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LA MALATTIA DA REFLUSSO
GASTROESOFAGEO E L’ERNIA IATALE
OPZIONI E ALGORITMI
Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di
ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4,
della Legge 22 aprile 1941 n. 633, ovvero dell’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA,
CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI, il 18 dicembre
2000.
Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a seguito
di specifica autorizzazione rilasciata dall’Editore.
ISBN: 978-88-7110-224-5
Realizzato in Italia
Stampato da
PREFAZIONE....................................................................................................... VII
01 - FRAMMENTI DI STORIA............................................................................. 3
02 - EPIDEMIOLOGIA......................................................................................... 9
03 - QUALE DEFINIZIONE?................................................................................ 17
04 - ANATOMIA FUNZIONALE.......................................................................... 21
05 - EZIOPATOGENESI....................................................................................... 27
07 - L’ESOFAGO DI BARRETT............................................................................. 45
08 - L’ERNIA IATALE........................................................................................... 61
09 - IL QUADRO CLINICO.................................................................................. 67
10 - LA DIAGNOSI.............................................................................................. 75
11 - QUALE TERAPIA?....................................................................................... 81
12 - ICONOGRAFIA............................................................................................ 101
VII
4 - Frammenti di storia
BIBLIOGRAFIA
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Frammenti di storia - 5
Severa
Moderata
Lieve
Endoscopia Endoscopia
negativa positiva
10 - Epidemiologia
to che il loro fattore di crescita specifico risulta stabilizzato attorno al valore di 2 (5).
In uno studio svolto nella popolazione degli Stati Uniti è stato osservato che circa il
45% della popolazione ha accusato pirosi o rigurgito almeno una volta all’anno con
un 19% che riferisce gli stessi sintomi almeno due volte alla settimana (6) (Tab. 3).
La MRGE conclamata si aggira attorno al 10% della popolazione adulta, cioè
il 75% di tutta la patologia esofagea, producendo un costo diretto di almeno 10
miliardi di dollari per anno (7) (Tab. 4).
In un’altra indagine risulta che il 20-40% degli statunitensi almeno una volta
alla settimana accusano una sintomatologia di intensità significativa, soprattutto
pirosi retrosternale, riferibile a MRGE (8, 9).
Negli anni ’70 l’incidenza della MRGE, già segnalata come in crescita, risultava
essere presente nello 0,3% degli statunitensi, ben diversamente da quanto oggi
viene rilevato grazie alle nuove tecnologie, ma anche per un aumento effettivo
della MRGE.
Una conferma dell’impennata statistica proviene da uno studio condotto negli
anni ’90 fra la popolazione adulta statunitense: la sintomatologia da reflusso si
manifesta nel 9% con cadenza giornaliera, nel 15% settimanale, nel 27% men-
Epidemiologia - 11
12 - Epidemiologia
Sopravvivenza a 5 anni: 8%
BIBLIOGRAFIA
14 - Epidemiologia
17
BIBLIOGRAFIA
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18 - Quale definizione?
Le principali funzioni dell’esofago consistono nel trasportare gli ingesti dal fa-
ringe allo stomaco, opporsi al reflusso gastro-esofageo ed esofago-faringeo e ren-
dere possibili l’eruttazione ed il vomito.
Da un punto di vista anatomo-funzionale l’esofago si estende dall’ipofaringe
allo stomaco e può essere distinto in tre zone: la giunzione faringo-esofagea, il
corpo esofageo, la giunzione esofago-gastrica.
La giunzione faringo-esofagea rappresenta funzionalmente lo sfintere esofageo
superiore (Upper Esophageal Sphincter = UES) che distingue, situandosi tra l’ipo-
faringe e l’esofago cervicale, la pressione atmosferica vigente nella cavità orale e
ipofaringea dalla pressione negativa sottostante, la quale collima con la depres-
sione della cavità toracica. A livello dell’UES, composto dalle fibre striate del
muscolo crico-faringeo e da alcune fibre dell’adiacente muscolatura faringea ed
esofagea, la pressione risulta più elevata rispetto ai tratti prossimale e distale ed
è massima all’altezza del muscolo crico-faringeo. L’alta pressione, resistente alla
permeazione, definisce il tono basale dell’UES in grado di ostacolare l’afflusso di
aria nell’esofago ed il reflusso di contenuto esofageo in faringe e nelle vie aeree. La
presenza di fibre muscolari striate spiega come sia possibile un limitato controllo
volontario della funzione sfinterica, ad esempio dopo laringectomia nei pazienti
con fonazione esofagea e la sua inibizione durante i conati di vomito, il vomito
e l’eruttazione. Il corpo esofageo, in condizioni di riposo, racchiude una cavità
virtuale. La sua parete è costituita da mucosa, sottomucosa, muscolare propria ed
avventizia.
