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ORIGENE IN OCCIDENTE PRIMA DELLA CONTROVERSIA*

Sul primo eontatto di Origene eon l'oeeidente e'informa la Stona


della chiesa di Eusebio (6, 14, 10), il quale in Origene leggeva di una
sua visita aRoma al tempo di papa Zefirino 1, motivata dal desiderio
di visitare l'antiea ehiesa della eapitale. Questa la spiegazione fornita
da Origene, e in effetti giä al suo tempo e attestata l'usanza, da
parte eristiana, di visitare la ehiesa ehe s'illustrava delle tOlnbe di
Pietro e Paolo: si pensi alla famosa epigrafe di Abereio. Ma aRoma
eonfluivano anehe maestri e dottori da ogni parte dell'impero,
soprattutto dall' oriente, i quali aspiravano a insegnare in quella
metropoli ehe era il een tro deI mondo d' allora, e i eristiani non
faeevano eeeezione: Valentino Tolomeo Mareellina Giustino Rodone.
Che anehe Origene abbia ventilato l'idea di impartire a R.oma il suo
insegnamento? Non abbiamo aleun dato ehe ci permetta di ipotizzare
una qualsivoglia risposta a quest'in terrogativo. I sueeessivi eon tatti di
Origene eon Roma non furono di segno positivo. Quando Demetrio
10 feee eondannare ad Alessandria perehe si era fatto ordinare
presbitero dai veseovi amiei Teoetisto di Cesarea e Alessandro di Elia
Capitolina (232ea.), il veseovo serisse anehe aRoma e altrove per
eonferma della eondanna, e da Girolamo (ep. 33. 5) sappiamo ehe
papa Ponziano effettivamente la eonfermo. Sappiamo aneora ehe,
alcuni anni dopo (245ca.), il successore di Demetrio, Eraela, serisse a
Roma, a papa Fabiano, faeendo earieo a Origene, tra l'altro, di
sostenere la salvezza finale deI diavolo, e Origene serisse a Fabiano
una lettera per sgravarsi da questa accusa (Girolamo, ep. 84, 10).

* Intervento aHa tavola rotonda sul tema «L'origenismo in Occidente sec. N-


V» in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2005-2006, presso
l'Istituto Patristico Augustinianum (14 ottobre 2005).
1 Esattamente Eusebio dice che Origene da qualche parte scrive (Kat

atrtOC; 1tOU ypa<pEt) di essersi recato aRoma. Probabilmente leggeva questa


notizia in una lettera dell'Alessandrino. Il viaggio di Origene aRoma viene
datato intorno al 215: cf. P. Nautin, Origene. Sa vie et son oeuvre, Paris 1977, p.
418.
26 M. SIMONETTI

