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Atlantide (in greco Ἀτλαντὶς νῆσος, “Isola di Atlante”[1]), è un luogo leggendario il

cui mito venne menzionato per la prima volta da Platone, nei suoi dialoghi, precisamente
nel Timeo e nel Crizia, attorno al IV secolo a.C. Secondo il suo racconto, essa sarebbe stata una
potenza navale situata “Oltre le Colonne d’Ercole” e che avrebbe conquistato molte parti
dell’Europa occidentale e dell’Africa, migliaia di anni prima del tempo di Solone
(approssimativamente nel 9600 a.C.). Dopo aver fallito l’invasione di Atene, Atlantide sarebbe
sprofondata “in un solo giorno e notte di disgrazia” per opera dello stesso Poseidone, dopo l’ordine
di distruzione impartito da Zeus.
Essendo una storia funzionale ai suoi Dialoghi, l’Atlantide viene generalmente considerato
un Mito concepito dal filosofo greco per illustrare le proprie visione o idee politiche, benché la sua
funzione sembri chiara alla maggior parte degli studiosi, essi, però, disputano ancora oggi su quanto
e come il racconto di Platone possa essere stato ispirato da eventuali tradizioni più antiche, data la
particolareggiata descrizione. Alcuni argomentano che Platone si basò sulla memoria di eventi
passati come l’eruzione vulcanica e catastrofica della vicina isola di Thera (l’attuale Santorini),
oppure la Guerra di Troia, mentre altri insistono che egli trasse ispirazione da eventi contemporanei
come la distruzione di Elice nel 373 a.C., o la fallita invasione ateniese della Sicilia del 415-413
a.C.
La potenza di questa storia, fu talmente forte che numerosissime speculazioni sulla sua esistenza, da
allora, si sono protratte sino ad oggi. La possibilità che possa essere esistita venne discussa
nell’antichità classica, seppure fu spesso rigettata e occasionalmente parodiata da autori posteriori,
quasi ignorata nel Medioevo, se non in ristretti circoli, mentre venne riscoperta dagli umanisti
nell’Era Moderna. La sua descrizione ispirò opere utopiche di numerosi scrittori rinascimentali
come La Nuova Atlantide di Bacone, arrivando poi di recente ad invadere la letteratura
contemporanea, specie tra i fantasy, la fantascienza, i fumetti, i film, i videogiochi, diventando il
simbolo di ogni ipotetica Civiltà Perduta esistita in un remoto passato.
«Davanti a quella foce che viene chiamata, come dite, Colonne d’Eracle, c’era un’isola. Tale isola,
poi, era più grande della Libia e dell’Asia messe insieme, e a coloro che procedevano da essa si
offriva un passaggio alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente che stava dalla parte opposta,
intorno a quello che è veramente mare. […] In tempi successivi, però essendosi verificati terribili
terremoti e diluvi, nel corso di un giorno e di una notte, tutto il complesso dei vostri guerrieri di
colpo sprofondò sottoterra, e l’Isola di Atlantide, allo stesso modo sommersa dal mare,
scomparve.» (Platone, Timeo)
Quattro personaggi appaiono in entrambi i Dialoghi di Platone, due filosofi, Socrate e Timeo di
Locri, e due politici, Ermocrate e Crizia, sebbene solo quest’ultimo parli espressamente
di Atlantide. Nelle sue opere, Platone, fece ampio uso dei dialoghi socratici per discutere di
posizioni contrarie nel contesto di diverse supposizioni, e nel Timeo, all’introduzione del Mito, fece
seguire un resoconto della Creazione, della struttura dell’Universo e delle antiche Civiltà. Socrate,
ad esempio, riflette su una tipologia di società perfetta, già descritta da Platone nella Repubblica (c.
380 a.C.), chiedendo se lui e i suoi ospiti possano ricordare una storia simile, ed è qui che subentra
Crizia che menziona Atlantide, l’avversaria dell’antica Atene (la “società perfetta”), ad essa invisa e
in antitesi.
Crizia, descrive un aspetto molto particolare circa la governance terrestre, perché racconta che
le Antiche Divinità si divisero la Terra in modo che ognuna di loro potesse averne un lotto, e
a Poseidone fu lasciata, secondo i suoi desideri, l’Isola di Atlantide, una terra grande quasi un
continente, più grande dell’antica Libia (Nord Africa) e dell’Asia Minore (Anatolia) messe assieme.
Sempre secondo Platone, erano gli egiziani a custodire le maggiori informazioni su questa terra, i
quali la descrivevano come un’isola composta per lo più di montagne nella parte settentrionale e
lungo la costa:
«Mentre tutt’intorno alla città vi era una pianura, che abbracciava la città ed era essa stessa
circondata da monti che discendevano fino al mare, piana e uniforme, tutta allungata, lunga
tremila stadi [circa 555 km] sui due lati e al centro duemila stadi [circa 370 km] dal mare fin giù.
[…] a una distanza di circa cinquanta stadi [9 km], c’era un monte, di modeste dimensioni da ogni
lato […] L’isola, nella quale si trovava la dimora dei re, aveva un diametro di cinque stadi [circa
0,92 km]»
Delle misure non indifferenti per un semplice racconto utopico, non trovate?

Proseguì, inoltre nel Timeo, a raccontare di come Solone, giunto in Egitto, fosse venuto a
conoscenza da alcuni sacerdoti egizi, di un’antica battaglia avvenuta tra gli Atlantidei e gli antenati
degli Ateniesi, che avrebbero visto vincenti quest’ultimi[2]. Secondo questi sacerdoti,
l’Atlantide era una monarchia molto potente, con mire espansionistiche e coloniali, situata
geograficamente oltre le Colonne d’Ercole, politicamente attiva nel controllare l’Africa sino
all’Egitto e l’Europa sino all’Italia. Nel Dialogo successivo, il Crizia, purtroppo rimasto
incompiuto, Platone descrisse più nel dettaglio la situazione geopolitica dell’isola, collocando il
tutto, persino, ad una data preistorica migliaia di anni prima.
Crizia racconta che Poseidone s’innamorò di Clito, una fanciulla dell’isola e «recinse la collina
dove ella viveva, alternando tre zone di mare e di terra in cerchi concentrici di diversa ampiezza,
due erano fatti di terra e tre d’acqua», rendendola così inaccessibile agli uomini che all’epoca non
conoscevano la navigazione, rese inoltre rigogliosa la parte centrale, occupata da una vasta pianura,
facendovi sgorgare due fonti, una di acqua calda e l’altra di acqua fredda. La coppia ebbe dieci figli,
il primo dei quali Atlante e che divenne in seguito il governatore di questo vasto impero, con lui
la Civiltà si trasformò in una monarchia ricca e potente; l’isola, poi, venne divisa in dieci zone,
ognuna governata da un figlio del Dio del Mare e dai relativi discendenti.
