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ARCHEOLOGIA MEDIEVALE A RAVENNA: 1.

Archeologia urbana a Ravenna (progetto di archiviazio-


UN PROGETTO PER LA CITTÀ ne e cartografazione di tutti dati, editi e inediti, relativi agli
ED IL TERRITORIO scavi condotti a Ravenna che abbiano attraversato orizzon-
ti di età medievale);
2. nuove indagini su Classe (ripresa degli scavi, progetto di
di carta archeologica e di valutazione del deposito archeolo-
ANDREA AUGENTI, ENRICO CIRELLI, gico);
NICOLA MANCASSOLA, VALENTINA MANZELLI 3. ricognizione nel territorio dell’Ager Decimanus;
4. schedatura, catalogazione e valutazione del deposito ar-
cheologico dei castelli della provincia di Ravenna.
1. IL PROGETTO Qui di seguito si illustrano gli impianti ed i primi risul-
tati dei primi tre progetti, già avviati da qualche tempo; per
Ravenna, “sedes regia” a partire dal 402 e successivamen- il quarto, appena iniziato, rimando l’esposizione ad un’al-
te capitale dell’esarcato bizantino d’Italia, è stata senza dubbio tra occasione.
uno dei centri urbani italiani più importanti durante l’alto Me- A.A.
dioevo. Come è noto la città fu protagonista di una notevole
espansione tra il V ed il VI secolo, proprio in concomitanza
con il raggiungimento del ruolo di capitale (GELICHI 2000; 2. PIATTAFORMA GIS DELLA CITTÀ DI RAVENNA
MANZELLI 2000). Tale sviluppo coinvolse infrastrutture di gran-
de importanza, come le mura (che dovrebbero risalire proprio A Ravenna è stato da poco allestito un progetto volto
all’inizio del V secolo) e una ingente serie di edifici monu- alla realizzazione di un sistema GIS in grado di gestire la
mentali, tra i quali soprattutto i luoghi di culto hanno sicura- grande quantità di informazioni relative al patrimonio ar-
mente lasciato una traccia indelebile nel paesaggio urbano fino cheologico di età tardoantica e medievale (per l’Antichità
ai giorni nostri e hanno contribuito – assieme ai mosaici che li v. MANZELLI 2000).
decorano – a formare l’identità della città attuale. La base cartografica utilizzata per questo lavoro è stata
L’eredità del Tardoantico si è finora avvertita in misura realizzata dall’Ufficio Sistema Informativo Territoriale del
notevole anche nella pratica dell’archeologia ravennate, parti- Comune di Ravenna. Si tratta di un’ortofotocarta elaborata
colarmente incentrata sui ritrovamenti relativi a quel periodo attraverso diversi tematismi in ambiente ArcView, nella
storico. Una analisi recentemente effettuata sugli scavi editi quale sono visibili in forma vettoriale gli edifici, le parti-
condotti nell’area interna alle mura ha messo in luce proprio la celle catastali urbane e le diverse infrastrutture. Su questa
“esplosione di Tardoantico” che qui caratterizza da tempo la base sono state acquisite e georeferenziate tutte le piante
ricerca archeologica (AUGENTI c.s.). Tale approccio cronologi- catastali realizzate a partire dal XVIII secolo, in modo da
camente orientato, unito alla carenza di scavi urbani per gran- poter confrontare agevolmente lo stato di conservazione dei
di aree eseguiti con il metodo stratigrafico, non ha consentito a monumenti anteriore alle importanti trasformazioni occor-
Ravenna di partecipare nella misura che le spettava al dibattito se soprattutto tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo
sulle trasformazioni della città dopo la fine del mondo antico (cfr. GIOVANNINI, RICCI 1985). Con l’ausilio di questa base
che negli ultimi venti anni ha costituito uno dei principali mo- cartografica “pluristratificata” abbiamo localizzato e sche-
tivi di confronto tra gli archeologi europei. dato diverse tipologie di evidenze archeologiche. In primo
Analogamente si registra da qualche tempo una stasi luogo le strutture ancora visibili nel tessuto urbano, per la
nell’avanzamento delle indagini presso Classe, il centro verità quasi esclusivamente riferibili a costruzioni eccle-
portuale di Ravenna abbandonato durante il Medioevo, siastiche e al circuito difensivo (Fig. 2). Il lavoro di localiz-
mentre gli studi relativi al territorio finora condotti risulta- zazione più complesso è stato quello legato agli elementi
no di natura puntiforme e motivati soprattutto da occasioni sepolti, segnalati in diverse occasioni e con varia approssi-
estemporanee (lavori edilizi, perlopiù). mazione. Si tratta principalmente dei risultati di scavi di
Proprio queste considerazioni hanno portato alla messa emergenza effettuati per la posa in opera dei numerosi ser-
a punto di un progetto per un rilancio su solide basi dell’ar- vizi e per la realizzazione di nuovi edifici. Questo genere di
cheologia medievale a Ravenna. Tale progetto, promosso notizie sono in buona parte inedite per quel che riguarda le
dall’insegnamento di Archeologia Medievale dell’Univer- evidenze di età medievale.