Nulla sappiamo, di eerto 0 anehe soltanto di probabile, circa la


eonoseenza, aRoma, di qualehe seritto di Origene lui vivente e per
tutto il prosieguo deI III seeolo. Volendo azzardare una fragile
ipotesi, rileviamo ehe Novaziano nel de trinitate afferma, anehe se
solo implieitamente, l'ineorporeitä. di Dio (5, 29)2, e questo dato va
debitamente rilevato, perehe Tertulliano nell' adversus Praxean, ehe
Novaziano teneva sott'oeehio quando attendeva aHa sua opera, affenna
ehiaramente, alla maniera stoiea, la eorporeitä. di Dio in quanto
spirito (7. 8); e in ambito eristiano soltanto Origene ne aveva diehiarato
ehiaramente, fino allora, l'ineorporeitä., per altro affermata da tutta
la tradizione platoniea. Inoltre, in 7, 39 Novaziano, in riferimento a
Gv. 4, 24 Dio e spirito, eselude ehe si possa eonsiderare 10 spirito
substantia dei, eosl eome neppure l'affermazione di Dt. 4, 24 Dio e
fuoeo ehe eonsuma va intesa nel senso ehe il fuoeo sia sostanza di Di0 3 •
Subito prima (7, 38) aveva eseluso, in riferimento a 1 Gv. 1, 5, ehe si
potesse eonsiderare sostanza di Dio la luee 4 • lJn ragionamento per-
fettamente analogo, eon riferimento a tutti e tre questi passi scritturistiei,
si trova proprio all'inizio deI de prineipiis (1, 1, 1-2) di Origene. I
eon testi rispettivamen te origeniano e novazianeo in eui si legge
questo ragionamento sono notevolmente diversi uno dall'altro, SI
ehe sarebbe inprudente affennare senz'altro la derivazione di :Novaziano
da Origene: il riseontro, eomunque, merita una eerta attenzione,
tanto piu in quanto sappian10 per altra via ehe Novaziano era persona
eolta, SI ehe una sua eonoseenza dello seritto origeniano non merita
di essere senz'altro aecantonata.
Questo riseontro tra Origene e Novaziano mi pare l'unieo ehe
possa essere proposto, circa un'eventuale eonoseenza di seritti di
Origene aRoma e in genere nell'oeeidente, per lunghi deeenni, e
questo silenzio non meraviglia. In Mriea, antesignana della eultura e
letteratura eristiane in lingua latina, dopo Tertulliano e Cipriano e' e

2 Materiarum enim in nobis, ex quibus sumus, diversitas ad iracundiae consuevit

corrumpentem nos excitare discordiam (Novaziano sta trattando degli antropo-


morfismi biblici, tra cui l' ira di Dio), quae in deo vel ex natura vel ex vitio non
potest esse, dum non utique ex coagmentis corporalibus intellegitur esse constructus.
Cf. in proposito Novaziano, La Trinita, a cura di V. Loi, Torino 1975, p. 22l.
3 Si acceperis spiritum suhstantiam dei, creaturam feceris deum ... quomodo et, si

secundum Moysen ignem acceperis deum, creaturam illum esse ... expresseris.
4 ••• et quod lux dictus est, nec tamen in hoc suhstantia dei est.
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il vuoto 5 ; aRoma, eome ho seritto anehe altrove 6 , la vittoria di


Callisto sull'Autore delI' Elenehos aveva signifieato I' affermazione di
una eoneezione latitudinaria della ehiesa, per eiö stesso di tendenza
popolare e poeo interessata a fare eultura. Quest'andazzo eontinua
per buona meta deI N seeolo, e mentre in oriente proprio le polemiehe
riguardan ti l' eredita esegetiea dottrinale, e eulturale in genere, di
Origene avevano alimen tato un serie di dibattiti, eulminati nella erisi
ariana, ehe avevano imposto una grande attivita di riflessione e di
rieerea in ambito dottrinale, nessuna ripereussione se n' era avuta in
un oeeidente torpido e in una Roma eristiana ehe eontinuava a
erogiolarsi nella sua beata ignoranza. Ma gradatamente la polemiea
trinitaria era arrivata a eoinvolgere prima Roma poi tutto l'oeeidente
eristiano, imponendo l'esigenza di un radieale aggiomamento eulturale
in generale e dottrinale in partieolare, e in un eon testo deI genere
Origene non poteva restare assente. Aneora alla meta deI seeolo il
Commento a Matteo di Ilario di Poitiers non dimostra eonoseenza
diretta dell'omologo eommentario di Origene, ma la ratio interpretandi
e quella ehe I'Alessandrino aveva eodifieato e ehe Ilario era venuto a
eonoseere probabilmente per tramiti orali 7 • Ma poi Ilario viene esiliato
in Frigia (356), e qui entra in eontatto diretto eon gli seritti di
Origene. La riflessione dottrinale in materia trinitaria, sotto il pungolo
della polemiea, aveva fatto troppi progressi rispetto agli esiti della
riflessione di Origene perehe questa potesse aneora fomire eonsistenti
pezze d'appoggio: ma Ilario se ne giovo soprattutto in ambito di
studio della Serittura e, piu in generale, perehe ne assirnilö la dirnensione
spiritualistiea di marea platoniea, la dove l' eredita tertullianea aveva
diffuso in oeeidente, soprattutto a livello antropologieo, un materialismo
di stampo stoieo. L'esegesi in oeeidente era in grande ritardo rispetto
alI'oriente: tra la fine deI 111 seeolo e gl'inizi deI IV i pionieristiei
exploits esegetiei di Vittorino di Petovio e di Retieio di Autun, per
quanto eonoseiamo sia direttamente sia di seeonda mano, erano
stati di modesto spessore, e soprattutto, per quanto ne sappiamo,

