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3
*
* SP
*) Limito il mio studio «lio lottere pogftno; del lo cristiane st o occupnndomi per
un lnvoro di muggior molo.
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52 DI ALCTJNI ELEM. RELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI PAPIRI
pensó che anche nelle altre lettere dove la divinità non è nominata,
e dove si dice solo « ti auguro di star bene », il compimento del
*) Tor le formule di saluto cfr. Fjsrd. Ziemann, De epist. graec. Jormulis soll,
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Dl ALCUNI ELEM. RE LI G. PAGAN I KELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI P APIRI 53
integrate: [e'i¡¡ äv, coç tj/j,eïç toïç Oeoïç eo/jj/icOa, l). Nel II secolo
a. C. compare una sola volta; manca affatto nel I secolo a. e d. C.,
e neppure si fa troppo frequente nei successivi 2).
Ancora in questo tipo di saluto è bene ricordare la Jettera già
citata 3), la quale, dopo l'espressione comune di preghiera per la
salute wç eîç roïç Oeoï; Evy/j¡jÁvr¡ ôiaze?M• y.al avrr¡ vyíaivov xal rà
naibiov y.ai oi
nàvreç, aggiunge èv oïxouquanti che tutti fanno
voti per lui aov ôià navroç ¡iveíav noiov/uevot. Nelle epistole pagane
questa frase ricorre ancora una volta nel II secolo d. C. 4) ; nelle
cristiane non si incontra affatto, benchè sia stata cara a S. Paolo,
che l'usa cinque volte nelle sue quattordici lettere 5).
èarlv, eï âv, wc êyà> (ié).m, y.al xoîç deoïç uioAh) yjÎQtç, vyiatvov ôè xal
avroç 6). Forse con più vivo senso di gratitudine è ripetuta nello
fitesso secolo da un certo Alcaio, che fa precedere i ringraziamenti
alla divinità: yuàqtç roïç Oeoîç no?Ja'), el vyiaiveiç 7). Questa forma
deve avere incontrata poca fortuna; è limitata ai pochissimi esempî
J) Witk. 12.
2) Witk. II POxy. 533, 933; II-III
35; BGTT. 1081; POxy. 1216; III POxy. 1217;
PRyl. 244; PSI.
206; IVPJand. 15. Si osservi che l'invocazione è sempre diretta
agli dei in generale, e col caso dativo ; si hanno solo due esempî con ~y.px e il dativo ;
III POxy. 1217 e IVPJand. 15; in IV POxy. 1299 nv.px rw kuoi'm non dipende
direttamente da c'r/ouocr. ma è posposto a úytsu'vsiv y.«'t oXoxhtpttv, cosí clie pare piut
tosto dire: ti auguro di stare sano e salvo coH'assistenza di Dio, come è confermato
dall'altra formola isolata del 153a Witk. 47 : ti tppomou xks naoá tmv 5(e)«v y.xrá lóyo-j
aoi iít¡ av, w; ßo-jAou.at.. Forse il POxy. 1299 risente l'influsso delle lettere
cristiane, in cui si augura di star bene in Dio: èv x'jpía -3"eycúptvu, oppure soowt3«c
at h ~(e)w í'y/jju'ji. Nelle lettere cristiane si ritrova con maggior frequenza questo
tipo di saluto nella chiusa; aH'inizio lo usano: IV Chr. Wilck. 131; PGen. 51, 62;
PGrenf. I, 53; PJand. 14; PLips. 111; nclla chiusa: IV PGiss. 54, 55; POxy. 1162;
l'SI. 208: in due lettere il saluto finale si scosta dalla formola di uso, e si rivela
IV Deissm. 18 ippra¡úvav ¡re f¡ Six èn-'t piytrrov
originale: r.pb-joix ypànm èv
•Avpí'p y_pior¿> o PGen. 54 rjvSO.y i $e¿; ut-y. hq-j etvxt.
3) Witk. 35.
<) HDeiss. 11.
l) Paul. Phil. 14 Theas. 12 Eph 116 Rom. 110 Tim. Il, 13; cír. A. Dkissmann,
Bibelstudien, Marburg, 1805, p. 210; Licht vom Osten", p. 125.,; si trova ancho nello
jscrizioni; cfr. ad. es. Boeckh, CIO. 4892 (col verbo all'infinito aoristo), 4936 (col
participio presente; la forma è sempre media)
°) 2G0» Witk. 13.
