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Capitolo

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Complicanze acute e croniche del trattamento
chirurgico delle neoplasie della mammella:
ruolo della microchirurgia linfatica
S.M. Mukenge, D. Negrini, M. Catena, L. Aldrighetti

INTRODUZIONE BREVE ACCENNO ALLA CHIRURGIA


DELLA MAMMELLA
Il linfedema degli arti è una patologia da imputare all’aumento
abnorme di liquido interstiziale degli arti superiori, inferiori e/o La mastectomia radicale, ovvero allargata ai muscoli pettorali,
degli organi genitali che si accumula nel tessuto a causa di un’inef- ideata alla fine dell’ottocento da W.S. Halsted, divenne l’inter-
ficiente rimozione a opera del sistema vascolare linfatico nel suo vento per eccellenza per la cura del carcinoma mammario nelle
complesso [1]. Nei casi più conclamati di linfedema, all’aumento scuole chirurgiche. Successivamente, un gran numero di addetti
di volume di liquido nel tessuto si associa accumulo di materiale ai lavori, in considerazione dell’aleatorio controllo dell’inter-
lipidico, proteico e collagenico, con progressiva ingravescenza vento sulla progressione sistemica della malattia e della frequente
legata all’evoluzione di uno stato infiammatorio cronico che può comparsa di linfedema secondario dell’arto post-linfadenectomia
evolvere in stato elefantiasico (arto grosso), con ovvia grave com- ascellare, decise di ripiegare sulla cosiddetta mastectomia sem-
promissione della funzione dell’organo bersaglio. Il linfedema plice non demolitiva, assecondata dal trattamento radioterapico
secondario più diffuso si riscontra nei pazienti precedentemente intensivo loco-regionale ascellare. In un’epoca che non consen-
sottoposti a chirurgia demolitiva della mammella e/o degli organi tiva di identificare su pezzo anatomico i recettori ormonali e di
uro-genitali della pelvi, con associata estesa dissezione linfonodale raffinare la diagnostica con le procedure oggi disponibili, prese
ascellare, inguinale e pelvica. Anche pazienti affetti da melanoma il sopravvento l’endocrino-chirurgia a carico di gonadi, surreni
sottoposti a linfadenectomia loco-regionale possono sviluppare e ipofisi. Ci si rese tuttavia conto che la cura dei tumori maligni
a distanza di tempo un linfedema a carico dell’arto interessato. della mammella poteva essere perfezionata, oltre che dall’im-
Condizioni di linfedema di grado moderato e/o severo si prescindibile e fondamentale intervento chirurgico, anche dai
riscontrano con una frequenza di circa il 20-30% nelle pazienti risultati di approfondite indagini fisiopatologiche, di biologia
precedentemente sottoposte a chirurgia demolitiva della mam- molecolare, di farmacologia oncologica messe a disposizione del
mella che, oltre all’ablazione totale o parziale del tessuto affetto mondo medico-scientifico. D’altra parte, grande spinta all’evolu-
da neoplasia, contempla anche la rimozione/interruzione delle zione del settore derivò anche da una vasta campagna di sensibi-
strutture vascolari linfatiche afferenti dall’arto e la dissezione lizzazione mediatica e dalla presa di coscienza della popolazione
delle stazioni linfonodali ascellari. Statisticamente, il linfedema dell’importanza della prevenzione e del trattamento precoce del
si aggrava, con un’incidenza di circa il 40%, quando alla chirurgia carcinoma della mammella. Nacquero così centri di senologia
e/o alla chemioterapia viene associata la radioterapia adiuvante multidisciplinari finalizzati, mediante visite ambulatoriali alta-
o terapeutica. mente specializzate, a sottoporre le pazienti a diagnosi, indica-
Il linfedema, pur non rappresentando una patologia a evo- zione a percorso chirurgico da seguire, oppure ad avviarle a un’ul-
luzione letale, rappresenta tuttavia una condizione fortemente teriore valutazione specialistica dei senologi oncologi medici per
invalidante per la paziente oncologica, in quanto comporta una un trattamento pre- e postoperatorio con schemi farmacologici
menomazione psicofisica significativa e, a volte, un progressivo attualmente esistenti. La mastectomia non demolitiva è tutt’ora
isolamento socio-familiare che impedisce un adeguato follow-up di attualità, in particolare dal momento che la ricostruzione pro-
clinico presso strutture specializzate. tesica immediata o a fine trattamento oncologico con tecniche
scelte ad hoc l’ha resa più accettabile dalle pazienti, poiché offre
un migliore risultato estetico.

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Sezione |3| Trattamento

Oggi la diagnostica radiologica precoce riveste un’importanza Artropatie  Artropatie, parestesia e/o paresi acuta dell’arto causate
fondamentale insita nell’identificare lesioni pre-cancerogene (neo- da rare lesioni (di bassa, media o elevata gravità) direttamente
plasia intraduttale) e neoplasie cosiddette in situ. La chirurgia del plesso brachiale o delle sue diramazioni lungo il fascio
conservativa ha tratto benefici da queste procedure, con l’obiettivo neurovascolare diretto ai vari gruppi muscolari dell’arto. Tali
di porre indicazione a interventi mininvasivi con conservazione lesioni possono verificarsi sia durante la procedura chirurgica di
dei linfonodi ascellari e, a volte, anche del linfonodo sentinella. linfadenectomia sia, successivamente, per compressione (es. da
Con l’evoluzione della ricerca clinica, il vocabolario di senolo- ematoma) del plesso o del fascio neurovascolare.
gia si è arricchito di nuove procedure (quadrantectomia, studio
Erisipela precoce  È un quadro infiammatorio dovuto a una
del linfonodo sentinella ecc.), che ci consentono con serenità di
disseminazione, durante l’intervento, di germi patogeni a livello
affermare che la terapia multidisciplinare del carcinoma della
della ferita del cavo ascellare o della mammella con propagazione
mammella oggi non è più palliativa, ma risolutiva, e permette
a carico dei vasi linfatici e conseguente sviluppo di flogosi acuta
di salvare molte vite umane.
dell’arto.

