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Pensiero Spensierato
Il mondo dei fantasmi di Ladyghost

L’organista che voleva imbrogliare il


diavolo
Categorie: leggende

di Donata Ginevra

17 ottobre 2012

Mi piace Piace a 4 persone.

Torniamo a parlare, anche se indirettamente, di


Lucedio.
Un luogo che a quanto pare sta affascinando
moltissimo i miei lettori, interessati sia ai misteri del
luogo in sè, sia, soprattutto, alla vicenda di quello
che viene comunemente conosciuto come lo
“Spartito del diavolo“.

Ci sono delle leggende che, più che leggende, sembrano essere storie
raccontate per lasciare i bambini a bocca aperta. Una di queste storie-
leggende mescola verità, fantasia, misteri e superstizione. E il risultato è quello
che state per leggere.

In un paesino in Germania viveva un uomo, che


si chiamava Antonio, semplice e di buon cuore,
che aveva un dono speciale: sapeva suonare
benissimo l’organo. Le sue dita volavano sui tasti
avorio della tastiera, i suoi piedi danzavano sulla
pedaliera. Era, in poche parole, il più bravo di
tutti.

Un giorno, però, mentre era intento a tagliare la


legna per casa, l’organista si ferì gravemente
una mano. Così, non avrebbe mai più potuto
suonare! Disperato, Antonio meditò di uccidersi,
dal momento che la sua unica ragione di vita era
proprio suonare ogni giorno, per molto ore al
giorno, l’organo.

Stava dunque per gettarsi nel fiume, quando un uomo gli si avvicinò. Era un
figuro tutto vestito di nero, che portava un bastone con l’impugnatura d’argento
saldo in una mano, e un cappello a cilindro nell’altra. Sembrava un ricco
forestiero, venuto chissà da dove.
Il forestiero subito si avvicinò all’organista, e gli chiese cosa avesse in mente di
fare.
-Voglio uccidermi, rispose Antonio. Ho perso l’uso della mia mano, non potrò
mai più suonare e l’organo era la mia unica ragione di vita! Voglio morire-.
Il forestiero gli disse:
-La vita è un dono fattovi da Dio. Davvero vorreste rinunciarvi perchè non
potete più suonare? Così poco amate voi stesso e la vostra vita, al punto da
preferirvi uno strumento?- Translate »

1 di 6 02/03/2015 19:38
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-Assolutamente sì! rispose l’organista. Io suonavo per Dio, e Dio mi ha punito


privandomi della mia mano-.
Il forestiero sorrise misteriosamente, e gli disse:
-Io vi ridarò la facoltà di suonare ancora l’organo, se lo desiderate. A cosa
sareste disposto a rinunciare, per poter suonare ancora questo strumento?-.
-Io…io non lo so- ammise l’organista, che cominciava a spaventarsi dalle
strane domande che il forestiero gli poneva.
-Suonereste per me? Sareste disposto a servirmi, con la vostra musica?
Sareste disposto a rinunciare a ciò che avete di più prezioso per tornare a
suonare l’organo?- chiese ancora il misterioso visitatore, avvicinandosi a un
palmo di naso dall’organista, che iniziò a sudare freddo. -Verrò a reclamare la
vostra musica, e il mio compenso, quando ce ne sarà di bisogno- continuò
l’individuo.
-Sì, vi servirò, basta che io possa tornare a suonare…- sussurrò Antonio,
ottenebrato dall’ansia e dalla pazzia di tornare a suonare, senza aver prestato
davvero attenzione alle parole dell’individuo.
-Allora è deciso!- esclamò il forestiero, e con la punta del suo bastone toccò la
mano ferita dell’organista, che subito riacquistò la perfetta funzionalità.
Felice come una pasqua, Antonio si voltò a ringraziare il suo misterioso
benefattore, ma il losco individuo era già lontano.

Passarono molti anni, e l‘organista quasi si dimenticò dello strano


incontro che aveva fatto.

