Questo articolo è stato inserito nella pagina di approfondimento dedicata alla Meccanica Celeste.
Seguendo gli articoli di Enzo ho notato che citava l'utilizzo della "lagrangiana" per la soluzione di un problema in
questo approfondimento. Avevo già visto citato questo misterioso oggetto anche da altri che ne parlavano come di
una cosa fondamentale nella fisica classica e, ancora di più, nella fisica moderna. A grandi linee sapevo di cosa si
trattasse, ma non avevo mai approfondito l'argomento. La citazione di Enzo mi ha incuriosito ulteriormente e ho
cercato di capire meglio cosa fosse questa lagrangiana.
Per ordinare quanto sono riuscito a capire ho provato a metterlo per scritto. Gli articoli riuniti in questo
approfondimento nascono da questi appunti.
Come nei trailer dei film anticipo le scene principali.
Ho giocato un po' con Harry Potter. Ovviamente non c'è nulla di magico nella lagrangiana, ma alcune volte, da come
escono alcune soluzioni, sembra che un po' di magico ci sia. Non esageriamo con queste fantasie perché già
Maupertuis fu preso di mira dalla satira di Voltaire per avere dato una interpretazione troppo sopranaturale al
precursore della lagrangiana, non vorrei che se la prendesse anche con me.
La lagrangiana è una espressione matematica che racchiude in se tutto quello che c'è da sapere sul sistema.
Una specie di DNA del problema o, visto in altro modo, lo stato del sistema che stiamo studiando. Fu trovata da
Lagrange, da qui il nome, e pubblicata nel 1788 nel suo testo "Meccanica Analitica".
Per racchiudere il problema nella lagrangiana in qualche modo si usa la parola magica KappaU, infatti occorre mettere
insieme energia cinetica (K) e energia potenziale (U).
La lagrangiana sarebbe interessante, ma poco utile se non avessimo uno strumento per estrarre la soluzione da
questa espressione, la nostra luce Eulgrange. Lagrange ci ha dato anche questo, aiutato da Eulero. Questo strumento
è fatto di una equazione, denominata equazione di Eulero-Lagrange, nella quale inserire la lagrangiana per
ottenere la soluzione, cioè la posizione nel tempo delle componenti del sistema fisico che stiamo esaminando. Un
caratteristica importante di questa equazione: è sempre la stessa indipendentemente dal sistema di riferimento e
dalle coordinate scelte. Quindi il riferimento potrebbe essere inerziale o non; le coordinate cartesiane o di qualsiasi
altro tipo. Unico vincolo è quello di usare il minimo numero di coordinate possibili per il problema, se tutti i vincoli
fossero così!
Quello che mi ha sorpreso è che esista una espressione che abbia queste "magiche" proprietà. Ancora più
sorprendente è che una lagrangiana esiste non solo per sistemi che sono trattabili con la meccanica classica, ma anche
quando c'è di mezzo l'elettricità ed il magnetismo, quando la fisica classica non basta più ed occorre ricorrere alla
meccanica quantistica o alla relatività. Anzi sembra che più si vada avanti e più la lagrangiana diventi importante. Per di
più lo strumento per estrarre le soluzioni rimane sempre lo stesso. Monsù Giüsep aveva visto lontano!
Verrebbe da pensare che esiterà pure una espressione di questo genere, ma se ci sono voluti Lagrange ed Eulero
per trovarla, sarà una cosa talmente complicata che è meglio lasciare perdere!
Invece non è poi così complicata, almeno in molti casi trattabili con la meccanica classica. Si tratta di ricorrere a due
grandezze già viste in altri articoli: l'energia cinetica e l'energia potenziale.
Lagrangiana=energia cinetica – energia potenziale o utilizzando simboli spesso impiegati
Attenzione al segno meno, non è un errore di battitura! Non è il segno più, che darebbe l'energia totale, almeno
nei casi dove posso trascurare l'effetto degli altri tipi di energia. È proprio meno.
Cosa sono l'energia cinetica e l'energia potenziale è ben spiegato all'interno di questo articolo a partire da dove è
collocata la figura con Maga Magò e Mago Merlino.
