GLI ESORDI
I genitori, profughi armeni, si conobbero negli Stati Uniti dove si
sposarono nel 1923. Successivamente, nel 1927, la famiglia si trasferì a New
York, dove Cathy ebbe la sua prima educazione musicale.
Tra i tanti dischi della collezione materna, ascoltati da Cathy Berberian fin
da piccola imitando le voci e i ruoli (anche maschili), fu la cavatina del
Conte nel Barbiere di Siviglia nell’esecuzione di Tito Schipa ad accenderle la
passione per il canto. Di grande importanza in queste fasi aurorali della sua
formazione furono gli ascolti delle interpretazioni discografiche del
soprano Lily Pons e del basso Fëdor Šaljapin, nonché la partecipazione, fin
da adolescente, a gruppi di danze tradizionali armene, cui si sarebbero
aggiunti corsi di recitazione e danza hindū. Fin da queste prime prove
(talora documentate in video d’archivio) si manifestano il ruolo importante
attribuito al corpo, alla componente gestuale e alla recitazione, e un forte
senso della presenza scenica, accompagnata a una spiccata ironia e senso
dello humor, aspetti che furono poi predominanti in tutta la carriera della
cantante, che nel 1974 ebbe a dire: «Spesso penso di essere non tanto una
cantante col talento della recitazione, quanto un’attrice che sa cantare» (in
Varga, 2013, p. 165).
Già dai primi anni Cinquanta è documentata la sua presenza sulla scena
musicale italiana come interprete; ma il vero debutto dal vivo avvenne il 17
giugno 1958, a Napoli, nel concerto di chiusura della serie promossa dagli
Incontri musicali, dove eseguì brani di Igor Stravinskij e Maurice Ravel.
Sempre al 1958 risale la duplice fondamentale esperienza compiuta a
Milano con la realizzazione di Thema (Omaggio a Joyce) di Berio e,
soprattutto, di Aria di John Cage (a questo compositore va il merito di aver
riconosciuto forse per primo il poliedrico potenziale vocale di Berberian).
Il lavoro su Thema (Omaggio a Joyce) fu per Berberian, grazie alla presenza dei
mezzi elettroacustici, un’esperienza decisiva per acquisire piena
consapevolezza delle proprie capacità vocali: «Devo constatare qui che le
tecniche di registrazione e di montaggio hanno avuto un ruolo
fondamentale nella musica vocale. Il fatto che con un magnetofono si
possa registrare un suono o dei suoni, isolarli dal contesto originale,
ascoltarli per sé, in quanto suono, modificarli e combinarli con altri
elementi sonori appartenenti ad altri contesti, ha messo il musicista (e
anche il cantante) in condizioni di ascoltare in maniera diversa la realtà e
tutti quei fatti sonori che normalmente ci sfuggono perché assorbiti e
mascherati dall’azione che li produce e dall’esperienza che li provoca»
(Berberian, in Symphonia, 1993, p. 12).
Per Aria, Cage fece ricorso a parole e suoni di cinque lingue conosciute da
Berberian (armeno, russo, italiano, francese, inglese), e a differenti stili, dal
jazz al canto lirico, fino all’imitazione di icone della vocalità e della
presenza scenica come Marlene Dietrich, Marilyn Monroe e il basso russo
Šaljapin, fissando il tutto in una sorta di partitura grafica. L’esecuzione,
avvenuta nel 1959 prima a Roma e poi ai Ferienkurse di Darmstadt,
rappresentò il debutto internazionale come interprete della nuova musica.
Se fino a quel momento la voce di Cathy era stata considerata soprattutto
come una sorta di macchina per produrre materiale fonetico – il «secondo
Studio di Fonologia», nella definizione dello stesso Berio –, con Aria entrò
in gioco una funzione assai più complessa della cantante, mirata a un
recupero della vocalità con le sue implicazioni espressive e gestuali. Aria, il
primo brano tagliato su misura per la sua voce, inaugurò un percorso che
determinò alcune tappe rilevanti nel catalogo di Berio e di altri compositori.
Il rapporto con Cage non si limitò ad Aria ma continuò per anni; Berberian
eseguì infatti con grande frequenza e incise brani come The wonderful widow
of eighteen springs e A flower, mentre nel 1970, al Théâtre de la Ville di Parigi,
eseguì la ‘prima’ di Song books.