Fino a quando, un pomeriggio, mentre Antonio


stava come sempre suonando in chiesa, un uomo
si presentò, rimanendo seduto per alcune ore
ad ascoltarlo. Poi, l’uomo gli si avvicinò. All’inizio il
nostro organista si turbò molto nel vedere questa
strana figura appoggiata all’organo, e si turbò ancor
di più quando vide che l’individuo era
completamente vestito di nero e con un lungo
mantello sulle spalle.

Il forestiero gli disse:


-Sono venuto dalla Francia perchè ho sentito dire
che voi siete il migliore organista del mondo-. Il
nostro Antonio si schermì, ma non confermò nè
negò, si limitò a fare un cenno con la testa come a dire “se lo dite voi”.
In lui, infatti, la bontà d’animo aveva ben presto lasciato il posto a una
brutta arroganza e cattiveria, e s’inorgogliva quando la gente, parlando di
lui, diceva che era “il mutilato miracolato, che un sant’uomo aveva trasformato
nell’organista più bravo del mondo”. Dopo l’incidente, infatti, le sue doti
musicali ne erano uscite molto migliorate, e la sua musica era apprezzata, e
richiesta, ovunque. E così Antonio era diventato superbo, orgoglioso, e
malvagio.

L’individuo proseguì:
-Ho portato con me un organo, il più bell’organo mai costruito da mani umane,
e intendo donarvelo, affinchè possiate suonarlo. Non vi chiedo nulla in cambio,
solo la promessa che lo suonerete per me. Sono venuto a riscuotere il mio
premio-.
Fu allora che l’organista si ricordò di quel giorno, tanti anni prima, quando si
era ferito al punto tale da pensare di non poter mai più suonare, e di come lo
strano forestiero l’avesse guarito. Ma c’era qualcosa, nel modo di fare del
forestiero, che gli metteva ansia, paura…anche perchè nonostante molto
tempo fosse passato, il forestiero non sembrava minimamente invecchiato!

Il forestiero rimase nella chiesa tutta la notte a montare l’organo assieme ai


suoi compari, e il mattino seguente, quando Antonio si recò nella chiesa
assieme al parroco e ai suoi parrocchiani, l’organo era lì, splendido. Subito la
gente volle vedere l’organo nuovo, che brillava, nero come la pece ma lucido
lucido, in mezzo alla chiesa.
Ma Antonio cacciò tutti in malo modo, dicendo che era lui l’organista, che era
lui che poteva, e doveva suonare l’organo, e che il misterioso benefattore
l’aveva donato a lui e lui solo.
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2 di 6 02/03/2015 19:38
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Così Antonio passò il pomeriggio


intero, la notte e anche il mattino a
suonare, fino a quando il parroco
gli si avvicinò, dicendogli che era
ora che staccasse, ma Antonio
non volle sentire ragioni. Il parroco
lo guardò tristemente, e vide negli
occhi di Antonio un’ombra cupa,
malvagia, negativa. E fu allora che
capì che Antonio aveva fatto un
patto con il diavolo in persona. Ma
per quanto cercasse di staccarlo dall’organo, anche con l’aiuto degli altri
parrocchiani, non c’era verso che Antonio si separasse dall’organo. Rimase lì a
suonare, per ore, senza mai accusare la stanchezza.

E poi, puntualmente, a mezzogiorno apparve sulla soglia della chiesa il


forestiero vestito di nero, che si accomodò sui banchi e si mise ad ascoltare
Antonio che suonava.

La storia racconta che Antonio


andò avanti 33 giorni e 33 notti
a suonare, ininterrottamente,
senza mai dormire o mangiare.
la gente cominciò a mormorare
che una cosa del genere era
sovrumana, e che Antonio doveva
sicuramente essere stato vittima di
un sortilegio. Ma l’uomo
continuava a suonare, e non appariva minimamente stanco. Soltanto dopo
alcunni giorni i suoi occhi si fecero più oscuri, le sue mani preso a rinsecchire,
Antonio a curvarsi sul sedile ed emettere rantoli mentre suonava. Ma non c’era
verso di staccarlo da lì.
Lo strumento sembrava assorbire tutte le sue forze, ma Antonio non aveva
intenzione di staccarsi da esso. O forse, non ne era in grado. In più, non
c’erano belle note che uscivano dall’organo, ma solo suoni inarticolati, accordi
senza senso, melodie assurde e disgustose.