5 Non valse certo Arnobio a colmarlo; quanto a Lattanzio, si rammenti

ehe la sua formazione eristiana si ebbe fuori dell'Mrica.


6 Cf.M. Simonetti, Ortodossia ed eresia tra [ e [[ secolo, Soveria Mannelli

1994, pp. 299 sgg.


7 Cf. le mie Note sul Commento a Matteo di [lario di Poitiers, in Vetera

Christianorum 1 (1964), pp. 35 sgg.


28 M. SIMONETTI

non avevano avuto seguit0 8 • Quando, inveee, poeo dopo il :360, Ilario
detta, ispirandosi strettamente a Origene, i Tractatus in Psalmos ed
Eusebio di Vereelli traduee in latino il Commento ai Salmi di Eusebio
di Cesarea, l'iniziativa e eoronata da pieno sueeesso, perehe da
l'awio a un'attivita esegetiea ehe, a dir di Girolam0 9 , era addirittura
esagerata: dobbiamo pensare soprattutto a un'attivitil orale, di stampo
dilettanteseo, ma non manearono eommentari messi per seritto, e
qualeosa di tutta quest'attivita e giunta a noi.
Per eapire il perehe di questo sueeesso, bisogna eonsiderare la
rapida diffusione della religione eristiana anehe negli aInbienti,
soprattutto aRoma ma anehe a Milano e altrove, soeialmente elevati
e pereio eulturalmente esigenti. La dove la eonversione non aveva
signifieato solo un adeguarsi aHa moda ma era stata sineera eincideva
in profondita nella spiritualita deI eonvertito, era avvertita l' esigenza
di approfondire il nudo dato di fede appreso durante la preparazione
al battesiIno e di fomire un adeguato fondamento teoneo alla preeettistiea
morale appresa soprattutto daHe lettere di Paolo. Parallelamen te
s'imponeva 10 studio in profondita della Serittura, eomplesso di libri
disparati in ogni senso e in eomplesso molto lontani dalla sensibilita
di chi era stato edueato seeondo i eanoni della paideia elassiea.
Anehe in questo eontesto e'era bisogno di una guida, ehe aeeompagnasse
l'attivita personale di interpretazione deI testo saero. AHa meta deI
IV seeolo l'unieo autore eristiano ehe potesse fornire lumi nell'un
senso e nell'altro era Origene. Siamo, piu ° meno, negli anni
Sessanta - Ottanta deI IV seeolo, anni ormai lontani da quelli ehe,
tra la fine deI 111 seeolo e l'inizio deI IV, avevano visto divampare,
soprattutto ma non solo in Siria e in Palestina, la eontroversia ori-
geniana ehe eonoseiamo soprattutto grazie agli seritti di Metodio e
all,Apologia di Panfilo. In effetti l'infierire della eontroversia ariana,
nella quale Origene era stato eoinvolto soltanto marginalmente nella
fase iniziale, aveva indirizzato l'attenzione delle persone interessate
in altra direzione, e siamo aneora un po' distanti dalla ripresa della
polemiea riguardo a Origene a opera di Epifanio. Certo aRoma non
poteva maneare chi fosse a giorno dei eontrasti ehe la diffusione
degli seritti origeniani aveva provoeato in tanti ambienti eristiani

8 Per dettagli in argomento si veda il mio Lettern elo allegoria. Un contrilmto

aUa storia dell'esegesi patristica, Roma 1985, pp. 231 sgg.


