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Ustica: la strage di Israele insabbiata dalla


NATO
di Gianni Lannes - 02/09/2013
Fonte: Su la testa

relitto del Dc9 Itavia abbattuto il 27 giugno 1980 nei cieli di Ustica

Una strage (impunita) di guerra in tempo di pace. Lo scrittore Leonardo Sciascia


diceva che "l'Italia è una Paese senza verità". Impossibile dargli torto. Dopo 33 anni
una strage senza giustizia di 81 civili (compresi i bambini) non fa più notizia nel
Belpaese con scarsa o nulla memoria sociale; a mio avviso, tuttavia, è pur sempre di
scottante attualità perché riguarda tutti noi. Il pretesto? Nucleare: alla voce Comitato
Nazionale Energia Nucleare (CNEN).
Il segreto dei segreti
Il 19 marzo 1980 il quotidiano New York Herald Tribune riferisce di “un accordo
italo-iracheno: Roma vende a Baghdad materiale radioattivo in cambio di consistenti
forniture di petrolio; inoltre il governo iracheno si è impegnato a comprare una decina
di navi da guerra di fabbricazione italiana”. Ovviamente c’è il beneplacito del
presidente Carter ed il via libera del primo ministro Francesco Cossiga. A maggio si
riunisce a Roma una Commissione italo-irachena, formata dal ministro del
Commercio estero Enrico Manca (psi), dal ministro omologo iracheno Hassan Alì e
dal sottosegretario del petrolio Abdul Munim Alwan Samarai. Il governo iracheno
chiede armi e tecnologia nucleare in cambio di petrolio. Il primo contratto stipulato,
in cui figura la Snia Techint e l’Ansaldo, ha un importo di 50 milioni di dollari. Al
contempo, il Governo francese fornisce all’Iraq l’uranio arricchito che trasporta a
Tuwaitha a bordo di un Airbus 300.

Dunque, il movente, ovvero il conferimento ad un Paese mediorientale di tecnologia


strategica, o meglio atomica; un'azione da impedire a tutti i costi. Il DC9 Itavia era
stato utilizzato segretamente dallo Stato italiano per il trasferimento di componenti
nucleari in Iraq (prima tappa da Bologna a Palermo, a bordo di un volo insospettabile,
ma non per il Mossad). I contratti miliardari sono passati tutti attraverso la filiale
USA della BNL di Atlanta.
Il governo sionista di Tel Aviv (soprattutto Begin) non vede di buon occhio la
situazione e si prepara a sabotare con ogni mezzo l’impresa. Infatti, il 27 giugno
1980, a scopo puramente dimostrativo, dopo aver già realizzato qualche attentato
intimidatorio da parte del Mossad, avvertimenti ed ultimatum al governo italiano, i
velivoli israeliani camuffati da mig abbattono il Dc 9 Itavia, decollato da Bologna
con destinazione Palermo. E’ un segnale forte contro l’Italia. Due piloti italiani, gli
ufficiali Naldini e Nutarelli - in seguito assi delle frecce tricolori morti
nell’inverosimile “incidente” di Ramstein, una settimana prima di essere interrogati
dal giudice Priore sulla strage di Ustica - quella sera intercettarono gli aerei da guerra
della Stelle di Davide che avevano bucato la difesa aerea italiana. A Naldini e
Nutarelli viene prontamente ordinato qualche minuto prima del momento fatale di
tornare alla base di Grosseto. Alle 81 vittime diretta del volo IH 870 bisogna
aggiungere altre 20 persone, "suicidate" dai servizi di intelligence perché sapevano
troppo.
Nella Repubblica degli omissis, i depistaggi classici sono imbastiti mediante
distrazioni provvidenziali, ritardi clamorosi o errori giudiziari. Cossiga docet. Appare
inverosimile: i magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria (Neri) e
di Matera (Pace) che indagavano insieme su un centro dell'Enea in Basilicata
(Trisaia) entrarono casualmente in possesso di informazioni interessanti sulla strage
di Ustica, e le trasmisero ai giudici competenti, ma senza esito.
La verità, però, non si può uccidere e prima o poi salta fuori. Accadde il 27 giugno
1980. A Bologna 81 persone salgono a bordo dell’aeroplano civile diretto a Palermo:
64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i dodici e i due anni, due bambini di età inferiore
ai ventiquattro mesi e 4 uomini d’equipaggio. Il velivolo decolla alle 20.08 e sparisce
dai tracciati radar alle 20.59.
«L’incidente al Dc 9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento. Il Dc 9
è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è
stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di
polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini
e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto». Sono le
parole con le quali il giudice Rosario Priore - alternatosi ai colleghi Aldo Guarino,
Giorgio Santacroce e Vittorio Bucarelli - ha chiuso il 31 agosto 1999, la più lunga
istruttoria della storia giudiziaria italiana. Caccia non identificati, radar che vedono e
non vedono, un buco nero di segreti, omissioni, depistaggi e menzogne a caratura
istituzionale con coperture di livello internazionale.

