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º 4- 63- -
:
-- - -- ----
•••
---
LE
TRENTATRÈ GIORNATE
MUSICALI
OSSIA
LA VERA TEORIA
DELLA MUSICA
DIVISA
IN TRENTATRÈ LEZIONI
DI
--Na
BOLOGNA 1831.
NELLA STAMPERIA DI S. ToMMAso D'AQUINO
DA S. DoMENICo.
- --- - 5– - – -
º
- i –- - a
L AUTO R E
AI DILETTANTI DI MUSICA .
Vostro servo
LUIGI FRONTORJ ,
PREFAZIONE
D E IL SUO NO
I3
d'incidenza, comunicando a quelle, che sono
dietro di esse, il moto ricevuto dalla riflessio
ne, le quali retrocedono con minore celerità,
stante la forza perduta dalla velocità, che ave
vano, seguendo antecedentemente in senso di
retto quelle, che dall'ostacolo suddetto furono
riflesse . Per questo motivo i Poeti, animatori
degli esseri inanimati, hanno situata l'abitazio
me dell'eco a piedi degli alti monti, degli sco
gli , e per entro ai boschi , ove l' aria agitata
trovando in questi un ostacolo per essere rifles
sa, ivi l' eco facilmente viene prodotto . Non
sarà cosa perciò inutile al Musico l'avere una
qualche cognizione di Acustica, derivando tan
te volte dall'eco di una camera , di una Chie
sa, o di un Teatro il felice, o l'infelice effet
to di una composizione . Sappiamo, per esem
pio, essere proprietà dell' Elisse, che due rag
gi condotti dai loro fuochi alla curva, fanno
degli angoli perfettamente eguali a quelli for
mati dalla tangente condotta alla curva stessa .
Su questo principio, provato vero da mille e
mille esperimenti, si può trovare un ambiente
avente i muri di figura perfettamente elittica,
ed in tal caso ponendo ad uno de' suoi fuochi
un orchestra , o un cantante, o un istrumento
a concertare, non potranno gustare la musica
che quegli ascoltanti, che si troveranno al fuo
co opposto, nulla, o quasi nulla sentendo tut
ti gli altri, che si trovano nel centro dell' am
biente suddetto . Questo tante volte è il moti
vo, per cui una musica fa più incontro in un
teatro che in un altro, un cantante, o un Suo
natore è più piaciuto in una Sala, che in un'al
tra; e per ciò può dirsi, che la soavità della
voce di un cantante, o di un suonatore non di
pende soltanto dalla propria maestria, ma an
cora dalle varie divergenze, e dai vari angoli,
14
mediante i quali i raggi sonori a seconda delle
varie riflessioni più in un punto che in un al
tro tendono a concentrarsi . Considerato poi il
suono come il moto di vibrazione del corpo so
noro, o lo stato di ondulazione dell' aria , da
cui viene propagato, desso è suscettibile di es
sere osservato sotto diversi rapporti, potendosi
fare un paragone fra il diverso numero di vi
brazioni, che fanno i corpi sonori, ed il diver
so numero di ondulazioni dell'aria in tempi e
guali, come vedremo nel decorso delle lezio
Il 1 ,
- - -- --- --
15
di molti suoni in un tempo stesso senza con
fondersi , alla confricazione, ai fenomeni de
rivati dalla varia pressione dell' arco, agli ef
fetti del contatto, e a tant' altre cose, delle
quali parte poco, o nulla giovano al Musico,
parte saranno accennate inoltrandomi nelle teo
rie musicali, le quali teorie è impossibile trat
tare senza l'intervento quasi continuo dell'Acu
stica.
Ora per queste ragioni passeremo alla prima
lezione consistente nella definizione della Musi
ca; e progressivamente a tutto ciò, che per la
musica teorica saravvi di più necessario.
16
LEZIONE I.
DELLA MUSICA
-------- -
17 -
LEZIONE II.
- -- - - - - - -
2I
LEZIONE III.
DEL MONOCORE)O
LEZIONE IV.
DIATONICO, CROMATICO,
ED ENARMONICO.
- - ---
-
-
24
Mi Fa. Il Tetracordo falso è quello, che è
composto di tre Toni interi; e si chiama falso,
perchè una serie di tre Toni consecutivi, lungi
dall' apportare diletto, offende estremamente
l' orecchio degli ascoltanti, come sarebbe Fa
Sol La Si a ed il motivo di tale offesa nasce
dall'essere, l'ultima corda del Tetracordo falso,
una voce cromatica alla base del Tetracordo
stesso , formando un Tritono, come può rile
varsi dalle due note estreme dell' accennato e
sempio, che sono Fa – Si a intervallo croma
tico. Il Tetracordo congiunto è quello, che co
mincia dalla quarta nota del Tetracordo antece
dente, e finisce colla prima corda del seguente.