') III Witk. 18.
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54 DI ALCUNI ELEM. RELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI P APIRI
del sec. III citati, che quest! non sieno gli ultinn resti di un
a meno
largo uso antecedente, che
noi non possiamo controllare per man
canza di doeumenti. Ringraziamenti agli del per la salute prospera
non mancheranno nei secoli successivi, ma nel corpo della lettera,
non come forma iniziale; solo come caso isolato questa frase si
ritrova in S. Paolo x); questo potrebbe forse far pensare 2) che un
materiale più copioso di lettere ci permetterebbe di osservare una
vitahtà più lunga di essa.
Zagániói 3).
Un documento del III sec. d. C. ci assicura
che questo formulario
nuovo non è che
sviluppo del primo tipo: all'invocazione
uno cioè
a tutti gli dei, che si è ridotta qui al solo verbo esprimente l'augurio
evyofiai, per una naturale usura di chi scrive (alio stesso modo che
ancor oggi lo scrivente anche di vivissimi sentimenti religiosi limita
la sua frase augurale, e non nomina la divinità da cui sente il prin
dagli dei compagni, oí rrjwv.oi Ocoí] I-II BGU. 843; II BGU. 001, 023, 714, 845*;
Chr. Wilek. 100*; Deiss. 11*; PTebt. 418*; II-III BGU. 270*, 332, 384, 449; Chr.
Wilck. 21, 489*; PFay. 127; PStrassb. 38*; PrS. 5747»; III BGU. 775*; PAmh. II,
136*; PSI. 308; PrS. 4420; duo Ermete e gli dei compagni: II PGiss. 14, 85*; uno la
Fortuna di Antiochia: II BGU. 794; uno Giove Kasio : II-III BGU. 827; uno Iside e
Apollo: II-III PrS. 4650*; uno Thoeri: II-III POxy. 528*; sei gli dei locali (vi t/iiris
fW) II-III PTebt. 413*; III PFay. 130*; POxy. 1296*; PRyl. 242; PSI. 206*; III-IV
PLips. 110; uno gli dei patrî (Kcirpôioi Osoi) III PLond. 9731', III, p. 213; quattro
gli dei in generale: II PGiss. 81, I e II; II-III BGU. 38; III PSI. 236; tre volte si
trova ri Trpory.,jvv¡y.y.senza il nome délia divinità: II PJand. 9*; PTebt. 412*; II-III
PPar. 18*; gli dei compagni, senza cenno alla divinità principale, lo Ziemann, op. cit.,
dal Zum. min. naz. n. 328,
p. 234 dice che si trova una sola volta e lo riporta prosv.,
p. 5, n. 1.
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DI ALCUNI ELEM. ItELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI P APIRI 5í>
non fa che invocare gli dei in generale con la formula del primo tipo,
ed aggiungere una intercessione speciale agli dei protettori del luogo ;
è uno degli inizí di lettera piii ricco di augurí: tiqo tmv olcov ev%o/¿at
jtâai roîç deoïç evtv%eïv aai y.ai zô jiQoaxvvr¡f.iá aov nouo xár' éxáarrjv
1) III PSI. 20(1 e ofr. simile a questo nell'augurio III-IV PLips. 110.
=) BGU. 451.
3) Paul., Cor., I, 1425, per 1'uso ili questo verbo nel N. T. lo Zorell, N. T. Le
xicón ijraecum, Parisiis, 1911; nota: Deo honorem rilu Orientalium exhibeo.
*) MAftrKRO, op. cit., p. 4.
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56 DI ALCUNI ELEM. RELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRE CHE DEI PAPIRI
dee, ecc. »1). Assai spesso invece ora basta la protezione di Sera
pide; e questo semplificarsi potrebbe essere un indizio dell'idea mo
noteistica che penetra anche negli umili strati délia società.
