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Le avventure di un Rilegatore

di libri da Torino a Betelgeuse.

Un racconto di Ugo Pennacino Torino, Italy, 2019.

“Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa.


Come muoiono queste così muoiono quelli: c’è un solo soffio vitale per tutti.
L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie perché tutto è vanità.
Tutti sono diretti verso il medesimo luogo: tutto è venuto dalla polvere e nella polvere tutto torna.
Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella
terra? Nulla c’è di meglio che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte.
Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui?” Ecclesiaste 3.

Giacomo Sparacio detto Jimmy era proprio morto dopo l’infortunio, poi era resuscitato grazie agli
ottimi medici dell’ospedale siciliano. Terminato il tunnel di luce che lo aveva prima accolto e poi
rifiutato, era uscito dal coma causato dall’incidente automobilistico e cominciava a ricordare.
Era tornato a Palermo il suo luogo di nascita, per un corso di formazione sul restauro cartaceo ed
iniziare una nuova attività in Italia dove era nata sua madre, dopo il congedo dall’esercito inglese.
Nel dormiveglia gli veniva in mente l’ala sud est del monumentale edificio cinquecentesco che fu
il Collegio Massimo dei gesuiti ed ospita la Biblioteca Centrale di Palermo dove è ubicato il
laboratorio di restauro dei libri antichi. Attraverso tre portoncini siti al piano terra sotto il loggiato
del cortile, si accede a due ampi vani interamente soppalcati grazie all’altezza delle volte. L’effetto
architettonico ed estetico è decisamente riuscito anche grazie alle tracce di affreschi al soffitto e
alle pareti, valorizzate nel nuovo assetto cromatico interno. Oltre ad un grande salone dedicato al
restauro, pitturato di un bianco accecante che rende l’ambiente luminoso per il riverbero delle luci
al neon sistemate sul soffitto, si accede a diversi locali, scendendo una scala nel seminterrato: un
laboratorio per i trattamenti umidi come lavaggi deacidificanti, una sala blindata e climatizzata per
la conservazione dei volumi in deposito, un piccolo gabinetto chimico, uno fotografico dotato di
camera oscura, un ufficio con saletta per le riunioni e un magazzino di deposito per i materiali di
consumo. Due grandi presse per la carta sovrastano i mobili di legno pregiato che archiviano i
volumi. Tutti i locali sono dotati di impiantistica di sicurezza antincendio ed anti intrusione
secondo le normative. Le colleghe bibliotecarie e restauratrici, prestano la loro opera con seria e
paziente professionalità sedute al leggio illuminato, dalle alte finestre dotate di inferiate poligonali
che proteggono il lavoro di precisione. Un laboratorio modernissimo molto lontano dalla bottega
vecchio stampo che un non addetto ai lavori potrebbe immaginare.
Durante la formazione aveva conosciuto Elisa che studiava al Centro conservazione e Restauro
“La Venaria Reale” seguendo il Corso di Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni
Culturali dell’Università degli Studi di Torino, per specializzarsi in Manufatti Cartacei e
fotografici. Elisa bruna, minuta ed intelligente ricordava un’attrice maltese contemporanea.
Con una abilità manuale che andava oltre l’attività di restauro e garantiva a Jimmy quella
soddisfazione fisica che lo lasciava spossato dopo i lunghi weekend passati insieme sulla spiaggia.
Di famiglia agiata poteva permettersi il lusso di una piccola Smart con la quale facevano delle
escursioni negli alberghi della provincia di Palermo provando tutti i letti delle camere a tre stelle e
le trattorie tipiche della Regione. Al risveglio dal coma aveva trovato Elisa seduta sulla poltrona in
fondo alla stanza dell’ospedale, addormentata dalle lunghe veglie, in attesa che si riprendesse dal
viaggio nelle lande desolate dove respirano i morti. Coma causato da un furgone che senza alcun
preavviso urtata un’auto in sosta, lo aveva raggiunto sul marciapiede investendolo in pieno.
Era riuscito con i suoi riflessi pronti a saltare di lato ma con il colpo ricevuto dal parafango aveva
battuto la testa contro il muro della casa che stava costeggiando, sprofondando nel buio più
profondo. Il tizio del furgone non si era fermato e dal rapporto di polizia la targa era sporca di
fango. Dopo un lungo bacio e la promessa al personale medico che non l’avrebbe strapazzato,
Elisa gli confidò che nel mese in cui era quasi morto, l’assicurazione per gli infortuni aveva pagato
una discreta somma a titolo di risarcimento, garantendogli la sopravvivenza per qualche anno.
Il corso di formazione che li qualificava entrambi come assistenti al restauro per i beni cartacei era
terminato e potevano aspettare un concorso pubblico o iniziare un’attività privata per un futuro
insieme. Il colonnello in pensione Hadley della British Army amico di suo padre, gli aveva
regalato per la dimissione dall’ospedale un’arma da difesa personale, il Taser Pulse illegale in
Italia, che avrebbe potuto salvargli la vita in caso di aggressione. Possibile con il terrorismo
presente a Londra ma assai improbabile visto il lavoro che sarebbe andato a svolgere. Doveva
sottoporsi a qualche seduta di fisioterapia per riprendere la mobilità completa poi avrebbe ripreso a
correre lungo la spiaggia di Palermo. Nel frattempo venduta la casa dei suoi genitori deceduti da
tempo, Jimmy si era trasferito da Elisa nel suo locale di via Sant’Agostino vicino a piazza degli
Aragonesi, una traversa di via Maqueda dove trascorreva le vacanze con i suoi genitori da
bambina. Per riprendersi dal lungo periodo passato in un sonno forzato si era fatto una mezza
indigestione di Sfincione: pizza al pomodoro, acciughe, cipolla e pangrattato. Il tutto innaffiato dal
buon vino bianco Alcamo e con il dessert come i cannoli strapieni di ricotta, dell’ottimo marsala
bevuto fresco. Elisa gli aveva regalato un libro che aveva letto con molto interesse tra una seduta
di fisioterapia ed una di sesso, migliorando le sue conoscenze sul panorama gastronomico della
sua seconda patria: “Fumo e arrosto. Escursioni nel paesaggio letterario e gastronomico della
Sicilia” di Mary Taylor Simeti. La spesa la facevano alla Vucciria il famoso mercato immortalato
da Renato Guttuso in un suo celebre quadro. Per mantenersi aggiornato sul suo futuro lavoro,
aveva letto tutti gli interventi specialistici del convegno internazionale di Parma del 1989 ”La
legatura dei libri antichi, tra conoscenza, valorizzazione e tutela” che lo riguardavano
direttamente dato che la restauratrice esperta era la sua compagna. Elisa aveva continuato a
studiare dopo il corso e conosceva ormai a memoria il manuale di Federici e Rossi
“Conservazione e Restauro del Libro” della casa editrice di Roma la Nuova Italia Scientifica. Con
i soldi dell’assicurazione e della vendita dell’appartamento di famiglia decisero di trasferirsi nel
Nord Italia e di accettare una proposta di lavoro a Torino grazie ad un’amica di Elisa, membro
dell’associazione culturale Prova e Riprova di via Digione 9, dedita alla rilegatura d’autore che
conosceva un giro di persone facoltose ed esperti bibliofili. Il fatto che Jimmy fosse nato a Londra
e di madre lingua inglese, gli avrebbe consentito di accedere ad una clientela internazionale. Alla
fine del mese di Maggio ricevettero via mail il contratto di affitto per un locale di sessanta metri
quadrati, discretamente arredato in un palazzo di cinque piani, ubicato in una zona vicino al centro
di Torino, dove avrebbero dovuto lavorare per almeno un anno. Aveva discusso parecchio con
Elisa durante il trasloco, poi aveva imparato che con lei era meglio tacere e lasciarla fare o non
l’avrebbe più rivista nuda per molto tempo. Se vuoi fare vita di coppia con un simile gioiello è
meglio non discutere o finirai a prestare servizio come un monaco obbediente nei confronti
dell’abate. La sua valigia e lo zaino militare contrastavano in maniera evidente i grossi trolley di
Elisa che contenevano anche tutto il materiale letterario del corso ed i suoi testi preferiti.
Jimmy leggeva in Biblioteca e non collezionava libri perché nel caso di un trasferimento
imprevisto per lavoro, avrebbe potuto viaggiare leggero.
I suoi trascorsi militari come sergente addetto alle comunicazioni lo avevano abituato a
cambiamenti improvvisi e soltanto lo zaino in dotazione poteva contenere tutto il suo mondo.
Grazie all’associazione Prova e Riprova che li aveva raccomandati per un incarico come
restauratori, superarono brillantemente un colloquio via webcam con un’agenzia interinale.
Entrambi potevano cominciare il nuovo impiego già dal mese successivo ed in una nuova struttura
moderna che aveva la necessità di impiegati giovani e dinamici.
L’agenzia immobiliare si era occupata di tutte le pratiche burocratiche per la locazione e con firma
elettronica, avevano certificato la proposta rispedendola via email.
Il lunedì successivo incontrando la responsabile dell’agenzia immobiliare presso la stazione Porta
Susa per la firma di approvazione definitiva su un documento cartaceo e la consegna delle chiavi,
sarebbero diventati affittuari della loro prima casa in comune.

IL LAVORO A TORINO.

Jimmy sul Frecciarossa aveva dormito, nonostante Elisa provasse a conversare con tutti i
viaggiatori della carrozza ferroviaria. Il suo tono di voce allegro ed il suo sorriso accattivante
erano un incentivo per attaccare discorso a tutti i galletti sotto i quaranta anni. Era comunque
riuscito a riposare e si svegliò allo stridore dei freni del treno ed al sibilo della sirena che segnalava
l’arrivo in stazione. La stazione Porta Susa è caratteristica e ricorda il set di un film di
fantascienza.
Una immensa galleria in acciaio e vetro lunga 385 metri e larga 30, con 37 mila metri quadrati di
superficie. La sua copertura in vetro si sviluppa in 15 mila metri quadrati di celle fotovoltaiche
monocristalline che costituiscono il cuore dell’architettura bio climatica e garantiscono una
autonomia energetica all’intero complesso per una potenza prodotta di 680mila kwh/anno, con 79
milioni di euro d’investimento a carico dei contribuenti. Scesi dal treno girarono sulla destra ed
attraversarono il sottopassaggio che dal binario uno conduce al terminal. La voce dell’altoparlante
era forte e ridondante e ripeteva lo stesso messaggio in diverse lingue. Si udiva un rumore
ossessivo di trolley trascinati sulla superficie in cemento e l’allegro vociare di un gruppo di
studenti in attesa di riunirsi per recarsi insieme all’Università. Si diressero verso l’insegna Porta
Susa sul fondo della stazione affacciata sul ponte Unione Europea. Utilizzarono la scala mobile
fino al primo piano, superarono i sedili bianchi in plastica e metallo e decisero di regalarsi una
colazione Sprint a 4,50 euro. Seduti sulle panchine, una coppia di colore stava litigando sotto la
stele commemorativa con inciso il Decreto Fondamentale dell’8 febbraio 1848 alla base dello
Statuto Albertino. Avrebbero dovuto incontrare la signorina Luisa, della Scherlock Holmes
Immobiliare, al caffè Bar & Snack Mokà dove stavano mangiando, ma mancavano ancora venti
minuti all’incontro. Il servizio di pulizie Clean Service delle Ferrovie dello Stato spruzzava di
disinfettante le panchine appena venivano liberate dai viaggiatori occasionali. Un cart della Polizia
simile a quelli dei campi da golf, faceva lo slalom tra i viaggiatori. Una pattuglia dell’Esercito con
armi automatiche e custodia per maschera antigas operava come sentinella con aria decisa e
risoluta. Prendevano servizio alle 7 del mattino quindi se un terrorista voleva organizzare un
attentato era consigliabile l’orario notturno.
Lo stridore dei treni per l’arrivo dei Frecciarossa e la voce all’altoparlante che ripeteva ossessiva
sempre le stesse informazioni convinsero Jimmy a fare due passi e a sgranchirsi le gambe per
smaltire l’ottimo caffè ed il croissant con la marmellata fatta in casa. Elisa era al telefono come
sempre e stava raccontando del corso di formazione a Palermo, ad una sua amica e riceveva
informazioni aggiornate sui locali notturni della città di Torino. Jimmy salì le scale verso corso
Bolzano davanti al Car Rent della Hertz. Si fermò sul marciapiede a guardare le studentesse che si
intrattenevano con lo smartphone e provò pietà delle loro madri che dovevano vederle uscire di
casa con i pantaloni a brandelli come se fossero state aggredite da un molosso o da un fidanzato
troppo possessivo. Ma era la moda del momento. Forse il prossimo anno il topless sarebbe stato
obbligatorio. Si recò alla fine della stazione dove c’era la vetrata con l’insegna Torino Porta Susa,
provando piacere nell’indossare le sue nuove scarpe sportive e l’abbigliamento della Geox che
aveva acquistato prima del viaggio. In sottofondo il rombo dell’arrivo dei treni, il rumore delle
tazzine sui piattini ed il traffico di Corso Bolzano che non si decideva ad attraversare perché
avrebbe potuto fare tardi all’appuntamento per la firma del contratto. Rientrò dall’ultimo ingresso
dirigendosi verso l’ascensore per la Metro, sopra il Centro servizi al Cliente della GTT, la società
di Torino che si occupa del trasporto pubblico. A fianco dell’ascensore c’era un cartello dell’area
ferroviaria che indicava un “Vietato l’accesso”, ad una zona ancora in allestimento. A destra sullo
sfondo il Caffè Mokà e sotto l’uscita dalla Metro. L’ascensore non funzionava così doveva tornare
alle scale mobili. Mentre guardava al piano terra i clienti della GTT, in attesa di poter conferire con
un operatore, Jimmy sentì un colpo sordo, un grido di donna e poi come un corpo che cade a terra.
Il rumore proveniva da uno dei locali in allestimento, non c’erano telecamere, niente polizia e dal
frastuono della stazione probabilmente lui era l’unico ad essersene accorto. Con un salto oltrepassò
il cartello di divieto ed aprì la porta a vetri. Appena oltrepassata la soglia venne colpito alla spalla
dal lancio di un tablet, poi il tizio dalla faccia da pirata che si trovava all’interno, gli allungò un
diretto al viso che lui parò con la sinistra e con un riflesso condizionato dalle esercitazioni in
palestra lo colpì in un movimento ad arco alla tempia, con le nocche del pugno della sua mano
destra. L’aggressore cadde a terra vicino alla ragazza già immobile sul pavimento. Respirava a
fatica per una lesione alla trachea. Si sentiva solo un debole rantolo poi fu il silenzio completo.
Anche l’uomo purtroppo non era svenuto, indossava una divisa verde del personale di magazzino
con una sigla PC ed un numero di serie sulla tasca sinistra ed era proprio morto sul colpo. La
ragazza dai capelli rossi e dai tratti orientali, giaceva come un sacco vuoto in atteggiamento
scomposto e presentava una curiosa polidattilia alle mani. Perché il tizio avesse ucciso la ragazza
era incomprensibile ma Jimmy non voleva venire coinvolto. Dalla porta non era arrivato nessuno.
Con calma e metodo perquisì l’uomo delle ferrovie e trovò in una delle tasche una tessera ed un
distintivo che lo qualificava come membro del Ministero dell’Interno. Davanti ad un giudice
Jimmy sarebbe sicuramente diventato il capro espiatorio di una operazione di sicurezza finita
male. Se lo mise in tasca, si calcò il berretto militare con la visiera sul capo, lasciò i due corpi nel
locale in allestimento e chiuse a chiave la porta. Gettò il mazzo delle chiavi ed il tablet dopo aver
rimosso la memoria, in uno dei cestini per la spazzatura e cercò di tornare lucido e calmo come
quando era arrivato. Fece un lungo giro fino ad uno dei tre bagni pubblici della stazione per
detergersi il viso e trovare sfogo alla nausea che gli attanagliava lo stomaco. Mentre era in bagno
arrivò una telefonata di Elisa. Dal tono usato non era preoccupata della sua sparizione ma seccata
del fatto che l’avesse lasciata sola a ricevere l’agente immobiliare. Corse fino al Caffè Mokà e
cercò di stamparsi sulla faccia il suo miglior sorriso e di dimenticarsi temporaneamente
dell’omicidio appena commesso per eccesso di difesa. Elisa non era arrabbiata perché la signorina
Luisa era gentilissima e simpaticissima ma sopratutto efficiente e le aveva fatto leggere un
contratto molto trasparente dove persino le clausole legali erano a caratteri leggibili. Jimmy firmò
e consegnò l’assegno da tre mensilità, per il locale di sessanta metri quadrati che avevano preso in
affitto per l’anno in corso. Luisa era di mezz’età con un sorriso bianchissimo e splendente grazie
all’intervento del dentista. Faceva quel lavoro per arrotondare lo stipendio ed aiutare il suo capo
quando era occupato con dei clienti importanti. Mentre Jimmy ed Elisa ricordavano i modelli di
una rivista di abbigliamento sportivo, lei era vestita come se vivesse ancora negli anni 80’ forse il
suo periodo di maggior splendore quando era giovane con davanti un futuro. Sembrava fuori
contesto ma dai modi gentili e professionali era una persona che avresti rivisto volentieri.
L’alloggio in affitto era stato ristrutturato da poco ed anche i mobili erano nuovi e di discreta
fattura. Mostrò le fotografie dei locali sul cellulare e la planimetria alla giovane coppia stupita di
poter abitare in un condominio discretamente lussuoso. Elisa era scalpitante ed entusiasta come
una bambina il giorno di Natale. Salutarono la signora Luisa che si rese disponibile ad ulteriori
chiarimenti poi si diressero a piedi lungo corso Bolzano verso la casa dei loro sogni. Passando
davanti all’ultima uscita dalla Stazione, Jimmy pregò pur non essendo credente, che la Polizia di
Stato con una sede poco distante, non avesse ancora scoperto i due corpi abbandonati. Non era del
posto. Era incensurato e aveva rimosso tutte le impronte. L’unico giudice era la sua coscienza e
molto spesso sonnecchiava tranquilla.
Attraversarono il ponte Unione Europea sovrastato dal grattacielo Intesa Sanpaolo e si diressero
verso via Vola per prendere possesso della loro prima casa in comune.
La zona era facoltosa con case d’epoca e al numero 38 lavoravano avvocati e società finanziarie.
La struttura moderna caratteristica contrastava con i palazzi circostanti.
Balconi neri semi pentagonali con reggere metalliche e un colore grigio piombo alla facciata che
faceva angolo con via Francesco Moro. Bianche strutture circolari in rilievo color panna
ricordavano le torri di un castello. Il piano terra di color mattone, presentava porte con inferriate
nere e come arredi di lusso di un ottone brillante, le maniglie perfettamente lucidate che
riflettevano la luce luminosa del sole. Il tetto mostrava delle terrazze fiorite, ma dal basso
sembravano lontanissime ed inaccessibili se non hai privilegiati possessori di un appartamento in
quel tecnologico maniero. Un’atmosfera di distaccata riservatezza e di mistero.
Suonarono il campanello e vennero ricevuti dal custode. Sul bavero della giacca portava un
distintivo ReaT, della cooperativa di Torino che si occupa dei servizi di accoglienza in Mostre e
Musei e gestiva anche il servizio di portierato nel condominio.
Era giovane, biondo, sulla trentina ed esageratamente cortese.
Durante la conversazione aveva guardato Elisa come se fosse un pasticcino e probabilmente in
servizio da diverse ore, non aveva fatto in tempo ad andare dalla sua ragazza per scaricare i
desideri repressi. Delle scale conducevano nel seminterrato ai locali per le conferenze e
garantivano l’accesso al garage privato. Presero l’ascensore e toccò a Jimmy quale uomo di casa,
fare diversi giri per colpa del bagaglio voluminoso che Elisa era riuscita con fatica a trascinarsi
dietro. Spettava a lei l’onore dell’apertura della porta del loro primo appartamento. L’alloggio di
sessanta metri quadrati all’ultimo piano, affacciava su un piccolo balcone con delle fioriere ben
curate. Il locale era spazioso e luminoso ed Elisa saltellò per la stanze come un coniglietto felice.
Voleva fare l’amore sul letto ampio e confortevole ma solo dopo la sistemazione dei bagagli.
Data la quantità di materiale compresso nei trolley, Jimmy non avrebbe fatto sesso prima di
Natale. Un locale moderatamente di lusso con arredi di qualità ma senza il calore famigliare di
quelli lasciati in Sicilia. La stanza da letto era dotata di un lettone con ampia testiera a due piazze,
comodini neri, come nero con una specchiera, l’armadio a quattro stagioni che occupava la parete
di fronte. Sui muri delle stampe giapponesi davano un’aria spartana all’ambiente color panna. Per
un affitto di 800€ al mese erano stati fortunati o il precedente affittuario era deceduto di morte
violenta ed il suo spirito infestava l’appartamento. Passarono la giornata a sistemare il bagaglio
mentre Jimmy seguiva con attenzione tutti i telegiornali per vedere se qualcuno segnalava il
ritrovamento dei due corpi abbandonati alla Stazione Porta Susa. Aveva nascosto il distintivo del
Ministero dell’Interno in un cassetto sotto la biancheria e avrebbe poi deciso se sbarazzarsene o
meno. Si sistemò sul divano a leggere il contratto di locazione che gli garantiva la proprietà per
almeno un anno con la speranza che il nuovo lavoro come restauratore e rilegatore di libri avrebbe
avuto successo. La sera si sistemarono stanchi nel lettone. La finestra lasciata aperta affacciata sul
minuscolo balcone con il rumore delle auto che attraversavano la via, il latrare di un cane, un
bimbo che piangeva e poi… fu un susseguirsi continuo di lamenti e non erano certo quelli di un
fantasma. I vicini dovevano essere gente molto allegra. Elisa si sistemò dei tappi nelle orecchie e
riuscì a dormire, mentre il povero Jimmy passò il resto della notte in un’orgia che sarebbe svanita
alle prime luci dell’alba. Il mattino seguente era il primo giorno di lavoro e doveva assolutamente
chiarire la questione con i vicini. La notte non trascorse tranquilla nemmeno nelle tenebre
dell’incoscienza. Jimmy aveva sognato di quando era nell’esercito ed era stato convocato dal suo
ex capitano dopo la nomina a sergente. Gli aveva fatto i complimenti perché era un soldato
disciplinato ed un esempio per i suoi compagni che lo consideravano affidabile. In pratica voleva
proporgli di entrare nelle Forze Speciali. Jimmy era rimasto interdetto. Un conto era la vita in
caserma, qualche missione operativa di pattugliamento. Corsi di arti marziali o di tiro operativo
che aveva vissuto come se fosse stato al luna park. Ma trascorrere il resto della sua carriera a
lanciarsi dagli elicotteri in qualche buco di culo sperduto del mondo non lo interessava
minimamente. Aveva ringraziato il suo capitano e aveva rifiutato l’offerta. Non era un’attività che
faceva per lui e c’erano individui migliori che potevano sostituirlo degnamente. Il capitano aveva
fatto la stessa faccia di suo padre quando gli aveva detto che non avrebbe seguito un corso
universitario. Probabilmente era una mezza sega ma preferiva servire la patria usando
l’intelligence e se era interessato a qualche argomento di cultura generale o specialistica poteva
sempre fare la tessera in biblioteca.
Il capitano non potendo ordinargli di partecipare ad una formazione che doveva essere volontaria,
gli fece comunque vedere i sorci verdi costringendolo a partecipare a corsi di combattimento corpo
a corpo che lo mandarono in ospedale per le contusioni riportate durante l’addestramento.
Venne inviato in missioni operative ad alto rischio in diverse parti del mondo, ma l’idea di
cambiare opinione sul suo rifiuto ad entrare nel famoso Air Special Service, non lo aveva
minimamente sfiorato. Dopo due anni di servizio in un reparto per le telecomunicazioni si era
congedato con onore ed aveva seguito dei corsi privati per diventare un abile artigiano nella
rilegatura dei libri antichi. Grazie al colonnello Hadley era stato raccomandato come membro
esterno al corso di assistente al restauro a Palermo, purtroppo riservato ai laureati e laureandi nella
materia. Rilegare i libri era la sua specializzazione, un’occupazione tranquilla e rilassante che lo
rendeva felice. Al mattino la giovane coppia si era svegliata verso le sei. Jimmy dopo solo quattro
ore di sonno. Tornato dalla corsa aveva trovato Elisa addormentata nuovamente sul divano.
Forse i tappi non erano stati sufficienti e doveva proprio parlare con i vicini perché trovassero un
modo per fare sesso in maniera più soft.
Si diressero a piedi al laboratorio di restauro. La giornata era calda ma una piacevole brezza di
vento attraversava i quartieri. La zona in cui risiedevano e dovevano lavorare si trova tra corso
Galileo Ferraris e corso Duca degli Abruzzi, un quartiere di abitazioni patrizie che più che ville
facoltose erano dei veri e propri feudi privati sottolineati da architetture medievali e torri merlate.
Il personale di servizio straniero, in prevalenza orientale, si dedicava con solerzia al trasporto dei
rifiuti ed alla pulizia dei viali e dei giardini privati. Alberi esotici e cespugli di camelie
impegnavano i giardinieri al rumore di innaffiatrici moleste che spruzzavano anche sui marciapiedi
pubblici, innaffiando i malcapitati passanti. Il palazzo Montecristo circondato da una cancellata in
ferro, era di nuova costruzione ma assomigliava ad una dimora vecchio stile.
C’erano telecamere ovunque e un nutrito servizio di vigilanza che ricordava quello di un’
ambasciata.
Arrivati al cancello Jimmy ed Elisa mostrarono il lasciapassare provvisorio assieme ai documenti e
consegnarono all’incaricato in giacca blu con cravatta rossa del servizio di sicurezza ReaT, le loro
fotografie per i documenti definitivi. Al centro del salone un meraviglioso lampadario di cristallo
perfettamente pulito, luccicava per la luce del sole che entrava dalle ampie finestre circolari con le
volte in marmo di color nero con venature bianche. Sulla destra due colonne in stile corinzio
incorniciavano uno spazio accanto alle finestre vicino ad un tavolo di marmo nero con un raffinato
vaso di rose bianche. Il pavimento presentava al centro della sala un rosone nero e bianco a petali
di fiore che componeva un ottagono e quattro cerchi, come se fosse lo stemma di
un’organizzazione. Davanti un ampio scalone con un mano corrente in ferro battuto e decorazioni
in ottone che conduceva al piano superiore. Divani bianchi e poltrone nere dal disegno futuristico
lo arredavano e tutto era molto confortevole e di classe. Jimmy si chiese come avessero fatto ad
ottenere un incarico così di prestigio. Il servizio di sicurezza li scortò verso l’esterno. Superarono
un giardino con arbusti perfettamente curati e un vialetto in ghiaia, scesero una scala nel
seminterrato fino al portone di sicurezza aperto da una tessera magnetica. All’ingresso del
laboratorio c’era il responsabile, il dottor Maniaci che li accolse con un sorriso, strinse loro la
mano e con tono affabile ritirò nuovamente i documenti di identità per i lasciapassare definitivi. Il
dottor Maniaci molto professionale, di mezza età, vestiva come un professore di Oxford ma era
molto più simpatico. Avrebbero lavorato con un contratto a progetto di un anno, sia per i clienti
privati di cui si sarebbe occupato il dottor Corso il commerciale del Centro, sia per il Ministero per
i beni culturali. Il lavoro non mancava con tutte le biblioteche e gli archivi del Piemonte. Dopo il
salottino di un bianco accecante con una vetrata lungo la parete di sinistra che ricordava una stanza
degli interrogatori, c’era la sala riunioni dove li accolse la bibliotecaria restauratrice dottoressa
Mantovani. Di età imprecisata per il trucco eccessivo e la capigliatura biondo paglierino, strinse
con energia le loro mani e si complimentò con Elisa perché stava per discutere la sua tesi di laurea
dedicata alla legatoria e restauro dei codici miniati benedettini. Sorrise con simpatia a Jimmy che
per l’occasione aveva sfoggiato il suo sorriso da seduttore per le serate in discoteca.
Il laboratorio per il restauro cartaceo occupava due stanzoni dotati di attrezzature all’avanguardia.
Due sale erano invece dedicate al restauro per i dipinti ma l’accesso era vietato.
Terminate le presentazioni vennero introdotti nel laboratorio vero e proprio e affidati alla
responsabile dei progetti. Indossarono entrambi il camice bianco e vennero assegnati i compiti.
Elisa quale futura laureata sarebbe stata addetta al restauro ed a Jimmy venne affidata la rilegatura.
Il lavoro che dovevano svolgere era per un cliente privato. Si trattava di ripulire e rilegare di Sir
Arthur Conan Doyle, della serie Leipzig, Bernhard Tauchnitz del 1891-1913, ventisei opere in 36
volumi di 16,5 centimetri di oltre 10.000 pagine complessive. Brossura editoriale ornata. Timbro
biblioteca nobiliare Corsini di Firenze ed etichetta di vendita Libreria Seeber di Firenze.
Volumi I-XXXV e volume XL della celebre serie Tauchnitz dedicata a Conan Doyle nell’ambito
della Collection of British Authors. Bernhard Tauchnitz pubblicò progressivamente e in
contemporanea con le edizioni originali inglesi a Lipsia, la prima edizione continentale delle
singole opere di Conan Doyle. Ogni opera fu messa in vendita separatamente e quindi andava
considerata tipograficamente autonoma ed i volumi comunque contrassegnati numericamente
rendevano l’unitarietà della collezione, limitatamente ai volumi I-XXXV, un elemento di grande
rarità.
Elisa era al comando e toccò a lei la stesura della scheda per il restauro: la collazione o la sequenza
di carte di un volume e le eventuali mancanze. Errori di stampa, assemblaggio fascicoli, sia per il
testo principale che per quello accessorio come le contro guardie, guardie, brachette e veline di
protezione ed il controllo della segnatura o la sequenza di lettere o cifre che evidenzia la
successione dei bifoli all’interno dei fascicoli. La scheda a seconda dei deterioramenti
comprendeva il servizio di spolveratura, la pulitura a secco, lo smontaggio, la verifica della
solubilità di inchiostri a colori, la misura del Ph, lavaggi, deacidificazioni, rinsaldo, reintegrazione
delle lacune, risarcimenti, stuccature, imbrachettature: indicando sia quella originale sia optando
per una più funzionale. Tutti elementi utili per la ricomposizione del volume dopo il restauro e per
affidarli a Jimmy per l’opera di rilegatura. Probabilmente il lavoro nel complesso doveva essere
semplice visto che era il loro primo incarico ma Elisa aveva tirato fuori dallo zaino il manuale di
chimica e biologia applicate alla conservazione, del Ministero per i Beni e le Attività culturali della
Direzione Generale per gli archivi, come se volesse consultarlo a breve. Passarono il tempo fino
all’ora di pranzo nel controllo di tutti i volumi e nella redazione delle schede di intervento sotto la
supervisione della Bibliotecaria restauratrice. All’uscita dal laboratorio Jimmy trovò una sorpresa
inaspettata. In giardino seduto su una delle panche di marmo a fumare il sigaro al riparo di uno
degli alberi c’era il colonnello Hadley, il vecchio amico di suo padre, in pensione da qualche anno.
Lo aveva incontrato quando era ancora in servizio ed al capezzale della sua resurrezione dal coma
per l’incidente automobilistico. Hadley fece i complimenti ad Elisa che aveva definito
semplicemente splendida, ed aveva fatto gli auguri ad entrambi per il nuovo lavoro. Elisa era
rimasta molto contenta del complimento mettendo in mostra tutta la potenza del suo sorriso ed
inarcando la schiena per mettere maggiormente in risalto la sua seconda. Il colonnello Hadley era
in pensione ma aveva trovato un lavoro di consulenza che lo aveva convinto a trasferirsi nella
vecchia Europa. Jimmy continuava a non capire cosa ci facesse a Palazzo Montecristo dove c’era
il suo laboratorio di restauro, un lavoro tranquillo e molto lontano dalla vita di caserma.
Il colonnello Hadley avrebbe lavorato alla porta accanto. Nel seminterrato operava un
distaccamento della polizia militare europea l’Eurogendfor che si sarebbe occupata di intelligence
per la prevenzione degli attacchi terroristici in Europa, il cui motto è Lex Paciferat.
Il comando del 22 Reggimento Special Air Service l’anno prima del congedo, assicuravano al
colonnello delle conoscenze non comuni nella gestione di crisi ad alto rischio. Jimmy gli fece gli
auguri per l’incarico che aveva accettato ma se si fosse trovato al suo posto, sarebbe andato a
godersi la pensione in qualche isoletta del Pacifico. Salutato il colonnello si recarono in via del
tutto eccezionale, a pranzare presso un ristorante di corso Galileo Ferraris. In futuro il giardino di
Palazzo Montecristo garantiva lo spazio sufficiente per consumare dei pasti fatti in casa come
gustose insalate e succhi di frutta. Il pomeriggio trascorse in serenità facendo amicizia con gli altri
colleghi che lavoravano su commesse di lavoro molto più difficili ed importanti. La sera avrebbero
ripassato insieme le tecniche di restauro da utilizzare sui libri che gli erano stati affidati.
Dopo una doccia ristoratrice Jimmy decise di fare l’uomo di casa e di incontrare i vicini rumorosi.
Trovava molto strano che in un condominio così riservato ci fossero simili soggetti.
Avrebbe affrontato la cosa di petto e la sua compagna sarebbe stata soddisfatta. Elisa dopo la
doccia si era messa a leggere a letto. Gli aveva ricordato che la violenza ed il turpiloquio erano
vietati dalla legge e di trovare una soluzione accomodante alle molestie che si verificavano nelle
ore del riposo o sul lavoro potevano non essere così precisi come richiesto dalla mansione. Jimmy
era uscito in corridoio con uno sguardo risoluto, sicuro di poter portare a termine quella missione.
Le porte degli appartamenti erano tutte uguali, solo un numero di ottone li differenziava. I corridoi
rivestiti in mogano davano una sensazione di calore ma avevano qualcosa di sinistro ed
indecifrabile. Suonò il campanello un paio di volte e cercò di mostrare un’aria fredda e decisa.