sità di Bologna – Facoltà di Conservazione dei Beni Cultu- Sono state inoltre posizionate le strutture note dalle fonti
rali, è stato concepito considerando alcune principali esi- scritte con l’ausilio della cartografia storica e dei diversi
genze della ricerca: innanzitutto il bisogno, relativamente trattati storico-eruditi redatti a partire dal XV secolo. Le
ad entrambi i centri urbani (Ravenna e Classe), di ampliare informazioni sono state raccolte in un database relazionale
le conoscenze relativamente ad aspetti finora poco trattati sempre aggiornabile, classificate in base al grado di loca-
sistematicamente nel dettaglio, quali l’edilizia monumen- lizzazione, al tipo di evidenza, alla funzione, all’arco cro-
tale civile, l’edilizia abitativa, le infrastrutture. In secondo nologico e alla profondità del deposito indagato (Fig. 3).
luogo, la necessità di affrontare l’evoluzione urbana e del Grazie a questo strumento potranno essere realizzate
territorio sotto la lente di un lungo sguardo diacronico, che nuove carte tematiche utili ai fini della valutazione della
permetta di cogliere le trasformazioni insediative in un arco quantità, della qualità, della distribuzione e della profondi-
di tempo che travalichi il secolo VI e si spinga perlomeno tà del deposito archeologico. Gli esiti di questo progetto di
fino al XIV. Andando oltre le necessarie analisi delle strut- ricerca saranno ad esempio apprezzabili mediante diverse
ture murarie, della topografia e delle merci, soltanto in que- visualizzazioni che riguarderanno le strutture insediative,
sto modo sarà possibile trattare alla luce di nuovi dati temi le torri, le chiese e gli impianti artigianali, per ora suddivise
interessanti e complessi come – tra gli altri – l’articolazio- in 6 periodi principali: quello relativo al primo impianto
ne del rapporto tra la città ed il territorio e l’evoluzione dei della capitale nel V secolo; il periodo di occupazione gota;
modi di vita e delle forme di autorappresentazione delle il periodo della riconquista bizantina; il periodo compreso
aristocrazie così come delle classi inferiori. tra l’occupazione longobarda e la fine del IX secolo; l’età
Affinché un progetto del genere possa risultare efficace ottoniana; l’età comunale.
è apparsa necessaria la sua articolazione in molteplici L’utilizzo integrato di questi tematismi permetterà
“sottoprogetti”, ciascuno dei quali incentrato sull’analisi e di raggiungere l’obiettivo principale che si prefigge questo
lo studio di un tema specifico. I sottoprogetti finora impo- lavoro, ovvero quello di proporre modelli di interpretazio-
stati sono i seguenti (Fig. 1): ne delle diverse fasi di sviluppo della città sulla base dei

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ranti e sono stati verificati i rapporti stratigrafici con le re-
stanti murature presenti. Si sono quindi identificate due di-
stinte fasi costruttive, riconoscibili in base ai diversi orien-
tamenti delle strutture murarie. Quelle direttamente coper-
te dai muri dell’officina ceramica presentano un orienta-
mento nord-sud rispettato poi dalle strutture posteriori. Al
centro dell’edificio sono invece visibili alcune strutture con
orientamento differente e apparentemente anteriori all’abi-
tazione di III secolo. Si tratta di muri divisori costituiti da
una singola fila di laterizi, di difficile datazione (usm 54,
162). Al di sopra di questi tramezzi si imposta il complesso
produttivo della fornace, la cui prima fase di occupazione è
databile alla prima metà del V secolo (MAIOLI 1991, p. 234).

Periodo II. Fase 1 (seconda metà V-VI sec.)


