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31 Maggio 2008
Contents
1 Numeri reali 1
1.1 Sottoinsiemi di Q . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.1.1 Estremo superiore e estremo inferiore . . . . . . . . . . 2
1.2 Numeri reali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2.1 Sezioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2.2 Relazione d’ordine in R . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.3 Teorema di esistenza degli estremi superiore e inferiore . . . . 4
1.3.1 Operazioni con i numeri reali . . . . . . . . . . . . . . 5
1.4 Radici e potenze di numeri reali positivi . . . . . . . . . . . . 6
1.4.1 Potenza reale di un numero reale . . . . . . . . . . . . 7
1.5 Logaritmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
i
ii
3 Serie 25
3.1 Definizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
3.2 Criteri di convergenza di una serie . . . . . . . . . . . . . . . . 27
3.2.1 Criterio del confronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
3.2.2 Criterio del rapporto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
3.2.3 Criterio della radice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
3.2.4 Serie a termini positivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
3.2.5 Serie a segni alterni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
3.3 Convergenza di medie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
6 Derivate 59
6.1 Definizione di derivata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
6.1.1 Derivata di alcune funzioni elementari . . . . . . . . . 61
6.2 Regole di derivazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
6.2.1 Derivazione della funzione inversa . . . . . . . . . . . . 63
6.2.2 Derivazione di funzioni composte . . . . . . . . . . . . 65
6.3 Proprietà locali di una funzione I . . . . . . . . . . . . . . . . 67
6.3.1 Forme indeterminate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
6.4 Proprietà globali I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
6.4.1 Derivate di funzioni convesse . . . . . . . . . . . . . . . 72
6.5 Derivata seconda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
6.6 Proprietà locali di una funzione II . . . . . . . . . . . . . . . . 75
6.7 Proprietà globali II . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
iii
7 Integrazione 81
7.1 Definizione dell’integrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
7.2 Proprietà dell’integrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
7.2.1 Linearità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
7.2.2 Additività . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
7.2.3 Positività . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
7.2.4 Teorema del valor medio . . . . . . . . . . . . . . . . . 88
7.3 Dipendenza dell’integrale dagli estremi di integrazione . . . . . 88
7.4 Primitive di una funzione continua . . . . . . . . . . . . . . . 89
7.5 Integrazione per parti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
7.6 Integrazione per sostituzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92
Numeri reali
1.1 Sottoinsiemi di Q
Sia γ un sottoinsieme non vuoto di Q.
1
2 Capitolo 1
γ = {p ∈ Q : p2 < 2}.
(iii) p ∈ α, q ∈ Q, q ≤ p ⇒ q ∈ α.
α = {p ∈ Q : p < −5},
α = {p ∈ Q : p ≤ 3},
α = {p ∈ Q : p2 < 5}.
0 = {p ∈ Q : p < 0}.
Dimostrazione. Si ha:
α ∪ β = (α \ β) ∪ (α ∩ β) ∪ (β \ α),
α \ β 6= ∅, β \ α 6= ∅.
(ii) λ è un maggiorante di K.
(ii) è evidente.
(iii) Supponiamo che λ1 ⊂ λ sia un maggiorante di K. Allora α ⊂ λ1 per
ogni α ∈ K. Quindi λ ⊂ λ1 il che implica λ = λ1 .
α = sup{γp : p ∈ α}.
Provare inoltre che se α e β sono numeri reali con α < β esiste p ∈ Q tale
che α < γp < β.
α + β = {p + q : p ∈ α, q ∈ β}.
−α = {p ∈ Q : p ≤ 0, −p ∈
/ α}, ∀ α > 0,
6 Capitolo 1
e
−α = {p ∈ Q : p ≤ 0} ∪ {p ∈ Q : p ≥ 0, −p ∈
/ α}, ∀ α < 0.
Definiamo ora il prodotto di due numeri reali positivi α, β ponendo
αβ = {pq : p ∈ α, p > 0, q ∈ β, q > 0} ∪ {p ∈ Q : p ≤ 0}.
Infine si definisce il prodotto di due numeri reali di segno qualunque con le
regole usuali dei segni e la potenza xn , n ∈ N, di un numero reale x. Si
può poi verificare facilmente che le note proprietà delle operazioni sui numeri
razionali si estendono ai numeri reali. (1)
y q = (y 1/n )m .
Si verifica facilmente che
y p+q = y p y q
per ogni y > 0, p, q ∈ R+ .
1.5 Logaritmi
Proposizione 1.12 Sia y > 0 e a > 1 (risp. 0 < a < 1). Esiste un’unica
soluzione x > 0 dell’equazione:
ax = y. (1.2)
Dimostrazione. Poniamo:
E = {x ∈ R : ax < y}.
E è non vuoto dato che esiste n ∈ N tale che a−n < y; inoltre E è limitato
superiormente dato che esiste n ∈ N tale che an > y (vedi Esercizio 1.8).
Poniamo ora λ = supE e proviamo che non risulta né aλ < y né aλ > y
cosicchè aλ = y e λ è soluzione di (1.2).
Se fosse aλ < y esisterebbe n ∈ N tale che aλ+1/n < y il che contraddirebbe
la definizione di estremo superiore. Per vedere che un tale n esiste poniamo
aλ = κy. Allora 0 < κ < 1 e, per ogni n ∈ N risulta
lim an = l, oppure an → l,
n→∞
lim an = 1.
n→∞
9
10 Capitolo 2
risulta |an − 1| < se n > 1 − 1. Quindi basta scegliere per n il più piccolo
intero positivo maggiore di 1 − 1.
lim an = l, lim an = l1 .
n→∞ n→∞
Proposizione 2.9 Sia (an ) una successione convergente. Allora (an ) è limi-
tata.
Si ha allora:
|an | ≤ |an − l| + |l| ≤ 1 + |l|, ∀ n > n1 .
Quindi (an ) è ovviamente limitata.
Per definizione di estremo superiore per ogni > 0 esiste n ∈ N tale che
l − an < . Dato che la successione (an ) è crescente ne segue che
da cui la tesi.
Successioni 13
Se n > n si ha quindi:
da cui la tesi.
a2k+1 = −1, k ∈ N.
Quindi 1 e −1 sono punti limite di (an ).
l00 è detto il limite superiore di (an ) ed è indicato con lim sup an . Si ha quindi:
n→∞
Proposizione 2.17 Sia (an ) limitata e sia l00 = lim sup an . Allora valgono
n→∞
le propietà seguenti.
(i) Se λ > l00 allora esiste nλ ∈ N tale che an < λ per ogni n > nλ . Quindi
(an ) è definitivamente minore di λ.
(ii) Se λ < l00 allora esiste una sottosuccessione (ank ) tale che
ank > λ, ∀ k ∈ N.
Dimostrazione. (i) Sia λ > l00 = inf k≥1 bk . Per definizione di estremo
inferiore esiste k ∈ N tale che bk < λ. Ciò implica supn≥k an < λ, cioè an < λ
per ogni n > k.
(ii) Sia λ < l00 = inf k≥1 bk . Allora si ha λ < bk = supn≥k an > λ per ogni
k ∈ N. Quindi per ogni k ∈ N esiste nk ∈ N tale che ank > λ.
1
an < l00 + , ∀ n > nk .
k
Inoltre da (ii) segue che esiste n0k > nk tale
1
an0k > l00 − .
k
16 Capitolo 2
Quindi:
1 1
l00 − < an0k < l00 + , ∀ k ∈ N.
k k
È allora chiaro che an0k → l00 (cfr. Esercizio 2.4), cosichè l00 è un punto limite
di (an ).
(iv) Sia per assurdo µ > l00 un punto limite di (an ) e sia ank → µ. Ciò è
impossibile poiché ank è definitivamente minore di l00 + 12 (µ − l00 ).
Passiamo ora alla definizione del limite inferiore. Poniamo:
È chiaro che (cn ) è una successione crescente e limitata. Quindi dalla Propo-
sizione 2.10 segue che esiste il limite
lim ck =: l0 .
k→∞
ank < λ, ∀ k ∈ N.
(ii) Sia λ > l0 = supk≥1 ck . Allora si ha λ > ck = inf n≥k an > λ per ogni
k ∈ N. Quindi per ogni k ∈ N esiste nk ∈ N tale che ank < λ.
(iv) Sia per assurdo µ < l0 un punto limite di (an ) e sia ank → µ. Ciò è
impossibile poiché ank è definitivamente maggiore di l0 − 12 (µ − l0 ).
Definizione 2.21 Si dice che una successione (an ) è di Cauchy se per ogni
> 0 esiste n ∈ N tale che:
n, m ∈ N, n > n , m > n =⇒ |an − am | < . (2.2)
18 Capitolo 2
Esercizio 2.22 Sia (an ) una successione. Provare che se (an ) è di Cauchy
allora è limitata.
Teorema 2.23 Data una successione di Cauchy (an ) esiste l ∈ R tale che
an → l.
2.6.1 Il numero e
Consideriamo la successione (sn ) definita da:
n
X 1
sn = , n ∈ N.
k=0
k!
Successioni 19
1 1 1
< 1 = .
(m + 1)! 1 − m+1 mm!
Dalla (2.3) segue (sn ) è di Cauchy; basta prendere n > 1 . Il limite di (sn )
per n → ∞ sarà indicato con e. Tale numero è detto la costante di Neper.
Osservazione 2.24 Dato che (sn ) è crescente, l’esistenza del limite di (sn )
segue anche provando che (sn ) è limitata e applicando la Proposizione 2.10.
è convergente.
1
0 ≤ e − sm ≤ .
mm!
Dato che (sn ) è strettamente crescente si ha ovviamente:
1
0 < e − sm ≤ . (2.4)
mm!
20 Capitolo 2
p
Supponiamo per assurdo che e = q
con p, q ∈ N. Poniamo in (2.4) m = q,
p 1
0< − sq ≤ .
q qq!
Moltiplicando ambo i membri per q! si ottiene:
1
0 < (q − 1)! p − q! sq ≤ .
q
Ciò è assurdo dato q!sq è ovviamente intero, cosicché (q − 1)! p − q! sq è intero
e positivo.
Proposizione 2.26 Risulta:
n
1
lim 1+ = e.
n→∞ n
Dimostrazione. Per ogni n ∈ N poniamo:
1 1 1
sn = 1 + + + ··· +
1! 2! n!
e n
1
tn = 1 + .
n
Cominciamo con l’osservare che (tn ) è crescente. Per questo basta sviluppare
tn con la formula del binomio di Newton scrivendo:
tn = nk=0 nk nn−k = 1 + n1 n1 + n2 n12 + · · · + nn n1n
P 1
1 1 1 1 2 1 1 n−1
1+1+ 2!
1− n
+ 3!
1− n
1− n
+ ··· + n!
1− n
··· 1 − n
.
Infatti è chiaro che i primi n termini nell’analoga espressione di tn+1 sono
maggiori dei corrispondenti termini di tn . È inoltre ovvio che risulta tn < sn
per ogni n ∈ N, cosicché t := limn→∞ tn ≤ e.