Per entrare meglio nello spirito del metodo di Lagrange può essere utile sentire dallo stesso Lagrange quali erano le sue
intenzioni come le scrisse nella introduzione del suo libro "Meccanica Analitica" del 1788: "Ridurre la teoria della
meccanica … a delle formule generali, il cui semplice sviluppo fornisce tutte le equazioni necessarie per la risoluzione
del problema" e nelle avvertenze al lettore "I metodi che espongo non richiedono né costruzioni geometriche né
ragionamenti geometrici o meccanici, ma soltanto operazioni algebriche". Per questa ragione nel libro non ci
sono figure.
Ora proseguiamo con alcuni semplici esempi per esplorare le forme che assume la lagrangiana in diversi sistemi
di riferimento e con diversi tipi di coordinate. Questi esempi vorrebbero introdurre gradualmente quello che serve
per applicare il metodo di Lagrange alla ricerca dei punti lagrangiani.
Per trovare la lagrangiana seguo questo procedimento:
scelgo le coordinate;
esprimo l'energia cinetica nelle coordinate scelte;
esprimo l'energia potenziale nelle coordinate scelte.
L'energia cinetica è come sempre che dobbiamo esprimere con le sue componenti lungo le coordinate
scelte (vx ,vy,vz). Il movimento del nostro punto è libero da vincoli, quindi la sua velocità potrebbe avere qualsiasi
direzione.
Decomponendola lungo i tre assi che abbiamo scelto si possono ottenere tutte tre le componenti diverse da zero.
Le tre componenti sono perpendicolari tra loro e questo ci permette di esprimere v2 applicando per due volte il
teorema di Pitagora per trovare le ipotenuse prima del triangolo PRQ e poi del triangolo PQV.
Nel caso di punto materiale isolato la lagrangiana quindi sarà:
Il simbolo con il punto sopra è una notazione che risale a Newton stesso ed indica la derivata temporale (Lui avrebbe detto flussione) della
funzione che sta sotto, cioè . Conviene utilizzarla perché rende più leggibili le formule che troveremo più avanti.
Questa è la nostra prima lagrangiana che di fatto non è la più semplice poiché chiama in causa tutte le componenti della
velocità.
Parto da un esempio banale, un corpo lanciato ad una certa velocità su un binario rettilineo orizzontale senza
attrito, immagino un piccolo slittino lanciato su una pista rettilinea tracciata su un lago ghiacciato vincolato in qualche
modo a mantenersi aderente alla pista. Quindi lo slittino non potrà che seguire la pista.
Scelgo le coordinate con le quali descrivere la corsa dello slittino. Viene naturale scegliere come coordinata proprio
l'asse della pista, i paletti rossi ci fanno da scala graduata. Diamo un nome a questa coordinata, chiamiamola w. Le
altre due coordinate del nostro spazio tridimensionale non servono perché sono fissate dal vincolo di seguire la
pista, basta una sola coordinata per descrivere questo caso ed una sola coordinata deve entrare nella
lagrangiana.
Ora occorre esprimere l'energia cinetica del nostro slittino nelle coordinate che abbiamo scelto, in questo caso il
solo asse w. Poiché lo slittino può seguire solo questo asse, la sua velocità coinciderà proprio con quella lungo questo
asse.
Ricordo che il simbolo con il punto sopra indica la derivata temporale.
In questa formula ci sono racchiuse tutte le informazioni per ricavare tutti i dettagli sul movimento dello slittino. In
questo caso sono la posizione dello slittino nel tempo, w(t), e la velocità dello slittino nel tempo, vw(t) . Non
abbiamo visto ancora gli strumenti per ricavare queste grandezze dalla lagrangiana, ma in questo caso il risultato è
noto. La somma totale delle forze che agiscono sullo slittino è nulla, quindi continuerà a percorrere la pista
mantenendo la sua velocità iniziale, fino a che l'approssimazione di ignorare l'attrito e le irregolarità della pista non
reggerà più.
E se invece di una pista rettilinea avessimo una pista con delle curve?
Partiamo ancora con la scelta delle coordinate da utilizzare.
Sembrerebbe che qui non ce la possiamo cavare a buon mercato come nel caso precedente posizionando in modo
conveniente uno degli assi delle coordinate.
Invece, sorprendentemente, possiamo trattare la lagrangiana quasi come nel caso precedente a patto che
abbandoniamo le care coordinate cartesiane. In questo caso la coordinata più semplice e opportuna è ancora
la pista stessa. Si è curva, ma non importa. Una delle caratteristiche della lagrangiana e del metodo che la usa è
proprio quello di non essere esigente sulle coordinate da utilizzare. Gli va bene quasi tutto.
