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Complicanze acute e croniche del trattamento
chirurgico delle neoplasie della mammella:
ruolo della microchirurgia linfatica
S.M. Mukenge, D. Negrini, M. Catena, L. Aldrighetti
199
Oggi la diagnostica radiologica precoce riveste un’importanza Artropatie Artropatie, parestesia e/o paresi acuta dell’arto causate
fondamentale insita nell’identificare lesioni pre-cancerogene (neo- da rare lesioni (di bassa, media o elevata gravità) direttamente
plasia intraduttale) e neoplasie cosiddette in situ. La chirurgia del plesso brachiale o delle sue diramazioni lungo il fascio
conservativa ha tratto benefici da queste procedure, con l’obiettivo neurovascolare diretto ai vari gruppi muscolari dell’arto. Tali
di porre indicazione a interventi mininvasivi con conservazione lesioni possono verificarsi sia durante la procedura chirurgica di
dei linfonodi ascellari e, a volte, anche del linfonodo sentinella. linfadenectomia sia, successivamente, per compressione (es. da
Con l’evoluzione della ricerca clinica, il vocabolario di senolo- ematoma) del plesso o del fascio neurovascolare.
gia si è arricchito di nuove procedure (quadrantectomia, studio
Erisipela precoce È un quadro infiammatorio dovuto a una
del linfonodo sentinella ecc.), che ci consentono con serenità di
disseminazione, durante l’intervento, di germi patogeni a livello
affermare che la terapia multidisciplinare del carcinoma della
della ferita del cavo ascellare o della mammella con propagazione
mammella oggi non è più palliativa, ma risolutiva, e permette
a carico dei vasi linfatici e conseguente sviluppo di flogosi acuta
di salvare molte vite umane.
dell’arto.
200
CML
LA
Tessuto
interstiziale
SS
EV
Capillare ematico LE
Figura 19.1 Rappresentazione della struttura e della disposizione morfo-funzionale dei vasi linfatici iniziali e dei dotti collettori linfatici. Il liquido
filtrato dai capillari ematici verso il circostante tessuto interstiziale entra nei vasi linfatici iniziali attraverso le valvole primarie unidirezionali. La linfa
imbocca quindi i vasi linfatici collettori e viene sospinta, attraversando le valvole secondarie intraluminali, verso i linfonodi. Le frecce indicano la
direzione del flusso della linfa. CML, cellule muscolari lisce; EL, endotelio linfatico; EV, endotelio vascolare; LA, linfatici afferenti al linfonodo;
LE linfatici efferenti dal linfonodo; SS, seno subcapsulare; FM, fibre della matrice.
Il sistema linfatico origina dal tessuto extracellulare mediante i non di formazione della linfa. Inoltre, nei dotti collettori di mag-
linfatici iniziali (Fig. 19.1), piccoli vasi a fondo cieco di diame- giori dimensioni si riconoscono due strati di cellule muscolari
tro compreso tra ~20-100 micron, che drenano acqua, soluti di lisce disposte in direzione sia circonferenziale sia longitudinale
vario peso molecolare e cellule provenienti dal tessuto intersti- rispetto all’asse centrale del vaso. Alcune delle cellule muscolari
ziale, dando origine alla linfa afferente o prenodale. A differenza lisce sono caratterizzate da fenomeni di contrazione spontanea,
dei vasi linfatici di calibro maggiore, la parete dei vasi linfatici la cui frequenza e forza di contrazione possono essere modulate
iniziali è priva di cellule muscolari lisce ed è costituita solamente da terminazioni nervose colinergiche e adrenergiche non mieli-
da uno strato di cellule endoteliali linfatiche non fenestrate e da nizzate provenienti da plessi nervosi avventiziali e dirette anche
una membrana basale spesso discontinua e collegata anatomi- alla muscolatura liscia della parete vasale [2,3].