All’interno della nuova area di scavo sono stati rinve-
nuti il muro che delimitava l’atelier ceramico sul lato nord
(usm 16) e un tramezzo a questo perpendicolare (usm 17),
che separava l’ambiente della fornace (amb. A) da un altro
spazio funzionale. Si tratta di un ambiente rettangolare
(amb. B) con pavimento costituito da uno spesso strato di
cocciopesto realizzato nella seconda metà del V secolo, nel
quale sono state individuate numerose buche di palo proba-
bilmente utili al sostegno di una copertura. L’ambiente ser-
viva probabilmente da magazzino e da officina per la lavo-
razione del vasellame cotto nella fornace attigua, come di-
Fig. 1 – Ravenna ed il suo territorio: schema del progetto. mostrano alcuni confronti individuati in altre aree geogra-
Sottoprogetti, programmi di ricerca ed esiti previsti. fiche (M ANNONI , G IANNICHEDDA 1996, p. 237, fig. 52;
THIRIOT 1975, p. 290). Presso il lato est dell’ambiente si sono
dati archeologici e di fornire uno strumento valido per la inoltre rinvenuti due blocchi di pietra calcarea molto levi-
tutela del deposito sepolto e per la ricerca. Infine, sarà così gati, poggiati in posizione orizzontale direttamente sul pia-
possibile individuare nuove aree per la progettazione di scavi no pavimentale a ridosso del muro nord. Installazioni di
programmatici all’interno del tessuto urbano. questo genere sono state altrove interpretate come banchi
per la lavorazione dell’argilla (HAMPE, WINTER 1965). La
E.C. possibilità che nell’ambiente si svolgessero attività di labo-
ratorio e di immagazzinamento allo stesso tempo non è co-
3. CLASSE – NUOVI SCAVI NEL PODERE CHIAVI- munque da escludere.
CHETTA (CAMPAGNA 2001) A nord dell’ambiente B, come già visto, si trovava una
fornace di dimensioni assai ridotte. Il vano in cui era collo-
Tra la seconda metà di agosto e la fine di ottobre 2001 cata originariamente (amb. A) era stato scavato integralmen-
sono state avviate delle nuove indagini archeologiche nel te nelle precedenti indagini. Il rilievo del piano di cottura
Podere Chiavichetta a Classe all’interno dell’area delle for- della fornace eseguito nel corso degli scavi precedenti indica
naci. L’area era stata precedentemente scavata nel finire per questa una forma circolare. Non si tratterebbe del resto di
degli anni ’70 e nei primi anni ’80 del secolo scorso (MAIO- un unicum: le stesse dimensioni (m 1-1,5) e la medesima for-
LI 1983, p. 74). Nei diversi interventi era stata esposta una ma sono state riscontrate ad esempio nella fornace rinvenuta
superficie di 500 mq. Al suo interno furono individuate di- a San Vincenzo al Volturno, databile all’XI secolo (HODGES,
verse strutture in laterizi, rasate a quote differenti e con so- PATTERSON 1986, p. 23, fig. 7; PATTERSON 1985, pp. 98-99,
vrapposizioni piuttosto complesse; tra queste strutture sono fig. 4.6). Si trattava probabilmente di una fornace a tiraggio
ancora riconoscibili i due forni disposti sui lati opposti del- verticale, il tipo più diffuso nel mondo romano. Il muro in-
l’area. dividuato immediatamente ad ovest del piano di cottura
La complessità delle strutture e le diverse problemati- (usm 18), sul quale sono visibili tracce di combustione, era
che suscitate a più riprese dal riconoscimento di varie pro- sicuramente pertinente alla struttura: doveva far parte del
duzioni locali all’interno dell’atelier ceramico di età tardo- prefurnio. Il muro risulta tuttavia tagliato in corrisponden-
antica ad imitazione di diverse produzioni africane hanno za dell’estremità sud da una trincea scavata nel 1974, che
attirato la nostra attenzione, stimolando il tentativo di inter- ha asportato le prove stratigrafiche della relazione con il
pretare, ove possibile, alcuni dei quesiti posti dalle indagini piano di combustione (MAIOLI, STOPPIONI 1987, pp. 44-45).
pregresse attraverso una indagine stratigrafica. Solo una La fornace dalle dimensioni maggiori si trova invece
piccola parte di questo edificio localizzata presso l’angolo sul lato opposto del complesso produttivo; è di forma cir-
nord-est, per un’estensione di circa mq 120, non era stata in colare con l’apertura disposta sul lato ovest. Il suo diametro
precedenza scavata. Si tratta di un’area localizzata a ridos- raggiunge m 3 ed è conservata in altezza per oltre m 1,5.
so della fornace minore, sul lato est del complesso artigia-
nale. Periodo II. Fase 2 (metà VI secolo)
Lo scavo di tale deposito ha permesso il riconoscimen- Alla metà del VI secolo all’interno dell’intero edificio
to di due diversi periodi. Il più recente dei quali può essere vengono accumulati materiali di scarto e frammenti ceramici
diviso in quattro fasi distinte (Fig. 4). di ogni genere, al fine di rialzare di circa mezzo metro il pia-
no pavimentale (probabilmente a causa del fenomeno della
Periodo I (III sec. d.C.)