Resta da provare che t ≥ e. Per questo fissiamo m ∈ N, si ha allora,
sempre dalla stessa espressione di tn
tn ≥ 1 + 1 + 2!1 1 − n1 + 3!1 1 − n1 1 − n2
1 1 m−1
+··· + m!
1− n
··· 1 − n
.
Successioni 21
Infatti
n2
≥n>M
n−1
se n > M .
22 Capitolo 2
Quindi:
an + bn > M, ∀ n > nM ,
da cui la tesi.
an + bn = n2 (n − 1) ≥ n2 .
Quindi an + bn → +∞.
√
2) Sia an = n, bn = − n2 + 1. Allora risulta an → +∞, bn → −∞ e
√ 1
an + bn = n − n2 + 1 = − √ .
n + n2 + 1
Quindi an + bn → 0.
Quindi:
an bn > M 2 , ∀ n > nM ,
da cui la tesi.
Serie
3.1 Definizioni
Data una successione (an ) in R poniamo:
n
X
sn = a1 + a2 + · · · + an := ak , ∀ n ∈ N.
k=1
25
26 Capitolo 3
la serie ∞
P
Si dice che P k=1 ak è assolutamente convergente se la serie dei
∞
valori assoluti k=1 |ak | è convergente. Si verifica facilmente che una se-
rie assolutamente convergente è convergente mentre il viceversa non vale in
generale (vedi Proposizione 3.16 con an = n1 .)
|an+1 − an | ≤ cn , ∀ n ∈ N,
P∞
dove la serie k=1 cn è convergente. Allora la successione (an ) è convergente.
≤ cm + cm+1 + · · · + cn−1 ,
da cui la tesi.
Serie 27
Proposizione 3.7 Supponiamo che |an | > 0 per ogni n ∈ N. Allora valgono
le seguenti affermazioni.
∞
|an+1 | X
(i) Se lim sup < 1 la serie ak è assolutamente convergente.
n→∞ |an | k=1
∞
|an+1 | X
(ii) Se esiste n0 ∈ N tale che ≥1 per ogni n ≥ n0 , la serie ak
|an | k=1
è divergente.
|an+1 |
Dimostrazione. (i) Supponiamo che lim sup < κ < 1. Allora esiste
n→∞ |an |
n0 ∈ N tale che
|an+1 | < κ|an | per ogni n ≥ n0 .
Ne segue
|an | < κn−n0 |an | per ogni n ≥ n0 ,
da cui la tesi in virtù del criterio del confronto con la serie geometrica (vedi
Osservazione 3.6.)
∞
|an+1 | X
Esercizio 3.8 Provare che se lim > 1 la serie ak è divergente.
n→∞ |an |
k=1
xn
Esempio 3.9 Sia x ∈ R e an = n!
, n = 0, 1, .... Si ha allora se x 6= 0:
|an+1 | |x|
= , n ∈ N.
|an | n+1
∞
X xk
Quindi la serie è convergente.
k=0
k!
Serie 29
Osservazione 3.10 Il criterio del rapporto non dà informazioni sulla con-
|an+1 |
vergenza o divergenza della serie se lim sup ≥ 1 e |an+1 | < |an | defini-
n→∞ |an |
tivamente. Ciò accade in particolare per le serie
∞ ∞
X 1 X 1
, 2
.
n=1
n n=1
n
|an+1 | n n
= → 1, < 1, ∀n∈N
|an | n+1 n+1
e nel secondo
|an+1 | n2 n2
= → 1, < 1, ∀ n ∈ N,
|an | (n + 1)2 (n + 1)2
a0 , b0 , a1 , b1 , ..., an , bn , ....
Dimostrazione. Supponiamo che lim sup |an |1/n < κ < 1. Allora |an |1/n è
n→∞
definitivamente minore di κ, quindi esiste n0 ∈ N tale che
La tesi segue ora criterio del confronto con la serie geometrica (vedi Osser-
vazione 3.6.)
Sia ora lim sup |an |1/n > 1. Allora esistono infiniti interi ni tali che |ani |
n→∞
è maggiore di 1, quindi non risulta an → 0.
Esercizio 3.13 Provare che anche il criterio della radice non dà informazioni
sulla convergenza delle serie
∞ ∞
X 1 X 1
, 2
.
n=1
n n=1
n
con ak > 0 per ogni k ∈ N. In questo caso la successione delle somme parziali
è strettamente crescente quindi la serie è convergente se e solo se è limitata.
Consideriamo ora il caso in cui la successione (an ) è decrescente. In questo
caso la convergenza o divergenza della serie è equivalente alla convergenza o
divergenza della serie ∞ k
P
k=0 2 a 2 . Vale infatti il seguente criterio dovuto a
k
Cauchy.
Proposizione 3.14 Sia ∞
P
k=0 ak una serie a terminiP∞ positivi tale che la suc-
cessione (an ) è decrescente. Allora
P lak serie k=0 ak è convergente (risp.
divergente) se e solo se la serie ∞ k=0 2 a 2 k è convergente (risp. divergente).
Dimostrazione. Poniamo per ogni n ∈ N
n
X n
X
sn = ak , tn = 2k a2k .
k=0 k=0
Serie 31
P∞
Supponiamo che k=0 2k−1 a2k−1 sia convergente a t ∈ R. Si ha allora per
ogni n ∈ N:
sn = a0 +a1 +(a2 +a3 )+(a4 +a5 +a6 +a7 )+· · · ≤ a0 +a1 +2a2 +4a4 +. . . ≤ t
cosicchè la serie ∞
P
k=1 ak è anch’essa convergente.
Viceversa supponiamo che la serie ∞
P
k=0 ak sia convergente a s ∈ R. Si
ha allora per ogni n ∈ N:
tn = a0 + 2a2 + 4a4 + · · · + 2n a2n
P∞ 1
Esempio 3.15 Consideriamo la serie k=1 k . Si ha:
∞
X ∞
X ∞
X
k−1 k−1 1−k
2 a2k−1 = 2 2 = 1 = +∞.
k=1 k=1 k=1
P∞ 1
Quindi la serie è divergente.
k=1 k
è convergente.
32 Capitolo 3
n n
1 X 1 X
= |ak − l| + |ak − l|
n k=1 n n +1
n n − n
≤ 2K + .
n n
Per n → ∞ si ottiene
lim sup |pn − l| ≤ .
n→∞
Data l’arbitrarietà di ne segue
lim sup |pn − l| = 0,
n→∞
il che implica pn → l.
x, y ∈ I, 0 ≤ t ≤ 1 ⇒ tx + (1 − t)y ∈ I.
Ciò significa che o I consiste di un solo punto, oppure se contiene due punti
allora contiene il segmento che li congiunge.
Sia I un intervallo limitato. Poniamo:
inf I = a, sup I = b
e supponiamo che a < b. I ha allora una delle forme seguenti a seconda che
a e b siano o no punti di minimo o massimo di I:
35
36 Capitolo 4
4.1 Limiti
Sia I un intervallo, f : I → R. Sia inoltre x0 un elemento di I o un suo
estremo e l ∈ R (1) .
Si dice che f (x) tende a l per x tendente a x0 se per ogni > 0 esiste
δ > 0 tale che
(1)
Come vedremo negli esempi è utile considerare il caso in cui x0 ∈
/ I ma coincide con
uno degli estremi di I.
(2)
fJ : J → R è definita da fJ (x) = f (x) per ogni x ∈ J.
Funzioni reali 37
(iii) Se inoltre esiste λ > 0 tale che g(x) 6= 0 per ogni x ∈ (x0 − λ, x0 + λ),
si ha lim f (x)/g(x) = l/l1 .
x→x0
si ha:
lim g(x) = l.
x→x0
lim sin x = 0.
x→0
lim cos x = 1.
x→0
sin x
3) Sia I = (0, +∞), f (x) = x
. Proviamo che
sin x
lim = 1.
x→0 x
il che implica:
sin x
cos x ≤ ≤ 1, ∀ x ∈ (0, π/2).
x
La tesi segue dalla Proposizione 4.4.
Allora
lim f (x) = 0.
x→0
lim H(x).
x→0
1
Esempi 4.6 1) Sia I = (0, +∞), f (x) = x
per ogni x > 0. Si ha allora:
lim f (x) = +∞.
x→0
|f (x) − l| < , per ogni x ∈ (M , +∞) ∩ I risp. per ogni x ∈ (−∞, −M ).
g ◦ f : I → R, x → f (g(x)).
Quindi
lim sin(x0 + h) = sin x0 ,
h→0
2) Sia f : R → R, x 7→ cos x.
La dimostrazione che f è continua è simile alla precedente.
Funzioni reali 43
3) Sia f : − π2 , π2 → R, x 7→ tan x.
4) Sia f : R → R, x 7→ ex .
Ricordiamo che (Esempio 2.6) si ha
lim e1/n = 1
n→∞
1
si ha |xn − yn | = n
e
1
|f (xn ) − f (yn )| = + 2 > 2.
n2
e quindi
|f (xn ) − f (xm )| < .
Ciò significa che la successione (f (xn )) è di Cauchy cosicché esiste l ∈ R tale
che f (xn ) → l.
Sia ora (yn ) ⊂ I un’altra successione convergente a b e sia f (yn ) → l0 .
Dato > 0 esiste n0 > n ∈ N tale che:
1 1
n > n0 ⇒ |xn − b| < δ , |yn − b| < δ .
2 2
48 Capitolo 5
|xn − yn | ≤ |b − xn | + |b − yn | < δ .
Esercizio 5.6 1) Provare che per ogni α ∈ (0, 1) la funzione f (x) = |x|α , x ∈
R è α-hölderiana.
M = sup f (x).
x∈I
Per definizione di estremo superiore esiste una successione (xn ) ⊂ I tale che
1
M ≥ f (xn ) > M − , n ∈ N.
n
Sia (xnk ) una sottosuccessione di (xn ) convergente a un elemento x0 di I. Si
ha allora:
1
M ≥ f (xnk ) > M − , k ∈ N.
nk
Per k → ∞, grazie alla continuità di f , si ha f (x0 ) = M . Quindi x0 è punto
di massimo.
50 Capitolo 5
Allora f ha massimo in R.
Dimostrazione. Poniamo λ = max[−1,1] f. Dato che limx→±∞ f (x) = −∞
esiste K > 0 tale che:
Quindi risulta:
sup f = sup f
R [−K,K]
Dimostrazione. Sia
Osserviamo che E è non vuoto dato che contiene il punto a. Sia λ = supE .
Allora λ ∈ (a, b) e risulta f (λ) ≥ 0. Supponiamo per assurdo che f (λ) > 0.
Allora dal teorema della permanenza del segno segue che esiste δ > 0 tale
che
f (x) > 0, ∀ x ∈ (λ − δ, λ + δ) ∩ [a, b].
Ciò contraddice la definizione di λ come estremo superiore di E.
Funzioni continue in un intervallo 51
Osservazione 5.10 Il Teorema 5.9 può essere utilizzato in certi casi per la
risoluzione dell’ equazione f (x) = 0. Ad esempio sia f : R → R tale che:
Quindi per il Teorema 5.9 esiste z ∈ (x1 , x2 ) tale che g(z) = 0 ovvero tale
che f (z) = λ come richiesto.