camente e funzionalmente alle strutture fibrillari della matrice La formazione e la progressione della linfa in direzione cen-
fibrosa interstiziale. Una caratteristica specifica e funzionalmente tripeta verso il torrente venoso necessitano della presenza di un
molto rilevante è la presenza, sulla superficie esterna delle cel- duplice sistema di valvole unidirezionali (Fig. 19.1):
lule endoteliali linfatiche, di filamenti di ancoraggio costituiti da • le valvole primarie, situate nella parete dei vasi linfatici
collagene VII, che collegano la parete linfatica a macromolecole iniziali e formate da lembi di cellule endoteliali adiacenti
fibrillari della matrice extracellulare, consentendo la trasmissione connesse da giunzioni strette, convogliano la linfa
meccanica delle forze che si sviluppano nella matrice fibrosa alla all’interno dei linfatici iniziali prevenendone il retroflusso
parete del vaso [5]. I vasi linfatici iniziali confluiscono in vasi verso il circostante tessuto interstiziale;
collettori di diametro progressivamente maggiore, che traspor- • le valvole secondarie o intraluminali, costituite da più lembi
tano la linfa in direzione centripeta mediante un sistema ben di cellule endoteliali e disposte circonferenzialmente
organizzato di valvole unidirezionali. Analogamente a quanto al vaso, consentono il transito intraluminale di linfa in
si riscontra nei vasi venosi del sistema circolatorio, anche nei direzione centripeta lungo la rete linfatica e verso il suo
collettori linfatici di diametro >200 µm la parete è strutturata sbocco nel sistema venoso, prevenendone il retroflusso.
in tre stati rispettivamente di intima, media e avventizia [3]. A Nei collettori linfatici, due valvole intraluminali adiacenti
causa della minore discontinuità intercellulare dell’endotelio delimitano un segmento linfatico che viene definito
linfatico e della presenza, nella membrana basale, di fibre sia lymphangion, una sorta di pompa linfatica considerata
elastiche sia collagene, la permeabilità della parete dei linfatici l’unità funzionale del sistema linfatico.
collettori all’acqua, ai soluti e alle cellule è molto inferiore rispetto Il decorso dei linfatici collettori è disseminato di linfonodi, piccoli
a quella dei linfatici iniziali, ragion per cui i linfatici collettori organi linfoidi secondari nei quali la linfa entra mediante linfa-
hanno quasi esclusivamente funzione di trasporto centripeto e tici afferenti per poi penetrare nei seni subcapsulari, delimitati
201
da cellule pavimentose frammiste a macrofagi adibiti al ricono- stessa, sono coinvolti i vasi linfatici afferenti dall’arto superiore
scimento degli antigeni della linfa afferente e all’innesco delle e dalla regione latero-cervicale.
successive reazioni difensive immunitarie. La maggior parte dei dotti collettori linfatici confluisce in due
dotti principali, il dotto toracico e il dotto linfatico di destra, che
Anatomia topografica del sistema linfatico trasportano la linfa direttamente nel torrente circolatorio venoso.
degli arti superiori e della mammella La linfa derivata dall’arto superiore sinistro e dalla parte sinistra
del capo e del collo sfocia nel dotto toracico, il maggior dotto
I vasi linfatici della regione mammaria sono distinti in:
collettore dell’organismo, che prende origine dalla cisterna del chilo
• laterali, che sfociano nei linfonodi ascellari; e, dopo essere risalito dorsalmente lungo l’aorta, si immette nel
• mediali, che attraversano gli spazi intercostali con collettori torrente circolatorio a livello della giunzione tra vena giugulare
perforanti per poi terminare nei linfonodi parasternali; interna di sinistra e vena succlavia. La linfa proveniente dall’arto
• retromammari, o posteriori, provenienti dalla parte superiore destro, dalla maggior parte del parenchima polmonare,
profonda del corpo ghiandolare che, insieme ai linfatici dei dai tessuti cardiaci, dalla parte destra del capo e del collo e dalla
muscoli pettorali, sono tributari dei linfonodi ascellari. parte anteriore destra della gabbia toracica viene convogliata nel
I vasi linfatici dell’arto superiore (Fig. 19.2) sono organizzati in dotto linfatico di destra che si immette nel letto venoso in corri-
un plesso profondo, che segue il decorso del fascio neurovasco- spondenza della confluenza tra vena giugulare e vena succlavia
lare e conduce la linfa proveniente da ossa, articolazioni, muscoli di destra. L’immissione dei grossi dotti di sinistra e di destra nei
e aponeurosi, e in uno superficiale che drena la linfa dai tegu- rispettivi vasi venosi è controllata da valvole unidirezionali che
menti e dal tessuto connettivale della mano, dell’avambraccio e prevengono il retroflusso di linfa e di sangue nei collettori lin-
del braccio; entrambi i plessi sboccano nei linfonodi ascellari. fatici. In aggiunta ai due vasi principali, rare piccole anastomosi
La regione latero-cervicale contempla due sistemi di drenaggio linfatico-venose sono disseminate lungo le vene iliache, succlavie,
linfatico: uno superficiale, che drena la linfa proveniente dalla azygos e portali e a livello mediastinico.
