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Tra i rappresentanti della cerchia di Bh¡ratendu sono da ricordare
B¡lak®ßña Bha††a e ≥r£niv¡sa D¡sa, che rappresentano una tendenza al recupero
del bel lessico e dei temi cari alla tradizione letteraria braj e sanscrita, i quali
possono approssimativamente essere paragonati ai neoclassici europei; e †h¡kur
Jagamohan SiÑgh, Prat¡pa Narain Mi≤ra, di taglio più scapigliato e con una ispi-
razione romantica intimista della natura. Capitolo a parte fu Bh£masena ≥arm¡, di
tendenze neoclassiche, che però fu nel contempo anche uomo di Dayananda.
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La stessa idea di poesia, com’è espressa in Candr¡val£, dimostra come
Bh¡ratendu si trovasse in mezzo il guado tra tradizione indiana e innovazione
romantica:
«Il fiore del Bello ha due petali, la poesia e l’amore poetico.
In che modo l’amore diventa poesia per la Natura, per l’uomo, per tutto?
Adorando Hari, essendo devoti, assumendo la rinuncia, perseguendo la
beatitudine e la conoscenza.
Questa illuminante verità è il gioiello prezioso per la Natura e per l’uomo.»
Se si prescinde dal binomio uomo-natura d’influenza romantica, tutta la strofe
esprime concetti propri alla poetica r£t£k¡la.
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Si può inferire da queste osservazioni l’intimo legame tra il movimento
ch¡y¡v¡d£ e il gandhismo. Le medesime osservazioni, infatti, possono essere
rivolte per giustificare la scelta politica del Mah¡tm¡ di assumere le apparenze
esteriori di un s¡dhu.
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«I legami con i membri della propria famiglia, il “sangue del proprio
sangue”, nel passato e nel futuro, sono ancora più forti; la propria famiglia, e
la propria casta, in India sono la propria identità. E attraverso la sostanza uni-
ficante della Deità [sic!] si è legati alla coscienza di tutte le creature incarnate.
Questo dissolvimento dei confini individuali dell’io è ciò che rende possibile a
una persona sognare per un’altra persona…» Wendy Doniger, Sogni, illusioni
e altre realtà, Milano, Adelphi, 2005, (ed. or.: Dreams, Illusions and other Reali-
ties, Chicago, University of Chicago Press, 1984), 310.
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tipico del Romanticismo. Nelle riedizioni tardive delle sue prime opere, Pant
censurò le tendenze religiose e misticheggianti della sua giovinezza: «V’è un verso
di una poesia di Pallav (≥i≤u), che così suona: “Figlio, l’universo è un grande,
incomprensibile mistero [rahasya]”; ebbene, nella poesia pantiana successiva al
1935, non v’è più “mistero”, rimane solo il “grande”». Giorgio Milanetti,
«L’attiva bellezza di un mondo in evoluzione nella poesia di Sumitranandan
Pant», in Laxman Prasad Mishra (a cura di), Supplemento a Quaderni Asiatici
n° 1, Atti delle giornate di studio «Il Chayavad», Venezia 26-27 marzo 1982,
Milano, Centritasia «Guglielmo Scalise», 1983, 47.
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«Fiorisco di silvana primavera e colui che sopraggiunge s’eccita per la
mia peluria madida di rugiada. Oggi con ogni altro istante della vita, è come
un messaggero sconosciuto. Non canterò, ordunque, le primaverili armonie del
flauto del mio amato?» (N£raj¡, 147)
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Sisir Kumar Das, A History of Indian Literature 1911-1956. Struggle for
Freedom: Triumph and Tragedy, New Delhi, Sahitya Akademy, 1995, 200.
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ABSTRACT
The literary controversy as to whether Ch¡y¡v¡da could be defined as
an Indian current of the Romantic movement was never finally settled.
The present attempt starts from a different point of view: instead of
a mere philological approach, the article proceeds also with a survey
through the main ideologies and cultural currents of Europe and India
in the last three centuries. The comparative methodology, in this way,
might demonstrate that the Ch¡y¡v¡da movement was a genuine Indian
poetical workshop of ideas, which played the same multicultural role
represented in the European society by Romanticism.
KEYWORDS
Ch¡y¡v¡da. Poetry. Romanticism. Controversy.
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