Ben presto, la chiesa si svuotò, perchè la gente non ne poteva più di


ascoltare Antonio e la sua musica orrenda, ma per quanto facessero notare
all’uomo che ciò che suonava non era affatto bello, ricevevano in risposta solo
insulti e bestemmie. Antonio era completamente impazzito.

Alla fine, anche il signore vestito di nero, che per tutto il tempo era rimasto lì
impassibile ad ascoltarlo, ne ebbe abbastanza. Si avvicinò allo strumento,
posò il suo bastone sulle mani di Antonio e gli disse:
-Ora basta-. Ma Antonio lo cacciò via in malo modo.
-Smettila- disse di nuovo lo straniero, e di nuovo Antonio lo cacciò via, urlando
di lasciarlo in pace.
L’individuo allora estrasse da sotto il mantello un rotolo di pergamena, lo
srotolò e lo posò sopra il leggio.
-Ecco, Antonio, questo è l’ultimo brano che ti chiedo di suonare. Si tratta di una
composizione molto particolare, scritta appositamente per te da mia moglie. Lei
desidera conoscerti. Alla fine della composizione, quando l’ultima nota sarà
stata suonata, lei verrà a prenderti e tu dovrai venire con noi-.
Antonio si rivolse al forestiero, puntando su di lui gli occhi ormai cerchiati
profondamente, ma scosse la testa.
-No, non…non verrò…con voi…Io…continuerò…a suonare…fino a quando…io
vorrò…non ci sarà…nessun ultimo…accordo-.

Allora il forestiero scoppiò a ridere, e il cielo si fece improvvisamente buio,


mentre un vento impetuoso prese a spazzare la chiesetta, rovesciando i banchi
e sparpagliando gli spartiti di Antonio per tutto l’edificio.
-No, Antonio, tu farai esattamente quello che io ti ho ordinato. Ti avevo chiesto,
molti anni fa, se eri disposto a suonare per me, se eri disposto a rinunciare a
ciò che avevi di più prezioso per tornare a suonare l’organo, e mi dicesti di sì.
Hai rinunciato alla tua anima, ti ho ridato l’uso delle mani, ma la tua anima, e la
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3 di 6 02/03/2015 19:38
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tua musica, mi appartengono. Ora, ti ordino di suonare quest’ultimo brano, e poi


mia moglie, la Morte, verrà a prenderti e ti porterà dov’è giusto che tu stia,
all’Inferno! hai rinunciato alla tua bell’anima pulita, alla tua gentilezza e alla tua
bontà per la musica, hai avuto quel che chiedevi, ora rispetta la tua parte del
patto, suona, e seguimi!-.

Antonio però, era anche molto furbo, e credeva di poter ingannare il diavolo e
anche la morte, e così, fingendosi atterrito, iniziò a suonare il brano che il
diavolo gli aveva posto davanti. Vide, con la cosa dell’occhio, che una figura
ammantata era nel frattempo entrata nella chiesa, una figura con una lunga
falce ricurva che spuntava da sotto il manto, e la vide avvicinarsi, lenta,
inesorabile.

E vide anche che si avvicinava, inesorabile, anche la fine dello spartito, con
quell’ultimo accordo che restava da suonare prima di consegnarsi al diavolo e
alla sua consorte. Ma Antonio aveva in serbo un bello scherzo per il diavolo, e
infatti, quando fu giunto alla fine dello spartito, si guardò bene dal suonare
l’ultimo accordo, tentando di improvvisare e guadagnare tempo. Ma il diavolo
era stato più furbo di lui, poichè non era possibile suonare altre note al di
fuori di quelle scritte nella pergamena.