Finalmente il Tetracordo disgiunto è quello,
che comincia dopo l'ultima corda del Tetracor
do antecedente, e finisce colla corda anteceden
te alla prima del Tetracordo che segue . Risul
ta da questo per conseguenza, che due Tetra
cordi congiunti formano un Ettacordo, cioè un
complesso di sette voci, e che due Tetracordi
disgiunti formano un Ottacordo, cioè un com
plesso di otto voci consecutive, che dai moder
mi chiamasi Ottava , ma abusivamente, mentre
un ottava è un intervallo formato dalla distan
za di otto voci, e non già da un complesso di
otto voci consecutive.
Sette sono dunque le voci, che entrano nella
Musica, e sono Do Re Mi Fa Sol La Si , le
quali più volte replicate, secondo la perfezione
degl' Istrumenti, hanno formata tutta quella
serie estesa di note, che ora vediamo nella mo
derna musica. E questa serie di note, le quali
altro non sono, che quelle Sette suindicate,
replicate più volte alle loro ottave, formano
quel genere di Musica, che chiamasi ai giorni
nostri diatonico . Come poi queste sette note
(esclusa ogni altra ) siano quelle, che devono
25
formare la scala diatonica, facilmente se ne può
venire in chiaro con due mezzi, cioè mediante
la conoscenza degli effetti naturali, e mediante
le osservazioni, che possono esser fatte dalla ra
gione.
Per la conoscenza degli effetti naturali inten
do , che allorquando ad un cantante (sia cono
scitore, o ignaro dell' arte musicale) vien dato
di formare una Scala progressiva sopra una vo
ce qualunque, egli per volere della " for
ma costantemente, e come per necessità un pro
gresso di voci corrispondenti perfettamente alla
Scala di Do Re Mi Fa Sol La Si, cioè che
dopo la prima voce avvi un progresso di due
Toni, poscia un semitono, e tre Toni arrivando
fino alla settima nota; e quindi un altro semi
tono, se all'ottava perviene, cioè alla replica
zione della nota, da cui è partito.
Per le osservazioni poi, che possono esser fat
te dalla ragione intendo, che seguendo l'ordine
della formazione delle voci derivate dall'esperi
mento del Monocordo, cioè l' ordine delle voci,
la semplicità dei di cui principi può essere sot
toposta al calcolo, si arriva a conoscere la se
guente verità, cioè : che, oltre la fondamenta
le, due corde, o voci, e non meno dell' etta
cordo diatonico, devono avere una Terza , ed
una Quinta loro corrispondenti, ed uguali alla
Terza e alla Quinta della fondamentale stessa ,
dovendo anch'esse servire da fondamentali in
quegli accordi, o in quelle cantilene, che pos
sono aver luogo nelle combinazioni delle sole
voci diatoniche: e queste due note sono la Quar
ta, e la Quinta, cioè quella, che deriva dalla
decima divisione della corda sonora, o dal con
fronto della seconda, e terza divisione, e quel
la , che dalla seconda divisione deriva. Il per
chè poi la fondamentale abbia una Terza, ed
26
una Quinta a se relative , e come di sua perti
nenza, si vedrà chiaramente, se si osservi, co
me abbiamo altrove detto, che ogni suono, pro
dotto da una corda oscillante, è composto del
la sua Ottava, della sua Quinta , e della sua
Terza; e che da questi intervalli dipende tutto
il sistema musicale: ma ciò meglio si vedrà,
allorchè parleremo della Triade.
Che il Canto, o l'Armonia debba modulare
sulla Quarta , e renderla fondamentale di un
accordo, abbastanza viene provato dal risultato
della settima divisione della corda sonora, la
quale lungi dal dare una Settima maggiore,
produce una Settima minore, che è quella sola
nota , che conduce inevitabilmente all' accordo
della Quarta. Infatti data per Corda sonora il
Do, e divisa in sette parti dà per risultato un
Si b, e non un Si a ; nè alcun altra Settima da
più semplici divisioni si ottiene. Se dunque so
pra la Quarta, pare che le leggi del suono
esigano che si formi un accordo, esigeranno
ancora, che la Quarta abbia sopra di se una
Terza, ed una Quinta eguali a quelle della fon
damentale, mentre dalla sola Terza e Quinta
ogni accordo dipende .
Che debbasi poi modulare sopra la Quinta
nota della scala, cioè sopra quella nota, che
dalla seconda divisione della corda del Mono
cordo deriva, abbastanza lo dimostra la neces
sità , che ha il canto , di formare una cadenza
finale sopra la sua fondamentale , la qual ca
denza non sarà mai fattibile , secondo le leggi
più semplici dell'armonia, quando non succeda
il vero accordo di Terza , e Quinta sopra la
Quinta nota della scala diatonica, derivando
tale cadenza dalla quinta dell' accordo suddet
to. Ma una tale quinta non potendo succedere,
senza che succeda ancora la settima maggiore
27
della fondamentale (essendo tanto la Quinta
dell'accordo della dominante, quanto la Setti
ma maggiore della fondamentale la medesima
cosa ) così anche la Settima maggiore entrerà
nelle voci, che compongono la Scala diatoni
Cal e
-
-
- -
- - -- - - -- - - - --
l
3o
quanto sappiamo, affinchè la brama di più sa
pere non ci faccia avvolgere in tutte quelle i
potesi, che sono state fatte su questo proposi
to , per renderci poi meno istrutti nella verità,
e molto più confusi di prima . -
LEZIONE V.