cute e dai tessuti connettivali superficiali della testa e del collo,
e uno profondo che trasporta la linfa proveniente dai muscoli, Meccanismo intrinseco ed estrinseco
dal periostio e dalle fasce connettivali. Il plesso latero-cervicale di formazione e propulsione della linfa
profondo è a sua volta distinto in due gruppi, uno superiore, o
sottosternomastoideo, e uno inferiore, o sovraclaveare, che dre- Il trasporto di liquidi, soluti e cellule come macrofagi interstiziali,
nano la linfa proveniente dalle varie regioni profonde del capo virus e batteri dallo spazio interstiziale al lume dei linfatici iniziali
e del collo. Alcuni rami dei vasi cervicali profondi sfociano nei avviene mediante flusso convettivo sostenuto da un gradiente di
linfonodi ascellari, paratracheali, tracheobronchiali e sternali; pressione idraulica favorevole tra l’interstizio e il lume dei capil-
i collettori efferenti da questo plesso linfonodale costituiscono lari linfatici attraverso le ampie giunzioni tra cellule endoteliali
il tronco linfatico giugulare. linfatiche adiacenti [6]. La pressione interstiziale, e quindi anche
Pertanto, la chirurgia oncologica mammaria e la concomitante il gradiente di pressione che sostiene la formazione della linfa,
dissezione linfoghiandolare ascellare vanno a incidere sul dre- è soggetta ad ampie oscillazioni che riflettono:
naggio di molteplici territori tissutali: infatti, oltre alla mammella • compressioni o deformazioni del tessuto interstiziale
limitrofo al vaso linfatico, quali per esempio quelle che si
manifestano nel tessuto muscolare durante contrazione
e rilasciamento o quelle che accompagnano l’attività
A B
cardiaca [6] o respiratoria [7];
• un aumento del volume di acqua nel tessuto interstiziale.
L’instaurarsi di un gradiente di pressione che sostiene la forma-
zione della linfa nei linfatici iniziali dipende da due differenti
meccanismi, denominati rispettivamente estrinseco e intrinseco.
Nei vasi linfatici più piccoli e privi di muscolatura liscia prevale
il meccanismo estrinseco, che consiste nella compressione/espan-
sione ciclica del vaso linfatico causata dalla contrazione della
muscolatura scheletrica nel tessuto limitrofo al vaso stesso, e/o da
movimenti tissutali indotti dalla contrazione cardiaca o dall’attività
respiratoria [6,7]. Tale meccanismo è favorito dalla presenza dei
filamenti di ancoraggio, che consente alla parete del vaso linfa-
tico di seguire fedelmente i movimenti tissutali, dalla vicinanza
delle strutture linfatiche alla muscolatura scheletrica e ai grossi
Figura 19.2 Ricostruzione del sistema vascolare linfatico superficiale vasi arteriosi e dalle proprietà meccaniche del tessuto, essendo
e profondo latero-cervicale, dell’ascella e dell’arto superiore ottenuta la trasmissione dello stress meccanico molto più efficiente in un
mediante linfografia con indocianina (PhotoDynamic Eye, PDE) tessuto con matrice macromolecolare rigida piuttosto che in uno
inoculata nel sottocute interdigitale dell’arto (I-ID) e in regione retro-
con struttura lassa [8]. Il meccanismo estrinseco è principale nella
auricolare (I-RA). (A) Proiezione frontale. (B) Proiezione laterale.
Si riconoscono i linfonodi latero-cervicali (frecce), ascellari (asterischi) funzione linfatica in tessuti quali il miocardio, la muscolatura
e del gomito (stelle). scheletrica e i tessuti toracici, incluso il parenchima polmonare.
202
203
204
è relativamente poco invasiva ed è indispensabile negli edemi Quest’ultima si attua mediante linfodrenaggio manuale, ben-
di stadio 1, in quanto è in grado di individuare i soggetti daggio compressivo multistrato, esercizio fisico e compressione
maggiormente a rischio di sviluppo di edema, e nei pazienti pneumatica intermittente.
candidati a interventi di derivazione microchirurgica.
