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Quali soggetti si occupano di questo? Agenzie per il lavoro. Da un lato centri per l’impiego
dall’altro le agenzie. Bisogna capire cosa fanno uno e l’altro e la suddivisione delle
competenze.
Perché in Italia ci sono così tanti problemi? Fino a pochi anni fa il nostro mercato del lavoro
era caratterizzato da tre grandi elementi ognuno dei quali è stato modificato nel corso del
tempo ma non basta una norma di legge per cambiare prassi di decenni, modi di lavorare..
Qual era la situazione fino a 15/20 anni fa (le cui conseguenze abbiamo anche oggi)?
1. C’era un monopolio pubblico nel match domanda offerta di lavoro, quindi vuol dire che i
soggetti detti primi (agenzie) in passato non esistevano.
2. C’era una gestione statale accentrata del mercato del lavoro. Non c’erano quindi i privati
ma dei soggetti pubblici che se ne occupavano solo uno, attraverso il ministero del lavoro e
le sedi decentrate, uffici del lavoro, nelle province. Uffici di collocamento provavano a
collocare, chi aspirava ai sensi dell’articolo 4, reclamava il diritto al lavoro. Quindi i
disoccupati venivano collocati.
3. La natura vincolistica delle norme dettate —> per cercare i lavoratori le aziende erano
obbligate a passare per quegli uffici, non si poteva assumere un disoccupato senza
rivolgersi all’ufficio del lavoro. questi uffici del lavoro gestivano le domande da un punto di
vista meramente burocratico, erano delle graduatorie nelle quali più che quello che un
soggetto sapeva fare e profilarlo secondo titolo di studio ed esperienza era solo
graduatoria per diritto amministrativo, quindi era una posizione più alta o meno in base a
elementi che trascendeva dalle competenze, come stato di famiglia (quanti più soggetti
facevano parte delle famiglia), gli altri redditi.. si usava la chiamata numerica io azienda che
volevo assumere un disoccupato all’ufficio del lavoro dicevo quanti operavi mi servivano e
per cosa e il mio compito finiva qui. Non assumevo scegliendo tra questi. Chiamata
numerica vuol dire che io ne chiedo 10 dicevo per cosa, job description e basta. Chi inviava
alla Fiat i 10 operai era ufficio di collocamento in base alla graduatoria. I primi 10 veniva
selezionati e davano il lavoro.
In un mercato del lavoro, meno complesso di quello attuale, era comunque un sistema che
era da sempre poco efficiente, il presupposto era la piena fungibilità dei lavoratori. Mi
basta averne 10 non mi interessa chi siano. Questo sistema così congegnato non poteva
durare, quindi continua a durare per tutti anni 90 ma con alcune deroghe così importanti
che il nesso tra regola generale ed eccezione era quasi ribaltato. Si passa alla chiamata
nominativa, però ancora il match domanda offerta passa per gli uffici dello stato, quindi
magari avveniva che magari il soggetto che doveva essere assunto veniva invitato a
iscriversi alla lista così che poi io datore di lavoro da li pescavo. Ma non aveva senso come
sistema.
Qual è però la norma da cui dobbiamo partire per sapere quali sono gli attori e chi fa cosa?
Dobbiamo dire che le regioni non hanno, per determinati motivi anche economici, tutte la
stessa qualità della legislazione. Ci sono delle regioni eccellenti come Lombardia o Emilia
Romagna che sono due regioni in cui il mercato del lavoro è disciplinato in maniera più
efficace che in altre.