Quella sera andò così. Due caccia Phantom F-4 - regalati dagli Usa ad un potente
alleato - entrarono nel Tirreno posizionandosi tra Ponza e Ustica, in attesa del
bersaglio, esattamente nel punto - non rilevabile dai radar - in cui avevano verificato
un’ampia zona d’ombra nella difesa aerea italiana. Sembrava una missione
impossibile, ma si erano preparati per mesi a quella che giudicavano un “atto di vitale
autodifesa”. I missili si allontanarono nel vuoto e colpirono l’aereo civile italiano. I
due caccia di Israele - modificati e riforniti in volo - assistiti da un velivolo Sig-int,
allora si divisero e uno di essi attraversò la costa tirrenica della Calabria per fare
rientro nella terra promessa. Per la cronaca per tutta la primavera dell'anno 1980 i
velivoli bellici di Israele si erano esercitati a bucare la difesa tricolore, per scovare i
numerosi punti deboli. L'anno successivo gli israeliani replicarono con il
bombardamernto in Iraq del complesso nucleare di Osirak, un'altra impresa
considerata - a torto - logisticamente impossibile. Ma in questo caso se ne vantarono
pubblicamente. Capaci di azioni criminali impensabili e tecnicamente giudicate
impossibili. A missione compiuta il premier Begin fu colto da un infarto.

un documento ufficiale dello Stato italiano

Il muro di gomma sembra impenetrabile. L’orecchio di Echelon Usa dalla base di San
Vito dei Normanni (Brindisi) ha registrato tutto, istante per istante, alla stregua di
Shape, un organismo Nato, di stanza a Bruxelles, ma il Pentagono non collabora.
Oggi sono note cause, dinamica e scenario internazionale di matrice bellica. Mancano
all’appello solo gli autori materiali della strage e i loro mandanti ben protetti. Perché
questa verità era così inconfessabile da richiedere il silenzio, l’omertà, l’occultamento
delle prove?

Missili in fondo al Tirreno: filmati ma non recuperati


Il 22 maggio 1988 il sommergibile Nautile esplora il Mar Tirreno alla ricerca del Dc9
Itavia. Alle 11,58 le telecamere inquadrano una forma particolare. Uno dei due
operatori dell’Ifremer scandisce in francese la parola “misil”. Alle 13,53 s’intravede
un’altra classica forma di missile. Le ricerche della società di Tolone vengono
sospese tre giorni dopo. L’ingegner Jean Roux, dirigente della sezione recuperi
dell’Ifremer, subisce uno stop inspiegabile dall’ingegner Massimo Blasi, capo della
commissione dei periti del Tribunale di Roma. I due missili non vengono raccolti
neppure durante la seconda operazione di recupero affidata a una società
inglese. Forse, perché la Stella di Davide è intoccabile? Trascorrono tre anni prima
che i periti di parte abbiano la possibilità di visionare i nastri dell’operazione Ifremer.
Secondo un primo tentativo di identificazione di tratta di un “Matra R 530 di
fabbricazione francese” e di uno “Shafrir israeliano”. I dati tecnici parlano chiaro.
Quel Matra è “lungo 3,28 metri, ha un diametro di 26 centimetri con ingombro alare
di 110, pesa 110 chilogrammi: è munito di una testata a frammentazione e può colpire
il bersaglio a 3 km di distanza con la guida a raggi infrarossi e a 15 km con la guida
radar semiattiva”. L’altro missile è “lungo 2,5 metri, 16 centimetri di diametro e 52 di
apertura alare, pesa 93 kg e ha una gittata di 5 km”. Entrambi i missili erano
in dotazione ai caccia di Israele, in particolare: Mirage III, Kfir, F4, A4, F15,
F16.Uno di quei missili è stato lanciato contro il Dc9.
Le ultime scoperte dei periti di parte civile hanno confermato senza ombra di dubbio
che il Dc 9 è stato abbattuto da un missile. La prova è costituita da 31 sferule
d’acciaio (diametro 3 millimetri) trovate in un foro vicino all’attacco del flap con la
fusoliera. La loro presenza può essere spiegata con l’esplosione vicino alla parte
anteriore dell’aereo della testa a frammentazione di un missile. La requisitoria del
giudice Priore parla di una operazione militare condotta da Paesi alleati -americani,
francesi, inglesi e libici - della quale gli italiani sono stati testimoni diretti. Nei
tracciati radar si vede addirittura un elicottero decollato dal mare, presumibilmente da
una portaerei, giungere nella zona del disastro prima che arrivassero, con deliberato
ritardo, i soccorsi. Che cosa si è voluto insabbiare con tanto accanimento? Il ruolo
attivo di Israele? «E’ una questione di dignità nazionale - argomenta Daria Bonfietti
che ha perso il fratello Alberto - Un’altra Ustica può ripetersi in qualsiasi momento».
Le 5.600 pagine di requisitoria del giudice Priore parlano di una operazione militare
condotta da Paesi alleati della quale gli italiani sono stati testimoni diretti. Nei
tracciati radar si vede addirittura un elicottero decollato dal mare, presumibilmente da
una portaerei, giungere nella zona del disastro prima che arrivassero, con deliberato
ritardo, i soccorsi. A poca distanza dal luogo di ammaraggio dell'aereo civile staziona
l'unità militare italiana Vittorio Veneto che però non presta alcun soccorso. L'ultima
testimonianza è di un ufficiale di macchina da me scovato ed intervistato che ho
prontamente segnalato - unitamente ad altri tre testimoni degli eventi (tre ex militari
dell'Aeronautica militare, perseguitati dall'Arma azzurra) ai magistrati titolari
dell’inchiesta presso la Procura della Repubblica di Roma (Maria Monteleone ed
Erminio Amelio).
indumenti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH 870 (fonte: Museo per la memoria di
Ustica a Bologna)