Antonio allora si fermò, giunto


all’ultimo accordo, mentre il
diavolo, livido d’ira, gli urlava
contro:
-Suona! Suona quelle ultime note,
disgraziato! Suona, affinchè io
possa portare on me la tua anima
nera! SUONA!- ma Antonio si
guardò bene dall’accontentare il
diavolo, il quale urlava sempre di
più.

-E tu, brutta strega, tu che speri di portarti via la mia anima, no che non l’avrai!-
disse Antonio alla Morte, sbeffeggiandola. Ma la Morte non si scompose.
Sapeva infatti che prima o poi avrebbe avuto l’anima di Antonio. L’organista si
alzò dal sedile dell’organo, e ridendo, disse alla Morte e al diavolo:
-Ve l’ho fatta, maledetti! Credevate voi di imbrogliarmi, ma ve l’ho fatta! Ah ah
ah, ho vinto la Morte e anche il diavolo, ah ah ah, sono il più bravo di tutti, ah ah
ah!-.
Ma la Morte ancora non si scompose. Si limitò a estrarre dal mantello la sua
falce e ad alzarla, verso il cielo.
-Ah ah ah, cosa speri di fare?-rise ancora Antonio. -Io non ho suonato l’ultimo
accordo di quello spartito, ah ah ah, io non me ne andrò da questa terra, ah ah
ah!-.

In quel momento però un bambino entrò in chiesa, non visto da Antonio e dal
diavolo, ma perfettamente notato dalla Morte. Il bambino, che avrò avuto sui 5
anni o giù di lì, era rimasto molto affascinato dal clamore suscitato in paese
dalla notizia dell’arrivo di quest’organo meraviglioso, e voleva vederlo.
Vide che Antonio era impegnato in una discussione con un signore, e ne fu
contento, perchè sapeva bene quanto l’organista non volesse vedere nessuno
al suo posto, all’organo. Ma ora lo strumento era libero, e poteva benissimo
suonare. O tentare di suonare. Qualcosa di musica già sapeva, e la curiosità
non gli mancava certo.

Così si arrampicò sul sedile dell’organo, si sedette tranquillo, accarezzò i tasti


d’avorio dello strumento e alzò gli occhi sul leggio, dove uno spartito giaceva
aperto.

Gli piacevano, in particolare, le ultime tre note, unite a formare una sorta di
disegno rovesciato.
Erano un do, un mi e un sol. Un accordo semplicissimo.
Il ragazzino posò le dita sui tasti, e li schiacciò a fondo.

Alla fine della composizione, quando l’ultima nota sarà stata suonata, lei verrà a
prenderti e tu dovrai venire con noi, aveva detto il diavolo.
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4 di 6 02/03/2015 19:38
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L’accordo rimbombò nella chiesa. Antonio s’impietrì.


L’ultima nota era stata suonata. La Morte abbassò la
falce e mozzò la testa all’organista.

Tutto era compiuto. Ma il diavolo non era ancora del


tutto contento. Si avvicinò al bambino, che ancora
sedeva all’organo, e suonava una melodia davvero
bella, e gli disse:
-Come ti chiami?-.

Il bambino lo guardò.
-Mi chiamo Ludwig. Ludwig van Beethoven-.

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4 comments

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Melinda
22 ottobre 2012 a 13:38 (UTC 1)

Ah però, anche col finale a sorpresa


Leggenda interessante gemellina Translate »

5 di 6 02/03/2015 19:38
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Artemisia1984
18 ottobre 2012 a 18:54 (UTC 1)

Uh che finale! Comunque una bella leggenda

TIM
18 ottobre 2012 a 8:20 (UTC 1)

Molto bella, soprattutto il finale a sorpresa (come ha detto Nick). Pensavo


fosse una cosa tipo “Samarcanda” dove la morte arriva proprio lì doveva
deve arrivare e invece c’è il colpo di scena.

Nick Parisi.
17 ottobre 2012 a 16:39 (UTC 1)

Bella storia. Mi piace molto il particolare finale con la comparsa di Ludvig


Van.

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6 di 6 02/03/2015 19:38

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