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relitto del Dc9 Itavia abbattuto il 27 giugno 1980 nei cieli di Ustica
Quella sera andò così. Due caccia Phantom F-4 - regalati dagli Usa ad un potente
alleato - entrarono nel Tirreno posizionandosi tra Ponza e Ustica, in attesa del
bersaglio, esattamente nel punto - non rilevabile dai radar - in cui avevano verificato
un’ampia zona d’ombra nella difesa aerea italiana. Sembrava una missione
impossibile, ma si erano preparati per mesi a quella che giudicavano un “atto di vitale
autodifesa”. I missili si allontanarono nel vuoto e colpirono l’aereo civile italiano. I
due caccia di Israele - modificati e riforniti in volo - assistiti da un velivolo Sig-int,
allora si divisero e uno di essi attraversò la costa tirrenica della Calabria per fare
rientro nella terra promessa. Per la cronaca per tutta la primavera dell'anno 1980 i
velivoli bellici di Israele si erano esercitati a bucare la difesa tricolore, per scovare i
numerosi punti deboli. L'anno successivo gli israeliani replicarono con il
bombardamernto in Iraq del complesso nucleare di Osirak, un'altra impresa
considerata - a torto - logisticamente impossibile. Ma in questo caso se ne vantarono
pubblicamente. Capaci di azioni criminali impensabili e tecnicamente giudicate
impossibili. A missione compiuta il premier Begin fu colto da un infarto.
Il muro di gomma sembra impenetrabile. L’orecchio di Echelon Usa dalla base di San
Vito dei Normanni (Brindisi) ha registrato tutto, istante per istante, alla stregua di
Shape, un organismo Nato, di stanza a Bruxelles, ma il Pentagono non collabora.
Oggi sono note cause, dinamica e scenario internazionale di matrice bellica. Mancano
all’appello solo gli autori materiali della strage e i loro mandanti ben protetti. Perché
questa verità era così inconfessabile da richiedere il silenzio, l’omertà, l’occultamento
delle prove?
Il Dc 9 Itavia aveva a bordo 81 passeggeri, tra cui 64 adulti, 11 bambini tra i due e i
dodici anni,, due bambini di età inferiore ai 24 mesi, oltre ai 4 membri d'equipaggio.
Dopo 33 anni l'abbattimento di questo aereo civile non ha nessun colpevole. Alla
tragedia umana di uno Stato criminale - di vari Governi e dell'Aeronautica Militare
tricolore - che non ha voluto fornire una spiegazione, preferendo la fedeltà al segreto
NATO. Nel 2003 il Governo italiano ha siglato con Israele un trattato di
cooperazione militare, ratificato nel 2005 con la legge 94 dal Parlamento italiano
("opposizione" inclusa con il beneplacvito del presidente della Repubblica). I
magistrati italiani per quanto determinati sono andati a sbattere una seconda volta
contro il muro di gomma. La beffa finale: da alcuni anni le forze armate di Tel Aviv
svolgono esercitazioni militari in Italia e con l'Italia nel quadro di alleanze del Patto
atlantico.
Post scriptum
Qualche anno fa - accompagnato alla Procura della Repubblica di Roma da due poliziotti
della scorta della Polizia di Stato - ho riferito, o meglio verbalizzato ai magistrati Amelio e
Monteleone quanto avevo scoperto indagando per dieci anni sulla strage di Ustica. Ed ho
indicato loro alcuni testimoni (ex militari) mai interrogati dall'autorità giudiziaria. Uno di essi
(un ex ufficiale della Marina Militare) ha dichiarato che il 27 giugno 1980 era in corso
un'imponente esercitazione aeronavale della NATO nel Mar Tirreno. E che l'unità su cui era
imbarcato, la Vittorio Veneto non ha prestato alcun soccorso, pur essendo vicina al luogo di
impatto del velivolo civile, ma ricevette l'ordine di far rientro a La Spezia. Due di questi ex
militari, già appartenenti all'Aeronautica Militare sono stati minacciati, ed uno di essi ha
subito addirittura un trattamento sanitario obbligatorio messo in atto dall'Arma Azzurra.
Secondo la testimonianza di un ex barba finta - agli atti giudiziari - già segretario di alcuni
ministri della Difesa, nell'ottobre dell'anno 1980, l'allora responsabile di quel dicastero
ricevette dai servizi nostrani di intelligence una relazione dettagliata sulla strage. A suo dire,
quel prezioso documento non è mai stato reso di dominio pubblico, né tantomeno fornito alla
magistratura inquirente. Ho prontamente nesso al corrente della situazione l'amica Daria
Bonfietti. I magistrati Amelio e Monteleone due anni anni fa mi hanno invitato a non far
trapelare nulla. Ma dopo così tanto tempo, mi sento in obbligo di mettere al corrente anche
l'opinione pubblica. L'Italia è un Paese a sovranità inesistente: bisogna prenderne atto.
L'Azione del potere giudiziario non può nulla.
Chi tocca i segreti NATO muore: è già toccato a tanti, per esempio al presidente Aldo Moro.