Dopo un paio di minuti la porta venne aperta ed una ragazza bionda dagli occhi azzurri e vestita di
un non vestito, chiese il motivo della visita. Aveva un tono di voce allegro e spigliato ed era
chiaramente un ottimo esemplare della federazione russa. Jimmy si identificò come il vicino
dell’appartamento accanto e lei molto gentilmente lo invitò ad entrare. Era una stanza ampia,
arredata con lo stile moderno di tutto il condominio. Una ragazza identica seduta sul divano
davanti a tre telecamere, stava mostrando ai clienti del Web tutte le sue grazie. Mandy presentò
Jimmy a Sandy la gemella. Due nomi chiaramente d’arte e Jimmy non si sarebbe stupito se in una
delle camere da letto, dormisse Prendy, la terza gemella, stanca per l’eccessiva disponibilità. Il
tono duro di Jimmy diventò quasi flautato e l’irrigidimento più che nella voce si era trasferito alle
parti basse in uso esclusivo a Elisa. Rimase in piedi nonostante l’invito a sedersi e cercò di
presentare il problema dei rumori, costituiti anche da vere e proprie urla che lo disturbavano
durante il riposo notturno. Sandy si scusò ma quando aveva un orgasmo non riusciva proprio a
contenersi ed ai clienti piacevano moltissimo i loro acuti. Jimmy con molto tatto e garbo gli chiese
se potevano orientare il loro divano verso la parete di fondo dato che le telecamere potevano essere
collegate anche nell’altra presa elettrica. Mandy e Sandy promisero di accontentarlo ma prima
doveva bere qualcosa. Si sedette su un divano fuori dal raggio delle telecamere o il mondo intero
avrebbe pensato che avesse un doppio lavoro. Gli offrirono della vodka al lampone fresca e
buonissima ed iniziò una piacevole conversazione sulla loro attività. Facevano le web cam girls da
un paio d’anni e grazie al loro successo con un guadagno di quasi tremila euro mensili, potevano
permettersi di abitare in quel condominio riservato ad avvocati e notai. Avevano litigato con la
proprietaria per una denuncia di prostituzione ma loro non facevano sesso con i clienti si
limitavano a fare finta davanti alla telecamere. Mentre beveva Jimmy era sempre più euforico e
l’alcol lo rendeva più disponibile ad accettare la versione delle due gemelline che erano
chiaramente le vittime di una macchinazione giudaico massonica. Veramente molto carine, così
bionde e così flessuose ma soprattutto così nude. Era lontano dal suo appartamento da solo dieci
minuti e si era dimenticato di essere fidanzato, anzi alla domanda se fosse impegnato in una
relazione aveva negato decisamente. Gli chiesero se voleva fermarsi per assistere ad una sessione
di lavoro che sarebbe cominciata tra pochi minuti. Poteva mettersi comodo e guardare lo
spettacolo in prima fila. Le gemelline indossavano un costume da bagno scivolato sul pavimento
dopo pochi minuti. Avevano introdotto nel loro sesso uno stimolatore che mandava una vibrazione
a basso voltaggio ogni volta che un cliente inviava dei soldi o token simulando degli orgasmi
prolungati. Jimmy si era spogliato. Faceva caldo così rimase in costume da bagno, quello che
indossava in casa sotto la tuta e si lavava ed asciugava velocemente. Terminata una lunga
masturbazione con falli di gomma, Sandy chiese a Jimmy se voleva partecipare come ospite.
Jimmy resistette alle loro preghiere una frazione di secondo poi si lasciò proprio convincere.
Rifiutare sarebbe stato scortese. Dovendo esibirsi davanti a delle telecamere e non essendo un
professionista come alcuni loro amici con cui passavano dei weekend di aggiornamento, gli
proposero di ingerire del Viagra, quella pastiglia azzurra che fa fare le piroette a letto anche agli
uomini di ottanta anni. Ingoiò la pillola con un bicchiere d’acqua e mentre era in bagno per
prepararsi all’azione cominciò ad avvertire palpitazioni ed un intenso calore. Poi il sesso si indurì
come una colonna di marmo senza nessuno stimolo particolare, diventando quasi insensibile. Per
la web cam doveva recitare una web story. Interpretare il padrone di casa che voleva i soldi
dell’affitto e loro invece del denaro avrebbero saldato il loro debito con del sesso. La trama
piaceva molto a Jimmy ma non riusciva a capire come il proprietario fosse già nudo in casa loro.
Da dove era entrato e quando? Perché indossava la maschera di uno scimmione? Le gemelline
furono molto brave a simulare sorpresa e paura e lui in perfetto inglese, recitò nascosto dalla
maschera facendo finta di essere un consumato porno star. Quando le gemelline russe si arresero
per soddisfare i desideri insaziabili del padrone di casa, per Jimmy fu una lunga ciucciata alle parti
basse, poi decisero a turno di cavalcarlo tra grida, miagolii ed i suoi ululati, quando arrivò dopo
una mezz’ora l’orgasmo che non poteva più trattenere. Fu talmente potente che oltre alle loro facce
andò a colpire la finestra di fronte e probabilmente anche le telecamere dovevano essere ripulite
con del disinfettante. Mandy e Sandy gli fecero i complimenti e gli promisero di orientare il
divano verso la parete opposta, consentendogli di riposare per il lavoro giornaliero. Ma erano
comunque sempre disponibili. Probabilmente durante l’accoppiamento selvaggio avevano
guadagnato una montagna di euro dato che il campanello del computer, che segnalava un invio di
denaro, aveva trillato senza ritegno. Dopo quella mezz’ora Jimmy era convinto che l’embargo alla
Russia deciso dal governo italiano, era una solenne cazzata. Doveva esserci fratellanza tra tutti i
popoli. Ritornò al suo appartamento sicuro di aver risolto il problema dei rumori. Elisa era seduta
sul divano. Indossava delle scarpe da trekking, i pantaloncini della tuta ed una canottiera leggera.
Quando lo vide gli sorrise, si avvicinò e dopo la frase:< raccontami tutto Jimmy il porcellino!!>
Arrivò un calcio negli stinchi. Jimmy venne azzoppato e mentre passava i successivi due minuti ad
evitare con le parate dei corsi di difesa personale gli assalti di Elisa, si chiese come avesse capito
tutto. Si era fatto la doccia. Era entrato con la sua solita faccia da poker e la patta era ben chiusa.
<Se vuoi sapere come ho fatto e che ho riconosciuto i tuoi inconfondibili ululati che arrivavano dal
muro della nostra camera da letto!> Aveva detto “nostra” quindi si profilava all’orizzonte una
tempesta allucinante. Cercò di farle capire la situazione: aveva soltanto voluto aiutare due ragazze
russe e quindi straniere in difficoltà. Aveva detto proprio due! Doveva essere stata la vodka a
renderlo così scemo. Quando Elisa seppe del doppio rapporto minacciò di farsi il postino. Ma
Jimmy gli ricordò che avevano un portiere e che il postino non sarebbe mai salito se non per un
pacco raccomandata con ricevuta di ritorno. Cercava di razionalizzare ma si rendeva sempre più
cretino. Tentò ogni genere di scusa ma oramai Elisa era diventata un coniglietto piagnucoloso che
faceva tenerezza. Si sedette con lei sul divano e le sfilò per sicurezza le scarpe da trekking poi
cercò di spiegarle come era caduto in tentazione. Le due russe lo facevano di professione e per loro
era stata quasi una seduta in palestra. Lei si alzò e lo maledii poi lo mandò a fan culo poi gli disse
che lui avrebbe dormito sul divano della casa che lui pagava in affitto. Probabilmente si sarebbero
lasciati. La loro storia era finita ed altre tragedie. Jimmy si fece una seconda doccia sperando che
la notte da trascorrere l’uno lontano dall’altra avrebbe potuto cementare quella frattura che pareva
insanabile. Il mattino seguente sembravano due estranei. Neanche un’ intera rassegna di battute
umoristiche aveva fatto sorridere lo sguardo di Elisa regredita ad uno stadio infantile. Il suo sogno
di un amore eterno era finito. Jimmy era uno dei tanti cretini che affollavano il pianeta. Al mattino
dopo la corsa mattutina, si diressero assieme al Palazzo Montecristo. Lei davanti come un point
men e Jimmy dietro nelle retrovie sperando che lei lo facesse avanzare per rassicurarlo che tutto
era tornato come prima.
Durante il pranzo il colonnello Hadley aveva chiesto di parlare con Jimmy per una richiesta
personale. Indossava un completo vintage simile a quello di Sean Connery in Goldfinger.
Voleva un favore: se poteva consegnare un pacco ad un indirizzo di Torino. Il corriere privato non
avrebbe fatto in tempo. Jimmy pur di evitare una nuova litigata con Elisa si sarebbe lanciato da un
elicottero. Durante il lavoro, era sempre stata fredda e distaccata come solo le donne troppo
innamorate sanno essere. Lui aveva tentato in tutti modi di cercare un contatto ed una soluzione
che non fosse la rottura definitiva. Era la prima storia seria della sua vita. La prima dopo gli anni
passati nell’esercito a fare il cretino con le cameriere nei bar durante la libera uscita, collezionando
storie senza futuro che finivano ai primi raggi del sole. Per Jimmy l’incontro con le gemelle era
stata una forma di esercizio fisico, più stimolante delle sessioni di tiro dinamico e del sacco in
palestra ma assolutamente insoddisfacenti rispetto a quello che provava quando tornava tutte le
sere a casa. Non era più solo ed aveva un possibile futuro. Doveva rimediare e trovare una
soluzione o l’avrebbe perduta per sempre.
Il pacco di proporzioni modeste era sigillato in una scatola delle Poste italiane e conoscendo il
Colonnello e le sue amicizie, poteva contenere dell’esplosivo al plastico, una pistola o un scatola
di sigari per qualche vecchio reduce come lui. Il luogo della consegna si trovava in una viuzza del
centro di Torino, via Barbaroux al numero 24. La zona della Biblioteca Centrale dove dormono i
laureati senza speranza di un futuro, in attesa di andare in pensione per ricevere l’assegno di
disoccupazione o vitalizio e smettere di fare finta di lavorare. Jimmy indossava dei pantaloni estivi
ed una maglietta di cotone sotto la quale occultava il Taser Pulse, arma non registrata ed illegale in
Italia, che si era abituato a portare in una fondina sulla schiena, per difesa personale. La consegna
dei manoscritti restaurati, grazie alla sua esperienza militare, sarebbe stato compito suo e certi
capolavori potevano valere moltissimo specie quelli di alcuni facoltosi clienti. Intorno coppie di
studentesse conversavano allegramente al cellulare, ignorando il compagno al loro fianco.
Bambini accompagnati dalle mamme in carriera, trascinavano trolley carichi di libri e compiti da
soddisfare. Prima di uscire si era scusato ancora con Elisa che non aveva risposto, lo aveva trafitto
con uno sguardo pungente come una puntura di spillo sotto le unghie e poi lo aveva mandato a
cagare. L’appuntamento era per le 18 ed aveva cominciato a fare scuro. Il luogo della consegna
all’ultimo piano. Si accedeva per una scala tortuosa con delle finestre che davano sulla stretta via e
rendevano quel tratto molto caratteristico soprattutto la sera. Al citofono suonò tre volte come
convenuto con il colonnello e salì rapidamente le scale perché non c’era ascensore. Dietro la porta
ci fu un armeggiare di catenacci e serrature poi finalmente l’uscio venne aperto e dall’oscurità del
locale emerse il volto del tizio che chiese la parola d’ordine. Erano nel 2018 ed ancora andavano di
moda quelle cazzate da guerra fredda. “ An apple a day keeps the doctor away” disse Jimmy ed il
tizio lo fece accomodare. Aveva la barba incolta, mandava odore di stalla e sembrava avesse
litigato con una bambola gonfiabile che aveva avuto la meglio. Gli occhi cerchiati non
promettevano nulla di buono e facevano molta tristezza. Gli chiese di consegnargli il pacco poi
dette un calcio alla porta e lo fece sedere davanti a lui invitandolo a versarsi da bere da una
bottiglia di bourbon quasi terminata. La scatola di cartone nascondeva una valigetta in plastica per
il trasporto di merci in sicurezza. All’interno un revolver Beretta Nano con un silenziatore. Non
capiva perché lui dovesse assistere e conoscerne il contenuto. <Il colonnello è molto dispiaciuto
ma più di tanto per te non può fare!> A cosa si stava riferendo? Si era congedato con onore
dall’esercito, non aveva nemici ed era a Torino da pochi giorni. <Il mio partner aveva famiglia ed
ha lasciato due figli.> Di chi stava parlando? Aveva caricato il colpo in canna, acceso il televisore
creando un sottofondo musicale nella stanza. <Il colonnello non mi ha detto il tuo nome ed il
motivo per cui hai voluto sbarazzarti del mio collega ma non ha importanza per me.> Stava
parlando dei due cadaveri alla Stazione Porta Susa. Una telecamera di registrazione nascosta lo
aveva inchiodato. Jimmy cercò di scusarsi dicendo che era stato un eccesso di difesa. Il suo collega
aveva ucciso la ragazza e lui si era solo difeso ma l’altro non sembrava disposto a credergli. Il
tizio, Tristezza, lo fece alzare e gli disse di sdraiarsi sul tappeto. Mentre si chinava, Jimmy si
aggrappò all’estremità del tessuto e tirò con forza. Il colpo partì attutito dal silenziatore uccidendo
un brutto quadro e Tristezza cadde a terra. Poi fu la volta di Jimmy a sparare con il Taser Pulse
ficcando i dardi collegati a due cavi elettrici nel corpo dell’uomo mandandolo in convulsione e
provocandogli uno svenimento. Ora capiva perché il colonnello gli aveva consigliato di portarsi
dietro la pistola elettrica. Raccolse l’arma di Tristezza e prese uno strofinaccio da cucina da usare
come un guanto. Dopo averlo sdraiato nella vasca da bagno gli sparò al cuore ed alla nuca
evitando di macchiare di sangue il pavimento. In tasca non aveva le registrazioni della stazione
così doveva perquisire accuratamente l’appartamento. Per fortuna il buco non era grande ed in un
paio d’ore avrebbe terminato pulizie e ricerche. Trovò i sacchetti della spazzatura in un ripostiglio
ben fornito di taniche di candeggina. Infilò i sacchetti ai piedi e i guanti di gomma per lavare le
stoviglie di un bel giallo brillante. Indossò il sacco della spazzatura condominiale come un poncho
ed iniziò a mettere in ordine come se fosse stato una colf il primo giorno di lavoro quando si vuole
fare con il cliente un ottima impressione. Erano tutti mobili Ikea facilmente lavabili e spostabili. Il
letto era stato usato poco e sembrava che il tizio fosse abituato a dormire come un sacco sul
pavimento. I trascorsi militari nei campeggi ad alto rischio dovevano avergli lasciato delle
abitudini dure a morire. Il materasso all’interno non aveva tasche occulte. Non c’erano
scompartimenti nei cassetti. L’armadio a muro quasi vuoto ad eccezione di una valigia Samsonite a
combinazione. Guardò il decoder della televisione e vide che era inserita una chiavetta usb. La
rimosse e se la mise in tasca. Niente mattonelle del pavimento rimovibili. Niente assi di legno con
il doppiofondo. Andò in bagno e spogliò Tristezza che rimase nudo e bianco come un cadavere con
gli occhi che fissavano il neon del soffitto. Niente nei vestiti. Non c’erano casseforti. E che cazzo!
Non l’aveva mica ingoiato e sperava di cagarlo il giorno successivo? Nel bagno svuotò
l’armadietto dei medicinali trovando una vera e propria collezione di pastiglie contro l’ansia.
Probabilmente Tristezza soffriva della Sindrome della Guerra del Golfo ed altre cazzate. Nella
vaschetta per l’acqua del cesso non c’era nulla. Mentre ispezionava, puliva per eliminare
qualunque presenza umana. In cucina decise di fermarsi al frigorifero e di ammirare gli ultimi
acquisti. Gli era venuta fame con tutto quel lavoro. Nel reparto congelati c’erano degli hamburger
che prelevò dalla confezione e ficcò nel microonde. Quattro hamburger in un unico piatto. Trovò il
ketchup e del pane in una delle scansie. Stava per togliersi i guanti ma la prudenza ebbe la meglio.
Mentre il microonde cucinava lentamente il suo pasto scaldando la carne molecola per molecola,
guardò sotto il lavandino dove aveva trovato i detergenti. Le registrazioni erano in un hard disk
nascosto nel cesto per la spazzatura. Mise nel sacco anche la pistola ed i documenti del tizio che lo
qualificavano come agente del Sismi, reparto avvistamenti ufologici. Di male in peggio. Aggiunse
ai rifiuti anche del peso sufficiente a far inabissare il contenuto compromettente nel fiume Dora. Il
microonde mandò il suono del pasto caldo e Jimmy si accomodò a tavola per papparsi i quattro
hamburger, sicuro che al suo rientro nell’appartamento di via Vola 38, Elisa non avrebbe cucinato
per lui. Il giorno dopo doveva chiedere delle spiegazioni al colonnello che probabilmente non
aveva avuto scelta. Con certe organizzazioni è meglio obbedire o si finisce in una fossa comune.
Finito lo spuntino riprese le pulizie. La valigia Samsonite non era chiusa e conteneva solo un
cambio d’abiti di Tristezza ed il suo passaporto. Non c’era l’arma di ordinanza sicuramente al
sicuro in un armadietto in caserma. Lavò tutti i pavimenti con la candeggina lasciando per
l’appartamento un buon odore di fresco e di pulito. Se il lavoro di restauro si fosse concluso, aveva
un futuro nel cleaning service. Raccolse tutti gli strofinacci ed i vestiti dell’uomo ed il pacco con la
pistola ed i documenti nella valigia a rotelle. Chiuse la porta del bagno e la finestra, per evitare
l’odore della futura decomposizione del corpo di Tristezza ed usci chiudendo a chiave la porta.
Nessuno lo aveva visto. Trascinò il trolley come un turista verso piazza Statuto e lo abbandonò in
un cassonetto poi doveva sbarazzarsi del pacco dei documenti e dell’arma con la quale aveva
ucciso per difesa. Si incamminò verso via Principe Eugenio attraversando tutta via Cigna fino al
ponte affacciato sul fiume Dora. Fu una lunga camminata che lo aiutò a digerire gli hamburger
lasciandogli sul palato il piacevole sapore di piccante della salsa ketchup.
Aspettò con pazienza un momento generale di distrazione dei passanti, controllò che non
transitassero barche e mollò il contenuto compromettente nelle acque del fiume che lo accolsero
cancellandolo alla vista. Per fortuna Jimmy indossava un completo sportivo e scarpe da ginnastica
così praticò la corsa del mattino seguente in un allenamento serale.
Superò la stazione di Porta Susa, il monumentale palazzo dell’Intesa SanPaolo ed arrivò proprio
all’ora di cena alla sua residenza.
Il portiere della ReaT era cambiato. Uomo di mezz’età con l’aria annoiata gli augurò buona sera
sforzando la mascella in un sorriso. Niente lettere o pacchi in deposito. Salutò con simpatia il
pover’uomo mezzo addormentato e salì con una corsa le scale. Dall’appartamento delle due
gemelline si sentivano i soliti acuti delle esibizioni a luci rosse, molto più divertenti del
pomeriggio passato con Tristezza. Che dio, se esiste, l’abbia in gloria! Jimmy trovò Elisa nel
salotto che faceva anche da soggiorno e camera per gli ospiti, seduta sul divano dove lui aveva
dormito per colpa della sua infedeltà. Era vestita senza scarponi e questo era un buon segno. La
salutò poi andò nel bagno a farsi una doccia. Era stanco morto per il lavoro di pulizie ma
l’omicidio di Tristezza pareva già dimenticato. Mentre si lavava sotto il getto d’acqua tiepido,
Elisa era entrata e voleva parlargli.
La loro relazione si sarebbe conclusa definitivamente se Jimmy non l’avesse presentata alle vicine
e si fosse scusato in loro presenza del tradimento perpetrato sotto l’influenza dell’alcool.
Annaspando sotto il getto d’acqua trovò l’idea fantastica, aveva un’ottima scusa per rivederle.
Era favorevolissimo ai chiarimenti ed Elisa avrebbe sicuramente capito che con due simili
provocanti demoni, chiunque avrebbe ceduto. Dopo la doccia Elisa si scusò ma per cena non c’era
nulla perché era troppo stanca per fare la spesa. Aveva comunque mangiato spuntini sfiziosi al
caffè sotto casa “La Costarica”, cucinati dalla simpatica proprietaria del locale. In cucina poteva
consumare dei toast bruciati, al formaggio bruciato che lei gli aveva preparato con tanto amore al
posto di mandarlo a fan culo. Jimmy la ringraziò comunque e lei gli ricordò che avrebbe
continuato a dormire sul divano a tempo indeterminato se la cosa non fosse stata chiarita. Era
decisa a trovare una soluzione definitiva e ad umiliarlo pubblicamente poi sicuramente avrebbe
lasciato il cretino, perché una futura laureata poteva meritarsi di meglio! Jimmy bussò
all’appartamento delle due gemelle russe alle 21. Stavano con fatica soddisfacendo i desideri
erotici di centinaia di lavoratori stanchi della giornata appena trascorsa dove erano stati umiliati e
sfruttati dai loro datori di lavoro. Mandy e Sandy accolsero la giovane coppia in crisi con un
sorriso smagliante ed abbracciarono Elisa palpandole il sedere e facendole i complimenti per la sua
forma fisica. Sandy trovava la sua seconda di seno perfetta e l’accarezzò senza pudore. Elisa
inizialmente sembrò restia a tollerare il comportamento molesto delle due intrattenitrici del web
ma finalmente capì quale era stato il problema che aveva avuto il suo Jimmy. Erano veramente
irresistibili! Le gemelline dopo essersi messe in pausa dal Web, chiesero alla coppietta quale fosse
il loro lavoro ed alla risposta restauratori di libri antichi, Mandy saltò dal divano verso la loro
libreria tirando fuori un volume pregiato donato da un cliente facoltoso sedotto dalla loro bellezza.
Il libro era di Pietro Aretino “Dubbi amorosi, altri dubbi, e sonetti lussuriosi... dedicati al clero.”
Stampato a Roma nella Stamperia Vaticana con privilegio di sua Santità ma in realtà da Girouard
a Parigi nel 1792. Di centimetri 18 e di 68 pagine. La dedica recitava: “Agli Eminentissimi
Cardinali, agli Illustrissimi e Reverendissimi Arcivescovi e Vescovi, agli Cubiculari di Sua Santità
et agli Protonotari Apostolici, a tutto il Clero regolare e secolare, non meno che a tutte le
Reverendissime Madri in Cristo, Florindo Rompiculo stampatore, quest’operetta umilmente dona,
consacra e dedica”. Non per niente Ludovico Ariosto aveva definito l’Aretino il Flagello dei
Principi. La legatura antica era in piena pergamena rigida rimontata e con sporadiche e trascurabili
macchiette che Elisa poteva facilmente eliminare. Mentre Jimmy con un principio di erezione
guardava Sandy che intratteneva i clienti del web, Mandy portò Elisa a fare un giro per il loro
appartamento dirigendosi verso l’armadio a muro strapieno dei loro vestiti. Elisa non investiva
molto nell’abbigliamento. Indossava quasi sempre abiti sportivi molto confortevoli sotto il camice
di lavoro. Era una ragazza di 25 anni bruna e minuta, piuttosto seria e professionale nell’eseguire il
lavoro di restauro. Mentre Jimmy risultava dal fisico prestante e dallo sguardo anonimo, Elisa
veniva subito notata per il sorriso luminoso e la parlantina sciolta con un linguaggio anche
ricercato. Jimmy quando lo sentivi parlare, nei rari momenti di espressività, lo avresti definito un
simpatico cialtrone. I vestiti delle gemelline russe sembravano usciti da un sexy shop e c’era una
collezione completa di falli giganti per intrattenere i clienti durante le loro sfrenate esibizioni.
Elisa era già rossa per l’abbronzatura presa in Sicilia ma l’ambiente la stava portando ad una
temperatura da altoforno. Mandy le chiese di spogliarsi e di provare qualcuno dei suoi non vestiti
di non tessuto. Dopo un momento di riluttanza dovuto al pudore, Elisa cominciò a giocare
all’indossatrice fetish davanti allo specchio. Jimmy era fuori dall’obiettivo delle telecamere e si
stava chiedendo con quale scusa sarebbe riuscito di nuovo a partecipare allo spettacolo. Era
l’unico nell’appartamento ad essere dotato di un fallo naturale che era riuscito ad inturgidirsi senza
la miracolosa pillola azzurra. Merito senz’altro del duello con Tristezza e dei quattro hamburger
divorati con il pane tostato imburrato ed alla salsa ketchup. Davanti allo specchio Elisa aveva
indossato il completo “gatta in calore”, nero con apertura ai posti giusti per consentire al suo lui di
entrare facilmente nei tesori nascosti. Mandy si scusò perché doveva riprendere lo spettacolo con
Sandy o i clienti si rifugiavano per il loro onanismo in qualche squallida web chat asiatica dove le
performance erano scontate e prevedibili. Jimmy aveva indossato la maschera da scimmione e
aveva consigliato ad Elisa di provare quella da “pastorella inconsapevole”. Continuava ad
indossare il suo completino da invito allo stupro di gruppo ed il suo volto era così porpora che solo
la maschera poteva nascondere il crescente imbarazzo. “Date all’uomo una maschera e vi dirà la
verità” citava Oscar Wilde, ed era proprio vero perché una volta nascosto il viso Elisa, cominciò
ad essere meno formale e ad interessarsi alla performance. Le gemelline stavano provando un 69
ed invitarono Elisa per un 48. Jimmy si era ormai spogliato con il suo fallo che lo fissava
scalpitando e pregandolo di entrare in qualunque orifizio. Elisa stava partecipando ed era ormai
completamente nuda diventando il lecca lecca preferito delle gemelline. Dovevano di nuovo
sdebitarsi con il padrone di casa che aveva rinnovato completamente il loro bagno dotandolo di un
idromassaggio costosissimo. Il costo era talmente alto che la ciucciata a cui fu sottoposto il povero
Jimmy durò quella mezz’oretta che non si può rifiutare. Al termine della performance Jimmy non
era più così convinto dell’eterosessualità della sua ragazza. Spruzzò il contenuto dei suoi testicoli
sulle due gemelline mentre Elisa li spremeva per non lasciare al loro interno nemmeno una goccia.
Dall’altoparlante dei monitor il campanello aveva continuato a trillare senza ritegno, facendo
guadagnare alle russe qualche migliaio di Token. Fecero la doccia tutti e quattro assieme
continuando il gioco erotico sotto il getto d’acqua calda ed aumentando la loro intimità. Rimasero
fino alle dieci a guardare la nuova esibizione poi prima di andarsene Sandy dette ad Elisa il
numero di telefono di un loro seguace con il quale avevano una relazione da trombo amici.
L’essere chiaramente non di questo mondo, si faceva chiamare Gabriel “la spada di fuoco”, di
sicuro non per le sue doti intellettuali. Un nordico alto un metro e novanta che praticava il
culturismo. Il suo membro era nel Guinness World Records e poteva fare sesso nella stessa
posizione, per almeno tre ore di fila. Elisa sventolò sotto il naso di Jimmy il foglio che conteneva
la chiave per avere il primo rapporto sessuale della sua vita con un superdotato. Jimmy era stato
avvertito che al prossimo tradimento lei si sarebbe attaccata al telefono per un appuntamento con
“la spada di fuoco”! Mandy invece disse a Jimmy che in terrazza nelle belle giornate, erano
abituate a prendere il sole nude e avevano bisogno di un massaggiatore per spalmarle di crema
solare. Salutarono le loro vicine trasgressive e cercarono nel loro letto di prendere sonno,
nonostante le scariche di adrenalina ancora presenti, li rendessero nuovamente eccitati. Si
addormentarono verso le tre di notte dopo aver bevuto un litro di latte che li mandò in bagno alla
sveglia delle 6,30. Jimmy rinunciò a correre e constatò che i testicoli strizzati da Elisa durante la
loro prima ed ultima orgia erano doloranti.
Nel laboratorio al Palazzo Montecristo Jimmy ed Elisa lavorarono assieme affiatati come una
vecchia coppia. L’orgia della sera prima aveva cementato la loro unione rendendoli più
consapevoli. Nella pausa pranzo Jimmy trovò in giardino il colonnello Hadley. Non aveva avuto
scelta inviandolo alla consegna del pacco. Il Servizio Segreto poteva arrivare a sua figlia in
Inghilterra in ogni momento. Jimmy aveva compreso le ragioni del suo gesto ma gli aveva
comunque tolto in malo modo il sigaro dalla bocca e gettato il costoso avana in un cestino per i
rifiuti. Aveva visto un lampo di paura negli occhi dell’anziano soldato che sapeva di cosa era
capace. Il colonnello gli propose per dimenticare l’accaduto, una visita guidata nell’Agenzia
Eurogendfor dove lavorava come consulente. La Forza di gendarmeria europea è un corpo di
polizia militare dell’Unione Europea nata da un’iniziativa di cinque paesi europei membri
dell’Unione: Francia, Portogallo, Paesi Bassi, Italia, Romania, Spagna e Polonia e si avvaleva
della consulenza esterna dell’Inghilterra in materia di Intelligence ed Antiterrorismo. Occupava
metà del piano inferiore di Palazzo Montecristo e nei sotterranei era stato istallato un poligono ed
una Killing House per l’addestramento al close quarter battle e liberazione ostaggi. Le bocche di
scarico dell’aria nel prato del giardino, servivano a ripulire il poligono dopo le esercitazioni. Tutto
il personale era in abiti civili con un tesserino magnetico al collo e l’aspetto di impiegati in un
ufficio pubblico, ma nel sotterraneo si alternavano le squadre dei paesi membri, nelle esercitazioni
tattiche antiterrorismo per agire prontamente in caso di richiesta da parte dei vari Ministeri
dell’Interno. La visita guidata alla base riportò Jimmy alla sua vita in caserma e questo non era un
ricordo felice. Il colonnello gli ricordò che lavorare in una struttura del genere avrebbe garantito
alla giovane coppia un futuro più tranquillo di un contratto a progetto come restauratori.
Certamente! Fino a quando un proiettile vagante non avrebbe costretto Elisa a trovarsi un nuovo
fidanzato. Il giro turistico continuò per una buona mezz’ora ed occupò tutta la pausa pranzo.
Jimmy però era sempre meno convinto di voler abbandonare la sua nuova vita ed un’attività
tranquilla e senza pericolo. La Gendarmeria Europea assumeva contractor affidabili ed addestrati a
cui affidare missioni di sorveglianza, tutela di personalità ad alto rischio e per indagini militari su
persone sospette di simpatizzare con il terrorismo. Il colonnello Hadley gli fece conoscere il
maggiore responsabile della Sicurezza e lo presentò come uno dei membri operativi
dell’Operazione Black Hurricane. Il Maggiore lo guardò con ammirazione ma a Jimmy il nome
non diceva assolutamente nulla. Forse parte della memoria era andata perduta nell’incidente
automobilistico e se non ricordava un simile episodio era meglio dimenticarselo. Il colonnello
considerò chiuso l’incidente della Stazione Porta Susa ma non poteva garantirgli che non ci
sarebbero state altre conseguenze e di continuare a guardarsi le spalle come era abituato a fare in
Inghilterra. Forse un impiego come contractor per la Gendarmeria sarebbe stata una garanzia per
una maggiore sicurezza. Jimmy rispose che ci avrebbe pensato e lo ringraziò comunque,
assicurandogli che i pacchi da consegnare in futuro, sarebbero stati soltanto libri restaurati e pronti
per gli utenti delle biblioteche. Il colonnello non vedeva però una grande differenza tra una
consulenza per il Ministero dei beni culturali o la Gendarmeria, entrambi erano a breve scadenza
ma quest’ultimo era di sicuro più redditizio. Jimmy ci avrebbe riflettuto, magari sarebbe venuto
qualche volta a trovarlo, per sparare assieme al poligono sotterraneo. Tornato in laboratorio trovò
Elisa ad aspettarlo tutta sorridente. Alcuni dei testi di Conan Doyle erano pronti per la nuova
rilegatura che il cliente privato aveva richiesto e quello era compito del suo uomo. Aveva detto
“suo uomo” e questo significava che non avrebbe più dormito sul divano per gli ospiti. Lavorò con
solerzia e precisione come da manuale, ed era talmente concentrato che nemmeno le frasi oscene
di Elisa sussurrate all’orecchio, lo avevano distratto. Forse sarebbe cominciata una nuova vita, con
nuove regole, nuovi amici ed un amore che poteva durare per sempre. Bastava non andare in
terrazzo a trovare le gemelline e tutto poteva filare liscio. Poteva andare in terrazzo anche solo per
conversare. Fare quattro chiacchiere con giovani donne di un altro paese poteva allargare i suoi
orizzonti culturali. Ma forse sarebbe stato meglio stare nel suo appartamento a studiare con Elisa e
ad aiutarla nella redazione della sua tesi di laurea. Avrebbe fatto così e tenuta la patta dei calzoni
ben chiusa. Prima di addormentarsi e di sprofondare in un sonno ristoratore grazie al trasferimento
del divano delle due russe per le loro sexy esibizioni, Jimmy aveva anche riflettuto sulla proposta
di lavoro del colonnello che non andava sottovalutata. Si era così letto la relazione “Private
Military and Security Companies: il caso italiano nel contesto internazionale” di Esther
Marchetti. Una tesi di laurea in relazioni internazionali molto interessante ed esaustiva
sull’argomento. Il giorno seguente il responsabile commerciale di Palazzo Montecristo, voleva
incontrarlo per la consegna di un libro restaurato ad un facoltoso cliente.