Anche su questa pista abbiamo i paletti che ci possono dare il valore della coordinata che chiamo s. Ad esempio, se i
paletti sono distanziati di 100m, se passo il 5° paletto al 10° secondo, s(10)=500 ed il 7° paletto al 20° secondo
s(20)=700 avrò percorso 200m in 10s. La coordinata s ci da quindi direttamente la distanza percorsa. La velocità
media, che è la distanza diviso il tempo impiegato a percorrerla sarà:
Per intervalli di tempo piccoli, tendenti a 0, diventa la derivata di s rispetto a t, cioè la velocità istantanea che possiamo
utilizzare per calcolare l'energia cinetica:
Ora dovremmo trovare l'energia potenziale. Siamo in una situazione molto simile a quella dell'esempio precedente.
L'energia potenziale gravitazionale è costante e quindi possiamo evitare di inserirla nella lagrangiana. Anche in questo
caso il moto è vincolato ad una linea e le forze sono perpendicolari a questa linea. Quindi anche qui possiamo
trascurare queste forze.
La differenza è che qui, oltre alle forze viste prima, ci sono anche le forze orizzontali che la pista esercita sul nostro
slittino quando lo fa curvare per seguire il tracciato della pista. Queste forze sono comunque perpendicolari alla
direzione della pista, stiamo sempre vedendo un caso ideale nel quale possiamo ignorare l'attrito e considerare lo
slittino abbastanza piccolo da assimilarlo ad un punto. A differenza del caso precedente, queste forze orizzontali non
sono compensate, infatti fanno deviare lo slittino dal percorso rettilineo, e gli fanno seguire la traiettoria curvilinea
della pista. Comunque Lagrange ci permette di ignorarle nella lagrangiana.
La lagrangiana anche in questo caso è data dalla sola energia cinetica:
Non abbiamo ancora la luce Eulgrange, pardon gli strumenti per ricavare dalla lagrangiana il moto dello slittino. Ma
già possiamo ottenere qualche informazione solo confrontando la lagrangiana di quest'ultimo esempio con quella della
pista rettilinea dell'esempio precedente.
Sono uguali, c'è solo s al posto di w. Se è vero che nella lagrangiana c'è tutto e gli strumenti per ricavarlo sono sempre
gli stessi, allora s(t) e ṡ(t) devono avere lo stesso andamento di w(t) e ẇ(t) del caso precedente. Quindi lo slittino
manterrà la sua velocità iniziale anche in questo caso, ma dovendo percorrere una traiettoria curvilinea cambierà
continuamente direzione per mantenere la velocità tangente alla pista.
Ora che ci siamo scaldati con questi casi semplici, vediamo un caso dove su una traiettoria vincolata agisce l'energia
potenziale.
Dovremo rendere esplicito l'angolo θ in questa relazione. Sostituiamo ad s la sua espressione con θ e deriviamola
rispetto al tempo, tenendo conto che qui r è costante:
U=mgh.
La lagrangiana sembrerebbe dipendere da due variabili θ ed h. Ma queste variabili non sono indipendenti: se varia
una, forzatamente varia anche l'altra in modo determinato. Si tratta di trovare questa relazione. Dalla figura si può
vedere come h dipende da θ:
In questi ultimi tre esempi abbiamo visto alcune lagrangiane di corpi vincolati a seguire traiettorie predefinite. Questi
vincoli applicano delle forze di reazione all'oggetto che stiamo studiando che complicano il problema perché sono
delle incognite aggiuntive. In assenza di attrito, queste forze possono essere considerate perpendicolari al vincolo e
la lagrangiana consente di ignorarle. In questi casi è sufficiente un'unica coordinata anche curvilinea per descrivere
il moto. L'energia cinetica e l'energia potenziale vanno espresse rispetto a questa coordinata.
A prima vista le derivate della equazione di Eulero-Lagrange hanno un aspetto che potrebbe intimorire, ma dietro
l'apparenza non c'è niente di particolarmente difficile rispetto a quelle ben spiegate da Enzo nel suoi articoli.
Occorre solo farci l'abitudine.
Per iniziare a familiarizzare con queste derivate, ho pensato di proporvi questo percorso suddiviso in tre tappe che ci
avvicina alla equazione di Eulero-Lagrange. Strada facendo incontreremo uno degli aspetti che mi ha inizialmente
confuso e vedrete che l'apparenza inganna.
Allora, se vi va, partiamo verso la prima tappa!