COMPLICANZE ACUTE E CRONICHE Complicanze croniche


DELL’INTERVENTO DI MASTECTOMIA A distanza di tempo dall’intervento di mastectomia e/o quadran-
O QUADRANTECTOMIA CON DISSEZIONE tectomia con dissezione linfonodale ascellare, possono verificarsi
LINFONODALE DELL’ASCELLA eventi avversi cronici quali:
• lipedema, consistente in un eccessivo accumulo di tessuto
Le condizioni avverse acute dell’arto superiore conseguenti all’in- adiposo e fluidi nel sottocute pur in presenza di un
tervento di mastectomia e quadrantectomia con dissezione linfo- normale drenaggio linfatico degli arti coinvolti. Si sviluppa
nodale ascellare possono verificarsi anche a seguito di interventi particolarmente in pazienti predisposti all’obesità, allettati
effettuati da mani esperte e possono condizionare il decorso per lunghi periodi e/o nei quali i movimenti dell’arto
postoperatorio in maniera significativa, tale da richiedere a volte risultino compromessi a seguito dell’intervento chirurgico;
una revisione chirurgica del precedente campo chirurgico. • varici dell’arto, coesistenti alla presenza di linfedema che,
comprimendo i vasi venosi superficiali, determina il
Complicanze acute malfunzionamento delle valvole venose e, di conseguenza,
dilatazione dei vasi venosi distali. Questa condizione
Le complicanze acute più frequenti possono essere classificate in
può essere esacerbata dal grado evolutivo del linfedema,
linforrea, emorragia, trombosi venose profonde, artropatie ecc.
qualora compaia fibrosclerosi con conseguente incremento
Linforrea  È uno stravaso di linfa da vasi linfatici lesionati e non delle resistenze viscose e della pressione idraulica nei vasi
riconosciuti durante la procedura o non adeguatamente suturati venosi distali. Tuttavia, questa condizione morbosa non
in fase chirurgica. Tale fenomeno può protrarsi per lungo tempo compromette significativamente il ritorno venoso, che
o esitare in linfocele cronico. viene sostenuto mediante nuovi vasi collaterali perforanti
Emorragia e/o ematomi  Emorragia e/o ematomi sono frequenti verso il circolo venoso profondo;
quando, al termine dell’intervento, non viene eseguito un • linfedema, secondario a un’insufficienza cronica del sistema
adeguato controllo del campo chirurgico, in modo da verificare linfatico drenante.
l’eventualità di potenziali siti di sanguinamento. L’evento può
comunque verificarsi a prescindere dal minuzioso controllo,
a causa dell’incremento pressorio sistemico al momento del SISTEMA LINFATICO: PRODUZIONE
risveglio della paziente. Basta un cedimento di sutura della parete E CONDUZIONE DELLA LINFA
arteriolare per provocare un cospicuo stillicidio acuto, tale da
indurre perdite ematiche irreversibili. Invece, una perdita ematica Il sistema vascolare linfatico, distribuito in quasi tutti i tessuti,
da caduta di escara venosa non risente di solito della variazione svolge numerose e importanti funzioni [2,3]:
pressoria arteriosa, ma si protrae fino alla formazione di un ema- • rimuove il liquido dal tessuto interstiziale, mantenendone
toma, che può in questi casi essere risolutivo del sanguinamento l’adeguata idratazione;
per effetto del tamponamento meccanico da parte del coagulo. • riportando il liquido interstiziale nel torrente ematico,
Trombosi venose profonde  Le trombosi venose profonde (TVP) ristabilisce il volume plasmatico, contribuendo alla
sono condizionate, in pazienti predisposte affette da sindromi funzione cardiovascolare;
coagulative misconosciute, dalla formazione di trombi nel corso di • mantiene costante la concentrazione proteica nel liquido
un prolungato intervento chirurgico. In tali pazienti è frequente la interstiziale e nel plasma;
comparsa di flebiti anche nel circolo venoso superficiale. La paziente • riporta frammenti cellulari e cellule dal tessuto al torrente
che lamenta dolore acuto, cianosi e ipertermia dell’arto deve fare circolatorio;
insospettire il medico di reparto e deve essere immediatamente • contribuisce significativamente ai processi di difesa
sottoposta a un eco-color-Doppler dell’arto, procedura diagnostica immunitaria [4].
che può salvare la vita della paziente qualora venisse riscontrata
una TVP.

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Ruolo della microchirurgia linfatica Capitolo | 19 |

Linfatici iniziali Collettori linfatici


EL
FM
Filamenti
di ancoraggio
Valvola linfatica
secondaria
EL
Valvola linfatica
primaria

CML
LA

Tessuto
interstiziale

SS
EV

Capillare ematico LE

Figura 19.1  Rappresentazione della struttura e della disposizione morfo-funzionale dei vasi linfatici iniziali e dei dotti collettori linfatici. Il liquido
filtrato dai capillari ematici verso il circostante tessuto interstiziale entra nei vasi linfatici iniziali attraverso le valvole primarie unidirezionali. La linfa
imbocca quindi i vasi linfatici collettori e viene sospinta, attraversando le valvole secondarie intraluminali, verso i linfonodi. Le frecce indicano la
direzione del flusso della linfa. CML, cellule muscolari lisce; EL, endotelio linfatico; EV, endotelio vascolare; LA, linfatici afferenti al linfonodo;
LE linfatici efferenti dal linfonodo; SS, seno subcapsulare; FM, fibre della matrice.

Il sistema linfatico origina dal tessuto extracellulare mediante i non di formazione della linfa. Inoltre, nei dotti collettori di mag-
linfatici iniziali (Fig. 19.1), piccoli vasi a fondo cieco di diame- giori dimensioni si riconoscono due strati di cellule muscolari
tro compreso tra ~20-100 micron, che drenano acqua, soluti di lisce disposte in direzione sia circonferenziale sia longitudinale
vario peso molecolare e cellule provenienti dal tessuto intersti- rispetto all’asse centrale del vaso. Alcune delle cellule muscolari
ziale, dando origine alla linfa afferente o prenodale. A differenza lisce sono caratterizzate da fenomeni di contrazione spontanea,
dei vasi linfatici di calibro maggiore, la parete dei vasi linfatici la cui frequenza e forza di contrazione possono essere modulate
iniziali è priva di cellule muscolari lisce ed è costituita solamente da terminazioni nervose colinergiche e adrenergiche non mieli-
da uno strato di cellule endoteliali linfatiche non fenestrate e da nizzate provenienti da plessi nervosi avventiziali e dirette anche
una membrana basale spesso discontinua e collegata anatomi- alla muscolatura liscia della parete vasale [2,3].
camente e funzionalmente alle strutture fibrillari della matrice La formazione e la progressione della linfa in direzione cen-
fibrosa interstiziale. Una caratteristica specifica e funzionalmente tripeta verso il torrente venoso necessitano della presenza di un
molto rilevante è la presenza, sulla superficie esterna delle cel- duplice sistema di valvole unidirezionali (Fig. 19.1):
lule endoteliali linfatiche, di filamenti di ancoraggio costituiti da • le valvole primarie, situate nella parete dei vasi linfatici
collagene VII, che collegano la parete linfatica a macromolecole iniziali e formate da lembi di cellule endoteliali adiacenti
fibrillari della matrice extracellulare, consentendo la trasmissione connesse da giunzioni strette, convogliano la linfa
meccanica delle forze che si sviluppano nella matrice fibrosa alla all’interno dei linfatici iniziali prevenendone il retroflusso
parete del vaso [5]. I vasi linfatici iniziali confluiscono in vasi verso il circostante tessuto interstiziale;
collettori di diametro progressivamente maggiore, che traspor- • le valvole secondarie o intraluminali, costituite da più lembi
tano la linfa in direzione centripeta mediante un sistema ben di cellule endoteliali e disposte circonferenzialmente
organizzato di valvole unidirezionali. Analogamente a quanto al vaso, consentono il transito intraluminale di linfa in
si riscontra nei vasi venosi del sistema circolatorio, anche nei direzione centripeta lungo la rete linfatica e verso il suo
collettori linfatici di diametro >200 µm la parete è strutturata sbocco nel sistema venoso, prevenendone il retroflusso.
in tre stati rispettivamente di intima, media e avventizia [3]. A Nei collettori linfatici, due valvole intraluminali adiacenti
causa della minore discontinuità intercellulare dell’endotelio delimitano un segmento linfatico che viene definito
linfatico e della presenza, nella membrana basale, di fibre sia lymphangion, una sorta di pompa linfatica considerata
elastiche sia collagene, la permeabilità della parete dei linfatici l’unità funzionale del sistema linfatico.
collettori all’acqua, ai soluti e alle cellule è molto inferiore rispetto Il decorso dei linfatici collettori è disseminato di linfonodi, piccoli
a quella dei linfatici iniziali, ragion per cui i linfatici collettori organi linfoidi secondari nei quali la linfa entra mediante linfa-
hanno quasi esclusivamente funzione di trasporto centripeto e tici afferenti per poi penetrare nei seni subcapsulari, delimitati