Linfodrenaggio manuale Consiste in un massaggio superficiale
Ecografia L’ecografia ad alta risoluzione delle parti molli dell’arto, dei tessuti coinvolti dall’edema, al fine di ottimizzare il trasporto
che consente di valutare in modo semplice e veloce lo stato del di linfa verso il sistema linfatico dei tessuti sani e ripristinare
tessuto cutaneo e sottocutaneo, fornisce informazioni dettagliate il drenaggio dell’arto linfedematoso mediante reclutamento
sulla sede e sull’entità dell’edema, sul grado di imbibizione, sulla di vie collaterali e/o shunt linfatici, in grado di vicariare
presenza di accumuli di fluido (laghi linfatici) e di fenomeni di la funzione carente delle stazioni linfonodali dell’ascella
fibrotizzazione. sottoposta a linfadenectomia. Nel caso specifico del linfedema
post-mastectomia, si cerca di portare la linfa verso il terminus,
Eco-color-Doppler È indicato in tutti i casi in cui si sospetti
i linfonodi parasternali, paravertebrali, ascellari controlaterali,
una compromissione del circolo venoso, in quanto permette
inguinali omolaterali e intercostali. Il linfodrenaggio manuale
la valutazione morfologica e funzionale dei sistemi venoso e
comporta alcune controindicazioni assolute, quali le neoplasie
arterioso e può essere di ausilio per escludere la presenza di TVP.
mammarie con localizzazioni secondarie sistemiche non trattate
Risonanza magnetica La risonanza magnetica del sistema chirurgicamente o trattate in prima istanza solo mediante chemio-
linfatico distrettuale (linfo-RM) fornisce interessanti indicazioni radioterapia, le infezioni e/o infiammazioni acute e le trombosi
circa l’estensione dell’edema, l’entità della componente idrica, la nelle quali il linfodrenaggio potrebbe comportare mobilizzazione
sede (soprafasciale nell’edema linfatico, sottofasciale in quello del trombo dell’arto e sviluppo di embolia polmonare o ictus del
venoso), la presenza di fenomeni perilinfangiosclerotici, lo stato sistema nervoso centrale. Controindicazioni relative, nelle quali il
del sistema muscolare, la presenza e le caratteristiche delle anasto- linfodrenaggio può essere eseguito osservando opportune misure
mosi linfo-linfatiche o linfo-venose. cautelari, sono invece rappresentate da patologie quali l’edema
Linfografia La linfografia con indocianina (PhotoDynamic Eye, sistemico di origine cardiaca o renale, o le infezioni croniche
PDE) consente di visualizzare i vasi linfatici sottocutanei (Fig. 19.2) quali la tubercolosi o la toxoplasmosi.
dopo somministrazione di ~1 mL di colorante vitale, normalmente Bendaggio compressivo multistrato Il bendaggio compressivo
indocianina fluorescente, iniettata mediante ago da insulina nel multistrato a compressione decrescente in senso disto-prossimale
sottocute interdigitale dell’arto [12,13]. Dopo un massaggio di è finalizzato a circondare l’arto linfedematoso con involucro
alcuni minuti, il decorso dei vasi linfatici collettori marcati con semirigido e poco espandibile che segua il più possibile la
indocianina e situati nel sottocutaneo a profondità non superiore forma dell’arto stesso (Fig. 19.5). Mentre la pressione esercitata
a 2-3 cm dalla superficie corporea vengono visualizzati mediante dal bendaggio a riposo è bassa e ben tollerabile, la contrazione
una videocamera portatile a raggi infrarossi. Tale metodica si è muscolare associata al movimento dell’arto determina un
rivelata completamente esente da effetti collaterali e/o reazioni incremento della pressione tissutale che si ritiene possa agevolare
allergiche nei pazienti trattati. la rimozione del fluido interstiziale dal tessuto edematoso e la
Sulla base dell’esame clinico e dei reperti diagnostici strumen- progressione della linfa verso i linfonodi prossimali. Essendo
tali è possibile quindi sia individuare l’effettiva presenza di lin- una terapia a tutti gli effetti, anche il bendaggio ha delle
fedema secondario sia stabilirne il grado di evoluzione clinica controindicazioni relative all’applicazione, che riguardano
per procedere alla corretta indicazione terapeutica della malat- principalmente le sequele legate ai disturbi della sensibilità
tia. Normalmente, l’approccio terapeutico iniziale al linfedema (polineuropatia, emiplegia ecc.).