Appuntatevi le vostre risposte alla domanda di questa tappa prima di passare alla tappa successiva. Questa è
solo la prima tappa, al contrario dei telequiz, sarà l'ultima risposta quella che conta.
Quali sono le derivate delle funzioni elencate sotto?
per ciascuna elenco 3 possibilità
In caso di dubbi c'è sempre la possibilità di consultare gli articoli di Enzo. Tra le derivate notevoli c'è la derivata di
xn, considerate che n non è necessario sia intero, ad esempio può essere anche 1/2.
In questa seconda tappa iniziamo a ragionare sulle possibili derivate di una lagrangiana.
Prendiamo la lagrangiana del pendolo, che riscrivo in questo modo:
Ricordo che il simbolo con il punto sopra indica la derivata rispetto al tempo.
Questa è la domanda.
Rispetto a quali variabili si può derivare questa lagrangiana ottenendo un risultato non nullo?
Una è evidente nella formula. Una non si vede nella formula, o meglio, si intravede in un punto, ma è inesorabilmente
presente. Un'altra può non sembrare una variabile, ma piace molto a Lagrange.
Forse a prima vista non sembra, ma questa domanda ha molto a che fare con la domanda della prima tappa.
A chi ha meno confidenza con le derivate può venire la voglia di capire meglio come si ottengono le tre derivate.
Teniamo a portata di mouse la tabella delle derivate notevoli dove ci sono i "prototipi" delle derivate più comuni e
la derivata di una funzione composta, che comunque ripeto più avanti. Eseguo i passaggi in modo esteso
commentandoli.
F non dipende da z. La derivata è 0 poiché qualsiasi variazione di z non fa variare F. Qui vediamo anche che non sempre se la
derivata di una funzione è nulla la funzione è una costante, potrebbe essere una funzione di variabili diverse da quella di
derivazione.
1. la variabile w la vedo come una funzione del tempo. Pensate alla coordinata dello slittino vista in uno degli esempi di lagrangiana.
E' certamente un funzione del tempo, anzi è proprio la funzione che stiamo cercando. Quindi questa è una funzione di funzione
dove e
3. la derivata del primo termine è quella trovata sopra, la derivata del secondo la scrivo in modo più compatto
Conviene continuare a ragionare ancora sulla funzione per capire meglio il significato fisico della sua
derivata e poi fare un altro passo avanti.
Pensiamo w come la coordinata che indica la posizione di un oggetto in movimento ed F come una grandezza fisica
che dipende dalla posizione. Tanto per rendere la situazione più tangibile, immaginiamo che w sia il chilometraggio
lungo una strada ed F la temperatura misurata lungo questa strada.
Ora percorriamo questa strada con la nostra auto che identifichiamo con il rettangolino rosso della figura. La nostra
posizione, w(t), è una funzione del tempo. Osservando il termometro della nostra auto vedremmo che la temperatura
varia nel tempo. Graficamente è rappresentata dall'altezza del cerchietto rosso che segue l'andamento della funzione
F(w).
In realtà la temperatura dell'ambiente non sta cambiando, il grafico (verde) della temperatura rimane sempre lo
stesso, ma siamo noi che ci stiamo spostando da zone più fredde a zone più calde o viceversa.
La rapidità di variazione della temperatura dipende dalla nostra velocità, infatti nella derivata sopra appare a
moltiplicatore . La variazione di temperatura vista dall'auto blu che ci sta sorpassando è più rapida della nostra e
quella dell'auto nera che percorre la strada nel verso opposto è opposta alla nostra.
Vedendo il termometro che sale potremmo domandarci: è la temperatura dell'ambiente che sta salendo o sono io
che mi sto spostando in una zona più calda?
La risposta si può ottenere facilmente. Mi fermo alla prima piazzola di sosta, come l'auto gialla, e continuo ad
osservare il termometro. Nel caso che stiamo vedendo la temperatura rimane costante, infatti il cerchietto giallo
nella animazione è fermo. Dal punto di vista matematico è dovuto al fatto che F(w) non dipende esplicitamente dal
tempo, ma dipende dal tempo solo tramite w. Se la nostra w(t) è costante, cioè siamo fermi, rimane costante anche
F(w).