Perché attualmente la situazione è così complicata? Alcuni anni fa (2015), uno dei decreti
legislativi è quello in ordine alle materie delle politiche per il lavoro, la concretizzazione,
cosa fa il pubblico per il lavoro. Perché si parla di indennità di disoccupazione, e come
rientra questa nell’ambito del mercato del lavoro? Rientra in questo modo:
Storicamente distinguiamo tra misure passive di politica del lavoro e attive. In Italia i
versamenti, la quantità di denaro investita è stata per gli ammortizzatori sociali, cioè
misure passive nel senso che a certe condizioni al venire meno di posti di lavoro il pubblico
erogava ed eroga una cera somma di denaro. Politiche attive —> politiche che mixate con
dei sussidi di disoccupazione rendano attivo, protagonista, il soggetto alla ricerca del posto
di lavoro. Per questo la volontà di questo decreto legislativo era di mettere al centro i
centri per impiego, sono i vecchi uffici di collocamento che sono di competenza delle
regioni. Presso questi uffici del lavoro non si va solo dal punto di vista burocratico, ai fini
all’ottenimento di alcune previdenze economiche, ma si dovrebbe andare anche per fare
quello che anche le agenzie del lavoro fanno:
- supporto alla ricollocazione del personale, sono un lavoratore, ho perso il lavoro come
addetto a tal reparto voglio imparare un altro. Altro grande tema che è di competenza
delle regioni.
- ricerca e selezione per personale, in base al decreto legislativo 150/2015 ne fanno sia i
centri di impiego sia i privati, tecnicamente entrambi sono in concorrenza tra loro quindi
ruolo, tipologia di attività che svolgono i centri per impiego e agenzia del lavoro.
Supporto alla ricollocazione, devo essere aiutato a rifarmi una professionalità. Ricerca e
selezione del personale, sebbene alcuni dati dell’ISTAT dicono che su 100 assunti in Italia
solo 5/6% passa per i centri impiego, però la ricerca e selezione fanno sia i centri per
impiego sia le agenzie. Intermediazione, attività di mediazione tra domande e offerte, fare
una sorta di preselezione, orientamento professionale. Se queste sono le principali attività
che svolgono i centri e le agenzie, in concorrenza tra loro.
Perché questo decreto legislativo non funziona così bene? Perché si è capito che le ragioni
da sole non possono fare, allora si può pensare all’ente creato nel 2015 ANPAL (agenzia
nazionale politiche per il lavoro). Perché non è ancora a regime il ruolo dell’ANPAL? Perché
con il decreto 250/2015 presupponeva un cambio di competenze costituzionali, cioè con
tentativo di riforma costituzionale bocciato dal referendum del 2016 tra le modifiche c’era
che le competente del mercato del lavoro fossero di nuovo accentrate a livello statale non
dandole più alle regioni. Dal 2017 cosa è successo? C’è un tentativo di organizzare e gestire
in maniera accentrata da ANPAL ma le competenze delle regioni sono rimaste ugualmente
le stesse di prima quindi la competenza regionale sono le stesse, le regioni dicono ma tu
ANPAL chi sei.
Tra le competenze dei centri per impiego e agenzie vi è il tema dell’intermediazione. Tema
importante nel nostro paese perché storicamente il fatto che qualcuno si interponesse in
qualche modo tra un lavoratore e il suo datore di lavoro era visto come disfavore, sia da
parte del legislatore, sia era considerato un reato (anche oggi) (reato = illecito penale).
Nell’ambito di agricoltura di parla di “caporalato" molto in voga anni fa. Il fatto che qualche
soggetto si interponesse tra datore e lavoratore era visto come un disfavore. Ogni volta
che c’è un disfavore tra datore di lavoro formale e sostanziale.
Da alcuni decenni avevamo una tipologia di contratti che vede qualcuno che si interpone
tra datore e prestatore di lavoro ma questo in maniera legittima e rispondente a esigenze.
[Premessa a tutto questo —> una novità è il contratto di somministrazione, tutt’ora il
legislatore vede con estremo disfavore chi si mette in mezzo].
Finalità del diritto del lavoro è la tutela dei lavoratori. Al diritto del lavoro interessa più il
risultato che il motivo attraverso cui si giunge al risultato. Il trasferimento ai fini dell’art
2112 è quando muta la titolarità, a noi interessa il risultato e non la modalità che possono
essere quelle sopra. Secondo l’art 2555 l’azienda è un complesso di beni organizzati, ai fini
invece dell’art 2112 il legislatore non dice solo cos’è il trasferimento d’azienda ma da
anche definizione azienda: attività economica organizzata che conserva nel trasferimento
la propria identità.
