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10/09/2019 Acquisto di beni via Internet per lo studio: guida agli adempimenti fiscali

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16 Giu 2015

Acquisto di beni via Internet per lo studio:


guida agli adempimenti fiscali
Stefano Setti

Capita sempre più spesso che i professionisti acquistino online beni materiali (scrivanie, Pc,
ecc.) ovvero immateriali (ad es. software, filmati, ecc.). Tali acquisti comportano degli
adempimenti di natura fiscale che non sempre sono facili da gestire. Con il presente contributo
si vogliono aiutare i professionisti nella gestione degli acquisti online di beni afferenti la loro
attività professionale.

In prima analisi si vuole evidenziare che, tecnicamente, esistono due forme di commercio
elettronico e per meglio dire:
● il commercio elettronico diretto (c.d. E-commerce): si intendono le compravendite di beni
immateriali "digitali" per meglio dire beni che non necessitano di supporti fisici per essere
movimentati in quanto possono viaggiare, scomposti in "bit", attraverso linee telefoniche, ed
essere poi ricomposti nella memoria del computer (come ad es. software, immagini, testi,
musica, film, ecc.). La transazione commerciale si perfezione online, quindi, la consegna del
bene immateriale ovvero la prestazione del servizio da una parte ed il pagamento del
corrispettivo dall'altra vengono effettuate utilizzando canali telematici. Tali operazioni ai fini
fiscali sono considerate prestazioni di servizi (si veda Direttiva 2006/112/CE e RM n. 274/E del 3
luglio 2008);
● il commercio elettronico indiretto: si intendono le compravendite di beni materiali per le quali
la transazione commerciale avviene per via telematica mentre, necessariamente, la consegna
fisica della merce avviene attraverso i canali tradizionali (tipicamente vettori ovvero
spedizionieri).

E-commerce
Come stabilito dalla Dir. 7 maggio 2002, n. 2002/38/CE, la tassazione delle operazioni on-line,
espressamente individuate dall'allegato I del documento comunitario, deve avvenire tenendo
presente che tali operazioni, siano esse prestazioni di servizi in senso stretto, ovvero fornitura di
beni virtuali, rappresentano sempre, ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, delle prestazioni di
servizi.

L'art. 7 del Reg. Ue n. 282/2011 ha fornito una dettagliata definizione dei «servizi prestati
tramite mezzi elettronici» (cd. e-commerce). Si tratta di quelli forniti attraverso internet o una
rete elettronica e la cui natura rende la prestazione essenzialmente automatizzata (quindi con
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ne sono esclusi (vedi tabella ).
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Le prestazioni di servizi rese tramite mezzi elettronici (e-commerce), se effettuate da prestatori


soggetti passivi Iva "stabiliti" in Italia nei confronti di committenti soggetti passivi d'imposta
non "stabiliti" in Italia, sono considerate effettuate nel territorio dello Stato del committente
estero e sono, quindi, escluse da IVA in Italia ex art. 7-ter, primo comma, lett. a), del DPR n.
633/1972.

Simmetricamente, nel caso in cui il committente del servizio sia un soggetto passivo italiano
(come ad esempio il professionista italiano) e il prestatore non sia, invece, stabilito in Italia, il
primo dovrà procedere a reverse charge (se il prestatore è comunitario) o emettere autofattura
(se il prestatore è extra-UE) per l'applicazione dell'IVA in Italia.

Da notare che qualora l'operazione avvenga tra un prestatore soggetto passivo Ica "stabilito" in
altro Paese della Ue ed un professionista italiano, entrambi i soggetti dovranno essere iscritti
alla banca dati Vies (banca dati delle partite IVA comunitarie che possono porre in essere
operazioni intracomunitarie di cui all'art. 7-ter del DPR n. 633/1972).
Nel caso in cui il committente della prestazione di servizi informatici sia un "privato", dal 1°
gennaio 2015, tali operazioni sono territorialmente rilevanti ai fini Iva nel Paese del
committente privato e non più come accadeva fino al 31 dicembre nel Paese ove era "stabilito" il
prestatore soggetto passivo Iva. Medesime considerazioni (valide anche anteriormente al 1°
gennaio 2015) tornano applicabili nel caso in cui il committente sia un privato extra-Ue.

Da ultimo si segnala che se la cessione dei beni immateriali avviene tra soggetti passivi IVA
stabiliti in Italia l'operazione sconterà l'IVA in Italia nei modi ordinari.