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DI ALCUNI ELEM. RELIO. PAGAN I NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI P APIRI 57
1) II PAmh.II 131s ; Chr. Wilck. 48017; questa costruzione soompare nelle let
tere cristiane, che sostituiscono èIttîSm d; Ssov che si trova la prima volta isolato
nel terzo secolo PJand. 112 e frequente nell'età bizantina: cfr. per es. V PSI. 3019;
V-VI costrutto già usato nelle lettere
PJand. 16g; PGrenf. 64g; è lo stesso aposto
liche: cfr. Paul., Col., II, 110; Pe.tr., I, 35 usato accanto all'altro con im e il dativo
o l'acc. Paul., T., I, 410; Tess., I, 5S; Petr., I, 35.
2) III Chr. Wilck. UV,,.
3) BGU. 843s.
4) Cfr. II PSI. 94-, in II PFay. 12415; rot; Oeotc serra yàoiç; in II Giss. 176: -rot;
ttítí. Nelle lettere
Osoïç Trim; in II POxy. 11313 si ha la frase intiera yipi-j iyn Osoiç
cristiane non l'ho incontrata che in III. PSI. 299g (nel vol. IV dei PSI. di prossima
pubblicazione) ; non manca nelle lettere apostoliche, tanto nella forma intiera col
verbo '¿yy quanto nella forma avverbiale: cfr. Paul., Tim., II, 13 Cor., I, 1537.
5) II PGiss. 23lr.
8) 164-158 Witk. /.iroypç nel Serapeo, afferma per Serapide e per
38g ; Dionisio,
la liberté del auo corrispondente. Queste lettere appartenenti al Sorapeo portano
un grande contributo alla questione tuttora dibattuta sulla natura délia zarayh
e dei vAroyai.. Non me ne occupo di proposito nel presente studio, nella speranza di
. potere presto trattare la questione in un lavoro a parte. Per la storia délia discussione
su questo argomento dal Letronne e Reuvens (1830) fino ai nostri giorni, si veda la
chiara e succinta esposizione fatta da K. Sethe, Sarapis und die sogenannten -¿¿rayai,
des Sarapis, Berlin, 1913, pp. 20 e segg. Da ultimo contro l'opinione del Sethe espressa
nell'opera citata pp. 91 e segg., è apparso un articolo del Wilcken, in Archiv, VI, p. 184
dovo ô studiata la famosa lottera del figlio di Glaucia, Apollonio, recluso nel Serapeo.
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58 DI ALCUNI ELEM. KELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECIIE DEI P APIRI
Più frequente mvece si incontra 1 uso di vi¡ tovç ueovç 1), comune
presso i Greci.
») 164-158 Witk. 38so; II BGU. 8843_12; I'Lond. 897u_20, III, p. 206. Si continua
in questa interiezione l'uso ehe era comune presso i Greci; ma non si ritrova mai il
nome proprio di una divinité, mentre nei documenti letterarî greci è frequente il v.j
T'j-j àiy.. Nolle lettere cristiane solo una volta si trova il primo esempio di una espres
sione viva tutt'oggi : Çi x.ùotoç « vivaddio » V POxy. 9437.
а) Dbissmann, Licht vom Osten2, p. 212.
s) Le frasi úsate ad esprimere le preghiere fatte a Dio, sono vapa/.xl¿> zr'j; (Jío'j:
Znw; cfr.: 99a Witk. 62g ; III Oxy. 3070g; una insistenza di intercessione è espressa
nella corrispondenza di Apollonio: où St'xAeínM mt&j to irpttiy.ùvriU.y.II Giss. 144 e cfr.
Giss. 85g e vuztgç xal /¡ptépzç ivTvyyrivM tm Seil imep vpiiv II-III BGÜ. 246u. Quo
st'ultima fa ricordare l'espressione di S. Paolo (Tess., I, 310) vu/.to; y.ui tfuspx; útte
pe/.neptTioü oeopevo;. Cfr. anche tra lo cristiane VII PLond. 1041, III, p. 284 e ibid.
12443 III p. 244. Per i'JTity/ivu, HvTCjit:, êvrj/t'x usati nei papiri o in S. Paolo (Rom.
82c) cfr. Deissmann, Bibelstudien, p. 117 e sogg.
«) III Chr. Wilck. 478.
б) Witk. 62. 11 confronto con altri documenti, per es. 258° PSI. 32S8 e 1C2»
PPar. 3012, assicurano di uso comune quest« augurio a persono che ocoupavano
cariche pubblichc.