9 Cf. ep. 53, 7.
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d'oriente, ma sul momento qualehe riserva non poteva intraleiare


l'aspirazione a entrare, direttamente 0 anehe solo indirettamente,
in eontatto eon quegli seritti. Ormai, per altro, la eonoseenza deI
greeo searseggiava in oeeidente, anehe aRoma anehe a livello eolto.
Bisogna in tendersi: e' era aneora chi eonoseeva il greeo e chi volesse
apprenderlo, se in grado di pagare, non aveva diffieolta a istruirsi;
ma non siamo piu nel I e II seeolo, quando ogni persona eolta in
oeeidente era di fatto bilingue. Ne eonseguiva ehe il eon tatto eon gli
seritti di Origene, e in seguito anehe di altri serittori greei eristiani,
anehe per molte persone di elevato livello soeiale non poteva efIettuarsi
se non mediante traduzioni dal greeo in latino.
Abbiamo sopra aeeennato ehe la parallela iniziativa di Ilario e di
Eusebio di Vereelli si eoneretö in due seritti di genere diverso: Eusebio si
limitö, a dir di Girolamo, a una pura e sempliee traduzione deI
Comrnento ai Salmi deI suo omonimo di Cesarea lO ; inveee Ilario diffuse i
suoi Tractatus in Psalmos eome opera originale, pur essendosi tenuto
molto stretto ai eommentari sui Salmi di Origene. Nella fioritura
esegetiea ehe tenne dietro, in oeeidente, a queste due opere l'utiliz-
zazione di Origene a livello letterario si adeguö in un primo tempo
al modello ilariano, nel senso ehe vari autori feeero eonoseere sotto
il loro norne seritti di earattere esegetieo ehe in realta erano larga-
n1ente tributari di Origene, oltre ehe di altri autori greei. Oggi alla
nostra sensibilita questo modo di operare, pur se aneora largamente
pratieato, appare n10lto seorretto, ma non era eosi nel mondo antieo
soprattutto per quanto atteneva all'utilizzazione di seritti in lingua
greea da parte di serittori di lingua latina. In ambito eristiano Ilario
aveva avuto un preeedente illustre in Tertulliano, il eui adversus
Valentinianos per larga parte altro non e ehe una pedissequa ripresa
di buona parte deI libro I delI' adversus haereses di Ireneo. In questo
easo il plagio e fuori diseussione perehe 10 seritto di Ireneo e giun to
a noi e pereiö e possibile eonfrontare in modo direttq i due testi;
per altri seritti di Tertulliano la perdita delle eventuali fonti greehe
non perrnette di tirare eonelusioni altrettanto sicure: ma i poehi dati
in nostro possesso permettono di ipotizzare eon larga probabilita

\0 Cf. vir. ill. 96, sub Iuliano imperatore ad ecclesiam reversus (dall'esilio in

oriente), edidit in Psalmos commentarios Eusebii Caesariensis. Lo seritto di


Eusebio e andato perduto, si ehe la nostra eonoseenza in proposito si limita
a questa breve frase ehe gli ha dedieato Girolamo.
30 M. SIMONETTI