L’invito era al Circolo dei Lettori di Torino, dove è situato il Barney’s bar per un brunch: “quando
è troppo tardi per una colazione ma troppo presto per il pranzo, per stare in famiglia o con gli
amici, la soluzione è incontrarsi per il brunch, metà brekfast-metà lunch.” Il Circolo nasce per gli
amanti della lettura ma era diventato un vero e proprio centro culturale dove si organizzavano
eventi, si facevano conferenze, gli studenti studiavano con i loro computer portatili, in un clima di
generale fan cazzismo che solo i figli di papà potevano permettersi. Jimmy si presentò al locale per
mezzogiorno e mezza, salutò i due raccomandati della reception e cercò con lo sguardo, seduto ai
tavoli, il dottor Corso che doveva introdurlo alla parte commerciale del lavoro. Avrebbe imparato a
conoscere gli aspetti di una professione senza la quale i clienti importanti, difficilmente si
sarebbero interessati all’attività del Laboratorio di Palazzo Montecristo. Corso era seduto ad uno
dei tavoli del Barney’bar, vicino ad un tavolo da biliardo sul quale erano adagiati dei vassoi in
argento, pieni di gustose tartine per la festa privata nella sala di lettura, inaccessibile al pubblico
non pagante. Due finestre molto luminose facevano risplendere gli arredi in argento e le stoviglie
in porcellana disposte con ordine sui tavoli in attesa di nuovi avventori. Affaccendate tra i tavoli
per il servizio, le giovani cameriere che avevano attirato il lungo sguardo di Jimmy non ancora
convinto di essere ormai fidanzato. In fondo guardare non costa nulla! Corso era sulla trentina.
Capelli lunghi e pizzetto incorniciavano un volto sicuro di sé. Quasi duro. Uno che la spuntava
sempre in una trattativa. Indossava una giacca costosa a righe bianche ed azzurre, sicuramente un
acquisto nel negozio di abiti inglesi Sir Wilson ad angolo con via Roma, da dove provenivano
anche le scarpe di cuoio lavorate a mano. Indossate con ostentazione mostravano una suola
praticamente intonsa. Jimmy lo salutò con un cenno del capo e venne invitato a sedersi. Superò
due cameriere che attirarono la sua attenzione per una scollatura ai limiti della decenza e per il
sorriso accattivante che invitava gli studenti ad indulgere in nuove consumazioni.
Si strinsero la mano. Mentre quella di Jimmy era calda ed accogliente, quella di Corso sfuggente e
quasi scivolosa. Appoggiato sul tavolo il libro di Masini Eliseo pronto per la consegna: Sacro
arsenale, ovvero pratica dell’Officio della S. Inquisizione con l’inserzione di alcune regole fatte
dal Padre Inquisitore Tomaso Menghini, domenicano, di diverse annotazioni del Dottore
Gio.Pasqualone, fiscale della Suprema Generale Inquisizione di Roma. Dedicato alla Santità di
Nostro Signore Clemente XI in Roma, nella stamperia della Rev. Cam. Apost., del 1705, di
centimetri 22 con 426 pagine. Stemma cardinalizio Albani al frontespizio. Legatura coeva in piena
pergamena rigida con dorso a 5 sottili nervi e tagli spruzzati. Restauro all’angolo esterno bianco
delle carte finali d’indice e senza alcuna lesione del testo. Un esemplare nel complesso ben
conservato. Un libro per gli appassionati del genere pensò Jimmy, una edizione tra le più complete
di questo celebre manuale per l'inquisitore che doveva esaminare e talvolta procedere alle diverse
forme di tortura eretici, sospetti d'eresia, fautori degli eretici, maghi, streghe, incantatori,
bestemmiatori, oppositori del S. Uffizio, ebrei e infedeli. Il dottor Corso stava bevendo del gin in
attesa del cliente mentre Jimmy optò per un succo di frutta alle pere, molto più igienico da digerire
in quella calda giornata. Corso dopo la laurea in lettere antiche, si era specializzato in archivistica
e poteva tradurre il latino, il greco e l’ebraico. Parlava fluentemente l’inglese, il francese e lo
spagnolo. Nonostante la sua cultura sterminata aveva uno sguardo da sciacallo che incuteva
timore. Non ricordava quei professori universitari che officiavano messa nelle loro aule e avevano
un culto religioso per il sapere accademico. L’unica cosa che contava per il dottor Corso era il
denaro e come trovare il modo per terminare la giornata abbandonandosi a costose libagioni.
Jimmy era in attesa, con lo sguardo rivolto al bancone del bar dove la cameriera di colore
svolazzava tra le tazzine, servendo gli studenti con gioiosa allegria. Corso incontrava i potenziali
clienti al Barney’s bar, prendeva nota delle richieste e poi effettuava una ricerca sulla loro
solvibilità. Se erano importanti sarebbe stato lui ad occuparsene accontentando i loro imprevedibili
desideri, mentre Jimmy avrebbe effettuato la consegna a domicilio, dopo il pagamento tramite
bonifico bancario. Naturalmente del denaro liquido in una busta era molto più gradito ma lavorare
per il Ministero dei Beni Culturali aveva i suoi vantaggi in termini di conoscenze e di accesso alle
informazioni. Il succo di frutta era buonissimo e la cameriera con il suo sorriso intrigante lo
rendeva ancora più gustoso. Corso continuava a guardare il suo costoso Apple Watch per verificare
attraverso Internet, i nuovi ordini dalla sua facoltosa clientela. L’acquirente era in ritardo ma un
bicchiere di gin lo avrebbe fatto dimenticare. Corso ordinò nuovamente e Jimmy si chiese come
sarebbe riuscito a mantenersi in piedi per il resto della giornata. Lui era astemio o quasi perché
bastava poco per farlo andare su di giri. Quando era militare e frequentava i bar, si svegliava
sempre in qualche letto estraneo. Si dimenticava con chi avesse trascorso la notte e se era riuscito
ad essere indimenticabile. Il cliente arrivò alle 13. Era un monsignore molto più dedito alle
pietanze che alle pratiche ascetiche. Un buon dietologo sarebbe diventato ricco per le consulenze
con un individuo di quella stazza. Non era certo un padre missionario ma un alto esponente della
Curia locale. Corso si alzò con reverenza e trascinò con sé Jimmy che non era religioso e non
frequentava chiese di alcun genere. Aveva letto in parte la Bibbia e pensava che più che di un Dio
misericordioso trattasse le gesta di un capo Klingon, il popolo guerriero della saga di Star Trek.
Jimmy imitò la reverenza di Corso per non essere scortese e perché l’alto prelato doveva disporre
di parecchio denaro che non elargiva ai poveri ma investiva nella sua biblioteca privata. Dopo i
convenevoli di rito e le battute sul tempo infernale ci fu la consegna del libro. Da una tasca del
vestito del reverendo saltò fuori una busta che finì nelle mani avide di Corso. Sul suo volto si
vedeva che avrebbe voluto contare il denaro per essere certo dell’incasso ma sarebbe potuto
apparire scortese e la nascose nella sua sacca in pelle da postino appoggiata sulla sedia poco
distante. Il Monsignore assicurò che c’erano tutti i 5000€ richiesti ed accarezzò con dita avide la
copertina quasi fosse un incontro galante con una bella donna. Come sempre cercava altri libri. Il
suo interesse spaziava dalle pratiche inquisitorie alla demonologia ed i testi antichi e misteriosi lo
affascinavano moltissimo. Aveva fatto pratica come esorcista da giovane poi lo stress procurato da
quel lavoro borderline lo aveva costretto ad abbandonare, per ritirarsi allo studio ed alla
meditazione, naturalmente accompagnate da buon cibo e vino d’annata.
Certe occupazioni alla lunga potevano essere fatali come continuare a lanciarsi dagli elicotteri in
missioni ad alto rischio dopo i 35 anni, se ci arrivavi! Il Monsignore non si fermò per il pranzo
perché doveva tenere un corso di catechismo a dei bambini nel pomeriggio e non voleva sentirsi
appesantito. Sarebbe bastato un caffè per tenerlo sveglio e pronto ad occuparsi di quei giovani
virgulti. Prima di finire la frase si strofinò le mani con grande soddisfazione. Il catechismo era
un’attività che lo eccitava moltissimo. Corso e Jimmy scesero invece al ristorante nel seminterrato:
sedie di velluto rosso e tavolini rotondi addobbati da bianche tovaglie, in una calda atmosfera di
separé in carta, tappeti persiani e molti vini da gustare e selezionare a vista nel mobile di legno
pregiato con i suoi scaffali ordinati. Scelsero dal menù le tagliatelle al ragù di lepre e pollo arrosto
con patate, cucinato alla cacciatora. Per Jimmy era il primo pasto fuori dal suo appartamento e con
una persona di sesso maschile: lasciando la Sicilia e l’esercito inglese era rimasto davvero solo.
Il dottor Corso sembrava affidabile e quell’attività un extra dal contratto a progetto come
restauratore e rilegatore di libri. Il pomeriggio dispensato dal lavoro al Laboratorio, decise di
trascorrere il resto della giornata a riposare e a far ricerche sul mestiere di Contractor.
Voleva approfondire l’argomento leggendo la tesi di dottorato “Storia, Istituzioni e Relazioni
Internazionali dell’Asia e dell’Africa Moderna e Contemporanea” di Antonino Adamo,
sull’“Intervento neo-mercenario o peacekeeping regionale? Un confronto tra Private Military
Companies ed ECOMOG in Sierra Leone.” Più leggeva e più si convinceva che se ben organizzato
quel lavoro poteva essere di tutto riposo. Una normale attività come security-consultant dove quasi
sempre l’arma resta al sicuro nella fondina e si viene ben pagati. Quando Elisa era tornata a casa,
lo aveva salutato trovandolo abbandonato sul divano con intorno le fotocopie delle tesi di laurea.
Era entrata nel bagno per farsi una doccia poi si era recata completamente nuda sul loro letto ed
aveva cominciato a saltarci sopra come se fosse stato un tappeto elastico. Lo aveva chiamato per
nome con insistenza svegliandolo dal suo sonno comatoso per la troppa lettura. Jimmy si era alzato
come se ci fosse stata una emergenza correndo nella stanza da letto. Elisa rimbalzò ancora qualche
volta prima di saltargli addosso e di cadere assieme a lui sul finto tappeto persiano. La mezz’ora
seguente giocarono assieme al dottore ma l’ammalato stava benissimo anche senza l’intervento
delle pillole azzurre. Il giorno successivo dopo la corsa al parco, erano andati assieme al Palazzo
Montecristo mano nella mano come due fidanzatini. Alla reception il servizio di sicurezza gli
aveva comunicato che quella sera, avrebbe dovuto consegnare un pacco ad un nuovo cliente.
Il suo primo lavoro da postino! Sarebbe stato uno zelante professionista per rendere orgogliosa la
sua fidanzata. L’appuntamento era poco distante. Nella zona davanti al Politecnico di Torino
costituita da ville patrizie circondate da lussuosi giardini, viali pubblici ben curati, dove giocano i
bambini delle persone facoltose ed importanti. Se sul campanello di uno di quei feudi trovavi
invece di un nome una serie di numeri, potevi stare sicuro che la riservatezza era la loro massima
priorità. La persona da incontrare alle 19, possedeva una specie di castello privato con una torre di
due piani. Si faceva chiamare il Conte e probabilmente visto il tenore di vita, doveva esserlo.
Arrivato al pesante cancello ricoperto d’edera suonò un campanello silenzioso che si udiva solo
all’interno della casa. Entrato attraversò un viale vuoto con dei salici piangenti fino ad un pozzo
medioevale da Castello del Valentino. Oltrepassò una scuderia per i cavalli completamente vuota e
nel silenzio della serata, protetto dai muri con dei cocci di vetro sparsi sulla sommità, si udì un
richiamo: <Operaio! Operaio!> Con la crisi dell’edilizia era difficile trovarne ma senza usare
Internet le probabilità si riducevano a zero. <Operaio!Operaio!> Che chiamassero lui, il nuovo
postino dei pacchi per Bibliofili? Un signore anziano che camminava caracollando per l’età, si
muoveva guardingo tra la vegetazione rigogliosa ed incolta per la mancanza di un bravo
giardiniere. <Lei è quello dei libri se non sbaglio!> Jimmy si presentò proprio nel momento in cui
un simpatico cocker nero schizzava fuori da un cespuglio.
<Ecco il mio operaio!> Disse l’anziano signore cercando di dargli un calcio. <Stupido animale ti
fai vedere solo quando è ora di mangiare!> Il Conte lo fece accomodare nella sontuosa tenuta,
sempre cercando di prendere bene la mira sul povero cane che non sembrava volesse fare delle
rivendicazioni sindacali ma implorasse solo un po’ di nutrimento come reddito di cittadinanza.
<Queste bestie immonde vogliono solo mangiare! I miei operai volevano solo il lavoro! Lavoro!
Lavoro! Meno li pagavo e più venivano a leccarmelo! Gente di merda! Meno male che sono
riuscito a trasferirmi in una nuova fabbrica all’estero e poi ho venduto. Sempre a chiedere aumenti
per mantenere le loro famiglie! Il sesso è il divertimento dell’operaio! Se non ci fossero state le
fabbriche sarebbero morti di fame. Le mie aziende hanno sfamato centinaia e centinaia di quei
pidocchiosi. Anche la mia ex moglie per il denaro avrebbe fatto qualunque cosa.> Continuando a
sproloquiare come se fosse stato solo, si era seduto su una specie di trono nel salotto che avrebbe
fatto la gioia di un antiquario per la quantità di tappeti, stampe barocche appese ai muri e statue ed
oggetti preziosi. Jimmy venne fatto accomodare su un divano in cuoio modello chesterfield molto
comodo e venne invitato a bere qualcosa. Si servì un porto e mentre sorseggiava la gustosa
bevanda con una gradazione alcolica che avrebbe potuto mandarlo su di giri continuò ad ascoltare
l’anziano Conte che ricordava le sue gesta di imprenditore. <Mia moglie l’ho sposata quando
avevo settant’anni e lei ne aveva venticinque, la puttanella! Non fu certo un matrimonio d’amore
ma di interesse. Si è umiliata parecchio la ciucciatrice prima del divorzio principesco.
Me la sono proprio goduta! Ora sono solo con quel cane di Operaio!>
Poi scoppiò in una risata che definirla sgradevole era un eufemismo. Jimmy continuava a sorridere
cercando di dimenticare quello che aveva sentito come se fosse stata una confidenza poco
opportuna e chiese al Conte quale sistema di sicurezza avesse adottato nella villa. Nessuno, perché
lui viveva da solo e per poterlo rapinare avrebbero dovuto fare i conti con il suo fucile da caccia.
Effettivamente sulla parete vicino all’ampio camino, erano posizionate due doppiette da caccia
grossa che lo qualificavano esperto assassino di animali. Tornò a chiamare il cane che si muoveva
a scatti in un perenne disagio. Faceva un passo e si avvicinava poi ne faceva due di lato, poi si
fermava in attesa di essere davvero gradito al suo padrone. <Allora Operaio, cane di merda! Sei
venuto per la pappa?> Di sicuro non pensava di ricevere delle carezze da un individuo del genere.
Infatti appena fu a tiro si prese un bel calcio nel sedere, talmente forte da sollevarsi da terra e le
sue orecchie come due alianti, lo aiutarono nell’atterraggio contro il mobile a cristalliera, facendo
tintinnare il contenuto con un rumore di vetro e legno. Jimmy rimase fermo con la sua faccia da
poker facendo finta di non aver visto nulla. Consegnò il libro al conte che scartò il pacco rivelando
il contenuto restaurato da una delle squadre del Laboratorio. Di Caballus Petrus: Resolutionum
criminalium Venetiis, apud Bertanos, del 1644 di 389 pagine e Teractatus de omni genere
homicidi. Tre parti con autonomi frontespizi, il primo dei quali bicromo, un volume di 32,5
centimetri. Bei marchi tipografici ai frontespizi. Legatura coeva in piena pergamena rigida, dorso
a 4 nervi con titoli elegantemente ripetuti al taglio di piede. Pietro Caballo, giureconsulto del
1616 originario di Pontremoli, fu attivo a cavallo tra XVI e XVII secolo dedicandosi
esclusivamente al diritto criminale. Quell’edizione raccoglieva le tre centuriae delle celebri
Resolutiones criminales che vertono sopra 300 casi e fattispecie di diritto criminale. L’ultima
parte del volume includeva un trattato monografico sull’omicidio. Il vecchio accarezzò il libro con
le sue dita macchiate dai segni del tempo e dalla nicotina e lo ripose su uno scaffale che archiviava
i volumi in una serie dedicata al diritto penale. Improvvisamente balzò verso il cane che schivò un
nuovo calcio del padrone pattinando con le zampe pelose sul pavimento in legno pregiato.
<Operaio di merda!> Il Conte continuò ad inseguire il cane poi si fermò cambiando idea, uscì dalla
stanza e tornò dopo qualche minuto armato di un bastone di legno da passeggio con il pomo
d’avorio, un pregiato pezzo da collezione. Si sedette sulla poltrona e continuò la conversazione
con Jimmy. Doveva riposarsi perché cardiopatico e usufruiva di un pacemaker che lo aiutava a far
battere il cuore. Mentre Jimmy continuava a sentire gli sproloqui sul mondo operaio costituito
soltanto da infami lavoratori, il vecchio aveva cominciato a riempire una grossa ciotola con del
cibo per cani di una marca molto nota. <Prima di chiudere la mia fabbrica al nord e di trasferirla in
Romania non avevo comunicato la mia decisione nemmeno al loro sindacato. Feci recapitare
dall’Ufficio del Personale a tutti gli operai che non sarebbero stati licenziati ma se volevano
conservare il loro posto di lavoro avrebbero dovuto trasferirsi il lunedì successivo all’estero. Pensi
come li ho presi tutti per il culo!> Tornò nuovamente a chiamare il cane con un tono fintamente
cordiale perché era l’ora del pasto. <Sono due giorni che non tocca cibo l’Operaio ed evita le
botte, ma prima o poi dovrà venire a mangiare> Sembrava non avesse altro per la testa che punire
il cane. Jimmy cercò di distrarlo proponendogli l’acquisto di un opera che poteva risultare di suo
interesse ma non lo ascoltava, tutto concentrato sull’animale che si stava avvicinando ansimando
per la paura e la fame. Probabilmente non aveva nemmeno bevuto. Quando fu a tiro il Conte lo
colpì con forza e gli spezzò una zampa. Fu un lungo ululato di dolore ed il cane continuò a gemere
sotto i colpi che riceveva dal padrone. Cercava di allontanarsi strisciando sotto il mobile ma il
conte implacabile continuava a colpirlo. Jimmy lo chiamò forte e lui si voltò con uno sguardo
demoniaco. Pozze di acqua scura e torbida erano i suoi occhi tra le urla del cane e quelle di Jimmy
che tentavano di fermarlo. Poi il Conte si voltò verso di lui e gli disse: <Giovanotto le ricordo che
lei è al mio servizio e se alzo il telefono e chiamo il suo capo non avrà più un posto di lavoro in cui
tornare! La smetta di fare il sentimentale e mi aiuti con questo operaio di merda. Andiamo in
cortile e bruciamolo nel bidone delle foglie secche! Animale bastardo brucerai come quelli che ti
hanno preceduto!> L’idea del barbecue non piaceva molto a Jimmy ma neanche di perdere il posto
di lavoro perché il tizio sembrava molto potente. Cercò di assecondarlo e di togliergli di mano il
bastone. Bastò una presa articolare di quelle imparate ai corsi di difesa per disarmare il vecchio.
<Quell’operaio è mio e ne faccio cosa voglio! E’ scritto nella Bibbia, Genesi 1,28 “Dominate sui
pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla Terra”> Jimmy
non ricordava il passo in questione ma avrebbe avuto senso sbarazzarsi di quell’animale se fosse
stato un coniglio, per cucinarlo nel caso il frigorifero fosse stato vuoto per una improvvisa malattia
della cameriera. In quel momento l’idea di bruciare il cane che continuava a lamentarsi per le due
zampe anteriori spezzate non era la soluzione, magari un veterinario e poi la protezione animali. Il
vecchio continuava a sproloquiare e disse che avrebbe chiamato la polizia per accusarlo del
ferimento del suo povero cane. Certamente avrebbero creduto a lui e non ad un povero miserabile
postino. La situazione sembrava senza soluzione così Jimmy rapidamente estrasse il Taser Pulse e
pose fine alle farneticazioni dell’anziano Conte. Morì per un collasso cardio circolatorio dovuto ad
una sovralimentazione del pacemaker. Ora che il vecchio e facoltoso coglione era morto,
bisognava trovare il modo di portare il cane in un ambulatorio. Continuava a guaire orribilmente e
Jimmy decise di caricare nuovamente il Taser facendo fuoco una seconda volta. Il problema di
Jimmy e che agiva troppo per istinto e non aveva pensato che l’arma elettrica era stata creata per
animali di una stazza superiore così incidentalmente, anche il cuore del cane venne fritto come
quello del suo padrone. Si trovava con due cadaveri da far sparire. Frugò negli armadi del piano
terra e trovò una sacca sportiva, probabilmente del personale di servizio durante il giorno. Ci mise
dentro il cane e la lasciò davanti alla porta per quando sarebbe uscito. Raccolse da terra il vecchio
conte e lo portò al piano superiore. Guardò negli armadi e vide che la stanza da letto conteneva
abiti da uomo. Lo depose sul copriletto ed in maniera sistematica lo spogliò e gli fece indossare un
pigiama, avendo cura di riporre gli abiti usati sulla sedia accanto al comodino. In tasca il vecchio
custodiva un grosso mazzo di chiavi e una di queste era piuttosto lunga e pesante, come quella di
una cassaforte. Erano soltanto le 20 ed aveva un’oretta prima di tornare a casa da Elisa senza
insospettirla. Trovare la cassaforte richiese un notevole impegno perché ben nascosta dietro un
camino della torre merlata. Un vecchio modello senza serratura a combinazione e quindi bastava la
semplice chiave di cui Jimmy disponeva. Nella cassaforte c‘erano duecentomila euro in contanti
ed un sacchetto di pietre preziose, probabilmente smeraldi. Lasciò i titoli al portatore troppo
difficili da vendere. Pensò al valore delle pietre e probabilmente si era assicurato una bella
pensione. Mise il denaro nello zainetto e le pietre preziose in tasca poi con del liquido per le
pulizie ed uno straccio, pulì tutto quello che aveva toccato fino alla morte del Conte. Il libro era
stato consegnato ed i soldi accreditati con un bonifico. Nessuno lo aveva visto entrare e non
c’erano sistemi di sorveglianza moderni. Jimmy aveva commesso un omicidio e liberato le masse
operaie da un imprenditore senza cuore. Il cane era purtroppo un danno collaterale e bisognava
seppellirlo in qualche cassonetto lungo la strada di ritorno. Prima di uscire lasciò aperta la porta
finestra della cucina simulando che la fuga del cane, fosse giustificata dalla mancanza di
attenzione del proprietario. Le persone anziane si coricano presto e si alzano alle prime luci
dell’alba. Il conte aveva avuto un infarto durante la notte. Purtroppo ad una certa età la morte
arriva improvvisa! La serata trascorse faticosa come tutte le altre. La vita di coppia nel suo
appartamento in condivisione con quella che pensava fosse la sua fidanzata, si era trasformato in
un laboratorio di pratiche sessuali. L’influenza nefasta delle due gemelline russe aveva scatenato in
Elisa una libidine repressa che si sfogava sul povero Jimmy come una cavia da laboratorio.
Quando tornava a casa dalla consegna di uno dei libri, trovava Elisa già nuda ed in uno stato di
eccitazione. Il menù cambiava di volta in volta ma l’obiettivo restava lo stesso di sempre: trovare
il punto G che avrebbe scatenato una crisi mistica da orgasmi multipli. Per Jimmy era diventato un
vero problema perché Elisa lo aveva definito una mezza sega, un incapace che non riusciva a
soddisfarla. Come era possibile che lui non riuscisse a trovarlo? Aveva frugato bene in tutti i posti
nascosti? Aveva forse perso la passione? Jimmy era semplicemente stanco di quelle maratone
sessuali che lo sfiancavano come una marcia con lo zaino da venti chilogrammi. Era arrivata al
punto che quando facevano assieme la doccia, lei gli urinava addosso per provare nuove emozioni.
Se quel nuovo hobby fosse continuato in camera da letto avrebbero avuto grossi problemi con il
conto salato della tintoria. Mentre la vita pseudo coniugale sembrava diventata un inferno privato,
il lavoro al laboratorio continuava alla grande. Una volta alla settimana riceveva una telefonata del
dottor Corso per la consegna dei libri venduti e non si erano più verificati incidenti. Il conte era
stato trovato morto di infarto dopo una settimana ed in avanzato stato di decomposizione, perché la
governante non era più andata a fare le pulizie per gli insulti ricevuti ed il mancato pagamento
della mensilità precedente. I soldi ed i diamanti sottratti come futura pensione, giacevano al sicuro
in una valigetta sopra l’armadio delle scope e la bassa statura di Elisa anche con l’ausilio della loro
scala, non le consentiva di raggiungerla. Un pomeriggio aveva ricevuto la solita telefonata per una
consegna. Il recapito del libro restaurato e rilegato di fresco, era per uno dei membri del direttivo
Amici Naturisti di Torino presso la Galleria subalpina dove risiede anche la sede del Club Alpino
Italiano. C’era una festa e Jimmy quale membro del Laboratorio di Palazzo Montecristo era stato
invitato come rappresentante. Nessuno dei colleghi aveva accettato per motivi familiari. Arrivato
alla Galleria Subalpina fece una visita alla libreria antiquaria guardando le opera esposte e pensò
di lasciare un biglietto da visita del Laboratorio al titolare. Non c’era molta gente. La giornata era
bellissima con un cielo sgombro di nuvole e purtroppo senza l’aria fresca che circolava in ampie
correnti, all’interno della galleria di un bellissimo stile rinascimentale e barocco. Salì le scale al
piano superiore fino alla porta del Custode per ritirare l’invito alla festa naturista. Jimmy non
aveva ben capito il divario tra naturalista e naturista ma ci pensò Antonio il custode a fargli capire
la differenza. Quella era gente strana che stava in compagnia con il culo di fuori e con tutti gli
attributi in mostra che il buon Dio aveva fornito. Antonio era una persona religiosa. Andava in
Chiesa tutte le domeniche e trovava sconveniente quelle riunioni indecenti. Ma sopratutto
venivano fatte nella sua Galleria e questo era inconcepibile. Jimmy rassicurò il custode che lui era
venuto solo per la consegna di un opera letteraria che aveva rilegato in quanto assistente addetto al
restauro. Il tono di Antonio diventò più cordiale e gli offri da bere una cedrata, buonissima e
freschissima in quella calda giornata. L’invito dei naturisti riguardava una celebrazione del
solstizio estivo: canti, balli ed un rinfresco a base di bevande naturali. La sede era sul ballatoio
dalla parte opposta dell’associazione italiana Amici del Cinema d’Essai che in quel momento era
chiusa. Jimmy suonò il campanello e venne ricevuto da una signora anziana vestita con un
accappatoio bianco e spugnoso che la copriva dalla testa ai piedi, un bel sorriso ed una capigliatura
curata incorniciava un volto perfettamente abbronzato. Aveva l’aria felice e con molta cordialità lo
invitò a sedersi in attesa dell’arrivo del Dottor Modica la persona a cui doveva consegnare il libro.
Dopo pochi minuti squillò il telefono al centralino e da una delle porte entrò una ragazza in
accappatoio probabilmente colombiana per il marcato accento. Il dottor Modica era purtroppo in
ritardo per una pratica urgente che avrebbe dovuto discutere il giorno successivo in tribunale.
Jimmy con il suo invito era comunque gradito e poteva partecipare alle celebrazioni gustando le
bevande fresche. Non se lo fece ripetere una seconda volta. La sua gola era secca come quella di
un cammello durante la traversata del deserto. Entrò in uno spogliatoio da palestra e lo invitarono
a liberarsi dei vestiti e delle sue inibizioni. Faceva caldo e la ragazza sembrava meravigliosa sotto
quell’accappatoio. Quando cominciò a spogliarsi una vocina gli ricordò che era per lavoro che si
trovava in quel luogo, che era fidanzato con una restauratrice laureata e che se lo avesse saputo dei
suoi pensieri libidinosi gli avrebbe urinato addosso. Quando fu completamente nudo con il corpo
madido di sudore sia per il caldo che per l’ansia, aprì la porta che dava sul salone. Era molto
spazioso, il pavimento in legno perfettamente lucido, le finestre aperte sulla via con tende bianche
e svolazzanti per la corrente d’aria fresca naturale anche se erano in funzione dei condizionatori.
C’erano molte persone. La maggior parte era anziana e nuda. Quel nudo che non appare sulle
copertine delle riviste che frequentavano la libreria di Jimmy e che facevano pensare al sesso.
Se avevi dei pensieri libidinosi in quell’associazione potevi scordarteli. Era la sagra del fagiano
frollo e del bollito. Una riunione di famiglia con bambini ed anziani. Jimmy salutò molto
cortesemente e si diresse al tavolo centrale dove era allestito un ricco buffet. Alcuni bambini si
rincorrevano allegramente. Purtroppo a servire il buffet c’era la ragazza colombiana e non aveva
l’accappatoio. Jimmy cominciò a sudare e non per il caldo. Non aveva un seno ma una scultura
naturale che faceva ombra al bicchiere di Jimmy fermo a mezz’aria per lo stupore.
Alla colombiana piacevano tanto i cazzi italiani. Come? Aveva detto racazzi italiani e non parlando
bene la lingua aveva sbagliato la pronuncia della parola ragazzi. Li trovava molto simpatici e
romantici. Il romanticismo non era la prima qualità di Jimmy che aveva cominciato ad avvertire
uno smottamento inguinale che avrebbe potuto creare un incidente diplomatico. Si servì di fretta
riempiendo il bicchiere di un liquido dolciastro forse amarena, poi si sedette frettolosamente
incrociando le gambe e con molta insistenza cominciò a fissare il culo flaccido di una vecchia
signora. Pensa al culo della vecchia! Non fare cazzate! Stai lavorando! Non sei mica un bambino.
Quelli erano i pensieri che attraversavano la sua coscienza ma il suo attrezzo per il piacere aveva
interessi completamente diversi. La colombiana di circa venti anni ostentava un bel corpo flessuoso
e perfettamente abbronzato. Probabilmente il centro estetico era lo stesso per tutti. La ragazza
molto simpatica e disponibile, andò a sedersi davanti a Jimmy che non riusciva a trattenere il
bigolo nonostante le gambe fossero perfettamente accavallate. Cominciava a stancarsi in quella
posizione e se avesse cambiato postura sarebbe saltato fuori in tutta la sua maestosità. La ragazza
colombiana voleva invitarlo a ballare mentre aspettava l’arrivo del dottor Modica.
Jimmy si scusò ma non sarebbe stato molto professionale se lo avesse trovato a danzare durante
una consegna. La colombiana gli sorrise e lo salutò alzandosi. Per un riflesso di cortesia si alzò
anche Jimmy che mostrò alla ragazza tutto il suo interesse per i rapporti interpersonali e lo
scambio tra culture. La colombiana lo guardò un po’ a disagio per il suo membro così in
esposizione poi si scusò e con il suo culo da paura uscì dalla sala. Con una rivista ambientalista a
copertura delle parti intime, Jimmy chiese dove si trovasse il bagno e una delle vecchie signore dal
seno avvizzito gli indicò la ritirata strategica. Una volta giunto nella toilette, per Jimmy non fu
difficile con la memoria alla giovane naturista, trovare conforto in un veloce fai da te ed in un
getto liberatorio, tornare calmo e professionale. Il dottor Modica arrivò verso le 20 in tempo per le
celebrazioni. Fece accomodare Jimmy nel suo studio e si complimentò per come avesse mantenuto
in forma il suo corpo donato da Dio. La figura del dottor Modica era in ottimo stato di
conservazione grazie alle gite in montagna ed alla sua casa a Venezia con spiaggia privata. A
renderlo ridicolo era il farfallino da professore universitario sul corpo glabro completamente nudo
che ostentava come se fosse un vestito di alta fattura ma il suo pene era ormai pronto per il Museo
Egizio. Jimmy facendo finta di nulla gli porse il libro richiesto, già pagato tramite bonifico
bancario. Di Verri Pietro“Idee sull’indole del piacere”. Milano, appresso Giuseppe Galeazzi, del
1774 e di pagine 100. Preceduto da: Savani Luigi “Istruzione pratica per la formazione de’ prati
artificiali di sano fieno, di erba medica e di trifoglio”. Modena, appresso Giovanni Vincenzi, del
1819 e di pagine 59. Unito a: Moro Matteo, “Guida per conservarsi in salute e vivere
lungamente”. Cremona, dalla tipografia de’ fratelli Manini del 1820 e di pagine 75. Unito al testo
“Dei danni cagionati dal tabacco usato fuori di bisogno od in copia eccessiva”. Memoria di E. T.
M. D. dedicata agli amatori della propria salute. Milano, appresso stamperia Bolzani, del 1805 e
di pagine 44 .Quattro opere in un volume di 19,5 centimetri. Ottima legatura del tempo in mezza
pelle con titoli, filetti e fregi in oro al dorso; carta marmorizzata ai piatti e tagli spruzzati. Un
esemplare che grazie al lavoro del Laboratorio, sembrava appena stampato e pronto per la lettura.
Il Dottor Modica era molto contento dell’acquisto di un opera introvabile ed invitò Jimmy alle
celebrazioni per la festa del Solstizio d’estate, il 21 Giugno. Usciti dallo studio furono accolti da
una musica che echeggiava riti pagani e dodici fanciulle di sedici anni adornate di collane di fiori e
nient’altro, danzavano nella sala gremita di gente che beveva e chiacchierava in allegria. Per
fortuna il fai da te espletato nel bagno aveva reso Jimmy appagato e le giovani ragazze nude
avevano suscitato al suo membro soltanto un leggero pulsare che non si era concretizzato in un
pericoloso rialzo delle quotazioni. Bevve una strana mistura di erbe aromatiche e riuscì senza
imbarazzo a danzare con la giovane colombiana Coraline, che lo trovava veramente simpatico.