Nel 2555 il focus è sul complesso di beni, mentre qui ci si focalizza sull’attività e
sull’organizzazione. Il più delle volte non cambia la titolarità ma magari una parte
dell’azienda viene venduta e non tutta. Noi ci concentriamo sul mantenimento dei diritti
dei lavoratori e non sulle modalità di trasferimento. Un ramo d’azienda è definito dal
diritto del lavoro in modo da valorizzarne l’autonomia: è una parte dell’azienda che ha in se
una ben precisa qualità, ossia un’articolazione funzionalmente autonoma di un’attività
economica organizzata.
Finalità: (del trasferimento d’azienda)
1) Il rapporto di lavoro continua con il cessionario, (ceduto è il contratto di lavoro non la
persona). E’ una situazione peculiare del diritto del lavoro dal punto di vista
contrattuale: il mio contratto di lavoro prosegue con un soggetto diverso e quindi il
rapporto continua senza che nessuno esprima un consenso automaticamente. Nel
passaggio il contratto rimane immutato e si considera unitario.
2) Il trasferimento non determina di per se una possibile causa di licenziamento. Il nostro
ordinamento richiede una causa giustificativa per il licenziamento, ma che dev’essere
diversa da quella del mero trasferimento.
Il diritto del lavoro non è solo legge ma anche autonomia e contrattazione collettiva. A continuare
non è solo il contratto di lavoro, in assenza di contratto collettivo da parte del cessionario, ci sarà
un’altra attività dei contratti collettivi stipulati dall’azienda cedente fino alla scadenza.
Il cessionario deve rispettare i contratti collettivi fino a scadenza a meno che non ne abbia lui uno
di pari livello. E’ sempre positivo il trasferimento? Dipenda da alcuni fattori, ci sono casi in cui la
cessione del contratto non è vantaggiosa. Fino a pochi anni fa si diceva che il ramo d’azienda
doveva essere preesistente al momento del trasferimento ossia doveva risultare al di la del
trasferimento. Da qualche parte in maniera differente doveva risultare l’esistenza del ramo già
prima della volontà di trasferimento. Oggi il problema concreto è che invece il ramo d’azienda può
essere identificato come tale al momento del trasferimento. Possono essere cedute anche
funzioni separate come il creativo / pubblicitario o la rete commerciale. Quindi ramo è ciò che
cedente e cessionario decidono ma con dei limiti ossia nel rispetto del concetto di articolazione
funzionalmente autonoma di un’attività economica organizzata.
Se sono trasferiti non ambiti funzionalmente autonomi il ramo non mantiene la propria identità,
quindi se a mutare è un ramo d’azienda che non mantiene la propria identità o si ha il
trasferimento di un’articolazione non funzionalmente autonoma, questo può avvenire? Si può
succedere, la cessione non è vietata ma siamo nell’ambito dell’art 1406, quindi cessione di singoli
beni. Non si applica il 2112.
Secondo il 1406 è quindi necessario il consenso del lavoratore, il passaggio non è autonomo.
CONTRATTO DI LAVORO
E’ un contratto sinallagmatico a prestazioni corrispettive. Molti contratti sono così.
La prestazione dedotta nei contratti è di fare o non fare o dare qualcosa. Il contratto di lavoro
obbliga a fare: obbligazione di lavoro e retribuzione. Sono le due obbligazioni principali, non le
uniche. Il prestatore di lavoro ha anche altri obblighi che sono accessori come l’obbligo di sicurezza
che derivano da quello principale e non sono meno importanti.
L’obbligazione di lavoro obbliga a fare qualcosa. Il lavoratore non è adibito allo svolgimento di una
sola attività, l’oggetto del contrato dev’essere determinato o determinabile. Quindi come faccio a
non irrigidire le attività? Il problema è risolto dalla contrattazione collettiva: necessariamente la
mansione per la quale si è assunti è generica ma determinabile, il legislatore non parla delle
singole mansioni, o (qualifiche professionali). L’art 2095 è una norma che deve andare bene per
diversi tipi di lavori, fa una generica distinzione fra dirigenti, impiegati, quadri e operai, ma non da
una specifica definizione di ciascuno. Per sapere ai fini della legge cos’è l’impiegato bisogna
addirittura fare riferimento a un decreto regio del 1924. Per la legge la differenza fra impiegati fra
impiegati e operai sta nel lavoro manuale (l’impiegato non può svolgere esclusivamente attività
manuale). Grazie alla contrattazione collettiva vengono definite le mansioni.