D E IL TU ON O
| t- LEZIONE VI.
9
L Armonia è una delle cose più estese, che
esistano nella natura, giacchè universalmente
presa non significa altro, che quella forza, che
combinando assieme più cose fra loro diverse,
43
viene a formare un tutto , ossia un unità. Ma
parlando di quell' armonia, che è una delle
principali parti della Musica, porteremo que
sta definizione dall'astratto al concreto, e dire
mo esservi principalmente due qualità d' armo
nia, cioè: quando più suoni uniti, ed ordina
ti si fanno simultaneamente sentire di modo ,
che formino un suono solo grato al nostro orec
chio; da questi suoni simultanei nasce un tut
to, o un'unità di suono, la quale unità viene
chiamata Armonia, o accordo. Portando poi il
nostro ragionamento ad una maggiore estensio
ne, cioè a tutto il complesso degli accordi,
che possono succedere nella Musica mediante le
leggi della modulazione, questo complesso di
accordi è quello, che forma la vera Armonia
musicale; per cui si può anche in questo caso
riportare la definizione dell'armonia in astratto,
cioè quella forza, che combinando assieme più
cose fra di loro diverse, viene a formare un
tutto, ossia un' unità. Per le quali cose si po
trà facilmente dedurre, che l' Unità, e la Va
rietà saranno i due cardini dell'Armonia ; giac
chè senza Unità si avrebbero delle parti che
non conoscerebbero il loro tutto, e senza Va
rietà si avrebbe un tutto, di cui non si ravvi
serebbero le parti .
I musici poi ritengono comunemente l'Armo
nia come la scienza degli accordi, e della loro
successione ; ed in questo forse non si scostano
dalla verità. Altri di questi ritengono , che
l'Armonia sia l'unione di più melodie, o can
tilene, che si congiungono assieme con certe
armoniche distanze, le quali siano quelle, che
ci offrono il diletto dei pezzi concertati . Altri
pretendono inversamente, che la melodia nasca
dall'Armonia, dicendo, che l'armonia è quel
la , che serve di fondamento al canto , ed alla
modulazione del medesimo, che segna agl' inter
valli di una cantilena il posto, che devono oc
cupare, e che li lega , ed ordina, come vengono
ordinate dal raziocinio le idee in un discorso .
Ma dica ognuno ciò , che vuole : noi però per
essere consentanei alla nostra definizione, dire
mo, che l'armonia è quella parte di una scien
za, che definisce la natura degli accordi, e la
loro successione. Che se dovessimo ammettere ,
che l'armonia derivasse dal complesso di più
melodie unite assieme, verremmo ad ammettere,
che l'unità fosse figlia di un complesso di par
ti, quando sappiamo ( riguardo specialmente al
la musica ) che anzi le parti non sono che tan
te piccole aliquote di un' unità divisa: per cui
verremmo a stabilire, che l'armonia lungi dal
derivare dal complesso di più melodie, è quel
la anzi che crea e regge tutte le cantilene, che
introdurre si possono in tutta quanta la musi
Ca . -
48
e la settima, e tutte sensibili in modo da fe
rire i nostri sensi più di qualunque altra voce,
che derivar possa dalla risonanza della corda
generatrice: dunque bisogna ammettere, secon
do i principi naturali, che queste siano le vo
ci, che madre natura, o per meglio dire, che
la nostra costituzione fisica vuole, che siano in
trodotte, come le principali, nel sistema musi
cale. Ecco dunque che io non avrò sbagliato
nell'asserire, che nella risonanza unica, e mul
tipla nel medesimo tempo della corda sonora
esiste il tipo naturale del nostro sistema musi
le . Ma ora alcuno mi potrà dire : Se nella ri
sonanza di una corda nasce principalmente l'ot
tava , poscia la quinta, quindi la terza, e la
settima, come è dunque, che nell' accordo per
fetto del nostro sistema si ammette oltre la cor
da fondamentale la terza prima della quinta; ed
allorquando la quinta si trova prima della ter
za, diciamo , che è un accordo rivoltato ? Se
condo questo tipo naturale non dovrebbe essere
rivoltato, quando oltre la fondamentale, la ter
za precedesse la quinta , e non dovrebbe esser
retto, quando la quinta precedesse la terza?...
