Sei sulla pagina 1di 1

Dalla psicanalisi di Freud, Svevo ha ricavato l’interesse per l’inconscio.

Lo
scrittore aveva avuto modo di conoscerla, rimanendo scettico sulla validità
terapeutica del metodo. Di essa si serve, nel suo ultimo e più celebre
romanzo, come pretesto per frantumare la coscienza di Zeno in quel
percorso a ritroso nella memoria che il personaggio conduce nel suo
memoriale.
Ma l’ironia di Svevo investe in pieno anche la psicanalisi: di questa vengono
evidenziate l’inutilità e la contraddittorietà quando essa prevede di avere
un potere soprannaturale. Infatti la psicanalisi appare a Zeno Cosini
un’ulteriore inganno della malattia, uno smarrirsi ancora nel labirinto di
un’esistenza ormai svuotata proprio con l’illusione di essere alla ricerca
della via d’uscita. Insomma la psicanalisi ha semplicemente aiutato Svevo a
definire la struttura del suo romanzo, suggerendogli la sovrapposizione dei
diversi piani della coscienza attraverso cui articolare il racconto di Zeno
Cosini. L’ironia serve a mantenere un distacco tra il protagonista Zeno
Cosini e i ricordi che liberamente fluiscono nella sua memoria, un distacco
tra lui e il mondo che gli consente di capovolgere la “malattia”, da
individuale in sociale, per la consapevolezza raggiunta riguardo gli altri, che
adeguandosi al conformismo imperante si “lasciano vivere” dimostrando
così di essere loro i veri “malati”.
Zeno, poiché il suo psicanalista gli ha suggerito di cominciare in questo
modo, ricostruisce le tappe del vizio da cui aveva tentato, senza riuscirci,
di liberarsi nel corso di tutta la sua vita. La battaglia contro il fumo diventa
quindi un emblema di tutti i progetti tentati e mai portati al termine
durante la sua vita. In particolar modo, la perenne “ultima sigaretta”
costituisce un ricorrente autoinganno a cui aggrapparsi nel tentativo di
salvarsi.

Potrebbero piacerti anche