Aveva avuto numerose storie da quando era giunta in Italia con il suo ex marito che l’aveva
lasciata per una ragazza ucraina che lei definiva con un francesismo una vera porca. Nessuno dei
fratelli naturisti era riuscito a soddisfare il suo desiderio di un matrimonio con tanti bei bambini.
Jimmy non era contrario alla fedeltà coniugale come principio. Il patto di matrimonio in quanto
tale imponeva degli obblighi che andavano onorati. Proprio per questo non voleva sposarsi.
Persino il contratto con il Laboratorio gli sembrava eterno. A mala pena riusciva a gestire la sua
vita, figurarsi quella di figli che non esistevano. Si congedò dalla colombiana considerata troppo
seria per i suoi gusti, esaltando la sua relazione con una collega restauratrice. Lei era dispiaciuta
che fosse così seriamente impegnato e reputava la sua compagna Elisa molto fortunata. Il
fidanzamento era appena cominciato ed in quell’occasione era solo una scusa per evitare una
persona seria e con dei principi, piuttosto rara per quei tempi e non voleva deluderla con un
inganno finalizzato a del sesso senza pensieri.
Augurò alla ragazza con un bellissimo sorriso ed uno sguardo trasparente, tanta fortuna e le
consigliò per trovare il tipo serio, un’aula universitaria di ingegneria, al posto di un’associazione
che metteva in mostra gli orrori del decadimento fisico con tanta generosità.
Salutò gli invitati e con molta discrezione abbandonò la festa per famiglie ed un mondo fatto di
allegri culi flaccidi giurando a se stesso che sarebbe stata l’ultima volta. Forse su una spiaggia in
qualche isola tropicale praticare il nudo integrale aveva un senso.
A Torino era decisamente fuori luogo.
La sera tornato a casa, aveva incontrato Elisa sul pianerottolo.
Era appena stata dalle due gemelle a giocare alla webcam girl.
Le due russe semplicemente addobbate da strisce di tessuto, lo salutarono dalla porta e si
complimentarono con lui perché la sua ragazza era una brava leccatrice di culi.
Una qualità che andava sicuramente riportata nel suo curriculum di futura laureata. L’avevano
anche fatta iscrivere al movimento Raeliano, la famosa setta ufologica che pratica l’amore libero
senza vincoli di coppia, regalandole una penna rosa simbolo di Afrodite, che già portava al collo.
Nessun commento poteva descrivere l’intenso orgasmo che avevano provato per la prestazione
completamente gratuita di Elisa che doveva aver fatto guadagnare molti token probabilmente
esentasse. Elisa era proprio su di giri. Che avesse bevuto della roba forte o l’avesse sniffata?
Era diventata sempre più sboccata ed i suoi gusti sulle pratiche sessuali sempre più estremi.
Le parole amore e sentimento sparite completamente dal suo vocabolario. Jimmy era diventato il
suo pupazzo e lei ci giocava prima di dormire. Quella sera voleva essere presa per il culo!
Jimmy le disse che la trovava dotata di una parlantina molto forbita e di un’altezza da fotomodella.
Ma non era quello che lei intendeva. Come al solito era un mezzo uomo! Forse se fosse stata ferma
e avesse smesso di insultarlo, con un po’ di concentrazione ci sarebbe riuscito ma così era proprio
impossibile. Lei si mise a ridere e fece il gesto di urinargli addosso. La relazione sembrava arrivata
al capolinea. Se Jimmy fosse stato un violento l’avrebbe probabilmente picchiata così il loro
rapporto sarebbe rientrato nella categoria dei rapporti sadomaso. Decise di dormire sul divano
quella notte, mettendosi in punizione da solo. Elisa andando verso la camera da letto gli fece
vedere un fallo di gomma dalle proporzioni inaudite e sghignazzando chiuse la porta sbattendola.
Avrebbe dovuto fare da sola in attesa di trovarsi un sostituto. Jimmy era sinceramente stupito del
suo cambiamento ma si addormentò quasi subito nonostante le grida di piacere che lei manifestava
nella pratica solitaria del fallo di gomma. Come sempre al mattino andò a correre prima di recarsi
al Laboratorio. Non era il solo a praticare quello sport che lo manteneva in perfetta forma fisica e
lo rilassava quasi quanto la rilegatura dei libri. Alcuni degli sportivi che incontrava sul tragitto,
erano impiegati dell’Eurogendfor in allenamento prima del lavoro ai server della banca dati
internazionale. Decise di fare visita al colonnello Hadley. Sceso ai piani inferiori di Palazzo
Montecristo si fece annunciare dalla sorveglianza e venne ricevuto in una sala dalle pareti coperte
di specchi. Moquette di color rosso sul pavimento e un tavolo nero da sala degli interrogatori con
due sedie una di fronte all’altra. Si sedette ed attese un buon quarto d’ora. Continuava a pensare al
suo rapporto con Elisa e di come si fosse trasformato in un incubo nell’arco di pochi mesi.
Il periodo da sogno della Sicilia era finito. La ragazza un po’ timida ed impacciata era sparita per
lasciare il posto ad un animaletto arrogante, volgare e anche violento. Doveva trovare il modo di
troncare la relazione perché non vedeva alcuna via di uscita. Il contratto d’affitto era a suo nome e
sarebbe bastato effettuare una voltura in favore di Elisa. Lo stipendio da restauratrice durava un
anno ma con la sua laurea avrebbe avuto di sicuro una conferma e non sarebbe rimasta senza soldi.
Poi era di Torino e il conforto dei parenti se non fossero venuti a conoscenza del suo drastico
cambiamento, l’avrebbero aiutata a trovare una nuova sistemazione.
Il colonnello era molto felice di vederlo e lo invitò al poligono sotterraneo per provare una pistola
ad uso sportivo molto utile nelle missioni sotto copertura. La Usfa Zip ricordava una sparachiodi.
Una pistola modulare a percussione anulare semiautomatica con chiusura labile, alimentata tramite
i caricatori da 25 colpi, della carabina ruger 10/22, in polimeri ed alluminio aeronautico con canna
in acciaio inossidabile di 13 centimetri. Un gioiellino utile per il porto occulto in abiti civili.
Con un ascensore arrivarono al poligono sotterraneo già impiegato da una squadra spagnola di 12
elementi nell’addestramento mensile a rotazione, obbligatorio per tutti i paesi che costituivano
l’Eurogendfor. Sparavano con delle armi corte per il tiro ravvicinato. Utilizzavano pistole
mitragliatrici Beretta Mx4 calibro 9x19 mm., con una cadenza di tiro di 1200 colpi al minuto.
Il rumore era molto forte e l’odore di cordite intenso, nonostante i robusti ventilatori spazzassero
l’area alla fine di ogni sessione di tiro. Il colonnello gli fece indossare le cuffie e gli porse la Zip
con un caricatore da 25 colpi. Jimmy aspettò il via del maestro d’armi e sparò tutte le cartucce sul
profilo che ritraeva il volto di un terrorista incappucciato. Colpì la sagoma a distanza di venti
metri, ventitré volte su venticinque. Aveva perso un po’ la mano. Il colonnello sembrava
soddisfatto. L’arma era molto leggera e precisa. Provò diverse volte l’estrazione da una fondina in
bianco poi si allenò a fare fuoco sulle sagome in movimento nel tiro dinamico. Ottenne il
punteggio pieno. Riusciva a concentrarsi, a sparare con calma e precisione muovendosi con
leggerezza e fluidità come un danzatore sulla pedana di una gara di ballo. Sparare ad un bersaglio
di cartone era facile per chiunque ma solo pochi uomini addestrati ad uccidere potevano farlo con
un essere umano e purtroppo Jimmy era uno di questi. Il colonnello aveva un proposta e voleva
presentargli un suo amico consulente nel settore privato. All’ultimo scompartimento di tiro c’era
un tizio alto, biondo che con fare risoluto continuava a sparare contro il bersaglio di cartone
crivellandolo di colpi. Quando si fermò per lo scatto dell’otturatore che segnalava l’espulsione
dell’ultimo bossolo, si voltò verso Jimmy presentandosi come il Maggiore Sanders dell’Aegix
Defences Services inglese. Un servizio di contractor che operava nel settore della protezione
personale presso le ambasciate. Per un mese a tutela dello staff di un ambasciatore poteva
guadagnare 3000€ ed il vitto e l’alloggio erano a cinque stelle.
Lavorare al Laboratorio era molto più tranquillo e rilassante di un servizio di scorta ma al Palazzo
Montecristo c’era Elisa e voleva trovare il modo di evitarla.
Il colonnello Hadley lo aveva presentato come l’unico sopravvissuto dell’operazione Black
Hurricane, missione dimenticata da Jimmy per l’investimento del furgone, ma che invece il
Colonnello ricordava benissimo. Raccontò al Maggiore Sanders del giovane Jimmy, unico
sopravvissuto di una pattuglia di quattro elementi in una operazione di ricognizione in Afghanistan
sorpresa in un’imboscata. Il povero Jimmy era fuggito per 50 miglia sulle impervie montagne di
una catena montuosa sferzata dal vento e dalla pioggia ed era riuscito a raggiungere il punto di
prelievo dopo aver liquidato sette dei dodici talebani che gli davano la caccia. Così era diventato
sergente ed aveva acquisito una competenza operativa che lo poneva sullo stesso piano dei
contractor al soldo del Maggiore. Jimmy era onorato di poter partecipare ad un nuovo incarico ma
prima di partire doveva allenarsi duramente. La struttura che ospitava l’Eurogendfor sarebbe stata
la sua scuola per le prossime due settimane con delle esercitazioni di tiro, di combattimento corpo
a corpo e di close quarter battle, molto utile per combattere in ambienti ristretti come quelli delle
ambasciate. Alla fine del mese poteva diventare membro di una squadra di quattro persone ed
operato all’estero presso uno dei consolati italiani.
Jimmy ringraziò per l’opportunità che gli veniva offerta e tornò al Laboratorio in tempo, per subire
la sfuriata di Elisa che gli ricordava che lei era la responsabile del progetto di restauro dei libri di
Sir Arthur Conan Doyle e che lui doveva affrettarsi con il lavoro di rilegatura o la consegna
sarebbe arrivata in ritardo.
Una telefonata del dottor Corso lo avvisava per effettuare un recapito. Il cliente era un Imam di
Torino e risiedeva nella zona di piazzetta Manlio Brosio. La consegna al domicilio del cliente
andava effettuata nel più breve tempo possibile. Il testo di Calza Giuseppe, era un saggio sulla
religione de’ Maomettani. In Venezia, appresso Antonio Fortunato Stella, del 1794 di centimetri
19,5 e di pagine 172. Graziosa legatura ottocentesca in mezza pelle coeva con titoli e fregi in oro
al dorso; tagli spruzzati. Trascurabile segno di tarlo al margine interno delle ultime carte ma
lontano dal testo. Ottimo esemplare, impresso su carta forte particolarmente fresca. Interessante
lavoro dedicato alla religione islamica con capitoli suddivisi in cenni storici, parte dogmatica,
parte rituale e culto religioso: purificazioni, abluzioni, impurità delle donne, purificazioni
polverali, lavatura, bagni, preghiera, ikameth, preghiera pubblica, tavole astronomiche, uffizio
pubblico nelle moschee, bairam, ramazann, keabè della mecca, voti, prosternazioni, circoncisione,
sepoltura, cimiteri, pratiche di devozione, solennità mevvlud, sermoni nelle moschee, notti
consacrate, reliquie, decima elemosinaria, sacrifizio pasquale, fondazioni e donazioni, moschee,
edifici che circondano le moschee, ospedali de’ pazzi, scuole pubbliche, collegi, pubbliche
biblioteche, cappelle sepolcrali, stamperie dei turchi. Così citava il Moschini nel suo testo “Della
letteratura veneziana del secolo XVIII, I”, di pagine 241 “dettato in uno stile semplice, ma colto,
con ordine e criterio mette senza noia al fatto della religione de’ Maomettani”. Jimmy non doveva
perdere tempo in chiacchiere, il cliente aspettava il libro e bastava che lo consegnasse in portineria
al suo servo. Aveva detto proprio “servo” il dottor Corso, sottolineando il temine con un tono
dispregiativo come se il tizio avesse scarso rispetto per quelli che non erano al suo livello. Si
presentò alla portineria verso le 19.00. La villa aveva l’aspetto caratteristico delle moschee con le
cupole orientali al posto delle torri merlate delle case vicine. Non c’era nessuno nei viali ben curati
adiacenti e la casa era molto silenziosa. Sul piano stradale delle finestrelle si affacciavano su una
tavernetta e servivano da sfogo verso l’esterno. Alla porta venne ricevuto da un afgano alto e dal
volto butterato dai forti venti del suo paese. Indossava una kefiah di colore grigio e sandali
marroni che lasciavano fuoriuscire delle dita enormi. Jimmy si presentò come il corriere del
Laboratorio. L’uomo lo fece accomodare, ritirò il pacco con il libro richiesto e lo apostrofò in un
modo che gli fece gelare il sangue nelle vene. <Finalmente ti rivedo! Sei invecchiato! Mi ricordo
bene la tua faccia quando la guardavo nel binocolo! La faccia di un inglese di merda!> Poi lo colpì
con estrema violenza con un diretto al viso che causò a Jimmy una ricaduta nel regno dei morti.
L’afghano era uno degli inseguitori nell’operazione Black Hurricane e sembrava un tipo molto
vendicativo.
Quando Jimmy si svegliò era nel sotterraneo del palazzo. Ammanettato ad un tubo per l’acqua
molto resistente. Non era solo. Si sentiva piuttosto dolorante per i calci che l’afghano gli aveva
rifilato quando era svenuto e questo sottolineava la mancanza di sportività della sua razza.
Davanti a lui vedeva una specie di tribunale dell’inquisizione. Sullo sfondo un lungo tavolo con
delle sedie che servivano per delle riunioni forse a carattere religiose. A qualche metro da lui
l’afghano completamente nudo con un membro che sembrava una terza gamba tagliata al
ginocchio in posizione di riposo e questo non faceva presagire nulla di buono. Al centro della sala
una donna nuda su un cavalletto con il suo bel sedere in esposizione che piangeva e pregava nella
sua lingua e sulla destra un uomo nudo legato ad una sedia con le gambe ben larghe che
mostravano i gioielli di famiglia. Andava avanti e indietro quello che doveva essere l’Imam,
seduto su una carrozzella a motore per paraplegici. Jimmy era un po’ stordito ma chiese delle
spiegazioni. Doveva esserci un errore: lui era solo un postino venuto per la consegna del pacco. Il
gigante superdotato si era sbagliato, lui era italiano e non sapeva nulla dell’Afghanistan. L’Imam
ed il Gigante si fecero una sonora risata perché Jimmy era comunque un infedele e doveva morire!
Poi gli dissero che dopo l’esecuzione degli altri due infedeli che avevano tradito il Corano sarebbe
stato spellato vivo! Se facevano questo ad un postino cosa avrebbero fatto ad un idraulico? Ci
doveva essere un errore! Ricevette un calcio nelle costole e così smise di argomentare. La donna
aveva tradito il futuro marito per aver fatto sesso prima del matrimonio. Era quindi vietato per la
religione islamica copulare al terzo appuntamento: si doveva passare prima alla funzione religiosa
con il rischio che così potevi sposare la persona sbagliata. L’uomo aveva bestemmiato contro
Maometto per aver fatto sesso con una donna sposata. Se i tribunali occidentali avessero dovuto
occuparsi di questioni del genere sarebbero stati perennemente intasati per delle cazzate.
L’afghano lo aveva di nuovo schiaffeggiato brandendo il coltello che avrebbe usato per levargli la
pelle. Jimmy cercava di razionalizzare nonostante un indiscutibile terrore cominciasse a mandarlo
in diarrea. La pena per entrambi gli accusati era la morte. La donna sarebbe stata violentata fino al
sopraggiungere del decesso e all’uomo bruciati i genitali. Un menù di tutto rispetto per una serata
che si profilava piuttosto lunga ed emozionante. Jimmy immaginò che con l’attrezzo dell’afghano
non ci sarebbe voluto molto e l’uomo sarebbe andato sotto shock cardiaco in poco tempo. Forse
aveva circa mezz’ora prima di abbandonare il suo vestito naturale sul tavolo del macellaio. Era
stato perquisito e gli avevano sottratto il Taser Pulse ma all’interno di una delle tasche aveva un
piccolo taglia unghie. Con quello poteva liberarsi dalla manetta che gli impediva di usare il braccio
sinistro e passare ad un contrattacco. L’Imam celebrò una specie di funzione religiosa e l’afghano
partecipò cantando e salmodiando in arabo. I due traditori della legge islamica piangevano ed
imploravano. Intanto Jimmy cercava di afferrare il taglia unghie senza farsi notare e coinvolgere
emotivamente nel rito. L’afghano aveva preparato il braciere per l’uomo poi lo aveva avvicinato ai
genitali causando un grido terrificante. Il sotterraneo era insonorizzato e nessuno li avrebbe sentiti
urlare. Mentre Jimmy usava l’utensile per liberarsi dalla manetta, l’uomo era svenuto un paio di
volte dopo aver urinato e defecato. Subito venne rianimato con una secchiata d’acqua che
purtroppo non aveva spento il braciere. Nell’aria c’era un forte odore di carne bruciata, di sudore,
di paura, di escrementi e tra le grida ed i pianti l’orrore regnava sovrano. L’Imam continuava ad
insultare la vittima che soffriva orribilmente. Lo si capiva dalla veemenza del tono perché l’arabo
era una lingua sconosciuta a Jimmy. La donna implorava lamentandosi e sarebbe stata la prossima.
Jimmy trafficava con la manetta mentre l’Imam armato di un pugnale, si spostava sulla sua
carrozzella a motore girando in cerchio intorno alle vittime urlanti. Ci vollero quindici minuti per
carbonizzare i genitali e mandare l’uomo con le cosce completamente bruciate in un coma
irreversibile. Toccava alla donna. L’afghano si girò verso Jimmy per controllarlo e mentre lo
guardava aveva iniziato a schiaffeggiare il sedere nudo della vittima con la sua proboscide per
eccitarsi. Non riuscendo a raggiungere la dimensione necessaria alla violenza carnale, fece ricorso
a della cocaina per ottenere l’irrigidimento del fallo ed esercitare lo sfondamento ripetuto del
giovane posteriore in così bella mostra. L’Imam continuava a guardare e a godersi lo spettacolo
salmodiando brani del corano. Grazie agli stupefacenti, l’afghano era riuscito ad eccitarsi e aveva
cominciato a massacrare la donna con delle violente spinte, lacerando le parti intime. Più entrava
nella donna e più si eccitava in uno sfrenato balletto di colpi ed urla che non sembrava avere una
fine. Poi la donna morì per un’emorragia interna mentre l’afghano continuava a violentarla senza
pietà ormai deceduta. L’Imam si era avvicinato alla poveretta quando aveva smesso di urlare, per
rianimarla come aveva fatto con l’uomo e poter ricominciare il supplizio.
Mentre l’afghano era ancora dentro il culo della morta e l’Imam distratto dal suo silenzio, Jimmy
liberatosi dalla manetta al polso, era scattato verso un tavolo e raccolto un martello vicino ad altri
attrezzi acuminati non adibiti al bricolage. Con un colpo deciso sfondò il cranio
dell’inchiappettatore drogato e disarmò l’Imam del suo pugnale colpendolo sul polso.
Ancora una volta avrebbe riportato a casa la pelle! Il vecchio Imam terrorizzato, cercando di
fuggire sulla sedia a motore per invalidi con delle corse pazze verso l’uscita, venne bloccato da
Jimmy ad un metro dalla porta chiusa. Si fece consegnare le chiavi, gli chiese se c’erano delle
telecamere di sorveglianza e dov’era l’unità di registrazione ed archiviazione dei dati. L’Imam fu
molto disponibile a dargli tutte le indicazioni dopo la rottura di un ginocchio con una martellata.
Jimmy legò il vecchio alla sedia, disabilitando il controllo del motore che lo faceva deambulare,
poi andò a controllare l’uomo dai genitali carbonizzati. Era morto. Il cuore si era fermato per
l’intenso dolore. Jimmy liberò la donna morta dal cavalletto e trasportò anche l’uomo sulle panche
in fondo alla sala. Trascinò successivamente il corpo dell’afghano depositandolo su una sedia.
Bloccò il paraplegico fondamentalista ad una gamba del tavolo e fece sparire tutte le prove del
supplizio a cui aveva assistito. Si recò al piano superiore per eliminare qualunque prova del suo
passaggio. In un ripostiglio trovò l’attrezzatura per le pulizie ma bastava un detergente
all’ammoniaca per eliminare le sue impronte sulle maniglie. Quello che cercava erano le riserve di
combustibile che servivano a rifornire il generatore ausiliario. Depose le taniche accanto alla porta
dello scantinato e decise di fare un giro turistico della casa. L’Imam era di famiglia benestante.
Ottimi arredi, fantastiche suppellettili, costosi ornamenti, però Jimmy cercava la cassaforte. Rubò
l’hard disk della sorveglianza e si mise a cercarla. Dove teneva il denaro per la guerra santa il
religioso fondamentalista? Impiegò una buona mezz’ora prima di scoprire nello studio privato, una
botola sotto la moquette. Conteneva un pacco di dollari e una cassetta in metallo di lingotti di
piccole dimensioni da 1000 grammi e saranno stati un centinaio. Trovò una borsa in pelle piena di
documenti in arabo. La svuotò e depositò i lingotti all’interno, lasciando i dollari per evitare che
durante una indagine di polizia si potesse pensare al furto e non ad un tragico incidente. La valigia
era pesante ma per la giovane età di Jimmy non era un problema. Mise la borsa davanti all’uscita e
tornò al sotterraneo a finire il lavoro. L’Imam voleva essere liberato in quanto cittadino straniero
con passaporto diplomatico. Aveva fatto solo il suo dovere di capo religioso giustiziando i due
infedeli. L’afghano poteva considerarlo una vittima di guerra. Su questo Jimmy concordava: le
persone decedute a causa sua nell’operazione Black Hurricane diventavano otto. Purtroppo le
argomentazioni dell’Imam non erano soddisfacenti e Jimmy cominciò a spargere la benzina in
modo da inzuppare tutti i corpi e renderli irriconoscibili. Fece una bella striscia di liquido
infiammabile dal camino dove erano stati prelevati i tizzoni per il barbecue ai genitali, fino al
tavolo delle vittime, mentre l’Imam supplicava in italiano. Ma Jimmy era inglese e certi discorsi
nella sua lingua risultavano incomprensibili, così prima di chiudere la pesante porta a tenuta
stagna, consegnò tutti al fuoco. Uscì dalla tenuta dei fondamentalisti nell’oscurità più completa
come un qualunque impiegato che tornava dall’ufficio dopo una giornata di duro lavoro. Forse fare
il Contractor per l’Aegix sarebbe stato meno pericoloso. A casa Elisa era appena tornata
dall’appartamento delle gemelline russe ancora eccitata per quello che aveva fatto. Quella sera era
invitata con le sue nuove amiche, ad una riunione presso l’ordine degli Angeli di Rael, la setta
ufologica a cui si era iscritta. Avrebbe soddisfatto tutti i desideri carnali dei Profeti che
partecipavano all’evento. Sarebbe stato molto divertente e lo avverti di non aspettarla alzata. Non
poteva perdere tempo con un cazzo moscio! Jimmy era semplicemente stanco per la consegna del
libro e sarebbe andato a dormire subito. Naturalmente sul divano. Elisa la sera voleva essere
chiavata di brutto! Non capiva come fare il corriere potesse essere così debilitante. Lo dileggiò
come sempre con quel suo umorismo così sboccato e volgare. Jimmy senza rispondere alle sue
farneticazioni, sprofondò nella morbidezza del divano e nell’oblio di un sonno senza sogni. Il
giorno seguente come tutte le settimane successive,
il lavoro presso il Laboratorio diventò un vero incubo. Elisa era maleducata e lo trattava male
davanti ai colleghi mettendolo in imbarazzo. Quando si trovavano nel loro appartamento era anche
peggio. Continuava a frequentare l’alloggio delle gemelline russe e partecipava attivamente alle
sessioni di sesso davanti alla webcam facendo un doppio lavoro. Jimmy non era mai riuscito a
farle raggiungere quell’orgasmo che tanto agognava ed il punto G si trovava chiaramente in un
universo situato in una galassia talmente lontana che il poveretto aveva smesso di cercarlo.
Tornare a casa era diventata una pena assoluta. Quando aveva finito il lavoro di rilegatura dei testi
che tanto lo appassionava, andava al poligono dell’Eurogedfor per allenarsi al tiro dinamico.
Il colonnello Hadley gli aveva fatto firmare il contratto con l’Aegix e sarebbe partito il mese di
Luglio per una missione in Ucraina. Nel frattempo doveva continuare ad allenarsi ed addestrarsi.
Chiese al maestro d’armi del poligono, di certificare le sue sessioni di tiro sia statico che dinamico
con i punteggi ottenuti, per un eventuale lavoro nel settore della sicurezza privata.
Superò brillantemente l’esercitazione di close quarter battle con la squadra olandese nella Killing
House, aggiudicandosi un punteggio di tutto rispetto. Il lavoro di rilegatura al Laboratorio era
gratificante ma doveva sospenderlo per evitare che i conflitti della vita privata, lo danneggiassero
ulteriormente. Comunicò all’ufficio del personale del Laboratorio la sua richiesta per motivi
famigliari, una scusa che in Italia andava per la maggiore e loro gli risposero che capivano la
situazione ma sarebbe stato sostituito ed al suo ritorno il contratto a progetto poteva non essere
prorogato. Miracoli dell’abolizione dell’articolo 18! Una sera di fine giugno si collegò ad Internet
con il piccolo portatile e trovò una mail dell’Aegix che gli comunicava l’assunzione per il mese di
Luglio e gli inviava un catalogo delle armi utilizzate dal servizio di sicurezza di cui avrebbe fatto
parte. Poteva scegliere solo l’arma corta ad uso personale ed un coltello da combattimento.
L’arma lunga in dotazione, era uguale per tutti i membri della squadra. Il catalogo forniva diversi
tipi di pistole di marche molto conosciute e Jimmy ne voleva una facilmente occultabile e di forte
impatto. Scelse un revolver Ruger LCR a cinque colpi calibro 357 magnum ed un coltello Cold
Steel Tanto lite, da portare in cintura. Tutti gli abiti che avrebbe indossato sul lavoro, giacche e tute
li forniva l’Aegix che garantiva sul posto anche un servizio di lavanderia.
Jimmy doveva portare solo dei cambi di abiti civili. Il porto d’armi veniva attivato a Kiev dove
avrebbe prestato servizio dal 1° di Luglio. Lesse bene il contratto definitivo e lo siglò con firma
elettronica rispedendolo soddisfatto al mittente. Il Taser Pulse era un’arma illegale e non dichiarata
in Italia ed ovviamente non poteva essere portato su un volo di linea o lo avrebbero arrestato, così
lo nascose vicino alla valigia con gli smeraldi e l’oro. Elisa non prese molto bene il cambiamento.
Ma se era quello che lui voleva non poteva fermarlo o fargli cambiare idea. Ammetteva che il loro
rapporto si era incrinato e che da coppietta felice si erano trasformati in due coniugi arrabbiati.
Elisa era proprio affamata di sesso e non poteva più stare con uno che non riusciva a provocarle
orgasmi multipli mandandola in estasi. Non capiva perché lui non avesse voluto inchiappettarla
perché a lei piaceva moltissimo. Jimmy provava disgusto all’idea e se avesse tentato di soddisfare
la richiesta avrebbe di sicuro vomitato durante il rapporto. Lei lo salutò con un finto bacio e poi si
coricò nella loro ex camera coniugale in compagnia del suo gigantesco fallo di gomma. Jimmy si
addormentò sul divano e non sognò nulla sprofondando in una incoscienza liberatoria. Si apriva un
nuovo capitolo nel libro della sua vita. Il giorno seguente, domenica, era andato a correre come
sempre ed al ritorno si esercitò in un centinaio di addominali sul tappeto del salotto.
Con fatica ma anche con grande soddisfazione quando si guardò nudo davanti allo specchio.
Dopo una robusta colazione con uova e pancetta ed i resti del pollo fritto avanzati il giorno
precedente, si mise al computer per una ricerca sul luogo in cui sarebbe andato ad operare.
Era solo un addetto alla sicurezza ma avere un quadro abbastanza preciso poteva servirgli ad
evitare errori che potevano rilevarsi fatali.
Scaricò dal sito dell’Istituto per gli studi di Politica Internazionale la relazione di Aldo Ferrari:
“Oltre la Crimea. Russia contro Europa?” E si mise a leggerla con attenzione.
Elisa dormiva persa in un sogno dove gli uomini avevano una proboscide e non la usavano per
bere.

UNA MISSIONE A KIEV.

Lunedì mattina Jimmy dopo il volo Torino-Milano, aveva preso quello per Kiev arrivando per
mezzogiorno circa, all’aeroporto Kiev-Boryspil’distante 29 chilometri dal centro cittadino.
Si recò al terminal B degli autobus Polit: quelli dalla targa 322 con specificata in lettere cubitali a
prova di deficiente, la destinazione voluta. Ci vollero 50 minuti di viaggio, prima di vedere delle
abitazioni moderne e negozi degni di quel nome. L’aspetto era di gente che viveva modestamente e
di estrazione operaia. Ogni tanto passavano delle auto lussuose, forse di persone poco
raccomandabili della mafia russa. Il portafoglio era ben fornito di euro validi in tutta Europa ma
aveva cambiato ad uno sportello automatico parte del denaro in hryvnja, la moneta locale, divisa in
100 copechi con un cambio molto vantaggioso di 1 a 10. Arrivò nel centro storico il pomeriggio,
stanco ed affamato con il suo zaino in spalla e l’abbigliamento sportivo. Si fermò a mangiare al
Buddha Bar Restorant. Da una piccola porticina entrò in un locale molto lussuoso a tre piani con
una discoteca, un lounge e un’enorme sala bar alta 5 metri e larga 25. Consumò una zuppa
chiamata bortsch, fatta con barbabietole e panna acida un po' indigesta, accompagnata da del buon
tè aromatico caldo. Non c’era vino o birra a quell’ora ma poteva avere della vodka sempre
disponibile. Rifiutò l’offerta, si sciroppò la zuppa sperando che al consolato il menù avesse una
scelta più ampia e rispettasse i suoi gusti. Si presentò all’ambasciata italiana verso le 17.00 dopo
aver smarrito la strada diverse volte. Non parlava la lingua e l’inglese non era a conoscenza della
maggior parte dei passanti. Il servizio di sicurezza veniva gestito dal 9° Reggimento d’assalto
Colonnello Moschin dell’arma dei Carabinieri e naturalmente parlavano tutti l’italiano e qualcuno
anche il siciliano. Sembrava di essere tornato a casa. Per un attimo pensò ad Elisa e alla sua storia
finita con il suo trasferimento a Torino. In Sicilia erano stati veramente felici! Gli altri membri
della squadra di sicurezza al servizio dell’ambasciatore e della sua famiglia, erano già arrivati e li
avrebbe trovati nella stanza dove alloggiavano in comune. Si mise il badge al collo e zaino in
spalla, salì al secondo piano superando gli uffici dei controlli passaporti e per il rilascio del visto.
Tutto il personale era italiano ad eccezione di quello di servizio ucraino, comprese le ragazze
addette ai piani. Tutte molto carine e bionde e fantastiche in quella divisa nera con i pizzetti dorati.
Gli altri membri della squadra erano un francese, un tedesco ed un greco e sembrava una
barzelletta. Gente tosta. Ex forze speciali. Si erano già sistemati sui letti e a Jimmy era toccato
quello vicino al gabinetto con tutto il suo aroma. Fecero le presentazioni ma nessuno era molto
loquace. La squadra di sicurezza veniva cambiata tutti i mesi dall’Aegix e non c’era molto tempo
per fare conoscenza. Come veterani l’affiatamento si sarebbe manifestato sul campo. Dovevano
scortare l’ambasciatore nei suoi spostamenti per eventuali riunioni con i membri del parlamento
ucraino o per le cene di lavoro in un ambiente meno formale. Tutelare la figlia adolescente e la
moglie, accompagnandole durante lo shopping o per le visite mediche di routine. Non potevano
fraternizzare con il personale dell’ambasciata per motivi di sicurezza e sarebbero stati solo loro
quattro a condividere una stanza di trenta metri quadrati. Due palle! L’idea di dover vedere Kiev
dalle finestre del consolato non era molto stimolante. Tutti attendevano con gioia una cena galante
sperando che l’intera ambasciata si riempisse di belle figliole. Jimmy ricordava che la compagnia
dei militari non era delle migliori. Erano individui abituati ad operare da soli o in coppia e
potevano restare in silenzio anche per dei giorni. Il mese a Kiev si stava per rivelare di una noia
assoluta. Il francese era nato in Corsica e si faceva chiamare Pon Pon per via dei testicoli enormi
che oscillavano come biglie in un moto perpetuo durante il sesso. Quando lo disse si profuse in un
sorriso smagliante che rivelò dalla mascella quadrata una dentatura bianca e perfetta. Il tedesco era
stato nel GsG9 e non era molto loquace. Aveva qualcosa di elitario nel portamento e nel tono con
cui scandiva in inglese le parole. Forse era stato un ufficiale e non si trovava molto a suo agio con
ex sergenti. Il greco ricordava un torello per via della forma fisica scolpita dagli allenamenti in
palestra. L’orecchino d’oro lo distingueva come omosessuale e doveva lavorare in coppia con il
tedesco. Jimmy propose di giocare a carte ma la maggioranza optò per un riposo assoluto perché la
sveglia era alle sei del mattino ed alle 7 dovevano prendere servizio. Sempre meglio riposare
quando ne hai la disponibilità. Al mattino fecero colazione dopo la doccia. Dieci minuti per
ciascuno sotto un getto d’acqua quasi bollente perché il regolatore del flusso non funzionava bene.