Queste dimande non sarebbero del tutto inu
tili, se si ignorasse, che la scala del genere
diatonico progredisce dal grave all'acuto, e che
si è stabilito l'ordine, ed il posto degl'inter
valli a norma , che ascendendo dalla nota fon
damentale, questi si sono ritrovati: per la qual
cosa nell' ordine della scala diatonica ( percor
rendo un ottava) essendosi ritrovata prima la
terza , e poscia la quinta, non si avrebbe sa
puto il motivo di ordinare diversamente la se
rie di questi intervalli ; tanto più, che volendo
porre la quinta prima della terza, non si po
trebbe formare nessun accordo entro l'ottacordo
diatonico, il quale non essendo altro che il
-
49
complesso di quei tre Tetracordi, che compon
gono tutto il genere diatonico, in questo otta
cordo perciò esister devono tutti gli accor
di perfetti consonanti della nota tonica ; il che
non potrebbe succedere, se la terza non prece
desse la quinta nell'ordine delle Consonanze.
In quanto poi al dire (come tanti dicono
che la Settima dovrebbe intervenire in qualun
que accordo, questa sarebbe una proposizione
troppo giusta, se parlando della formazione del
la cadenza, non avessi detto, che la medesima
non può nascere che dal concorso di due semi
toni, cioè dalla terza nota diatonica dell'accor
do, che è quel senitono, che ascende, e dalla
settima, che è quel semitono che discende. Questi
due semitoni possono poi essere espressi, o an
che sottintesi, siccome il nostro orecchio, sia
per propria sua natura, sia per il fenomeno
della corda sonora, che fa sentire i due accen
nati semitoni , ancorchè non siano realmente
espressi , il nostro orecchio, dico, vi supplisce
coll' immaginarseli, e resta appagato come se
li sentisse .
Ora ci resta ad osservare, che l' ottacordo
diatonico non essendo altro che il complesso di
tre tetracordi , i quali sono tre medesime parti
di un tutto , ne viene necessariamente che le
proprietà, che ha la nota fondamentale del pri
mo, le medesime proprietà bisognerà attribuire
ancora alle due fondamentali, su cui sono ba
sati gli altri due tetracordi. Ora mi si dica :
Se la corda Sol come fondamentale del tetra
cordo Sol La Si Do vuole (per le ragioni an
zidette) l'accordo di terza, e quinta, perchè Do
che è fondamentale del tetracordo Do Re Mi
Fa i , e Re che è fondamentale del tetracordo
Re Mi Fa ; Sol, non vorranno anch'esse il
medesimo accordo?
4
5o
Ecco, secondo me, abbastanza spiegata la
cagione , per la quale tanto ad una nota toni
nica, quanto alla sotto dominante, ed alla do
minante si concedono i medesimi accordi .
Si avverta però, che allorquando non inter
viene qualche intervallo cromatico nel canto
l' accordo di Settima minore non appartiene che
al tetracordo della dominante, giacchè nel ge
nere diatonico è quello, che ha comunemente
la preminenza di cadenzare, cioè di concludere
un qualche periodo del discorso musicale.
Mi farebbe duopo però il fare un'eccezione
a quanto ho esposto, cioè : che non sempre la
quinta nota del tono essendo dominante, non
potrà avere sempre l'accordo di terza e quinta,
erchè non puossi considerare nel canto, o nel
'Armonia, che per pura quinta dell'accordo
della tonica ; onde non vorrà più l' accordo di
terza, e quinta come suo accordo, ma bensì
quello di quarta, e sesta, il quale accordo non
è altro che l' accordo di terza, e quinta rove
sciato della nota tonica, o della primaria fon
damentale del Tuono. -
LEZIONE VII.
8I : 8o
- e
5a
Ma essendomi io prefisso di farmi intendere a
chiunque anche destituto di quelle poche co
gnizioni necessarie per intendere un qualche
piccolo calcolo, così quì appresso esporrò più
chiaramente come si siano determinati i musici
di dividere questi toni in maggiori, e in mino
1 l .
-
- - - - - - -, -- -
ILEZIONE VIII.
DEGL INTERVALLI
--- - - - -
- - - - - - - --
55
Si avverta , che gl'intervalli composti essen
do quelli, che si compongono coll' ottava, il
che si fa soll' aggiungere un intervallo all'ot
tava per addizione, così facilmente si potrà com
prendere, che i medesimi potrebbero progredi
re fino all' infinito, se all' infinito vi fossero
delle voci oltre l'ottava .
-
s
56
la dovuta spiegazioue principiando dall' Uniso
700 ,
- -
: -
5
ispecie il famoso Walther nel mo lenico ad
un tale intervallo apparterrebbe più il nome
di Equisono, cioè di egual voce, che quel
lo di Unisono, giacchè questa parola di U
nisono non potrebbe appartenere che ad un
suono solo , cioè che non fosse paragonato con
altro, e che con altro in compagnia non pro
gredisse . Ma questa sarebbe una questione di
pºle , e
a »
perciò sarà ottima cosa il tralasciar
LEZIONE IX.
D E L L OTTAVA
9
L Ottava è un intervallo di otto gradi diato
nici, che si può chiamare la ripetizione di una
nota, la quale diversifica soltanto nell'acutezza,
o nella gravità.