SODALIZI ARTISTICI
L’attività e l’importanza di Berberian come interprete della nuova musica si
ampliarono senza sosta: già in un articolo comparso su Time (4 ottobre
1963) venne descritta come la «first lady of far-out song». Dopo Cage,
Berio e Bussotti, numerosi altri compositori scrissero espressamente per lei,
stabilendo talvolta un intenso rapporto di dare e avere. Ricordiamo, tra
tante, la collaborazione con Maderna, che va da Dimensioni II/Invenzione su
una voce realizzata nello Studio di Fonologia di Milano nel 1960, fino
ad Ausstrahlung del 1971; e quella con Henri Pousseur, legato alla cantante
da profonda amicizia (documentata in un ingente epistolario), che nel 1966
compose espressamente per la sua voce Phonèmes pour Cathy. Anche
Stravinskij, di cui lei già aveva in repertorio vari brani (tra cui Pribaoutki), la
invitò nel 1964 come esecutrice di Elegy for JFK, composta in memoria del
presidente degli Stati Uniti assassinato (su testo di Wystan Hugh Auden); il
brano venne inciso da Berberian quello stesso anno sotto la direzione del
compositore, insieme a Three little songs e Three songs from William Shakespeare.
Sempre nel 1964 Darius Milhaud compose per lei Adieu, su testo di Arthur
Rimbaud.
Gli anni di Sequenza III coincisero con gli anni più duri nella vita privata di
Cathy, profondamente segnata dalle vicende legate al secondo matrimonio
americano di Luciano Berio (1964). Dalla sua corrispondenza privata
emerge l’immagine di una donna di enorme statura morale e intellettuale,
che con abnegazione e lucidità continua a costruire insieme all’ex
compagno un percorso comune basato anche sulla valorizzazione reciproca
delle proprie competenze artistiche. Di questo viaggio ininterrotto una
tappa importante fu Recital I (for Cathy) (1972), autentico ritratto realizzato
da Berio (e fortemente voluto da Berberian, che lo sollecitò per lettera fin
dalla seconda metà degli anni Sessanta) per esaltare a tutto tondo le doti
vocali e istrioniche della cantante.
CREAZIONE E INTERPRETAZIONE
Dalla metà degli anni Sessanta la cantante sviluppò un’attività ad ampio
raggio e allargò in modo considerevole il proprio repertorio: per un verso si
affrancò dal ruolo di interprete specializzata della musica contemporanea e,
per l’altro, si cimentò nell’attività di compositrice con Stripsody (1966) per
voce sola, Morsicat(h)y (1969) per pianoforte, e un brano rimasto inedito,
databile negli stessi anni, recentemente rinvenuto nel suo fondo
privato: Anathema con varie azioni (anche attestato come Anatema con
variazioni).
Stripsody venne eseguita in ‘prima’ assoluta nel maggio del 1966 a Brema,
nella medesima serie di concerti che ospitava la ‘prima’ di Sequenza III: nel
proprio brano Berberian impiega onomatopee provenienti dal mondo dei
fumetti, traendo così ispirazione da un genere nel quale occorre
menzionare anche la collaborazione con Umberto Eco (con cui Cathy
tradusse opere cult di satira e umorismo americano). La sua creazione fu
inoltre strettamente legata al pittore Eugenio Carmi, che realizzò una serie
di stampe, posizionate in scena dalla cantante durante l’esecuzione
concertistica del brano (edite nello stesso anno, insieme a una registrazione
non definitiva del brano, nel volume intitolato Stripsody).
ALTRE SCENE
Altro fondamentale aspetto dell’attività di Berberian cantante fu la costante
frequentazione con il mondo dei media discografici e, soprattutto,
radiofonici e televisivi (RAI, WDR, NOS ecc.): accanto alla già menzionata
attività per lo Studio di Fonologia di Milano, si può ricordare la
partecipazione in radiodrammi come Aspetto Matilde (1959) di
Maderna, Protocolli (1968) di Bussotti e Il malato immaginario (1973) di Berio.
Fu inoltre ospite o protagonista di numerose trasmissioni e interviste
radiofoniche (per la RAI ma anche per emittenti straniere, come Radio
France), documenti che costituiscono oggi strumenti preziosi per
ricostruire la multiforme attività della cantante. Va ricordata inoltre la sua
presenza come attrice in produzioni audiovisive dal carattere talvolta
fortemente sperimentale, come R A R A (film) (1967-69) di Bussotti e Se
l’inconscio si ribella (1967) di Alfredo Leonardi.