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da cellule pavimentose frammiste a macrofagi adibiti al ricono- stessa, sono coinvolti i vasi linfatici afferenti dall’arto superiore
scimento degli antigeni della linfa afferente e all’innesco delle e dalla regione latero-cervicale.
successive reazioni difensive immunitarie. La maggior parte dei dotti collettori linfatici confluisce in due
dotti principali, il dotto toracico e il dotto linfatico di destra, che
Anatomia topografica del sistema linfatico trasportano la linfa direttamente nel torrente circolatorio venoso.
degli arti superiori e della mammella La linfa derivata dall’arto superiore sinistro e dalla parte sinistra
del capo e del collo sfocia nel dotto toracico, il maggior dotto
I vasi linfatici della regione mammaria sono distinti in:
collettore dell’organismo, che prende origine dalla cisterna del chilo
• laterali, che sfociano nei linfonodi ascellari; e, dopo essere risalito dorsalmente lungo l’aorta, si immette nel
• mediali, che attraversano gli spazi intercostali con collettori torrente circolatorio a livello della giunzione tra vena giugulare
perforanti per poi terminare nei linfonodi parasternali; interna di sinistra e vena succlavia. La linfa proveniente dall’arto
• retromammari, o posteriori, provenienti dalla parte superiore destro, dalla maggior parte del parenchima polmonare,
profonda del corpo ghiandolare che, insieme ai linfatici dei dai tessuti cardiaci, dalla parte destra del capo e del collo e dalla
muscoli pettorali, sono tributari dei linfonodi ascellari. parte anteriore destra della gabbia toracica viene convogliata nel
I vasi linfatici dell’arto superiore (Fig. 19.2) sono organizzati in dotto linfatico di destra che si immette nel letto venoso in corri-
un plesso profondo, che segue il decorso del fascio neurovasco- spondenza della confluenza tra vena giugulare e vena succlavia
lare e conduce la linfa proveniente da ossa, articolazioni, muscoli di destra. L’immissione dei grossi dotti di sinistra e di destra nei
e aponeurosi, e in uno superficiale che drena la linfa dai tegu- rispettivi vasi venosi è controllata da valvole unidirezionali che
menti e dal tessuto connettivale della mano, dell’avambraccio e prevengono il retroflusso di linfa e di sangue nei collettori lin-
del braccio; entrambi i plessi sboccano nei linfonodi ascellari. fatici. In aggiunta ai due vasi principali, rare piccole anastomosi
La regione latero-cervicale contempla due sistemi di drenaggio linfatico-venose sono disseminate lungo le vene iliache, succlavie,
linfatico: uno superficiale, che drena la linfa proveniente dalla azygos e portali e a livello mediastinico.
cute e dai tessuti connettivali superficiali della testa e del collo,
e uno profondo che trasporta la linfa proveniente dai muscoli, Meccanismo intrinseco ed estrinseco
dal periostio e dalle fasce connettivali. Il plesso latero-cervicale di formazione e propulsione della linfa
profondo è a sua volta distinto in due gruppi, uno superiore, o
sottosternomastoideo, e uno inferiore, o sovraclaveare, che dre- Il trasporto di liquidi, soluti e cellule come macrofagi interstiziali,
nano la linfa proveniente dalle varie regioni profonde del capo virus e batteri dallo spazio interstiziale al lume dei linfatici iniziali
e del collo. Alcuni rami dei vasi cervicali profondi sfociano nei avviene mediante flusso convettivo sostenuto da un gradiente di
linfonodi ascellari, paratracheali, tracheobronchiali e sternali; pressione idraulica favorevole tra l’interstizio e il lume dei capil-
i collettori efferenti da questo plesso linfonodale costituiscono lari linfatici attraverso le ampie giunzioni tra cellule endoteliali
il tronco linfatico giugulare. linfatiche adiacenti [6]. La pressione interstiziale, e quindi anche
Pertanto, la chirurgia oncologica mammaria e la concomitante il gradiente di pressione che sostiene la formazione della linfa,
dissezione linfoghiandolare ascellare vanno a incidere sul dre- è soggetta ad ampie oscillazioni che riflettono:
naggio di molteplici territori tissutali: infatti, oltre alla mammella • compressioni o deformazioni del tessuto interstiziale
limitrofo al vaso linfatico, quali per esempio quelle che si
manifestano nel tessuto muscolare durante contrazione
e rilasciamento o quelle che accompagnano l’attività
A B
cardiaca [6] o respiratoria [7];
• un aumento del volume di acqua nel tessuto interstiziale.
L’instaurarsi di un gradiente di pressione che sostiene la forma-
zione della linfa nei linfatici iniziali dipende da due differenti
meccanismi, denominati rispettivamente estrinseco e intrinseco.
Nei vasi linfatici più piccoli e privi di muscolatura liscia prevale
il meccanismo estrinseco, che consiste nella compressione/espan-
sione ciclica del vaso linfatico causata dalla contrazione della
muscolatura scheletrica nel tessuto limitrofo al vaso stesso, e/o da
movimenti tissutali indotti dalla contrazione cardiaca o dall’attività
respiratoria [6,7]. Tale meccanismo è favorito dalla presenza dei
filamenti di ancoraggio, che consente alla parete del vaso linfa-
tico di seguire fedelmente i movimenti tissutali, dalla vicinanza
delle strutture linfatiche alla muscolatura scheletrica e ai grossi
Figura 19.2  Ricostruzione del sistema vascolare linfatico superficiale vasi arteriosi e dalle proprietà meccaniche del tessuto, essendo
e profondo latero-cervicale, dell’ascella e dell’arto superiore ottenuta la trasmissione dello stress meccanico molto più efficiente in un
mediante linfografia con indocianina (PhotoDynamic Eye, PDE) tessuto con matrice macromolecolare rigida piuttosto che in uno
inoculata nel sottocute interdigitale dell’arto (I-ID) e in regione retro-
con struttura lassa [8]. Il meccanismo estrinseco è principale nella
auricolare (I-RA). (A) Proiezione frontale. (B) Proiezione laterale.
Si riconoscono i linfonodi latero-cervicali (frecce), ascellari (asterischi) funzione linfatica in tessuti quali il miocardio, la muscolatura
e del gomito (stelle). scheletrica e i tessuti toracici, incluso il parenchima polmonare.