Sia (xnk ) una sottosuccessione di (xn ) convergente a λ ∈ [a, b]. Dato che
f è continua in λ si ha:
g(y) := arctan y, y ∈ R.
Si dice che f ammette limite l per x → x+ 0 se per ogni > 0 esiste δ > 0
tale che
x ∈ (x0 , b) ∩ (x0 , x0 + δ ) =⇒ |f (x) − l| < .
In tal caso si scrive
lim f (x) = l
x→x+
0
Teorema 5.15 Sia f : (a, b) → R crescente sia x0 ∈ (a, b). Allora esistono
i limiti:
lim− f (x) = sup f (x) (5.4)
x→x0 x∈(a,x0 )
e
lim f (x) = inf f (x). (5.5)
x→x+
0
x∈(x0 ,b)
l= inf f (x).
x∈(x0 ,b)
Per definizione di estremo inferiore, per ogni > 0 esiste x ∈ (x0 , b) tale che:
f (x ) < l + .
Poniamo:
f (x− +
0 ) ≤ f (x0 ) ≤ f (x0 ).
È chiaro che tutti i Λn , n ∈ N, sono insiemi finiti perchè la somma dei salti
non può superare f (b) − f (a). Ne segue che la cardinalità dell’insieme:
∞
[
{x ∈ (a, b) : r(x) > 0} = Λn ,
n=1
Per questo basterà dimostrare che se (xn ) ⊂ (x0 , β) è una successione con-
vergente a x0 si ha f (xn ) → f (x0 ). Essendo x0 < xn < β esiste tn ∈ (0, 1)
tale che
xn = (1 − tn )x0 + tn β, n ∈ N. (5.8)
tn è dato da:
x n − x0
tn = .
β − x0
Per la convessità di f si ha allora,
f (xn ) ≤ (1 − tn )f (x0 ) + tn f (β), n ∈ N. (5.9)
Inoltre, dato che tn → 0, passando al limite per n → ∞ in (5.9), si ottiene:
lim sup f (xn ) ≤ f (x0 ). (5.10)
n→∞
Osserviamo ora che, essendo α < x0 < xn , esiste sn ∈ (0, 1) tale che:
x0 = (1 − sn )α + sn xn , n ∈ N, (5.11)
sn è dato da:
x0 − α
sn = .
xn − α
Per la convessità di f si ha,
f (x0 ) ≤ (1 − sn )f (α) + sn f (xn ), n ∈ N.
Ne segue:
1 1 − sn
f (xn ) ≥f (x0 ) − f (α). (5.12)
sn sn
Dato che sn → 1, passando al limite per n → ∞ in (5.12), si ottiene:
f (x0 ) ≤ lim inf f (xn ). (5.13)
n→∞
Derivate
Se ciò accade si dice che a è la derivata di f nel punto x0 che si indica con
il simbolo f 0 (x0 ) o Df (x0 ).
Se f è derivabile in ogni punto di (a, b) si dice che è derivabile in (a, b)
Con la (6.2) intendiamo che:
r(x) r(x)
lim+ = lim− = 0.
x→x0 x − x0 x→x0 x − x0
59
60 Capitolo 6
cioè f è continua in x0 .
In tal caso l0 (risp. l00 ) è detto la derivata sinistra (risp. derivata destra) di f
in x0 ed è denotato con D+ f (x0 ) (risp. D− f (x0 )). Ovviamente se esistono e
coincidono D+ f (x0 ) e D− f (x0 ) si ha che f è derivabile in x0 .
Derivate 61
2) Se f (x) = xn , x ∈ R, si ha:
xn − xn0
f 0 (x) = lim = lim (xn−1 + xn−2 x0 + · · · + x0n−1 )
x→x0 x − x0 x→x0
= nxn−1
0 .
1
(f /g)0 (x) = (f 0 (x)g(x) − f (x)g 0 (x)).
g 2 (x)
f (x)g(x) − f (x0 )g(x0 ) = (f (x) − f (x0 ))g(x) + f (x0 )(g(x) − g(x0 )),
da cui
sin x π π
h(x) = tan x = , x∈ − , .
cos x 2 2
Provare che
1 π π
D tan x = x∈ − , .
cos2 x 2 2
Derivate 63
1 1
= ≤ ,
f 0 (x 0) + r(x) |f 0 (x 0 )| −
x−x0
da cui (6.8). (Nell’ultimo passagio si è supposto < |f 0 (x0 )|, il che è possibile
dato che f 0 (x0 ) 6= 0).
64 Capitolo 6
cosicché
1
D arcsin y = p , y ∈ (−1, 1).
1 − y2
2) Consideriamo la funzione:
π π
f (x) = tan x, x∈ − ,
2 2
e la sua inversa
g(y) = arctan y, y ∈ (−∞, ∞).
Si ha allora:
D arctan y = cos2 x.
Ma, dato che y = tan x, si ha:
1
cos2 x =
1 + y2
cosicché
1
D arctan y = , y ∈ (−1, 1).
1 + y2
3) Sia
lim (1 + h)1/h = e.
h→0
0 eh − 1
g (0) = lim = 1.
h→0 h
Calcoliamo ora Dey con y ∈ R. Si ha:
ey+h − ey eh − 1
lim = lim ey = ey .
h→0 h h→0 h
r(x)
con lim = 0. Quindi esiste δ > 0 tale che:
x→x0 x − x0
1 0
x ∈ (a, b), |x − x0 | < δ ⇒ |r(x)| ≤ f (x0 )|x − x0 |.
2
Se x − x0 > 0 si ha:
1 0
f (x) − f (x0 ) ≥ f 0 (x0 )(x − x0 ) − |r(x)| ≥ f (x0 )(x − x0 ) > 0,
2
e se x − x0 < 0
1 0
f (x) − f (x0 ) ≤ f 0 (x0 )(x − x0 ) + |r(x)| ≤ f (x0 )(x − x0 ) < 0.
2
Quindi f è strettamente crescente (risp. decrescente) in x0 .
(iii) g 0 (x0 ) 6= 0.
Allora risulta:
f (x) f 0 (x0 )
lim = 0 .
x→x0 g(x) g (x0 )
f (x) = f 0 (x0 )(x − x0 ) + r(x), g(x) = g 0 (x0 )(x − x0 ) + s(x), x ∈ (a, b),
e:
r(x) s(x)
lim = 0, lim = 0.
x→x0 x − x0 x→x0 x − x0
Si ha allora:
f (x) f (x) − f (x0 )
=
g(x) g(x) − g(x0 )
r(x)
f 0 (x0 )(x − x0 ) + r(x) f 0 (x0 ) + x−x 0
= 0 = s(x)
,
g (x0 )(x − x0 ) + s(x) 0
g (x0 ) + x−x0
Σ = {x ∈ (a, b) : f 0 (x) = 0}
Σ ∪ {a} ∪ {b}.
Esempio 6.16 Sia f (x) = 2x3 − 9x2 + 12x, x ∈ [0, 3]. Si ha:
il massimo di f è 15 e il minimo è 6.
Per avere altre informazioni globali di f in [a, b] sono utili i teoremi di Rolle
e del valor medio di Lagrange.
Dimostrazione.
Primo passo. Supponiamo a = 0, b = 1.
Poniamo:
g(t) = t(f (1) − f (0)) − f (t), t ∈ [0, 1].
Allora g(0) = g(1) cosicché per il Teorema di Rolle esiste ξ ∈ (0, 1) tale che
g 0 (ξ) = f (1) − f (0) − f 0 (ξ) = 0, da cui la tesi.
Poniamo:
h(t) = f ((1 − t)a + tb), t ∈ [0, 1].
Allora per il primo passo, esiste η ∈ (0, 1) tale che:
da cui la tesi.
(i) f è convessa.
Dimostrazione. (i) ⇒ (ii). Sia x < y; dato che f è convessa dalla Propo-
sizione 6.23 segue che:
f (y) − f (x)
f 0 (x) ≤ ,
y−x
(ii) ⇒ (i). Sia x < y < z con x, y, z ∈ (a, b). Si ha allora per ipotesi:
da cui:
f (y) − f (x) f (z) − f (x)
≤ f 0 (y) ≤ ,
y−x z−x
da cui la tesi per la Proposizione 6.23.
(i) f è convessa.
x+y
Dimostrazione. (i) ⇒ (ii). Sia x < y, poniamo z = 2
. Dalla Propo-
sizione 6.23 segue che per ogni ∈ (0, y − x) si ha:
(ii) ⇒ (iii). Sia x < y < z con x, y, z ∈ (a, b). Per il teorema del valor
medio esiste ξ1 ∈ (x, y) e ξ2 ∈ (y, z) tali che:
f (y) − f (x) = f 0 (ξ1 )(y − x), f (z) − f (y) = f 0 (ξ2 )(z − y).
Ne segue:
f (y) − f (x) f (z) − f (y)
= f 0 (ξ1 ) ≤ f 0 (ξ2 ) = ,
y−x z−y
da cui la tesi per la Proposizione 6.23.
1
f (x)−f (x0 ) = f 0 (x0 )(x−x0 )+ f 00 (x0 )(x−x0 )2 +r2 (x), ∀ x ∈ (a, b) (6.17)
2
e
r2 (x)
lim = 0. (6.18)
x→x0 (x − x0 )2
Derivate 75
Quindi, posto:
1 00
r2 (x) = f (x) − f (x0 ) − f (x0 )(x − x0 ) − f (x0 )(x − x0 )2 , ∀ x ∈ (a, b),
2
r2 (x)
si ha lim = 0.
x→x0 (x − x0 )2
1 00
f (x) − f (x0 ) = f (x0 )(x − x0 )2 + r2 (x) ≤ 0.
2
Dividendo ambo i membri di questa disuguaglianza per (x − x0 )2 e facendo
tendere x a x0 si trova f 00 (x0 ) ≤ 0.
f (x) ≥ f (x0 )+f 0 (x0 )(x−x0 ), (risp. f (x) ≤ f (x0 )+f 0 (x0 )(x−x0 )). (6.19)
Dimostrazione. Poniamo:
f (b) − f (a) − f 0 (a)(b − a)
M= .
(b − a)2
e
rn (x)
lim = 0. (6.22)
x→x0 (x − x0 )n
Integrazione
Scriveremo
σ = {x0 , x1 , · · · , xn }.
Indicheremo con Σ = Σ(a, b) la famiglia delle partizioni di [a, b]. Ad esempio
σ = {a, b} appartiene a Σ.
Sia ora f : [a, b] → R limitata. Poniamo:
81
82 Capitolo 7
Vogliamo ora provare che ogni funzione continua in [a, b] è integrabile. Per
questo premettiamo due lemmi.
Lemma 7.2 Sia σ1 , σ2 ∈ Σ con σ1 ⊂ σ2 . Si ha allora:
σ1 = {x0 , x1 , · · · , xn−1 , xn }
e che σ2 abbia un punto in più di σ1 che indichiamo con y, compreso fra xn−1
e xn ,
σ2 = {x0 , x1 , · · · , xn−1 , y, xn }.