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DI ALGUNI ELEM. ItELIG. PAGANI NELLE EPISÏ. PKIV. GEE CHE BEI PAPIEI 59
délia sua preghiera agli dei perché gli concedano grazie e favore
presso il re.
Questo pio ricordo non è hmitato alla quiete delle pareti do
mestiche; anche tra le dissipazioni e le fatiche del viaggio, il pelle
grino, raggiunta la meta, si fa premura di visitare il tempio e inter
cedere per i suoi cari dal dio che lo abita. Erone infatti, appena ar
rivato ad Alessandria x), scrive al fratello che sua prima premura
fu di avviarsi al santuario di Serapide e pregare per lui. Kalma 2),
informato di maliziöse dicerie a suo riguardo, prega la moglie che
non ascolti le chiacchiere cialtronaglia ; tornerà presto a lei;
della
intanto sappia che è andato ad Alessandria a pregare. II papiro
spezzato non ci dice il nome della divinità, che certo doveva essere
Serapide 3), e non ci consente di ascoltare forse i lamenti di un in
nocente, colpito dalle dicerie di gente maligna.
Interessantissima a questo riguarclo e la lettera nella quale
Nearco 4) narra un suo viaggio fatto a scopo di istruzione attraverso
1'Egitto. Doveva essere un greco non del tutto indotto costui, os
serva il Wileken 5) ; egli spinse infatti le sue peregrinazioni fino alle
credute sorgenti del Nilo, ha toccato la Libia, « dove Amnione dà
oracoli a tutti gli uomini » 6) ; lo deve egli pure aver consultato, del
clie egli esprime il pieno soddisfacimento ; e dovunque peregrinando
trova un tempio, non trascura mai di visitarlo e farvi preghiera
per i suoi amici; anzi sulle pareti ne incide i nonii, percliè riman
gano a ricordo. Costumanza dell'età tolemaica e romana, come atte
stano le numeróse iscrizioni deH'Egitto 7); costumanza che non fu
pero prerogativa di quei due periodi cli vita e non ebbe limiti dai
confini egiziani; il visitatore dei santuarí cristiani o delle cappel
lette sparse sulla china dei monti, s'accorge come non del tutto
*) I-XIBGU. 45).
=) III Chr. Wilck. »8.
3) Fino agli ultiini gionii il tempio di Sernpide fu por gli alessandriiii qucllo che
il tempio di Gerusalemme por i Giudei, uu centro venerate. dove aflluivano tutti gli
omaggi e partivano tutte le ispirazioni. (}. Lafayjs, Histoire du culte des divinités
d'Alexandrie, Paria, 1884, p. 24.
<) Il Chr. Wilck. 117.
6) Chr. Wilck. Introd. al papiro.
c) l'er gli orncoli di Annnono, elle si ritrovano lin dal principio del Regno nuovo,
cfr. Euman, La religione egiziana, trad. Pellegrini, Bergamo, 1908, p. 18S.
') Cfr. ad es. le iserizioni del tcmpio di Filo in Ltctkonnk, 48-102, dall'epoca doi
Lagidi aU'impero: il visitatore scolpiva su le pareti del tempio il ricordo por st\ i
suoi paronti, i suoi ninici: le frasi di uso erano 7r?o?y:j-jr,y.z Ttvo; Touiv, ypivuv o
nieuo frequent« ¿•jy.TtSivy.t vxox e il nome delle divinità.
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60 DI ALCUNI ELEM. RELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECIIE DEI PAPIRt
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DI ALCUXI ELEM. KELIG. PAG AN I NELLE EPIST. PRIV. GPECIÏE DEI P APIRI 61
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62 DI ALCUNI ELEM. RELIO. PAG AN I NELLE EPIST. PR IV. GRECHE DEI P APIRI
gazione nel potere immenso che l'uomo, con la coscienza della liturgia,
acquis ta sul mondo degli spiriti. L'efficacia della preghiera dei de
voti è indipendente dalla disposizione dei fedeli, ed è legata solo
alia perfetta materiale recitazione della formola. La divinità cosi
invocata doveva secondo la volontà del suo servitore. Se il dio
agire
alcuni popoli, rende al contrario presso altri popoli accetto agli dei il sacrificio; cosí
nella Grecia a Demetra e Dioniso era caro il sacrificio del porco, perché distruttore
dei seminati e dei vigneti. Puà essere dunque probabile che identifieati col sincretismo
Demetra ed Iside, Serapide e Dioniso, i Círeci abbiano continuato la loro eostumanza
del sacrificio dei porci alie divinité egiziane, cui la Grecia aveva prestato nomi nuovi.