Art 2105 Obbligo di fedeltà racchiude due obblighi di non fare qualcosa, sono obblighi
accessori all’obbligazione principale (l’obbligazione principale è quella di svolgere la mansione da
una parte e di dare la retribuzione dall’altra), il venire meno di un’obbligazione accessoria ha
conseguenze molto gravi.
Obblighi di non fare qualcosa:
- obbligo di non concorrenza
- obbligo di riservatezza
Tali obblighi perdurano per tuta la durata del contratto, è possibile poi stipulare un patto di non
concorrenza con il lavoratore che ha 3 requisiti: forma scritta, corrispettivo, e la durata del vincolo
(max 5 anni per i dirigenti, negli altri casi 3) e questo patto viene frequentemente stipulato con i
dirigenti per evitare che uno vada a svolgere immediatamente la stessa mansione in un’impresa
concorrente. Se non è stato stipulato questo patto, l’obbligo di non concorrenza termina con la
conclusione del contratto di lavoro.
Orario di lavoro
La durata è la misura della prestazione lavorativa, e questo vale per il lavoro subordinato
diversamente dal lavoro autonomo in cui riguarda l’esecuzione della prestazione. La durata è un
criterio fondamentale per la commisurazione dell’obbligo retributivo (lato datore di lavoro).
Ci sono alcune norme nel codice civile, ma il ruolo determinante in tema di orario di lavoro è dato
dalla contrattazione collettiva.
Art 36 costituzione la durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il diritto del lavoro è nato con l’orario di lavoro, le prime norme del diritto del lavoro riguardavano
l’orario di lavoro. La costituzione al secondo e terzo comma dell’art 36 dice che:
- la durata massima della durata lavorativa è stabilita dalla legge, quindi ci deve essere per
forza una legge che la indichi. Il regio decreto del 1923 definiva l’orario di lavoro con 8 ore
al giorno o 48 ore settimanali
- il lavoratore ha diritto a ferie retribuite e riposo e non può rinunciarvi
Le ferie sono retribuite. Il periodo minimo previsto dalla legge è di almeno 4 settimane, di cui
almeno 2 settimane consecutive da consumare nell’anno di maturazione, e le altre 2 nei 18 mesi
consecutivi. Le ferie sono irrinunciabili, si vuole infatti proteggere la salute del lavoratore. In
passato inoltre se uno non aveva fato ferie per 20 anni, l’azienda si è trovata a pagare ingenti
somme, quindi il legislatore ha voluto mettere dei paletti.
Lavoro notturno= ai fini della legge è un periodo di almeno 7 ore consecutive che ricomprende le
24 e le 5. Il lavoratore notturno è colui che svolge almeno 3 ore di tempo di lavoro in questo
intervallo. E’ un lavoro più gravoso e quindi sono stati posti alcuni limiti. La legge italiana
prevedeva un divieto di lavoro notturno per le donne, oggi questo non c’è più (era una
discriminazione). C’è soltanto il divieto di adibire al lavoro notturno donne incinta, e fino al
compimento di un anno del bambino. L’orario notturno massimo è di 8 ore.
Potere direttivo ius variandi, si manifesta questo potere direttivo. Il datore di lavoro ha poteri
che lo pongono in una situazione di supremazia. La legge pone delle limitazioni ai poteri del datore
di lavoro. E talvolta sono previste delle procedure per l’esplicazione di questi poteri. La posizione
di supremazia del datore di lavoro deriva dall’art 2086 (imprenditore capo dell’impresa) e art
2094 lavoratore è colui che lavoro alle dipendenze e sotto la direzione altrui. E art 2104
disposizioni per l’esecuzione sono impartite dal datore di lavoro.
L’evoluzione del diritto di lavoro è stata quella non di eliminare i poteri ma di salvaguardare il
lavoratore. Il contratto di lavoro legittima i poteri unilaterali del datore di lavoro quindi non si
vogliono eliminare i poteri ma si vuole cercare di riequilibrare il gioco contrattuale.
la legge 300 del 1970 è lo statuto dei lavoratori, con questa legge i diritti dei lavoratori entrano
“nelle fabbriche”.