Per un periodo fu un vero e proprio Paradiso, un Giardino dell’Eden, dove la terra generava beni e
prodotti in abbondanza, sorgevano porti, palazzi reali, templi, dimore e maestose opere. Al centro
della Città si ergeva il Santuario di Poseidone e Clito, lungo uno stadio (177 metri), largo tre plettri
ed alto in proporzione, rivestito di argento e al di fuori del misterioso Oricalco, – mentre di oro e
avorio all’interno -, con al centro una statua interamente d’oro raffigurante Poseidone sul suo
cocchio di destrieri alati, che arrivava a toccare la volta dello stesso Tempio.
Ognuno dei dieci re governava la propria regione di competenza e tutti erano legati gli uni agli altri
dalle disposizioni lasciategli da Poseidone, incise su di una Lastra di Oricalco posta al centro
dell’isola, attorno a cui si riunivano per prendere le decisioni più importanti. Crizia descrive anche
un particolare rituale che veniva eseguito prima di deliberare, che prevedeva una caccia
al Toro (una sorta di Corrida ante litteram) armati di soli bastoni e una libagione con il sangue
dell’animale ucciso, seguita poi da un giuramento ed una preghiera.
La virtù, la sobrietà dei governanti durò per generazioni, finché un bel giorno, il carattere umano
più opportunista ed egoista prese il sopravvento sulla loro natura divina. Caduti preda della
bramosia e della cupidigia, gli abitanti di Atlantide si guadagnarono l’Ira di Zeus, il quale chiamò a
raccolta gli Dèi per deliberare sulla loro sorte, decretandone, infine, la distruzione totale. Al di fuori
dei Dialoghi di Platone, non esiste, però, alcun riferimento antico di prima mano sull’Atlantide, il
che significa che tutti gli altri in qualche modo si rifecero alla sua versione, ad eccezione della
simile storia di Aztlán, presso gli Aztechi e le popolazioni di etnia nahua, una tra le più importanti
culture mesoamericane.
«[…] Aztlan, Aztatlan, il luogo degli Aironi, per questo motivo si chiama Aztlan; […]»
(Fernando Alvarado Tezozómoc, Crónica Mexicayotl, pp. 21-22)
Aztēcah, in lingua nahuatl, significa propriamente “Gente di Aztlán“, seppure l’etimologia della
parola sia ancora oggi incerta. Secondo quanto riportato nella “Crónica Mexicayotl”, il
nome Aztlán deriverebbe dalla parola nahuatl āztatl (composto da ātl, “acqua” unito a iztatl, “sale”),
che significa airone (o uccello d’acqua dalle piume bianche), al quale è stato aggiunto il gruppo
suffissale -tlā-n, che deriva da nomi di luoghi, col significato di “il posto nelle vicinanze di“,
perciò, Aztlán vorrebbe quindi dire “Posto degli Aironi“. È stato anche suggerito che il nome
potesse significare “il Luogo (del) Bianco“, a causa della somiglianza a livello fonetico tra questo e
la parola āztapiltic, ovvero “qualcosa di estremamente bianco“. Secondo un’ulteriore
teoria, Aztlán deriverebbe dal nome del dio Atl, associato all’acqua, e che significherebbe “vicino
all’acqua“.
A parte l’incerta origine del nome, una leggenda nahua narra di un luogo di nome Chicomoztoc,
cioè “Posto delle Sette Caverne“, popolato da altrettante tribù: Xochimilca, Tlahuica, Acolhua,
Tlaxcalan, Tepanechi, Chalco, Aztechi; popoli che insieme ai nahuatlaca (“gente nahuatl“)
lasciarono le caverne e si stabilirono ad Aztlán. Ciascun popolo, poi, andò a creare una propria città-
stato nell’attuale territorio del Messico: le più importanti furono Xochimilco, Tlahuica (oggi nello
stato di Morelos), Acolhua, Tlaxcala, Huexotzinca (l’odierna Puebla), Azcapotzalco e Matlazinca.
Gli Aztechi furono gli ultimi di questi popoli ad emigrare (intorno all’830) e, secondo il mito,
impiegarono 302 anni per raggiungere la loro meta. Una volta giunti nella Valle di
Anahuac (odierna Valle del Messico), si resero conto che ogni territorio era già stato occupato, e
furono costretti a deviare il loro percorso verso le sponde del Lago Texcoco. Qui finalmente,
apparve il simbolo risolutore della profezia che nel 1325 permise a Tenoch la fondazione di
Tenochtitlan.
Ritornando sul nostro versante atlantico, e nonostante alcuni antichi studiosi avessero ritenuto un
fatto storico il racconto di Platone, il suo allievo Aristotele, per contro, non diede peso alla cosa,
liquidandola come un’invenzione del maestro: “L’uomo che l’ha sognata, l’ha anche fatta
scomparire.” Altri, invece, credettero alla sua veridicità, tra cui il filosofo Crantore da Soli, allievo
di Senocrate (a sua volta allievo di Platone) e primo commentatore di Platone, in quanto gli fu
riferito di Cronache sull’Atlantide scritte su di una stele dell’antico Tempio di Sais in Egitto.
«Con tutto il rispetto per l’intero racconto di Atlantide, alcuni affermano che è storia vera: questa è
l’opinione di Crantore, il primo commentatore di Platone, il quale sostiene che il filosofo venne
deriso dai suoi contemporanei per non essere lui l’inventore della Repubblica, essendosi sempre
limitato a trascrivere ciò che gli Egiziani avevano scritto sull’argomento. […] Crantore aggiunge
che questo è confermato dai profeti degli Egiziani, i quali affermano che i particolari, così come li
ha narrati Platone, sono incisi su alcune colonne che si conservano ancora.» (Proclo, Commento al
Timeo di Platone, Libro I, 76, 1-15)
Nel corso dei secoli, comunque, si rincorsero simili storie, a cominciare da quella del mito di Forco,
conosciuto anche come Forci o Forcide (in greco antico: Φόρκος, Phórcos o Φόρκσς, Phórkys), una
divinità primordiale della mitologia greca e che rappresentava i pericoli nascosti nelle profondità
marine. Citato sovente come figlio di Ponto e di Gaia, secondo altri, invece, insieme a Crono e Rea,
uno dei primi figli di Oceano e Teti, in ulteriori scritti appare anche come fratello
di Nereo, Taumante, Euribia e Ceto e, secondo la Teogonia di Esiodo, proprio con la sorella Ceto,
generò molti figli, per lo più mostri marini, conosciuti come Forcidi: tra di essi particolare
importanza ricoprono le Gorgoni (Euriale, Steno e la famosa Medusa), le Graie e Ladone.
Non è certo il luogo dove Forco dimorava, secondo taluni miti la sua tana era ad Arinno, sulla costa
dell’Acaia, secondo altri sull’isola di Cefalonia, altri ancora lo collocano ad Itaca, ma una figura
mitologica affine è menzionata anche nell’Eneide, si tratta di un latino padre di Sette Giovani che
combatterono contro i Troiani di Enea, (il quale ne ucciderà due), mentre secondo una leggenda
romana, Forco era invece un potente re di Sardegna e di Corsica, non di rado denominata
anche Tirrenide, in quanto regno satellite di Atlantide; tuttavia sarebbe stato soverchiato in
combattimento navale da Atlante (Re di Atlantide), morendo poi annegato (in seguito, i suoi amici
lo avrebbero deificato ed annoverato fra le divinità marine).