Mangiarono delle brioches confezionate, accompagnate da caffè e succo di frutta poi si diressero
nel magazzino dietro l’ambasciata per controllare l’armamento. Erano tutti e quattro in tuta ed
indossavano scarpe sportive. Aprirono l’armeria con un badge e constatarono sorpresi che le armi
erano nuovissime. Ogni armadietto conteneva la divisa da indossare. L’abbigliamento formale
giacche e cravatte, sarebbe rimasto nella custodia protettiva perché nei mesi estivi non erano
previsti dei ricevimenti. Indossarono pantaloni neri, camicia bianca e scarpe nere di cuoio con la
suola in gomma. Sopra la camicia un giubbotto anti proiettile modello Second Chance che
garantiva una protezione discreta e per finire una giacca in tela coloniale simile a quella indossata
dal personale di sicurezza israeliano. Jimmy trovò la fondina con la Ruger LCR 357 che aveva
richiesto, mentre tutti gli altri avevano optato per le nuove Sig Sauer P320 in dotazione al
personale americano.
L’arma lunga era la pistola mitragliatrice H&K MP7 con due caricatori di scorta da 40 colpi per un
buon volume di fuoco. Si vestirono con la divisa che aveva sul bavero il distintivo dell’ambasciata
e quello dell’Aegix, ed indossarono le armi corte. Il breafing operativo era in una saletta del
secondo piano con l’ufficiale dei carabinieri che gestiva il servizio di sicurezza dell’ambasciata.
Il lavoro di scorta era sotto la loro responsabilità e sarebbero stati autonomi nelle decisioni che
avrebbero preso per garantire la sicurezza dell’ambasciatore e della sua famiglia. Il Maggiore
Silvestri era un ufficiale molto simpatico ed efficiente. In mezz’ora raccontò il suo lavoro in
ambasciata facendo ben presente che eventuali minacce potevano arrivare soltanto dall’esterno
perché il personale sotto il suo comando, era fedelissimo ed ogni cameriere, cuoco o vivandiera
aveva superato tutti i controlli di sicurezza. Quindi finché restavano nel consolato non correvano
alcun pericolo. Fornì alla squadra un comunicato sul fronte terroristico che ultimamente aveva
causato problemi all’ambasciata italiana. Gli attentatori che minacciavano l’ambasciatore e la sua
famiglia erano del Daesh un gruppo del Marocco il cui motto é “stabilirsi ed estendersi”.
La loro rivista Dabiq, dall’emblematico titolo Break the cross (Distruggi la croce), a fronte di una
minore enfasi in tema di dimensione territoriale del Califfato, si soffermava sugli attacchi da
compiere anche in Occidente per i quali erano forniti suggerimenti tecnico operativi. Ad esempio,
a partire dal secondo numero, era stata inserita una sorta di rubrica dal titolo “Just terror tactics”
in cui si indicavano gli obiettivi da prediligere (strade, manifestazioni, mercati ed in generale,
luoghi affollati), i diversi mezzi offensivi da utilizzare (…se si decide di investire le vittime con un
veicolo, è bene sceglierne di grandi dimensioni per massimizzare gli effetti…) e, nel caso di azioni
con armi da taglio, le parti del corpo da colpire. Una rivista che Jimmy non avrebbe trovato in
edicola ma diffusa via Internet, trasformava qualunque passante mediorientale in un potenziale
attentatore. Terminato il breafing con il maggiore Silvestri, incontrarono l’ambasciatore.
Lavorava in ufficio tutto il giorno in video conferenza, con le più importanti ambasciate del
mondo. La moglie e la figlia che uscivano più spesso, erano considerate un bersaglio secondario e
vennero affidate ufficialmente alla custodia di Jimmy e Pon Pon. Le coppie di divisero. Mentre il
tedesco ed il greco rimanevano fuori dall’ufficio dell’ambasciatore a rompersi i coglioni, Jimmy e
Pon Pon incontravano il resto della famiglia sperando volessero uscire a fare la spesa, andare dal
parrucchiere o qualunque cosa li portasse fuori da quelle quattro mura. La moglie era bionda come
la figlia. Entrambe magre e dotate di una terza di seno che appariva naturale. Così giovani da
sembrare sorelle sia per il modo di comportarsi allegro e spontaneo sia per l’abbigliamento da
disinibite collegiali. Per quella mattinata non dovevano andare da nessuna parte ma il giorno
successivo la piccolina si sarebbe recata dal dentista per il controllo annuale, la pulizia dei denti e
poi avrebbero fatto shopping. Allegria! Finalmente! Jimmy e Pon Pon passarono la giornata
scherzando con le impiegate ucraine nelle pause caffè e cercarono di farsi dare il telefono da
qualcuna delle cameriere. Il tedesco ed il greco restarono seduti nelle poltroncine fuori dall’ufficio
dell’ambasciatore senza lasciarle nemmeno per la pausa pranzo.
La sera i quattro addetti alla sicurezza si riunirono nella saletta al secondo piano con il Maggiore
Silvestri che consegnò i nuovi smartphone per il lavoro sul campo.
Le comunicazioni sarebbero state cifrate grazie al cellulare Blachphone Private OS su base
Android, dotato di applicazioni silent text, silent phone e un servizio di email criptate silent circle,
con autodistruzione in caso di violazione dei dati. In questo modo intercettarli durante il lavoro di
scorta diventava impossibile. Dopo cena guardarono un po’ di televisione per farsi un’idea dei
programmi ucraini ma sembrava fossero tornati negli anni ottanta. Trentadue canali digitali
generalisti e di informazione. Via satellite solo Viasat con pochissimi programmi in lingua inglese,
molti reality show dedicati al ballo e alla musica, allegri ma poco interessanti per due maschi
amanti degli spogliarelli come Jimmy e Pon Pon. Si addormentarono verso le dieci dopo una
partita a carte di un paio d’ore vinta barando, dal tedesco. Il mattino seguente le coppie si divisero
e Jimmy e Pon Pon si diressero agli appartamenti della moglie e della figlia dell’ambasciatore.
Erano le dieci del mattino e le due ucraine continuavano a girare in bikini per il grande caldo,
suscitando pruriti nelle parti basse dei due addetti alla sicurezza che tentavano di mantenere un
comportamento professionale. La figlia dell’ambasciatore chiese a Jimmy di allacciarle il
reggiseno mentre la madre faceva la doccia con la porta aperta. Si respirava un’atmosfera
veramente informale. La piccola coniglietta ucraina doveva andare dal dentista e l’appuntamento
era per le 11. Mentre Pon Pon rimase in camera cercando di mantenere il controllo, Jimmy scese
all’ingresso dell’ambasciata per parlare con il Driver che li avrebbe accompagnati all’esterno e
conoscere le sue competenze. L’autista ucraino purtroppo non aveva esperienza di tecniche di
guida operativa e poteva rivelarsi in caso di aggressione un vero problema. Uno dei sottufficiali
dei carabinieri in servizio all’ingresso, gli confermò che da circa un paio di mesi per un taglio del
bilancio, gli autisti venivano assunti tra il personale locale. Non avevano ricevuto quel particolare
addestramento che poteva salvare la vita in caso di attentato. Jimmy telefonò a Pon Pon e lo
informò sulla situazione ed il francese gli rispose che avrebbero fatto a meno di quell’autista e non
sarebbero usciti all’esterno se non fosse avvenuta una sostituzione con del personale più esperto.
Dopo pochi minuti arrivò a Jimmy una chiamata del Maggiore Silvestri : affidava l’incarico di
driver ad uno dei graduati dell’arma dei carabinieri, veterano dalle missioni in Iraq e non dovevano
più preoccuparsi. L’auto in dotazione era una Land Rover Blindata PHEV o Plug in Hibrid electric
veichle, modernissima e resistente al fuoco di armi automatiche. Se gli attentatori avessero usato
un missile anticarro o delle granate potevano avere qualche problemino e perdere le clienti. Alle
10.30 le due signore si degnarono di scendere dai loro appartamenti scortate da Pon Pon che non
vedeva l’ora di uscire dall’ambasciata e di respirare aria nuova. Il driver dei carabinieri,
programmò il satellitare per raggiungere l’ambulatorio del dentista. Le vie mostravano cartelli
stradali in cirillico, e solo quelle principali erano anche in inglese. Meglio affidarsi alla voce
monotona e precisa dell’impianto satellitare che li avrebbe portati a destinazione. Jimmy si sistemò
vicino all’autista per fare due chiacchiere. Pon Pon preferì il comodo divano posteriore della Land
Rover in compagnia di madre e figlia che per l’occasione indossavano un completino eccessivo
persino per una festa di addio al celibato. Le strade in periferia erano quasi deserte. Solo quelle
centrali dove si trovava il Centro Storico e le principali attrattive turistiche degne di interesse,
brulicava di gente. Le auto erano tutti modelli sovietici e pareva di essere tornati negli anni ‘70.
Arrivarono dal dentista cinque minuti prima dell’appuntamento. Un condominio come tanti con
una targa in ottone che segnalava che il medico parlava ucraino, inglese ed italiano e forse era
stato quello il motivo della scelta.
La portinaia nel suo piccolo cucinino parlava al telefono fisso ignorando gli ingressi ed il loro
passaggio. Sicurezza zero. Salirono al terzo piano senza incontrare nessuno. Alla reception
lavorava la dea venere. Una ragazza così bella che le carie sarebbero guarite alla semplice vista.
Sorrideva e con tono flautato nella sua bellissima lingua incomprensibile, avvisava che il dottore
avrebbe ricevuto la figlia dell’ambasciatore immediatamente. La sala d’aspetto era vuota ed
odorava di pulito. Quando la ragazza venne sospinta dalla madre con la promessa dell’acquisto di
una borsa nuova all’interno dello studio medico, Jimmy e Pon Pon si rilassarono guardando con
insistenza l’infermiera e fantasticando se dietro al bancone indossasse o meno la gonna. Dopo 45
minuti la figlia venne dimessa. Si lamentava che la pulizia dei denti era stata dolorosa ma era
normale, nessuna carie la minacciava e si sarebbero visti il prossimo anno. Purtroppo l’infermiera
non lasciò mai la sua postazione con il rammarico dei due addetti alla scorta. Il carabiniere era
riuscito a schiacciare un pisolino e quando aprirono le portiere si svegliò con un salto. Jimmy si
sistemò nuovamente accanto all’autista mentre Pon Pon tornava a sedersi vicino alle due clienti.
La moglie dell’ambasciatore voleva portare la figlia a fare shopping in centro ed il carabiniere
programmò il satellitare per la nuova destinazione. Il viaggio in periferia era lungo e monotono ed
i passanti in tenuta estiva molto rari. Non soffiava che una minima brezza così nella Land Rover
venne alzato a palla il condizionatore. Improvvisamente due Zaz, una di colore arancio ed una
gialla, arrivarono sparate incontro alla Rover. Una a destra ed una a sinistra della via.
Quella gialla sterzò bruscamente per tagliare la strada all’auto di scorta mentre quella arancio era
ferma sulla sinistra ad una decina di metri. Jimmy dette un pugno sulla coscia del driver che
inchiodò la vettura poi aprì lo sportello blindato e si rifugiò dietro con l’H&K MP7 in posizione di
tiro. Dalla Zaz gialla una testa con il passamontagna cercava da dietro lo sportello, di portare
l’AK47 in posizione di tiro ma perse dei secondi preziosi per posizionare l’arma a canna lunga.
Se aveva un passamontagna o cercava di nascondere la calvizie o era un terrorista. Jimmy optò per
la seconda ipotesi e fece fuoco a ripetizione con la pistola mitragliatrice, molto più agile da
manovrare negli spazi ristretti. Colpì la portiera del terrorista infrangendo il vetro ed uccidendolo
sul colpo poi abbandonò lo sportello della Rover e continuò a fare fuoco sul lunotto anteriore
dell’auto uccidendo il compagno che sedeva accanto. Pon Pon era sceso dalla vettura e teneva
sotto mira la Zaz gialla. La Zaz arancio che si era avvicinata cercando di fornire supporto tattico ai
colleghi, aveva inchiodato e stava facendo retromarcia sotto il fuoco di Jimmy che sostituiva il
caricatore mentre si avvicinava a piedi incontro alla vettura. La Zaz arancio urtò contro un’auto
posteggiata arrestando la sua ritirata. Il guidatore incappucciato cercò di abbandonare la vettura ma
venne ucciso con un proiettile alla schiena ed uno nella zona parietale del cranio. Jimmy era in
mezzo alla strada. Continuò a sparare senza sosta terminando il secondo caricatore dell’H&K
Mp7, senza che nessuno dei terroristi rispondesse al fuoco. Abbandonò la pistola mitragliatrice che
oscillò lungo il fianco sospesa dal laccio di cuoio. Tolse la Ruger Lcr 357 dalla fondina e per
sicurezza sparò quattro dei cinque colpi a disposizione sul lunotto anteriore dell’auto che si stava
imballando con il motore acceso. Impugnando il revolver constatò il decesso dei due terroristi.
Caricò il guidatore dallo sportello di destra togliendolo dal selciato poi rimosse i fucili ad entrambi
riponendoli nel bagagliaio. Posizionò su uno dei due tergicristalli un biglietto da visita
dell’ambasciata italiana per la polizia locale. Con l’arma in pugno tornò alla Zaz gialla sempre
sotto il tiro di Pon Pon che la guardava concentrato. All’interno il guidatore ed il suo compagno
erano morti crivellati dai colpi. Sul sedile posteriore senza il cappuccio che lo nascondeva, sedeva
il loro capo. Aveva tratti mediorientali. Uno dei proiettili di Jimmy gli aveva procurato una frattura
scomposta alla spalla destra ed una lesione all’arteria succlavia impedendogli di lanciare la bomba
a mano che teneva in grembo. Jimmy entrò nell’abitacolo con la Ruger in pugno. Il terrorista stava
biascicando in parte nella sua lingua ed in parte in inglese le rivendicazioni del Daesh. Non si
capiva bene cosa farneticasse ma era molto convinto del fatto che Allah fosse grande comunque.
Era più morto che vivo e consegnato nelle mani dei servizi di sicurezza lo avrebbero torturato
durante gli interrogatori. Se finiva in galera diventava oggetto di rivendicazioni da parte del suo
gruppo religioso e probabilmente qualche civile occidentale sarebbe stato rapito per uno scambio.
Il terrorista lo guardava con sfida e continuava a blaterare nella sua lingua frasi incomprensibili.
Forse pensava che comunque nell’aldilà avrebbe trovato le 72 vergini che l’avrebbero soddisfatto.
Perché aspettare! Jimmy pose fine alle sue sofferenze sparando l’ultimo colpo a disposizione
proprio al centro della fronte. Rientrato nella vettura il carabiniere partì velocissimo mentre Pon
Pon e le due donne terrorizzate si complimentarono con lui. Dall’inizio alla fine dello scontro
erano passati solo quattro minuti e mezzo, un tempo che a Jimmy era sembrato lunghissimo e lo
aveva fisicamente prostrato. Chiese alla moglie dell’ambasciatore se potevano prendere in un self
service qualcosa da mangiare perché gli era venuta fame: quattro hamburger andavano benissimo!
Al ritorno in ambasciata il Maggiore Silvestri voleva vederlo per fargli i complimenti sotto lo
sguardo invidioso del tedesco e del greco che avevano trascorso la mattinata seduti sulle
poltroncine fuori dall’ufficio dell’Ambasciatore. La polizia ucraina pretendeva spiegazioni
dettagliate sull’accaduto ma si occupò della faccenda il Maggiore evitandogli qualunque
interrogatorio. L’ambasciatore lo ricevette nel pomeriggio per ringraziarlo di avergli salvato
moglie e figlia. Lo studio era ampio e spazioso, quasi una biblioteca privata per l’alto numero di
volumi che riposavano sugli scaffali. L’ambasciatore restò molto sorpreso della precedente attività
di Jimmy come rilegatore e gli mostrò alcuni libri che riteneva preziosi per la sua collezione.
Possedeva una Divina Commedia di pregio: Dante con l’espositioni di Christoforo Landino, et
d’Alessandro Vellutello. Sopra la sua Comedia dell’Inferno, del Purgatorio, & del Paradiso. Con
tavole, argomenti, & allegorie, & riformato... & ridotto alla sua vera lettura, per Francesco
Sansovino. In Venetia, appresso Giovambattista, Marchio Sessa et fratelli, del 1578. Grande e
celebre xilografia a tre quarti di pagina al frontespizio con ritratto di Dante entro cornice
istoriata da angeli, festoni e putti. Novantasei bellissime illustrazioni xilografiche a mezza pagina,
marchio tipografico Sessa al colophon, graziosi capi lettera e testatine xilografate ed istoriate.
Legatura settecentesca in piena pergamena rigida con titoli in oro su doppio tassello, fregi e filetti
al dorso. Testo dantesco in carattere corsivo circondato dal fittissimo commento in carattere
tondo. Sporadiche fioriture ed arrossature e qualche impercettibile alone limitato a pochi
millimetri del margine esterno. Esemplare ben conservato. Celebre edizione detta “del Nasone” o
“del Gran naso” a causa del ritratto dantesco apposto al frontespizio. Oltre allo straordinario
apparato iconografico dove gli editori usarono i legni dell’edizione Marcolini del 1544, questa
edizione si distingueva per il rigore della curatela e la ricchezza dei commenti: il curatore
Francesco Sansovino ebbe il merito di riunire il commento di Alessandro Vellutello, edito a
Venezia nel 1544, poi ristampato a Lione nel 1551, ma non più apparso in Italia, a quello più
datato di Cristoforo Landino, edito per la prima volta nel 1481 e non più ristampato dopo il 1536.
In seguito alla dedicatoria si trova la “Dichiaratione delle voci difficili che si trovano in questa
opera del Sansovino”, il Proemio di Cristoforo Landino denominato “Apologia in difesa di Dante,
et de Fiorentini”, la “Vita di Dante Alighieri” curata sempre da Landino, i “Discorsi del Landino
che cosa sia poesia et poeta, et della origine sua divina, et antichissima”, un’Epistola di Marsilio
Ficino, lo scritto di Landino “Sito, forma, et misura dell’Inferno, et statura de Giganti et di
Lucifero” e infine quello di Alessandro Vellutello “Vita, et costumi del Poeta”.
L’ambasciatore collezionava prime edizioni e voleva donare al Laboratorio qualche migliaio di
euro proponendosi come cliente per il futuro restauro di una antica enciclopedia francese del 1700
che aveva ereditato. Jimmy lo ringraziò e promise di continuare a vigilare sulla moglie e la figlia
così simpatiche e così giovani. L’ambasciatore assicurò che avrebbe parlato con il Maggiore
Sanders dell’Aegix, per garantire a tutte le guardie della scorta un premio per il servizio reso.
Jimmy e Pon Pon trascorsero la giornata al secondo piano dell’Ambasciata in attesa di venire
chiamati per delle commissioni nella città di Kiev ma le due donne erano troppo provate.
La domenica le quattro guardie del corpo ricevettero sul loro cellulare un messaggio inaspettato: il
maggiore Sanders aveva deciso di premiare il servizio svolto, con una sorpresa che sarebbe
arrivata nella loro stanza verso le 21: una escort di lusso. Così potevano sfogarsi per almeno un
ora. Jimmy era entusiasta del regalo e verso le 20.30 inghiottì una mezza pillola azzurra, per
evitare di fare brutte figure. La ragazza si presentò alle 21.00 precise, era molto bella e molto
conosciuta. Si chiamava Barbariska ed aveva partecipato a Budapest ad una gang bang con la regia
di Rocco Siffredi. Una performance assieme a cinquanta uomini che lei aveva soddisfatto
pienamente. Un curriculum di tutto rispetto. Una volta entrata Barbariska si era subito spogliata e
resa disponibile all’accoppiamento di gruppo. Purtroppo l’Aegix poteva pagare soltanto un ora per
tutti e quattro. Il tedesco non voleva fare sesso in pubblico e non c’erano altre ragazze o stanze in
cui andare. Jimmy aveva ingerito il Viagra e non poteva contenere la colonna di marmo che usciva
dai suoi pantaloni per cui si offrì come volontario. Si spogliò di corsa raggiungendo la ragazza
russa sul letto. Il tedesco era allibito. Il francese Pon Pon disorientato ed il greco gay non toglieva
gli occhi di dosso dal sedere di Jimmy. Jimmy chiese a Barbariska se poteva entrare nel suo
secondo canale e lei gli rispose che non c’erano problemi perché erano tutti ben lubrificati. Anche
Pon Pon si era denudato ma non dava segni di particolare vigore. Jimmy entrato nel secondo
canale, umido e caldo, cominciò a comportarsi da felice leprotto. Pon Pon voleva partecipare e
chiese a Barbariska di dargli una mano e venne subito accontentato. Il tedesco era sempre più
disorientato mentre il greco aveva cominciato a toccarsi guardando il sedere di Jimmy in
movimento dentro a quello di Barbariska che aveva invitato Pon Pon nel primo canale. Purtroppo i
due uomini non si muovevano a ritmo, così Barbariska decise di emettere degli urli, non troppo
molesti per non disturbare il personale dell’ambasciata, creando il giusto ritmo durante la doppia
penetrazione. In questo modo Barbariska terminava il lavoro massimizzando i tempi. Il greco era
venuto in solitaria mentre il tedesco aveva lasciato la stanza. Jimmy continuò a comportarsi da
leprotto per una buona mezz’ora terminando l’accoppiamento con un orgasmo sulla schiena di
Barbariska assieme a Pon Pon che aveva lasciato la sua firma sulla seconda, a coppa di
champagne, della bella ragazza russa. Barbariska era simpaticissima e con un bellissimo sorriso.
Erano diversi anni che lavorava nel settore del porno. Il lavoro le garantiva dei bei guadagni e la
possibilità di frequentare dei partner maschili superdotati e di lunga durata in accoppiamenti
impossibili nella vita reale.
Rimasero a bere della wodka tutti e tre nudi sul letto poi la ragazza li salutò complimentandosi per
la loro performance. Non erano male come clienti e come uomini. Pon Pon gongolava ed era
andato meglio di Jimmy drogato dalla miracolosa pillola azzurra.
Il tedesco rientrò nella stanza alle 23 perché voleva dormire, anche il greco era stanco ed appagato,
ricomposero la squadra per iniziare il lunedì una nuova settimana.
Il mese a Kiev trascorse senza incidenti. La moglie e la figlia dell’ambasciatore si fecero
accompagnare ad una festa di compleanno in un locale di moda l’Art club 44 dove suonarono
dell’ottima musica Jazz e Jimmy ed il francese passarono l’unica serata degna di nota, a fare da
guardaspalle sbirciando le gonne corte delle cameriere. L’amicizia con Pon Pon divenne sempre
più salda e probabilmente avrebbero ancora lavorato insieme. Verso la fine del mese di Luglio
Jimmy inviò la disdetta del contratto di locazione dell’appartamento, almeno sei mesi prima della
scadenza, con la nota al proprietario, di contattare Elisa per una voltura a suo nome. In seguito
mandò la lettera di licenziamento al Laboratorio di Palazzo Montecristo perché non era più
interessato a restare nella città di Torino ed in compagnia di una persona che aveva cessato da
tempo di essere una compagna. L’Aegix era dispiaciuto che non volesse continuare l’impiego a
Kiev ma il maggiore Sanders fu molto contento della disponibilità di Jimmy a partecipare ad altri
incarichi in futuro. Pon Pon il francese, quando si lasciarono all’aeroporto, lo abbracciò e lo
chiamò “fratello d’armi”. Probabilmente si sarebbero ritrovati a bere e a parlare di donne in una
prossima missione. Dopo un massacrante viaggio in aereo atterrò all’aeroporto di Caselle verso le
19.00. Arrivò alla stazione di Porta Susa all’ora di cena. Non aveva avvisato del suo rientro perché
molto probabilmente Elisa si trovava dalle gemelle a giocare con il fallo di gomma.
Nella guardiola il custode era cambiato, molto giovane e sembrava si fosse appena fumato uno
spinello. Gli aprì la porta con esagerata cortesia poi restò nell’ingresso a fissare il vuoto.
Come sorvegliante valeva zero e avrebbe fatto meglio starsene a casa a dormire.
All’ultimo piano aperta la porta del suo appartamento, trovò un disordine indescrivibile.
La roba di Elisa era sparsa per il salotto. C’erano carte di alimenti ovunque e l’aria era viziata
come se un’intera compagnia di soldati vi avesse soggiornato. Vicino all’ingresso accanto alle
scarpette di Elisa, un paio di stivali taglia 48. Lo aveva già sostituito! Il suo sospetto ebbe
conferma quando avvicinandosi alla camera da letto con la porta socchiusa, si udivano dei forti
colpi contro il muro causati dalla testiera del letto. C’erano anche delle grida soffocate ma
sembrava più un rantolo, come qualcuno che fosse intrappolato e non riuscisse a respirare bene.
Davanti alla porta semiaperta non fece il minimo rumore come un bravo cecchino in missione e
guardò all’interno. L’aria sapeva di sudore e si sentiva un rumore di corpi bagnati sbattuti con
ritmica decisione come un meccanismo. Un’enorme schiena muscolosa copriva la visuale ed un
sedere di grosse dimensioni precipitava con violenza sul bacino di Elisa provocando il classico
rumore di corpi in accoppiamento. Doveva essere Gabriel detto la “spada di fuoco”. Quella mitica
figura sognata da ogni donna amante del sesso che poteva mantenere lo stesso ritmo e la stessa
posizione per almeno tre ore. Le gemelline avevano millantato anche un fallo da Guiness dei
Primati e ovviamente Jimmy non poteva competere con un mostro del genere. Per un attimo
Gabriel arrestò la sua implacabile discesa verso i lombi di Elisa che emise un sibilo espirando la
poca aria nei polmoni. In quell’attimo di pausa Jimmy pensò di essere stato scoperto e si
rammaricò di non avere per difesa personale, la sua pistola elettrica il Taser Pulse. Invece Gabriel
stava cambiando posizione per terminare alla terza ora la sua performance. Afferrò le gambette di
Elisa e ne circondò il collo muscoloso e madido di sudore. Poi la piego a 45 gradi e con un colpo
deciso riprese a martellarla con un ritmo che aveva dell’incredibile. Che i Terminator esistessero
veramente? Jimmy chiuse la porta con estrema delicatezza per non venire scoperto ma dal rumore
che faceva la testata del letto contro il muro poteva anche mettersi a cantare. Se il punto G esisteva
veramente, doveva essere stato completamente annientato. Jimmy andò nel ripostiglio sopra
l’armadio dove aveva nascosto la valigia contenente i lingotti d’oro, gli smeraldi e i duecentomila
euro. Purtroppo era troppo pesante per essere trasportata con disinvoltura fino alla stazione, così
decise di prendere a prestito uno dei trolley di Elisa abbandonati nello stanzino. Scartò quello color
fucsia perché lo faceva sembrare un gay ed optò per quello rosso molto capiente e dotato di
robuste rotelle. Con fatica tirò giù dall’armadio la valigia inserendola nel trolley dopo aver
prelevato uno smeraldo da lasciare alla sua ex fidanzata. Dalla stanza da letto i colpi continuavano
inesorabili ed Elisa non emetteva più alcun lamento. Forse era morta. Forse era semplicemente
svenuta o aveva raggiunto l’estasi da orgasmi multipli che aveva sempre sognato. Jimmy mise la
sua copia delle chiavi in bella vista sul tavolo della cucina e davanti lo smeraldo che avrebbe
aiutato Elisa se avesse avuto problemi di liquidità in futuro. Uscì dall’appartamento verso le 21.00,
il Taser Pulse nella fondina, lo zaino sulle spalle, trascinando il trolley con la sua pensione, per
recarsi alla stazione di Porta Susa.
Si fermò ad una cabina telefonica della Telecom. Chiamò la Croce Verde, che ha una sede proprio
di fronte alla stazione, per avvertirli che una giovane ragazza aveva avuto un malore.
Comunicò l’indirizzo del suo ex appartamento e si qualificò come un vicino in grande
apprensione.
Meglio mandare un autoambulanza per sicurezza. Elisa poteva essere in pericolo e non voleva
averla sulla coscienza.
NELL’ISOLA DEI SOGNI.

Terminato il contratto con l’Aegix, Jimmy si considerava in vacanza. Aveva ricevuto l’accredito
di 3.500€ per il lavoro svolto di addetto alla scorta dell’Ambasciatore e della sua famiglia,
riscuotendo un notevole successo e l’assicurazione da parte del Maggiore Sanders che sarebbe
stato contattato per altri servizi di tutela a personalità ad alto rischio. Nel frattempo pagato un
biglietto ferroviario per Piombino Marittima, si stava godendo il viaggio abbracciato al trolley
rosso fiammante di Elisa come se fosse ancora il suo corpo. Purtroppo custoditi nel cuore, solo i
bei ricordi della Sicilia e quelli orribili della città di Torino abbandonata di fretta. Trascorse tutto il
tempo del lungo viaggio di sei ore, riposando e sognando nuove prospettive. Arrivato a Piombino
decise di sostituire il trolley rosso fiammante con uno nero più maschile e meno vistoso, in vendita
in un negozio di abbigliamento e pelletteria. Con la scusa di voler acquistare anche dei pantaloni
pagò il trolley nuovo e si nascose con entrambi, in uno spogliatoio per fare il trasferimento dei
lingotti di un chilogrammo ciascuno, avvolti in carta da giornale. Impiegò quindici minuti ed
uscendo per pagare il nuovo acquisto, abbandonò l’ultimo ricordo di Elisa nello sgabuzzino.
Il trolley nuovo pesava quanto il vecchio e solo grazie alle robuste ruote riusciva a spostarlo
agevolmente. Doveva cambiare l’oro per i contanti o sistemarlo in una cassetta in una banca.
Una cassetta di sicurezza richiedeva troppa burocrazia, scartò uno dei lingottini e cercò sulle
pagine gialle della città di Piombino, una bottega compro oro per smerciare il pesante tesoro.
Purtroppo solo un negozio faceva acquisti del genere acquistando l’oro a 35€ al grammo.
Il lingotto pesava 1 chilogrammo esatto e Jimmy ricevette un mese di stipendio come contractor in
biglietti da 50€. Naturalmente non poteva cambiarli tutti o avrebbe insospettito il proprietario, si
accontentò dell’incasso e continuò a trascinarsi dietro con fatica il trolley. Pagò una stanza in una
pensione a tre stelle molto confortevole e si fece mandare del cibo in camera. Dei club sandwich
molto saporiti e due bottiglie d’acqua per il calore estivo opprimente, nonostante la serata fosse
arieggiata dalla brezza marina. Seduto sul letto a mangiare, pensando a come impiegare il futuro,
ricevette un messaggio sul cellulare che gli consigliava di guardare la posta elettronica e non
aggiungeva altro. Tirò fuori dallo zaino il piccolo portatile e si collegò alla rete wifi della
Pensione. Era il colonnello Hadley che si complimentava per il lavoro svolto, gli augurava buone
vacanze e gli assicurava che grazie al pronto intervento della Croce Verde, Gabriel, “la spada di
fuoco”, non aveva mandato Elisa in estasi per sempre. La sua ex ragazza sotto l’effetto della
cocaina, era stata ricoverata in ospedale. I medici l’avevano disintossicata e rimessa a nuovo.
Meno male! Sperò tanto che al Terminator superdotato, fosse venuto un modesto infarto invece
stava benissimo ed era tornato a vivere alla setta degli Angeli di Rael. Le brutte notizie
riguardavano tre islamici che erano venuti a cercarlo e non trovandolo nonostante l’assicurazione
del portiere della ReaT del suo trasferimento in altra sede, si erano appostati fuori dalla sua
vecchia abitazione, come risultava dal rapporto del personale di vigilanza e dall’esame dei video
della sorveglianza esterna del condominio. Il colonnello Hadley consigliò a Jimmy ulteriore
prudenza e per precauzione, di buttare la scheda telefonica comunicando solo attraverso Internet.
Nel frattempo un corriere privato, avrebbe consegnato alla Posta Centrale di Portoferraio un pacco
contenente una sorpresa senz’altro gradita, da ritirare con il suo passaporto italiano a nome di
Giacomo Sparacio.
Jimmy spense il cellulare e vagò sul web in cerca di una soluzione per trasferirsi all’isola d’Elba e
reperire un mezzo di trasporto. Ovviamente non avrebbe dovuto utilizzare Alberghi o Pensioni e
tanto meno acquistare dei veicoli suscettibili di registrazione ed immatricolazione.
Dopo un’oretta di navigazione, capitò su un sito recensito da TripAdvisor: affittasi roulotte in
tranquillo campeggio a Cavo vicino a splendide spiagge raggiungibili anche a piedi.
Posti letto, cucina attrezzata in veranda di legno con zona divano, piazzola con tavolo, panchina e
amaca. Bagni con docce calde all’interno del camping con spaccio, ristorante e wifi.
Costo alla settimana di 550€. Telefonare ad Alessandra.
Una soluzione temporanea ma efficiente per uno abituato a viaggiare con solo uno zaino.
Telefonò ad Alessandra che si dimostrò subito disponibile ad incontrarlo perché i precedenti
affittuari, avevano disdettato per una malattia improvvisa di una delle loro bambine lasciandola
senza clienti. Jimmy ed Alessandra decisero di incontrarsi a Portoferraio verso le 11 del mattino al
suo arrivo all’Isola d’Elba. Posti sul traghetto per una persona sola erano sempre disponibili.
Se il Daesh voleva vendicarsi per la morte dei cinque attentatori di Kiev, Jimmy avrebbe fatto
meglio a trovare un domicilio da mantenere sconosciuto. Spense il computer e si addormentò di un
sonno senza sogni. Il giorno successivo dopo una buona doccia fresca consumò un ottima
colazione alla pensione e raggiunse alle nove del mattino con un taxi, il molo dei traghetti della
Moby per Portoferraio e si imbarcò l’ora successiva. Seduto su una panca del ponte passeggeri
abbracciato al trolley con la sua pensione, si godette la calda giornata estiva e la brezza marina che
soffiava insistente. In un’ora sarebbe arrivato all’Isola d’Elba per iniziare una nuova avventura.