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Il meccanismo intrinseco si basa invece sulla contrazione ciclica


spontanea della muscolatura liscia che circonda il vaso linfatico
Edema
collettore e sulla necessaria presenza di valvole intraluminali e
di lymphangions posti in serie [9]. Infatti, il meccanismo si esplica
mediante una precisa successione di eventi: Condizione fisiologica Jlinf max
• riempimento diastolico del lymphangion con linfa

Flusso linfatico, Jlinf


proveniente dai linfatici iniziali; in questa fase la valvola
distale è aperta, mentre quella prossimale è chiusa;
• contrazione della muscolatura liscia, innescata Linfedema clinico
dall’espansione del lume del lymphangion o dall’insorgenza
di un potenziale d’azione nel pacemaker linfatico con
chiusura della valvola distale e inizio di una fase di
contrazione isometrica;
• insorgenza di un gradiente di pressione tra il lume del Filtrazione transendoteliale

lymphangion contratto e quello adiacente rilasciato,


che determina l’apertura della valvola prossimale e la Figura 19.3  Andamento del flusso linfatico (Jlinf) in funzione
della filtrazione transendoteliale di liquido, fino a saturazione in
propulsione della linfa in direzione centripeta.
corrispondenza del Jlinf massimo (Jlinf max). Rispetto alla condizione
Il meccanismo intrinseco non solo sostiene la propulsione della fisiologica, il linfedema comporta una riduzione del Jlinf max e un minore
linfa in tutto il circuito vascolare linfatico ma, nei tessuti a bassa fattore di protezione nei confronti dello sviluppo di edema.
mobilità, consente anche il richiamo di liquido interstiziale all’in-
terno del lymphangion, sostenendo così anche la formazione della maggiore imbibizione della matrice interstiziale, esercitando così
linfa in questi tessuti. una maggior trazione sull’endotelio linfatico. Quindi, al contrario
di quanto si osserva per il microcircolo ematico, l’aumento di
volume interstiziale favorisce l’espansione dei vasi linfatici, con-
Composizione della linfa sentendo di adeguare il flusso linfatico drenante all’aumentata
La linfa pre-nodale è costituita da liquido interstiziale drenato filtrazione dal microcircolo ematico. Tuttavia, il flusso linfatico
presenta un fenomeno di saturazione (Fig. 19.3) che si raggiunge
a livello tissutale attraverso i linfatici iniziali e, all’atto della sua
in corrispondenza del flusso linfatico massimo, al di sopra del
formazione, è costituita da liquido extracellulare isosmotico, vari
quale viene meno la possibilità di ulteriore modulazione del flusso
soluti di origine plasmatica e proteine plasmatiche; tuttavia, con
drenante. In queste condizioni, pur essendo il flusso linfatico
l’unica eccezione della linfa pre-nodale reflua dall’interstizio epa-
massimo, il volume di liquido interstiziale tende ad aumentare
tico di Disse, queste ultime presentano una minore concentra-
progressivamente, dando origine a uno stato fisiopatologico che
zione (~2 g/dL) rispetto al plasma. Infatti, poiché le giunzioni
prende il nome dapprima di edema tissutale interstiziale e, suc-
interendoteliali linfatiche non offrono restrizione al passaggio di
cessivamente, di edema severo. La saturazione del flusso linfatico
proteine, la loro concentrazione nella linfa pre-nodale contenuta
riflette molteplici fenomeni, non necessariamente concomitanti:
nei linfatici iniziali è uguale a quella del liquido interstiziale [2].
Pertanto, la concentrazione proteica della linfa pre-nodale dipende • l’ottenimento del massimo calibro vasale linfatico;
quasi esclusivamente dalle proprietà di selettività dell’endotelio • l’alterazione strutturale delle fibre della matrice fibrosa
dei capillari ematici che irrorano il tessuto. Nel transito attraverso interstiziale;
le stazioni linfondali, un volume variabile dell’acqua che entra • l’insufficienza del sistema linfatico stesso.
nel seno subcapsulare del linfonodo viene riassorbito nei vasi Mentre le forme più comuni di edema tissutali sono legate a una
ematici venosi linfonodali, cosicché la concentrazione proteica maggiore filtrazione dai capillari sistemici e, quindi, all’aumento
della linfa post-nodale è superiore rispetto a quella pre-nodale. La progressivo del flusso linfatico fino a saturazione, e/o alla modi-
linfa trasporta anche elementi cellulari di varia origine, in partico- ficazione delle proprietà meccaniche della matrice interstiziale,
lare cellule deputate alla funzione di sorveglianza immunologica. come nel caso di processi infiammatori, l’insufficienza vera e
propria del sistema linfatico è meno frequente e induce una con-
dizione clinica del tutto particolare che viene definita linfedema.
Modulazione del flusso linfatico
Il sistema linfatico può modulare l’entità del riassorbimento
aumentandolo di circa 30-40 volte rispetto alla condizione di EZIOLOGIA E CLASSIFICAZIONE
controllo nel caso in cui venga aumentata la filtrazione attraverso DEL LINFEDEMA
la parete del microcircolo vascolare. Infatti, in queste condizioni,
l’aumento del volume del liquido interstiziale causa un conse- Si definisce linfedema primario qualsiasi condizione patologica
guente aumento della pressione interstiziale e del gradiente di causata da un’insufficienza intrinseca di una o più strutture del
pressione che sostiene la formazione della linfa nei linfatici ini- sistema linfatico di drenaggio e/o di conduzione [10]. La causa di
ziali. Tale capacità adattativa dipende dall’esistenza, tra la super- tali patologie è ancora in gran parte ignota e la loro classificazione
ficie esterna della parete linfatica e le fibre della matrice intersti- è condizionata dalla presenza di alcune caratteristiche cliniche.
ziale, dei filamenti di ancoraggio, che vengono distesi in caso di Si distinguono pertanto le seguenti condizioni:

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• linfedema congenito, presente dalla nascita (Milroy-like


disease);
• linfedema precoce, presente prima dei 35 anni di età;
• linfedema tardivo, dopo i 35 anni.
Con una classificazione più prettamente funzionale [11], il lin-
fedema primario può anche essere distinto, sulla base della sua
origine fisiopatologica in:
• dipendente da modificazioni genetiche, che causano
malformazioni e incontinenza valvolare dei dotti collettori
linfatici principali o dei dotti periferici degli arti e del
tronco e sono spesso associate a distichiasi e sindrome
delle unghie gialle e distrofiche; A
• dipendente da anomalie acquisite, come il linfedema
linfangio-obliterativo o la fibrosi intra-linfoghiandolare.
Si definisce invece linfedema secondario una condizione molto
più comune non dipendente da una patologia intrinseca del
sistema linfatico di drenaggio, ma direttamente indotta, invece, da
interventi chirurgici o da una delle seguenti patologie: infezioni,
traumi e lesioni tissutali, malattie neoplastiche, malattie paras-
sitarie, immobilità e ortostatismo, sindromi venose, iatrogenia.
In funzione della gravità, delle caratteristiche cliniche e dei dati
strumentali, il linfedema viene classificato in 5 stadi evolutivi:
• 1° stadio, costituito dai linfedemi subclinici, in cui non vi
è evidenza clinica di edema, ma l’esame linfoscintigrafico
può rilevare alterazioni anatomiche e/o funzionali del
circolo linfatico;
• 2° stadio, caratterizzato da edema persistente che si aggrava
nel corso della giornata e che regredisce parzialmente con il
riposo notturno o con la posizione declive;
• 3° stadio, rappresentato da edemi persistenti che non
regrediscono con la posizione declive e che diventano
ingravescenti per fenomeni linfangitico-erisipeloidi e/o
B
peri-linfangiosclerotici dell’interstizio;
• 4° stadio, costituito dal fibro-linfedema con arto a Figura 19.4  Paziente affetta da linfedema secondario post-mastectomia
e linfadenectomia prima dell’intervento (A) e a distanza di 3 mesi
colonna, pachidermia, verrucosi cutanea;
dall’intervento di derivazione microchirurgica linfatico-venosa (B).
• 5° stadio, consistente nella vera e propria elefantiasi con
deformazione dell’arto, impotenza funzionale e alterazioni
del trofismo cutaneo (micosi, ulcere, verrucosi linfostatica).
• la presenza di calore, indicativa di coinvolgimento venoso
o di infezione in atto;
DIAGNOSI CLINICA OBIETTIVA • la presenza di dolore, per lo più assente nel linfedema, ma
E STRUMENTALE DEL LINFEDEMA presente nell’edema linfatico-venoso o evolutivo;
DELL’ARTO SUPERIORE • il segno della fovea, espressione di imbibizione idrica
interstiziale;
• la presenza di sclerosi tissutale attraverso la valutazione
Nel caso specifico del linfedema secondario alla chirurgia della
dell’elasticità;
mammella (Fig. 19.4), il presupposto indispensabile per la sua
• la funzionalità del cingolo superiore;
corretta diagnosi è un approfondito e attento esame clinico.
• il tono e il trofismo muscolare;
In particolare, andranno valutati:
• lo stato di idratazione della cute e la presenza di lesioni
• le modalità di insorgenza (acuta, cronica); ulcerative, verrucose ecc.
• l’intervallo di comparsa dalle terapie concausali;
Oltre alla valutazione clinica, ulteriori importanti informazioni
• le dimensioni dell’arto attraverso misurazioni
possono essere fornite dalle indagini strumentali tra cui: la scin-
centimetriche comparate o volumetriche:
tigrafia, l’ecografia, l’eco-color-Doppler, la risonanza magnetica
• la consistenza, per valutare il grado di imbibizione
e la linfografia.
edematosa e/o di fibrotizzazione;
• il colore (normale nell’edema linfatico; eritematoso, Linfoscintigrafia  Fornisce importanti informazioni qualitative
cianotico in quello venoso o evolutivo e nei casi di e quantitative sull’integrità anatomica del sistema linfatico sia
infezione); superficiale sia profondo e sulla sua funzionalità. La metodica