subsidenza, ovvero dell’abbassamento del suolo e del conse-
La fase insediativa più antica, relativa ad una residenza guente innalzamento della falda idrica). Il deposito era costi-
privata di età Severiana (MAIOLI 1990, p. 386), non è stata tuito da un considerevole numero di lucerne a canale di tra-
indagata per problemi legati all’affioramento della falda dizione africana e da ciotole decorate a matrice (H 85). Face-
acquifera. Si sono tuttavia rilevate le creste murarie affio- vano parte dello stesso accumulo anche molti frammenti di

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Fig. 2 – Ravenna. Una delle visualizzazioni generate dalla piattaforma GIS: i dati archeologici sulle mura (E. Cirelli).

Fig. 3 – Ravenna. Un esempio di scheda per l’archiviazione dei dati archeologici nel sistema GIS (E. Cirelli).

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Fig. 4 – Classe, podere Chiavichetta: l’area di scavo 2001 con indicazione delle nuove strutture rinvenute (C. Malaguti, L. Abelli).

Fig. 5 - Localizzazione geografica del territorio Decimano. In nero Fig. 6 - Carta Tecnica Regionale del territorio Decimano. Il reti-
il tracciato schematico della Via Emilia (N. Mancassola). colo chilometrico con, in grigio, le aree campionate per la rico-
gnizione di superficie. Sono indicati anche i principali tracciati
viari antichi e gli antichi alvei fluviali (N. Mancassola, V. Manzel-
piatti per pasti cumulativi (H 104) e olle di tipo “Classe” li).
(GELICHI 1998). Lo studio del materiale è ancora in fase pre-
liminare, ma le quantificazioni massime sono state in gran ra. Le tracce di vetrificazione sono visibili su esemplari inte-
parte effettuate. Le lucerne incluse nella colmata si attestano gri e su frammenti di piccole dimensioni. Le classi che pre-
su un totale di oltre 5.000 esemplari. L’intero contesto è co- sentano queste tracce di combustione appartengono certa-
stituito inoltre da una grandissima quantità di frammenti mente a diversi ambiti produttivi. Tra queste sono riconosci-
(51.000 circa) relativi ad altre classi ceramiche, alcuni dei bili alcuni gruppi di sicura origine locale, come ad esempio
quali presentano segni di deformazione o di eccessiva cottu- produzioni dipinte in rosso, ceramiche prive di rivestimento

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Fig. 7 – Territorio Decimano: in nero le aree archeologiche rinvenute. In grigio le UT ricognite; con il puntinato le UT con colture
seminative ancora presenti al momento del survey; a tratteggio le UT con frutteto e visibilità nulla (N. Mancassola).

e invetriate di età tardoantica. Si tratta dunque di un deposito plari di piatti H 109, permettono di datare il contesto al VII
complesso, costituito da materiali combusti in situazioni e secolo. A questa fase appartengono anche la maggior quanti-
per motivi differenti, non tutti dovuti ad attività di produzio- tà di esemplari in sigillata medioadriatica e di lucerne a canale
ne (analisi chimiche circa i modi di combustione e la prove- realizzate ad imitazione di quelle africane decorate a matrice
nienza di tali materiali sono in corso di svolgimento nel La- (in Romagna ne sono stati individuati forni in diversi siti, come
boratorio di Mineralogia della Facoltà di Geologia dell’Uni- nel podere Danesi a San Zaccaria, a sud di Ravenna, a Forlì e
versità di Bologna). soprattutto a Santarcangelo di Romagna a pochi km da Rimi-
ni: MAIOLI 1984-1985, p. 287, fig. 4; GIOVAGNETTI 1987, pp.
Periodo II. Fase 3 (seconda metà VI-VII sec.) 263-280; RICCIONI 1987, pp. 255-262).
In questa fase rimane probabilmente attiva la fornace
Tra la seconda metà del VI secolo e gli inizi del VII, al di più grande, come si deduce dalla quota della sua ultima fre-
sopra della colmata, viene ristrutturato il complesso produt- quentazione. La quota è infatti analoga a quella riscontrata
tivo. In questa fase la fornace piccola esce probabilmente per l’ultimo piano di occupazione dell’ambiente B e del
d’uso. L’occupazione è invece sicuramente documentata nel- piano di spiccato di un pilastro in laterizi (usm 160) posto
l’ambiente B. Il pavimento di tale ambiente è costituito da un al centro dell’edificio per sostenere la copertura di alcuni
semplice battuto in argilla (us 120) tagliato da piccole fosse e ambienti.