Negli ultimi anni ebbe sempre vicino l’assistente Luigi Manca, sposato in
segreto a Las Vegas nel 1981. Cathy Berberian morì inaspettatamente a
Roma, la sera del 6 marzo 1983, per una crisi cardiaca. Il giorno dopo
avrebbe dovuto eseguire l’Internazionale per la RAI con l’accompagnamento
pianistico di Damerini.
Il lascito manoscritto, videografico, sonoro, fotografico e documentario di
Cathy Berberian è stato acquisito dalla Paul Sacher Stiftung di Basilea, dove
sono conservati inoltre altri manoscritti, lettere, registrazioni audio e
bozzetti nei Fondi di Luciano Berio, Henri Pousseur, Louis Andriessen. I
costumi di scena sono conservati dalla figlia Cristina Berio.
TRADUZIONI
P. Hutchins, Il mondo di James Joyce, trad. con R. Sanesi, Milano 1960; J.
Feiffer, Il complesso facile: guida alla coscienza inquieta, a cura di U. Eco - C.
Berberian, Milano 1962; J. Feiffer, Passionella e altre storie, a cura di U. Eco -
C. Berberian, Milano 1963; J. Feiffer, Il trapianto del trauma: vita privata di
Bernard Mergendeiler, a cura di U. Eco - C. Berberian, Milano 1968; W.
Allen, Saperla lunga, trad. con A. Episcopi, Milano 1973; J. Feiffer, Il
complesso facile, Passionella, Giorgio nella luna, trad. con U. Eco, Milano 1974;
W. Allen, Citarsi addosso, trad. con D. Gelmini, Milano 1976.
DISCOGRAFIA
Selezione di registrazioni realizzate in vita; per una discografia più completa
si consulti http://cathyberberian.com/discography/. H. Purcell, The fairy
queen suite, direttore B. Maderna, Angelicum 1956; L. Berio, Ora mi
alzo e Autostrada, canzoni su testo di Italo Calvino tratte da Allez hop!,
direttore B. Maderna, Philips 1960; L. Berio, Circles, S.
Bussotti, Frammento [Voix de femme], J. Cage, Aria with fontana mix, Time
Records 1961; Beatles arias: 12 Beatles songs, Philips 1967, pubblicato con lo
stesso titolo in Francia e Inghilterra, Polydor 1967, negli Stati Uniti con il
titolo Revolution, Fontana Philips 1967, e in Germania come Beatles arias for
special fans, Philips 1967; MagnifiCathy: the many voices of Cathy Berberian, con B.
Canino al pianoforte (musiche di Monteverdi, Debussy, Cage, Bussotti,
Weill, McCartney/Lennon, Gershwin, Berberian), Wergo 1971; L.
Berio, Recital I (for Cathy) e Folk Songs, Berio-Weill, Song of sexual slavery, Le
grand Lustrucru, Surabaya Johnny, RCA 1973; Cathy Berberian at the Edinburgh
Festival - À la recherche de la musique perdue, or From the sublime to the ridiculous,
recital con B. Canino, RCA 1974 (pubblicato negli Stati Uniti con il
titolo There are fairies at the bottom of our garden); C. Monteverdi, Lettera
amorosa, Lamento d’Arianna, Orfeo, Poppea, Telefunken 1975; Cathy Berberian’s
second hand songs, recital con H. Lester (registrazione live 17-18 ottobre 1980,
Theater am Turm, Francoforte sul Meno), TAT 1981; C.
Monteverdi, L’Orfeo, direttore N. Harnoncourt, Teldec 1985; Cathy Berberian
sings Claudio Monteverdi, direttore N. Harnoncourt, Teldec 1987 (orig.
Telefunken 1975); I. Stravinskij, Three little songs, Three songs from William
Shakespeare, Elegy for JFK, registrazioni del 1964, direttore l’autore, ora in I.
Stravinskij, Le Rossignol [and] Mavra, 35 Songs, Igor Stravinskij Edition, vol.
8, Sony Classical 1991. Inoltre: Stripsody, interpretazione vocale di C.
Berberian, illustrato da E. Carmi, testo introduttivo di U. Eco, Roma 1966
(nuova ed. Busto Arsizio 2013).
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Frightening the fish [rubrica Festivals], in Time, 4 ottobre 1963, p. 63; C.
Berberian, La nuova vocalità nell’opera contemporanea, in Discoteca, 1966, n. 62,
pp. 34 s.; [s. n.], Bel Canto & the Beatles [rubrica Singers], in Time, 2 giugno
1967, p. 43; E. Carmi, I sorrisi di domani: conversazioni con C. B., Stefano Carmi,
Flavio Caroli, Nicolò Stefi, Milano 1975, pp. 30-40; Symphonia, numero
speciale dedicato a Cathy Berberian, IV (1993), n. 30 (in partic. C.