L'uso del porco potrebbe anche essere stato introdotto dal culto astrale, che trovo
aderenti in tutto il mondo conosciuto d'allora; iri Olanda ad es. il mese Sporkel (feb
braio) è il ricordo ancora vivo delle feste Spurcalta che i Cermani celebravano, col
sacrificio di maiali, in febbraio festeggiando la marcia ascendente del sole. Cfr. Ch. I.
Hefele, Histoire des conciles, trad. Leclercq, Paris, 1910, III, p. 837.
greei la prima volta noU'inno a Demetra, v. 50) cfr. la nota a questo papiro in
PFlor.; a proposito di questa cspressione di Eudaimonis cfr. quella analoga di un
papiro inédito di Broma; oO ¡ú'úm Ocñ et t/.s npi-spn áraoríT'» -oj -jín
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1>I ALCUNÏ ELEX. RELIO. PAGAN! NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI PAPIRI bó
non consente al suo desiderio, che meraviglia se colui che prega, data
tale concezione délia preghiera, non si senta ingannato dal dio ser
vito o invocato con tutta esattezza? Di fronte a tale concezione,
parole spira uno sconforto profondo; teme che anche la sorella, dopo
tante lettere che le ha scritto, nelle quali tutto ha aperto il suo animo
e narrate tutte le sue miserie, non abbia più voglia di prestargli at
tenzione, e fa délia filosofía fatalista; « quando un uomo si trova nelle
avversità, deve cedere e non combatiere ostinatamente contro il
fato ». Ma nonostante questa nera concezione délia vita, per cui si
crede nato alla miseria e ritiene che l'infelice flagellato dalle cose
1) Ad Marcellam, 25.
2) 153» Witk. 48. In una lettera del 130-1211 (Witk. 54) si dice che alle opero
buone non sono indifferenti gli dei, e riescono di vantaggio a chi le compie: Petesuco
si raceomanda a Marreto, perché procuri pascoli al suo bestiame che ne manca e lo
conforta a ciô col pensiero « farai bene a renderti propizî gli doi ».
3) IV POxy. 120.
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64 DI ALCUNI ELEM. RELIG. PAGANI NELLE EPIST. PItIV. GliECHE DEI P APIRI
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DI ALCUNI ELEM. IIE LI G. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI P APIRI 65
J) 1 Witk. 675.
2) Per la storia di questo epíteto efr. Deissmann, Licht vom Osten2 p. 2C5. Questo
epíteto credo sia stato preso a prestito dalla teología ebraiea: i Settanta tradussero
con -/.OjOiOçl'Jahve, che etimológicamente designa: tóv ó'vra, iy'.'i ziui ó üv, cioè il Dio
esistente assolutamente e indipendentemente, quindi eterno, immutabile, fedele nelle
sue promesse; questo nome nel Yecchio Testamento era riservato al Dio d'Israele,
mentre per gli dei pagani era usato Elohim, nei LXX tradotto usato pure per
5eôç,
il Dio d'Israele, avuto riguardo alia sua grandezza e potenza; spesso sono uniti:
h xvpioç Sià;. Cfr. M. Hagen, Lexicon Biblicum, Parisiis, 1907, Deus; W. Gesenius,
Jahve, in Hebräisches u. Aramäisches Handwörterbuch, Leipzig, 1910. Ancora sul
significato di Jahve, e su la questione se Mosè l'abbia preso a prestito dagli Egiziani
cfr. M. J. Lagrange, in Revue Biblique, e segg.
1903, p. 370
3) P. Wendland, Die hellenistische u. römische
Kultur, Tübingen, 1907, p. 765.
4) Cfr. ad es. l'uso di uiyy.i uéyzç per il dio Soucho: II sec. a. C. Milne, Greeck
Inscriptions Cairo, 1905, n. 9201; IIP PLond. 262, (II, p. 177), 128P Lond. 2998 (IT,
p. 150), 176P PLond. 920s (III, p. 172); Wilcken, Griech. Ostraka, I, 370: per il dio
Soknopaio 90P PLond. 28710 (II, p. 202), 94P PLond. 216 (II, p. 186), 166p PLond.