da due buche di palo. Il muro perimetrale est, con paramento
in laterizi (usm 10), viene rasato e sottoposto a spoliazione, Periodo II. Fase 4 (fine VII-VIII sec. ?)
quindi sostituito da una struttura di spessore inferiore ma con
lo stesso orientamento, conservata solo in fondazione (usm In un momento successivo (fine VII-VIII secolo? Fi-
55). Tale struttura doveva attraversare in lunghezza l’intero nora non sono stati individuati materiali diagnostici per
edificio fino a raggiungere l’ambiente dove è localizzata la stabilire una cronologia più precisa) il complesso viene
fornace principale. Lo spessore del muro è identico a quello abbandonato e le sue strutture sono soggette a spoliazio-
dei tramezzi relativi al periodo I. Si tratta probabilmente di ni sistematiche. Una lunga fossa irregolare interessa il
un muro divisorio che doveva appoggiarsi al perimetrale nord limite settentrionale dell’atelier e raggiunge a diverse
dell’edificio. Tale dato riveste un particolare interesse, poi- quote il muro perimetrale nord (usm 16). Anche le altre
ché indica che in questa fase l’officina venne ampliata verso strutture vengono interamente spogliate dei laterizi fino
est, oltre il suo limite originario. Sul limite ovest del muro all’ultimo filare dell’alzato. Le fosse risultano riempite
appena descritto è stata documentata anche una seconda fase in momenti diversi, segno di una loro prolungata esposi-
edilizia, rappresentata da un pilastro di forma irregolare (usm zione; sono probabilmente il sintomo di un abbandono
8) anch’esso visibile soltanto in fondazione poiché rasato nelle generalizzato dell’area, utilizzata oramai come cava di
successive attività di spoliazione. I materiali rinvenuti negli materiali.
strati d’occupazione relativi a questa fase, tra cui alcuni esem- A.A., E.C.

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4. PROGETTO DECIMANO. OBIETTIVI DELLA RICER- torio decimano, infatti, ha restituito a più riprese interes-
CA E IMPOSTAZIONE METODOLOGICA santi dati circa la presenza di insediamenti dell’età del Bron-
zo e dell’età del Ferro (COLONNA 1985; MIARI 2000).
4.1 Introduzione La collazione dei dati archeologici relativi poi alle fasi
romane di occupazione con quella degli insediamenti di età
Il Progetto Decimano, avviato nel 2002, è un progetto precedente potrà fornire preziose indicazioni circa la distri-
triennale di archeologia dei paesaggi, basato su ricognizio- buzione del popolamento e lo sfruttamento del territorio, la
ni di superficie, sullo studio delle fotografie aeree, sull’ana- modalità delle scelte insediative in rapporto alle terre emer-
lisi della cartografia storica esistente e sullo spoglio dei se e gli specchi lagunari o gli antichi corsi fluviali e le prin-
documenti storici d’archivio. cipali direttrici di collegamento tra la zona appenninica ce-
La zona interessata dalla ricerca comprende una vasta senate e la costa ravennate.
porzione di territorio delimitato a nord dalla città di Raven-
na, ad est dal fiume Savio, ad ovest dal Ronco e a sud dalla V.M.
via Emilia (Fig. 5). Si tratta di un territorio che assunse sin LE ETÀ TARDOANTICA E MEDIEVALE
dall’età preistorica una notevole importanza essendo a ri- L’evoluzione delle campagne dell’Italia settentrionale
dosso dei primi rilievi appenninici, in stretto contatto con il nell’età tardoantica-altomedievale presenta alcune caratte-
mare ed inserito nelle principali rotte economico-commer- ristiche peculiari che rendono questo periodo storico di estre-
ciali. mo interesse. Tra IV e VII sec. sembra, infatti, che si passi
4.2 Obiettivi della ricerca da un insediamento sparso per grandi villae a nuove forme
abitative che le recenti ricerche storico-archeologiche sem-
LE ETÀ PREROMANA E ROMANA brano identificare come accentrate (GELICHI, GIORDANI 1994;
Nonostante negli ultimi anni gli studi su Ravenna in età LIBRENTI 2000; Modena 1989, Poviglio 1990; VERA 1998).