«Rex fuit Forcus Corsicae et Sardiniae qui cum ab Atlante rege navali certamine cum magna
exercitus parte fuisset victus et obrutus finxerunt soci eius eum in deum marinum esse conversum.»
(Servio, commento al V libro dell’Eneide)
Diodoro Siculo (I secolo a.C.), collocava la capitale di Atlantide a Kerne, avamposto cartaginese
sulla costa atlantica dell’Africa, fondata da Annone il Navigatore: probabilmente nel Rio de Oro, ex
Sahara spagnolo, mentre lo storico romano del IV secolo d.C., Ammiano Marcellino, dissertando
sulle perdute opere di Timagene, storico attivo nel I secolo a.C., scrisse che i Druidi della
Gallia raccontavano che parte degli abitanti di quella terra erano lì migrati da delle isole lontane, e
sempre secondo Diodoro Siculo, i Celti che venivano dall’Oceano adoravano gli dèi
gemelli Dioscuri che apparvero loro provenienti dall’Oceano stesso.
Le storie più fantasiose (anche se non troppo), le ritroviamo però da dopo il periodo rinascimentale
ad oggi, con opere utopiche di numerosi scrittori. La coeva scoperta dell’America, inoltre, pose
subito il problema di una qualche sua conoscenza previa, e dunque anche il dilemma della
discendenza e dell’origine dell’umanità americana, del tutto inaspettata nella cultura europea
dell’epoca. Così, la primissima Atlantide moderna fu, per ovvie ragioni, il Nuovo Mondo. La Nuova
Atlantide di Francesco Bacone del 1627 descriveva una società utopica, chiamata Bensalem,
collocata al largo della costa occidentale americana; un personaggio del libro sostiene che la
popolazione proveniva da Atlantide, fornendo una storia simile a quella di Platone e collocandola
sul suolo americano.
Lo scienziato Olaus Rudbeck (1630-1702) scrisse l’opera Atlantica (Atland eller Manheim), un
lungo trattato dove sosteneva come la propria patria, la Svezia, fosse la perduta Atlantide, la Culla
della Civiltà, e come lo svedese fosse la lingua di Adamo da cui si sarebbero evoluti persino il
latino e l’ebraico! The Chronology of the Ancient Kingdoms Amended (1728, postumo) scritto
nientemeno che dal celebre scienziato ed alchimista, Isaac Newton, studiava una varietà di
collegamenti mitologici con l’Atlantide. Così come verso la fine del Settecento l’astronomo e
letterato francese, Jean Sylvain Bailly tornò a parlare di Atlantide nelle sue opere più importanti, tra
cui l′Histoire de l’astronomie ancienne (1775) e le Lettres sur l’Atlantide de Platon (1779), dove
egli unì il racconto del Continente Perduto al Mito di Iperborea, una leggendaria civiltà nordica di
cui Erodoto e altri storici antichi avevano lasciato delle testimonianze. Bailly sosteneva, infatti, la
tesi secondo cui una Atlantide nordica fosse la Civiltà Originaria del genere umano, che essa avesse
inventato le arti e la scienza e “Civilizzato” i popoli cinesi, indiani, egizi, etc.
Egli posizionò questo popolo primigenio nel lontano nord dell’Eurasia, nell’isola di Spitzbergen (la
più grande isola dell’arcipelago norvegese delle Isole Svalbard), argomentando che quelle dovevano
essere state le prime regioni abitabili quando la Terra, originariamente incandescente ed inospitale
alla vita (secondo le ipotesi paleoclimatiche teorizzate da Buffon e Mairan), aveva incominciato a
raffreddarsi. Poi, il costante raffreddamento della Terra, le rese inabitabili, mentre l’ancestrale
territorio di questa Civiltà finì sotto delle lastre di ghiaccio, e che contribuirono a far perdere
completamente le tracce degli Atlantidei, obbligando i loro discendenti a spostarsi più a sud per
colonizzare le altre zone del globo; teoria senza alcun dubbio affascinante, specie per l’epoca in cui
fu redatta.
Verso la metà e nel tardo Ottocento numerosi rinomati studiosi mesoamericani, a partire da Charles-
Etienne Brasseur de Bourbourg, oltre a Edward Herbert Thompson e Augustus Le Plongeon,
proposero l’idea che Atlantide, come abbiamo già letto, fosse in qualche maniera correlata alla
civiltà Maya e alla cultura Azteca. La pubblicazione nel 1882 del libro, Atlantis: the Antediluvian
World di Ignatius L. Donnelly, stimolò un notevole interesse popolare sul tema. Donnelly prese
seriamente il resoconto di Platone su Atlantide e tentò di stabilire che tutte le antiche civiltà
conosciute discendessero da questa progredita cultura del Neolitico; si deve a lui il concetto di
una Civiltà Perduta e preesistente dalla quale discendono tutti i popoli della Terra.
Infatti, secondo Donnelly, Atlantide era il biblico Paradiso Terrestre dove si erano sviluppate le
prime forme di Civiltà, i suoi abitanti si erano sparpagliati colonizzando poi l’America, l’Europa e
l’Asia, dove i suoi re e le sue regine erano divenuti gli Dèi delle antiche religioni, e circa tredicimila
anni fa, l’intero continente venne sommerso da un cataclisma di origine vulcanica. Nel corso della
fine dell’Ottocento varie idee ed ipotesi sulla natura leggendaria di questo continente si
combinarono con storie di altre ipotetiche “Terre Perdute” nate nel frattempo, tra
cui Mu e Lemuria. La teosofa Helena Blavatsky, riprendendo parzialmente e sviluppando le tesi di
Bailly, scrisse nel suo libro La Dottrina Segreta (1888) le informazioni contenute in un antico
manoscritto perduto intitolato Le Stanze di Dzyan, tra cui le storie degli Atlantidei nordici che
sarebbero stati eroi culturali (nonostante Platone li avesse descritti dediti principalmente alle arti
militari), e che rappresentavano la quarta “Razza Radicale” (Root Race) dopo
quella polare, iperborea e lemurica, a cui sarebbe poi succeduta la quinta e attuale “Razza
Ariana“[3].
Le rivelazioni della Blavatsky e di altri teosofi come Annie Besant, Charles Webster Leadbeater, e
infine di Rudolf Steiner (che come sappiamo fonderà l’Antroposofia), derivanti da indagini occulte
all’interno dell’Akasha condotte tramite presunte capacità chiaroveggenti, contribuirono a
diffondere una concezione dell’Atlantide come di un luogo primordiale e dal quale sarebbe discesa
tutta la sapienza delle successive Civiltà Umane. Tra i punti in comune delle loro tesi vi era la
suddivisione della Razza Atlantidea in Sette sotto-razze, a cui corrispondono Sette diverse epoche di
sviluppo e di progressiva evoluzione del Genere Umano; insomma, il Sette è ancora una volta un
numero presente ed estremamente importante a causa dei suoi risvolti esoterici.