Allora risulta:
Iσ+1 (f ) − Iσ+2 (f ) = sup f (x) (b − xn−1 )
x∈[xn−1 ,b]
Iσ− (f ) ≤ Iλ+ (f ).
(1)
Dimostrazione. Si ha infatti dal Lemma 7.2
−
Iσ− (f ) ≤ Iσ∪λ +
(f ) ≤ Iσ∪λ (f ) ≤ Iλ+ (f ).
Dal Lemma 7.3 segue che i due insiemi numerici:
sono separati, cioè ogni elemento del primo insieme è minore o uguale ad ogni
elemento del secondo. Quindi f è integrabile se e solo se per ogni > 0 esiste
σ ∈ Σ tale che:
Iσ+ (f ) − Iσ− (f ) < . (7.2)
Possiamo ora dimostrare il seguente teorema.
Dimostrazione. Basta provare che per ogni > 0 esiste σ ∈ Σ tale che
valga (7.2). Dato che f è uniformemente continua (per il Teorema di Heine-
Cantor), per ogni > 0 esiste δ > 0 tale che,
x, y ∈ [a, b], |x − y| < δ ⇒ |f (x) − f (y)| < .
b−a
Scegliamo ora σ = {x0 , x1 , ..., xn } ∈ Σ tale che
Si ha allora
sup f (x) − inf f (x) < ,
x∈[xi−1 ,xi ] x∈[xi−1 ,xi ]
cosicché:
I + (σ ) − I − (σ ) < .
Dato che:
sup (−hf (x)) = − inf (hf (x)),
x∈[xi−1 ,xi ] x∈[xi−1 ,xi ]
ne segue:
Iσ+ (−hf ) = −hIσ− (f ).
Allo stesso modo si ha:
si ha: Z b
(f (x) + g(x))dx ≤ Iσ+ (f + g) ≤ Iσ+ (f ) + Iσ+ (g).
a
Per l’arbitrarietà di σ ne segue:
Z b Z b Z b
(f (x) + g(x))dx ≤ f (x)dx + g(x)dx. (7.8)
a a a
si ha: Z b
(f (x) + g(x))dx ≥ Iσ− (f + g) ≤ Iσ− (f ) + Iσ+ (g)
a
e per l’arbitrarietà di σ ne segue:
Z b Z b Z b
(f (x) + g(x))dx ≥ f (x)dx + g(x)dx. (7.9)
a a a
7.2.2 Additività
Proposizione 7.6 Sia f : [a, b] → R continua, c ∈ (a, b). Allora risulta:
Z b Z c Z b
f (x)dx = f (x)dx + f (x)dx. (7.10)
a a c
Z b
Iρ− (f ) ≤ f (x)dx ≤ Iρ+ (f )
c
86 Capitolo 7
e
Iσ+ (f ) − Iσ− (f ) < ,
Quindi
Iλ− (f ) − Iλ+ (f ) < 2.
La conclusione segue allora dall’arbitrarietá di .
e Z a
f (x)dx) = 0
a
Il risultato seguente è lasciato in esercizio al lettore.
7.2.3 Positività
Proposizione 7.8 Sia f : [a, b] → R continua e tale che f (x) ≥ 0 per ogni
x ∈ [a, b]. Allora risulta:
Z b
f (x)dx ≥ 0. (7.12)
a
Inoltre se Z b
f (x)dx = 0,
a
Integrazione 87
Z x0 +δ
≥ f (x)dx ≥ 2δ min f (x) > 0,
x0 −δ x∈[x0 −δ,x0 +δ]
Rb
il che contraddice l’ipotesi a f (x)dx = 0.
Supponiamo infine che valga (7.13) e, per assurdo, che esista x0 ∈ (a, b)
tale che f (x0 ) < 0. Ancora per il teorema della permanenza del segno esiste
δ > 0 tale che [x0 − δ, x0 + δ] ⊂ (a, b) e risulta f (x) < 0 per ogni x ∈
[x0 − δ, x0 + δ]. Si ha allora:
Z x0 +δ
f (x)dx ≤ 2δ min f (x) < 0,
x0 −δ x∈[x0 −δ,x0 +δ]
Inoltre Z b Z b
f (x)dx ≤ |f (x)|dx. (7.15)
a a
88 Capitolo 7
Dimostrazione. Poniamo:
Z b
1
f (x)dx = λ.
b−a a
m ≤ λ ≤ M.
Quindi, in virtù del teorema di esistenza degli zeri, esiste ξ tale che λ = f (ξ).
Ne segue:
|F (x) − F (x0 )| ≤ |x − x0 | max |f (x)|,
x∈[a,b]
da cui la tesi.
(ii) Sia x0 ∈ (a, b) e h ∈ R tale che x + h ∈ (a, b). Si ha allora:
Z x0 +h
1 1
(F (x0 + h) − F (x0 )) − f (x0 ) = (f (x) − f (x0 ))dx.
h h x0
Dato che f è continua in x0 , per ogni > 0 esiste δ > 0 tale che:
xn+1
Z
xn dx = + c, c ∈ R.
n+1
2) Si ha: Z
x−1 dx = log x + c, c ∈ R, x > 0.
Inoltre se n ∈ N e n > 1,
x1−n
Z
−n
x dx = + c, c ∈ R, x > 0.
1−n
3) Si ha:
Z Z
sin x dx = − cos x + c, cosx dx = sin x + c, c ∈ R.
4) Si ha:
Z
tan x dx = − log(cos x) + c, x ∈ (−π/2, π/2), c ∈ R.
1
F 0 (x) = − (− sin x) = tan x, x ∈ (−π/2, π/2).
cos x
Integrazione 91
5) Si ha: Z
1
dx = arctan x + c, c ∈ R.
1 + x2
6) Si ha:
Z
1
√ dx = arcsin x + c, x ∈ (−1, 1), c ∈ R.
1 − x2
7) Si ha: Z
ex dx = ex + c, c ∈ R.
8) Si ha:
Z
log x dx = x log x − x + c, x > 0, c ∈ R,
dove b
f g a =: f (b)g(b) − f (a)g(a).
92 Capitolo 7
Dimostrazione. Posto:
F (x) = f (x)g(x), x ∈ R,
si ha:
F 0 (x) = f (x)g 0 (x) + f 0 (x)g(x),
da cui la tesi integrando in [a, b] e usando la (7.18).
Si ottiene:
Z 1 Z 1
1 x
arctan x dx = x arctan x0 − dx
0 0 1 + x2
Z 1
π x
= − dx.
4 0 1 + x2
x 1 2
D’altra parte una primitiva di 1+x 2 è data da 2 log(1 + x ) (vedi Esempio
da cui: Z b Z d
f (x)dx = f (φ(s))φ0 (s)ds. (7.21)
a c
In modo rigoroso si dimostra il risultato seguente.
Posto:
x = φ(s) = s1/2 , s ∈ [1, 4],
si ha φ0 (s) = 1
2
s−1/2 e
1 s
f (φ(s))φ0 (s) = e, s ∈ [1, 4].
2
Quindi Z 2 Z 4
1
x2 1 4
xe dx = es ds = (e − e).
1 2 1 2
94 Capitolo 7
Capitolo 8
95
96 Capitolo 8
Teorema 8.4 Sia (fn ) una successione di funzioni continue [a, b] → R uni-
formemente convergente a f . Allora f è continua.
2
≤ + |fn (x) − fn (x0 )|.
3
(8.3)
Dato che fn è continua in x0 , esiste δ > 0 tale che:
|x − x0 | ≤ δ ⇒ |fn (x) − fn (x0 )| < .
3
Da (8.3) segue allora che se |x − x0 | ≤ δ si ha:
Mn = max gn (x), n ∈ N.
x∈[a,b]
Mn = gn (xn ).
D’altra parte esiste una sottosuccessione (xnk ) di (xn ) e ξ ∈ [a, b] tali che:
lim xnk = ξ.
k→∞
Dato che
gnk (xnk ) = Mk ≥ λ,
e (gn ) è decrescente si ha:
g1 (x0 ) ≥ λ.
gn (x0 ) ≥ λ, ∀ n ∈ N.
Dimostrazione. Si ha infatti:
Z b Z b Z b
f (x)dx − f n (x)dx≤
|f (x) − fn (x)|dx
a a a
≤ max |f − fn | (b − a),
x∈[a,b]
Teorema 8.11 Sia (fn ) una successione di funzioni continue con le loro
derivate su un intervallo [a, b] convergente uniformemente a f . Supponiamo
inoltre che la successione (fn0 ) delle derivate converga uniformemente a g.
Allora f è derivabile e risulta f 0 (x) = g(x) per ogni x ∈ [a, b].
possiamo scrivere:
n
X n k
f (x) − fn (x) = x (1 − x)n−k [f (x) − f (k/n)], x ∈ [0, 1],
k=0
k
100 Capitolo 8
da cui:
n
X n k
|f (x) − fn (x)| ≤ x (1 − x)n−k |f (x) − f (k/n)|, x ∈ [0, 1]. (8.6)
k=0
k
X n k
+ x (1 − x)n−k |f (x) − f (k/n)|, x ∈ [0, 1].
k
|x−k/n|≥δ
(8.7)
Ora maggioriamo |f (x) − f (k/n)| con nella prima somma e con 2M , dove
M è il massimo di |f |, nella seconda. Si ottiene
X n
|f (x) − fn (x)| ≤ + 2M xk (1 − x)n−k , x ∈ [0, 1]. (8.8)
k
|x−k/n|≥δ
|x − k/n|2 (k − nx)2
1≤ = ,
δ2 n2 δ2
cosicché:
n
X n k n−k 1 X n
x (1 − x) ≤ 2 2 (k − nx)2 xk (1 − x)n−k .
k n δ k=0 k
|x−k/n|≥δ
e quindi:
2M
|f (x) − fn (x)| ≤ + .
nδ2
2M
Scegliendo infine n > δ2
si ha
2M
n > n ⇒ < ,
nδ2
cosicché:
|f (x) − fn (x)| ≤ 2, ∀ x ∈ [0, 1],
il che prova l’uniforme convergenza di (fn ) a f .
Si ha allora:
n
0
X n
F (ξ) = kξ k−1 (1 − x)n−k = n(ξ + 1 − x)n−1 (8.11)
k=1
k
e
n
00
X n
F (ξ) = (k 2 − k)ξ k−2 (1 − x)n−k = (n2 − n)(ξ + 1 − x)n−2 . (8.12)
k=2
k
da cui n
X n
kxk (1 − x)n−k = nx, (8.13)
k=1
k
e n
X n
(k 2 − k)xk−2 (1 − x)n−k = n2 − n
k=1
k
da cui n
X n
(k 2 − k)xk (1 − x)n−k = (n2 − n)x2 . (8.14)
k=1
k
Da (8.13) e (8.14) segue facilmente (8.10). La dimostrazione è completa.
dove
Mk = sup |fk (x)|.
x∈[a,b]
P∞
Proposizione 8.15 Se la serie k=1 fk (x) è totalmente convergente allora
è uniformemente convergente.