romana abbiano ricevuto un discreto impulso (MANZEL- Nell’VIII secolo una diversa forma di gestione delle cam-
LI 2000; MAURO 2001), ancora poco si è fatto per conoscere
pagne (l’azienda curtense) comincia ad affermarsi in ma-
le forme di popolamento e di occupazione del territorio del niera decisa fino a diventare il sistema di conduzione della
suo entroterra. Se è vero che la città antica sorgeva su un terra più diffuso (ANDREOLLI, MONTANARI 1983; TOUBERT
complesso sistema di isole lagunari completamente circon- 1993), finché nel X la nascita di nuovi centri fortificati (ca-
date dall’acqua, sappiamo tuttavia dalle fonti letterarie che stelli) muterà profondamente gli assetti territoriali ed inse-
la particolare condizione ambientale di Ravenna consenti- diativi del territorio (PASQUALI 1997; SETTIA 1984). Tradi-
va colture peculiari: Plinio ricorda l’uva spina e gli aspara- zionalmente, la storiografia italiana applica questo modello
gi (Nat. Hist. XIV, 34; XIX, 54). Inoltre Columella (Rust. III, alle aree conquistate dai Longobardi. Diversa invece è la
13) descrive la coltivazione della vite, la cui qualità, tutta- situazione prospettata per i territori rimasti in mano ai Bi-
via non doveva essere eccelsa se Marziale tanto si lamenta zantini (la cosiddetta Romània) laddove si sarebbe affer-
per la pessima qualità del vino bevuto in città (Mart. mato un diverso sistema insediativo di tipo sparso, diretto
Epigr. III, 56-57). È poi probabile che assai diffusa fosse la erede delle forme di popolamento tardoromane. Le stesse
coltivazione del frumento, poiché Appiano (Civ. I, 89), a pievi in questo contesto non ebbero solo funzioni di carat-
proposito dello sbarco di Metello nell’82 a.C., precisa come tere prettamente religioso (come nella Langobardia), ma
la finalità principale fosse quella di occupare un suolo agri- assunsero anche un importante ruolo di circoscrizioni civili
colo lottizzato «pianeggiante e ricco di grano». Risulta evi- (CASTAGNETTI 1982). Curtes, castra, vici sarebbero invece
dente da quanto fino ad ora esposto come le terre che cir- apparsi tardivamente e svuotati delle loro originarie carat-
condavano la laguna ravennate fossero intensivamente col- teristiche peculiari (FUMAGALLI 1974; GALETTI 1991; MON-
tivate fin dall’Antichità. Purtroppo le imponenti alluvioni TANARI 1988; PASQUALI 1995).
che hanno interessato l’intero territorio in epoche recenti L’obiettivo di questo progetto è quello di sottoporre a
hanno depositato consistenti strati di detriti sul terreno, oc- verifica archeologica tale modello, finora postulato quasi
cultando ogni traccia di evidenza archeologica. esclusivamente sulla base delle fonti documentarie, rica-
Diverse, invece, sono le condizioni dell’area decimana: vando nuovi nati dati per ottenere un valido campione d’ana-
questa porzione di territorio, che si sviluppa a sud di Ra- lisi che possa chiarire meglio l’evoluzione delle campagne
venna lungo l’asse viario del Dismano fino a Cesena, non medievali nell’Italia settentrionale e permetta di avere un
ha subito interramenti consistenti e le tracce di occupazio- quadro più dettagliato delle forme del popolamento.
ne antica emergono sulla superficie dei campi coltivati. Tale N.M.
situazione rende l’intera zona un bacino di informazioni
archeologiche di fondamentale importanza per chiarire le 4.3 La strategia della ricerca e i primi risultati
modalità del popolamento di età preromana e romana. L’in- Per riuscire a fornire delle risposte esaurienti alle do-
gente mole di dati raccolti nel corso degli ultimi trent’anni mande storiche del “Progetto Decimano” è stato necessario
dal non più attivo Gruppo Archeologico Decimano (sotto la impostare una strategia che, in accordo con le caratteristi-
guida dell’Ispettore Onorario di zona Vanda Budini) ha con- che orografiche e antropiche del comprensorio indagato,
tribuito a tratteggiare un quadro di fittissimo popolamento permettesse di ricavare il maggior numero di informazioni
della campagna fin dalla tarda età repubblicana (Agro De- possibili. Per raggiungere tale risultato, si sono dovute pia-
cimano 2000). Il territorio sembra massicciamente interes- nificare nuove ricerche, avvalendosi delle più moderne e
sato dalla presenza di grandi ville rustiche, spesso assai rav-
raffinate tecniche di ricognizione che permettessero in tempi
vicinate tra loro, e di piccoli casali a conduzione monofa-
relativamente brevi di raccogliere, su vasta scala territoria-
miliare. Le tipologie dei materiali recuperati denotano un
le, un’ingente mole di dati.
alto tenore economico diffuso, oltre che una notevole vita-
In fase di progettazione è stata data grande importanza
lità produttiva e di scambi commerciali, facilmente spiega-
bile con la vicinanza della città di Ravenna, importante sca- alla scelta delle aree campione, cercando di esplicitare il
lo portuale sia militare, sia commerciale. più possibile i criteri adottati, in modo da aver chiari fin da
Manca a tutt’oggi uno studio che metta in relazione i subito i vantaggi e i limiti della strategia. Tre sono stati gli
singoli rinvenimenti, con la finalità di ricostruire non solo obiettivi storici che si riteneva di fondamentale importanza
estensivamente, ma pure diacronicamente il quadro inse- chiarire per comprendere in maniera appropriata l’evolu-
diativo del territorio in esame. E soprattutto manca un cen- zione diacronica del popolamento:
simento cartografico preciso delle emersioni archeologiche 1) Rapporto tra l’insediamento e la viabilità (sia terrestre
relative alle fasi di popolamento di età preromana. Il terri- che fluviale).