dell’arto superiore secondario a intervento di mastectomia con-
siste, indipendentemente dal grado di evoluzione del linfedema, Esercizio fisico È fondamentale già dalle prime giornate
nella terapia fisica. Dinanzi a un fallimento di quest’ultima e postoperatorie, per prevenire l’eventuale sviluppo di edema
sulla base degli opportuni criteri di inclusione ed esclusione, si post-chirurgico, ottimizzare l’effetto del linfodrenaggio manuale
può prendere in considerazione l’eventualità di procedere con e del bendaggio compressivo. Gli esercizi includono una corretta
un intervento di microchirurgia del sistema linfatico periferico. respirazione, l’allungamento, lo stretching, l’auto-mobilizzazione
e il rinforzo muscolare che devono essere eseguiti come parte della
terapia post-chirurgica. Per ultimo, è indispensabile indossare la
TERAPIA FISICA DEL LINFEDEMA guaina contenitiva prescritta alla dimissione.
DELL’ARTO SUPERIORE Compressione pneumatica intermittente Chiamata anche
pressoterapia, è praticata mediante un bracciale applicato all’arto
Il trattamento medico del linfedema dell’arto superiore post- e pressurizzato utilizzando un preciso intervallo di valori
mastectomia consiste nella cosiddetta terapia decongestiva com- pressori, sotto stretto controllo di personale specializzato. È una
plessa articolata in: linfodrenaggio manuale, bendaggio compres- terapia efficace se abbinata al linfodrenaggio e al bendaggio, ma
sivo multistrato, esercizio fisico, cura della pelle e prevenzione non in sostituzione di essi. La pressoterapia ha le medesime
[14]. La terapia prevede una prima fase decongestiva, il cui obiet- controindicazioni del linfodrenaggio manuale.
tivo è la riduzione del volume dell’arto edematoso, seguita da Nel caso in cui il volume dell’arto sia soddisfacentemente ri-
una seconda fase volta all’ottimizzazione e al mantenimento dei dotto e stabile si procede con la fase di mantenimento, che pre-
risultati ottenuti nella fase decongestiva. vede i seguenti presidi principali:
205
• utilizzo del tutore elastocompressivo, elemento cruciale motocicletta, con il susseguirsi di incidenti stradali gravi, divenne
della terapia, con funzione sovrapponibile a quella del causa di severe lesioni nervose (es. a livello del plesso brachiale)
bendaggio compressivo; e/o osteomioarticolari, con lesione sia dei grossi tronchi vasco-
• cura della pelle e prevenzione, per evitare ulcerazioni lari sia dei vasi microscopici delle estremità. Pertanto, i centri di
della cute e complicazioni frequenti come la comparsa di ortopedia e traumatologia cominciarono a organizzarsi per fare
erisipela, febbre, prurito, eritema della cute, calore, dolore fronte a queste nuove emergenze sociali: nacquero i trauma center,
dell’arto. con lo scopo di offrire in urgenza o in elezione un adeguato e
Nel caso in cui la terapia fisica non abbia raggiunto risultati sod- moderno trattamento di queste nuove patologie che consentisse
disfacenti in termini di riduzione del linfedema e/o del grado ai pazienti di recuperare la loro totale integrità funzionale per
di disagio lamentato dalla paziente, si considera l’eventuale trat- tornare a essere socialmente utili. Gli studi intrapresi su animali
tamento microchirurgico, che consiste in varie procedure atte di laboratorio progressivamente si estesero a macchia di leopardo
a ricanalizzare i dotti linfatici (innesti), il cui drenaggio è stato ad altri settori della chirurgia: da quella generale alla neurochi-
ostacolato dalle legature a livello ascellare, e/o a facilitare l’im- rurgia, alla chirurgia vascolare e toracica, alla ginecologia, alla
trapiantologia sperimentale ai suoi albori, fino alla chirurgia ocu-
missione della linfa drenata perifericamente nel letto venoso
listica. Così iniziò la sperimentazione microchirurgica sui ratti
(derivazione linfatico-venosa).