Questa riconosce la sua origine fisica dalla
proporzione dupla di una corda in due parti ri
gorosamente divisa . Ora conosciuta la sua ori
gine dalla proporzione dupla, mi sembrerebbe
cosa affatto inutile il voler dimostrare a qual
grado di consonanza ascenda questo intervallo ;
mentre sappiamo, che i gradi di consonanza si
misurano dalla semplicità dell' origine degl'in
tervalli medesimi .
L' Ottava prescrive il limite contenente tutte
le voci essenzialmente differenti fra loro, per
chè le voci, che trovansi oltre il limite dell'ot
tava, non sono che ripetizioni di quelle conte
nute nella medesima duplicate, o triplicate, ec.
eC, -
58 - - - -
LEZIONE X.
D E L LA QUINTA
LEZIONE XI. l
f
65
grado, purchè la parte acuta ne eseguisca sola
mente uno . E però permessa la progressione di
due Quinte disuguali, cioè una maggiore, e l'al
tra minore, perchè in tal caso non risulta un
immediato cambiamento di Tuono ,,.
Questo è quanto, secondo l'Abate Gianelli,
avvi intorno alla proibizione delle due Quinte
consecutive, siccome è questa l' opinione di
quasi tutti i più moderni Scrittori della Musi
ca, i quali hanno salito un gradino più di quel
li, che prima dicevano, che la proibizione del
le due quinte non da altro era die dal
pessimo effetto, che esse producono per la loro
troppo dolcezza. Altri hanno asserito, che que
sto cattivo effetto nasce dalla mancanza di va
rietà , che succede nel progresso delle quinte
suddette, la qual varietà è un attributo in
dispensabile dell'Armonia, giacchè tanti hanno
definita tale Armonia (come abbiam veduto) un
aggregato piacevole di voci diverse fra loro.
Ma secondo me sono tutte ragioni poco, o nul
la soddisfacenti : mentre se fosse vero, come
dice il Signor Abate Gianelli, che il cattivo
effetto delle due quinte consecutive succede ,
perchè formando esse un accordo, che palesa, e
fissa il Tuono immediatamente, disgustano l'o
recchio per essere troppo scoperta e sensibile la
loro diversità, io dimando a lui : come dunque
non dispiacciono quegli immediati passaggi così
rapidi, che ora s' introducono con si felice esi
to nelle moderne produzioni ? In questi rapidi
passaggi non succede soltanto tale diversità in
due parti, ma in tutte quante le parti , che
compongono un'intera Orchestra ; per cui ne
dovrebbe riescire, invece di diletto, un disgu
sto tanto più grande, quanto maggiore fosse il
numero delle voci, che compongono l'accordo
di tali immediate modulazioni ; ma in effetto
succede tutto il contrario. 5
66
Ora analizziamo le ragioni di quelli , che
suppongono, che dalla troppa dolcezza delle due
quinte ne derivi il cattivo effetto .
Io non negherò mai, che l'eccessiva dolcezza
in un lungo progresso possa cangiarsi in una
monotonia dispiacente, ma in questo caso biso
gnerebbe supporre , che una serie di dieci, o
dodici quinte consecutive potesse dispiacere, ma
non già in una replica soltanto; nè potrà alcu
no convincermi , che replicando una sola volta
una consonanza soave , possa immediatamente
rendersi disgustosa a chi per la prima volta
l'aveva sentita con tanta soddisfazione.
Ora rimane da analizzare l'opinione di quel
li , che fanno consistere il cattivo effetto delle
due quinte nella mancanza di varietà , che suc
cede in due accordi consecutivi di quinte .
Questa opinione viene tosto scacciata dalle
cose probabili, allorchè vediamo condurre due
canti, i quali progredendo in terza fra loro,
tolgono all'armonia quella varietà, nella quale
si faceva consistere la causa della dispiacenza
delle due quinte, -
LEZIONE XII.
DELLA QUARTA
---
DELLA TERZA
- - s
9 , . .
L intervallo di terza, afferma il Signor Lich
tental essere il generatore di tutti gli accor
di, mentre dice che la Triade (che è l'accor
do perfetto) viene composto di due terze, l'ac
cordo di Settima di tre, l'accordo di Nona di
quattro, e tutti gli accordi, non essendo che
rivolti di questi, ne risulta, che tutti saranno
originariamente composti di terze. E termina col
dire, che non vi può essere armonia senza ter
ze, e che perciò le terze saranno di questa i
veri elementi . -
- --- - --- --
7
perfetta riguardo alla sua origine, ma anche
secondo la testimonianza dei sensi, giacchè des
sa è l'anima dell'Armonia, perchè è il più so
noro, ed il più brillante di tutti gl' intervalli,
che innestare si possano nella musica .