L’assenza di sierosa rende ragione della precoce diffusione delle eteroplasie eso-
fagee. La mucosa è costituita da epitelio squamoso stratificato non-cheratinizzato,
21
22 - Anatomia funzionale
Anatomia funzionale - 23
27
Reflusso patologico
28 - Eziopatogenesi
• L’incidenza di ernia iatale aumenta con l’età (50% a 50 anni e circa 100% a 80 anni);
• L’ernia iatale è presente nel 63-84% dei pazienti con esofagite endoscopicamente accertata.
previene e riduce, per durata e quantità, i normali reflussi gastro-esofagei sia legato,
almeno in parte, alla giusta posizione anatomica del cardias (vedi Fig. 3 a pag. 102).
La dislocazione del LES dovuta ad un’ernia iatale e l’attenuazione e scomparsa
dell'angolo di His non vanno valorizzate fino al ruolo determinante di MRGE,
ma assunte a ruolo di concausa.
Eziopatogenesi - 29
30 - Eziopatogenesi
Eziopatogenesi - 31
32 - Eziopatogenesi
Incontinenza sfinterica
Insufficente
funzione
Discinesia nel autodetergente
corpo dell’esofago, Reflusso patologico
ev. alteraz. della
motilità gastrica Prolungamento del
tempo di contatto
MRGE
Fattori difensivi
Esofagite erosiva delle mucose
grado I - II - III <<
Andenocarcinoma?
Eziopatogenesi - 33
37
38 - Storia naturale
Una o più lesioni mucose continue tra la sommità di due o più pliche continue
C
Estensione minore del 75% della circonferenza esofagea
Una o più lesioni mucose continue tra la sommità di due o più pliche continue
D
Estensione maggiore del 75% della circonferenza dell’esofago
0 Mucosa normale
Lesione erosiva e/o essudativa non circolare che interessa più di una plica
2
longitudinale, con o senza confluenza
5 Lingue di mucosa con epitelio di Barrett, isolate o associate a lesioni di grado 1-4
Storia naturale - 39
0 MO UO SO EO
M1 U1 S1 E1
1 (1 plica) (giunzionale) (lume >9mm) (1 plica)
M2 U2 S2 E2
2 (2 pliche) (ulcera di Barret) (lume <9mm) (2 pliche)
M3 U3 S3 (stenosi+brachi- E3
3 (circonferenziale) (combinata) esofago) (circonferenziale)
40 - Storia naturale
Storia naturale - 41
Descritto per primo da Norman Barrett nel 1950, è considerato una condizio-
ne acquisita che deriva da un grave danno della mucosa esofagea per la persistenza
di condizioni che realizzano reflussi gastroesofagei patologici: il normale epitelio
squamoso stratificato del tratto terminale dell’esofago viene sostituito con epitelio
metaplasico colonnare di tipo intestinale, detto “specializzato”.
È reperibile nell’8-10% delle persone con quadro conclamato, intenso e cro-
nico di malattia da reflusso gastroesofageo, rivelando un nesso significativo con
tempo di persistenza e intensità dei sintomi dell’affezione, sebbene il Barrett possa
risultare presente nel 20% di soggetti paucisintomatici (1).
Accresciutosi di 4 volte ed oltre in concomitanza alla medesima tendenza ri-
scontrata per la malattia da reflusso (2), l’esofago di Barrett giunge a sfiorare
l’80% se, alla esposizione della mucosa esofagea dovuta al reflusso patologico
prolungato, si affiancano altri fattori singoli o, a maggior rischio, abbinati: elevato
indice di massa corporea, tabagismo, dieta carente di frutta e verdura, ingestione
abituale di alcolici e superalcolici (3).
Il Barrett rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza dell’adenocarcinoma
dell’esofago distale, valutabile attorno a 30 volte in più (0,5-2%) rispetto all’in-
cidenza a cui si trova esposta la popolazione normale. Larga parte degli adeno-
carcinomi localizzati nella giunzione esofagogastrica proviene da un Barrett (4).