3348 (II, p. 211), 166-198P PLond, 335ß (II, p. 112), Wessely, St., II,, 34, III col.,
IV col.6, V col.4; PrS. 4628.
6) II/III BGU. 7833.
*) Dr. Erman, Aegyptische, Grammatik2, Berlin, 1911, p. 261.
7) Cfr. F. Blass-Debrunneb, Grammatik d. neut. Griechisch4, Göttingen, 1913,
. p. 294; J. H. Moulton, Grammar of New Testament Grceck, Edinbourgh, 1908, p. 97.
8) A. Thumb, Handbuch, d. neugriech. Volksprache, Strassburg, 1910, p. 69.
9) Cfr. l'iscriziono riportata dal Rubensohn, in Archiv V, p. 163 usyxAot
ueyzi.M úiptTT'j; nelle lettere cristiane, oltre il zùoioç frequentissimo, con Sso; 6 usato
una volta tyitto; (con cui i LXX tradussero l'ebraico Eliyôn, il Dio sublime, altissimo,
cfr. Lacranoe, op. cit., p. 365 ss.); nel senso di altissimo in PLips. 111,, montre in
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66 DI ALCUNI ELEM. RELIG. PAGANI SELLE EPIST. PItIV. GKECIIE DEI PAPIRI
*
* *
Altre lettere ci
permettono, se non di penetrare i sentiment)
piix profondi di un'anima, di gettare almeno uno sguardo nella
intimità della vita familiare in occasione di una festa. La lettera
più copiosa di particolari iti questo campo risale al 245 a. C.5); si
tratta di una casa evidentemente agiata, nella imminenza del giorno
di una festa. Demofone, il capo di casa, scrive a Tolemeo, che era
alia testa delle di pubblica
guardie sicurezza ad Ossirinco, che gli
mandi tutto l'occorrente, e ne stende un vero catalogo: dapprima
i musici, coi relativi strumenti 6) : il flautista coi flauti frigi, 1' « effe
minato » Zenobio col tamburo, i piatti, le nacchere: si capisce dal
contesto che sono le donne di casa, la madre e la figlia, che insistono
di avere tutto questo per il sacrificio 7). E chiede anche un capriolo
maschio e formaggio e il pospasto, e tutto il vasellame, sia da
cucina che da tavola.
IV lMarid. si ha 1'espressione «Dio clje abita noll'alto » T« ¿-j ú^tVra ®s¿> che
Mg
richiama h Osó; di Luc. nella della Chiesa «Gloria
toi; 2Í4, continuato dossologia
ia exeelsis Deo».
J) II-III PrS. 4650; si ritrova anche neüe iscrizioni: pfr. Letronne, 44, 127,
140, 152.
2) Ai'DL., Melara., XI, 2, 5.
3) II TGiss. 23„.
*) Wilcken, Zum Alexandrinisehen Antisemitismus, in AI/h. d. Je. Sales. Ges. d.
Wiss., J909, p. 794: vi è ricordato un papiro di Brema dove si ha il gen. TaÇâiroî
pure per Afrodite.
5) Witk. 33.
'*) Per l'uso dei cymbali, tympani, crotali, cfr. Blümmeh, Leben und Sitten der
Griechen, II, p. 152; fiauti diritti e trasver«', tympani o cymbali, cari ni preti di Ci
licio, risuonarono poi ancho nei templi alessandrini. Cir. Lavayk, op. cit., p. 139.
') Deibsmann, Licht vom Osten?, p. 130.