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Ruolo della microchirurgia linfatica Capitolo | 19 |

è relativamente poco invasiva ed è indispensabile negli edemi Quest’ultima si attua mediante linfodrenaggio manuale, ben-
di stadio 1, in quanto è in grado di individuare i soggetti daggio compressivo multistrato, esercizio fisico e compressione
maggiormente a rischio di sviluppo di edema, e nei pazienti pneumatica intermittente.
candidati a interventi di derivazione microchirurgica.
Linfodrenaggio manuale  Consiste in un massaggio superficiale
Ecografia  L’ecografia ad alta risoluzione delle parti molli dell’arto, dei tessuti coinvolti dall’edema, al fine di ottimizzare il trasporto
che consente di valutare in modo semplice e veloce lo stato del di linfa verso il sistema linfatico dei tessuti sani e ripristinare
tessuto cutaneo e sottocutaneo, fornisce informazioni dettagliate il drenaggio dell’arto linfedematoso mediante reclutamento
sulla sede e sull’entità dell’edema, sul grado di imbibizione, sulla di vie collaterali e/o shunt linfatici, in grado di vicariare
presenza di accumuli di fluido (laghi linfatici) e di fenomeni di la funzione carente delle stazioni linfonodali dell’ascella
fibrotizzazione. sottoposta a linfadenectomia. Nel caso specifico del linfedema
post-mastectomia, si cerca di portare la linfa verso il terminus,
Eco-color-Doppler  È indicato in tutti i casi in cui si sospetti
i linfonodi parasternali, paravertebrali, ascellari controlaterali,
una compromissione del circolo venoso, in quanto permette
inguinali omolaterali e intercostali. Il linfodrenaggio manuale
la valutazione morfologica e funzionale dei sistemi venoso e
comporta alcune controindicazioni assolute, quali le neoplasie
arterioso e può essere di ausilio per escludere la presenza di TVP.
mammarie con localizzazioni secondarie sistemiche non trattate
Risonanza magnetica  La risonanza magnetica del sistema chirurgicamente o trattate in prima istanza solo mediante chemio-
linfatico distrettuale (linfo-RM) fornisce interessanti indicazioni radioterapia, le infezioni e/o infiammazioni acute e le trombosi
circa l’estensione dell’edema, l’entità della componente idrica, la nelle quali il linfodrenaggio potrebbe comportare mobilizzazione
sede (soprafasciale nell’edema linfatico, sottofasciale in quello del trombo dell’arto e sviluppo di embolia polmonare o ictus del
venoso), la presenza di fenomeni perilinfangiosclerotici, lo stato sistema nervoso centrale. Controindicazioni relative, nelle quali il
del sistema muscolare, la presenza e le caratteristiche delle anasto- linfodrenaggio può essere eseguito osservando opportune misure
mosi linfo-linfatiche o linfo-venose. cautelari, sono invece rappresentate da patologie quali l’edema
Linfografia  La linfografia con indocianina (PhotoDynamic Eye, sistemico di origine cardiaca o renale, o le infezioni croniche
PDE) consente di visualizzare i vasi linfatici sottocutanei (Fig. 19.2) quali la tubercolosi o la toxoplasmosi.
dopo somministrazione di ~1 mL di colorante vitale, normalmente Bendaggio compressivo multistrato  Il bendaggio compressivo
indocianina fluorescente, iniettata mediante ago da insulina nel multistrato a compressione decrescente in senso disto-prossimale
sottocute interdigitale dell’arto [12,13]. Dopo un massaggio di è finalizzato a circondare l’arto linfedematoso con involucro
alcuni minuti, il decorso dei vasi linfatici collettori marcati con semirigido e poco espandibile che segua il più possibile la
indocianina e situati nel sottocutaneo a profondità non superiore forma dell’arto stesso (Fig. 19.5). Mentre la pressione esercitata
a 2-3 cm dalla superficie corporea vengono visualizzati mediante dal bendaggio a riposo è bassa e ben tollerabile, la contrazione
una videocamera portatile a raggi infrarossi. Tale metodica si è muscolare associata al movimento dell’arto determina un
rivelata completamente esente da effetti collaterali e/o reazioni incremento della pressione tissutale che si ritiene possa agevolare
allergiche nei pazienti trattati. la rimozione del fluido interstiziale dal tessuto edematoso e la
Sulla base dell’esame clinico e dei reperti diagnostici strumen- progressione della linfa verso i linfonodi prossimali. Essendo
tali è possibile quindi sia individuare l’effettiva presenza di lin- una terapia a tutti gli effetti, anche il bendaggio ha delle
fedema secondario sia stabilirne il grado di evoluzione clinica controindicazioni relative all’applicazione, che riguardano
per procedere alla corretta indicazione terapeutica della malat- principalmente le sequele legate ai disturbi della sensibilità
tia. Normalmente, l’approccio terapeutico iniziale al linfedema (polineuropatia, emiplegia ecc.).
dell’arto superiore secondario a intervento di mastectomia con-
siste, indipendentemente dal grado di evoluzione del linfedema, Esercizio fisico   È fondamentale già dalle prime giornate
nella terapia fisica. Dinanzi a un fallimento di quest’ultima e postoperatorie, per prevenire l’eventuale sviluppo di edema
sulla base degli opportuni criteri di inclusione ed esclusione, si post-chirurgico, ottimizzare l’effetto del linfodrenaggio manuale
può prendere in considerazione l’eventualità di procedere con e del bendaggio compressivo. Gli esercizi includono una corretta
un intervento di microchirurgia del sistema linfatico periferico. respirazione, l’allungamento, lo stretching, l’auto-mobilizzazione
e il rinforzo muscolare che devono essere eseguiti come parte della
terapia post-chirurgica. Per ultimo, è indispensabile indossare la
TERAPIA FISICA DEL LINFEDEMA guaina contenitiva prescritta alla dimissione.
DELL’ARTO SUPERIORE Compressione pneumatica intermittente  Chiamata anche
pressoterapia, è praticata mediante un bracciale applicato all’arto
Il trattamento medico del linfedema dell’arto superiore post- e pressurizzato utilizzando un preciso intervallo di valori
mastectomia consiste nella cosiddetta terapia decongestiva com- pressori, sotto stretto controllo di personale specializzato. È una
plessa articolata in: linfodrenaggio manuale, bendaggio compres- terapia efficace se abbinata al linfodrenaggio e al bendaggio, ma
sivo multistrato, esercizio fisico, cura della pelle e prevenzione non in sostituzione di essi. La pressoterapia ha le medesime
[14]. La terapia prevede una prima fase decongestiva, il cui obiet- controindicazioni del linfodrenaggio manuale.
tivo è la riduzione del volume dell’arto edematoso, seguita da Nel caso in cui il volume dell’arto sia soddisfacentemente ri-
una seconda fase volta all’ottimizzazione e al mantenimento dei dotto e stabile si procede con la fase di mantenimento, che pre-
risultati ottenuti nella fase decongestiva. vede i seguenti presidi principali:

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Sezione |3| Trattamento

Figura 19.5  Esempi di bendaggio compressivo


dell’arto superiore.

• utilizzo del tutore elastocompressivo, elemento cruciale motocicletta, con il susseguirsi di incidenti stradali gravi, divenne
della terapia, con funzione sovrapponibile a quella del causa di severe lesioni nervose (es. a livello del plesso brachiale)
bendaggio compressivo; e/o osteomioarticolari, con lesione sia dei grossi tronchi vasco-
• cura della pelle e prevenzione, per evitare ulcerazioni lari sia dei vasi microscopici delle estremità. Pertanto, i centri di
della cute e complicazioni frequenti come la comparsa di ortopedia e traumatologia cominciarono a organizzarsi per fare
erisipela, febbre, prurito, eritema della cute, calore, dolore fronte a queste nuove emergenze sociali: nacquero i trauma center,
dell’arto. con lo scopo di offrire in urgenza o in elezione un adeguato e
Nel caso in cui la terapia fisica non abbia raggiunto risultati sod- moderno trattamento di queste nuove patologie che consentisse
disfacenti in termini di riduzione del linfedema e/o del grado ai pazienti di recuperare la loro totale integrità funzionale per
di disagio lamentato dalla paziente, si considera l’eventuale trat- tornare a essere socialmente utili. Gli studi intrapresi su animali
tamento microchirurgico, che consiste in varie procedure atte di laboratorio progressivamente si estesero a macchia di leopardo
a ricanalizzare i dotti linfatici (innesti), il cui drenaggio è stato ad altri settori della chirurgia: da quella generale alla neurochi-
ostacolato dalle legature a livello ascellare, e/o a facilitare l’im- rurgia, alla chirurgia vascolare e toracica, alla ginecologia, alla
trapiantologia sperimentale ai suoi albori, fino alla chirurgia ocu-
missione della linfa drenata perifericamente nel letto venoso
listica. Così iniziò la sperimentazione microchirurgica sui ratti
(derivazione linfatico-venosa).
con confezionamento delle prime anastomosi microchirurgiche
artero-arteriose (es. femoro-femorale), veno-venose (es. cavo-
cavale), nervose (es. nervo surale). Negli anni a seguire, i chirur-
TERAPIA CHIRURGICA DEL LINFEDEMA ghi, per evitare interventi demolitivi di palliazione nel linfedema
DELL’ARTO SUPERIORE periferico, cominciarono a interessarsi all’anatomia, fisiologia e
fisiopatologia del sistema linfatico e ad apprendere, dapprima
Dall’esperienza in laboratorio su animali di laboratorio sperimentali, tecniche di confezione
delle anastomosi linfatico-venose [15] in tutte le loro varianti
all’era della microchirurgia
(termino-laterale, termino-terminale, o innesti venosi ecc.). In
La microchirurgia, tecnica chirurgica che si avvale dell’utilizzo di centri qualificati, sia in Italia sia a livello internazionale, ven-
microscopio operatorio, ferri da microchirurgia e fili di sutura da nero inoltre perfezionate altre metodiche quali: il ponte linfatico
9-0 a 11-0, è una branca multidisciplinare della chirurgia il cui ileo-mesenterico dell’arto inferiore [16], l’innesto linfatico [17] e
scopo è quello di intervenire su strutture organiche fini (dell’or- gli innesti di linfonodi contenuti in lembi adiposi vascolarizzati
dine dei micron) e nasce da sperimentazione condotta e maturata [18]. Nel frattempo e di pari passo, la ricerca bio-molecolare e
sugli animali di laboratorio. Lo sviluppo, dagli anni Cinquanta, anatomo-fisiopatologica cominciò a interessarsi del sistema lin-
dell’industria manifatturiera aumentava proporzionalmente fatico con patologie annesse mediante lo studio in laboratorio
l’incidenza dei traumi contusivi gravi sul lavoro con amputa- dello sviluppo dei vasi linfatici, la formazione e il drenaggio della
zione degli arti e/o delle dita; nel contempo, la diffusione, in linfa circolante, la biologia molecolare con l’individuazione di
particolare tra i giovani, della moda di correre eccessivamente in recettori e corrispondenti fattori di crescita.

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Ruolo della microchirurgia linfatica Capitolo | 19 |