Si tratta, tuttavia, di una relativa scarsa tendenza degenerativa, rispetto al nu-
mero di Barrett osservati, che fa ritenere determinanti alcuni fattori di rischio
aggiuntivi, peraltro già citati per tentare di spiegare il passaggio da esofagite
45
Men
Barrett’s Oesophagitis Reflux Standard ref
No of subjects n=(27-813) 1033 3897 3828 8264
(% in each cohort) 62% 61% 60% 62%
Mean age (y) 61,0 61,3 61,1 61,0
Available UTS records in GPRD (y) 7971 32260 31657 65446
Follow up used in the analysis (y) 1628 4505 4383 20511
Total aesophageal cancer (n =137) 22 35 20 15
Already diagnosed at the start (n=54) 4 21 7 3
Within first year of follow up (n=38) 9 9 9 4
Beyond first year of follow up (n=38) 9 5 4 8
Having endoscopy record 62% 36% 22% 7%
Smoking
Never or non-smoker 48% 48% 50% 44%
Ex-smoker 16% 15% 14% 12%
Current smoker 17% 20% 20% 16%
Missing 19% 18% 17% 28%
Alcohol
Non-drinkers 11% 9% 10% 8%
Infrequent drinkers (rarely or occasionally) 14% 17% 17% 14%
Regular drinkers 17% 17% 17% 14%
Missing 58% 56% 56% 64%
Body mass index
Normal weight (18-24) 29% 30% 30% 27%
Overweight (25-29) 37% 37% 38% 31%
Obese (>30) 10% 11% 10% 17%
Missing 24% 22% 21% 31%
UTS, up to standard
46 - L’esofago di Barrett
L’esofago di Barrett - 47
48 - L’esofago di Barrett
L’esofago di Barrett - 49
50 - L’esofago di Barrett
L’esofago di Barrett - 51
52 - L’esofago di Barrett
L’esofago di Barrett - 53
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54 - L’esofago di Barrett
L’esofago di Barrett - 55
56 - L’esofago di Barrett
L’esofago di Barrett - 57
Nella maggior parte dei malati reflussogeni è presente uno scivolamento più o
meno accentuato del cardias in mediastino attraverso lo iato esofageo. È vero, an-
che, che nel 90% la diagnosi di ernia iatale rappresenta un reperto casuale e privo
di conseguenze sintomatologiche, anatomopatologiche e terapeutiche.
La sua presenza, infatti, non porta affatto ad intraprendere azioni terapeuti-
che, salvo nei casi in cui siano dimostrati correlati quadri dispeptici di rilievo,
reflussi gastro-esofagei patologici, disfagia, sindromi da occupazione mediasti-
nica o la previsione che vi si possa giungere, osservata l’evoluzione cronologica
dell’affezione.
Questa forma erniaria si riscontra nel 30% degli adulti e nell’oltre il 70% dei
soggetti al di sopra dei 70 anni.
La giunzione esofago-gastrica scivola in mediastino e fa assumere al giunto eso-
fago-gastrico, visibile all’esame radiologico, un aspetto imbutiforme: dapprima si
manifesta soltanto in posizione declive o di Trendelenburg e allorché sulla parete
addominale venga applicata una pressione esterna specifica.
La formazione progressiva di un sacco erniario e la migrazione viscerale costan-
te al suo interno portano a creare aderenze e fissità fra il sacco e il tessuto media-
stinico e fra il sacco e il suo contenuto, che di solito è rappresentato da porzioni
di stomaco fino a ritrovare omento e colon trasverso, con la conseguenza di una
irriducibilità dell’ernia.
In queste condizioni, sebbene il LES possa continuare a mantenere un tono
più o meno normale pur se migrato in mediastino, tuttavia il venir meno della
61
62 - L’ernia iatale
L’ernia iatale - 63
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64 - L’ernia iatale
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68 - Il quadro clinico
Il quadro clinico - 69
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72 - Il quadro clinico
Una prima selezione dei malati avviene allorché loro stessi, per propria inizia-
tiva o su proposta del gastroenterologo o del medico di famiglia, chiedono di
incontrare il chirurgo dedicato al trattamento della MRGE.