Commercio elettronico indiretto: acquisto di beni online


Come anticipato, nel commercio elettronico indiretto il processo di acquisto ha inizio con
l'ordine del bene ed il contestuale pagamento con carta di credito (o altra modalità di acquisto)
effettuato dal cliente alla banca. Quest'ultima, dopo l'incasso del corrispettivo, trasmette l'ordine
ed il corrispettivo stesso, al netto delle eventuali commissioni operate, all'e-commerce company
che provvederà, a sua volta, a spedire o consegnare al cliente la merce ordinata per mezzo dei
canali distributivi tradizionali (ad es. posta, corriere, ecc.).

Ciò premesso, si evidenzia che nel caso in cui il professionista acquisti online beni provenienti
da un altro Paese della UE si sarà in presenza, in Italia, di un acquisto intracomunitario di beni
(ai sensi dell'art. 38 del DL n. 331/1993). In tale ipotesi, così come accade per l'e-commerce, sia il
cedente comunitario (soggetto passivo Iva) che il cessionario italiano (professionista soggetto
passivo Iva) dovranno essere iscritti nel Vies.
Ne deriva che al ricevimento della fattura il cessionario (professionista) soggetto passivo Iva
"stabilito" in Italia dovrà procedere:

•ad integrare (cd. reverse charge) l'imponibile con l'imposta calcolata secondo le aliquote
vigenti, o ad indicare il titolo di esenzione o di non imponibilità Iva;
•a protocollare e registrare la fattura del fornitore nel registro delle fatture di acquisto;
•a numerare una copia della fattura intracomunitaria registrata negli acquisti (meglio se con
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DPR n. 633/1972, secondo l'ordine della numerazione. L'equiparazione dei termini di


registrazione nel registro acquisti e nel registro vendite permette all'operatore italiano di far
confluire nella stessa liquidazione periodica sia l'Iva a debito che l'Iva a credito, rendendo nulla
l'incidenza dell'Iva relativa all'acquisto intracomunitario;
•alla presentazione degli elenchi Intrastat acquisti di beni.

Da notare che l'eventuale detraibilità o meno dell'Iva segue le regole previste per gli acquisti
nazionali (artt. 19 e 19-bis1 del DPR n. 633/1972).

Qualora, invece, i beni oggetto di commercio elettronico indiretto provengano da un Paese


extra-Ue si sarà in presenza di un'importazione. In tal caso nel momento di introduzione dei
beni nel territorio comunitario, il proprietario della merce o lo spedizioniere presenta in dogana
la bolletta doganale. La bolletta doganale, che ha rilevanza esclusivamente ai fini IVA, deve
essere numerata e annotata nel registro degli acquisti del soggetto passivo IVA italiano
(professionista) al fine della detrazione dell'IVA, fatti salvi, comunque, i casi di indetraibilità.

Dalla registrazione del documento devono risultare:


•il numero progressivo ad essa attribuito;
•l'ammontare dell'imponibile e dell'imposta;
•la data della bolletta doganale;
•l'identificazione della dogana di ingresso.
Nel caso in cui ci fossero delle importazioni non soggette ad Iva, va indicato anche il titolo di
non applicabilità dell'IVA e la norma di riferimento.

Invece, la fattura ricevuta dal fornitore extra-Ue rappresenta il documento giustificativo del
costo sostenuto per i beni importati. Tale fattura non ha rilevanza ai fini IVA (per la quale si fa
riferimento a quanto riportato nella bolletta doganale), bensì ai fini delle imposte dirette. Tale
documento è quindi utilizzato per la registrazione in contabilità del costo di acquisto dei beni.
Solitamente il prezzo dei beni riportato nella fattura del fornitore estero non corrisponde
all'imponibile IVA risultante dalla bolletta doganale, in quanto nel Dau sono inclusi anche valori
diversi dal corrispettivo dovuto al fornitore estero.

Se espresso in valuta estera, l'importo relativo al costo di acquisto dei beni importati, al fine
della registrazione in contabilità deve essere convertito in euro applicando, nell'ordine:
•il cambio del giorno di effettuazione dell'operazione;
•il cambio del giorno della data della fattura, se in essa non è indicato il giorno di effettuazione
dell'operazione;
•il cambio del giorno antecedente più prossimo a quello di emissione della fattura, qualora
manchi il cambio relativo a quest'ultimo giorno.

Conseguentemente tale cambio non coincide necessariamente con quello relativo alla data della
fattura estera indicato nella bolletta doganale. Al momento del pagamento dovrà poi essere
rilevata l'eventuale differenza in più o in meno (perdita/utile su cambi) connessa con le
oscillazioni della valuta estera.

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