P∞
Dimostrazione. Dato che la serie k=1 Mk è convergente, per ogni > 0
esiste n ∈ N tale che:
n+p
X
n ≥ n , p ∈ N ⇒ Mk < .
k=n+1
Se n ∈ N e p ∈ N ne segue:
n+p n+p
X X
fk (x) ≤ Mk < ∀ x ∈ [a, b],
k=n+1 k=n+1
è convergente e risulta:
∞
Z bX ∞ Z
X b
fk (x)dx = fn (x)dx.
a k=1 k=1 a
104 Capitolo 8
Allora risulta:
∞
X f (k) (x0 )
f (x) = (x − x0 )k , ∀ x ∈ [a, b], (8.16)
k=0
k!
P∞ (b−a)k
da cui la tesi, dato che la serie numerica k=0 k!
è convergente.
(1)
Poniamo f (0) = f, f (1) = f 0 , ecc.
Successioni di funzioni 105
risulta: ∞
X 1 k
ex = x , x ∈ R.
k=0
k!
risulta: ∞
X (−1)k
sin x = xk , x ∈ R.
k=1
(2k + 1)!
risulta: ∞
X (−1)k
cos x = xk , x ∈ R.
k=1
(2k)!
106 Capitolo 8
Capitolo 9
Spazi metrici
tale che:
d(x, y) = |x − y|, ∀ x, y ∈ R.
Allora (R, d) è uno spazio metrico. Nel seguito intenderemo sempre R munito
della metrica d.
107
108 Capitolo 9
(Il fatto che d verifichi gli assiomi (i)-(iii) della distanza segue facilmente
usando (9.1).)
(Rn , d) è uno spazio metrico e d è detta la metrica euclidea.
Esempio 9.3 Sia [a, b] un intervallo in R. Indichiamo con C([a, b]) l’insieme
delle funzioni reali continue su [a, b]. Definiamo su C([a, b]) una metrica
ponendo:
d(f, g) = max |f (x) − g(x)|, ∀ f, g ∈ C([a, b]).
x∈[a,b]
Definizione 9.7 Sia (xn ) una successione in X. Si dice che (xn ) è conver-
gente se esiste x ∈ X tale che:
lim d(x, xn ) = 0.
n→∞
In tal caso si dice che (xn ) converge a x (o che ha per limite x) e si scrive:
lim xn = x, oppure xn → x.
n→∞
(ii) Sia (xn ) una successione in X. Supponiamo che esista una successione
(k ) in R tale che:
d(xn+1 , xn ) ≤ n , ∀ n ∈ N
e che: ∞
X
k < ∞.
k=1
d(p, q) = |p − q|, ∀ p, q ∈ Q
xn = (x1n , ..., xN
n ), n ∈ N.
Esempio 9.12 C([a, b]) è completo. Osserviamo innanzi tutto che se (fn ), f ⊂
C([a, b]) si ha fn → f se e solo se (fn ) converge uniformemente a f . Quindi
la completezza di C([a, b]) segue dal Teorema 8.4.
è aperto.
Osserviamo che l’intersezione numerabile degli aperti:
∞
\
(0, 1 + 1/k) = (0, 1],
k=1
(xn ) ⊂ K, xn → x ⇒ x ∈ K.
114 Capitolo 9
• G è denso in X se Ḡ = X.
(i) f è continua in X.
cosicché f è continua in x0 .
BY (x, r) = B(x, r) ∩ Y.
BY (y, ) = B(y, ) ∩ Y ⊂ A ∩ Y.
(2)
Si vede facilmente che f (f −1 (B)) ⊂ B per ogni sottoinsieme B di Y .
116 Capitolo 9
S
Indicato con A := B(y, (y)) l’aperto di (X, d), si ha
y∈B
[ [
A∩Y = Y ∩ B(y, (y)) = BY (y, (y)) = B.
y∈B y∈B
Esempio 9.29 Sia X = R, d la metrica euclidea e Y = [0, 1]. Allora [0, 1/2)
è un sottoinsieme aperto di (Y, dY ) dato che:
9.6 Compattezza
Sia (X, d) uno spazio metrico e K un sottoinsieme non vuoto di X.
Se J ⊂ I e se [
Ak ⊃ K,
k∈J
(iii) X è compatto.
Dimostrazione. (i) ⇒ (ii). Procediamo per assurdo supponendo che X sia
sequenzialmente compatto ma non totalmente limitato. Allora esiste r0 > 0
tale che nessuna famiglia finita di palle di raggio r0 ricopre K. Prendiamo
un elemento x1 ∈ X. Allora la palla B(x1 , r0 ) non ricopre X cosicché esiste
x2 ∈ K tale che d(x1 , x2 ) > r0 e l’unione delle palle B(x1 , r0 ), B(x2 , r0 ) non
ricopre X. Procedendo analogamente si costruisce una successione (xk ) tale
che:
d(xi , xj ) > r0 , se i 6= j.
È chiaro che da (xk ) non si può estrare alcuna sottosuccessione convergente.
118 Capitolo 9
(ii) ⇒ (iii). Procediamo ancora per assurdo supponendo che X sia total-
mente limitato e completo ma non compatto, di modo che esiste un ricopri-
mento aperto (Ai )i∈I di X che non ha un sottoricoprimento finito. Conside-
riamo un ricoprimento finito di X con palle di raggio 1. È chiaro che esiste
una palla B(x1 , 1) tale che non esiste un sottoricoprimento finito di (Ai )i∈I
che ricopre B(x1 , 1). Anche B(x1 , 1) è totalmente limitato, quindi esiste un
ricoprimento finito di B(x1 , 1) con palle di raggio 1/2. Per lo stesso motivo di
prima esiste una palla B(x2 , 1/2) ⊂ B(x1 , 1) tale che non esiste un sottorico-
primento finito di (Ai )i∈I che ricopre B(x2 , 1/2). Procedendo analogamente
si costruisce una successione di palle (B(xn , 2−n ) tale che:
(ii) Per ogni n ∈ N, non esiste un sottoricoprimento finito di (Ai )i∈I che
ricopre B(xn , 2−n ).
(iii) ⇒ (i). Sia X compatto e supponiamo per assurdo che esista una
successione (xk ) da cui non si può estrarre una sottosuccessione convergente.
Evidentemente (xk ) è costituita da un numero infinito di elementi. Per ogni
x ∈ X esiste rx > 0 tale che la palla B(x, rx ) contiene soltanto un numero
finito di punti di (xk ). Quindi la famiglia (B(x, rx ))x∈X è un ricoprimento
aperto di X da cui non si può estrarre un sottoricoprimento finito.
K1 ⊂ An̄ = Kn̄c .
Vediamo ora una generalizzazione della Proposizione 9.43. Per questo premet-
tiamo una definizione.
Definizione 9.45 Sia (Kn ) una successione di insiemi compatti non vuoti
di X. Si dice che (Kn ) ha la proprietà dell’intersezione finita se l’intersezione
di un numero finito di (Kn ) ha intersezione non vuota.
Spazi metrici 121
Proposizione 9.46 Sia (Kn ) una successione di insiemi compatti non vuoti
di X avente la proprietà dell’intersezione finita. Allora
\
Kn 6= ∅.
n∈N
Allora, posto Ai = Kic , si ha che (Ai )i∈I è una famiglia di aperti tale che:
[
Ai = X.
i∈I
Ciò implica
N
!c
\ [
K1 Ank = K1 ∩ Kn1 ∩ · · · ∩ KnN = ∅,
k=1
Dimostrazione. Osserviamo che, dato che K non ha punti isolati, ogni suo
punto è un punto limite. Supponiamo per assurdo che K sia numerabile,
K = (xn )n∈N . Evidentemente K è costituito da infiniti punti. Quindi esiste
una palla aperta B1 tale che:
x1 ∈
/ B1 , B1 ∩ K 6= ∅.
x2 ∈
/ B2 , B2 ⊂ B1 , B2 ∩ K 6= ∅.
xn ∈
/ Bn , Bn ⊂ Bn−1 , Bn ∩ K 6= ∅.
Poniamo:
Hn := K ∩ Bn , n ∈ N.
Allora (Hn ) è una successione decrescente di compatti contenuta in K e per
la Proposizione 9.43 esiste x̄ tale che:
∞
\
x̄ ∈ Hn .
i=1
(i) La lunghezza di En è ( 23 )n .
Poniamo: ∞
\
C= Ei .
i=1
(a − x0 , a + x0 ) ∩ C = {x0 } (9.3)
(ii) Λ è compatto.
Dimostrazione. (i) ⇒ (ii). Basta mostrare per il Teorema 9.36 che ogni
successione (fn ) in Λ possiede una sottosuccessione uniformemente conver-
gente. Procederemo in due passi; nel primo proveremo che esiste una sotto-
successione (gk ) di (fn ) convergente in tutti i punti di Q ∩ [0, 1] (che è denso
in [0, 1]), nel secondo che (gk ) è uniformemente convergente in [0, 1].
Primo passo.
Usiamo qui il procedimento diagonale di Cantor. Dato che Q ∩ [0, 1] è
numerabile esiste una successione (xk ) tale che Q ∩ [0, 1] = (xk ). Inoltre,
dato che Λ è limitato esiste M > 0 tale che:
È chiaro che (fk,k (x1 )) è una sottosuccessione di (f1,k (x1 )) ed è quindi conver-
gente; inoltre (fk,k (x2 )) è una sottosuccessione di (f2,k (x2 )) (a parte il primo
termine) ed è quindi convergente. Analogamente per ogni n ∈ N si ha che
(fk,k (xn )) è una sottosuccessione di (fn,k (xn )) (a parte i primi n − 1 termini)
ed è quindi convergente.
In conclusione (gk (x)) è convergente per ogni x ∈ Q ∩ [0, 1].
Dato che (gk ) ⊂ Λ è equicontinuo, per ogni > 0 esiste δ > 0 tale che:
x, y ∈ [0, 1], |x − y| < δ ⇒ |gk (x) − gk (y)| < /3, ∀ k ∈ N. (9.4)
Consideriamo una decomposizione dell’intervallo [0, 1], 0 = v0 < v1 < ... <
vn = 1 con vi razionali tale che:
vi − vi−1 < δ , ∀ i = 1, ..., n.
Sia ora x ∈ [0, 1] e sia vi tale che |x − vi | < δ . Si ha quindi per h, k ∈ N:
|gk (x) − gh (x)| ≤ |gk (x) − gk (vi )| + |gk (vi ) − gh (vi )| + |gh (vi ) − gh (x)|
2
≤ 3
+ |gk (vi ) − gh (vi )|.
Dato che le successioni (gk (vi ))k∈N sono di Cauchy, esiste n ∈ N tale che:
1
h, k > n ⇒ |gk (vi ) − gh (vi )| < , ∀ i = 0, 1, ..., n.
3
Quindi se h, k > n si ha:
|gk (x) − gh (x)| ≤ , ∀ x ∈ [0, 1],
cosicché (gk )è di Cauchy uniforme.
|f (x) − f (y)| ≤ |f (x) − hi (x)| + |hi (x) − hi (y)| + |hi (y) − f (y)|,
|f (x) − f (y)| ≤ , ∀ f ∈ Λ.