Per avere un paragone vediamo cosa accade se fosse la temperatura dell'ambiente che cambia, per semplificare la
facciamo cambiare uniformemente nello spazio. Questo è rappresentato da una funzione F(t) che dipende
esplicitamente dal tempo t e non dipende esplicitamente da w. Nella figura
Anche qui la temperatura che misura la nostra auto (cerchietto rosso) varia, ma perché sta variando la temperatura
dell'ambiente, la linea verde che si muove, e non perché ci stiamo muovendo.
In questo caso anche se ci fermiamo, come l'auto gialla, la temperatura continuerà a cambiare.
Questa operazione di fermarsi e trovare come varia una grandezza lasciando scorrere solo il tempo in matematica si
chiama derivata parziale rispetto al tempo e viene indicata con questo simbolo: .
La derivata parziale è nulla perché t non appare esplicitamente e tutto il resto deve essere considerato costante. Nel
secondo caso t appare esplicitamente quindi la derivata parziale non è nulla:
Le due derivate sono uguali poiché in questa funzione non ci sono altre variabili oltre alla variabile di derivazione t.
Per distinguerla dalla derivata parziale, l'altro tipo di derivata è chiamata derivata totale.
Con questo abbiamo fatto la conoscenza con tutti i tipi di derivata contenuti nella equazione di Eulero-Lagrange.
Aggiungo una postilla per vedere un caso più generale rispetto ai due visti sopra. Non è necessario per la prossima
puntata, ma non è male vederlo.
Nei due casi visti c'era una funzione, F, e due variabili, w e t. La funzione F dipendeva esplicitamente da una sola delle due variabili, F(w)
ed F(t). Tra le parentisi sono elencate le variabili dalle quali la funzione dipende esplicitamente.
C'è anche la possibilità che possa dipendere esplicitamente da tutte due le variabili, F(w,t), come ad esempio
Ora che conosciamo le derivate parziali è possibile scrivere in una forma più generale la derivata di una funzione di funzione in modo che sia
valida anche per queste funzioni di funzioni.
Se ci fossero altre variabili, per ciascuna si dovrebbe aggiungere un termine del tipo di quello per w.
Per chi volesse continuare a ragionare su queste derivate propongo alcune domande.
Se nella espressione della derivata totale al posto di F(w,t) ci fosse una F(t), l'espressione può essere scritta eliminando un termine. Come?
Ora che li abbiamo domati, i draghi delle derivate non appaiono più così terribili. Anzi possiamo cavalcarli per
farci portare dalla equazione di Eulero-Lagrange.
Fabricius usa la pietra Lagrangiana per risolvere i problemi. Con la parola magica KappaU li chiude nella
pietra che colpita dalla luce Eulgrange emette la soluzione.
Noi ci dobbiamo accontentare del metodo di Lagrange che attraverso l'energia cinetica (K) e l'energia potenziale (U) ci
fa costruire la lagrangiana. La lagrangiana elaborata con l'equazione di Eulero-Lagrange ci fornisce la soluzione.
Finora abbiamo costruito alcuni esempi di lagrangiane di corpi liberi e vincolati (qui e qui) ed abbiamo preso
confidenza con le derivate che sono utilizzate nella equazione di Eulero-Lagrange (qui).
A questo punto, finalmente, arriviamo alla equazione di Eulero-Lagrange. Ed ora...
..... squillino le trombe, rullino i tamburi,
Il termine è la derivata rispetto alle variabili che abbiamo scelto come coordinate per descrivere il
problema. Come spesso accade, ho chiamato genericamente q questa variabile. q può essere la w o la s della pista
della slitta, la θ del pendolo o qualsiasi altra variabile che avessimo scelto di utilizzare. Questa è una caratteristica
importante. L'equazione è sempre la stessa indipendentemente da tipo di coordinate, dalle cartesiane alle polari a
qualsiasi altro tipo di coordinata che segua l'andamento del vincolo.
Ora applichiamo questa derivata alla lagrangiana del pendolo.
In questo caso la nostra q è θ, quindi dobbiamo fare la derivata della lagrangiana rispetto a θ. Dobbiamo
preoccuparci solo dei termini dove compare esplicitamente proprio θ , gli altri termini hanno derivata nulla.
Questo è sostanzialmente quello che abbiamo visto ci dice di fare il simbolo ∂.
Nel primo termine c'è che deve essere considerata come una variabile diversa da θ. Inizialmente questo mi ha
confuso, ma ci si fa l'abitudine. Quindi la derivata del primo termine rispetto a θ è nulla. Tanto più la derivata del
secondo termine dove θ non c'è proprio. Rimane il terzo termine. La derivata del coseno è il seno con il segno
negativo (nel dubbio abbiamo sempre la scheda con le derivate più utili).