 I Rmoahals, il cui nome deriva dal loro tipico grido di guerra, furono la prima sotto-razza
atlantidea: dominati da impulsi e sentimenti collettivi, avevano una grande capacità
mnemonica con cui compensavano la mancanza di pensiero logico. Animati da una
profonda venerazione per la natura, erano capaci di utilizzarne le forze vitali per
trasformarle in energia motrice. La condivisione delle memorie collettive li portò allo
sviluppo del linguaggio: la parola, originariamente dotata di potere magico e sacrale, fece
così la sua comparsa.
 I Tlavatli, succeduti ai Rmoahals, svilupparono ulteriormente la forza evocativa della
memoria deviandola, poi, verso l’ambizione: si cominciarono a venerare gli antenati e le
gesta delle persone ritenute valorose.
 I Tolteki, terza sotto-razza atlantidea, iniziarono ad unirsi in gruppi accomunati non più da
simpatie naturali, ma dal ricordo dei propri eroi e condottieri, le cui qualità venivano
trasmesse per via ereditaria ai discendenti. Nacquero fiorenti comunità, insieme a un nuovo
culto della personalità, incoraggiata dai maestri delle scuole iniziatiche, che godevano allora
di una profonda venerazione, essendo considerati diretti portavoce degli Dèi. Si presume che
lo splendore della civiltà tolteka è quella narrata nei dialoghi di Platone.
 I Turani primitivi svilupparono a tal punto l’ambizione da tramutarla in egoismo: la capacità
atlantidea di dominare le forze della natura venne abusata con conseguenze nefaste. L’uso
sfrenato del potere a fini personali degenerò in pratiche di Magia Nera che, opponendosi
l’un l’altra, condussero alla distruzione di Atlantide in un solo giorno e una sola notte come
riferito da Platone.
 I Protosemiti riuscirono in parte ad arginare i devastanti effetti delle forze scatenate dalla
sotto-razza precedente, grazie al primo sviluppo del pensiero logico in grado di tenere a
freno i desideri egoistici. Nacque la facoltà di giudizio, e l’impulso all’azione venne distolto
dalla natura esterna, cominciando ad essere vagliato interiormente e producendo il germe
dell’umanità attuale.
 Gli Accadi svilupparono ulteriormente la forza del pensiero, perdendo così il dominio sui
poteri vitali delle piante, acquisendo soltanto il controllo su quelli minerali. L’ordine e
l’armonia degli stati non si ressero più sui ricordi comuni, ma sull’elaborazione di leggi in
grado di sottomettere il dispotismo individuale. Si iniziò a dare importanza all’intelligenza e
alla capacità di innovazione delle persone, anziché alla vividezza delle loro imprese passate.
 I Mongoli, settima e ultima sotto-razza di Atlantide, raggiunse uno sviluppo del pensiero in
grado di connettersi con la potenza degli elementi vitali, su cui si era comunque perso quasi
ogni controllo. La caratteristica di abbandonarsi alle forze occulte della vita è quella che si è
in parte mantenuta nelle attuali popolazioni asiatiche.

Inoltre, le prime tre razze furono definite rosse, le altre quattro invece bianche, e da un piccolissimo
gruppo della quinta sotto-razza, la Protosemita, il cosiddetto Supremo Iniziato dell’Oracolo del
Sole, (conosciuto nella letteratura teosofica come Manu), scelse alcuni individui particolarmente
dotati e progrediti nel pensiero logico, per separarli dagli altri e condurli all’interno dell’Asia, dove
dettero vita alla nuova razza-radicale dell’Umanità, quella attuale.
Dopo la scuola teosofica e antroposofica, un altro chiaroveggente che menzionò l’Atlantide fu il
sensitivo americano Edgar Cayce, in una serie di sedute di cui la prima si svolse nel 1923,
asserendo che essa era collocata nei Caraibi, che doveva trattarsi di una Civiltà altamente evoluta,
oramai sommersa, ma all’epoca dotata di forze navali ed aeree mosse da una misteriosa e non
meglio precisata forma di Cristallo di Energia. Predisse che alcune parti di quel continente
sarebbero poi riemerse nel 1968/1969, ma l’unico evento degno di nota, invece, fu il rinvenimento
della Bimini Road, una formazione rocciosa sommersa con pietre rettangolari appena al largo di
North Bimini Island, ritenuta come una possibile prova e ancora oggi oggetto di interesse e di studio
da parte di molti ricercatori.
Il Mito, come c’era da aspettarselo, attrasse anche i teorici e gli studiosi nazisti, sin da quando “La
Teoria del Ghiaccio Cosmico” di Hanns Hörbiger[4] (1913) aveva conquistato un vasto appoggio
popolare in Germania, promossa inoltre dal regime nazista per le sue implicazioni razziali. Egli
riteneva che la Terra fosse soggetta a periodi cataclismatici provocati dalla caduta di una serie
di Corpi Celesti e da comete, così come la sommersione di Lemuria e di Atlantide, sarebbe stata
determinata dalla cattura dell’attuale satellite della Terra, la Luna. Malgrado questo fiorire
impressionante di teorie, congetture, ipotesi, elucubrazioni, vi furono tra i tanti teorici anche dei
docenti, come William Fairfield Warren che, allora professore di teologia sistematica presso la
Boston University, scrisse un libro nel 1885, Paradise Found: The Cradle of the Human Race at the
North Pole, dove sosteneva l’ipotesi secondo la quale il nucleo originario del genere umano
provenisse anticamente dal Polo Nord, dove poi vi collocò l’Atlantide, il Giardino dell’Eden,
il Monte Meru, Avalon ed Iperborea. Analogamente anche Helena Blavatsky incorporò l’ipotesi di
una “Atlantide Iperborea” all’interno di una pseudo-storia (o storia fantastica) che coinvolgeva vari
continenti e razze, umane e semiumane.
Atlantide era rappresentata dalla Blavatsky come un continente polare che si estendeva dall’attuale
Groenlandia fino alla Kamčatka, e il cui destino si legò indissolubilmente a quello di una razza
particolarmente controversa: gli Ariani, che nella visione della teosofa doveva trattarsi di una razza
superiore, seconda in ordine cronologico tra le razze umane, costituita da Giganti androgini dalle
fattezze mostruose. Nell’ipotesi pseudostorica menzionata dalla Blavatsky, quando
gli Ariani migrarono a sud verso l’India, scaturì da loro una ulteriore sotto-razza, quella dei Semiti,
così tale mito di una “Atlantide Iperborea” fece ingresso all’interno delle ideologie ariane ed
antisemite della fine del XIX secolo, ispirando il successivo Nazismo Esoterico. Furono proprio i
primi circoli esoterici, come ad esempio la Società Thule (che prendeva il nome dalla mitica
capitale di Iperborea), a fomentare molte teorie antisemite ed ariane, desunte dal lavoro mitologico
della Blavatsky, o indirettamente da Bailly (il quale nei suoi lavori, in realtà, mostrava chiare
posizioni antirazziste).