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2) Rapporto tra pievi, insediamento sparso, insediamento damentale ed imprescindibile, così come nelle ricognizioni
accentrato. di superficie l’utilizzo di software specifici sta consenten-
3) Forme del popolamento in zone rurali lontane dalle prin- do l’elaborazione dei “dati grezzi” ottenuti sul campo e la
cipali arterie stradali o da corsi d’acqua. restituzione del rilievo. Altrettanto importante è stata anche
la gestione tramite sistemi CAD della rappresentazione car-
Per avere un riscontro a queste domande si è optato per tografica delle differenti tracce riscontrate.
una campionatura ragionata (CAMBI, TERRENATO 1994) a tran- Un ultimo punto di cui appare opportuno rendere nota
setti che tenesse conto delle classiche stratificazioni pae- riguarda la valorizzazione dei dati raccolti che, una volta
saggistiche: uso del suolo, visibilità, presenza di coltri allu- terminato il progetto di ricerca, verranno resi fruibili al-
vionali, urbanizzazione, geomorfologia, ecc. (Fig. 6). l’Amministrazione Provinciale di Ravenna in base ad un
Stabilite le aree campione, si è operato sul campo con accordo che prevede formati di interscambio compatibili.
sistematiche ricognizioni di superficie, integrate con la pu- In questo modo quanto documentato non sarà disponibile
lizia di sezioni esposte. Nella fase di individuazione si è solo agli specialisti, ma diverrà un attivo strumento di tute-
proceduto per file parallele mantenendo un’alta intensità la in mano all’Ente Provinciale.
(10 metri la distanza standard tra i ricognitori). Una volta In accordo con la Soprintendenza Archeologica si è poi
individuato un affioramento di materiali, dopo averlo deli- deciso di proseguire in questa politica di collaborazione con
mitato e posizionato nel dettaglio, si è passati alla sua do- gli Enti Locali coinvolgendo attivamente nel progetto il mu-
cumentazione scegliendo tra tre strategie: seo locale di San Pietro in Campiano con uno studio dei ma-
1) Raccolta per aree. Adottata nei siti di medio-piccole di- teriali inediti depositati nello stesso. Sono inoltre previste
mensioni, oppure nei siti di grandi dimensioni, la cui leggi- attività concrete di valorizzazione del territorio (visite guida-
bilità è stata fortemente compromessa da ripetuti e continui te) e di didattica (incontri alle scuole elementari e medie). Lo
lavori agricoli. scopo è quello di sensibilizzare le varie realtà locali in quan-
to primi fruitori del loro stesso patrimonio storico-culturale.
2) Raccolta per file parallele. Tecnica in parte sperimenta-
le, adottata in siti di grandi dimensioni nel tentativo di man- N.M.
tenere un alto grado d’informatività, ma allo stesso tempo
velocizzando le operazioni di raccolta. RINGRAZIAMENTI
3) Quadrettatura. Il modulo utilizzato in genere variava tra
i m 2×2 ai 10×10 in accordo con le caratteristiche del re- Si ringrazia la Soprintendenza per i Beni Archeologici del-
l’Emilia-Romagna, con la quale il Dipartimento di Archeologia
cord archeologico di superficie. dell’Università di Bologna ha in corso da tempo una proficua col-
La scelta della strategia è stata di volta in volta ponde- laborazione. In particolare un ringraziamento per la cortesia e la
disponibilità con cui stanno agevolando le ricerche qui esposte va
rata secondo le peculiarità dell’affioramento di materiali per al Soprintendente, Dott. Luigi Malnati, e alla Dott.ssa Maria Gra-
poter così gestire al meglio le risorse disponibili. I dati rac- zia Maioli, Direttore Archeologo presso la stessa Soprintendenza
colti sul campo sono stati integrati con lo studio delle foto- nonché codirettrice dello scavo di Classe. Un sentito grazie anche
grafie aeree dagli anni ’40 ad oggi sia per evidenziare even- alla Prof.ssa Vanda Budini, Ispettore Onorario presso la Soprin-
tuali tracce sepolte, sia per studiare i sistemi di parcellizza- tendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, che da
zione romani e medievali (CHOUQUER 2000, LEVEAU 2000, tempo sta svolgendo un’importante opera di valorizzazione delle
conoscenze sul territorio Decimano. Si ringrazia infine l’Ufficio
SAGGIORO 2003). A questo scopo nei prossimi mesi si pro- SIT del Comune di Ravenna (e in particolare il direttore, Dott.