con confezionamento delle prime anastomosi microchirurgiche
artero-arteriose (es. femoro-femorale), veno-venose (es. cavo-
cavale), nervose (es. nervo surale). Negli anni a seguire, i chirur-
TERAPIA CHIRURGICA DEL LINFEDEMA ghi, per evitare interventi demolitivi di palliazione nel linfedema
DELL’ARTO SUPERIORE periferico, cominciarono a interessarsi all’anatomia, fisiologia e
fisiopatologia del sistema linfatico e ad apprendere, dapprima
Dall’esperienza in laboratorio su animali di laboratorio sperimentali, tecniche di confezione
delle anastomosi linfatico-venose [15] in tutte le loro varianti
all’era della microchirurgia
(termino-laterale, termino-terminale, o innesti venosi ecc.). In
La microchirurgia, tecnica chirurgica che si avvale dell’utilizzo di centri qualificati, sia in Italia sia a livello internazionale, ven-
microscopio operatorio, ferri da microchirurgia e fili di sutura da nero inoltre perfezionate altre metodiche quali: il ponte linfatico
9-0 a 11-0, è una branca multidisciplinare della chirurgia il cui ileo-mesenterico dell’arto inferiore [16], l’innesto linfatico [17] e
scopo è quello di intervenire su strutture organiche fini (dell’or- gli innesti di linfonodi contenuti in lembi adiposi vascolarizzati
dine dei micron) e nasce da sperimentazione condotta e maturata [18]. Nel frattempo e di pari passo, la ricerca bio-molecolare e
sugli animali di laboratorio. Lo sviluppo, dagli anni Cinquanta, anatomo-fisiopatologica cominciò a interessarsi del sistema lin-
dell’industria manifatturiera aumentava proporzionalmente fatico con patologie annesse mediante lo studio in laboratorio
l’incidenza dei traumi contusivi gravi sul lavoro con amputa- dello sviluppo dei vasi linfatici, la formazione e il drenaggio della
zione degli arti e/o delle dita; nel contempo, la diffusione, in linfa circolante, la biologia molecolare con l’individuazione di
particolare tra i giovani, della moda di correre eccessivamente in recettori e corrispondenti fattori di crescita.
206
Gli esperimenti intrapresi allora, di cui oggi beneficiamo i van- Utilità e danni dei farmaci per perfusione locale o per via
taggi nell’applicazione clinica quotidiana, furono motivati da sistemica Vari esperimenti hanno dimostrato l’utilità della
tre quesiti fondamentali, che consentirono di superare le inco- perfusione locale di sostanze vasoattive o farmaci anticoagulanti
gnite insite nell’approccio microchirurgico classico al linfedema durante la procedura microchirurgica per indurre vasodilatazione o
secondario. per detergere il vaso, impedendo nel contempo processi coagulativi
[24]. Tuttavia, la somministrazione di alcuni di questi farmaci
Dilemma della guarigione dei vasi sottoposti a vari interventi
per via sistemica si è dimostrata più efficace, riducendo inoltre
di microchirurgia I numerosi dati in letteratura avevano già
il rischio di trombosi a livello della sutura senza causare danni
allora confermato l’efficacia delle anastomosi linfatico-venose nel
cospicui a carico delle pareti vasali.
trattamento del linfedema periferico sperimentale [19]. Tuttavia,
Il chiarimento di questi punti basilari ha incoraggiato il cam-
rimanevano comunque alcune perplessità sul successo clinico di tali
mino della microchirurgia verso nuove frontiere applicative nella
procedure a distanza di tempo. Infatti, anche con la più accurata
pratica clinica giornaliera.
tecnica microchirurgica e la strumentazione più sofisticata, le varie
componenti della parete vasale subiscono uno sconvolgimento
biologico notevole dopo un intervento chirurgico con confezione Screening preoperatorio
di anastomosi. In effetti, studi sperimentali messi in essere per Lo screening preoperatorio comprende, oltre ai risultati dell’e-
verificare la riparazione del vaso anastomizzato, condizione same clinico obiettivo e delle indagini strumentali, la raccolta
necessaria per garantire la pervietà dell’anastomosi stessa, hanno anamnestica comprensiva di ulteriori informazioni su:
dimostrato, con l’ausilio di indagini di microscopia elettronica
• anamnesi familiare fisiologica, patologica remota e
a scansione [20,21], l’efficienza della procedura microchirurgica
prossima;
anche a lungo termine, garantendone l’applicabilità e la guarigione
• esame obiettivo focalizzato su aspetti cardiovascolari e
biologica ugualmente in applicazione clinica. Sia la guarigione
neurologici;
sia la pervietà dell’anastomosi sono direttamente influenzate dal
• allergie;
gradiente pressorio esistente tra il collettore linfatico e il vaso
• abitudini alimentari;
venoso anastomizzato (Fig. 19.6).