Incontrò Alessandra alle 11.15 grazie ad una foto che gli aveva inviato. Era giovane, piuttosto
attraente ma non aveva molta voglia di chiacchierare. Voleva sapere quanto Jimmy era
intenzionato all’affitto e se era disponibile ad un pagamento in contanti. Jimmy era molto
interessato anche perché era l’unica soluzione in così breve tempo ed in alta stagione. Fecero in
auto tutta la strada per arrivare al camping di Cavo ed Alessandra si rivelò un’ottima guidatrice,
degna di partecipare ad una competizione di auto da corsa. Studiava medicina e doveva
perfezionare il suo dottorato con Medici Senza Frontiere. Un volo aereo l’aspettava fra due giorni,
ed i soldi di Jimmy gli servivano per la partenza ed il soggiorno di lavoro. Nel pomeriggio
arrivarono al campeggio dove Alessandra gli mostrò la sistemazione in roulotte. Molto graziosa,
confortevole e soprattutto discreta. Con l’alta presenza di turisti sarebbe felicemente sparito nel
mucchio. Jimmy non aveva intenzione di firmare un contratto di locazione. Era semplicemente un
parente della proprietaria che soggiornava per le vacanze. Consegnò ad Alessandra 5000€ in
contanti e ritirò le chiavi molto soddisfatto. Aveva una base operativa e gli mancava solo un mezzo
di trasporto a motore perché Portoferraio era troppo distante. Prima di lasciarsi ed andare a casa a
fare i bagagli, Alessandra gli mostrò la vecchia moto del fratello, inutilizzata da tempo, che
ricordava un vecchio catorcio della seconda guerra mondiale.
Se voleva poteva usarla mettendoci la benzina di tasca sua. Jimmy fu molto contento della
proposta e promise che l’avrebbe rimessa in sesto e fatta tornare come nuova. Si salutarono con
una stretta di mano e la guardò sparire dalla curva dell’ingresso al camping come se fosse alla
volata finale di una competizione di formula Uno. Aveva avuto culo! La roulotte era ampia e
spaziosa, fornita di cucina, frigorifero ed un armadio con lucchetto dove ripose il pesante trolley
con il suo tesoro. Alla reception del camping si presentò come cugino della signorina Alessandra.
Era molto conosciuta ed amica della proprietaria quindi se Jimmy aveva bisogno di qualcosa,
poteva chiedere in qualunque momento. Per la serata decise di mangiare al ristorante sul mare. La
spiaggia era bellissima sotto le luci dei lampioni di carta e la compagnia di altre persone
allontanarono temporaneamente la sua solitudine ed il ricordo di Elisa. Gettando la scheda
telefonica, era diventato praticamente irraggiungibile. Fece una scorpacciata di pesce al cartoccio,
innaffiato da del buon vino bianco fresco che gli garantì quel piacevole stordimento per aiutarlo a
prendere sonno sulla brandina da campo della roulotte. La notte cominciò a diventare silenziosa
verso le due del mattino per colpa dei campeggiatori che giustamente in vacanza, volevano
divertirsi con balli all’aperto o davanti al fuoco scoppiettante in spiaggia. Jimmy si svegliò alle
cinque per vedere l’alba sul mare e fare una corsa di cinque chilometri sulla spiaggia. Corse lungo
il litorale evitando di bagnarsi l’unico paio di scarpe che indossava, spruzzato dalla salsedine
portata dal vento delle prime ore del mattino. Alle sette apriva il buffet del campeggio e la
proprietaria dava ordine ai bagnini di aprire gli ombrelloni per i clienti. C’erano croissant appena
sfornati al gusto crema ed albicocca, serviti dal fornaio napoletano che aveva trovato un lavoro
estivo molto redditizio vista la mole dei clienti che affollavano il campeggio. Jimmy fece fuori
quattro croissant ed un bicchierone di caffè all’americana. Aveva pagato la roulotte fino a
settembre ed assicurato Alessandra che se fosse stato interessato a rimanere, le avrebbe pagato il
nuovo affitto con bonifico bancario. Trascorse tutta la giornata sulla spiaggia tra bagni di mare e di
sole, in preda ad un dolce far nulla. Dopo una notte tranquilla senza gli eccessi dei campeggiatori,
si era occupato della moto abbandonata dal fratello di Alessandra. Un antiquato modello Honda
Pantheon 125 del 2003 con un vecchio tagliando di circolazione, riposta sotto un telo
impermeabile coperto di sabbia e di escrementi di gabbiano. Per fortuna il motore era funzionante
e mancava solo la benzina. In mezzo ai detriti abbandonati sulla spiaggia trovò una tanica di
benzina e la riempi dal benzinaio del campeggio. Poteva raggiungere comodamente Portoferraio e
ritirare il pacco regalo del colonnello Hadley. Nel frattempo doveva restare nascosto fino a quando
avrebbe ricevuto notizie dettagliate dall’Intelligence che si occupava del caso dei tre islamici.
Avevano abbandonato l’inseguimento? Erano solo tre? Quanto tempo ci avrebbero messo a
trovarlo e a fargliela pagare per la morte del loro Imam? In attesa di una nuova mail del
colonnello, poteva cercare un impiego part time in qualche località turistica intorno a Cavo, la
punta dell’Isola d’Elba più vicina alla Toscana. Dopo una intensa giornata passata a nuotare nelle
acque calde e cristalline, si addormentò in una zona della pineta dove i turisti con i loro bambini
non l’avrebbero disturbato.
L’aria era fresca ed odorosa e pensò che non sarebbe stata una cattiva idea stabilirsi sull’isola a
tempo indeterminato. La sera tornò al ristorante del camping per una cena a base di carne alla
brace, in compagnia delle cameriere che lo trovarono irresistibile quando si esibì al karaoke
imitando dei divi italiani e stranieri rivelando una voce perfettamente intonata. Forse non avrebbe
iniziato una carriera di cantante ma di sicuro si era già fatto delle amiche ed erano tutte
particolarmente carine. Trascorsa una scomoda notte in brandina, si svegliò alle 5,30 e si preparò
al lungo tragitto verso Portoferraio per ritirare il pacco con la sorpresa del colonnello. Non mangiò
neppure, dato che il buffet apriva alle 7.00 e si fiondò giù per la strada sterrata affrontando le curve
con esagerata disinvoltura. La motocicletta era datata ma funzionava ancora bene, dopo il cambio
dell’olio ed il controllo dei freni che rispondevano alla grande. A quell’ora dormivano tutti
compresi gli agenti della polizia stradale che ad una ispezione, avrebbero scoperto l’assenza del
libretto di circolazione della moto. La mattinata era fresca e frizzante. Il cinguettio degli uccelli si
avvertiva piacevole agli stop dei semafori. A quell’andatura sarebbe arrivato in tempo per
l’apertura delle 08.20.
Superò in corsa molte auto straniere facendo lo slalom tra le vetture. Folate di vento gli
scompigliavano i capelli cresciuti sul collo mentre affrontava con disinvoltura le strade sterrate dei
viottoli di campagna. Sulle spalle indossava un leggero zainetto impermeabile con il Taser Pulse
ed il sacchetto di pietre preziose. Se scassinavano la roulotte un po' del suo tesoro non sarebbe
andato perduto. Alla posta centrale si presentò verso le 8.45 mettendosi in fila nella coda ritiro
colli che non era chilometrica. Nonostante il periodo estivo le bollette venivano comunque pagate
dalla folla di anziani che faticavano ad arrivare alla fine del mese.
Il pacco era di modeste proporzioni.
Non conteneva il lanciarazzi che lo avrebbe fatto sentire molto più sicuro.
Scartò la confezione su una panchina del parco poco distante.
All’interno una scatola in materiale plastico antiurto ed un plico. Nella busta un tesserino
dell’Aegix lo qualificava come contractor, ed un porto d’armi con scadenza sei mesi.
Una lettera del colonnello gli assicurava che se fosse stato attaccato dagli islamici del Daesh,
avrebbe avuto in caso di danni collaterali, un supporto legale da parte dell’Aegix.
Le solite balle! Se avesse mancato il bersaglio ed ucciso un passante lo avrebbero rinchiuso in un
carcere di massima sicurezza e buttato via la chiave. Infilò la custodia nello zaino e ripartì in moto
per tornare al camping e vedere cosa conteneva. Fece una sosta per un bagno ristoratore alla
spiaggia della Bagnaia. Bellissima con la sabbia bianca ed il fondale trasparente.
Arrivò a Cavo alle 12.30 per una bella mangiata di pesce al ristorante del campeggio.
Per ringraziare il cuoco dell’ottimo pasto, si offrì scherzosamente di lavare i piatti aiutando la
sguattera cinese particolarmente simpatica e sexy nel suo nuovo pareo. Nella solitudine della sua
roulotte Jimmy trovò nel pacco del colonnello, una Beretta Pico ed un paio di caricatori di riserva
che poteva portare alla cinta nella fondina in pelle. La nascose invece nella roulotte perché con il
gran caldo, l’avrebbero notata anche i ciechi e voleva mantenere un basso profilo. C’erano un
mucchio di turisti e lui si trovava a vivere in un ambiente piacevolmente caotico. Non l’avrebbero
mai trovato e nel frattempo doveva divertirsi e cercare una occupazione per impiegare il tempo in
maniera proficua. Era comunque armato, determinato e pericoloso. Il pomeriggio mentre era in
spiaggia a godersi il sole sdraiato su un plaid trovato in uno degli armadietti della roulotte, venne
avvicinato da due turiste spagnole. Si sentivano sole e desideravano compagnia. L’obiettivo della
loro caccia era un bel ragazzo di colore con annesso e connessi ma nel frattempo si sarebbero
accontentate. Jimmy non era nuovo ad essere considerato una seconda scelta ma questa volta
decise di rifiutare e di riposarsi. La giornata era splendida e non vedeva il motivo per scaricarsi
con due squallide shampiste. Dopo una cena abbondante ed un po’ di karaoke per soddisfare il suo
ego e le sue amicizie con il personale di servizio, riuscì ad addormentarsi sprofondando in un
sonno senza sogni, persino Elisa era ormai dimenticata. Il mattino seguente consumò una frugale
colazione ed inforcò la moto per un giro di perlustrazione della zona di Cavo. La giornata era
nuvolosa con un vento leggero che lo costrinse ad adottare una velocità meno sostenuta.
Dopo un’ora di corsa, si fermò all’Hotel Maristella per un breve sopralluogo ma non rimase a
lungo perché non cercavano del personale e non avevano attività che potessero coinvolgerlo come
addetto alla sicurezza. Tornato sulla strada provinciale 33 della Parata al numero 8, raggiunse dopo
un breve periodo il residence Il Pergolato, situato in una zona tranquilla e riservata, fornito di una
bella piscina. L’hotel era al completo ed ospitava una clientela selezionata formata da famiglie di
turisti e personaggi appartenenti alla nobiltà dell’entroterra.
I clienti venivano ospitati in moderni e confortevoli appartamenti con una terrazza affacciata sulla
piscina e sul bosco circostante. Il mare con l’attracco per gli yacht era a un centinaio di metri in
una baia dall’acqua cristallina. Si fermò alla reception per parlare con una delle impiegate.
Il personale era al completo ma poteva comunque pranzare come ospite.
Sulla bacheca delle attività veniva offerta ai clienti la possibilità di partecipare a gare di nuoto per
bambini ed anziani, danze di gruppo, karaoke, manifattura artigianale di cucito per ragazze e
signore, confezionamento giochi con la carta o origami ed un laboratorio di rilegatura libri con
l’insegnamento delle diverse tecniche e procedure.
Per fortuna Jimmy si era portato dietro il curriculum per assistente al restauro con il diploma
conseguito in Sicilia e chiese di parlare con la responsabile del corso.
Rinalda Jaidee l’insegnante delle tecniche di rilegatura, era studentessa dell’università di restauro a
Siena. Nata a Bangkok da parte di madre e trasferita in Italia per studio, grazie al padre di origini
toscane. Ricordava un bellissimo oggetto creato dalle sapienti mani di un vetraio di murano. I
capelli neri perfettamente curati e nonostante il caldo del mezzogiorno la sua pelle non emanava la
più piccola goccia di sudore. Due lunghe gambe ed un corpo magro con una prima di seno,
incastonavano un viso dal color caffè latte e due occhi scuri e mobilissimi lo avevano guardato
sorpresi come una rarità. Un collega rilegatore all’Isola d’Elba! Che giorno fortunato per entrambi!
Jimmy era stato colto dalla sindrome di Williams-Beuren, un raro disturbo comportamentale che
causa un’eccessiva socievolezza nei soggetti che ne sono affetti. Tutto quello che diceva Rinlada
gli sembrava bellissimo ed interessantissimo. Annuiva ad ogni sua frase come se fosse
improvvisamente diventato cretino e cominciò a pensare in quei rari momenti di lucidità che un
colpo di fulmine lo avesse attraversato, bruciandogli il cervello e lasciandolo in un estasi di beata
stupidità. Certo che voleva pranzare con lei! Sarebbe andato personalmente a cucinare se la bella
visione lo avesse preteso. Rinlada parlava cinguettando, grazie alla cadenza musicale della sua
lingua di origine il thai, simile al cinese ma molto più allegro. Era vestita di un abito di tela molto
confortevole che la fasciava come un guanto ma era il suo viso sorridente ad attirare l’attenzione e
le sue mani piccole e curate con le quali si dedicava per passione alla cucitura dei testi antichi.
L’estate scorsa aveva partecipato come modella ad una sfilata di intimo per pagarsi gli studi.
Mangiarono insieme della frittura di pesce bevendo l’acqua fresca da una caraffa colorata posta al
centro della tavola del ristorante Il Pergolato. Jimmy cercava, senza apparire insistente, di farsi
dare l’indirizzo web del sito in cui le foto erano state pubblicate. Rinlada non mangiava, come un
uccellino piluccava dal piatto, continuando a sorridere con quei suoi denti bianchissimi e a
guardare Jimmy che aveva ormai superato il livello di guardia. Che si fosse innamorato di nuovo?
Si ricordava degli islamici assassini che volevano fargli il culo? Dopo pranzo la ragazza gli mostrò
il laboratorio situato in un seminterrato sotto una delle sale del residence. Poteva ospitare una
ventina di persone. Il corso non era ancora cominciato perché solo ieri avevano raggiunto il tetto
delle venti iscrizioni e domani verso le 15 avrebbero cominciato le lezioni. Per Rinlada quel lavoro
era un ripasso delle materie studiate e per Jimmy l’occasione di rivederla. Non gli interessava
essere pagato ma gli faceva piacere potersi dedicare all’insegnamento e frequentare bambini ed
anziani era il suo sogno. Ma da quando? Se sentiva piangere un bambino si metteva le cuffie anti
rumore! Il laboratorio era attrezzato con vario materiale, documentato da un inventario appeso alla
porta d’ingresso: 1 Pressa da legatoria in legno d’abete verniciato ad anlina dotato di porta
rocchetto e 2 comodi volantini di serraglio (18x30cm). 4 rocchetti di cotone cerato per legatoria.
10 matite bicolore rosse e blu. Aghi di diverse misure. 10 piega carta in legno. Della paraffina in
vasetti. 10 punte buca fogli. 4 clip nere. 1 martello di legno. 1 tagliacarte. Blocchi con una
selezione di carte di diversi colori e grammature, naturali e non. 1 pressa da carta in legno di abete
verniciato ad anilina, dotata di 4 comodi volantini di serraggio (27x20cm). 10 gomme. 2 telai da
legatoria in legno verniciato ad anilina ed acciaio (30x20x20cm). Una attrezzatura soddisfacente
che non aveva nulla da invidiare al Laboratorio di Palazzo Montecristo. Poteva venire domani
pomeriggio ed aiutarla nell’insegnamento. Rinlada fotocopiò l’attestato di Assistente al Restauro
da consegnare alla direttrice del residence Il Pergolato che era anche sua zia. Ma che bella
sorpresa! Jimmy si riprese dallo schock dell’incontro solo quando era sulla motocicletta e stava
correndo con esagerata euforia per le strade sterrate dell’isola in preda ad una felicità che pensava
non avrebbe mai più provato. Non le aveva chiesto se fosse già fidanzata ma non era importante.
In quel momento aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno che provasse la sua stessa passione e
di non sentirsi maledettamente solo e perso in quell’isola che poteva renderlo di nuovo felice.
La sera mangiò leggero con in testa un’idea fissa: trovare una sistemazione per il futuro.
Al mattino passò il tempo fino all’ora di pranzo in una calle sperduta a prendere la tintarella
integrale bevendo succhi di frutta e bicchieroni di tè gelato che lo mandarono in bagno dietro un
cespuglio di corbezzoli. Al pomeriggio si lanciò con la motocicletta al residence Il Pergolato, per
iniziare il nuovo lavoro di insegnante. Rinlada era come sempre gioiosa ed entusiasta, parlava con
il suo cinguettio presentando il corso ad una ventina di persone la maggior parte anziane vestite
con abiti sgargianti e dai volti sorridenti. A Jimmy vennero affidate dieci signore. Lo guardavano
con un interesse che andava oltre il laboratorio di legatoria. Vecchie buongustaie! Iniziarono con la
scucitura di un testo costituito da pagine completamente bianche che veniva usato in
addestramento. Poi passarono all’operazione di grecaggio con la cucitura a due spaghi, dato che
non erano libri di pregio. Il grecaggio sono tagli sul dorso del libro a distanze prestabilite. In
seguito vengono posizionate due strisce di cartone per pareggiare il dorso. Il libro viene
imprigionato nel morso e con una sega si effettua il primo taglio o catenella di testa e le due
attaccature allargate, successivamente la catenella di piede. Nei segni allargati viene posizionata la
corda. Cucitura a punto pieno con i nervi incassati. Le signore erano molto attente e dotate di una
discreta manualità e Jimmy risultava come sempre simpaticissimo e quasi più bravo nelle
spiegazioni della luminosa Rinlada che spargeva a piene mani nel laboratorio la sua grazia e la sua
bellezza. Utilizzarono del filo cotone poliestere chiamato Coban, con un robusto ago da rilegatori
che avrebbe potuto suturare la ferita di una balena. Finita l’opera di rilegatura del testo di
addestramento, passarono alla fase di sfilacciatura e poi all’applicazione dei fogli di guardia in
testa ed in coda al libro, incollandoli con precisione sul dorso. La parte sfilacciata del cotone,
ripiegata ed incollata a ventaglio sul foglio di guardia. Il dorso spalmato infine di colla perché la
cucitura sarebbe stata poco resistente nel tempo. Venne poi effettuata con un tagliacarte
l’operazione di rifilatura: testa, davanti e piede. Terminata l’operazione principale, iniziava quella
più creativa con la copertina che si poteva inventare a fantasia. Questa fase aprì tra le anziane
signore un dibattito che se Rinlada non fosse intervenuta con il suo cinguettio, sarebbe sfociata in
una lite condominiale. Jimmy prese il cartone colorato, lasciò un po’ di unghiatura o margine e un
po’ di gioco sul dorso, per poi applicare alla fine la copertina. Le due parti del cartone
perfettamente tagliate o quadranti erano pronte per il disegno o l’applicazione di una foto da
abbellimento.
Per arrotondare il dorso del libro, Jimmy cominciò a colpirlo con un martello in legno, cercando di
non pensare di avere al posto della carta, la testa dei tre islamici che gli davano la caccia.
Finito il rivestimento con il bel disegno di una spiaggia, posizionò il capitello e passò
all’incassatura del libro sulla copertina che poteva anche essere semplicemente plastificata, una
soluzione più pratica se si creano opere per i bambini. Jimmy spiegò che sul dorso si poteva fare
una doratura a mano con una paletta per eventuali fregi, ed un compositore universale in cui
inserire i caratteri di bronzo riscaldati ad alta temperatura fino ad imprimerli come titolo del libro.
Naturalmente per quella sera se lo sarebbero risparmiato o qualche signora poteva rimanere senza
dita per preparare la cena al marito nel loro appartamento privato. Terminata la lezione Jimmy
ricevette una bella doccia fredda quando invitò Rinlada a cena. La ragazza non era interessata alla
compagnia maschile: aveva già la sua compagna al campus dell’Università di Restauro a Siena e si
trovava attualmente in vacanza a Londra con i suoi genitori. Era comunque disponibile ad una
sincera amicizia e considerava Jimmy veramente simpatico e professionale. Avrebbe avuto
l’occasione di lavorare con una creatura di rara bellezza. Un capolavoro che non sarebbe mai stato
suo. Tornato al camper pensò di lasciar perdere il lavoro da volontario. Non avendo nulla di
meglio da fare in attesa di essere ammazzato dai tre terroristi, poteva trascorrere il periodo estivo,
senza perdersi nelle solite cazzate. Il pomeriggio seguente durante la lezione l’interesse per
Rinlada andò scomparendo e Jimmy riuscì a concentrarsi nella sua nuova attività, diventando
l’idolo delle pensionate. La signora Mariangela era la più simpatica ed anche la più brava nel
lavoro di rilegatura. Imparava velocemente perché una delle poche a non avere problemi di artrite.
Amava molto leggere ed i vestiti vintage del periodo inglese del 1950. Indossava una tenuta retrò
che la rendeva somigliante ad un personaggio di Agatha Christie. Abitava in un bell’appartamento
acquistato al residence Il Pergolato, assicurandosi un periodo di vacanza e di aria marina
tonificante, per sei mesi all’anno. L’autunno e l’ inverno lo trascorreva a Siena con il marito, la
loro città di residenza. Il marito ex professore universitario di storia delle religioni era un esperto
bibliofilo. Gli piaceva collezionare prime edizioni e sarebbe stato di sicuro la gioia del dottor
Corso. Faceva traduzioni dal greco, latino, ebraico ed aramaico e conosceva bene l’inglese, il
tedesco e l’arabo. Un uomo con delle capacità prodigiose. Jimmy affascinato dalla conversazione,
sbirciava ogni tanto con rammarico, il fondo schiena di Rinlada pensando all’occasione perduta.
Il marito della signora Mariangela era rimasto solo. Il suo migliore amico e compagno di
università, era purtroppo deceduto da poco e per trascorrere il tempo, traduceva quasi tutti i giorni
al fresco del ventilatore nelle ore più calde o durante la frescura della sera dopo il tramonto.
Jimmy si rese disponibile ad un incontro. Non era un fine bibliofilo ma la frequentazione con il
Laboratorio ed il suo personale, lo aveva reso uno specialista in materia definendosi con simpatia,
un infermiere dei testi antichi che richiedevano pulizia e medicazione con nuove copertine.
Alla signora Mariangela Jimmy era proprio simpatico e lo invitò a bere una bevanda fresca nel
loro appartamento. Terminata la lezione e salutata Rinlada considerata da tutte le pensionate, la
fidanzata ideale, accompagnò la signora nel locale che condivideva con il marito. L’ex professore
era in pantaloni corti color sabbia, indossava dei sandali da frate ed aveva una barba incolta come
di uno che non ha molta cura dell’aspetto esteriore. Lavorava in terrazza. I fogli delle sue
traduzioni erano posizionati sotto una grossa pietra per evitare che la brezza potesse farli sparire.
Un enorme volume troneggiava sulla scrivania, un vocabolario italiano-ebraico e poi c’era un
rotolo di pergamena, non l’originale ma una fotocopia. Dopo le presentazioni di rito, a Jimmy
venne offerta della limonata ed una buona conversazione. Più che un dialogo era un monologo
dove il professor Volky si perdeva in lunghe descrizioni del periodo universitario. Attualmente
stava traducendo un libro introvabile e chiese a Jimmy se avesse mai letto la bibbia. Non era
purtroppo uno dei suoi testi preferiti ma sapeva di cosa parlasse e del tono guerrafondaio più
simile a quello di un capo militare che di un guru religioso. Il professore stava traducendo la
fotocopia della pergamena “Il Libro delle Guerre”citato da Numeri 21,14 : come il dio della Bibbia
gestiva le operazioni militari sul campo, tattiche militari e vittorie conseguite. Quello che rendeva
il testo affascinante era la sua somiglianza al volume Vimanika Shastra o Scienza dell’aeronautica
delle filosofie orientali.
La fotocopia della pergamena originale l’aveva ottenuta da uno dei funzionari dell’archivio del
Vaticano. Naturalmente non in via ufficiale. Proprio il tipo di operazioni che piacevano a Jimmy.
La traduzione era per interesse personale e non sarebbe stata pubblicata. La pergamena risultava di
grande importanza perché citava una zona vicino a Gobekli Tepe, in Turchia.
La collina con l’ombelico datata a 12.000 anni a.c., dove il professore riteneva fosse ubicato l’eden
biblico, base aerea e di rifornimento della flotta del dio YHWH.
Il sito archeologico era più antico delle Piramidi e dimostrava l’esistenza di comunità umane
dedite all’agricoltura già a quel tempo, smentendo la storia ufficiale. Il professore era uno dei soci
fondatori del SETI: Search for Extinct Terrestrial intelligence ed era convinto dell’esistenza di una
razza superiore creatrice di quella terrestre. La giornata era calda ma il vecchio non sembrava
fosse stato colto da un colpo di sole. Non aveva bevuto e da quello che Jimmy era riuscito a
sbirciare dalle traduzioni sembrava sano di mente. Il testo delle guerre di YHWH parlava anche di
un luogo in cui era custodita la fonte dell’eterna giovinezza. Ma guarda che immaginazione! Alla
sua età poteva permettersi di fantasticare. Jimmy era giovane e se fosse riuscito ad evitare gli
islamici vendicatori e le missioni del colonnello Hadley, sarebbe durato a lungo. Il professore
sembrava molto seccato dell’ironia di Jimmy ma era sinceramente convinto che una spedizione
nella regione, alle coordinate esatte indicate nel testo, avrebbero trovato quello che cercava: un
sistema di rigenerazione, antico ma efficiente, utilizzato dalle divinità per aumentare la durata
della loro vita. Aveva parlato di coordinate? Il punto esatto? Non era quindi il cazzeggio di un
anziano credulone prossimo alla fine. Jimmy tornò serio e si dimostrò molto interessato. La fonte
dell’eterna giovinezza o comunque di una vita più lunga sarebbe stato il sogno del colonnello
Hadley che aveva ormai settanta anni ed era un secondo padre per lui. Chiese al professore
maggiori spiegazioni ed il motivo per cui il posto non fosse stato ancora scoperto con l’analisi
satellitare. Era già stata fatta una mappatura con un laser a scansione e una ricerca palmo a palmo
su quasi tutto il sito archeologico ma la parte di territorio che nella cartina era datato a 15.000 anni
a.c., non presentava ancora degli scavi rilevanti. Il sito di Gobekli Tepe possedeva dei manufatti
particolari per la cura con cui erano stati realizzati e due monoliti perfettamente levigati,
raffiguranti figure molto alte senza testa, circondati da un recinto di pietre con dodici pilastri come
le dodici costellazioni. Lo scavo non era stato ultimato vista la grandezza della superficie da
ricoprire e sicuramente qualcosa poteva essere sfuggito. Il professore tenne una conferenza
talmente lunga ed approfondita sulle conoscenze sia dei sumeri che degli egizi in materia
astronomica da far pensare a Jimmy per farlo smettere, di ricorrere al Taser Pulse per una bella
scossa elettrica. A Jimmy interessava la parte di conferenza riguardante la durata delle dinastie
sumere. Ciascun monarca in quella lista delle divinità, viveva migliaia di anni. Lo scriba che aveva
redatto il testo ebraico sulle guerre di JHWH, raccontava di come il comandante militare in periodi
stabiliti, effettuasse una specie di rigenerazione che lo manteneva giovane e forte nel tempo. Uno
dei siti maggiormente utilizzati era vicino a Gobekli Tepe. Cosa poteva fare Jimmy per l’anziano
professore a parte ascoltarlo nelle sue dissertazioni fino alla noia? Una missione di ricognizione
sul campo, con degli strumenti all’avanguardia per individuare il punto di accesso a questa stanza
della rigenerazione. Probabilmente non avrebbe trovato nulla ma potevano esserci degli orci
contenenti delle pergamene come a Qumran che avrebbero dato indicazioni agli scienziati per
ricreare l’elisir di lunga vita del dio di Israele. Jimmy non aveva un cazzo da fare a parte le lezioni
di rilegatura con la moglie e sbirciare il sedere perfetto ed intonso di Rinlada, così pensò di
contattare il colonnello Hadley per sentire il suo parere. Tornato la sera alla sua roulotte sul mare e
collegandosi al wi-fi del camping, si accorse che nel sito di posta elettronica era già arrivato un
messaggio del colonnello e non recava buone notizie. La capitaneria di porto segnalava l’arrivo a
Portoferrario di un gruppo di quattro islamici sospetti. Jimmy avrebbe fatto meglio ad andare a
vedere le facce riprese dal circuito di sorveglianza e ad investigare. Forse cercavano lui!
Decise di fare un salto alla capitaneria il mattino successivo sfruttando il distintivo del Ministero
dell’Interno ancora in suo possesso.
Chiese al colonnello di poter effettuare una missione di ricognizione in Turchia per conto
dell’anziano insegnante. Le credenziali del Museo Oriente Antico di Istanbul le avrebbe fornite il
professore con le sue conoscenze, a lui serviva un drone con una telecamera ad alta risoluzione, un
georadar per effettuare scanner ad almeno 6 metri di profondità, ed un’arma compatta per difesa
personale. Le credenziali Aegix da mostrare in caso di ispezione da parte delle forze locali erano
un ottima copertura. Il colonnello gli rispose che il costo dell’operazione era a suo carico e gli
inviò le coordinate bancarie per un bonifico di almeno 10.000€. Gli ricordò che la zona da
ispezionare era poco distante dal confine Siriano e rischiava di finire nelle braccia di qualche
falange armata terrorista. Ma era scemo? Perché lo faceva? Questo professore aveva una figlia con
un bel culo? Jimmy rispose che aveva un particolare interesse per l’archeologia e pagava di tasca
sua. La valigia con il materiale poteva spedirla per corriere diplomatico all’ambasciata di Istanbul
e non doveva preoccuparsi perché era addestrato a missioni ad alto rischio come recarsi all’ufficio
postale durante la consegna delle pensioni. Nel frattempo sarebbe andato a Portoferraio per
controllare gli islamici che l’avevano scoperto dopo un controllo ai compro-oro della città di
Piombino. Il mattino seguente alle cinque, nella prima fresca brezza marina, si lanciò per le strade
sterrate verso la città di Portoferraio. Indossava il piccolo zaino con il Taser Pulse, gli smeraldi
della sua pensione e la fondina sulla chiappa destra con la Beretta Pico pronta all’uso. Arrivato alla
capitaneria mostrò il distintivo del Ministero dell’Interno al personale di guardia e si fece un bel
giro panoramico su tutto il materiale girato il giorno precedente, individuando le quattro facce da
galera che non avevano pensato di viaggiare separatamente evitando così di insospettire il
personale di sicurezza. I due poliziotti erano molto gentili ed anche in imbarazzo perché Jimmy
aveva usato il tono da ufficiale prepotente che aveva conosciuto bene quando militava nell’esercito
inglese. Senza discussioni o formalità si era fatto consegnare una copia delle registrazioni e aveva
memorizzato la targa del taxi immortalata dal video di sorveglianza che i presunti terroristi
avevano utilizzato per lasciare la zona. Alla centrale dei tassisti il conducente indiano, molto
simpatico e disponibile, gli indicò l’albergo a cui aveva accompagnato i quattro fondamentalisti.
Alla pensione all’ora di pranzo, parlò con l’addetto alla reception dichiarando un controllo anti
terrorismo. Scannerizzò i quattro passaporti in formato jpg che salvò su una chiavetta usb nel back
office e si fece accompagnare alla loro stanza per una ispezione di routine. L’impiegato era
preoccupato. C’era pericolo? Jimmy lo rassicurò, si fece aprire la porta e consegnare il cellulare
dotato di fotocamera e lo lasciò nel corridoio. I quattro erano naturalmente fuori a pranzo. Avevano
delle borse con abiti per un cambio veloce. Accessori per la toeletta e nell’armadio in una piccola
borsa, quattro pistole di marca sovietica con silenziatore. Fece delle foto con il cellulare
dell’addetto alla reception e lasciò la stanza senza toccare nulla per non insospettirli. Poi dallo
zainetto prese il piccolo computer portatile ed inviò al colonnello le foto dei passaporti e quella
delle armi per una incursione anti terrorismo di una squadra dell’Eurogendfor o dei Carabinieri. Il
pomeriggio era già di ritorno alla sua roulotte senza aver sparato un colpo.
Una visita alle cucine del camping gli permise di rimediare dei gustosi panini all’insalata di mare
soddisfacendo la sua fame arretrata.
Il volontariato alla legatoria del Residence La Pergola, era stimolante. Lo poneva a contatto con
una realtà fatta di passione e di persone simpatiche e normali. Rinlada era una collega affidabile e
professionale e la moglie del professore semplicemente adorabile. Le lezioni di storia delle
religioni continuavano purtroppo inesorabili perché doveva essere preparato al viaggio in Turchia
con una cultura di base sulla zona archeologica da ispezionare. Quello che invece Jimmy voleva,
erano le esatte coordinate riportate sul libro delle guerre. La latitudine non era difficile da ricavare,
la posizione a nord e a sud rispetto all’equatore mentre la longitudine, la misura della distanza
angolare del punto dal meridiano di Greenwich, venne risolta con Harrison soltanto nel 1776,
grazie al suo cronografo marino che la definiva confrontando l’ora locale con quella registrata dal
luogo di partenza. La differenza oraria dava immediatamente la longitudine. Ogni ora di differenza
corrisponde a 1/24 di 360° cioè a 15°. Al tempo del dio JHWH si conoscevano le coordinate
geografiche? 36°59’41N 39°20’14’’. Dalla misurazione indicata nel testo tradotto dal professore il
posto in cui Jimmy avrebbe dovuto recarsi non era Gobekly Tepe ma la collina sacra di Sogmatar a
9 km dal confine siriano. Il professore aveva le idee ben chiare? Dove diavolo voleva mandarlo?