I membri della Società Thule, in particolare, prestarono un aiuto fondamentale ad Adolf Hitler (che
probabilmente aveva letto alcuni libri dei teosofi ariani viennesi quando viveva in Austria) nel
fondare il NSDAP, il Partito Nazista. Alfred Rosenberg, compagno vicino a Hitler durante gli anni
in cui questi soggiornò a Monaco di Baviera, aveva posto il mito di un’Atlantide Iperborea nel
cuore di un suo voluminoso tomo dottrinale: Il Mito del XX secolo (Der Mythus des 20.
Jahrhunderts), pubblicato nel 1930. Rosenberg sosteneva come vera la passata esistenza
di Atlantide nel lontano nord e riproponendo quasi integralmente la tesi baillyiana, tutte ipotesi che
portarono nel 1938 l’alto ufficiale Heinrich Himmler (allora capo supremo delle forze dell’ordine
del Terzo Reich) ad organizzare una ricerca in Tibet, allo scopo di trovare le spoglie degli Atlantidei
Bianchi. Se ne occupò infine anche Julius Evola[5], dove riprendendo chiaramente le tesi di Bailly,
identificò in Atlantide uno dei molti riferimenti presenti nelle opere antiche alla sede dell’Iperborea,
luogo d’origine di esseri “più che umani” regnanti durante l’Età dell’Oro, a sua volta ritenuto essere
il polo nord, ancora non colpito da un clima rigido, ma anzi regione definita “Solare“[6].
Forse la visione più romantica la si deve a Rudolf Steiner, che in merito all’Atlantide scrisse come
essa sia appartenuta al quarto grande periodo di evoluzione del pianeta, precedente quello attuale.
Secondo la sua visione, Atlantide era un continente perennemente immerso dentro nebbie, vapori e
foschia, specie a causa della costante presenza di anime in procinto di incarnarsi, situabile
presumibilmente dove oggi si trova l’Oceano Atlantico[7]. Sempre secondo Steiner,
gli Atlantidei possedevano facoltà di chiaroveggenza oggi scomparse, in virtù del fatto che all’epoca
il loro Corpo Fisico era piuttosto separato dalle altre componenti spirituali. Questa loro costituzione
e conformazione, favoriva la possibilità che Entità progredite si incarnassero nei loro Corpi per
poterli guidare come Maestri Spirituali all’interno di scuole iniziatiche; tali percezioni così affinate,
venivano sviluppate con la musica e il canto, su particolari armonie oggi non considerate
“musicali”. Nei primi tempi, la consistenza “molle” dei loro Corpi consentiva loro di allungare
esteticamente gli arti o le dita a loro piacimento, mentre la vista era meno sviluppata, come meno
sviluppato era anche il pensiero logico, seppure questi limiti fossero compensati da un’incredibile
memoria con cui gli Atlantidei tenevano a mente ogni esperienza.
«Il veggente che esaminasse la connessione fra il corpo eterico e quello fisico dell’uomo
dell’Atlantide, arriverebbe a una ben strana scoperta. Mentre nell’uomo attuale la testa eterica
combacia con una certa approssimazione con la parte fisica della testa, sporgendone appena un
poco, la testa eterica di un uomo dell’Atlantide si protendeva molto al di sopra di quella fisica; con
più precisione, sporgeva di molto la parte frontale della testa eterica. Esiste un punto nel cervello
fisico, fra le sopracciglia e circa un centimetro all’interno, cui corrisponde oggi un punto nella
testa eterica. Negli Atlantidei quei due punti erano ancora molto distanti l’uno dall’altro, e
l’evoluzione consistette nel riavvicinarli sempre più. Nel quinto periodo atlantico il punto della
testa eterica si avvicinò al cervello fisico, e per il fatto che i due punti combaciavano si
svilupparono alcune caratteristiche dell’umanità attuale: il calcolare, il contare, la facoltà di
giudizio e in genere la capacità di formare concetti, l’intelligenza. Prima gli Atlantidei avevano
solo una memoria sviluppata, ma non ancora la facoltà di connettere i pensieri, e qui abbiamo
proprio l’inizio della Coscienza dell’Io.» (Rudolf Steiner)
Steiner, sosteneva che la Sfinge di Giza, il cui corpo animale è così discordante dalla testa,
ricordava l’aspetto degli uomini di Atlantide, un retaggio di come doveva apparire un individuo di
questa misteriosa Civiltà, con la parte eterica della testa più evoluta, sovrastante l’aspetto fisico del
tutto animalesco, visibile ancora oggi nelle sculture delle Sfingi egizie. Tale forma antropomorfa
avrebbe rappresentato, perciò, lo sviluppo incompiuto dell’essere umano, il cui Corpo attendeva di
essere modellato dalla testa, già in essere e compiuta. Gli Atlantidei, inoltre, sosteneva che vivevano
a stretto contatto con la Natura, in abitazioni formate da oggetti naturali trasformati, così come si
erano organizzati a vivere in piccoli gruppi con un forte senso gerarchico delle autorità, tenuti
insieme da affinità di sangue. Sarebbe poi stata distrutta, sempre secondo la sua visione, a seguito di
catastrofi idriche e glaciali, seppure gruppi di sopravvissuti, tramite successive ondate migratorie,
sarebbero partite dall’attuale Irlanda per poi spingersi verso sud.
Ovviamente anche il mondo dell’arte, della letteratura e del cinema non poteva restare esente dal
fascino di questo intramontabile Mito, tra i più importanti da menzionare si ricorda il classico di
Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari (1870) che nella sua tortuosa e intrigante storia, è
compresa anche una visita alle rovine sommerse di Atlantide[8]. Scesi dal sottomarino Nautilus,
il Capitano Nemo conduce il protagonista, il professore Aronnax, verso la città leggendaria in una
delle tante passeggiate in scafandro (nel Capitolo IX della seconda parte del romanzo). Altro
celeberrimo romanzo è L’Atlantide (1919) di Pierre Benoît, dove immagina i discendenti del
continente perduto nel Deserto del Sahara, romanzo che ispirerà la maggior parte delle opere e dei
film successivi sul tema, così come nel romanzo Aelita (1922), di Aleksej Nikolaevič Tolstoj, che
pose i superstiti degli Atlantidei addirittura sul pianeta Marte. Interessante anche il romanzo breve
di Arthur Conan Doyle L’abisso di Maracot (The Maracot Deep, 1929), tradotto anche
come L’abisso di Atlantide, dove narra le avventure di tre scienziati che scoprono, con l’ausilio di
un batiscafo ottocentesco, una civiltà ancora fiorente sul fondo dell’Oceano Atlantico. Nei racconti
fantasy di Robert E. Howard su Conan il Barbaro (1932), il popolo barbarico dei Cimmeri, di cui fa
parte il protagonista titolare, sarebbero i discendenti del popolo di Atlantide che si sono devoluti
dopo il cataclisma che ha inabissato il continente e a seguito di lunghe guerre contro diversi gruppi
ostili.