Partiamo dalla derivata parziale. Sembra una cosa strana poiché è una derivata fatta rispetto ad una variabile che è esse
stessa una derivata, ricordiamo che è la derivata rispetto al tempo di q. Se però la consideriamo semplicemente
come un'altra variabile, allora valgono le solite regole. Applichiamola ancora alla lagrangiana del pendolo:
Le derivate del secondo e terzo termine sono nulle perché non contengono . La derivata del primo termine si ottiene
dal solito prototipo già visto,
Ora occorre fare la derivata rispetto al tempo. Il simbolo d ci chiede di individuare non solo dove la variabile di
derivazione t è esplicitamente presente, ma anche tutto ciò che può variare con il tempo. Applichiamolo ancora
al pendolo:
Qui il tempo non compare esplicitamente, ma può variare nel tempo, cioè può essere una funzione non costante
del tempo, . Invece m ed r nella lagrangiana del pendolo sono costanti. L'ultimo passaggio segue ancora la
notazione di Newton che aggiunge un punto sopra la variabile per ogni derivata rispetto al tempo.
Ora rivediamo l'equazione di Eulero-Lagrange completa.
Questa è l'equazione differenziale che descrive il moto. Per trovare come θ varia nel tempo, cioè la funzione θ(t),
occorre risolvere questa equazione differenziale.
Ovviamente non è differente dalla equazione ottenuta con altri metodi, ad esempio analizzando la geometria del sistema
ed applicando direttamente le equazioni di Newton. Non potrebbe essere differente altrimenti uno dei metodi sarebbe
sbagliato. In effetti, alcune volte ciò che si ottiene appare differente, ma è solo una diversa forma della stessa
espressione.
Qui ci siamo arrivati utilizzando il metodo di Lagrange e la lagrangiana attraverso alcuni passi che possiamo seguire in
ogni altro problema. Ripercorriamoli per avere una visione d'insieme del metodo:
scelgo le coordinate: serve una sola coordinata per descrivere il moto ed abbiamo scelto l'angolo θ che segue la
traiettoria di P
esprimo l'energia cinetica (K) nelle coordinate scelte:
Mi sembra che il metodo rispetti le intenzioni di Lagrange "Ridurre la teoria della meccanica … a delle formule
generali, il cui semplice sviluppo fornisce tutte le equazioni necessarie per la risoluzione del problema" , "I
metodi che espongo non richiedono né costruzioni geometriche né ragionamenti geometrici o meccanici, ma
soltanto operazioni algebriche". Forse sul semplice potremmo non essere totalmente convinti, ma per il resto...
Per trovare esplicitamente come θ varia nel tempo, cioè la funzione θ(t), occorre risolvere l'equazione differenziale:
.
I matematici ci dicono che la soluzione esiste, ma non possiamo scriverla come una normale funzione. Quindi mi
fermo qui citando Eulero (forse abusivamente in questo caso, ma suona bene) "Se non ci è permesso di penetrare
fino ad una conoscenza completa del movimento non è alla meccanica e all'insufficienza dei principi conosciuti che
bisogna attribuire la causa, ma è la stessa analisi che qui ci abbandona". Se lo diceva Eulero...
Ora abbiamo tutti gli elementi per tornare al punto di partenza. La frase di Enzo nell'articolo sui punti lagrangiani che
mi aveva inizialmente incuriosito: "Per calcolarne l'energia potenziale sarebbe più "fine" usare la
Lagrangiana". Prima dovremo passare per un esempio di applicazione del metodo di Lagrange ad un sistema non
inerziale che finora non abbiamo visto. Incontreremo una nostra vecchia conoscenza che ci inizierà a svelare qualcosa
della frase di Enzo.
L'energia cinetica è composta di due termini. Li coloro per seguirne meglio l'evoluzione.
Il primo termine ha una forma già vista, . Come nei casi precedenti contiene il quadrato della derivata della
variabile rispetto al tempo, . Questo termine è l'energia cinetica come appare nel riferimento non inerziale
ruotante con il binario, possiamo chiamarlo energia cinetica apparente.
Il secondo termine, , non contiene come al solito la derivata della variabile, ma la variabile stessa al quadrato.
Teniamolo d'occhio perché è un tipo sospetto.