Gli esperimenti intrapresi allora, di cui oggi beneficiamo i van- Utilità e danni dei farmaci per perfusione locale o per via
taggi nell’applicazione clinica quotidiana, furono motivati da sistemica  Vari esperimenti hanno dimostrato l’utilità della
tre quesiti fondamentali, che consentirono di superare le inco- perfusione locale di sostanze vasoattive o farmaci anticoagulanti
gnite insite nell’approccio microchirurgico classico al linfedema durante la procedura microchirurgica per indurre vasodilatazione o
secondario. per detergere il vaso, impedendo nel contempo processi coagulativi
[24]. Tuttavia, la somministrazione di alcuni di questi farmaci
Dilemma della guarigione dei vasi sottoposti a vari interventi
per via sistemica si è dimostrata più efficace, riducendo inoltre
di microchirurgia  I numerosi dati in letteratura avevano già
il rischio di trombosi a livello della sutura senza causare danni
allora confermato l’efficacia delle anastomosi linfatico-venose nel
cospicui a carico delle pareti vasali.
trattamento del linfedema periferico sperimentale [19]. Tuttavia,
Il chiarimento di questi punti basilari ha incoraggiato il cam-
rimanevano comunque alcune perplessità sul successo clinico di tali
mino della microchirurgia verso nuove frontiere applicative nella
procedure a distanza di tempo. Infatti, anche con la più accurata
pratica clinica giornaliera.
tecnica microchirurgica e la strumentazione più sofisticata, le varie
componenti della parete vasale subiscono uno sconvolgimento
biologico notevole dopo un intervento chirurgico con confezione Screening preoperatorio
di anastomosi. In effetti, studi sperimentali messi in essere per Lo screening preoperatorio comprende, oltre ai risultati dell’e-
verificare la riparazione del vaso anastomizzato, condizione same clinico obiettivo e delle indagini strumentali, la raccolta
necessaria per garantire la pervietà dell’anastomosi stessa, hanno anamnestica comprensiva di ulteriori informazioni su:
dimostrato, con l’ausilio di indagini di microscopia elettronica
• anamnesi familiare fisiologica, patologica remota e
a scansione [20,21], l’efficienza della procedura microchirurgica
prossima;
anche a lungo termine, garantendone l’applicabilità e la guarigione
• esame obiettivo focalizzato su aspetti cardiovascolari e
biologica ugualmente in applicazione clinica. Sia la guarigione
neurologici;
sia la pervietà dell’anastomosi sono direttamente influenzate dal
• allergie;
gradiente pressorio esistente tra il collettore linfatico e il vaso
• abitudini alimentari;
venoso anastomizzato (Fig. 19.6).
• eventuali terapie mediche domiciliari, in particolare
Innesti vascolari  Nel campo della microchirurgia del sistema sull’utilizzo di Ca2+-antagonisti;
vascolare può essere necessario, per riparare segmenti vascolari • malattie internistiche pregresse e attuali.
lesionati e/o addirittura mancanti e ricostruirne la continuità,
ricorrere all’utilizzo in emergenza di altre strutture vascolari. Criteri di inclusione e di esclusione
In questi casi gli innesti vascolari, compresi di collettori
all’intervento
linfatici, possono essere di grande utilità, purché utilizzati con
gli opportuni accorgimenti. Innanzitutto, è necessario avere I pazienti possono essere candidati alla microchirurgia sulla base
maturato un’adeguata dimestichezza microchirurgica. Inoltre, dei seguenti criteri di inclusione [25]:
si deve attentamente verificare che il calibro e la lunghezza del • età compresa tra 25-65 anni;
patch o dell’innesto corrispondano esattamente alle dimensioni • linfedema al massimo al terzo stadio evolutivo, senza
della struttura da riparare o nella quale verrà inserito l’innesto, precedenti risultati soddisfacenti o durevoli con
aspetto questo di notevole importanza per evitare il rischio di trattamento fisico e/o terapia farmacologica;
trazione sull’anastomosi e/o lo sviluppo di trombi con occlusione • esclusione di recidiva di neoplasia primaria da almeno 2
del vaso riparato [22,23]. anni;
• almeno 1 anno intercorso dall’ultimo trattamento
oncologico adiuvante;
• meno di 15 anni dallo sviluppo del linfedema successivo al
trattamento chirurgico della malattia oncologica primaria.
Sono invece esclusi dall’intervento i pazienti con:
• età superiore ai 65 anni;
• patologie venose primitive;
• patologie renali, epatiche, cardiocircolatorie gravi;
• gravidanza in atto o presunta;
• linfedemi evolutivi maligni.

Procedure microchirurgiche
Lo sviluppo degli interventi microchirurgici del sistema linfatico
ha subito un lungo e tortuoso percorso, di cui però il comune
denominatore di intenti è sempre stato quello di individuare una
via di sbocco della linfa che garantisse da una parte la funzione di
Figura 19.6  Immagine di microscopia elettronica a scansione che
documenta la pervietà di un’anastomosi linfatico-venosa sperimentale drenaggio tissutale e, dall’altra, il mantenimento nel tempo dell’ac-
nel ratto a 3 mesi dalla procedura. quisita pervietà della neoformata via di trasporto. Attualmente,

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Sezione |3| Trattamento

sono state messe a punto e sono regolarmente applicate alcune cefalica o basilica stesse, a livello del loro decorso sottocutaneo
procedure base: le derivazioni (o shunt) dei vasi linfatici nel nel braccio (Fig. 19.7). Maggiore è il numero delle anastomosi,
sistema venoso [26,27], gli interventi di innesti linfatici locali migliore sarà la riuscita del drenaggio linfatico dell’arto. Durante
[25] e il trasferimento di tessuto linfonodale vascolarizzato. l’intervento, la somministrazione di eparina a basso peso mole-
colare minimizza l’incidenza di trombosi all’interno dei vasi lin-
fatici e/o a livello delle anastomosi linfatico-venose, complicanza
Shunt linfatico-venoso dell’arto superiore
che in precedenza aveva pesantemente condizionato il giudizio
L’intervento tradizionale a livello del braccio viene realizzato con di numerosi microchirurghi sulla fattibilità di questa tecnica e il
un’incisione a livello del terzo superiore del versante mediale del reale miglioramento del quadro clinico.
braccio in prossimità dell’ascella. Con l’ausilio di uno stereo- Un ulteriore raffinamento della tecnica è stato introdotto con
microscopio chirurgico (40×) si procede a identificare i collet- l’utilizzo dei microscopi operatori con rilevatore di fluorescenza
tori sovrafasciali del sottocute che frequentemente decorrono in di ultima generazione [28], pratica che consente la visualizzazione
prossimità delle vene maggiori quali basilica e/o cefalica. Allestiti intraoperatoria di aree di stasi linfatica sottocutanea identificate
i vasi pronti per l’anastomosi, si procede a riconoscere i vasi mediante tracciante fluorescente, normalmente indocianina, pre-
collaterali delle vene menzionate e a confezionare, utilizzando cedentemente inoculato nello spazio interdigitale della mano.
punti staccati riassorbibili 9-0 o 10-0, anastomosi linfatico-venose Grazie a questa procedura in espansione, che riduce in modo
termino-terminali, oppure termino-laterali. Nel caso in cui i vasi significativo anche la degenza ospedaliera postoperatoria, è stato
collaterali non siano reperibili o affidabili, le anastomosi termi- possibile effettuare interventi loco-regionali e mininvasivi di deri-
no-laterali vengono confezionate tra collettori linfatici e vena vazione linfo-venosa di tutto l’arto.

A B

D C
Figura 19.7  Fasi del confezionamento di un’anastomosi linfatico-venosa, in senso orario da A a D. L, collettore linfatico; V, vena basilica.

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Ruolo della microchirurgia linfatica Capitolo | 19 |

Innesto linfatico (grafting) dell’arto superiore giugulo-sovraclaveare omolaterale e, mediante altre anastomosi
distali, con quelli del terzo superiore del braccio (Fig. 19.9),
La logica di questo tipo di intervento [29] è basata sulla considera-
zione che vasi biologicamente e strutturalmente simili, come due medialmente in prossimità dell’ascella dell’arto linfedematoso.
vasi linfatici collettori, possano offrire una migliore possibilità La tecnica si avvale di una tunnellizzazione dell’innesto nel sot-
di guarigione e ricanalizzazione dell’anastomosi e, quindi, del tocute a cavallo dell’ascella. Per consentire un buon drenaggio
conseguente trasporto di linfa, rispetto a strutture biologicamente dell’arto, si raccomanda di confezionare un numero sufficiente (da
dissimili come linfatici collettori e vasi venosi. Dopo aver inciso 3 a 4) di anastomosi linfo-linfatiche a monte (latero-cervicali) e a
la cute della coscia prescelta, la prima fase dell’intervento consiste valle (brachiali), con punti di sutura staccati a breve riassorbimento
nell’identificazione, previa inoculazione di 1 mL di Blue Patent e di calibro 9-0 e/o 10-0. I risultati rappresentativi dell’impatto
nel sottocute del primo e del secondo spazio interdigitale del di questa tecnica microchirurgica di elezione nell’arto superiore
piede, nell’isolamento e nell’espianto di un collettore linfatico sono illustrati nella Tabella 19.1, che riporta la riduzione percen-
maggiore di lunghezza prestabilita, avendo cura di preservare tuale, rispetto al valore preoperatorio, della circonferenza e del
da tre a quattro diramazioni subsegmentarie linfatiche distali e volume dell’arto edematoso a 6 mesi dall’intervento di grafting
prossimali (Fig. 19.8). Tutta la procedura viene condotta con l’au- linfatico dell’arto. In ~70% dei pazienti (responders) si osserva
silio di uno stereomicroscopio (40×). Successivamente, si procede una riduzione significativa sia della circonferenza sia del volume
con l’innesto del collettore linfatico espiantato dalla coscia, che dell’arto, che ritornano a valori paragonabili al volume dell’arto
viene anastomizzato con i vasi linfatici o i linfonodi della regione normale controlaterale (Fig. 19.10).