Potere di controllo lo statuto dei lavoratori pone dei limiti specifici a questo potere di controllo
vigilanza del datore di lavoro. L’articolo 4 parla dei controlli a distanza (è stato modificato dal jobs
act nel 2015). I controlli esercitabili a distanza grazie alla tecnologia sono molto avanzati e non si
possono fare in maniera occulta, gli impianti possono essere utilizzati in base a determinate
condizioni che sono esigenze organizzative produttive , sicurezza del lavoratore, e tutela del
patrimonio aziendale. Questi strumenti da cui deriva ANCHE il controllo a distanza possono essere
installati previo accordo con i sindacati solo per le finalità sopra dette. In mancanza di accordo
(non c’è il sindacato o non mi sono accordato) gli strumenti possono essere installati previa
autorizzazione da parte della sede locale del ministero del lavoro o sede centrale dell’ispettorato
nazionale del lavoro.
Il secondo comma dice che le disposizioni del comma 1 (le procedure sopra dette) non si applicano
agli strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione lavorativa e da cui può derivare
un controllo indiretto. Es per il telefono computer non bisogna fare tutte le procedure per darle al
lavoratore nonostante possa derivare un controllo indiretto.
Potere disciplinare art 2106, questo articolo non dice molto semplicemente che l’inosservanza
delle disposizioni degli articoli precedenti (2104 diligenza e 2105 obbligo di fedeltà) possono dare
luogo a sanzioni disciplinari. Si fa quindi riferimento all’art 7 dello statuto dei lavoratori.
Siamo di fronte a una procedimentalizzazione del potere. Il datore deve seguire le procedure
disciplinate dal legislatore per limitare il suo potere, se non lo fa la sanzione erogata è nulla. Le
sanzioni disciplinari sono la multa, la sospensione, il richiamo verbale che è l’unico he può essere
messo in atto senza rispettare l’art 7 , il richiamo scritto e licenziamento disciplinare.
Anche in questo caso la contrattazione collettiva ha un ruolo molto importante. Multa non può
superare un ammontare pari alle 4 ore di retribuzione. E la sospensione massimo per 10 giorni.
Il licenziamento disciplinare non è menzionato dall’art 7 ma è la sanzione massima. Devono essere
rispettati alcuni principi che sono:
1) la proporzionalità: ad un certo adempimento deve seguire una sanzione non eccessiva
2) Il soggetto incolpato deve essere sentito quindi ci dev’essere un iter procedimentale
costituito da tre momenti:
a) Contestazione – il datore di lavoro in forma scritta contesta il presunto
inadempimento. La contestazione deve essere tempestiva e dettagliata ossia deve
precisamente individuare i presunti inadempimenti
b) Sentire a discolpa il lavoratore che può presentarsi con un avvocato o sindacalista
c) Irrogazione della sanzione (una delle 5 previste) o archiviazione. Se non si rispetta uno
di questi passaggi la sanzione è nulla. Al fine di far riflettere sul fatto di sanzionare o no
il lavoratore c’è una sorta di pausa di riflessione di 5 giorni per il datore di lavoro prima
di erogare la sanzione.
3) Bisogna tener conto del passato del lavoratore (recidiva) se il lavoratore è già stato
sanzionato allora un inadempimento può essere sanzionato in maniera maggiore. La
recidiva considerata è al massimo di due anni.
Il lavoratore deve sapere quali sono gli inadempimenti che portano a sanzioni. Il datore di lavoro
deve quindi affliggere il codice disciplinare in un luogo accessibile. Di solito viene collocato sopra la
macchinetta che prende le timbrature, se non lo affliggo le sanzioni erogate sono nulle.
Il trasferimento non è previsto come sanzione disciplinare quindi non può essere erogata come
sanzione.
RETRIBUZIONE
E’ la principale obbligazione da parte del datore di lavoro. Art 2099 la parte del contratto
relativa alle retribuzioni ha effetti erg omnes, che fanno parte alla categoria a cui si applica
il contratto collettivo. (Il contratto collettivo è un contratto agli effetti del codice civile, si
ha un’eccezione perché solitamente i contatti si applicano solo alle parti).