cederà sistematicamente allo studio della cartografia e dei Giovanni Malkowski), con cui l’Università di Bologna ha avvia-
catasti storici esistenti correlandoli laddove possibile con i to una fruttuosa collaborazione.
dati archeologici e documentari.
Per quanto riguarda i risultati il primo anno di ricerche BIBLIOGRAFIA
ha dato esiti decisamente positivi. Si è innanzitutto riscon-
trata una notevole densità di insediamenti dall’età preisto- Agro Decimano 2000 = MONTEVECCHI G., NOVARA P. (a cura di),
rica (in particolar modo dall’età del Ferro) all’età tardome- …In agro decimano. Per un catalogo del patrimonio storico
dievale (Fig. 6). Il dato di superficie si presenta inoltre spesso archeologico del territorio a sud di Ravenna, Ravenna.
ben conservato e leggibile, con l’eccezione dell’area a nord ANDREOLLI B., MONTANARI M. 1983, L’azienda curtense in Italia.
più vicina a Ravenna dove anni di ininterrotte e continue Proprietà della terra e lavoro contadino nei secoli VIII-XI,
pratiche agricole hanno fortemente compromesso il depo- Bologna.
sito archeologico. AUGENTI A. c.s., Ravenna: problemi di archeologia urbana, in L’ar-
Non solo alta densità di rinvenimenti, ma anche una cheologia dell’Adriatico dalla Preistoria al Medioevo, Atti del
I Congresso Internazionale (Ravenna, 2001), Firenze.
qualità di manufatti notevole: sono stati rinvenuti numerosi
oggetti di lusso importati da tutto il Mediterraneo che de- CAMBI F., TERRENATO N. 1994, Introduzione all’archeologia dei
paesaggi, Roma.
notano una vivacità e una ricchezza economica non secon-
CASTAGNETTI A. 1982, L’organizzazione del territorio rurale nel
darie. Inoltre molte delle numerose strutture documentate medioevo. Circoscrizioni ecclesiastiche e civili nella “Lan-
presentano una planimetria complessa e elementi architet- gobardia” e nella “Romania”, II ed., Bologna.
tonici di pregio (frammenti di statue, pavimenti marmorei, CHOUQUER G. 2000, L’étude des paysages. Essais sur leurs formes
mosaici, ecc.). Da segnalare inoltre per il periodo alto e pieno et leur histoire, Paris.
medievale l’abbondante attestazione di pietra ollare. COLONNA G. 1985, La Romagna tra Etruschi, Umbri e Pelasgi, in
Le informazioni raccolte durante le varie fasi di ricerca La Romagna fra VI e IV sec. a.C. nel quadro della protosto-
sono state gestite a livello informatico tramite una piatta- ria dell’Italia centrale, Atti del Convegno (Bologna, 1982),
forma GIS. Il primo passo da compiere è stato la creazione Bologna, pp. 45-65.
di schede analitiche che affrontassero singolarmente i vari FUMAGALLI V. 1974, La tipologia dei contratti d’affitto con colti-
aspetti sopra descritti. In un secondo momento si è invece vatori al confine tra Langobardia e Romania (secoli IX-X),
reso necessario progettare più schede di sintesi (tratte dai «Studi Romagnoli» XXV, pp. 205-214.
precedenti archivi) funzionali alle domande storiche del GALETTI P. 1991, Aspetti dell’insediamento nelle campagne ra-
vennati altomedievali, in A. CARILE (a cura di), Storia di Ra-
progetto. L’utilizzo del supporto informatico, tuttavia non venna. Dall’età bizantina all’età ottoniana. Territorio, eco-
si è limitato alla creazione di archivi (database), ma sta in- nomia e società, vol. II.1, Venezia, pp. 73-82.
teressando attivamente tutte le varie fasi della ricerca. Nel- GELICHI S. 1998, Ceramiche tipo “Classe”, in L. SAGUÌ (a cura
l’analisi delle fotografie aeree l’elaborazione digitale delle di), Ceramica in Italia: VI-VII secolo, Atti del Convegno in
immagini (image processing) sta rivestendo un ruolo fon- onore di John W. Hayes (Roma, 1995), Firenze, pp. 481-485.

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