L’anziano insegnante a sicurezza della missione, aveva voluto mantenere segreta la vera
destinazione e per fornire un chiarimento ai dubbi di Jimmy, prelevò dalla sua fornitissima
biblioteca un volume elegantemente rilegato del 1600 di Abu al-Hasan‘Ali al Mas’ udi, storico
arabo morto nel 956 d.c.. Si sedette sulla sua poltrona di vimini e cominciò a leggere un passo
relativo alla zona di Sogmatar: “ Ai confini estremi della terra si erge un antico tempio, che ha una
forma rotondeggiante ed ha sette porte, una su ogni lato, ed un’alta cupola che ha anch’essa sette
lati, ed è conosciuta in tutto il paese per la sua altezza straordinaria e l’ammirevole architettura.
In cima alla cupola vi è un cristallo che riluce come una pietra preziosa grande come la testa di
un toro. Essa squarcia le tenebre a grande distanza per la sua luce. Molti grandi re del passato
hanno cercato di entrare in possesso di questa pietra ma senza successo: tutti coloro che hanno
cercato di estrarla sono caduti morti ad una distanza di dieci passi. Anche se si usano lance o
frecce si fermano a mezz’aria e cadono ad una distanza di dieci passi. Quelli che sono stati così
audaci da pensare di poter demolire il tempio sono stati colti da una morte immediata. All’interno
del tempio c’è un pozzo profondo di sette lati che nessuno può avvicinare o precipita in esso. Su
un anello di rame scritto con i caratteri di una scrittura antica è inciso un monito: “questo pozzo
porta alla sala dell’archivio in cui tutta la saggezza del mondo è conservata da tempo
immemorabile. Qui si trova la storia del Mondo, la scienza dei Cieli, ed il segreto nascosto di tutte
le cose nascoste e passate, presenti e future, tutti i tesori del mondo. Coloro che non saranno
degni di acquisire questa conoscenza impareranno che quanto è più profonda la nostra saggezza
ed estesa la nostra scienza, tanto è impenetrabile la nostra vigilanza.” I Prati D’oro, Edifici sacri e
monumenti dei Sabei di Harran. Molto istruttivo. Jimmy doveva quindi cercare l’ingresso ad un
archivio antico di migliaia di anni dove presumibilmente il Dio della Bibbia accedeva per
rigenerarsi. La collina di Sogmatar non presentava scavi archeologici ed era un sito molto più
recente rispetto a Gobekly Tepe e forse per questo considerato meno interessante. Occorreva
programmare una spedizione notturna studiando bene il percorso per evitare i terroristi dell’Isis
che pattugliavano nella zona siriana poco distante. La Collina sacra era ben identificabile dai
monumenti degli dei che emettono luce e doveva recarsi per le sue analisi, al Tempio dei Sette
Pianeti. Erano stati rilevati all’interno di nicchie con scritte in siriaco e dietro altorilievi
parzialmente cancellati da uno scalpello, raffiguranti alte figure umanoidi con il cranio allungato,
dei campi elettromagnetici inspiegabili. La loro cancellazione, ordinata dai sacerdoti islamici, era
avvenuta per l’iconoclastia che non consentiva immagini di altri dei. Poteva cominciare le
rilevazioni nella grossa nicchia sintonizzata dagli antichi costruttori sui 93 Hz come era stato
documentato dagli esperti di archeo acustica. Se non avesse trovato nulla avrebbe esplorato con il
drone tutte le colline adiacenti. Trascorse un’intera settimana a fare bagni di sole, nuotate, lezioni
di rilegatura a simpatiche signore e a farsi sommergere da un diluvio di dati scientifici dal
professore. Arrivò a leggere tutta la tesi “Rilievo fotogrammetrico da drone per la generazione di
modelli termici di porzioni di territorio” del dottor Marco Pinto, cercando di comprendere con la
sua cultura non specialistica come utilizzare al meglio l’attrezzatura. Fece una ricerca approfondita
sulla zona della missione di ricognizione: altipiani di roccia o di calcare, corsi d’acqua, venti e
tempeste di sabbia e naturalmente seguì con apprensione i bollettini del Foreign Office sullo stato
di guerra della regione. Quando arrivò l’email del colonnello Hadley era pronto per partire.
Aveva fatto un pacco con gli smeraldi intestandoli al colonnello per sua figlia, una busta con
centomila euro per Rinlada ed i suoi studi universitari, impegnando il personale del residence Il
Pergolato, a consegnarli ai diretti interessati alla fine della prima settimana di settembre.
Caricandolo sulla moto, aveva trasferito il trolley con i 99 kg. di lingotti d’oro a casa del
professore con la promessa che se non fosse tornato, poteva aprirlo e tenersi il contenuto per future
spedizioni di ricerca.
Il 25 agosto era partito dall’aeroporto di Piombino con un volo per Istanbul in compagnia dello
zaino militare contenente abiti di ricambio, borraccia, centomila euro in contanti e mappe della
zona in cui avrebbe potuto lasciarci la pelle.
Naturalmente disarmato o sull’aereo non ci sarebbe mai salito.
Tutto il materiale per la spedizione doveva ritirarlo all’ambasciata italiana di Istanbul.
DA GOBEKLY TEPE A BETELGEUSE.

Sull’aereo per Istanbul Jimmy aveva dormito tutto il tempo. Più che un sogno era stato un vero
incubo a torturarlo nelle tenebre dell’incoscienza. Aveva sognato il Club naturista di Torino e tutte
quelle anziane signore felici e sorridenti mentre danzavano con i loro corpi abbruttiti
dall’invecchiamento. Quella pelle decrepita e rugosa ostentata come un trofeo e quell’odore
nauseante come di corpi andati a male. Si svegliò grazie ad uno scossone garbato della hostess che
simpaticamente lo riportava alla realtà di quel viaggio. Aveva lasciato denaro, gioielli, oro, una
compagnia che lo rendeva felice e l’opportunità di un lavoro con una organizzazione
internazionale. Perché lo aveva fatto? Perché la sua giovinezza sarebbe comunque finita! Solo la
morte in un conflitto a fuoco poteva risparmiargli il riflesso allo specchio del suo corpo senza più
forza e vigore. Il professore era certo che in quel sito archeologico avrebbe trovato tracce di una
civiltà superiore con grandi capacità e conoscenze, da allontanare per sempre dal suo orizzonte, lo
spettro della corruzione e della morte. Potevano esserci documenti segreti, misteriose pozioni,
frutti miracolosi o una tecnologia sconosciuta e fantastica da garantirgli una vita di una durata
infinitamente più lunga. Aveva l’energia, il tempo ed i mezzi per tentare di trovare una risposta
all’incubo che spaventa qualunque essere vivente: come evitare di morire o di rimandare il tragico
evento il più tardi possibile. Ad Istanbul l’addetto alla reception del World Heritage Hotel, molto
gentile e professionale, gli aveva consigliato ristoranti e bellezze del luogo come se fosse un
normale turista, sommergendolo di piantine ed opuscoli che Jimmy avrebbe usato per accendere il
fuoco, se la temperatura naturale non fosse stata così calda da cuocere un uovo sul davanzale.
Non riuscendo ad addormentarsi per l’aria bollente, impiegò un paio d’ore a leggere il libro
regalatogli dal professore prima di partire: “L’Oro del Millesimo mattino” di Armand Barbault.
Sull’oro potabile, l’Elisir di Lunga Vita del Primo Grado. L’oro di Paracelso, oggetto delle
millenarie ricerche degli alchimisti: “Ora se le stagioni sono regolate dal ciclo annuale del sole,
nulla precisa la durata della vita umana. Per cui non sembra impossibile prolungarla, a patto che
si riescano ad imprigionare le forze vive dell’inizio della primavera in un preparato assimilabile
dall’organismo. Si potrebbe far ringiovanire il corpo umano facendo regredire la vecchiaia e la
decrepitezza.”” L’oro corrisponde al sole che dà la vita, l’argento alla Luna che la distribuisce,
l’Antimonio alla Terra che la riceve.” Cosa nascondeva il sito archeologico in Turchia: un’elisir di
lunga vita? Una pianta con un frutto miracoloso? O antichi studi su pergamene segnate dal tempo,
per impedire al corpo umano di tornare polvere? Terminata la lettura si sdraiò sotto il getto fresco
della doccia e senza accorgersene, scivolò in un sonno senza sogni.
Il mattino per colazione, con 1,20€, si era fatto preparare da uno di quei carretti da cibo di strada,
un Durum kebab, un panino con straccetti di carne di pollo accompagnato da succo di melograno,
Nar suyu, molto buono e rinfrescante. Si presentò alle 9 all’ambasciata d’Italia ad Istanbul presso
il palazzo Venezia, per ritirare il materiale richiesto al colonnello Hadley.
Il pacco era voluminoso e lui non disponeva di un mezzo di trasporto. Il responsabile del servizio
di sicurezza, gli confidò che da più di una settimana erano arrivate le nuove auto di scorta per
l’ambasciatore ed il suo seguito e quelle vecchie sarebbero state dismesse a settembre e ritirate dal
concessionario. Jimmy mostrò il tesserino che lo qualificava come membro dell’Aegix e gli chiese
di poter utilizzare una delle vetture per un paio di giorni.
Ci voleva l’autorizzazione dello staff dell’ambasciatore ma con una telefonata venne subito
accontentato, firmando una liberatoria in caso di incidente. Dopo aver caricato il grosso pacco sul
retro della Land Rover accessoriata da una modesta blindatura che non appesantiva il veicolo e
non influiva sulla velocità di crociera, Jimmy si diresse al Museo Oriente Antico di Istanbul per
ritirare le sue credenziali che lo qualificavano fotografo e tecnico addetto ai rilevamenti, per il sito
di Gobekli Tepe. Se avesse subito un controllo da parte dell’esercito regolare, aveva a disposizione
una copertura credibile che giustificava la sua presenza in quella zona.
Tornò in albergo verso mezzogiorno e scartò il pacco sul retro della Land Rover come un bambino
il giorno di Natale. All’interno c’erano tre custodie di misure diverse.
In quella più grande un Georadar da 500 mhz, il VIY Ground Penetrating Radar utilizzato per la
localizzazione e l’analisi di oggetti sotterranei e spazi vuoti mediante radiazione ed impulsi
elettromagnetici fino a 6 metri di profondità. Un sensore portatile con una maniglia grande
325x210x156 mm del peso di 2,5 kg che lasciò nella vettura assieme al Drone Ready to Fly per
riprese termiche aeree dotato di Flir Tau 2 Radiometrica con Thermal Capture.
La termo camera era alloggiata su uno stabilizzatore Gimbal a 2 assi con microcamera integrata.
Il sistema di trasmissione video wireless permetteva all’operatore di visualizzare, in tempo reale,
le immagini visive e quelle termiche. Nascose le attrezzature sotto un telone impermeabile nella
Land Rover. L’astuccio più piccolo lo portò nella stanza dell’Hotel per controllare le armi che il
colonnello gli aveva fornito. Jimmy lanciò la custodia in materiale plastico sul letto rifatto dal
personale di servizio e si buttò sotto la doccia per rinfrescarsi dal caldo torrido della giornata.
Completamente nudo con le finestre aperte, telefonò al servizio ai piani chiedendo una colazione
continentale a base di uova, prosciutto, bacon, succhi di frutta e qualche panino. Aveva una fame
da lupi e doveva essere pronto per ogni evenienza. Una volta partito per la missione poteva non
mangiare per giorni. Dopo aver indossato un paio di pantaloni corti aprì la custodia in plastica
antiurto. All’interno era alloggiata una pistola mitragliatrice Kriss Vector con due caricatori a
nastro da cento colpi e tre caricatori da venti, più una scatola di proiettili sfusi. Un visore notturno
per guidare anche di notte senza essere scoperto, pala e piccone con il manico ripiegabile, per
eventuali lavori di scavo. Accessori graditi per confermare la sua copertura di archeologo. Il
servizio in camera venne consegnato da una cameriera turca talmente carina che sicuramente
doveva avere un doppio lavoro in orario notturno. Jimmy la fissò con interesse poi si ricordò che
aveva un lavoro da svolgere e spazzolò tutto il contenuto del carrello portavivande in completa
solitudine. Il pomeriggio cercò una zona tranquilla fuori Istanbul per far volare il drone, ed
imparare tutte le procedure e le manovre che avrebbe utilizzato nella zona delle operazioni di
ricerca. La Land Rover era facile da guidare e raggiungeva nonostante la blindatura, una velocità
elevata. Jimmy sarebbe partito alle prime luci dell’alba. Avrebbe fatto un rifornimento alla città di
Sanliurfa e si sarebbe diretto agli scavi, documentando il suo passaggio. Magari facendosi un selfie
sotto l’Albero dei Desideri come voleva la tradizione di Gobekli Tepe. Alla televisione il Foreign
Office segnalava che truppe dell’Isis avevano sconfinato e dalla Siria si stavano dirigendo in
Turchia verso i soldati dell’esercito regolare. La situazione per Jimmy poteva diventare esplosiva.
Dopo aver fatto il pieno alla Land Rover e caricato diverse taniche di benzina di scorta, attraversò
la città fino ad arrivare in un grosso spaccio dove fece provvista d’acqua e di cibo per il lungo
viaggio. Il giorno seguente nell’aria ancora fresca del mattino, attraversò brulli altipiani correndo
sulla strada sterrata al massimo della velocità consentita, incontrando carretti trainati da muli e
greggi di pecore.
Giunse a Sanliurfa verso mezzogiorno. Nell’ora più calda della giornata. La temperatura
raggiungeva di giorno i quaranta gradi mentre di notte scendeva verso i meno due.
Controllò la riserva d’acqua che aveva già in parte consumato e fece nuovi rifornimenti.
Si addormentò con fatica in auto un paio d’ore poi si diresse verso gli scavi di Gobekli Tepe per
confermare la sua copertura di archeologo. Era molto concentrato, non sentiva la solitudine e non
lo attraversava il dubbio che forse sarebbe stato un viaggio inutile e non avrebbe trovato nulla.
Superò lunghi altipiani spazzati dal vento caldo con folate di sabbia che impedivano la visuale
senza incontrare nessuno fino alla zona degli scavi. Il personale di custodia e di sicurezza era
molto preoccupato dai bollettini del Foreign Office e consigliava ai visitatori internazionali, di
abbandonare il sito per una potenziale incursione dell’Isis: le truppe benedette da Allah.
Jimmy con grande cordialità rispose che avrebbe fatto un veloce sopralluogo e chiese di venire
fotografato da uno dei tecnici, davanti all’Albero dei Desideri come voleva la tradizione.
Scattò un centinaio di fotografie senza rivelare a nessuno di essere in possesso di un drone ad alta
risoluzione, continuando a giocare al turista. Nel pomeriggio salutò il personale che aveva ricevuto
l’ordine di abbandonare lo scavo per lo stato di guerra e assicurò che anche lui avrebbe seguito il
consiglio dell’autorità come un bravo cittadino responsabile. Una volta lasciato alle spalle
Gobekly Tepe cambiò direzione di marcia per dirigersi al suo vero obiettivo: la Collina Sacra di
Sogmatar ed i suoi misteriosi monumenti a quasi cinquanta chilometri di distanza.
Arrivò nella zona di notte. Fermò la Land Rover ed alla luce del visore notturno, fece volare il
drone portandolo ad un’altezza di trecento metri per un sopralluogo dell’area circostante.
La termo camera evidenziava tutto il calore delle abitazioni ed i corpi degli abitanti del villaggio.
Purtroppo non erano soli. Una decina di soldati vestiti completamente di nero aveva invaso il
perimetro con camionette ed autoblindo dotate di armature pesanti. L’obiettivo di Jimmy era il
tempio dei Sette Pianeti dove gli esperti dei rilevamenti acustici, avevano scoperto dietro una
parete, un campo magnetico misterioso. Il luogo indicato per investigare con il Georadar.
Il problema principale era raggiungerlo senza farsi notare dalle truppe dell’Isis che probabilmente
avrebbero saccheggiato il villaggio e poi distrutto qualunque monumento fosse contrario alla loro
religione. Si comportavano come le cavallette e dopo il loro passaggio restavano solo i ricordi di
civiltà sconosciute e millenarie. Alle due di notte indossò lo zaino con il Georadar, la pala ed il
piccone, due bottiglie d’acqua, panini, indossò gli occhiali a visione notturna ed impugnò il Kriss
Vector con il caricatore a nastro da cento colpi. Il Tempio dei Sette Pianeti non era sorvegliato.
L’illuminazione scarsa e solo nelle zone abitate. Si sentivano passare i camion dell’Isis e
nonostante l’ora notturna, qualcuno dei soldati cantava odi ad Allah rompendo chiaramente i
coglioni. Il tempio era sotto una tettoia riparata. Nessuna sentinella così Jimmy poteva
scandagliare le pareti senza essere disturbato. Non poteva sperare in una ubriacatura generale dei
soldati, perché l’alcool era proibito dalla religione islamica ma a parte le pattuglie sulla strada,
avrebbe potuto agire indisturbato. Attraverso il verde luminoso del visore cominciò a scandagliare
tutti i muri del tempio senza rilevare nulla di particolare. Si fermò a guardare la parete che
raffigurava le sei figure umanoidi di grandi dimensioni scalpellate dai fedeli per l’iconoclastia
della loro religione. Erano mostruose ed inquietanti. Dietro quelle effigi le rilevazioni dei tecnici
avevano scoperto un campo magnetico sconosciuto. Per la prima volta non era stato trovato sotto
un pavimento nelle profondità della terra, ma nascosto da una parete di roccia. Un fenomeno
curioso ed assolutamente inaspettato. Il Georadar che garantiva una scansione di almeno sei metri
di profondità, individuò nella nicchia accanto alle figure, uno spazio vuoto dopo quattro metri di
spessore. Poteva esserci un muro cavo, una frattura naturale, una sorgente d’acqua ma
scandagliando bene la superficie, lo spazio vuoto sembrava più una porta successivamente
occultata. Posizionò il Kriss Vector a terra vicino all’ingresso e si tolse lo zaino. Fece una rapida
perlustrazione del perimetro intorno al tempio e constatò che alle tre di notte anche i fedeli di
Allah avevano deciso di raggiungere la beata incoscienza di un sonno ristoratore. Doveva
approfondire la ricerca dandosi da fare con il piccone. Tornato davanti al muro sospetto, cominciò
a fare danni contro la parete, immaginando di colpire il suo ex commercialista. Ogni tanto si
fermava per ascoltare ed ispezionava la zona del tempio per evitare sorprese. Alle cinque aveva
creato una discreta apertura. Effettivamente dietro la parete, uno spazio vuoto, rilevava una stanza
in pietra con il pavimento invaso dalla sabbia e dai detriti.
Gettò lo zaino al di là del muro e si girò verso l’ingresso del tempio inquadrando nel visore
notturno due guardie dell’Isis che stavano sopraggiungendo, forse svegliate dai colpi ma
probabilmente insonni per il servizio di pattuglia. Con un balzo Jimmy lasciò la nicchia, rotolò a
terra ed impugnò il Kriss Vector scaricando sulle due sentinelle una decina di colpi e falciandole
sul posto. Era proprio nella merda! Se si arrendeva come minimo lo avrebbero torturato e poi
sgozzato in un video di propaganda. Corse a lunghe falcate all’ingresso del tempio dei Sette
Pianeti, in tempo per ricevere la visita di una camionetta dotata di mitragliatrice, con quattro
terroristi particolarmente incazzati per la sveglia a tarda notte. Terminò contro il mezzo, il
caricatore da cento colpi poi caricò il successivo e nello scontro a fuoco uccise tutti gli occupanti
del blindato. C’erano altri soldati che stavano sopraggiungendo richiamati dal rumore degli spari
ed i colpi a sua disposizione sarebbero presto terminati. Tenne occupato un drappello di terroristi
urlanti finendo l’ultimo caricatore a nastro impedendogli l’ingresso al tempio, poi Jimmy scavalcò
la breccia nel muro ed entrò nella nicchia. Il visore notturno mostrava una stanza chiusa senza
uscite. Doveva arrendersi e finire in tragedia la sua avventura. Il pavimento per effetto del suo
peso si inclinò come uno scivolo rilevando un cunicolo simile a quelli delle piramidi egizie. Si
tolse lo zaino perché lo spazio era angusto e sparò dei colpi contro il muro della nicchia facendolo
precipitare. Adesso era veramente sepolto vivo con la poca aria millenaria del buco e se non fosse
giunto alla fine del cunicolo, sarebbe morto soffocato nel buio più completo. Strisciò a carponi per
un tempo che sembrava infinito. Mancava l’aria e c’era un odore di chiuso da cantina senza vino.
Indietro non poteva tornare. Il muro era crollato e i soldati dell’Isis erano famosi per la loro
crudeltà. Non sarebbe più ritornato a casa morendo nella più completa solitudine.
Cercò di scacciare i pensieri negativi ma non c’era da essere particolarmente allegri.
Il tunnel era lunghissimo e stretto e non era stato progettato per il passaggio di un uomo di ottanta
chili. Dopo un’ora di lento strisciare, Jimmy arrivò al termine del canale di ventilazione.
Era chiuso da un tappo di terra. Merda e merda! Se fosse stato religioso avrebbe detto una
preghiera. Aveva acqua per una giornata e l’aria era già irrespirabile. Pensò di porre fine alla sua
agonia tagliandosi la gola con il coltello da combattimento. Finito il minuto di sconforto, decise di
provare a scavare con la pala per vedere se riusciva ad aprirsi un passaggio. Dopo aver mangiato
terra per una buona mezz’ora strisciando con il corpo sulla pietra del cunicolo e trascinando lo
zaino legato ad una gamba, riuscì a liberare un’apertura e venne colpito in faccia da una ventata di
aria quasi fresca. Il cunicolo era libero e poteva proseguire. Improvvisamente precipitò su un
pavimento in pietra riconquistando la visione notturna e con grande meraviglia si ritrovò in una
sala ampia una decina di metri. L’aria era respirabile e particolarmente fresca. Alla sua destra
un’architrave rilevava un ingresso ostruito da un crollo. Sulla sinistra una strana costruzione che
ricordava un grosso uovo coricato a 45 gradi, o una struttura a triplice goccia in vetro o un
idromassaggio in un sotterraneo del cazzo! Il pavimento era in basalto e quando mise sopra un
piede la stanza si illuminò a giorno accendendo anche il misterioso uovo e costringendolo a
togliersi dalla faccia il visore notturno. Tutta la parete era di roccia levigata, abbellita da geroglifici
smaltati. La struttura dell’uovo era di materiale simile al vetro ma sembrava più roccia vetrificata,
come un diamante. Jimmy posò lo zaino e si sedette per riposare, ingurgitando tutto il contenuto di
una delle due bottiglie d’acqua. Poi gli venne da urinare segnando come un cane una delle pareti
del sotterraneo. Dove diavolo era finito? La stanza non presentava uscite. Cercò di mantenere la
calma e di razionalizzare. Decise di mangiare i panini che sarebbero andati a male, seduto su una
panca in pietra sotto i geroglifici. Adesso cosa cazzo avrebbe fatto? Era stanco morto. Scese dal
pavimento di basalto e nell’oscurità si addormentò profondamente. Si svegliò dopo un paio d’ore
di riposo. Venne attraversato dal panico quando si dimenticò dove si trovava cercando invano
l’interruttore della luce del suo appartamento. Si ricordò dell’incubo in cui era finito, rotolò sulla
sinistra finendo sul pavimento di basalto ed accendendo nuovamente la luce che proveniva dietro il
muro trasparente. Sulla parete sopra la panca, i geroglifici erano in perfetto stato di conservazione.
Divisi a gruppi raccontavano una storia. C’era un uomo in piedi vestito e armato. Successivamente
l’uomo era nudo rivolto alla struttura a forma di uovo. Infine l’uomo era seduto all’interno della
triplice goccia. Il geroglifico seguente raffigurava l’uovo con all’interno una cornice di cinque
stelle ed al centro una stella a sei punte. Fantastico e che diavolo voleva dire? Jimmy pensò
nuovamente di sgozzarsi e di farla finita! L’uovo filosofale o uovo cosmico era incastonato nella
parete, tre spirali lo circondavano ed era completamente chiuso senza rilevare l’interno. Magari
dentro un mostro ci dormiva da millenni e sarebbe uscito parecchio incazzato. A fianco della
costruzione erano posizionati dei pannelli ad altorilievo. Ciascuno aveva la forma di una stella a
cinque punte solo uno più grande a sei punte. L’uomo vestito, sedeva nudo all’interno dell’uovo
che lo trasportava ad una delle destinazioni indicate dalle stelle? Se anche quelle strutture fossero
esistite, dopo millenni potevano essere state travolte da dei crolli e Jimmy si sarebbe trovato
sepolto. L’uovo era una specie di ascensore? E come cazzo si apriva? Decise di fare una pausa e di
mangiare gli ultimi panini finendo la seconda bottiglia d’acqua. Se si sgozzava faceva prima
invece di perdere tempo con la settimana enigmistica. Jimmy provò a toccare tutti gli altorilievi.
Quando poggiò la mano sulla stella a sei punte l’uovo si aprì rilevando un forte odore di chiuso e
mostrando un sedile di roccia vetrificata.
Il sedile era a pressione e una volta avvertito il peso di un corpo si sarebbe richiuso. Se si serrava e
non succedeva nulla sarebbe morto soffocato. Jimmy si tolse i vestiti e si accomodò sul sedile.
Non aveva più nulla da perdere. Per i suoi amici era morto nel crollo della galleria e nessuno
l’avrebbe mai cercato. Una volta seduto la goccia si richiuse accogliendolo al suo interno. Si udì
un ronzio poi un raggio di color verde fece una scansione di tutto il corpo. La macchina sembrava
in perfetta efficienza nonostante il tempo trascorso nell’inattività più completa. Una volta
terminato, il raggio verde si ritirò e l’uovo iniziò a vibrare gettandolo in un cupo terrore. In un
lampo di luce bianca, Jimmy sparì per sempre dal mondo conosciuto verso un universo inesplorato
da millenni.
Si svegliò per il sapore di carne bruciata, ma non era arrosto era la sua! Doveva essere successo
qualcosa all’interno della macchina che aveva aumentato la temperatura fino a provocargli delle
ustioni di primo grado. Di sicuro l’impianto non era un idromassaggio. Riusci ad aprire con fatica
lo sportello a forma di mezzo uovo facendo uscire un sottile filo di fumo. Era vivo ed era riuscito a
migliorare a sua insaputa, l’abbronzatura integrale. La stanza illuminata non era uguale a quella di
partenza. Tutte le pareti erano di marmo ben levigato ed affrescate da geroglifici come quelle delle
sepolture egizie. Si vedeva che il tempo era trascorso inesorabile, dalla quantità di polvere
accumulata sulle panche in marmo. Era vivo, un po' bruciato, completamente nudo e doveva
trovare qualcosa con cui coprirsi. Non c’era un armadio del cazzo da nessuna parte. Sopra una
delle panche trovò una specie di perizoma in cuoio e un collare di metallo che erano sopravvissuti
al tempo. Indossò i capi di abbigliamento alla moda negli anni avanti cristo e cercò un uscita. Sulla
sinistra, oltre l’uovo che lo aveva trasportato in quel posto sconosciuto, un ingresso uguale a
quello della stanza di partenza ma non era ostruito. Aprì il portone in legno e si trovò in un
corridoio completamente buio e fresco. A distanza di una ventina di metri, un chiarore che spariva:
come una porta aperta e poi chiusa. La zona che stava attraversando a piedi nudi, sembrava non
fosse stata spazzata da millenni. Arrivò al termine del corridoio fatto di pietra smerigliata davanti a
quella che pareva una cabina armadio accesa. Di materiale metallico poteva contenere diverse
persone. Alla sua sinistra dal fondo dell’altro corridoio stava arrivando qualcuno. Non era solo!
Il tizio che si era avvicinato alla cabina era alto, completamente calvo con una chierica di capelli di
color grigio fumo come quella dei frati, ma lasciata crescere senza alcun criterio. L’aspetto
bellicoso e nonostante sembrasse una persona anziana esprimeva un intenso vigore. Era
completamente nudo a parte un bracciale nero al polso destro, con una dotazione sessuale che
avrebbe fatto invidia a qualunque terrestre. Gli occhi fiammeggiavano per una perenne
incazzatura. Gli chiese cosa ci facesse nella sua zona privata e Jimmy rispose dicendo di essere del
personale di servizio venuto a controllare se avesse bisogno di qualcosa. Stranamente lo capiva.
Forse il collare che indossava non era un semplice ornamento. La cabina armadio si rivelò un
ascensore. Il tizio di nome JHW era appena stato in piscina ed adesso aveva voglia di farsi una
scopata e di mangiare qualcosa. Jimmy aveva assunto l’atteggiamento del sergente fedele che
piaceva tanto ai suoi superiori e non faceva che annuire qualunque cosa l’anziano dicesse. Non
sembrava appartenere ad alcuna razza conosciuta. Era troppo alto. Troppo in forma e con quel
cranio allungato che ricordava certi faraoni egizi. Aveva l’atteggiamento spocchioso dell’ufficiale
di alto rango. JHW era in quel luogo da millenni dove l’avevano confinato per i suoi eccessi sul
campo di battaglia. Troppi morti. Troppe vite stroncate in guerre inutili. Ma lui era fatto così, era
un comandante militare e non sapeva fare nient’altro. Si annoiava a stare tutto solo e la compagnia
degli Afar non lo divertiva un granché. Cosa fossero questi Afar non era comprensibile perché
all’apertura dell’elevatore gli appartamenti dell’arzillo vecchietto erano vuoti. Jimmy si mostrò
molto ossequioso e gli disse che gli avrebbe fatto compagnia per un po’ di tempo. Anche lui era un
militare ed aveva combattuto in diverse battaglie. JHW si dimostrò molto interessato e gli chiese
quante persone avesse ucciso da solo. Jimmy rispose circa una ventina esagerando ma vantandosi
come se avesse vinto il premio Nobel. JHW era davvero compiaciuto e gli disse di servirsi da bere.
Gli appartamenti erano tecnologici ed ultra moderni. Da una grossa porta finestra si accedeva ad
un balcone affacciato su un piccolo bosco e un lago chiaramente artificiale perché si scorgeva la
volta di roccia che indicava che Jimmy era sotto terra. L’uovo cosmico era un teletrasporto per una
base sotterranea. Mentre intratteneva il vecchio soldato, cercò di trovare una via di uscita ma
sembrava che l’unica possibilità fosse tornare nell’elevatore ed avrebbe dovuto aspettare di essere
congedato. JHW era un torrente di parole, la solitudine lo aveva reso loquace e gli chiese dove
prestasse servizio. Jimmy citò a sproposito l’Area 51. Una volta seduto JHW si presentò per quello
che era considerato ancora nel mondo di sopra: il dio di Israele. Aveva cominciato molto giovane
con la famiglia degli israeliti ma non era riuscito a mantenere le promesse che aveva fatto al
popolo che Elyon il suo generale, gli aveva affidato. Chiese a Jimmy che fine avessero fatto e lui
rispose che gli ebrei di Gerusalemme lo stavano ancora aspettando con l’arrivo di un messia che
sarebbe stato il suo portavoce. JHW scoppiò a ridere.
Dopo tutto quel tempo stavano ancora ad aspettarlo? Ma erano proprio scemi! Un fazzoletto di
terra del cazzo! L’universo era pieno di pianeti e loro perdevano tempo per quel buco.
Lui non sarebbe mai tornato ed il messia non era mai esistito.
Disse qualcosa di poco lusinghiero sui terrestri che lui disprezzava guardando Jimmy così
intensamente da provocargli un rigurgito di diarrea. JHW aveva voglia di fare del sesso ed era solo
con Jimmy che cominciava a preoccuparsi. Venire inchiappettato da un dio era comunque
doloroso. Poi JHW si diresse ad una macchina la Chit Chamasa o urna che contiene la vita: un
cilindro frigorifero lungo un paio di metri. Digitò dei tasti e comunicò che in una mezz’ora
avrebbe fabbricato una femmina Afar per potersi accoppiare. Un servizio di escort fai da te. Jimmy
si mostrò molto interessato e chiese del suo funzionamento. Veniva caricata ogni anno con dei feti,
rapiti nei pianeti della galassia. Dopo una mezz’ora la macchina partoriva un individuo adulto che
poteva vivere fino a quattro anni. A JHW non interessava una durata così lunga perché gli piaceva
cambiare ed aveva impostato la scadenza minima. Alla fine del suo tempo il corpo si sarebbe
disidratato e sarebbe tornato polvere. Quando ti sei stufato della compagna o del compagno puoi
sostituirlo a tuo piacimento con un matrimonio a termine. Un articolo del genere sarebbe stato
oggetto di culto, nei supermercati del pianeta Terra! La struttura dove viveva JHW era
completamente artificiale. Esistevano numerose basi sotterranee dove gli alieni vivevano alle
spalle degli umani. Qualche volta salivano in superficie ma un onda radio particolare, irradiata su
tutto il pianeta, attraversava cellulari e televisori e non consentiva al nostro spettro visivo di
rilevarli. Erano sempre presenti ma invisibili. Gli umani continuavano a lavorare per loro come
avevano sempre fatto da quando erano stati creati attraverso un processo di clonazione di cui lui
non si era mai occupato. Un alieno durava migliaia di anni e poteva rigenerarsi diverse volte e
JHW avrebbe potuto usufruire di questa opportunità soltanto un’altra volta poi avrebbe avuto come
unica chance per non morire, di trasferire la sua energia vitale all’interno di un essere sintetico.
Però non avrebbe più potuto scopare come voleva e sperava che con le nuove tecnologie sarebbero
riusciti a migliorare il prototipo. A Jimmy sarebbe piaciuto moltissimo durare dei millenni e voleva
sapere come si faceva. Per effetto dell’alcool che continuava ad ingurgitare, JHW era diventato
molto loquace. C’era una macchina custodita fuori dal complesso. Bisognava essere preparati ed
autorizzati dall’autorità superiore. La macchina era al Tempio ma non si poteva accedervi senza
credenziali di autenticazione. JHW aveva terminato di bere la sua bottiglia da cinque litri e aveva
tanta voglia di sfogarsi. Dal cilindro frigorifero o Chit Chamasa, era uscita una ragazza di sedici
anni o qualunque cosa fosse ci assomigliava moltissimo. Ricevette subito una bella sberla poi il
dio dei cristiani cominciò a tempestarla di pugni. Aveva un’idea del sesso che sconfinava
moltissimo nel sadismo. La cosa si era messa a piangere e ad urlare e Jimmy era rimasto in
disparte completamente annichilito. Dopo millenni di guerre ed il confino, a JHW non era passata
la voglia di fare danni. Quando cominciò a sodomizzarla con furore Jimmy andò sul balcone che
dava sul boschetto ed il piccolo lago artificiale, mentre le urla erano altissime e strazianti.