Avvi poi un'altra terza, che chiamasi terza
minore, la quale deriva tanto dalla divisione in
sei parti della corda sonora, prendendo per di
lei base la voce derivata dalla quinta divisione
della corda suddetta, come dalla divisione in
sette parti, prendendo per di lei base la voce
derivata dalla sesta divisione . Questa perciò in
origine pare l'ultima delle Consonanze, poichè
proseguendo la divisione della corda non si ot
tengono che delle dissonanze. Nulla dimeno essa
diviene utilissima nelle Composizioni, giacchè
unita ad altra terza minore è quella, che forrna
la quinta minore diatonica, e la quinta minore
cromatica, non essendo queste che il complesso
di due terze minori, p. e. Si Re Fa quinta mi
nore diatonica, considerando il Si come terza
di un Sol non tonico, ma come quinta del tuo
no di Do : e Si Re Fa quinta minore cromati
ca , considerando il Si come terza del Sol nota
fondamentale del Tuono.
Bisogna poi considerare, che se queste quin
te minori saranno parti integrali di un accordo,
in allora si possono adoperare come consonan
ze, giacchè consonanze esse pur sono . Se poi
tali quinte saranno aggiunte ad un accordo com
pito, per cui si possono considerare avventizie,
esse cessano di essere consonanti; ed in allora
converrà trattarle colle stesse regole delle dis
sonanze, le quali regole esporremo estesamente
parlando del Contrappunto pratico.
I Greci chiamavano questo intervallo di terza
minore col nome di Trihemitonos, o Hemidito
nos, i quali termini corrispondono nella nostra
-- - --- -
--- --- -
5
lingua alla terza maggiore mancante di un se
mitono; per la qual cosa i Latini pensarono di
chiamarla Semiditonus .
Si avverta però, che molti Autori, e in ispe
cie il Padre Vallotti, per Triemitono intendono
non già una terza minore, ma bensì un inter
vallo eccedente, formato di due sole voci, co
me Fa a Sol i .
LEZIONE XIV.
DELLA SESTA
La Sesta maggiore è un intervallo consonante,
che così viene chiamato, perchè occupa il se
sto luogo nella scala del genere diatonico. Es
sa è poi consonanza, ma non consonanza diret
ta, giacchè essa non si trova che negli accordi
rovesciati, non avendo luogo in quegli accordi,
ove per base avvi la vera fondamentale.
Il Fux l' ammette come composta di una ter
za maggiore, e di una quarta : ed il Vallotti
l'ammette ora formata di una quarta, e di u
na terza, ora di una terza, e di una quarta;
per cui molti confusi da questa incoerenza non
hanno saputo a quale di queste opinioni appi
gliarsi, quasi temendo, che a caso potessero
aver parlato questi due uomini insigni . Ma la
questione è facile a spiegarsi.
Noi abbiamo premesso, che questo interval
lo non è consonante diretto, e abbiamo dimo
76 -
-
LEZIONE Xv.
LEZIONE XVI.
LEZIONE XVII,
vº
LEZIONE XVIII.
DELLE DISSONANZE
- -
-- -
–
9o
LEZIONE XIX.
--
- ---
96.
In quanto poi al dire, che la terzadecima sia
l' ottava della sesta, anche questa mi pare una
contraddizione, giacchè i Pratici hanno sempre
considerata la sesta come consonanza , e non
mai come dissonanza. Ma anche quì, lungi
dal fermarsi sul primo gradino, fa d'uopo por
tare il passo più oltre, e fare una considera
zione.
Prima bisogna osservare se quelli, che riten
gono la terzadecima come semplice ottava della
sesta, considerino la sesta come intervallo con
sonante dell'Accordo perfetto rovesciato, oppu
re la considerino come nota avventizia, e mero
ritardo della quinta. -
97
LEZIONE XX.
DELLA SECONDA
LEZIONE XXI.
DELLA SETTIMA
- - - - - -e - - - - a –as
IO I
LEZIONE XXII.
D E IL L A N O N A
-
– - -
- -- - - -
- --- - - - -- -
-
-
–
-
= -
- si
Io4
mentre sarebbe una seconda immaginaria, e to
talmente priva di base, non essendo tal secon
da , che un ritardo della base stessa. Ma posto
ancora, che l' ottava fosse espressa, e posta in
luogo della base unitamente alla nona, che in
tal caso sarebbe diventata una seconda ; in al
lora la nona non sarebbe divenuta che una se
conda apparente, mentre per una qualità intrin
seca della nona , dovrebbe risolvere verso la
parte grave, cioè nella sua base, a differenza
della vera seconda, che per sua qualità intrin
seca sta ferma, allorchè quella nota, che le
serve di base risolve , essendo perlopiù tal se
conda la vera fondamentale dell' accordo , di
cui fa parte .
Ora mi resta a parlare della nona minore,
p. e. Mi Soli Si Fa a (a), la quale osservata
come intervallo composto di due quinte differen
ti, cioè una maggiore, e l'altra minore, a dif
ferenza della nona maggiore, che è formata di
due quinte giuste; dico, che tale nona minore
deve essere meno dissonante della nona maggio
re; ed eccone la prova .