Esprimo l'energia potenziale (U) nelle coordinate scelte
In questo caso non ci sono forze attive da considerare e quindi l'energia potenziale può essere considerata
nulla.
In realtà ci sono la forza che fa ruotare il binario e la forza che il binario esercita sulla nostra saponetta. Ma, come al
solito, le forze riguardanti il vincolo possono essere ignorate.
Altre forze non ce ne sono nel sistema di riferimento inerziale.
Inserisco K ed U nella espressione della lagrangiana
Qui c'è solo K.
E qui avremmo risolto il problema. Questa è l'equazione differenziale da risolvere per trovare come si muove la nostra
saponetta, cioè r(t). Peraltro è uno dei rari casi nei quali la soluzione può essere espressa in forma analitica.
Fermiamoci ancora un attimo sulla equazione ottenuta per esaminare i termini che la compongono.
Il termine a sinistra, , è la massa dell'oggetto moltiplicata per l'accelerazione lungo la coordinata r. Un
osservatore nel sistema di riferimento ruotante, che vede la nostra saponetta accelerare, può considerare il termine a
destra, , come la forza che causa l'accelerazione. In effetti è una vecchia conoscenza, è la forza centrifuga che
appare nei riferimenti non inerziali ruotanti.
Ma noi non avevamo messo forze nella lagrangiana.
Allora da dove è comparsa questa forza?
Seguendo la traccia rossa nelle equazioni viste sopra troviamo che viene da . Avevamo inserito
l'argomento della derivata come una componente della energia cinetica nel riferimento inerziale. Questo stesso
termine si comporta come una energia potenziale se visto dal riferimento non inerziale ruotante. L'energia
potenziale prodotta dalla forza centrifuga. Nel riferimento ruotante potremmo pensare la lagrangiana come composta
da una energia cinetica vista in questo riferimento, , ed una energia potenziale (fittizia), .
E' proprio una caratteristica della lagrangiana quella di aiutare a scoprire collegamenti inattesi tra grandezze fisiche
come quello visto qui tra energia cinetica ed energia potenziale in diversi riferimenti.
Finalmente sono arrivato al problema che ha originato questo articolo.
Abbiamo tre corpi che esercitano reciprocamente l'attrazione gravitazionale. Il problema consiste nel trovare
una configurazione nella quale i tre corpi possano ruotare intorno al comune centro di massa mantenendo
costanti le reciproche distanze, come se fossero un corpo rigido.
In un sistema di riferimento che ruota con i tre corpi sarebbero quindi fermi.
Il problema è semplificato da due approssimazioni:
la massa del terzo corpo (m) è trascurabile rispetto a quella degli altri due
i due corpi di massa maggiore (M1 e M2) sono in orbite circolari intorno al centro di massa.
Queste approssimazioni permettono di trattare il moto di M1 ed M2 come se m non ci fosse. Quindi il loro moto
lo possiamo considerare un dato del problema invece di essere parte del problema. Per la terza legge di Keplero la
velocità angolare ω è legata alla massa dei due corpi maggiori ed alla loro distanza dalla relazione
I movimenti lungo le coordinate (r,φ,z) sono in ogni istante perpendicolari tra loro. Quindi possiamo applicare il
teorema di Pitagora per ottenere il quadrato della velocità totale. L'unica avvertenza è che la velocità di rotazione
si aggiunge a quella del riferimento, ω.
Esprimo l'energia potenziale (U) con le coordinate scelte
L'energia potenziale di m è dovuta alla contemporanea attrazione di M1 ed M2. I potenziali gravitazionali sono
sommabili. Cioè l'energia potenziale di m è la somma di quelle prodotte da M1 ed M2. Questo ci permette di
scrivere:
Al momento non conviene sostituire R1 ed R2 con le loro espressioni complete per non appesantire inutilmente la
formula. Ricordiamo solo che sono funzioni delle coordinate.
Inserisco K ed U nella espressione della lagrangiana
Proviamo anche qui a prendere il punto di vista del sistema di riferimento ruotante separando l'energia cinetica
apparente dal resto.
Nel temine più a destra, Ua, ho accorpato gli addendi che conosciamo fare parte dell'energia potenziale vista dal
riferimento non inerziale, inclusa l'energia potenziale centrifuga vista nell'esempio precedente.
Credo che si riferisse a questo sviluppo la frase di Enzo "Per calcolarne l'energia potenziale sarebbe più "fine"
usare la Lagrangiana" scritta nell'articolo sui punti lagrangiani .