un'ampia utilizzazione, da parte di Tertulliano, rispettivamente degli


omologhi scritti di Teofilo e di Giustino per i suoi adversus Hermogenem e
adversus Marcionemll . D'altra parte, neppure Tertulliano comportandosi
in questo modo aveva coscienza di fare qualcosa di inusitato e meno
ehe corretto, perehe la letteratura latina pagana gli offriva gli esempi
di Cicerone e di Seneca i quali per i loro scritti filosofici avevano
attinto a man bassa da fonti greche. Per tornare a noi, e piu pre-
cisamente ancora a Ilario, sappiamo da Girolamo (vir. ill. 100) di
una sua utilizzazione di Origene anche per i Tractatus in lob: ma a
differenza dai Tractatus in Psalmos, ehe ci sono pervenuti, di questi
altri nulla conosciamo, si ehe non possiamo verificare il significato
preciso di quanto ha scritto in proposito Girolamo. Questi infatti ha
nominato i due commentari di Ilario in due diversi contesti della
notizia ehe gli ha dedicato: prima fa menzione dei Tractatus in Psalmos
insieme col de trinitate e col de synodis, percio come opera originale
di Ilario, annotando: ... in quo opere imitatus Origenem nonnulla etiam
de SWJ addidit. Successivarnente, dopo aver nominato altre opere originali
di Ilario, aggiunge: ... et Tractatus in lob, quos de Graeco Origenis ad
sensum transtulit. 11 diverso modo di presentare i due scritti fa pensare
ehe, pur traducendo ad sensum, Ilario nelI'interpretare Giobbe si fosse
attenuto al testo di Origene aneor piu strettamente ehe nell'inter-
pretazione dei Salmi. E per altro il confronto tra i Tractatus in Psalmos
ilariani e il poco ehe conosciamo delI' omologa interpretazione di
Origene evidenzia quanto strettamente anche qui Ilario avesse seguito
la sua fonte, pur intervenendo ripetutamente di suo soprattutto con
inserzioni d' argomento dottrinale.
Riprendendo il modo di operare di Ilario, qualehe anno dopo di
lui Ambrogio pubblico sotto il suo norne una serie di commentari
scritturistici in massima parte derivati da fonti greche, utilizzate
senza risparmio e con fedele aderenza, ancorche ampliate con svariate
inserzioni originali. Le fonti greche sono varie, Filone Ippolito Basilio
di Cesarea; Origene e stato messo a frutto nei due commentari
dedicati da Ambrogio alI'interpretazione di alcuni salmi, tra i quali

11 Proprio eonsiderando I'ampia utilizzazione, nelle opere di Tertulliano,

di seritti di altri, quanto alla tuttora irrisolta quaestio della priorita tra il suo
Apowgeticum e l' Octavius di Minueio Feliee ritengo piu probabile, in eontrasto
eon l' opinione dei piu, ehe sia stato lui a utilizzare 10 seritto minueiano
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il chilometrico salmo 118, e .nei Tractatus in Lucam12 • Girolamo, che


non amava Ambrogio, scrivendo qualche anno dopo definisce i Tradatus
in Lucam come uno scritto nel quale Ambrogio aveva giocato con le
parole (in verms luderet) e dormito con i concetti (in sententiis dormitaret) 13; e
a proposito deI de spiritu sancto ambrosiano, largamente tributario
delI' omonimo scritto di Didimo, scrive: ex Graecis bonis Latina vidi
non bona. Nihil ibi dialecticum, nihil virile atque districtum quod lectorem,
vel ingratis, in assensum trahat, sed totum flaccidum molle nitidum atque
formosum et exquisitis hic inde odoribus pigmentatum14 • Come si vede, il
malanimo di Girolamo ironizza soprattutto sullo stile di Ambrogio,
la cui aderenza a Cicerone, che pure qualche anno dopo sarebbe
stata tanto apprezzata da Agostino nel libro IV deI de doctrina christiana,
evidentemente non era di suo gusto, e forse non possiamo dargli
tutti i torti; invece trascorre quasi deI tutto sulI'utilizzazione massiccia,
da parte di Ambrogio, di fonti greche, omettendola quanto a Origene
e rilevandola solo per Didimo, ma in modo che e quanto mai
significativo ai fini deI nostro discorso. Infatti Girolamo non critica
tout court il procedimento messo in opera da Ambrogio ma soltanto
il suo esito, che a lui appare di segno negativa: ex Graecis bonis Latina
vidi non bona. Vale a dire, il difetto di Ambrogio non e consistito