Berberian, La Nuova vocalità nell’opera contemporanea, pp. 10-12; L. Berio - L.
Colbert, Cathy e le sue undici voci, pp. 27 s.; contiene inoltre scritti di P.
Rattalino, U. Eco, C. Piccardi, Gavezzotti, G. Montecchi e il CD
allegato Le mille voci di Cathy Berberian); M.C. Vila, C. B., cant’actrice, Paris
2003; K.J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, I, München 20034, pp.
353 s.; D. Osmond-Smith, The tenth oscillator: the work of C. B., in Tempo,
LVIII (2004), n. 227, pp. 2-13; N. Scaldaferri, La voix de C. B., in Musiques
vocales en Italie depuis 1945. Esthétique, relations texte-musique, techniques de
composition, Actes du Colloque, Strasbourg 29-30 novembre 2002, a cura di
P. Michel - G. Borio, Strasbourg 2005, pp. 179-194; Ph. Clark, Reputation:
C. B., in The Gramophone, marzo 2006, pp. 36-39; J. Paull, C. B. and music’s
muses, Vouvry 2007; G. Montecchi, Madame C. B. ribelle ironica, in Giornale
della musica, XXIV (2008), n. 246 pp. 28-29; A. Garbuglia, B.’s «Stripsody»
and comics musical vocation, in Sonus, XXXI (2011), n. 2, pp. 44-58; K.
Meehan, B. sings the Beatles (with help from Andriessen and Berio), in Mitteilungen
der Paul Sacher Stiftung, 2011, n. 24, pp. 25-29; K. Meehan, Not just a pretty
voice: C. B. as collaborator, composer and creator, Ann Arbor (Mich.) 2011; C. B.,
in B.A. Varga, From Boulanger to Stockhausen. Interviews and a memoir,
Rochester 2013, pp. 155-166 (intervista del 1974, pubblicata dapprima in
B.A. Varga, Muzsikusportrék, Budapest 1979); L. Berio, C’è musica & musica,
con 2 DVD, a cura di A.I. De Benedictis, Milano 2013; Cathy Berberian.
Pioneer of contemporary vocality, ed. P. Karantonis, F. Placanica, A. Sivuoja-
Kauppala, P. Verstraete, Farnham 2014.
Cathy Berberian
(Attleboro, 4 giugno 1928 – Roma, 6 marzo 1983)
Alla Columbia University studiò con Milton Smith (direttore del Brander
Matthews Theater), Herbert Graf (docente al Columbia Opera Workshop e
direttore del Metropolitan Opera) e Getrude Keller.
Cathy frequentò corsi di opera, canto e dizione, pantomima, scenografia,
scrittura per la radio.
Frequentò anche il La Meri's Ethnologic Dance Center e studiò danze
popolari spagnole e indù per avere i requisiti per interpretare, un giorno, i
ruoli di Carmen e Lakmé.
I genitori di Cathy approvarono le aspirazioni della figlia nel 1948,
sostenendo un breve periodo di studio a Parigi con Marya Freund.
Nel 1949 Cathy Berberian andò a studiare con Giorgina del Vigo presso il
Concervatorio "G. Verdi" di Milano. Questi studi in Italia rappresentarono un
punto di svolta nella sua formazione: con la Del Vigo Cathy Berberian
impostò la sua voce di mezzo-soprano e scoprì il vasto repertorio della
musica da camera, che diede luce alle multiformi qualità e tessiture della
sua voce.
Giorgine Del Vigo le trasferì anche l'importanza dell'interpretazione, al di là
della tecnica.
In occasione di un'audizione, mentre cercava un pianista per la sua
esecuzione, Cathy fu presentata a Luciano Berio, a quel tempo studente di
composizione al Conservatorio e accompagnatore al pianoforte per i
cantanti.
Nel 1950 Cathy Berberian sposò Berio e si trasferì definitivamente a Milano.
La loro unione personale e professionale diede vita ad alcuni lavori
fondamentali.
Nel 1950 Cathy apparve in numerosi concerti, tra cui una piccola
produzione organizzata da Berio in un teatro fuori Milano, in cui lei
interpretava Alisa nella Lucia di Lammermoor di Donizetti.