• eventuali terapie mediche domiciliari, in particolare
Innesti vascolari Nel campo della microchirurgia del sistema sull’utilizzo di Ca2+-antagonisti;
vascolare può essere necessario, per riparare segmenti vascolari • malattie internistiche pregresse e attuali.
lesionati e/o addirittura mancanti e ricostruirne la continuità,
ricorrere all’utilizzo in emergenza di altre strutture vascolari. Criteri di inclusione e di esclusione
In questi casi gli innesti vascolari, compresi di collettori
all’intervento
linfatici, possono essere di grande utilità, purché utilizzati con
gli opportuni accorgimenti. Innanzitutto, è necessario avere I pazienti possono essere candidati alla microchirurgia sulla base
maturato un’adeguata dimestichezza microchirurgica. Inoltre, dei seguenti criteri di inclusione [25]:
si deve attentamente verificare che il calibro e la lunghezza del • età compresa tra 25-65 anni;
patch o dell’innesto corrispondano esattamente alle dimensioni • linfedema al massimo al terzo stadio evolutivo, senza
della struttura da riparare o nella quale verrà inserito l’innesto, precedenti risultati soddisfacenti o durevoli con
aspetto questo di notevole importanza per evitare il rischio di trattamento fisico e/o terapia farmacologica;
trazione sull’anastomosi e/o lo sviluppo di trombi con occlusione • esclusione di recidiva di neoplasia primaria da almeno 2
del vaso riparato [22,23]. anni;
• almeno 1 anno intercorso dall’ultimo trattamento
oncologico adiuvante;
• meno di 15 anni dallo sviluppo del linfedema successivo al
trattamento chirurgico della malattia oncologica primaria.
Sono invece esclusi dall’intervento i pazienti con:
• età superiore ai 65 anni;
• patologie venose primitive;
• patologie renali, epatiche, cardiocircolatorie gravi;
• gravidanza in atto o presunta;
• linfedemi evolutivi maligni.
Procedure microchirurgiche
Lo sviluppo degli interventi microchirurgici del sistema linfatico
ha subito un lungo e tortuoso percorso, di cui però il comune
denominatore di intenti è sempre stato quello di individuare una
via di sbocco della linfa che garantisse da una parte la funzione di
Figura 19.6 Immagine di microscopia elettronica a scansione che
documenta la pervietà di un’anastomosi linfatico-venosa sperimentale drenaggio tissutale e, dall’altra, il mantenimento nel tempo dell’ac-
nel ratto a 3 mesi dalla procedura. quisita pervietà della neoformata via di trasporto. Attualmente,
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sono state messe a punto e sono regolarmente applicate alcune cefalica o basilica stesse, a livello del loro decorso sottocutaneo
procedure base: le derivazioni (o shunt) dei vasi linfatici nel nel braccio (Fig. 19.7). Maggiore è il numero delle anastomosi,
sistema venoso [26,27], gli interventi di innesti linfatici locali migliore sarà la riuscita del drenaggio linfatico dell’arto. Durante
[25] e il trasferimento di tessuto linfonodale vascolarizzato. l’intervento, la somministrazione di eparina a basso peso mole-
colare minimizza l’incidenza di trombosi all’interno dei vasi lin-
fatici e/o a livello delle anastomosi linfatico-venose, complicanza
Shunt linfatico-venoso dell’arto superiore
che in precedenza aveva pesantemente condizionato il giudizio
L’intervento tradizionale a livello del braccio viene realizzato con di numerosi microchirurghi sulla fattibilità di questa tecnica e il
un’incisione a livello del terzo superiore del versante mediale del reale miglioramento del quadro clinico.
braccio in prossimità dell’ascella. Con l’ausilio di uno stereo- Un ulteriore raffinamento della tecnica è stato introdotto con
microscopio chirurgico (40×) si procede a identificare i collet- l’utilizzo dei microscopi operatori con rilevatore di fluorescenza
tori sovrafasciali del sottocute che frequentemente decorrono in di ultima generazione [28], pratica che consente la visualizzazione
prossimità delle vene maggiori quali basilica e/o cefalica. Allestiti intraoperatoria di aree di stasi linfatica sottocutanea identificate
i vasi pronti per l’anastomosi, si procede a riconoscere i vasi mediante tracciante fluorescente, normalmente indocianina, pre-
collaterali delle vene menzionate e a confezionare, utilizzando cedentemente inoculato nello spazio interdigitale della mano.
punti staccati riassorbibili 9-0 o 10-0, anastomosi linfatico-venose Grazie a questa procedura in espansione, che riduce in modo
termino-terminali, oppure termino-laterali. Nel caso in cui i vasi significativo anche la degenza ospedaliera postoperatoria, è stato
collaterali non siano reperibili o affidabili, le anastomosi termi- possibile effettuare interventi loco-regionali e mininvasivi di deri-
no-laterali vengono confezionate tra collettori linfatici e vena vazione linfo-venosa di tutto l’arto.