In fondo al Tirreno, c’erano due missili (uno di fabbricazione israeliana e l’altro


francese, ma in dotazione entrambi all'aviazione di Gerusalemme). Ecco le
coordinate: 39°43′0″N 12°55′0″E.
Il missile non era ad impatto; era a risonanza: perché se il missile fosse stato ad
impatto dell'aereo non avremmmo più traccia, neanche una scheggia.

Il Dc 9 Itavia aveva a bordo 81 passeggeri, tra cui 64 adulti, 11 bambini tra i due e i
dodici anni,, due bambini di età inferiore ai 24 mesi, oltre ai 4 membri d'equipaggio.

Dopo 33 anni l'abbattimento di questo aereo civile non ha nessun colpevole. Alla
tragedia umana di uno Stato criminale - di vari Governi e dell'Aeronautica Militare
tricolore - che non ha voluto fornire una spiegazione, preferendo la fedeltà al segreto
NATO. Nel 2003 il Governo italiano ha siglato con Israele un trattato di
cooperazione militare, ratificato nel 2005 con la legge 94 dal Parlamento italiano
("opposizione" inclusa con il beneplacvito del presidente della Repubblica). I
magistrati italiani per quanto determinati sono andati a sbattere una seconda volta
contro il muro di gomma. La beffa finale: da alcuni anni le forze armate di Tel Aviv
svolgono esercitazioni militari in Italia e con l'Italia nel quadro di alleanze del Patto
atlantico.

Post scriptum
Qualche anno fa - accompagnato alla Procura della Repubblica di Roma da due poliziotti
della scorta della Polizia di Stato - ho riferito, o meglio verbalizzato ai magistrati Amelio e
Monteleone quanto avevo scoperto indagando per dieci anni sulla strage di Ustica. Ed ho
indicato loro alcuni testimoni (ex militari) mai interrogati dall'autorità giudiziaria. Uno di essi
(un ex ufficiale della Marina Militare) ha dichiarato che il 27 giugno 1980 era in corso
un'imponente esercitazione aeronavale della NATO nel Mar Tirreno. E che l'unità su cui era
imbarcato, la Vittorio Veneto non ha prestato alcun soccorso, pur essendo vicina al luogo di
impatto del velivolo civile, ma ricevette l'ordine di far rientro a La Spezia. Due di questi ex
militari, già appartenenti all'Aeronautica Militare sono stati minacciati, ed uno di essi ha
subito addirittura un trattamento sanitario obbligatorio messo in atto dall'Arma Azzurra.
Secondo la testimonianza di un ex barba finta - agli atti giudiziari - già segretario di alcuni
ministri della Difesa, nell'ottobre dell'anno 1980, l'allora responsabile di quel dicastero
ricevette dai servizi nostrani di intelligence una relazione dettagliata sulla strage. A suo dire,
quel prezioso documento non è mai stato reso di dominio pubblico, né tantomeno fornito alla
magistratura inquirente. Ho prontamente nesso al corrente della situazione l'amica Daria
Bonfietti. I magistrati Amelio e Monteleone due anni anni fa mi hanno invitato a non far
trapelare nulla. Ma dopo così tanto tempo, mi sento in obbligo di mettere al corrente anche
l'opinione pubblica. L'Italia è un Paese a sovranità inesistente: bisogna prenderne atto.
L'Azione del potere giudiziario non può nulla.

Chi tocca i segreti NATO muore: è già toccato a tanti, per esempio al presidente Aldo Moro.

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