Art 36 della costituzione è il principale onere del datore di lavoro ma storicamente chi ha
stabilito le retribuzioni ha avuto un ruolo fondamentale. (Scala mobile= la retribuzione fino
al 1984 era legata all’inflazione, di mese in mese la retribuzione prevista dai contratti
collettivi cambiava). Il tema delle retribuzioni interessa l’economia e il legislatore della
costituzione ha determinato conseguenze in termini di orari di lavoro.
Comma 1 il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e
qualità del lavoro e sufficiente ad assicurare a se e alla famiglia una vita dignitosa.
Emergono quindi due principi: il principio di proporzionalità e quello di sufficienza.
Art 2099 la retribuzione può essere stabilita a tempo e a cottimo( risultato prodotto,
l’unica retribuzione esclusiva è quella a tempo e quindi quella a cottimo non può esserlo. Il
cottimo è stato visto sempre con sfavore dai sindacati e la retribuzione a cottimo nel
nostro ordinamento in mancanza di un minimo fissato era vista come uno sfruttamento) e
deve essere corrisposta dal giudice tenuto conto del parere delle associazioni professionali.
L’ordinamento corporativo non c’è più oggi, la retribuzione per ciascuna categoria si
ricollega a un minimo retributivo, ossia a una somma al di sotto della quale non si può
scendere. Il giudice ha dei paletti da determinare, quando la retribuzione non è
determinata da accordi fra le parti, ma non sa per esempio per un meccanico o un
ricercatore quale cifra rispetti i due principi della costituzione. E quindi va a vedere i vari
contratti collettivi.
Se il datore non è iscritto a nessuna organizzazione sindacale, in base agli articoli 1419 e
1339 in caso di prezzi mancanti ci sono delle conseguenze. Se una retribuzione è inferiore a
quella minima prevista dai contratti collettivi la clausola è nulla, Quindi come se non ci
fosse, e quindi la retribuzione decisa dal giudice che applica i minimi previsti dalla
contrattazione collettiva nazionale.
LA retribuzione minima dettata dai contrati collettivi è applicabile sempre a tutti perché
appunto in mancanza di essa la applicherebbe comunque il giudice. Anche quelli che non
fanno parte di organizzazioni sindacali devono applicare la retribuzione minima e prevista
dai contratti collettivi che quindi assumono efficacia di legge applicabili a tutti i lavoratori
di quel comparto.
Il superminimo è l’ammontare che il datore attribuisce più di quanto sarebbe tenuto. L’art
2099 prevede più modalità di retribuzione, ma non tutte hanno la stessa importanza.
Quella più importante è quella a tempo, le altre possono affiancarsi, esempio sono
partecipazioni agli utili o ai prodotti provvigioni o prestazioni in natura.
Per quanto riguarda il lavoro notturno l’Italia è stata sanzionata dall’UE perché le lavoratrici
non potevano essere adibite a tale lavoro. Oggi le lavoratrici in stato di gravidanza non
possono lavorare di notte. Il divieto generalizzato a tutte era discriminatorio.
Cosa avviene per l’onere retributivo in capo al datore di lavoro in caso di sospensione del
lavoro? Non bisogna associare la cassa integrazione guadagni al tema diverso (anche se
potenzialmente connesso dei licenziamenti il lavoro cessa mentre nel nostro caso c’è
una sospensione).
In molti casi casi prima del licenziamento si passa alla cassa integrazione ma non dovrebbe
essere sempre l’anticamera del licenziamento.
Ce ne sono di due tipi:
1) Cassa integrazione ordinaria
2) Cassa integrazione straordinaria
E’ una sospensione dell’obbligo di porre in essere la prestazione di lavoro ma ci sono anche
gli obblighi accessori che però non vengono meno come la fedeltà, non concorrenza.
Quindi anche in assenza più o meno prolungata non vengono meno tutte le obbligazioni
accessorie.