A B
D C
Figura 19.7 Fasi del confezionamento di un’anastomosi linfatico-venosa, in senso orario da A a D. L, collettore linfatico; V, vena basilica.
208
Innesto linfatico (grafting) dell’arto superiore giugulo-sovraclaveare omolaterale e, mediante altre anastomosi
distali, con quelli del terzo superiore del braccio (Fig. 19.9),
La logica di questo tipo di intervento [29] è basata sulla considera-
zione che vasi biologicamente e strutturalmente simili, come due medialmente in prossimità dell’ascella dell’arto linfedematoso.
vasi linfatici collettori, possano offrire una migliore possibilità La tecnica si avvale di una tunnellizzazione dell’innesto nel sot-
di guarigione e ricanalizzazione dell’anastomosi e, quindi, del tocute a cavallo dell’ascella. Per consentire un buon drenaggio
conseguente trasporto di linfa, rispetto a strutture biologicamente dell’arto, si raccomanda di confezionare un numero sufficiente (da
dissimili come linfatici collettori e vasi venosi. Dopo aver inciso 3 a 4) di anastomosi linfo-linfatiche a monte (latero-cervicali) e a
la cute della coscia prescelta, la prima fase dell’intervento consiste valle (brachiali), con punti di sutura staccati a breve riassorbimento
nell’identificazione, previa inoculazione di 1 mL di Blue Patent e di calibro 9-0 e/o 10-0. I risultati rappresentativi dell’impatto
nel sottocute del primo e del secondo spazio interdigitale del di questa tecnica microchirurgica di elezione nell’arto superiore
piede, nell’isolamento e nell’espianto di un collettore linfatico sono illustrati nella Tabella 19.1, che riporta la riduzione percen-
maggiore di lunghezza prestabilita, avendo cura di preservare tuale, rispetto al valore preoperatorio, della circonferenza e del
da tre a quattro diramazioni subsegmentarie linfatiche distali e volume dell’arto edematoso a 6 mesi dall’intervento di grafting
prossimali (Fig. 19.8). Tutta la procedura viene condotta con l’au- linfatico dell’arto. In ~70% dei pazienti (responders) si osserva
silio di uno stereomicroscopio (40×). Successivamente, si procede una riduzione significativa sia della circonferenza sia del volume
con l’innesto del collettore linfatico espiantato dalla coscia, che dell’arto, che ritornano a valori paragonabili al volume dell’arto
viene anastomizzato con i vasi linfatici o i linfonodi della regione normale controlaterale (Fig. 19.10).
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! PUNTI CHIAVE
Il linfedema cronico secondario dell’arto superiore è un aumento La prima indicazione terapeutica al linfedema secondario dell’arto
abnorme di liquido interstiziale in cute e sottocute. Il sistema consiste, indipendentemente dal grado evolutivo della malattia,
vascolare linfatico è distribuito in quasi tutti i tessuti extracellulari nella terapia fisica. A fronte di un risultato deludente è doveroso
interstiziali, da cui origina mediante i vasi linfatici iniziali. prendere in considerazione l’intervento di microchirurgia linfatica.
La chirurgia della mammella non è esente da complicanze acute La microchirurgia è una tecnica chirurgica che si avvale
vascolari (linfatiche, venose e arteriose) e neurologiche. La dell’utilizzo di uno strumentario operatorio delicato: ferri
complicanza cronica maggiore rimane il linfedema secondario chirurgici, fili di sutura e un adeguato mezzo di ingrandimento.
dell’arto post-chirurgico. Lo stato dell’arte oggi, dal punto di vista chirurgico, contempla
La diagnosi clinica mediante esame obiettivo dell’arto e le le seguenti procedure microchirurgiche: shunt linfatico-venoso,
indagini strumentali possono individuare l’effettiva presenza di innesto linfatico (grafting), trasferimento mediante espianto e
linfedema secondario e stabilirne il grado di evoluzione clinica. innesto autologo linfonodale.
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