Si tratta quasi sempre di malati inveterati, avvezzi da tempo ad assumere IPP a
dosi elevate in modo continuativo o a fasi alterne, che hanno trovato un qualche
giovamento dalla terapia conservativa che comunque non intendono continuare.
Si calcola che intraprendere precocemente una terapia con IPP risparmierebbe
il 64% di endoscopie ed il 53% di pH-metrie, con risparmio di almeno 300-400
euro a persona (1).
L’uso stesso di gastroprotettori a dosi piene e per un periodo prolungato è oggi
considerato un gold standard diagnostico (2) (IPP test).
Più che richiedere un consulto questi pazienti desiderano preliminarmente mani-
festare l’intenzione di accedere all’intervento chirurgico ed acquisire conoscenze det-
tagliate a riguardo.
Il chirurgo, dal canto suo, esamina scrupolosamente la loro storia clinica, la
documentazione che risulta dalle indagini strumentali che hanno condotto alla
diagnosi di MRGE, e ne hanno cadenzato l’evoluzione, e le connette alle terapie
e alle modifiche comportamentali avvenute nel tempo.
È molto frequente ascoltare malati che dichiarano di dormire con più cuscini,
che tossiscono durante la notte, limitati nelle loro attività e che non tollerano
l’assunzione di farmaci con prospettive indefinite.
Oltre un quarto di questi malati esibiscono certificazioni di provenienza pneu-
mologica, cardiologica, otorinolaringoiatrica e odontoiatrica che attestano l’ori-
gine reflussogena dell’affezione oggetto di diagnosi e cura.
75
76 - La diagnosi
La diagnosi - 77
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78 - La diagnosi
• Premessa
Diventa chiara e perfino elementare la strategia terapeutica nel momento in cui
si stabilisce che l’acidità è la principale responsabile della MRGE: neutralizzare
ed annullare la capacità corrosiva dell’acido, evitare che si perpetui il contatto fra
acido e mucosa esofagea.
La prima azione è affidata alla prescrizione farmacologica, la seconda all’inter-
vento chirurgico, che da punti di vista e metodiche differenti riassumono l’unico
scopo terapeutico: la risoluzione dei sintomi, la guarigione delle lesioni esofagee,
la prevenzione di recidive e complicanze.
La decisione terapeutica, qualunque sia la scelta, deve essere preceduta ed ac-
compagnata dalla ricerca dei fattori, spesso molteplici, che hanno favorito l’im-
piantarsi, il mantenimento e l’evoluzione dell’affezione.
Alcuni di essi, infatti, in special modo se associati fra loro, agevolano l’insorgen-
za della malattia: tabagismo, alcolismo, alimentazione grassa e smodata, obesità,
stress psico-fisico prolungato, errori dietetico-comportamentali. La loro persi-
stenza contrasta l’azione terapeutica, tende a sterilizzarla, facilita la progressione
della malattia sul piano sintomatologico e delle lesioni esofagee.
Ogni medico che si trovi di fronte al malato reflussogeno necessariamente deve
farsi carico in toto della persona, non accontentarsi della certezza della diagnosi
raggiunta, della prescrizione terapeutica e dei risultati conseguiti nel lenire il qua-
dro sintomatologico e nella risoluzione delle lesioni esofagitiche.
È necessario che con perseveranza avverta il malato della necessità di cambiamenti nel-
lo stile di vita, substrato individuale e collettivo su cui si impiantano sintomi e lesioni.
81
Orientamenti terapeutici
• La terapia farmacologica
Gli scopi perseguiti dalla terapia conservativa e dall’intervento chirurgico sono
riassumibili in risoluzione dei sintomi, guarigione delle lesioni esofagee, preven-
zione delle recidive e delle complicanze.
Una stima statistica attendibile attribuisce soltanto al 3-5% dei malati in fase
82 - Quale terapia?
➦ Colelitiasi
➟ 5,5 mld
➦ K colo-rettale
➟ 4,8 mld
Quale terapia? - 83
• La terapia chirurgica
Resta il problema dei fallimenti terapeutici dovuti nel 10-15% a reflussi al-
calini, verso i quali la somministrazione di IPP è inefficace o addirittura peg-
giorativa (7).