Non poteva inoltre mancare anche la presenza di J.R.R. Tolkien, il quale nel descrivere la caduta
dell’isola di Númenor nel Il Silmarillion (1977) si ispirò al mito di Atlantide. Nella cornice
dell’opera, l’evento viene ricordato come “La Caduta” – che nella lingua elfica inventata da
Tolkien diventa “Atalantë“, e dal momento che l’opera di Tolkien intende descrivere una “mitologia
immaginaria” del nostro Mondo, l’implicazione evidente è che Númenor sia di fatto Atlantide. Ma
un aspetto interessante ci viene anche dall’altro grande scrittore, amico di Tolkien, Clive Staples
Lewis, che nel libro Il nipote del Mago (1955), – e che secondo la cronologia della trama è il primo
del ciclo de Le Cronache di Narnia –, lo zio Andrew riferisce al nipote Digory Kirke che gli anelli,
permettono di viaggiare fra Mondi Diversi[9], in quanto dispongono di questo potere perché sono
stati trattati con una polvere magica che egli scoprì provenire da Atlantide.
Nel romanzo fantascientifico, “Il Codice di Atlantide” di Stel Pavlou del 2001, egli racconta
che Atlantide sia situata al Polo Sud, in qualità di “città sopita” di un’antica civiltà avanzatissima,
pronta a risvegliarsi come una bomba ad orologeria nel momento in cui, il Sole, avrebbe messo in
pericolo la Terra, evento previsto dagli Atlantidi con dei sofisticati calcoli astronomici. Atlantide,
inoltre, assume un ruolo centrale anche nelle avventure di Martin Mystère, il detective
dell’impossibile ideato dall’italiano Alfredo Castelli nel 1982 per Sergio Bonelli Editore. Secondo
le ricerche del prof. Mystère, Atlantide e Mu erano due imperi o civiltà rivali, tecnologicamente
molto avanzate e in cui parte della popolazione era dotata di poteri telepatici o magici, che si
autodistrussero a causa di un’arma particolare, poi impazzita, dopo secoli di convivenza
caratterizzati da periodi alterni di conflitto aperto e guerra fredda, ricacciando l’Umanità nella
barbarie[10].
Anche nel celebre e al personalmente caro anime giapponese, “Nadia – Il Mistero della Pietra
Azzurra” (1990-1991) del regista Hideaki Anno, prodotto dalla Gainax, liberamente ispirato dal
romanzo di Verne, la Civiltà di Atlantide viene proposta come una colonia fondata da
degli Extraterrestri giunti sulla Terra, di cui alcuni dei protagonisti della storia sono gli ultimi
discendenti, creatori della Razza Umana attuale, dopo aver modificato e ibridato delle scimmie,
forgiandola con il solo scopo di asservirla ai propri voleri e servigi, schiavizzandola.
Ma probabilmente, una delle storie più interessanti la riscontriamo nel mondo immaginario
dell’Universo DC, dove la città comparve per la prima volta in Adventure Comics vol. 1 n.
260 (maggio 1959), creato da Robert Bernstein e Ramona Fradon. La storia iniziale della città fu
successivamente riportata in The Atlantis Chronicles, una serie limitata pubblicata dalla DC Comics
nel 1990, scritta da Peter David ed illustrata da Esteban Maroto. In questo caso, il continente
di Atlantide, si racconta che fu colonizzato 65 milioni di anni fa da una Razza Extraterrestre
Umanoide, conosciuta come i Cacciatori/Raccoglitori, che procedeva verso un progetto di studio e
di estinzione dei Dinosauri. Circa un milione di anni fa, tale società prosperava al fianco dell’Homo
Erectus, i precursori dell’Uomo Moderno, anche se successivamente l’intervento dei Marziani
Bianchi, portò ad una mutazione della struttura genetica dell’Homo Sapienza, creando così
il Metagene.
La storia, inoltre, arrivò a complicarsi a tal punto con l’inserimento di altri personaggi, situazioni e
contesti, ma a grandi linee è interessante il dipanarsi della vicenda, specie quando si narra che
migliaia di anni fa, il livello di magia sulla Terra cominciò a cadere a causa del risveglio di
un’Entità dormiente, conosciuta come Darkworld. La strega atlantidea Citrina fece così un patto
con i Signori del Caos che governavano Gemworld, cosa che gli permise di creare una casa per
gli Homo Magi e tutte le creature dipendenti dalla Magia, come le Fate, gli Elfi, i Centauri, e così
via, che desideravano emigrare dalla Terra. Gemworld fu così colonizzata dagli Homo
Magi emigrati dalla Terra, e crearono le Dodici Case Dominanti di Atlantide. Darkworld era una
dimensione formata dal Corpo di un’Entità Cosmica sconosciuta, e che successivamente cadde in
un sonno profondo. I sogni di questa Entità furono i responsabili della creazione dei primi Signori
di Caos ed Ordine, Chaon (Caos), Gemimn (Ordine), e Tynan, (l’Equilibratore). Queste Entità,
insieme a molte altre, cominciarono ad essere venerate come Dèi dagli abitanti
di Atlantide. Darkworld fu collegata ad Atlantide da una massiccia “catena” creata da Deedra, Dèa
della Natura, e alcuni maghi Atlantidei come Arion e Garn Daanuth; più tardi impararono ad
incanalarne le energie mistiche, permettendogli di avere dei poteri quasi divini…
Questo inedito sincretismo tra l’Archeologia, l’Esoterismo e il Fantasy, ha condotto nel corso degli
anni a rilevare alcune analogie tra le Civiltà dell’Antico Egitto e quelle dell’America Centrale,
come le costruzioni piramidali, l’imbalsamazione, l’anno diviso in 365 giorni, leggende comuni,
affinità linguistiche, etc., facendo così pensare ad un ponte naturale tra le due popolazioni, o una
comune ed antichissima origine. Singolare che persino Joseph Smith, fondatore della Religione
Mormonica, nel 1820, quando ancora era un contadino quindicenne di Manchester, nella Contea di
Ontario a New York, ebbe un primo incontro con l’Angelo Moroni e che gli promise rivelazioni
straordinarie. E le rivelazioni arrivarono, quando anni dopo questo Essere gli mostrò il nascondiglio
dove si trovavano alcune preziose tavole placcate d’oro, scritte in una lingua sconosciuta e che
Smith, illuminato da un’improvvisa ispirazione divina, si mise diligentemente a tradurre. Nel 1830
uscì Il Libro di Mormon, vera e propria Bibbia della Setta dei Mormoni[11] e che descrive, ad un
certo punto, una catastrofe con caratteristiche del tutto atlantidee, avvenuta subito dopo
la Crocifissione del Cristo.
«Nel trentaquattresimo anno, nel primo mese, nel quarto giorno, sorse un grande uragano, tal che
non se ne era mai visto uno simile sulla Terra; e vi fu pure una grande e orribile tempesta, e un
orribile tuono che scosse la Terra intera come se stesse per fendersi […]. E molte città grandi e
importanti si inabissarono, altre furono in preda alle fiamme, parecchie furono scosse finché gli
edifici crollarono, e gli abitanti furono uccisi e i luoghi ridotti in desolazione […] Così la superficie
di tutta la Terra fu deformata, e scese una fitta oscurità su tutto il paese, e per l’oscurità non
poterono accendere alcuna luce, né candele né fiaccole…» (Il Libro di Mormon, Joseph Smith)
Arrivati a questo punto, a conclusione di tutte le informazioni sin qui riportate su Atlantide, se
compariamo le diverse teorie sulla sua origine e successiva distruzione, è possibile tracciarne una
curiosa ed immaginaria cronologia.