Quindi λ è equicontinuo.
9.9 Connessione
Definizione 9.54 Sia (X, d) uno spazio metrico.
Proposizione 9.57 Sia (X, d) spazio metrico e sia (Xi )i∈I una famiglia di
sottoinsiemi connessi di X tali che
[ \
X= Xi Xi 6= ∅ .
i∈I i∈I
Allora X è connesso.
Xi = Ai ∪ Bi ∀ i ∈ I.
Esempi 9.65 1). Sia X = [0, 1] ∪ [2, 3] ∪ {5}. Allora le componenti connesse
di X sono:
[0, 1], [2, 3], {5}.
Infatti se A è un sottoinsieme connesso di X allora A è un intervallo (in
quanto in particolare A ⊂ R). Quindi risulta A ⊂ [0, 1] o A ⊂ [2, 3] o
A = {5}.
Proposizione 9.68 Uno spazio metrico (X, d) connesso per archi è con-
nesso.
In generale uno spazio metrico connesso non è connesso per archi come
mostra l’esempio seguente.
Esempio 9.69 L’insieme X0 = {(t, sin 1/t) : t > 0} è connesso in quanto
immagine di un connesso tramite l’applicazione continua:
f : Rn → R.
Teorema 9.73 (Baire) Sia (X, d) uno spazio metrico completo e (Cn ) una
successione di insiemi chiusi tali che:
∞
[
X= Cn ,
n=1
B(xn , n ) ⊂ An .
Corollario 9.74 (Baire) Sia (X, d) uno spazio metrico completo e sia (An )
una successione di aperti densi in X. Allora:
∞
\
An 6= ∅.
n=1
xn+1 = f (xn ), ∀n ∈ N.
d(xn+1 , xn ) ≤ κn d(x1 , x0 ), ∀n ∈ N.
Esempio 9.78 Data f ∈ C([0, 1]) vogliamo trovare u ∈ C([0, 1]) tale che:
Z t
1
u(t) = sin(u(s))ds + f (t), t ∈ [0, 1]. (9.7)
2 0
Ricordiamo che X := C([0, 1]) è uno spazio metrico completo con la distanza:
si ha:
1
d(γ(u), γ(v)) ≤ d(u, v), ∀ u ∈ X,
2
quindi γ è una contrazione e l’equazione (9.7) ha un’unica soluzione per il
Teorema 9.77.
138 Capitolo 9
Capitolo 10
Calcolo differenziale in Rn
dove
1 se i = j,
eij = δi,j :=
0 se i 6= j.
Se x = (x1 , ..., xn ) ∈ Rn si ha:
n
X
x= xk e k .
k=1
139
140 Calcolo differenziale in Rn
hx, f i = hx, f1 i, ∀ x ∈ Rn .
Si ha allora:
hx, f − f1 i = 0, ∀ x ∈ Rn
da cui, posto x = f − f1 , si ottiene |f − f1 |2 = 0 che implica f = f1 .
e m X
n
X
hT x, yi = Ti,j xj yi ∀ x ∈ Rn , y ∈ Rm . (10.3)
i=1 j=1
(iii) T : Rn → Rm è Lipschitziana.
Pn
Dimostrazione. (i). Sia |x| ≤ 1, x = i=1 xi ei . Si ha allora |xi | ≤ 1 per
ogni i = 1, ..., n e quindi:
n
X n
X
i
|T (x)| ≤ |xi | |T (e )| ≤ |T (ei )| < +∞,
i=1 i=1
e (i) è provato.
(ii). Da (i) segue che:
|T (z)| ≤ kT k, ∀ |z| ≤ 1.
Capitolo 10 143
x
Sia x 6= 0. Posto z = |x|
si ha allora |z| ≤ 1 e quindi, per la linearità di T :
x |T (x)|
|T (z)| = T = ≤ 1,
|x| |x|
da cui la tesi.
(iii) Basta osservare che per ogni x, y ∈ Rn :
Nel seguito intenderemo sempre che L(Rn ; Rm ) sia munito della metrica
(10.4).
(i) Si ha:
(ii) Si ha:
r(h)
lim = 0. (10.6)
h→0 |h|
con
r(h)
lim = 0.
h→0 |h|
1 1
(fi (x0 + h) − fi (x0 )) = hf 0 (x0 )ej , i i + hr(tej ), i i,
t t
da cui la tesi per t → 0.
Definizione 10.15 Siano i ∈ {1, ..., m} e j ∈ {1, ..., n}. Se esiste il limite:
1 ∂fi
lim (fi (x0 + tej ) − fi (x0 )) =: (x0 ),
t→0 t ∂xj
∂fi
si dice che fi è derivabile parzialmente rispetto a xj in x0 e il numero ∂xj
(x0 )
è detto la derivata parziale di fi rispetto a xj in x0 .
∂fi
(x0 ) = (f 0 (x0 ))i,j = hf 0 (x0 )ej , i i.
∂xj
∂f 1
(0, 0) = lim (f (t, 0) − f (0, 0)) = 0
∂x1 t→0 t
e
∂f 1
(0, 0) = lim (f (0, t) − f (0, 0)) = 0.
∂x2 t→0 t
D’altra parte f non è continua in (0, 0) e quindi non è differenziabile in (0, 0).
Consideriamo infatti la successione (y (n) ) in R2 definita da:
(n) 1 2
y = , , n ∈ N.
n n
È chiaro che
lim y (n) = (0, 0),
n→∞
148 Calcolo differenziale in Rn
mentre si ha:
2
f (y (n) ) = ,
5
cosicché:
2
lim f (y (n) ) = 6= 0.
n→∞ 5
Scriviamo ora:
f (x0 + h) − f (x0 )
= f (x0 + h1 e1 ) − f (x0 )
=: I1 + · · · + In .
Si ha allora:
dove: n
X
r(h) = ri (hi )
i=1
Esercizio 10.18 Sia f : Rn → R. Supponiamo esista i ∈ {1, ..., n} tale che
per ogni x ∈ Rn si abbia:
∂f
(x) = 0.
∂xi
Provare che f non dipende da xi .
150 Calcolo differenziale in Rn
scriveremo quindi:
dove
r(x − x0 )
lim = 0.
x→x0 |x − x0 |
Il luogo dei punti di Rn+1 :
S := {(x, y) ∈ Rn × R : y = f (x)}
x3
2 1 2 , se (x1 , x2 ) 6= (0, 0),
x1 + x2
f (x1 , x2 ) =
0, se (x1 , x2 ) = (0, 0).
Provare che:
∂f ∂f
, .
∂x1 ∂x2
Dedurne che f è continua.
152 Calcolo differenziale in Rn
dove [f 0 (x0 )]∗ è la trasposta di f 0 (x0 ). Quindi rot f (x0 ) è una matrice anti-
simmetrica. In particolare per n = 3 si ha:
∂f1 ∂f2 ∂f1 ∂f3
0 ∂x2
(x 0 ) − ∂x1
(x 0 ) ∂x3
(x 0 ) − ∂x2
(x 0 )
∂f2 ∂f1 ∂f2 ∂f3
rot f (x0 ) = ∂x1 0 (x ) − (x ) 0 (x ) − (x )
∂x2 0 ∂x3 0 ∂x2 0
∂f3 ∂f1 ∂f3 ∂f2
∂x1
(x0 ) − ∂x3 (x0 ) ∂x2 (x0 ) − ∂x3 (x0 ) 0
F : Rn → Rn , x 7→ f (x)b(x),
è derivabile in x0 e risulta:
Dimostrazione. Poniamo:
Si ha:
g(f (x0 + h)) − g(f (x0 )) = g(y0 + f 0 (x0 )h + r(h)) − g(y0 )
Dimostrazione. Poniamo:
F (t) := f ((1 − t)x + ty), t ∈ [0, 1].
F : [0, 1] → Rm è la composta delle due applicazioni:
φ := [0, 1] → Rn , t → (1 − t)x + ty
e dell’applicazione f : Rn → Rm . Dal Teorema 10.27 si ha quindi che F è
derivabile e risulta:
F 0 (t) = f 0 (φ(t))φ0 (t) = f 0 ((1 − t)x + ty)(y − x).
La tesi segue integrando questa uguaglianza in [0, 1] rispetto a t.
(1)
cioè tale che x, y ∈ A, t ∈ [0, 1] ⇒ (1 − t)x + ty ∈ A.
(2)
Ricordiamo che lo spazio L(Rn ; Rm ) è munito della distanza (10.4).
Capitolo 10 155
h = g(y0 + k) − g(y0 ),
di modo che:
k = f (x0 + h) − f (x0 ).
Per ipotesi sappiamo che:
r(h)
con lim = 0. Si ha quindi
h→0 |h|
g(y0 +k)−g(y0 )−Sk = h−S(f (x0 +h)−f (x0 )) = h−S(T h+r(h)) = −Sr(h).
Ne segue che:
|g(y0 + k) − g(y0 ) − Sk| |Sr(h)| kSk |r(h)| |h|
= ≤ .
|k| |k| |h| |k|
Dato che g è continua in y0 si ha:
lim h = 0
|k|→0
da cui:
|r(h)|
lim = 0.
|k|→0 |h|
|h|
Per provare (10.17) basterà mostrare che |k|
è limitato per k vicino a 0. Si
ha infatti:
|h| |h| |h| |h| 1
= = ≤ = |T h| |r(h)|
.
|k| |f (x0 + h) − f (x0 )| |T h + r(h)| |T h| − |r(h)| −
|h| |h|
con
r(h)
lim = 0.
|h|→0 |h|
si ha:
∂2f ∂2f
∂x21
(x0 ) ······ ∂xn ∂x1
(x0 )
00
f (x0 ) = · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·········
∂2f 2
∂ f
∂x1 ∂xn
(x0 ) · · · · · · ∂x2
(x0 ),
n
avendo posto:
∂ ∂f ∂ 2f
(x0 ) = (x0 ), i, j = 1, ..., n.
∂xi ∂xj ∂xi ∂xj
∂ 2f ∂ 2f
(x0 ) = (x0 ), ∀ i, j = 1, ..., n.
∂xi ∂xj ∂xj ∂xi
∆i,j (s, t) = f (x0 + sei + tej ) − f (x0 + sei ) − f (x0 + tej ) + f (x0 ). (10.18)
Usando il teorema del valor medio (Teorema 10.28) e tenendo conto del fatto
che:
∂f
h∇f (x), ej i = (x), j = 1, ...n,
∂xj
158 Calcolo differenziale in Rn
si ha:
Z 1 Z 1
i j j
∆i,j (s, t) = h∇f (x0 + se + ξte ), te idξ − h∇f (x0 + ξtej ), tej idξ
0 0
Z 1 Z 1
∂f ∂f
= t (x0 + sei + ξtej )dξ − t (x0 + ξtej )dξ
0 ∂xj 0 ∂xj
Usando ancora il teorema del valor medio si trova:
Z 1Z 1
∆i,j (s, t) ∂ 2f
= (x0 + ξtej + ηsei )dηdξ.
ts 0 0 ∂x i ∂x j
∂2f
Dato che è continua in x0 , per ogni > 0 esiste δ > 0 tale che:
∂xi ∂xj
2 2
∂ f ∂ f
x, x0 ∈ A, |x − x0 | < δ ⇒ (x) − (x0 ) <
∂xi ∂xj ∂xi ∂xj
Quindi se |t| + |s| < δ si ha:
∂ 2f
∆i,j (s, t)
− (x 0 ) < . (10.19)
ts ∂xi ∂xj
Provare che:
Capitolo 10 159
∂f ∂f
, .