Ognuno sa, che ogni intervallo è meno con
sonante, quanto più è distante in origine dalla
nota, che lo genera , cioè quante divisioni di
più farà d' uopo, che succedano nella Corda
sonora , affinchè dalla medesima derivi un tale
intervallo : ed è lo stesso che dire, che la com
sonanza degl'intervalli sta in ragione inversa
- -
e----- - - - -- --
– -
- - 1 o5
della moltiplicità delle divisioni della corda,
da cui prendono origine. Ma dalla maggiore,
o minor semplicità dell'origine di un interval
lo, abbiamo detto misurarsi il vario grado di
consonanza del medesimo, fino però alla settima
divisione soltanto della corda sonora, colla qua
le divisione esclusivamente termina la corda di
dare degl'intervalli consonanti; e gl'intervalli,
che derivano proseguendo la divisione della me
desima (eccettuate le repliche di quelle voci
derivate dalla prima fino alla sesta divisione)
sono bensì dissonanti, ma hanno un grado di
dissonanza fra loro, che non è più suscettibile
di perfetta comparazione; come abbiamo dimo
strato nella Lezione, che tratta del Tuono.
Nelle due diverse None, non vale dunque
l'analizzare l'origine delle medesime, che pel
solo oggetto di riconoscerle ambidue dissonanti.
Per misurare poi il vario grado di dissonanza ,
che fra loro può esistere, bisognerà osservare,
che allorquando un intervallo è composto di
due parti fra loro eguali, ancorchè queste due
parti siano separatamente consonanti, l'unione
però delle medesime forma costantemente una
dissonanza: ed infatti, la quinta eccedente, che
è dissonante, non è composta che di due terze
maggiori : come pure Do, Mib, Fai è un ac
cordo si può dire di tritono usato continuamen
te, che risolve nel primo rovescio dell' accordo
di Sol, ed è dissonante; e sommati tutti i se
mitoni dei di lui componenti, formano la som
ma di quei semitoni, che compongono perfetta
mente le due terze minori ; siccome Do Mib , e
Mib Fai sono due eguali intervalli riguardo
alla misura ; e la sola differenza , che avvi fra
loro, è la diversità delle voci, a cui essi ap
partengono, giacchè il Mib appartiene al Do ,
che vuol modulare alla sua Dominante, e perciò
fo6
è costretto a discendere al Re, ed il Fai ap
partiene ad un Re sottinteso come sua terza
maggiore, e serve di sensibile al tuono, sti cui
deve cadere .
Considerato dunque, che la nona maggiore è
dissonanza in origine come la nona minore, ma
che vi si aggiunge quel grado di dissonanza ,
che ha un intervallo composto di due eguali
parti, in confronto di uno composto di due par
ti differenti, come le due quinte perfette, che
compongono la nona maggiore, a differenza del
la nona minore, verremo in cognizione, che la
nona maggiore avrà più della nona minore quel
grado di dissonanza, che ha il tritono in con
fronto della quarta giusta, ed il grado di dis
sonanza, che ha la quinta eccedente in confron
to della quinta giusta ; essendo la prima com
posta di due terze maggiori, e la seconda di
due terze differenti, cioe una maggiore, e l'al
tra minore : p. e. Do Mi, e Mi Soli quinta
eccedente composta di due terze maggiori; e Do
lMi e Mi " quinta perfetta composta di Do
Mi terza maggiore, e di Mi Solº terza mino
re -
LEZIONE XXIII.
DELL' UN DE CI MA
9
L undecima è un intervallo dissonante, che si
mostra principalmente sotto due aspetti, cioè
come intervallo minore, e come intervallo mag
giore .
L' undecima minore viene comunemente usata
in qualunque accordo, ma specialmente nell'ac
cordo perfetto della tonica; ed è formata di due
quarte giuste sopra la quinta dell' accordo: p.
e. Do Mi Sol Do Fa: e riguardo alla sua ba
se è composta di diciotto semitoni.
La maggiore poi ha luogo soltanto nell'accor
do perfetto della quarta , ossia della sotto do
minante: p. e. Fa La Do Fa Si , e nell'ac
cordo imperfetto (a) della settima nota della
scala : p. e. Si a Re Fa Si a Mi ; ed è formata
di due quarte sopra la quinta dell'accordo,
l'una minore, e l'altra maggiore, come si ve
de negl' espressi esempi : e riguardo alla di lei
base è composta di diciannove semitoni.
Siccome poi l'undecima, non che tutti gli al
tri intervalli accidentali od estranei , possono
entrare tanto nelle armonie dirette, quanto nel
le rovesciate, così secondo i diversi rivolti può
(a) Ho detto accordo imperfetto, perchè è mancante
della fondamentale che sarebbe il Sol. -
- -- --- -
2------
–
-
Io8
acquistare aspetti diversi; cioè ora avrà l'aspet
to di base colla seconda, quinta, settima, e no
na sopra: ora avrà l'aspetto di nona mancando
all' accordo la vera fondamentale; ed ora quel
lo di settima, avendo per base la quinta del
l' accordo diretto; sarà poi cura dello Studioso
il conoscerla sotto tutti gli aspetti, mediante
la riflessione, che dovrà fare su quei compo
menti, dai quali abbiamo dimostrato , che essa
deriva .