Il suo debutto formale avvenne a Napoli nel 1958, per il concerto conclusivo
degli Incontri Musicali, una nuova stagione inaugurata da Luciano Berio
e Bruno Maderna. Interpretò Pribaoutki di Stravinsky e i Trois poèmes de Stéphane
Mallarmé di Ravel.
Maderna (Dimensioni II: Invenzione su una voce, 1960), Igor Stravinskij (Elegy for J.F.K.,
Nel 1966 la Berberian compose il suo primo lavoro: Stripsody per voce sola,
un'esplorazione dei suoni onomatopeici delle strisce dei fumetti,
espressione sonora di una successione di divertenti vignette di Roberto
Zamarin.
Nel 1969 compose Morsica(t)hy per pianoforte, anch'esso illustrato da
Zamarin.
Nei decenni successivi Cathy Berberian fu attivamente coinvolta in concerti,
registrazioni, inviti per masterclass (tra i quali un'invito di Peter Brook
all'International Centre of Theatre Research di Parigi per condurre un
workshop su recitazione ed improvvisazione).
Morì per infarto a 57 anni, il giorno prima della commemorazione della
morte di Karl Marx, per la quale avrebbe dovuto interpretare una
rielaborazione dell'inno del Partito Comunista in "stile Marilyn Monroe".
Gole, tonsille, laringi, respirazione col diaframma e senza. Non siamo alla Asl o
a pilates, bensì alla bizzarra e interessante mostra dedicata al “Corpo della
voce”, allestita al romano palazzo delle Esposizioni, che mette insieme e sul
lettino tre “vocalist” defunti di primissima grandezza novecentesca
come Carmelo Bene, Cathy Berberian, e Demetrio Stratos (il cantante degli
Area).
In mostra più di 120 opere tra foto, video, materiali di repertorio, partiture
originali, corrispondenze, documenti, scoperti da Anna Cestelli Guidi e
Francesca Rachele Oppedisano; aree di ascolto e apparecchiature elettroniche
utilizzate da questi tre artisti molto diversi che nella seconda metà del
Novecento si son messi a indagare sulla voce.
La parte introduttiva-medicale è curata da Franco Fussi, specialista in foniatria
e otorinolaringoiatria, e offre una specie di mini corso di vie respiratorie for
dummies (con video di tonsille guizzanti). Poi, una tac musicale di una
mezzosoprano che canta, ripresa ai raggi x.
“Strisce” anche per Demetrio Stratos, frontman del gruppo progressive rock
Area, che in un decennio non solo di P38 e autocoscienza, evidentemente, si
mette a studiare il concetto di musica oltre i limiti della tradizione. Collabora
con John Cage e interpreta i suoi celebri micidiali “Sixty Two Mesostics” (e
siamo subito nelle sordiane “Vacanze intelligenti”). Il tacet non è in partitura
(cit.) bensì su rotaia, perché Stratos partecipa anche al “Treno di John Cage”,
l’happening “alla ricerca del silenzio perduto”, che nel 1978 fece il percorso
Bologna-Porretta poi registrando i suoni ferroviari e riproponendoli come base
per interventi vocali e strumentali (ben prima dell’Alta Velocità e della
Carrozza del silenzio. Chissà come si sarebbe divertito Cage con gli annunci
stralunati delle Frecce, gli accenti inglesi e le comunicazioni astruse che
intimano di vegliare sulle “bagagliere di vestibolo”).
Purtroppo però in mostra non ci sono i footage di quando Cage andò a “Lascia
o Raddoppia” nel 1959 presentandosi davanti a Mike Bongiorno come
concorrente da “Stony Point, New York”, ed eseguendo cinque performance tra
cui un “Water walk”, cioè la riproduzione di una camminata sulle acque tramite
una vasca da bagno, un bollitore, un frullatore, un petardo, un inaffiatoio, una
bottiglia di seltz, due apparecchi radio.
Mentre è pieno di filmati di Carmelo Bene (oltre alle belle foto di Cristina
Ghergo). Qui l’attore-performer viene finalmente spiegato una sua dimensione
più comprensibile: più che macchina attoriale, amplificatore umano.
Magnetofono temperamentoso, si capisce che fin dagli anni Sessanta Bene è
soprattutto interessato a diventare un sofisticatissimo tecnico del suono. “Dopo
la Callas e me non ne vedrete più – anzi sentirete più – di grandi artisti”, dice
programmaticamente. E in filmati inediti spiega anche con tecnicalities i segreti
della sua propria gola (“la voce palatale; il setto nasale deviato; la voce portata
di petto; il colore vellutato”).