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DI AL CU NI ELEM. EELIG. PAGAN I KELLE EPIST. PRIV. GltECIIE DEI PAPIKI 67
ricorrenza con quel poco che la miseria le consente. Dionisio 3), con
pietà filiale, si ricorda della mamma lontana, e le manda 112 dramme,
di CU3 108 serviranno a riscattare gli abiti e a pagare l'intéressé;
4, nonostante il bisogno, « consérvale, dice, per la festa ». Non gran
che, quattro dramme in tutto, quando si pensa che Gemello 4) a
Sabino chiede 12 dramme solo di pesce in occasione delle piccole
feste del 400° giorno. Ma non potrebbero le 4 dramme essere state
mandate, perché la buona donna le riservasse per il giorno della
festa, come contributo da versarsi ai sacerdoti per le cerimonie e
i sacrifici pubblici? 5)
Un altra usanza, viva ancora presso di noi, sia nelle offerte che
i pii coloni fanno in taluni paesi nelle ricorrenze solenni ai loro
padroni, dando quanto possono di meglio dei frutti del loro ter
reno, sia nello scambio di doni o per un onomástico, o nelle feste
del Natale, è quella a cui allude la lettera di Gemello ad Agapato,
del 1106): lo prega di comperare doni da offrire per la festa di
Iside « alie persone a cui siamo soliti e specialmente alio stratego ».
Queste feste in oiiore délia divinità, che erano causa di un
movimento insolito tra gli adoratori 7), davano anche l'occasione
!) PFay. 115.
s) Un invito per un pranzo religioso si ha in POxy. 110, 523. luv i ti per le nozzo
del figlio: POxy. Ill, 524, 927; PFay. 132.
3) II POxy. 530.
4) PFay. 113.
') Cfr. n quosto proposito \V. Otto, Priester -und Tempel im Hellenistischen Ae
gypten, Leipzig, 1905, I, pp. 392 e segg. ; II, pp. G o 7.
')PFay. 118.
')Cfr. Hero»., II, 00, dove narra clie alla festa di Uubasto aceorsero da tut to
Io parti in quosta città 700.000 persono. Cfr. puro La fay k, op. cit., pp. 119 o sogg.,
per quewtti ('.ostumauza ancho fuori doH'Kgitto.
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68 DI ALCTJNI ELEM. RELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI PAPIRI
Per
quanto riguarda il nome delle divimtà e degno di nota che
nei primi tre secoli a. C. solo tre volte è nominato Serapide 5), una
volta sola 6) e Suchos 7).
Seknebtunis
Il di Osiride, che al tempo dei Tolemei
nome aveva assorbito
tutte le altre divinità 8) ed era il dio più favorito presso il popolo,
è affatto dimenticato; solo una volta si lia il nome di Osorapi 9).
àyci[-/)]-j pubblicato dal Letronne; nel Witk. 02 si legge appena lapy.it e non si puô
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DI ALCUNI ELEM. EELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. G RECHE DEI PAPIRI 69
J) 3 Witk. 195.
2) Wilcken, Qrundz. u. Chresl , p 97j.
3) Witk., introd. all'epist. 19.
') Il Lafaye (op. cit., p. 100) fa avvertire il contrasto clie si nota îielle antiehe
credenze dell'Egitto tra il politeísmo délia folla e il monoteísmo dei saggi.
5) 153» Witk. 4822.
c) Nel 258a PSI. 3283_5 è ricordata lside, con la forma "Eoctç. Si noti ehe gli
scriventi sono i sacerdoti di Afrodite; per ció la lettera non puô essero documento
délia popolarità. del culto délia dea; è bensi un bel documento di sincretismo.
') 2 Witk. 3ö9, 44j(¡ 4K20 4910 13.
e) 3 Witk. 14.
°) 3 Witk. 5., 11 Hademachkji (Rhein. Muts., 1915, pp. 331 c segg.) interpreta
'AfpoSiawj non come il tempio della dea, ma come un dono iiiviato in occasion© délia
festa oinoninia.
>«) 153» Witk. Il y,.
") 993 Witk. «2l;ir
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70 DI.ALCUNI EXE M. RELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECIIE DEI PAPIRI
egiziana, che i Greci adoravano sotto il nome di Efesto 1). Per gli
altri templi, altri documenti estranei aile lettere ci possono soccor
rere a dimostrare che anche qui trattasi di divinità egizie. Si sa ad
esempio che
i Greci dell'Egitto chiamavano sapiente il vecchio
Imhotep, figlio di Ptah, protettore dei medici, col nome di Asclepio,
che in Memfi ha preso il posto di Ptah stesso 2).