Al termine di una buona mezz’ora di sesso senza consenso, JHW non era del tutto soddisfatto così
spezzò al facsimile di ragazza, le braccia e le gambe lasciandola gemente sul pavimento di marmo.
Quando raggiunse Jimmy sulla terrazza gli chiese di aiutarlo a trasportarla nel boschetto perché
voleva bruciarla. Aveva gli occhi di uno completamente fuori di testa ed i millenni passati in
cattività non lo avevano certo migliorato. Doveva aspirare il fumo del barbecue per calmarsi.
Ne aveva bisogno come di una droga e non poteva farne a meno. Jimmy aiutò il vecchio pazzo a
trascinare il corpo della cosa con tutte le fratture esposte, verso una catasta di legno e poi aspettò
che lui gli desse fuoco. JHW usò uno strano oggetto chiamato Teja’s Astra a forma di trapano, che
con un raggio luminoso, incendiò uno ad uno gli arti della ragazza o quello che ne era rimasto,
causando urla acutissime ed un forte odore di carne bruciata. JHW si sedette su una roccia
aspirando l’odore maleodorante con aria soddisfatta. Dopo il barbecue a base di carne di ominide,
il vecchio dio voleva riposare almeno quattro ore, in seguito avrebbero di nuovo chiacchierato
sulle sue imprese militari e le sue vittorie di guerra. Jimmy rimase nel boschetto fino a quando
JHW non si fu addormentato poi cominciò ad ispezionare il suo appartamento. Aveva bisogno di
vestiti da indossare e di un’arma o da quella situazione non sarebbe uscito vivo. Trovò una tunica
bianca con una cintura, si impossessò del Teja’s Astra di JHW e la posizionò in una specie di
fondina. Guardò se c’erano dei documenti o qualcosa che potesse servigli per garantirsi una nuova
identità. Nulla. Vestito ed armato si infilò nell’ascensore e mandò a fan culo il vecchio dio.
L’elevatore lo riportò al lungo corridoio ma questa volta imboccò la direzione opposta da cui
aveva visto provenire JHW. Era tutto buio nel condotto in pietra e soltanto alla fine del tunnel si
scorgeva un rumore di acqua e si vedeva sulle pareti il riverbero delle onde. Jimmy arrivò alla
piscina termale e si sorprese che ci fossero altre persone. Erano tutte figure umanoidi tra cui
spiccava una gigantesca cavalletta che giocava a spruzzare un serpente umanoide non molto
divertito. Nell’area ricreativa di quel carcere di lusso, una di quelle cose lo vide arrivare e gli
chiese di fornirgli un asciugamano. Poteva passare per un inserviente. Probabilmente tutto il
personale di servizio era umano. Jimmy come un bravo scolaretto fece tutto quello che volevano.
Erano talmente orribili che era difficile pensare di poter evitare la completa obbedienza. Una volta
espletate le esigenze di tutti, cercò di uscire dalla piscina e di trovare una via di fuga. La struttura
era imponente, si snodava in lunghe gallerie e su diversi piani serviti da ascensori. Uscito dal
labirinto superò l’ingresso costituito da colonne di marmo e si trovò di fronte ad una spianata
grande come un campo da calcio disseminata di cupole di vetro contenenti della vegetazione
rigogliosa. Una grande fattoria con appartamenti di lusso a disposizione del personale alieno. JHW
aveva parlato di una macchina per la rigenerazione e Jimmy era venuto per quella. Così abbigliato
e con il corpo rosso per le bruciature dovute all’Uovo teletrasporto, poteva passare per un ospite.
Un alieno umanoide come tutti gli altri. Mentre vagava camminando sulla terra rossa che
circondava le cupole di vetro, venne avvicinato da un auto di colore grigio guidata da due militari
in divisa. Cercò di comunicare con cortesia e fermezza, usando quel tono antipatico e saccente che
piaceva tanto agli ufficiali. Il personale al servizio degli ospiti alieni era dell’esercito americano.
Uno dei soldati gli chiese dove fosse il suo bracciale e come mai non lo portasse. Jimmy non
capiva a cosa si riferisse ma gli rispose prontamente che doveva averlo perso in piscina e che
andava sostituito subito. Il giovane dall’aria più intelligente replicò che lo trovava veramente
strano perché era quasi impossibile rimuoverli dal polso. Jimmy pensò di essere stato scoperto poi
quello più giovane che sembrava il più accomodante ed aveva visto la strana arma in suo possesso,
gli disse che avrebbero provveduto immediatamente accompagnandolo subito al laboratorio di
quel giardino recintato e protetto. Jimmy usando un tono più cordiale e bonario, lo ringraziò
stringendogli la mano. Salirono sul piccolo veicolo aerodinamico a due posti e con l’aria di un
ufficiale che passa in rassegna le truppe si accomodò sul sedile accanto al guidatore mentre l’altro
soldato sarebbe tornato a piedi. Forse era la volta buona e sarebbe riuscito ad ottenere una nuova
identità. Attraversarono tutto il campo sotterraneo disseminato di costruzioni trasparenti in
policarbonato, sotto la volta scavata nella roccia. Dopo una decina di minuti di viaggio arrivarono
all’ingresso di un bunker. Il soldato mostrò le sue credenziali passando il bracciale bianco davanti
ad uno scanner. Un sottile raggio di luce da rosso diventò verde ed il portone venne aperto.
All’interno era una normale base militare come quelle in cui Jimmy aveva prestato servizio per
diversi anni in Inghilterra. La sua pelle a chiazze bianche e rosse lo rendevano particolare e
curioso. Di quale specie era? Da quale pianeta veniva? Da Orione? Jimmy rispose al soldato
all’ingresso che era venuto per rifare un nuovo bracciale e che poi voleva subito tornare ai suoi
appartamenti nell’area dove lo avevano trovato. Non gli rompessero i coglioni! Il soldato lo portò
da uno dei camici bianchi che lo fece aspettare in una zona di quarantena. Era praticamente
impossibile che un umano senza autorizzazione fosse giunto fino lì, doveva essere un alieno di
qualche specie. Nell’universo se ne calcolavano esistenti almeno 400.000. Non potevano averle
catalogate tutte. Jimmy entrò in un laboratorio all’interno di una cabina di vetro con le porte a
tenuta stagna. Dopo averlo fatto spogliare, il medico lo fece sedere su un lettino metallico ed iniziò
una scansione completa del corpo e del suo Dna. Una volta terminato, tutte le informazioni che lo
riguardavano sarebbero state impresse su un bracciale di metallo e plastica che ricordava un
cinturino Activity Tracker. Le sue credenziali per accedere a qualunque attività all’interno della
base e nella zona privata da cui proveniva. Anche il suo collare per la traduzione simultanea venne
aggiornato con tutte le nuove lingue. Quello che il medico trovava strano e che la scansione lo
definiva come essere umano. Jimmy rispose al dottore che non era un problema e che non doveva
preoccuparsi. Lui era un ibrido. Il dottore doveva comunque fare rapporto. Jimmy stava per
prendere la sua arma per chiudere la questione burocratica, quando il dottore cominciò a
disidratarsi fino a diventare un mucchietto di polvere: probabilmente era scaduto il suo contratto di
lavoro e la sua esistenza. Jimmy si rivestì e cominciò ad esplorare la zona circostante. Trovò una
specie di zaino di color grigio e vi ripose l’arma. Nessuno aveva sentito nulla e non aveva notato
telecamere in quel piccolo laboratorio. Se il medico avesse dato l’allarme lo avrebbero di sicuro
rinchiuso per aver infranto qualche protocollo di sicurezza e buttato via la chiave. Si assicurò il
bracciale nero al polso che controllava qualunque dispositivo, ed entrò in uno spogliatoio dove
c’erano delle docce lavandosi con cura per togliersi di dosso tutta la stanchezza del lungo viaggio.
Una volta uscito indossò una tuta grigia senza insegne, sottraendola da uno degli armadi in metallo
ed un paio di scarpe tecnologiche molto comode che ricordavano le Geox Nebula Sneaker. Sulle
spalle aveva lo zainetto grigio scuro con l’arma. Doveva trovare un posto dove rifocillarsi e
dormire. Erano disseminati per tutta la base dei distributori di barrette energetiche e di bevande.
Bastava passare il braccialetto davanti all’erogatore comunicando a voce la quantità e la macchina
ti esaudiva. Finito il pasto frugale ma necessario, si addormentò su una delle panche dello
spogliatoio che continuava ad essere vuoto. Dormì un paio di ore poi al risveglio cominciò a
riflettere sul motivo del suo viaggio. Come sarebbe riuscito a prolungare la durata della vita?
Quella era una base militare di supporto e non avevano di sicuro la macchina per rigenerarsi di cui
aveva parlato JHW. Non c’erano antiche pergamene da recuperare o straordinarie pozioni. C’era
una macchina ed andava trovata! Riempì lo zaino di bottigliette e di barrette energetiche e tentò di
guadagnare l’uscita. Poteva rubare un mezzo di trasporto ma lo avrebbero individuato più
facilmente. Doveva mantenere un basso profilo e non farsi notare. Uscito dalla base senza venire
fermato da nessun controllo, rientrò nello spazio artificiale tra i militari ed il residence degli alieni.
La superficie disseminata di cupole in vetro che proteggevano le colture idroponiche, era
attraversata da sentieri in ghiaia molto ben curati. Se andava dritto sarebbe tornato al residence, se
girava verso destra e superava una spianata, c’era una grossa costruzione incastonata nella roccia.
Una rampa di scale portava ad un alto portone sormontato da una croce egizia. Non si vedeva
nessuno a parte le auto di pattuglia. O aveva molto culo o era l’ora della siesta. Jimmy salì la
rampa di scale ed entrò grazie al suo bracciale nero che gli dava il libero accesso. Dall’altra parte
si apriva una zona fresca e molto grande come la navata di una chiesa.
C’era un gruppo di donne che indossavano una veste candida con un cappuccio.
Una delle vestali si avvicinò e gli chiese se avesse bisogno di qualcosa. Trovava molto strano che
un militare terrestre potesse entrare in quel luogo sacro. Jimmy la rassicurò dicendo che per un
controllo medico urgente ed evitare una contaminazione, i suoi vestiti erano stati bruciati.
Era veramente stufo di indossarli e chiese se poteva effettuare una sostituzione più confortevole.
L’essere di sesso femminile lo accompagnò in uno spogliatoio dove venne lavato e profumato e gli
venne fatta indossare una veste di lino. Una del personale di servizio al Tempio, gli dette anche da
mangiare della frutta e gli domandò se avesse bisogno di fare del sesso. Le signore sembravano
umane ma Jimmy declinò l’invito. Il suo modello era Teen mentre queste erano più del genere
Super Milf. Dopo aver ringraziato, Jimmy chiese quale fosse lo scopo di quel luogo. Era il Tempio
della Rigenerazione o dell’ultimo commiato. Coloro che non potevano più rigenerarsi sarebbero
tornati polvere e ricordati dai viventi. Jimmy voleva effettuare una rigenerazione. Per lui era la
prima volta. La donna più anziana lo portò in una sala dalle pareti in tessuto. Tappeti adornavano il
pavimento e l’aria era rinfrescata da una corrente che veniva dall’alto. Avrebbe dovuto meditare su
quella scelta perché prolungare la sua permanenza nel mondo materiale poteva essere molto
doloroso. Jimmy voleva rigenerarsi e si sedette a meditare. Naturalmente finse di pregare per un
quarto d’ora poi chiese di venire ricevuto dal responsabile del servizio. Ricordava il sacerdote di
un culto. Era vestito di nero e aveva l’aria greve di uno che si stava annoiando terribilmente.
Era sicuro di volersi rigenerare? Sarebbe durato altri mille anni. Jimmy gli rispose che era molto
deciso e voleva fare quella scelta. Era pronto e determinato. Mille anni con quel corpo che si
ritrovava sarebbe stata una pacchia assoluta. Il sacerdote lo introdusse in una stanza
completamente in metallo e lo fece sdraiare in un sarcofago ad alta tecnologia. Si coricò tutto
soddisfatto poi l’officiante cominciò a celebrare un rito a lui sconosciuto. Dopo una buona
mezz’ora di orazioni incomprensibili finalmente venne chiuso il coperchio. Ricordava gli impianti
criogenici dei film di fantascienza. Il bracciale di Jimmy venne introdotto in una scanalatura per la
lettura del Dna. Il sacerdote attraverso il vetro gli domandò se volesse qualche cambiamento fisico
particolare da inserire come dato nella macchina. Jimmy gli chiese se poteva avere un
allungamento del pene. Il sacerdote gli rispose che ci aveva già pensato. Tutti gli uomini volevano
quello e le donne chiedevano dei seni più grandi. Una volta impostati tutti i dati, il sacerdote
premette un pulsante ed il cilindro si riempì di un liquido blu e oro e Jimmy si sentì soffocare.
Dopo qualche minuto di puro orrore cominciò a respirare la sostanza abituandosi al liquido che gli
aveva riempito i polmoni. Il cilindro cominciò a ruotare per un numero di giri che sembrarono
interminabili. Se fosse riuscito a sopravvivere alla macchina avrebbe fatto causa al costruttore.
Probabilmente svenne perché non ricordò più nulla. Quando si riprese dal vortice e dal liquido che
gli raspava ancora la gola, Jimmy era sdraiato su una panca di pietra e stava tornando a respirare
normalmente. Il sacerdote gli fece vedere su uno schermo il contenuto del bracciale nero che oltre
ad indicare tutti i suoi dati biometrici mostrava la garanzia di mille anni di rigenerazione. Se
voleva utilizzare ancora la macchina avrebbe dovuto presentarsi l’ultimo anno prima della
scadenza. Probabilmente sarebbe stato qualcun’altro ad azionare il meccanismo perché il sacerdote
sarebbe deceduto nel mese seguente. Era stufo di vivere e aveva deciso di sparire per sempre.
Cazzi suoi! Jimmy aveva i suoi mille anni e voleva proprio goderseli. Uscito dal tempio frugò
nello zaino, mangiò un paio di barrette energetiche e si scolò le bottigliette di un liquido che
ricordava sali minerali al gusto arancia. Era riuscito nella sua missione. Purtroppo non aveva
alcuna intenzione di ritornare all’Isola d’Elba perché la rigenerazione era soltanto per gli alieni.
Gli umani con il bracciale bianco non potevano accedervi o ci sarebbe stato un problema di
sovraffollamento sul pianeta Terra. Avrebbero dovuto cambiare le loro politiche ma Jimmy non
aveva intenzione di fondare un partito e di trascorrere centinaia di anni per cambiare dei riti
millenari. Si era adattato e doveva sopravvivere. Non era un individuo religioso e non credeva che
una volta morto alla fine dei tempi sarebbe risorto. Come avrebbe passato i prossimi mille anni? A
sinistra dell’uscita dal tempio poteva raggiungere la base militare ma con gli anni si sarebbero
accorti che lui non moriva mai. Sulla destra poteva raggiungere il residence degli alieni e vivere in
un appartamento da sogno per qualche tempo. Doveva studiare meglio la situazione e valutare se
c’erano altre opzioni ma nel frattempo avrebbe abitato al residence. Dopo una mezz’ora di
cammino, entrò nel complesso, superò la piscina che in quel momento era vuota e si mise a
riflettere sotto la volta piastrellata in mattonelle greis di color azzurro, sostando sul pavimento in
resina perfettamente pulito. Doveva evitare la zona del residence che ospitava l’appartamento di
JHW perché di quel pazzo ne aveva abbastanza.
Se i cristiani della superficie del pianeta lo avessero conosciuto, gli avrebbero lanciato addosso i
loro crocifissi! Attraversò diversi corridoi ed entrò in un elevatore che si era appena aperto.
Al suo interno due soldati stavano trasportando un urna cineraria. Uno degli ospiti del Residence
era tornato polvere. Jimmy fece le sue condoglianze e chiese quale fosse la stanza del defunto che
si era liberata. Bastava andare al piano superiore. Entrato nell’elevatore e salutato i due soldati si
diresse nella sua nuova residenza. La porta era chiusa ma grazie al bracciale, la paratia scorrevole
si aprì rivelando un loft da sogno! L’appartamento era diventato suo. Aveva mille anni da
trascorrere e si chiese se ci fosse la Tv satellitare. Il bagno era principesco con una vasca
idromassaggio talmente grande che una cavalletta umanoide poteva sguazzarci senza problemi.
Non c’erano provviste perché bastava ordinarle davanti ad un monitor facendo scorrere il
bracciale. Aveva diritto ad alimenti per un migliaio di anni e non doveva pagare l’affitto. In
un’area più riservata c’era una macchina simile ad un frigorifero, la Chit Chamasa, la stessa che si
trovava nell’appartamento di JHW. Avrebbe potuto fabbricarsi una compagna. Jimmy sembrava
tornato bambino e aveva tanta voglia di giocare con la scatola delle sorprese. La ragazza poteva
essere modificata a piacimento ma doveva scegliere dalla selezione un feto Afar oppure si sarebbe
trovato in casa un enorme serpente che avrebbe potuto mordergli il culo. Inserite tutte le
coordinate per fabbricarsi la donna dei suoi sogni, Jimmy si sedette in dispensa ed ordinò
vocalmente qualcosa da mangiare. Un bel pollo arrosto con patate. Il sintetizzatore gli fece arrivare
nell’appartamento un pollo vivo perché non aveva specificato che lo voleva già cucinato. Le patate
però erano ottime e Jimmy pensò di limitarsi ad una modesta dieta vegetariana. Andò sul terrazzo
privato in compagnia del pollo che si mise a correre felice nel giardino, mentre attendeva che la
ragazza gli venisse servita come un pasto caldo. Aveva un bosco personale e un piccolo laghetto a
disposizione. Probabilmente tutto il complesso prevedeva alloggi sotterranei con giardino, di un
centinaio di metri quadrati. Non c’era una televisione ma soltanto molti libri. Meglio! Mentre
decideva un nuovo futuro poteva approfondire lo studio delle filosofie orientali. La fanciulla
bionda con gli occhi azzurri aveva un corpo da mozzare il fiato e se Jimmy aveva digitato i dati in
maniera corretta sarebbe durata a lungo. Si comportava come un animaletto da addestrare e faceva
tutto quello che voleva senza mai smettere di sorridere. Fantastico! Jimmy passò tutta la notte ad
insegnarle il gioco del sesso e collaudò con grande soddisfazione la sua nuova dotazione da
superdotato alieno. La mattina seguente la ragazza era sparita. In cucina era rimasto soltanto un
mucchietto di polvere. Jimmy doveva aver fatto qualche cazzata digitando i tasti. Che avesse
esagerato con la sua performance e si fosse disidratata per lo sforzo? Tornò alla Chit Chamasa ma
poi si fermò. Voleva creare una compagna o voleva un oggetto per il puro divertimento. Che aveva
intenzione di fare? Non poteva certo sbarazzarsene una volta che fosse nata. Poteva durare fino a
quattro anni e con il tempo avrebbe acquisito consapevolezza di sé. Non sarebbe rimasta sempre
una bambina allegra e spensierata. Jimmy immaginò la creatura dedita alla lettura ed allo studio.
Cominciò a sudare freddo. Se avesse trovato un libro che parlava del Punto G poteva andare fuori
di testa come Elisa e sostituirlo con un fallo di gomma. Doveva limitarle le letture e fornirle una
modesta istruzione in modo da conservarla sempre docile e sottomessa. Impartirle un
addestramento per renderla addomesticata come gli abitanti del pianeta Terra. Stava giocando a
fare dio e la cosa non era divertente. Ora che si era soddisfatto avrebbe dovuto riflettere bene sulle
sue reali intenzioni e magari trovarsi una vera compagna se non avesse saputo resistere alla
solitudine. Jimmy passò un’intera settimana al residence per alieni leggendo il libro di Bauman,
“Immortalità, mortalità ed altre strategie di vita”. Imparò ad usare il sintetizzatore alimentare
evitando con cura cibi di natura animale per non trovarsi la casa invasa da polli e tacchini. Il
precedente titolare dell’appartamento aveva impostato il dispensatore di cibi in modo che gli
alimenti fossero molto freschi, addirittura vivi e Jimmy non era riuscito a modificarlo. Doveva far
parte di una razza carnivora amante delle bistecche molto al sangue. Il pollo sopravvissuto al suo
pasto era diventato un animale domestico, gli faceva compagnia nel boschetto e mangiava dalle
sue mani. Un lunedì decise di abbandonare l’appartamento per la noia e la solitudine.
Doveva esserci qualcos’altro da vedere. Non poteva passare mille anni chiuso li dentro a leggere e
a fare passeggiate nel giardino privato. Indossò la tunica e scese ai piani inferiori con il suo zaino
in spalla contenente frutta, verdura e l’arma ad energia. La piscina era vuota. A quell’ora del
mattino gli ospiti del residence dormivano profondamente. All’uscita aveva due opzioni.
Andare alla sua destra verso il Tempio della Rigenerazione o proseguire attraversando lo spazio
lungo come un campo da calcio, costellato di cupole di vetro adibite alla coltivazione, fino alla
base militare. Con il braccialetto al polso di colore nero poteva andare ovunque. Sulla sinistra
c’era un luogo delimitato da alberi che non aveva ancora visitato. Facendo attenzione a non essere
visto dalle pattuglie di soldati che giravano sulle auto ad alta tecnologia, si diresse in quella
direzione. Nascosta dalla foresta un’apertura. Due colonne di pietra sorreggevano un architrave in
muratura che introduceva in una lunga galleria. Al contatto dei piedi con il pavimento, si accesero
delle luci di cortesia, posizionate lungo la parete rivestita da grosse mattonelle che riflettevano la
luce. Una corrente di aria fresca attraversava la galleria rendendo piacevole la marcia di Jimmy
che procedeva guardingo verso la fine del tunnel. Arrivò dopo un quarto d’ora ad una grossa
costruzione scavata nella roccia che ricordava l’hangar di un aeroporto ma non c’era una pista di
atterraggio. Tutto il personale militare era in una divisa di color azzurro. Portavano al polso un
bracciale bianco. Gli chiesero cosa volesse. La struttura era effettivamente una base aerea che non
comunicava con lo spazio terrestre ma con quello del sistema solare. Ci sarebbe stato tra breve un
volo su Marte verso la sua base sotterranea. Jimmy non voleva andare su Marte ma conoscere tutti
i voli in partenza. Rimase sorpreso dalla quantità di pianeti ai quali poteva accedere e rispose che
doveva effettuare un trasferimento nel più breve tempo possibile. I militari lo portarono ad un
grosso tabellone olografico che elencava circa 8,8 miliardi di destinazioni nella galassia e gli
mostrarono come funzionasse. In genere un alieno tornava a scadenze regolari nel suo pianeta di
provenienza per rivedere la sua famiglia, a meno che non avesse una interdizione sul bracciale.
Jimmy passò il suo Activity Tracker sullo scanner che non specificava un pianeta di provenienza e
nessuna interdizione. Probabilmente era un ibrido metà terrestre metà extra, veniva comunque
catalogato come alieno e le basi militari erano al loro servizio, poteva quindi scegliere la
destinazione. Avere a che fare con i militari poteva a volte, essere un grosso vantaggio! Per
effettuare il viaggio doveva essere preparato ed indossare una tuta, così venne introdotto in uno
spogliatoio per un controllo medico. Passò sotto un arco di metallo che lo scansionò per alcuni
minuti rivelando il suo perfetto stato di salute di 27enne e la durata della sua vita in quell’età per
almeno mille anni. Doveva essere di sicuro un alieno. Gli umani al massimo vivevano una
settantina di anni e già dopo i cinquanta erano ad alto rischio di estinzione per il duro lavoro
svolto, l’invecchiamento e le malattie. Un dio crudele gestiva la vita sul pianeta Terra. Terminato il
controllo ed indossato una bella tuta aderente di colore bianco che ricordava quella del film
Solaris, venne invitato ad osservare un grosso pannello luminoso con tutte le partenze e gli arrivi
della Stazione. La maggior parte dei lanci erano diretti verso Betelgeuse o la Casa di Dio e Jimmy
scelse quella come destinazione finale. Ad intraprendere il viaggio per quella giornata, c’era solo
lui, per cui i militari optarono per un aeronave che poteva ospitare solo quattro persone.
Nell’hangar circondato dalla nuda roccia venne fatto sedere all’interno dell’abitacolo trasparente
da dove poteva osservare tutte le operazioni. Non capiva come avrebbe fatto ad uscire dalla base
sotterranea. Da dove avrebbe spiccato il volo? Il veicolo accese i motori come un normale aereo
ma non aveva ali. Il pavimento era di un materiale trasparente simile allo zaffiro e mostrava la
superficie della base. Dopo qualche minuto uscì da una della pareti, una lunga sbarra di metallo
che scansionò l’aeronave che iniziò a vibrare. La vibrazione divenne sempre più intensa fino a
quando l’intera base sparì alla vista di Jimmy che si ritrovò improvvisamente circondato dallo
spazio vuoto e dalle stelle. Rimase sospeso nel silenzio profondo dell’universo fino a quando per
una misteriosa trazione, il veicolo venne introdotto in un tunnel rotante probabilmente per l’effetto
Einstein-Rosen che lo circondò in un wormhole Eridani, raggiungendo una velocità superiore a
quella della luce.
Fu un attimo e come uno spasmo cerebrale diventò una forma pensiero raggiungendo la sua meta
finale.
La base di Betelgeuse ha uno spazio porto completamente in vetro. Micro celle pulsanti di energia
alimentano la stazione. Dal vetro dell’aeronave si vedeva la vegetazione lussureggiante di una
grande foresta. Scese dal veicolo con cautela perché dato l’ambiente potevano esserci degli
animali pericolosi. Si tolse la tuta ed indossò una delle tuniche riposte nell’abitacolo molto più
confortevoli ma tenendo in mano per precauzione l’arma ad energia. A riceverlo c’era un comitato
di accoglienza composto da donne. Nascose l’arma nello zaino per non dare una cattiva
impressione.
Erano tutte belle e piacevolmente svestite di una tunica leggera molto colorata.
La pettinatura formata da treccine di vari colori aumentava il volume dei capelli ed accentuava la
luminosità dei loro volti.
Nessuna ragazza era brutta o sovrappeso perché a crearle erano state le macchine per la clonazione
e non l’uomo. Sicuramente nessuna di loro soffriva di un complesso di inferiorità o rischiava di
morire per il parto.
C’erano anche molti uomini ma stavano distanti a guardarlo.
Che fosse arrivato alla fine delle sue ricerche ed avesse trovato il Paradiso?
Lo invitarono a fare un bagno rinfrescante data la temperatura tropicale del luogo.
In acqua fu lavato e profumato da mani di giovani donne molto felici di accarezzarlo e renderlo
felice.
Se ci fosse stato TripAdvisor avrebbe dato una segnalazione a cinque stelle.
Una volta vestito venne invitato a partecipare ad un banchetto che si teneva in una radura poco
distante. Il villaggio di Troende è costituito da strutture in pietra con ampi loggiati dove gli abitanti
vivono in comune senza alcuna privacy.
Tutto era fatto di vetro e marmo dalle strutture sottili ma resistenti.
Le ragazze gli servirono una pietanza a base di vegetali molto gustosa.
Non mangiavano carne e quelli che dovevano essere degli animali, correvano liberi tra gli alberi
della radura.
Nessuno chiese a Jimmy il motivo del suo viaggio.
Erano tutti sorridenti, giovani e felici.
Dopo il pasto a base di verdura e bevande rinfrescanti, si addormentò sotto un albero riposando su
una stuoia.
Non fece alcun sogno, perché nessun sogno era paragonabile alla realtà alla quale era arrivato.
Si svegliò piacevolmente riposato e chiese di parlare con il responsabile.
Nessuno sapeva cosa intendesse dire. Chi comandava il villaggio?
Una ragazza più loquace delle altre gli rispose che c’era solo Lain, il Padre e lui stava nella sua
casa e si occupava di tutte le loro necessità.
Jimmy chiese di poterlo incontrare e una delegazione di uomini si offrì di accompagnarlo.
Arrivarono al palazzo dopo una buona mezz’ora di camminata nella vegetazione formata da grossi
alberi che circondava il sentiero di greis porcellanato.
Gli alberi non erano immobili ma seguivano il gruppo e quando gli uomini del villaggio si
arrestavano, anche gli alberi cessavano ogni movimento rinfrescandoli con la loro ombra.
Il palazzo del Padre era di metallo vetrificato dalle strutture imprevedibili come una costruzione di
Gaudì. Tutte le porte erano aperte e nessuno veniva lasciato fuori.
Niente guardie o veicoli militari a proteggerlo.
L’ingresso era quello di una cattedrale con ampie vetrate colorate che riflettevano la luce tenue di
un sole perennemente acceso. Non c’era in quel luogo l’alternanza giorno e notte.
Il Padre era molto indaffarato.
Stava lavorando dietro un altare tecnologico e comunicava a dei dispositivi che lo collegavano con
tutto l’universo. Ma era molto ben disposto ad incontrare Jimmy.
Mentre parlava con lui ed ascoltava i suoi racconti, lasciava improvvisamente la sua forma
umanoide e si trasformava in una sfera di luce sparendo per qualche secondo alla sua vista per poi
ricomparire e continuare la conversazione.
Andava e veniva da una galassia all’altra quando veniva chiamato e c’era un problema.
Non era l’unico dio, erano in molti ma in quel periodo toccava a lui occuparsi dell’universo.
Jimmy era il primo essere umano che incontrava e lo trovava in ottima forma.
Il fatto che potesse vivere mille anni lo sorprese perché sul pianeta Betelgeuse gli abitanti
duravano nel pieno della giovinezza solo duecento anni e poi venivano sostituiti da copie molto
simili.
La vecchiaia non esisteva.
Quando arrivava la scadenza di permanenza sul pianeta, l’individuo moriva e tornava polvere
come tutte le cose che vivono nell’universo.
Esistevano esseri superiori come lui ma anche gli dei alla fine dei tempi sarebbero morti.
Jimmy era veramente rattristato per quella rivelazione ma godeva comunque di mille anni da
trascorrere fino alla prossima rigenerazione.
Il Padre gli disse che se si fosse stancato della sua forma umanoide avrebbe potuto con la pratica
del Samith, una specie di meditazione, trasformarsi in un essere di luce e durare anche molto più a
lungo.
Ma Jimmy rispose che aveva un pene nuovo e rigenerato da poco e preferiva utilizzare il suo corpo
per qualche millennio.
Dio comprese le sue necessità e gli augurò un buon soggiorno nel villaggio.
Il pianeta è anche il custode di tutto lo scibile del cosmo.
Dei libri che venivano scritti, una copia era custodita nella biblioteca.
Il contenuto riversato su supporti digitali, ma molto spesso gli originali erano su carta perché non a
tutti faceva piacere leggere e studiare stando seduti davanti ad un computer.
Molti provavano un piacere fisico nel maneggiarli e nel profumo delle pagine in pergamena.
Jimmy era uno di questi e sarebbe stato molto contento di visitare la Biblioteca Universale
preservata a Betelgeuse.
Tra una sparizione e l’altra il Padre gli mostrò gli archivi dove veniva custodito tutto il sapere
dell’Universo.
La Biblioteca era immensa.
Milioni di navate e di scaffalature contenevano miliardi di volumi dalle copertine tutte azzurre.
Solo la classificazione ed il titolo li distingueva l’uno dall’altro.
I libri venivano spediti a richiesta e inviati con un tele trasporto a destinazione.
Jimmy fece notare al Padre che i testi erano tutti uguali nella forma.
Lui rispose che quello che contava era la sostanza ed il contenuto.
Nessuno si era mai lamentato delle copertine che erano solo vanità.
Tutte le galassie potevano accedere alla sapienza universale.
Jimmy chiese al Padre se poteva mostrargli il lavoro che aveva svolto con successo sul suo
pianeta.
Ricevuto il suo pensiero Lain ammise che non sarebbe stata una cattiva idea offrire ad ogni pianeta
dell’universo, una diversa copertina colorata e lavorata a mano.
La Biblioteca veniva gestita dal computer ma per quel lavoro artigianale avrebbe potuto
occuparsene Jimmy formando dei rilegatori tra gli abitanti del villaggio che poi avrebbero
programmato le macchine per realizzare copertine sempre nuove.
Jimmy si era incastrato da solo in un lavoro che non avrebbe finito nemmeno nella terza
rigenerazione ma era una occupazione che lo aveva sempre reso felice.
Non poteva passare la sua esistenza senza rendersi utile.
Si rese disponibile per quell’incarico e ricevette dal Padre l’autorizzazione a formare i primi
bibliotecari umanoidi della Biblioteca Universale che si sarebbero dedicati alla rilegatura dei testi
in base ai gusti sollecitati dal pianeta da cui i libri provenivano.
Jimmy impiegò poco tempo ad addestrare i villaggi nella nobile arte della rilegatura a mano e
volume dopo volume i pianeti venivano accontentati e la biblioteca di un bel colore azzurro venne
sostituita in pochi decenni, da fantastici volumi colorati ed impreziositi da fregi e lavorazioni
artigianali.
Il dio era molto soddisfatto e le richieste di nuove copertine arrivarono a milioni.
Jimmy trascorrerà la sua esistenza alla Biblioteca Universale ed al villaggio di Troende.
Non si legherà mai con nessuna donna perché la sua vita dura più di quella delle sue compagne
occasionali che dividono con lui i momenti felici di un amore appassionato.
Non smetterà mai di rilegare volumi impreziosendoli con tutto l’amore della sua arte.
Quando il Tempo a sua disposizione sarà finito, troverete sicuramente la sua polvere, sulla
copertina dei vostri libri.
Ugo Pennacino

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