Cassa integrazione ordinaria= c’è qualcuno che integra la retribuzione in caso di causa
integrabile. E’ gestito dall’INPS provinciale. A chi si applica? Il campo di applicazione si è
ampliato nel tempo ma al tempo aveva un preciso destinatario, le imprese industriali.
All’inizio erano tutelati sono gli operai. Molto spesso con normative ad hoc a seconda delle
crisi del momento è stato ampliato l’elenco. Oggi tutte le categorie sono tutelate tranne i
dirigenti.
Le cause integrabili (cause in cui viene sospeso del tutto o ridotto l’orario di lavoro) sono:
1) situazioni temporanee di mercato, sono due mesi che non vendo, ho il magazzino
pieno, è inutile produrre ancora
2) Eventi transitori e intemperie stagionali (se piove c’è la neve o fa freddo non posso
lavorare, quindi uso la cassa integrazione per quella giornata)
La cassa ordinaria può durare fino ad 1 anno.
La cassa integrazione è un ammortizzare sociale ma anche un vantaggio per il datore di
lavoro, perché c’è una traslazione dell’obbligo retributivo. La cassa integrazione è pagata
come un’assicurazione, c’è una base fissa di contributi versati ad hoc; in passato c’era una
quota legata alle dimensioni dell’azienda più eri grande più pagavi; oggi il pagamento è
legato all’utilizzo dello strumento (è una sorta di bonus malus). Il lavoratore in caso di cassa
integrazione ordinaria e straordinaria ha diritto all’80% della retribuzione prevista per le
ore che non ha lavorato. Se c’è cassa integrazione a 0 ore cioè non lavoro nessuna delle 40
ore, ho diritto all’indennità per l’80% di quella prevista. Lavoro solo 20 ore a settimana, ho
diritto per le 20 ore a quanto previsto dal contratto, per il resto delle ore l’80%.
L’indennità può essere sostitutiva quindi o integrativa della retribuzione.
L’erogazione avviene da parte dell’INPs, ma chi versa è il datore di lavoro che compensa
con l’INPS.
Cassa integrazione straordinaria= ente che deve approvarlo non è l’INPS provinciale ma il
Ministero del Lavoro si è di fronte a una crisi aziendale).
Il campo di applicazione non è lo stesso.
In passato si parlava quotidianamente di cassa integrazione in deroga, in deroga dalle
previsioni legislative. Il campo di applicazione durante la crisi magari non andava a coprire
tutti i settori, l’elenco quindi è stata ampliato nel tempo partendo dalle imprese industriali.
In passato rincorreva le crisi economiche che c’erano. Non si possono scrivere all’interno i
nomi di azienda ma alcune applicazioni derivavano da casi concreti.
Anche qui si ha diritto all’80% della retribuzione ma all’interno dei massimali, se la
retribuzione supera una cifra che non è alta l’integrazione non viene erogata.
Le cause integrabili sono cause molto più gravose, che sono la:
- Riorganizzazione aziendale (Fiat )
- Crisi aziendale (in passato equivaleva alla chiusura, i lavoratori erano pagati per imprese
fallite caso Alitalia i lavoratori sono stati pagati per 7 anni con la cassa integrazione). La
cessione dell’attività non è prevista tra le cause integrabili.
- Contratto di solidarietà è un accordo fra datore di lavoro e sindacati che prevede la
diminuzione per un determinato periodo di tempo dell’orario di lavoro per evitare
situazioni di crisi. A un lavoratore viene modificato il contratto per esempio a 35 ore e
quindi la cassa integrazione aiuta il lavoratore. E’ un modo di scongiurare i licenziamenti, a
differenza della cassa ordinaria dura fino a un massimo di 24 mesi in un periodo di 5 anni.
Se uno utilizza lo strumento della solidarietà fino a 3 anni (il legislatore vuole incentivare
l’utilizzo di questo metodo).
Ci dev’essere una procedura per collocarsi in cassa integrazione straordinaria e ci devono
essere due distinte procedure:
1) Di carattere sindacale, bisogna rendere noto lo stato di crisi
2) DI carattere amministrativo, ci può essere un caso in cui vista la difficoltà di crisi su
richiesta del datore non c’è l’anticipazione e quindi l’erogazione avviene direttamente
da parte dell’INPS