1~ Abitualmente si ipotizza ehe la fonte origeniana ehe Ambrogio avrebbe


utilizzato per i suoi Tractatus in Lucam sabbero state le omologhe omelie di
Origene, ehe eonoseiamo nella traduzione di Girolamo. Ma il eonfronto deI
testo ambrosiano con alcuni dei frammenti deI Commento a Luca di Origene,
non pervenutoei direttamente, fa pensare ehe Ambrogio potrebbe aver
utilizzato, eome fonte, anehe, se non addirittura eselusivamente, questo
testo: cf. C. Corsato, La Expositio evangelii secundum Lucam di sant 'Ambrogio.
Ermeneutica, simbologia, fonti, Roma 1993, pp. 177 sgg.
13 Il passo e eompreso nella prefazione della sua traduzione delle on1elie

di Origene su Luea, dedieata a Paola ed Eustoehio. Propriamente Girolamo


presenta questo giudizio eome espresso dalle due donne (Ante paucos dies
quorumdam in Matthaeum et Lucam commentarios vos legisse dixistis, e quibus alter
et sensibus hebes esset et verbis, alter in verbis luderet, in sententiis dormitaret (SCh
37, 94). Anehe ammesso ehe effettivamente il duro giudizio fosse stato
espresso dalle due donne, e fuor di dubbio ehe Girolalllo 10 eondivideva in
toto. 11 Commento a Matteo, di eui si fa qui parola altrettanto sfavorevolmente,
va identifieato eon quello di Fortunaziano di Aquileia, deI quale oggi
leggiamo soltanto pochi frammenti: cf. Lettera elo allegoria, p. 280.
14 E un passo della prefazione preposta da Girolamo alla sua traduzione

deI de spiritu sancto di Didimo: SCh 386, 138-40.


32 M. SIMONETTI

nell'aver ripreso da Didimo, e - possiamo aggiungere - da Origene,


ma nell'aver ripreso male, in quanto aveva utilizzato in modo maldestro
un testo greeo valido presentandolo ai lettori latini in una veste
inadeguata per forma e eontenuti.

Siamo eosi venuti a parlare deI personaggio plU lmportante di


questo nostro breve intervento, il Girolamo prima maniera, attivo
negli anni Ottanta, prima della ripresa, in oriente, della eontroversia
origeniana. I suoi in teressi aseetiei non potevano non aeeostarlo agli
seritti di Origene, per il quale" egli nutre, in questi anni, un'am-
mirazione ehe si avvieina alla venerazione e ehe 10 spinge a collaborare
eon entusiasmo all'attivita letteraria ehe, nella forma ehe abbiamo
illustrato, metteva il lettore latino a eontatto eol pensiero dell'Ales-
sandrino; e proprio eon Girolamo quest'attivita e oggetto di un'in-
novazione deeisiva, in quanto, eonsiderando evidentemente insufficiente
la pubblieazione di eontenuti origeniani sotto il norne di un autore
latino ehe quei eontenuti aveva variamente rielaborato, Girolamo si
aeeinge a far eonoseere Origene in modo piu immediato e diretto,
median te la traduzione in latino di alcune raeeolte di omelie 15 •
Perehe le omelie e non i ben piu impegnativi eommentari? Girolamo 10
spiega nella prefazione preposta alla traduzione delle due omelie
origeniane sul Cantico dei cantici, dedieata a papa Damaso nel 382:
egli si e limitato a tradurre queste due omelie e non il grande
eommen tario sul Cantico in dieei libri, ehe pure eonsidera il top
dell'attivita esegetiea di Origene, in quanto questo lavoro sarebbe
stato ingentis laboris otii et sumptuum16 • Non e'e motivo di non ritenere
valida questa spiegazione, anehe per quel ehe riguardava il eosto
della pubblieazione di uno seritto di ampie diInensioni: e leeito pero
ipotizzare ehe Girolamo abbia anehe eonsiderato poeo opportuno