Al declinare dell'epoca alessandrina Serapide di ven ta la divi
nité popolare favorita in questi documenti: ad esso con maggior
frequenza si rivolge il pensiero e la preghiera dei fedeli, ed il suo culto
si fa universale. Le epistole che lo ricordano mancano purtroppo
dell'indicazione del luogo donde furono spedite: ma è certo che non
tutte si possono ritenere provenienti cla Alessandria, dove era il
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DI ALCU.NÏ ELEM. RELIG. PAGAN! NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI PAPIRI 71
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72 DI ALCUNI ELEM. RELIG. PAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI P APIRI
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DI ALCUNI ELEM. RELIG. FAGANI NELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI P APIRI 73
privato. Cfr. Lafaye, op. cit., p. 129; cfr. anche la lettera di Aline che narra délia
costruzione délia cappella sul territorio di propriété di Apollonio. Cfr. sopra p. 00
e le feste private p. 06 e seg.
Per i Patroi theoi cfr. Roscher, op. cit.
«) 1001» PFay. 119.
7) Wilcken, Grundz. u. Chr., 115.
8) Cfr. sopra p. 69.
o) Chánteme de La Saussaye, op. cit., Paris, 1914, p. 86.
I0) Cfr. sopra p. 02.
10
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74 DI ALCUKI ELEM. EELIG. PAGANI KELLE EPIST. PIIIV. GRECHE DEI PAPIRI
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DI ALCUXI ELEM. RELIG. PAG ANI NELLE EPIST, PRIT. GRECHE DEI P APIRI 75
*) Okigenis, c. Celsum, VIII, 00, ed. Migue, col. S70; Latianzio, nel Divin, inst.,
II, 17, ed. Migue, col. 225, parla dei dcoriim cultores, che egli seilte invocare un Dio
superiore e único: « nam et cum iurant et cum optant et cum gratias agunt, non Jovem
aut deos inultos, sed deum nominant »; e nelle disgrazie, dice « ad deum confugiHir, a
dco pelitur auxilium, deus ut subveniat orattir ».
2) Cfr. sopra p. e seg.
03
3) Cfr. sopra p. 61, n. 7.
4) Ad es. la Collectio Hibernensis
del principio del 700, sulla quale 1'Antico Testa
mento aveva esercitato tanta
influenza, fa distinzione fra cibi mondi e iinmondi (cfr.
Fournier, Le liber ex lege Moysi et les tendcnces bibliques du droit canonique irlandais,
in Revue Celtique, 1909, p. 22S e segg.). Nel nostro caso questa Collcctio è interessante
poicliè non è improbabile clie il monachismo irlandese derivi dal monackismo cristiano
dell'Egitto (cfr. Th. Olden, The Church of Ireland, e. VIII; Its Eastern Origin; G. T.
Stokes, Ireland and the Celtic Church, Led. IX Ireland and the East.); è certo clio
i xnoiiaci dell'Egitto pcrvciinero neH'Irlauda ed ebbero una part« importante nollo
eviluppo ascético del paese (L. Gougaud, Les Chrétientés Celtiques, Taris, 1901, p. 30
e sogg.). Iiioltro è noto come i missionary cristiaiii lavorassoro ad aboliré questi riti,
di sacriíici di animali ai quali erano tanto attaceati i popoli: ad es. tra i Gormani lo
tipurealia sopra ricordata, p. til, n. 7 furoiio riportato al tempo del Natale, annet
tendovi un significato cristiano (Hkfei-k, op. cit., Il l, S3S).
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76 DI ALCUNI ELEM. RELIG. PAGANI KELLE EPIST. PRIV. GRECHE DEI P APIRI
Giuseppe Ghedini.
1) Cfr. ad es. come asserzione generale 153s Witk. 465: tmv Sswv oiiSh yivsTzi,
e sopra p. 50, n. 4.
2) Cfr. ad es. II-III BOU. 1081: Didimo scrive ad Ermione: ¿'jyyj.ii rotç Osoï;
vreip noxt "tj'j. n fítayv/áJwTí; e ringrazia il dio che ha protetto Apollonio. Cfr. Apuleio,
Met., XI, 5. «jam tibi Providentia mea illucescit tibi salutaris » : ô Iside che parla.
3) Op. cit., p. 91.
4) G. I'. Wetter, Phos, Eine Untersuchung über hellenistische Frömmigkeit, 1915,
p. 152.
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