In effetti l'abbiamo ottenuta dall'energia cinetica e l'energia potenziale gravitazionale nel riferimento inerziale e da
queste è emerso il comportamento nel riferimento non inerziale solo riorganizzando la lagrangiana.
Vediamo anche gli altri termini. Quello più a sinistra è l'energia cinetica come appare nel riferimento ruotante.
C'è anche il termine al centro che non è bene collocabile. Sicuramente non fa parte dell'energia cinetica apparente,
ma non sta bene neanche nell'energia potenziale, almeno per come la conosciamo, perché non dipende solo dalla
posizione ma dipende anche dalla velocità. Ce lo dovevamo aspettare sapendo che ci sono altre forze apparenti
oltre alla forza centrifuga. Forze apparenti che dipendono dalla velocità come la forza di Coriolis. In effetti quel
termine è proprio il potenziale che genera la forza di Coriolis. Esce anche questa dalla lagrangiana. È un
potenziale un po' diverso da quello gravitazionale o centrifugo. Lasciamolo separato da Ua.
Inserisco la lagrangiana nelle equazioni di Eulero-Lagrange
Trovata l'energia potenziale si potrebbe passare direttamente a trovare i punti di equilibrio ricordando che si trovano
nei punti stazionari dell'energia potenziale.
Ma, per seguire fino in fondo il metodo di Lagrange, provo a farmi dire cosa fare dalle equazioni di Eulero-Lagrange.
Chi volesse saltare lo sviluppo successivo che conferma le tre equazioni e traccia la loro risoluzione può continuare
qui.
Ci interessano gli addendi che contengono o , gli altri hanno derivata nulla.
In modo analogo si può arrivare alle altre due equazioni del moto.
Le tre equazioni sono complesse per la presenza dell'effetto di Coriolis, ultimo termine a destra, e per le espressioni
delle accelerazioni nel sistema di riferimento utilizzato (termini a sinistra).
Ricordiamo però il nostro problema. Stiamo cercando i punti di equilibrio, cioè quei punti dove se mettiamo m
questo ci dovrebbe rimanere. Per avvenire questo occorre che in quei punti le accelerazioni siano nulle quando la
velocità sono nulle.
Abbiamo ancora la conferma che il metodo di Lagrange permette di trovare le equazioni del moto solo con sviluppi
matematici.
Risolvendo questo sistema di tre equazioni si ottengono i punti lagrangiani. Lo ha già fatto Enzo in dettaglio nel
suo articolo.
Per chi volesse arrivarci dalle tre equazioni viste sopra, la traccia che ho seguito è questa.
Dalla prima equazione si ottiene che le soluzioni sono sul piano z=0, cioè sul piano di rotazione di M1 ed M2.
Dei 3 addendi di Ua, il primo non dipende da z. Rimangono quindi solo il 2° ed il 3° .
, con e
La prima dice che la somma delle componenti radiali dell'attrazione dei due corpi maggiori su m, (1) e (2), deve
uguagliare la forza centrifuga, (3). La seconda ci dice che le componenti tangenziali della forze di attrazione, (4) e (5),
devono annullarsi. Questo è spesso il punto di partenza del ragionamento per la ricerca dei punti lagrangiani. Con il
metodo di Lagrange queste condizioni emergono come risultato dal solito sviluppo della lagrangiana senza alcun
ragionamento fisico o geometrico aggiuntivo.
Ho evidenziato questa caratteristica del metodo di Lagrange perché era proprio lo scopo che Lagrange si era
prefisso. Ricordate? L'ho già citato più volte. Quello che abbiamo visto può essere un ulteriore esempio. Abbiamo
applicato il metodo. Nelle soluzioni abbiamo trovato inglobata la forza centrifuga e la disposizione delle forze di
gravità che agiscono su m nei punti di equilibrio. Non è stato necessario che mettessimo noi queste grandezze fisiche e
configurazioni geometriche nel nostro ragionamento.
A questo punto ringrazio chi mi ha accompagnato fin qui. Questi esempi hanno cercato di dare un'idea di cosa sia
la lagrangiana e di come possa essere utilizza. In realtà abbiamo visto solo un lato della medaglia. Ce n'è anche
un altro nel quale la lagrangiana svela un aspetto della natura che può sembrare preveggenza, quello che
Maupertuis interpretò come un intervento sopranaturale. Chissà, potrebbe essere il sequel di questa serie di
articoli.