15 Propriamente non si puo parlare di vera e propria innovazione,

perehe, come abbiamo accennato, gia Eusebio di Vercelli e lIario, tomati


dall'esilio (362), avevano tradotto il Commento ai Salmi di Eusebio di Cesarea
e le Omelie su Giobbe di Origene. Ma questo era avvenuto non meno di una
quindicina di anni prima, e l'iniziativa, per quanto consta a noi, non aveva
avuto alcun seguito. In questo senso il progetto di Girolamo di tradurre
Origene si poteva considerare, negli anni Ottanta, una vera e propria
innovazione.
16 CE. SCh 37, 58.
ORIGENE IN OCCIDENTE PRIMA DELtA CONTROVERSIA 33

mettere di prima acchito il lettore latino a contatto con scrlttl di


Origene di difficile accesso, quali erano appun to, per svariati motivi,
i grandi commentari esegetici. E a Girolamo non poteva neppure
sfuggire quanto dei contenuti dottrinali di quegli scritti potesse apparire
di dubbia ortodossia dopo circa un secolo e mezzo di continuo
progresso della riflessione in argomento. Invece i contenuti delle
omelie di Origene, piu semplici e impegnati molto piu sul piano
ascetico che su quello tecnicamente dottrinale, a ragione apparivano
ben piu adatti ai lettori di lingua latina.

In effetti anche il grande avversario di Girolamo, Rufino, avrebbe


orientato la sua attivita di traduttore origeniano soprattutto sulle
omelie. Quanto alla scelta di Girolamo di tradurre soprattutto
raccolte di omelie origeniane sui profeti, va intesa come una
preferenza personale per questi libri biblici, come avrebbero
confermato i suoi successivi commentari. A proposito di questi, va
rilevato che i primi Girolamo cominciö a dettarli a partire dal 386,
mentre le prime traduzioni da Origene sono anteriori, rimontando
agl'inizi degli anni o ttanta. 11 che significa che, dopo aver dimostrato
di fatto che Origene andava accostato direttamente anche da parte di
chi ignorava il greco, perciö mediante la traduzione, Girolamo non
volle rinunciare all'ambizione di scrivere di esegesi a titolo perso-
nale; e dato che cominciö a scrivere i commentari quando era ancora
un origeniano, queste prime prove esegetiche sono anch'esse, alla
maniera di Ilario e di Ambrogio, largamente tributarie di Origene,
pur se nelle prefazioni il nostro autore si premura di rendere nota
che egli ha fatto uso anche di altre fonti, Didimo Apollinare, eCCe
Ma col passare deI tempo i lettori latini affinavano le loro esigenze di
carattere critico e, soprattutto, Girolamo aRoma si era fatto molti
nemici; di qui l'accusa di saccheggiare Origene, utilizzandolo a
proprio norne: dicunt Origenis me volumina compilare et contaminari non
decere scripta veterum. Ma il nostro non si scompone: quod illi
maledictum vehemens existimant, eam laudem ego duco maximam, cum illos
imitari volo qui cunctis prudentibus et vobis placent 7 • Girolamo dettava
queste parole nel 393: proprio in quell'anno, aderendo alla campagna

17 Questo passo si trova nella breve prefazione preposta da Girolamo al

11 Iibro deI Commento a Michea, dedicato anch'esso a Paola ed Eustochio: PL


25, 1189.
34 M. SIMONETTI

diffamatoria di Epifanio contro Origene, egli avrebbe operato il


grande revirement che avrebbe condizionato, in modo irreversibile,
tutto il prosieguo della sua multiforme attivita.

MANLIO SIMONETII

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