∂x1 ∂x2
(ii) Risulta:
∂ 2f ∂ 2f
(0) = 1, (0) = 0.
∂x1 ∂x2 ∂x2 ∂x1
dove:
r(h)
lim = 0.
|h|→0 |h|
Ne segue:
h∇f (x0 ), hi + r(h) ≤ 0, ∀ h ∈ B(x0 , r).
Sia ora z ∈ Rn e h = tz, t > 0. Si ha allora:
da cui:
1
h∇f (x0 ), zi + r(tz) ≤ 0, ∀ t > 0.
t
Per t → 0 si ottiene:
h∇f (x0 ), zi ≤ 0, ∀ z ∈ Rn .
M ∪ m ⊂ {x ∈ A : ∇f (x) = 0} ∪ ∂K,
dove ∂K = K \ A è la frontiera di K.
Capitolo 10 161
la frontiera ∂K di K da:
dove:
r(h)
lim = 0.
|h|→0 |h|
hT x, xi ≥ 0 (risp hT x, xi ≤ 0), ∀ x ∈ Rn .
Si ha allora:
1 00
hf (x0 )h, hi + σ(h) ≤ 0, ∀ |h| < δ.
2
Sia ora z ∈ Rn tale che |z| = 1 e sia t ∈ (0, δ). Posto h = tz si ha:
1 00 σ(tz)
hf (x0 )z, zi + 2 ≤ 0.
2 t
164 Calcolo differenziale in Rn
(ii) Supponiamo che ∇f (x0 ) = 0 e che f 00 (x0 ) sia definita negativa. Per
provare che x0 è un punto di massimo locale stretto basta provare che esiste
δ1 ∈ (0, δ) tale che per ogni z ∈ Rn con |z| = 1 e ogni t ∈ (0, δ1 ) risulta:
1 00
f (x0 + h) − f (x0 ) ≤ hf (x0 )h, hi + σ(h), |h| ≤ δ,
2
|σ(h)|
con lim|h|→0 |h|
= 0. Quindi esiste δ1 ∈ (0, δ) tale che:
1
|h| < δ ⇒ |σ(h)| < κ|h|2 .
4
Se t < δ1 ne segue:
1 2 00
f (x0 + tz) − f (x0 ) = t hf (x0 )z, zi + σ(tz)
2
1 1 1
≤ − t2 κ |z|2 + t2 κ|z|2 = − κt2 |z|2 < 0.
2 4 4
Quindi x0 è un punto di massimo locale stretto.
∂ 2f ∂ 2f ∂ 2f ∂ 2f
= 12x1 − 6, = 12x2 + 6, = = 0.
∂x21 ∂x22 ∂x1 ∂x2 ∂x2 ∂x1
Quindi:
00 12x1 − 6 0
f (x) = .
0 12x2 + 6
Calcolando l’Hessiano nei 4 punti suddetti si vede che (0, −1) è un punto di
massimo locale) mentre (1, 0) è un punto di minimo locale.
166 Calcolo differenziale in Rn
Capitolo 11
Equazioni differenziali
11.1 Introduzione
Sia f : [0, T ] × R → R, (t, x) 7→ f (t, x). Cerchiamo una funzione u ∈
C 1 ([0, T ]) (1) tale che:
dove f è una funzione assegnata in C([0, T ]). È chiaro che la (11.2) ha infinite
soluzioni date dalla formula:
Z t
u(t) = c + f (s)ds, t ∈ [0, T ].
0
167
168 Capitolo 11
problema di Cauchy:
0
u (t) = f (t), t ∈ [0, T ],
u(0) = u0 ,
Nel seguito considereremo equazioni differenziali del tipo (11.1) con una con-
dizione iniziale u0 assegnata, cioè il problema di Cauchy
0
u (t) = f (t, u(t)), t ∈ [0, T ],
(11.3)
u(0) = u0 .
Poniamo: Z u
ds
F (u) = , ∀ u ∈ I.
u0 g(s)
È chiaro che F è positiva e strettamente crescente; sia J = F (I). Osserviamo
che la prima equazione in (11.4) è equivalente a:
d
F (u(t) = f (t), t ≥ 0.
dt
Equazioni differenziali 169
Posto allora: Z t
−1
u(t) = F f (s)ds , t ∈ [0, δ],
0
f (t) = 1, g(u) = u2
occorre che: Z t
1
f (s)ds = t < .
0 u0
Si ottiene quindi la soluzione:
u0 h 1
u(t) = , t ∈ 0, . (11.6)
1 − tu0 u0
1
Si dice che la soluzione è locale e che scoppia per t = u0
.
e si ha I = (0, +∞),
u √ √
Z
ds
F (u) = √ = 2( u − u0 )
u0 s
√
e J = (−2 u0 , +∞). Quindi si trova:
1 √
u(t) = (t + 2 u0 )2 , t ≥ 0. (11.10)
4
Da notare che se pone u0 = 0 in (11.9) si ottiene:
1 2
u(t) = t
4
cheè un’altra soluzione di (11.9) come si vede per verifica diretta. In questo
caso non vi è unicità del problema di Cauchy.
continua.
Fissiamo s ∈ [0, T ) e x ∈ Rn e consideriamo il problema di Cauchy
0
u (t) = f (t, u(t)), t ∈ [s, T ],
(11.16)
u(s) = x.
dove x è dato in Rn .
Abbiamo qui scelto 0 come istante iniziale per semplicità.
u = γ(u), (11.22)
Se u, v ∈ Z si ha infatti:
Z t
γ(u)(t) − γ(v)(t) = [f (u(s)) − f (v(s))]ds, ∀ t ∈ [0, T ],
0
che implica:
d(γ(u), γ(v)) ≤ LT d(u, v).
1
Posto T = T1 := 2L
si ha che γ è una contrazione cosicché esiste un’unica
soluzione u del problema (11.16) in [0, T1 ].
Consideriamo ora il problema di Cauchy con istante iniziale T1 :
0
v (t) = f (v(t)), T ≥ T1 ,
(11.24)
v(T1 ) = u(T1 ).
Osservazione 11.10 Dal principio delle contrazioni segue anche che la soluzione
di (11.16) può essere costruita per approssimazioni successive.
Definiamo infatti per ricorrenza:
Z t
u0 (t) = x, un+1 (t) = x + f (un (s))ds, n ∈ N, t ≥ 0.
0
Dimostrazione. Poniamo:
v(0) = u(s, x)
e 0
z = f (z),
z(0) = u(s, x)
Si ha quindi:
u1 (t) = x + at,
Z t
1 22
u2 (t) = x + a (x + as)ds = x + atx + a t x,
0 2
···············
n
!
X ak tk
un (t) = x.
k=0
k!
Ne segue:
u(t) = eta x, ∀ t ≥ 0.
178 Capitolo 11
Dato che:
|f (t, x) − f (t, y)| ≤ a|x − y|, ∀ x, y ∈ R,
il problema (11.30) ha un’unica soluzione u : [0, T ] → R.
Vogliamo determinare esplicitamente u usando il metodo di variazione
delle costanti.
L’idea è di cercare una soluzione u di (1) della forma seguente:
con f localmente Lipschitziana. Sano rx0 > 0 e Lx0 ≥ 0 tali che valga (11.32).
Vogliamo provare che esiste un’unica soluzione u di (11.33) in un oppor-
tuno intervallo [0, τ ). Per questo costruiremo una funzione Lipschitziana F
su Rn che coincide con f su B(x0 , rx0 ) e considereremo la soluzione v del
problema di Cauchy:
0
v (t) = F (v(t)), t ≥ 0,
(11.34)
v(0) = x0 ,
che è definita in [0, +∞) in virtù del Teorema 11.9. Mostreremo poi che
esiste T > 0 tale che v(t) resta in B(x0 , rx0 ) per ogni t ∈ [0, T ]; v sarà la
soluzione locale cercata.
Per questo occorre un lemma.
risulta:
|φ(x)| ≤ 1, ∀ x ∈ Rn (11.36)
e
|φ(x) − φ(y)| ≤ |x − y|, ∀ x, y ∈ Rn . (11.37)
180 Capitolo 11
≤ Lx0 |x − y|,
avendo usato (11.37).
Dimostrazione. Siano rx0 > 0 e Lx0 ≥ 0 tali che valga (11.32) e sia Fx0
definita da (11.38). Dato che Fx0 è lipschitziana, dal Teorema 11.9 segue che
esiste un’unica soluzione v : [0, +∞) → Rn del problema:
0
v (t) = Fx0 (v(t)), t ≥ 0,
(11.40)
v(0) = x0 ,
Dimostrazione. Sia:
(i) L’origine di I è 0.
Equazioni differenziali 183
si ottiene: Z τ
u(τ ) = x + f (u(r))dr.
0
u(0) = x.
Si ottiene:
1 2
u (t) = −(1 + sin u(t))u2 (t) ≤ 0, t ∈ [0, τ ).
2
Ne segue:
|u(t)| ≤ |x|, t ∈ [0, τ ).
Quindi τ = +∞ e la soluzione è globale.
hf (x), xi ≤ 0, ∀ x ∈ Rd .
Allora risulta:
φ(t) ≤ aetb , ∀ t ≥ 0. (11.44)
Dimostrazione. Poniamo:
Z t
ψ(t) = φ(s)ds, t ≥ 0.
0
ψ 0 (t)
≤ 1,
a + bψ(t)
da cui:
d
log(a + bψ(t)) ≤ b.
dt
Integrando fra 0 e t si ha:
a + bψ(t)
log ≤ bt.
a
dove: Z t
u0 (t) = x, un (t) = x + Aun−1 (s)ds, n ∈ N.
0
Si vede facilmente che risulta:
n
X tk Ak
un (t) = x, t ≥ 0.
k=0
k!
Si ha quindi:
∞ k k
X t A
u(t) = x, t ≥ 0. (11.46)
k=0
k!
Indicheremo con etA x la somma della serie e scriveremo (11.45) al modo
seguente:
u(t) = etA x, t ≥ 0. (11.47)
Se t = 0 scriveremo e0A = I.
Esercizio 11.31 (i) Provare che per ogni t, s ∈ R risulta:
e(t+s)A = etA esA . (11.48)
(ii) Provare che det etA > 0 per ogni t ∈ R.
al variare di c1 , ..., cn in R.
La (11.51) è detta l’integrale generale di (11.45).
u1 = z, u2 = z 0 .