 Il continente di Atlantide, si racconta che fu colonizzato 65 milioni di anni fa (probabilmente


anche in una data antecedente), da una Razza Extraterrestre Umanoide, conosciuta come
i Cacciatori/ Raccoglitori, che procedeva nel loro progetto di studio ed estinzione
dei Dinosauri. (Universo DC / Nadia – Il Mistero della Pietra Azzurra / Prometheus di
Ridley Scott)
 Tra i 4.500.000 e i 900.000 anni fa, l’Homo Sapiens venne creato ad Atlantide (Teosofia).
“A 7 gradi di latitudine Nord e a 5 gradi di Longitudine Ovest, nella località ove ora si
trova la costa Ashanti, compaiono gli Atlantidei, primi rappresentanti della Quinta Razza
Madre.” (W. Scott Eliott, The Story of Atlantis & Lost Lemuria, 1896)
 900.000 anni fa avvenne la fondazione di Tiahuanaco. La terza delle varie lune che –
secondo la “Dottrina” del visionario pseudo-scienziato tedesco H. Hörbiger – avrebbero
ruotato in tempi remoti intorno alla Terra per poi precipitare disastrosamente sulla sua
superficie, si avvicinò al pianeta, facendo salire il livello delle acque. Gli uomini e
i Giganti si rifugiarono sulle cime più alte e fondarono la civiltà marittima mondiale
di Atlantide. Presso il lago Titicaca, nell’attuale Bolivia, i Giganti edificarono il complesso
di Tiahuanaco; la loro forza colossale permise loro di realizzare un’opera impossibile per i
comuni esseri umani. (Hanns Hörbiger, Glazial Kosmologie, 1913)
 “Dai lineamenti dei volti dei Giganti giunge ai nostri occhi e al nostro cuore un’espressione
di sovrana bontà e di sovrana saggezza; un’armonia di tutto l’essere spira dal colosso, le
cui mani ed il cui corpo, nobilmente stilizzati, posano in un equilibrio che ha un valore
morale.” (Anthony Bellamy, Moons, Myths and Man, 1931)
 I Toltechi, o la seconda sotto-razza Atlantidea, con i loro due metri e mezzo di altezza non
furono da meno dei Giganti e ad Atlantide edificarono un immenso complesso, “La Città
dalle Porte d’Oro”, che sorse “presso la costa orientale, a circa quindici gradi a nord
dell’Equatore, sulle pendici di una collina alta circa centocinquanta metri sulla pianura;
sulla sommità della collina vi erano il palazzo e i giardini dell’imperatore, in mezzo ai quali
sgorgava un getto d’acqua che forniva il palazzo e le fontane e quindi scendeva in quattro
direzioni, e poi perveniva, per mezzo di cascate, a un canale circolare che circondava il
giardino”. (Arthur E. Powell, The Solar System, 1923)
 Secondo l’esploratore Percy Fawcett, i Toltechi, – che possedevano un potere per invertire la
forza attrattiva della gravità in una forza repulsiva -, permisero il sollevamento di possenti
pietre a grandi altezze e fondarono la città di Tiahuanaco (700.000 anni fa), oltre ad una città
chiamata Zeta, perduta nella giungla amazzonica del Mato Grosso.
 Il Tolteco divenne la lingua ufficiale del vastissimo Impero Atlantideo (circa sessanta
milioni di abitanti, sui due miliardi che popolano la Terra), e la tecnologia raggiunse un alto
sviluppo: “Per spostarsi, usavano delle aeronavi con una capacità da due a otto posti
costruite dapprima in legno, e poi con una lega metallica leggera, che brillava al buio come
se fosse stata dipinta con una vernice luminosa. Durante le battaglie le astronavi
spargevano gas tossici. Nei primi tempi erano mosse dal Vril, la Forza personale; quindi
esso fu sostituito con un’energia generata con un procedimento sconosciuto che agiva con
l’intermediario di una macchina. Per far salire l’astronave – che poteva raggiungere le
cento miglia all’ora – si proiettava la forza in basso, attraverso le aperture dei tubi sul retro
dell’apparecchio.” (Arthur E. Powell)
 600.000 anni fa avvenne la prima distruzione di Atlantide (Teosofia e altri). Dopo centomila
anni dalla fondazione, la “Città dalle Porte d’Oro” degenerò, i seguaci della Magia Nera,
tra cui l’Imperatore, divennero sempre più numerosi; “la brutalità e la ferocia aumentano, e
la natura animale si avvicina alla sua espressione più degradata”. (W. Scott Eliott)
 Un primo, grande cataclisma, forse scatenato dallo sconsiderato uso dei poteri occulti,
colpì Atlantide, la “Città dalle Porte d’Oro” venne distrutta, l’Imperatore Nero e la sua
dinastia perirono, l’avvertimento venne preso a cuore, e per un lungo periodo la stregoneria
sembrò scomparire.
 150.000 anni fa si verificò la seconda distruzione di Atlantide (Dottrina del Ghiaccio
Cosmico), la terza Luna impattò sulla Terra causandone la distruzione, “e gli uomini
primitivi la identificano con il Diavolo”.
 Le acque “si abbassano bruscamente per il calo della forza di gravità”, e le grandi città
atlantidee rimasero isolate sulle vette di inaccessibili montagne. I Giganti, che allora
governavano da milioni di anni, persero il controllo della situazione, e poi anche la loro
popolazione: gli uomini ritornarono allo stato primitivo. (A. Bellamy)
 Tra i 150.000 e i 75.000 anni fa, avvenne un’ulteriore caduta (Teosofia). Sull’Isola di Ruta,
ad Atlantide, venne ricostruita la “Città dalle Porte d’Oro”, vi prosperò così una civiltà
potente ma troppo sontuosa. Gli imperatori si abbandonarono nuovamente alle pratiche
di Magia Nera, e solo una piccolissima minoranza di Maghi Bianchi tenne a freno i malvagi
occultisti. Orribili esperimenti di biogenetica portarono alla creazione di un esercito di
mostri, ibridi a metà tra l’uomo e gli animali. (Tolkien, Il Silmarillion)
 Nel 75.025 a.C. avvenne la terza distruzione di Atlantide (Teosofia). Il “Re del Mondo”,
Vaivaswata, mosse guerra contro gli Atlantidei corrotti con un grande esercito, a bordo di
astronavi chiamate Vimana; i mostri furono sconfitti e le potentissime armi del “Re Del
Mondo” distrussero quasi totalmente il continente. Daitiya venne completamente sommersa,
mentre di Ruta si salvò solo una piccola parte, Poseidonia, ovvero l’Atlantide descritta da
Platone. Non è escluso che queste antichissime guerre celesti siano in qualche modo legate a
quanto accadde intorno al 2000 a.C. a Mohenjo-daro.
