limitato di) sezioni controllate magnetostratigraficamente in altre parti del Mediterraneo [14]. Nella maggior
parte del Pliocene, in questo sito non è stato osservato un assestamento ciclico (?). Inoltre, non sono stati
fatti finora seri tentativi di correlazione incrociata tra i siti 653A e B. Ciò sarà necessario per superare i
problemi incontrati nel core recovery at core breaks [vedasi 391] e per ottenere una successione veramente
continuativa.

8. Conclusioni
La magnetostratigrafia integrata (planctonica foraminiferica), la biostratigrafia e la ciclostratigrafia della
sezione aggregato Rossello di Hilgen [1] è stata completata con il presente studio della sottosezione Punta
di Maiata. Questa sezione composita di Rossello contiene una successione completa di sedimenti di mare
profondo e aperto, che si estende dal basso del Subchron Thvera fino al Matuyama Chron. Si tratta di una
sezione di riferimento di una qualità senza precedenti per il periodo che va dal Primo al primo Tardo Pliocene.
I dati biostratigrafici semiquantitativi della sezione di Punta di Maiata consentono di distinguere tra l’ultima
occorrenza comune e l’ultima occorrenza effettiva di G. margaritae. L’interpolazione lineare tra i confini di
inversione fornisce stime accurate dell’età di questi orizzonti biologici (3.72 e 3.59 Ma).
La sezione di Punta di Maiata (nel caso in cui si mantenga la LOD di G. margaritae come criterio di
demarcazione) e la sezione di Punta Piccola (nel caso di un orizzonte scelto in prossimità di o esattamente
all’inversione di confine Gilbert-Gauss) sono attualmente i tratti più idonei a designare formalmente il confine
tra lo stadio Zancleano e il Piacenziano. Il valore globale dell’aggregato rosselliano è enormemente esaltato
dal fatto che un’importante parte della scala temporale astronomicamente calibrata (polarità) per gli ultimi
5,5 Ma si basa su questa sezione.
Per accrescere ulteriormente l’importanza dell’aggregato Rossello è necessario effettuare ulteriori studi, ad
esempio su isotopi stabili e nannofossili calcarei. Il campionamento o il ricampionamento di questa sezione
sarà notevolmente facilitato dalla caratteristica successione dei cicli sedimentari nei Trubi.

Ringraziamenti
Piet-Jan Verplak ha eseguito la maggior parte delle misure di laboratorio paleomagnetiche, ed insieme a Ton
van Hoof ha fornito un notevole supporto durante le visite sul campo. Tom van Hinte ha abilmente realizzato
i disegni e G.J. van ’t Veld e G. Ittman hanno preparato i campioni micropaleontologici. J.D.A. Zijderveld e
W.J. Zachariasse hanno letto criticamente il manoscritto. Ringraziamo M.B. Cita, J.E.T. Channel1 e W.
Lowrie per le loro recensioni. L’ospitalità, il buon vino e la buona cucina offerti dalla famiglia Ragusa del
"Ristorante Il Gabbiano" di Eraclea Minoa hanno reso le nostre numerose spedizioni di raccolta di campioni
nella zona decisamente più piacevoli.

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