Si ottiene: 0
u1 (t) = u2 (t)
(11.53)
u02 (t) = −au2 (t) − bu1 (t).
Equazioni differenziali 189
z(t) = etα , ∀ t ≥ 0.
α2 + aα + b = 0 (11.54)
Distinguiamo vari casi a seconda che la (11.54) abbia radici reali e distinte,
una radice doppia o radici complesse coniugate.
Allora le funzioni:
verificano (11.52), cosicché si hanno due soluzioni della (11.53) date da:
tα tα
1 e 1 2 e 2
u (t) = , u (t) = .
α1 etα1 α2 etα2
È chiaro che u1 (t) e u2 (t) sono indipendenti, dato che i due vettori u1 (0) e
u2 (0) sono indipendenti, essendo:
1 1
det = α2 − α1 6= 0.
α1 α2
Possiamo quindi concludere che in questo caso tutte e sole le soluzioni della
(11.52) sono della forma
al variare di c1 e c2 in R.
Allora le funzioni:
verificano (11.52), cosicché si hanno due soluzioni della (11.53) date da:
tα
1 e 2 tetα
u (t) = , u (t) = .
αetα (1 + αt)etα
u1 (t) e u2 (t) sono indipendenti, dato che i due vettori u1 (0) e u2 (0) sono
indipendenti, essendo:
1 0
det = 1.
α 1
In questo caso tutte e sole le soluzioni della (11.52) sono della forma
al variare di c1 e c2 in R.
Allora le funzioni:
verificano (11.52). Procedendo come prima si trova che in questo caso tutte
e sole le soluzioni della (11.52) sono della forma
al variare di c1 e c2 in R.
11.6.1 -soluzioni
Definizione 11.34 Sia T > 0 e > 0. Una -soluzione di (11.57) in [0, T ]
è una funzione u : [0, T ] → Rn tale che:
(i) u è continua e derivabile in tutti i punti di [0, T ] tranne che in un
numero finito di punti dove è derivabile a destra e a sinistra.
(ii) Risulta:
|D− u (t) − f (u (t))| < , ∀ t ∈ [0, T ]. (11.58)
M= sup |f (y)|
y∈B(x0 ,R)
e
R
.
T =
M
Dato che f è uniformemente continua in B(x0 , R), per ogni > 0 esiste δ > 0
tale che
e, per ricorrenza,
v(t) = xn−1 + (t − tn−1 )f (xn−1 ), ∀ t ∈ [tn−1 , tn ],
xn = v(tn ) = xn−1 + (tn − tn−1 )f (xn−1 ).
Equazioni differenziali 193
Si ha ovviamente:
e quindi:
Ciò implica:
a condizione che
v(t) ∈ B(x0 , R), ∀ t ∈ [tn−1 , tn ]. (11.59)
Con questa scelta è evidente che τ = +∞. Sia n0 il più piccolo intero positivo
tale che T < tn0 e proviamo che vale (11.59) per tutti gli n ≤ n0 . Infatti se
t ∈ [t0 , t1 ] si ha:
|v(t) − x0 | = t|f (x0 )| ≤ tM ≤ R.
Inoltre se t ∈ [tn−1 , tn ] si ha:
n−1
X
|v(t) − x0 | ≤ |v(t) − xn−1 | + |xk − xk−1 | ≤ (t − tn−1 )|f (xn−1 )|
k=1
n−1
X
+ (tk − tk−1 )|f (xk−1 )| ≤ tM ≤ R.
k=1
Da cui la tesi.
Si ha:
Quindi:
|g (t)| ≤ T, ∀ t ∈ [0, T ], ∈ (0, 1]. (11.61)
segue che:
|D− v (t)| ≤ M + 1 ∀ t ∈ [0, T ], ∈ (0, 1].
il che implica:
da cui:
|u(t) − u(s)| ≤ M |t − s|, t, s ∈ [0, T ].
Quindi Σ è equicontinuo. Inoltre Σ è limitato dato che se u ∈ Σ si ha:
|u(t)| ≤ |x0 | + M T, ∀ t ∈ [0, T ]
Quindi la tesi segue dal Teorema di Ascoli-Arzelà.
Proviamo infine che Σ è connesso. Useremo qui la notazione:
d(u, 0) = sup |u(t)| = kuk, ∀ u ∈ C([0, T ]; H).
t∈[0,T ]
Fn (u) = g,
Σ = J ∪ K, J ∩ K = ∅,
δ = inf{d(a, b) : a ∈ J, b ∈ K} > 0.
e inoltre:
1
I1 = {λ ∈ [0, 1] : dist (un,λ , Γ1 ) ≤ δ,
3
1
I2 = {λ ∈ [0, 1] : dist (un,λ , Γ2 ) ≤ δ.
3
Allora si ha [0, 1] = I1 ∪ I2 e si vede facilmente che I1 e I2 sono chiusi, aperti,
disgiunti e non vuoti, il che è assurdo, dato che [0, 1] è connesso.
Appendix A
199
200 Appendix A
(P4) per ogni p ∈ Q \ {0} esiste p−1 ∈ Q tale che pp−1 = 1, esistenza
dell’inverso.
Atre proprietà
(I2) se p, q, r ∈ Q e p ≤ q allora p + r ≤ q + r;
nq := q + · · · + q
| {z }
n−volte
• la somma
α + β = {p + q : p ∈ α, q ∈ β}
• la relazione d’ordine
α ≤ β se α ⊂ β
• l’elemento 0 ovvero
0 = {p : p < 0}
• l’opposto di α
−α = {p : −p ∈
/ α}
• il prodotto
αp = {q : q < p} .
αp + αq = αp+q
αp αq = αpq
αp ≤ αq se e solo se p ≤ q .
(α + β) + γ = α + (β + γ) .
α + 0 = {p + q : p ∈ α, q < 0},
basta mostrare che esiste p0 ∈ α con p0 > p. Ma questo segue dal fatto che α
non ammette massimo.
Proviamo che α + (−α) = 0. Per definizione
α + (−α) = {p − q : p ∈ α, q ∈
/ α}
p0 + n|r|/2 < M
analogamente
α−1 = {p : 1/p ∈
/ α, p > 0} ∪ {p < 0} .
p = p1 e q = 1/p2 .
Come prima si puó iterare il processo. Per mostrare che tale processo prima
o poi si fermerá é sufficiente mostrare che la successione
pn = p0 /r0n , n ∈ N,
Dunque, sostituendo si ha
pn > p0 + nsp0
e applicando ancora la proprietà archimedea si vede che tale successione non
è limitata superiormente.
Complementi su i numeri reali 205
p p0
Esercizio A.1 Si mostri che due polinomi fratti q
e q0
sono uguali se e solo
se esistono polinomi α, β tali che
αp = βp0
αq = βq 0
p p0 pq 0 + qp0 p p0 pp0
+ 0 = , · 0 = 0.
q q qq 0 q q qq
Esercizio A.2 Si mostri che le operazioni suddette sono ben definite e verifi-
cano le proprietà (S1)-(S4), (P1)-(P4), (I1).
p(s) p0 (s)
≤ 0 .
q(s) q (s)
Lemma A.5 Sia p ∈ R[t]. Risulta che lt(p) > 0 se e solo se esiste un s0
tale che p(s) > 0 per ogni s > s0 .
|an−1 | 1 |a0 | 1
> an sn (1 − − ··· − )
an s an s n
|an−1 | 1 |a0 | 1
> an sn (1 − − ··· − )
an s an s
|an−1 | + · · · + |a0 |
= an sn (1 − ) > 0.
an s
(⇐) Osserviamo che se lt(p) = 0 allora p = 0 mentre se lt(p) < 0 allora
con ragionamento analogo risulta che esiste s0 tale che p(s) < 0 per ogni
s < s0 .
p p0
Proposizione A.6 Siano q
e q0
due polinomi fratti. Allora sono fatti equiv-
alenti
p p0
(1) ≺ 0 .
q q
lt(pq 0 − p0 q)
(2) ≤ 0.
lt(q)lt(q 0 )
Dimostrazione. (1) ⇒ (2) Supponiamo in un primo momento che lt(q) =
lt(q 0 ) = 1 (polinomi che soddisfano questa condizione sono detti monici ).
0
Osserviamo che pq ≺ pq0 implica che esiste s1 tale che per s > s1 si abbia
lt(pq 0 − p0 q) ≤ 0.
Per il caso generale basta osservare che ogni polinomio fratto puó essere
rappresentato dal rapporto di due polinomi con denominatore monico. Infatti
1
p lt(q)
p
= 1
q lt(q)
q
Dunque scrivendo
1 1
lt(q)
p lt(q)
p
1 ≺ 1
lt(q)
q lt(q)
q
e applicando la relazione trovata si deduce la relazione voluta.
p(s) p0 (s)
≤ 0
q(s) q (s)
Utilizzando la Proposizione A.6 possiamo dimostrare che la relazione ≺
0 0
soddisfa (O2) e (O4). Infatti per (O2), supponiamo che pq ≺ pq0 e pq0 ≺ pq .
Dalla proposizione si deduce che:
lt(pq 0 − p0 q) ≤ 0 e lt(pq 0 − p0 q) ≥ 0
ϕ:R→K
2. ϕ(xy) = ϕ(x)ϕ(y);
3. x ≤ y ⇒ ϕ(x) ≺ ϕ(y).
Proposizione A.9 Sia K un campo che gode della proprietà del sup. Allora
K è Archimedeo.
210 Appendix A
2) φ(xy) = φ(x)φ(y).
3) x ≤ y ⇒ φ(x) ≺ φ(y)
| + ·{z
φ(n) = 1 · · + 1} .
n−volte
φ(p) = φ(m)φ(n)−1
Complementi su i numeri reali 211
0
Bisogna verificare che la definizione è ben posta, ovvero che se m
n
=mn0
allora
−1 0 0 −1
φ(m)φ(n) = φ(m )φ(n ) .
0
Ora m n
= mn0
equivale a mn0 = m0 n e dunque φ(mn0 ) = φ(m0 n) da cui
ricaviamo φ(m)φ(n0 ) = φ(m0 )φ(n) da cui segue φ(m)φ(n)−1 = φ(m0 )φ(n0 )−1 .
0
Verifichiamo ora che φ(p + q) = φ(p) + φ(q). Posto p = m n
e q = m n0
osserviamo che
m m0 mn0 + m0 n
φ(p + q) = φ + 0 =φ
n n nn0
φ(mn0 − m0 n) ≺ 0
α(x) = {p ∈ Q|ϕ(p) ≺ x}
212 Appendix A
sup{φ(p)|φ(p) ≺ x, p ∈ Q} = x
sup{φ(p)|φ(p) ≺ x, p ∈ Q} ≺ x
Per mostrare l’altra disuguaglianza si deve provare che per ogni ∈ K con
0 ≺ esiste p ∈ Q tale che
x − ≺ φ(q) ≺ x
−1 ≺ φ(n)
Ancora usando il fatto che K è Archimedeo segue che esiste m0 tale che
Esercizio A.13 Sia K l’insieme delle classi di Dedekind del campo R[t]. Sia
α + β 6= 0