 Nel 10.000 a.C. si verificò la distruzione finale. Esseri Extraterrestri giunti dal
pianeta Suerta, atterrati in tempi remoti in qualche angolo sperduto del Brasile, e considerati
delle Divinità dalla tribù degli Ugha-Mongulala, decisero attorno al 10.048 a.C. di
abbandonare la Terra: “Stava per incominciare un’epoca terribile, dopo che le splendenti
navi dorate dei primi signori si furono spente nel cielo, come stelle…” E qualcosa di
terribile accade davvero, perché: “Che cosa avvenne sulla Terra? Chi la fece tremare tutta?
Chi fece danzare le stelle? Chi fece scaturire l’acqua dalle rocce? Il freddo era atroce, e un
vento gelido spazzava la Terra. Scoppiò una calura terribile, e al suo alito gli uomini
bruciavano. E uomini e animali fuggivano, in preda al panico. Tentavano di arrampicarsi
sugli alberi, e gli alberi li scaraventavano lontano. Quello che era in basso si capovolse e si
ritrovò in alto. Quello che era in alto precipitò sprofondando negli abissi…” (Karl
Brugger, Akakor, 1976)
 Un’immensa quantità di ghiaccio accumulatasi sull’Artide, durante l’ultima glaciazione,
scivolò nell’Oceano scatenando un maremoto gigantesco, ricordato nelle diverse tradizioni
mitologiche della Terra come il Diluvio Universale. (Ipotesi archeo-scientifica)
 Poseidonia, l’Atlantide descritta da Platone, ultimo relitto del gigantesco impero teosofico
ormai completamente allo sbando, in un giorno e una notte dell’anno 9564 a.C., dopo una
severa decisione degli Dèi, venne distrutta e inabissata nell’Oceano con tutti i suoi abitanti;
la catastrofe si ripercosse a livello mondiale. (Platone, Teosofia)
 Un gigantesco meteorite proveniente dalla Zona degli Asteroidi impattò nell’Atlantico,
generando una mostruosa onda di marea che distrusse la Civiltà di Atlantide. È il 5 giugno
del 8498 a.C. (Otto Muck, I Segreti di Atlantide, 1976)
 Dopo essere rimasta priva di qualsiasi satellite per 138.000 anni, la Terra attirò la sua quarta
Luna, quella attuale. Il fenomeno cosmico scatenò una gigantesca marea che, in una sola
notte, distrusse ogni cosa, mentre i possenti Giganti scomparvero per sempre; emersero,
infine, in varie zone del Mondo le antiche Civiltà storicamente conosciute. (Hanns
Hörbiger, Glazial Kosmologie, 1913)
 10.000 a.C.: avvenne il ritorno degli Atlantidei (The Cosmic Doctrine). Alcuni Grandi
Iniziati, – tra cui il Mago Merlino, sopravvissuto alla distruzione della città di Lyonesse, (un
insediamento realmente sprofondato al largo della Cornovaglia), e da molti ritenuta essere
una delle colonie di Atlantide –, fondarono il Centro Magico di Avalon, ove ripristinarono
gli antichi culti esoterici del Continente Perduto, scegliendosi come discepoli Artù e
i Cavalieri della Tavola Rotonda. Gli Atlantidei si mescolarono con i Celti, e si diffusero per
tutta l’Europa, ove elevarono megaliti a simboleggiare il Culto Solare. (Dion
Fortune, Avalon of the Heart, 1936)

[1] Il nome dell’isola deriva da quello di Atlante, leggendario governatore dell’Oceano Atlantico,
figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche, secondo Platone, il primo re dell’isola.
[2] Proprio nel periodo della guerra con gli Ateniesi, un immenso cataclisma fece sprofondare
l’isola nell’Oceano, presumibilmente l’Atlantico, distruggendola definitivamente.
[3] L’attuale Razza Ariana sarebbe composta da persone che avrebbero già vissuto, in vite
precedenti, sul continente remoto di Atlantide.
[4] Hanns Hörbiger (1860-1931) è stato un ingegnere, scrittore e astronomo austriaco. Raggiunse la
notorietà con la Teoria del Ghiaccio Cosmico (Welteislehre o WEL, esposta nel libro Glazial-
Kosmogonie del 1913) che ebbe vasta notorietà in Germania, prima e durante il Nazismo. La teoria
di Hörbiger sosteneva che la Terra ha avuto, nel suo passato arcaico almeno 7 o 8 diversi satelliti,
catturati dallo spazio come comete e progressivamente precipitati sulla Terra stessa, provocando
immani cataclismi. I periodi di avvicinamento dei satelliti avrebbero cagionato (per diminuzione
della gravità) la nascita di stirpi di Giganti, di cui parlano le varie mitologie del Mondo. La cattura
dell’attuale satellite della Terra, la Luna, avrebbe inoltre procurato la sommersione
di Atlantide e Lemuria, come la caduta di essa provocherà, probabilmente in futuro, la fine della
vita sulla Terra; seppure questa ipotesi sia da scartare dato che la Luna si sta allontanando dal nostro
pianeta. La Teoria del Ghiaccio Cosmico trovò all’epoca una vasta eco popolare e diede origine ad
un vero culto pseudoscientifico da parte di milioni di persone (WEL).
[5] Julius Evola è stato un filosofo, pittore, poeta, scrittore ed esoterista italiano. Fu personalità
poliedrica nel panorama culturale italiano del Novecento, in ragione dei suoi molteplici interessi:
arte, filosofia, storia, politica, esoterismo, religione, costume, studi sulla razza. Le sue posizioni si
inquadrano nell’ambito di una cultura di tipo aristocratico-tradizionale, oltre a tendenze ideologiche
in parte presenti nel fascismo e nel nazionalsocialismo, pur esprimendosi spesso in chiave critica
nei confronti dei due regimi. Evola ha avuto una sua influenza, anche se difficilmente
quantificabile, nel variegato panorama della cultura e della mistica fascista.
[6] Sebbene la maggior parte delle ipotesi, su cui si fonda la tesi di un’Atlantide Nordica, siano
ritenute pseudoscientifiche, se non palesemente inconsistenti sia dalla scienza che dalla storiografia
contemporanea, alcuni isolati scienziati e ricercatori, come il russo Valery Dyemin, ritengono
che Iperborea «sia esistita davvero» nel Circolo Polare Artico.
[7] Le Isole Canarie, insieme alle Isole Azzorre, rappresenterebbero l’ultimo avamposto
sopravvissuto dopo che essa sprofondò nel mare.
[8] La città sarebbe situata a 300 metri di profondità sul fondo dell’Oceano Atlantico, al centro di
un bosco sottomarino dietro a un promontorio sommerso.
[9] Per la prima volta si menziona la possibilità di viaggi tra Mondi Diversi, teoria che diverrà tema
portante nei successivi studi di questo saggio.
[10] La capitale di Atlantide era Poseidonia, la “Città dei Cinque Anelli“, mentre la capitale
di Mu era Corinna, la “Perla d’Oriente“.
[11] Non dimentichiamoci che il nucleo familiare di Joseph Smith era notoriamente vicino
alla Massoneria, così come lui e il fratello né presero i gradi attorno al 1840, per poi trasferire le
conoscenze e i rituali all’interno della propria Chiesa.
[Tratto da: “L’Universo Esoterico – Volume III” di Federico Bellini]
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