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Conflitti d’interesse
Nel mio libro “Le coop rosse” ho scritto nel primo capitolo (Da Togliatti all’Unipol) a
pagina 48 “…Su Fassino e Consorte non sono uscite altre intercettazioni; né è
trapelato alcunché sulle telefonate tra Consorte e D'Alema, ammesse da quest'ultimo.
Consorte non è stato sottoposto agli arresti domiciliari - che, si sa, sovente sciolgono
la lingua - per "motivi di salute". E quando la sinistra è arrivata al governo, il
viceministro Vincenzo Visco, che ha la delega per la Guardia di Finanza, ha subito
disposto il trasferimento d'ufficio e d'urgenza di tutti i vertici della Guardia di Finanza
lombarda, che, guarda caso, avevano indagato su Unipol. Insomma, chi tocca i fili...
Nel luglio del 2006 Vincenzo Visco con arroganza fece pressioni sul comandante
generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, affinché azzerasse senza
motivazioni l’intero vertice della GdF della Lombardia. Ufficiali impegnati in indagini
come quelle sulla scalata a Bnl da parte di Unipol e coop rosse.
Visco aprì quindi una crisi istituzionale con il vertice del Corpo militare, arrivando a
pronunciare un’oscura minaccia al comandante generale. La mette a verbale lo stesso
Speciale: “Visco mi disse - ha dichiarato nell’interrogatorio reso all’avvocato generale
Manuela Romei Pasetti - che se non avessi ottemperato a queste direttive erano
chiare le conseguenze cui sarei andato incontro”. Il caso-Visco "testimonia l’arroganza
di questa sinistra", ha affermato Silvio Berlusconi parlando con i giornalisti a Lucca.
Come dargli torto! Il comportamento di Visco è scandaloso ed è inaccettabile che un
viceministro abusi del suo ruolo per insabbiare un’inchiesta che investe il suo partito.
Il Giornale ha fatto bene a diffondere i documenti, perché la verità non è ciò che
conviene al Partito. Esiste un evidente conflitto di interessi tra grandi cooperative
rosse, PCI-PDS-DS-PARTITO DEMOCRATICO, Governo Prodi e mondo dell’alta
finanzia: la sinistra finge di non vedere.
Come da tempo puntualmente sosteniamo ecco un altro macroscopico esempio del più
grande conflitto di interesse dell’Italia del dopoguerra, altro che quello di Berlusconi! A
quando nuove leggi affinché Coopsette, Coopservice ed altri colossi, impropriamente
cooperativi, siano trattati come Società per Azioni e siano trattate fiscalmente allo
stesso modo di tutte le altre imprese private lucrative e speculative. Nel libro le coop
rosse il capitolo VI è dedicato ad Hera spa e affermo “Numerosi politici, studiosi e
giornalisti, da anni denunciano come il sistema delle partecipazioni locali rappresenti
un vero e proprio freno alle autentiche liberalizzazione dei servizi, configurando di
fatto un monopolio ed un blocco alla libera concorrenza. Questo fenomeno è diffuso a
tal punto da provocare un forte dissenso che si esprime da tempo con numerose
iniziative di cittadini e associazioni dei consumatori, con interpellanze e interrogazioni
nel Parlamento, nella Regione Emilia-Romagna, nei Comuni e nelle Province dove
opera Hera Spa.
Sarebbe il minimo per tentare di mettere una pezza a un’operazione disastrosa”. “Non
solo Se fossero amministratori con un briciolo di rispetto per i loro amministrati,
dovrebbero sentire il dovere di chiedere il risarcimento dei danni ai consulenti e ai
dirigenti di Hera spa, diretti responsabili della multa da 22 milioni di euro”. Se non
fossero così pervicacemente incollati alla poltrona dovrebbero liberare le Istituzioni
dalla loro imbarazzante presenza, ma così non sarà e soltanto una sonora bocciatura
elettorale, quando sarà, potrà restituirci fiducia e serenità in un futuro di verità e di
libertà. Comunque bei compagni alle coop e ad Hera!