Figura 19.8  Prelievo del collettore linfatico


maggiore della coscia (frecce, A) e suo
A B allestimento (B) per l’innesto.

Figura 19.9  Confezionamento di anastomosi


linfo-linfatica termino-terminale tra un
collettore linfatico del terzo superiore del
braccio (asterisco) e uno dei rami distali
dell’innesto (A), fino al completamento
A B dell’anastomosi (B).

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Sezione |3| Trattamento

lo scopo di ovviare alla funzione linfatica deficitaria mediante la


Tabella 19.1  Riduzione post-chirurgica
(% del valore preoperatorio) proliferazione linfonodale di nuove vie linfatiche drenanti. La
funzione fondamentale dell’anastomosi vascolare (arteria-arteria e
Circonferenza Volume dell’arto vena-vena) è quella di garantire un’adeguata perfusione del cluster
linfedematoso linfonodale che ne consenta l’attecchimento e la sopravvivenza
Braccio −17,0 ±1,9
a lungo termine. Benché l’espianto e l’innesto avvengano prin-
cipalmente a livello dell’ascella, il trasferimento può riguardare
Avambraccio −20,8 ±5,6 anche altre aree linfedematose dell’arto. Le prospettive terapeutiche
−119,3 ±50,5
Polso −12,4 ±1,9 della tecnica sono sicuramente promettenti anche se, come ogni
intervento, presenta punti di criticità, come la potenziale diffi-
Mano −16,6 ±0,8
coltà di attecchimento del lembo e l’incertezza sulla possibilità
Riduzione percentuale, rispetto al valore pre-chirurgico, della circonferenza
dell’arto superiore misurata in punti standard di riferimento e del volume
di ricostituzione, a medio-lungo termine, di un plesso linfatico
complessivo dell’arto a 6 mesi dall’intervento di grafting linfatico per il funzionante originante dai linfonodi innestati.
trattamento del linfedema dell’arto superiore. Il volume dell’arto linfedematoso è
stato calcolato sulla base dell’incremento osservato in fase pre-chirurgica rispetto
all’arto sano controlaterale.
CONCLUSIONI

Nonostante la sua indiscutibile importanza prognostica e gli evi-


denti progressi tecnico-chirurgici degli ultimi anni, la chirurgia
della mammella affetta da carcinoma mammario non è esente da
frequenti complicanze, anche se effettuata dal chirurgo più esperto.
Mentre le complicanze acute sono perlopiù facilmente risolvi-
bili, quella cronica, rappresentata principalmente dal linfedema
dell’arto, per la sua peculiarità a cronicizzare con alterazione dei
tessuti sottocutanei, può diventare la spada di Damocle sia per il
A
chirurgo sia per la paziente stessa. Il beneficio ottenuto dall’inter-
vento demolitivo viene relegato nel subconscio, mentre acquista
maggiore importanza il problema estetico e invalidante il movi-
mento. Dagli ultimi 30 anni del secolo scorso a oggi, la medicina
ha beneficiato del progresso dell’ingegneria, che ha consentito di
Figura 19.10  (A) Arto superiore eseguire interventi mininvasivi con strumentario raffinato. Ne ha
affetto da linfedema secondario.
beneficiato la chirurgia senologica, minimizzando i rischi dell’inter-
(B) Esito postoperatorio a distanza
di 6 mesi dall’intervento di innesto vento mammario, ma ne ha tratto i maggiori vantaggi soprattutto
linfatico con evidenza di netta la chirurgia risolutiva del linfedema superando, con l’avvento
riduzione del volume dell’arto. B
della microchirurgia, le obsolete ampie asportazioni demolitive
del tessuto sottocutaneo degli arti, peraltro non giustificate da
alcun presupposto di tipo fluidodinamico e/o anatomo-fisiologico.
I potenziali limiti di questa procedura sono costituiti dall’in-
È doveroso riconoscere i notevoli progressi compiuti dalla ricerca
sufficiente capacità di drenaggio dell’arto, che si può manifestare
di base, che ci pone davanti a sfide importanti per il futuro:
qualora i rami segmentari da anastomizzare non siano sufficienti
da farmaci capaci di compiere la rigenerazione dei fattori di cre-
e integri. Questa evenienza rende ragione della non completa
scita essenziali per la riparazione del sistema linfatico danneggiato
risoluzione dell’edema nel ~30% dei pazienti sottoposti a grafting.
durante la dissezione linfoghiandolare, all’ingegnerizzazione di
Non è da minimizzare la presenza di un’estesa cicatrice alla coscia,
organi linfoidi totipotenti che, impiantati in un’area cruentata
che può compromette l’estetica dell’arto e che condiziona a volte
dalla chirurgia, possano dare origine a collettori linfatici capaci
la scelta delle pazienti.
di drenare la linfa stagnante nell’arto. Pertanto, traendo vantag-
gio dalle nuove tecniche bio-ingegneristiche e dalle conoscenze
Trasferimento autologo linfonodale provenienti dalla più evoluta ricerca di base, la microchirurgia
Il trasferimento autologo linfonodale o il trasferimento dei lin- linfatica si presenta come un presidio promettente per il tratta-
fonodi vascolarizzati [18] consiste nello spostamento di piccole mento mininvasivo dei linfedemi secondari alle terapie chirur-
stazioni linfonodali da un tessuto sano a uno linfedematoso, con giche oncologiche della mammella.

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Ruolo della microchirurgia linfatica Capitolo | 19 |

! PUNTI CHIAVE
 Il linfedema cronico secondario dell’arto superiore è un aumento  La prima indicazione terapeutica al linfedema secondario dell’arto
abnorme di liquido interstiziale in cute e sottocute. Il sistema consiste, indipendentemente dal grado evolutivo della malattia,
vascolare linfatico è distribuito in quasi tutti i tessuti extracellulari nella terapia fisica. A fronte di un risultato deludente è doveroso
interstiziali, da cui origina mediante i vasi linfatici iniziali. prendere in considerazione l’intervento di microchirurgia linfatica.
 La chirurgia della mammella non è esente da complicanze acute  La microchirurgia è una tecnica chirurgica che si avvale
vascolari (linfatiche, venose e arteriose) e neurologiche. La dell’utilizzo di uno strumentario operatorio delicato: ferri
complicanza cronica maggiore rimane il linfedema secondario chirurgici, fili di sutura e un adeguato mezzo di ingrandimento.
dell’arto post-chirurgico.  Lo stato dell’arte oggi, dal punto di vista chirurgico, contempla
 La diagnosi clinica mediante esame obiettivo dell’arto e le le seguenti procedure microchirurgiche: shunt linfatico-venoso,
indagini strumentali possono individuare l’effettiva presenza di innesto linfatico (grafting), trasferimento mediante espianto e
linfedema secondario e stabilirne il grado di evoluzione clinica. innesto autologo linfonodale.

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