Oltre a questi insuccessi e in genere la resistenza agli IPP, la necessità di una
terapia farmacologica continuativa, le esacerbazioni del quadro clinico e la pro-
gressione della malattia che richiedono incrementi in permanenza delle dosi, l’età
giovane del malato, il rifiuto della terapia e l’intolleranza agli effetti collaterali, la
presenza di ernia iatale, che per la funzione di serbatoio situato fra sfintere e iatus
accentua l’intensità dei reflussi, una qualità di vita inaccettabile costituiscono gli
elementi cardini che fanno considerare l’opportunità di porre indicazione all’in-
tervento chirurgico.
In effetti, le molteplici esperienze hanno ormai acquisito due orientamenti
convincenti: le fasi di acuzie e ricadute della MRGE sono da trattare con IPP, la
84 - Quale terapia?
Quale terapia? - 85
86 - Quale terapia?
• L’intervento chirurgico
Bisogna constatare, attraverso la letteratura e l’esperienza personale, che la fun-
doplicatio a 360° laparoscopica rappresenta una valida alternativa al trattamento
conservativo.
La Nissen e la Nissen-Rossetti hanno dimostrato di potere garantire risultati
eccellenti, precoci ed a lungo termine, superiori alle attese date da qualunque
altro intervento chirurgico.
La chirurgia laparoscopica ha sostituito del tutto la via tradizionale conferendo
alla fundoplicatio un valore aggiunto nei risultati, che già erano migliorati con
l’introduzione del concetto di floppy-Nissen (23, 24, 25). Gli interventi laparo-
scopici di fundoplicatio, per i risultati positivi ottenuti e per l’interesse diffuso
suscitato inizialmente dall’accesso mininvasivo più che dalla patologia esofagea,
si sono moltiplicati in contemporanea all’ingresso massiccio nella pratica medica
degli IPP. Oltretutto, l’approccio laparoscopico è considerato di prima scelta nei
malati anziani ed a rischio garantendo una minore morbidità e mortalità (26).
Anche la scelta tra fundoplicatio totale e parziale si è risolta a favore della
prima per la persistenza di una buona barriera antireflusso a distanza di anni
dall’intervento chirurgico, nonostante la tecnica di Toupet e di Dor venga da
qualcuno valorizzata per il minor tasso di disfagia post-operatoria registrata,
ma a prezzo di una maggiore incidenza di insuccessi precoci e tardivi, fra cui le
Quale terapia? - 87
88 - Quale terapia?
Quale terapia? - 89
90 - Quale terapia?
Quale terapia? - 91
• La tecnica chirurgica
Di principio la via d’accesso è laparoscopica e si realizza attraverso 5 trocars po-
sti lungo una linea trasversale avente come capofila un trocar ottico centrale posto
a 9-10 cm dall’apofisi ensiforme e a 9 cm dai due laterali, che a loro volta distano
14 cm dai due trocars più esterni. La via laparoscopica è proponibile anche in
presenza di molteplici laparotomie, magari inserendo opportunamente il trocar
ottico lateralmente o in altra sede.
92 - Quale terapia?
Quale terapia? - 93
Preoperatorio a 3 mesi
nl-VGB l-VGB nl-VGB l-VGB
Pirosi 94% 89% 11% 7%
Rigurgito 90% 88% 6% 8%
Epigastralgia 57% 58% 16% 13%
Tosse 6% 40% 4% 5%
Odinofagia 18% 13% 6% 3%
Disfagia 23% 19% 1.5% 0.5%
LEGENDA
nl-VGB = non legatura dei vasi gastrici brevi
l-VGB = legatura dei vasi gastrici brevi
94 - Quale terapia?
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98 - Quale terapia?
101
Figura 2 - Riscontro endoscopico di lesioni esofagee in pazienti sintomatici per MRGE (1).
Legamento
freno-esofageo
Diaframma
Giunzione
esofago-gastrica
102 - Iconografia
C D
Figura 5 - A) Istologia di Barrett, B) displasia di basso grado,
C) di alto grado, D) adenocarcinoma.
Iconografia - 103
104 - Iconografia
B
Figura 9 - A) pH-impedenzometria in sog-
getto normale. B) pH-impedenzometria in
soggetto con MRGE.
Iconografia - 105
106 - Iconografia
Iconografia - 107
108 - Iconografia
Iconografia - 109
110 - Iconografia
• ACALASIA ESOFAGEA
Criticità e certezze
• OBESITA’ E CHIRURGIA
Dal genotipo alla tubolizzazione
• ERNIE E LAPAROCELI
Chirugia laparoscopica sicura e efficace