La più frequentata però di queste due Unde
cime , e meno dissonante è la minore ; e sebbe
ne per la conformità delle due quarte, che la
compongono, dovesse essere più dissonante del
la maggiore, siccome nella precedente Lezione
abbiamo detto : che allorquando due intervalli
dello stesso genere sono formati l'uno da com
ponenti eguali, l'altro da componenti differen
ti, è sempre più dissonante quello di egua
li componenti formato: pure in questo caso la
cosa riesce al contrario, ed eccone il moti
VO -
LEZIONE XXIV.
DELLA TERZADECIMA
LEZIONE XXV.
- - -
12 I
LEZIONE XXVI.
-- - - - - - - - - - –- – -– - – - a –
-- -- - -- -- e - - - - - - --
124
che una dissonanza non può essere che una par
te avventizia e non già una parte integrale di
un accordo ; in allora si risponde loro : che la
seconda eccedente, non solo è un intervallo cro
matico, come la settima diminuita, ma ancora
un intervallo derivato dal riversamento di un
accordo formato di tre terze, le quali per esse
re tutte tre uniformemente minori, e perciò e
guali, non ponno formare, che un intervallo
eccessivamente dissonante: mentre se due egua
li intervalli consonanti formano colla loro unio
ne, ( come abbiamo antecedentemente veduto )
un tutto dissonante , quanto più dissonante non
dovrà dunque essere un tutto formato , non
ii? due, ma da tre parti perfettamente egua
Volendo poi cangiare l'accordo di settima
diminuita, o di seconda eccedente in un accor
do maggiore , in allora si verrebbe a toglie
re l' armonia dissonante, e non rimarrebbe
che l' accordo della Dominante di un Tuo
no colla settima minore diatonica, e per ciò
si avrebbe Mi Soli Si Re, che risolverebbe
nell'accordo di La terza maggiore , e che è la
stessa risoluzione di Sol i Si Re Fah , mentre
la sola differenza, che passa dal primo al se
condo accordo si è : che nel primo abbiamo la
Dominante del Tuono di La vera base dell'ac
cordo, e nel secondo abbiamo levata la fonda
mentale Mi, perchè dissonerebbe troppo col
Fa a che per uno scherzo d' armonia è stato
aggiunto all'accordo. Ma in tal caso, ove man
ca la fondamentale Mi , il Fa A è così disposto,
che diviene parte integrale, siccome è la voce
caratterisca dell' accordo, cioè quella, che lo
caratterizza per accordo di settima diminuita .
Ma un tale ragionamento ho creduto, che
non dovesse farsi, allorchè si parlava delle
125
dissonanze ; mentre in allora anche i due men
tovati intervalli ( per non essere noi infedeli
all' ordine, che abbiamo stabilito) sarebbero
sembrati soggetti a ciò che si è detto nella le
zione, che succede alle dissonanze, la quale
tratta della preparazione, percussione , e risolu
zione; come pure mi è sembrato , che non si
avrebbe dovuto parlare di tali intervalli in quel
le, che trattano delle settime, e quinte minori
diatoniche, le quali non essendo dissonanze (co
me abbiamo in altre lezioni dimostrato ) non
potevano essere trattate dove le settime diminui
te, e le seconde eccedenti , che sono dissonan
ze, fossero frammischiate . Per lo che tanto le
settime diminuite, come le seconde eccedenti do
vevano essere trattate in una lezione separata,
e dopo, che delle consonanze, delle dissonan
ze, e delle preparazione, percussione, e risolu
zione si fosse definitivamente parlato.
LEZIONE XXVII.
LEZIONE XXVIII.
- . - - - - - - - - - - -
- - --
I2
melodicamente dalla scala diatonica, ed ie
nicamente dalla sola triade (a) .
Come poi la triade sia una parte, da cui pa
tentemente dipende il sistema musicale, facil
mente si prova richiamando alla memoria, che
tutti gli accordi sono tante triadi, o della tria- -
-
-–---- -
-- - -
-- -
- - - - – -– - – -
t
13o
decima , e undecima, allorchè serve di base la
terza: prima , quarta , sesta, ottava, e nona ,
quando la quinta stà in luogo della base: e
quando per base si colloca la terzadecima si ot
tiene l'accordo di prima, terza, quinta, setti
ma, decima, e duodecima . Molti altri , e più
complicati accordi nascono dai rivolti della tria
de, allorchè contiene per addizione la settima,
e la nona , la nona , e l'undecima , o l' undeci
ma, e la terzadecima, i quali facilmente potran
ne essere conosciuti colla scorta degli esempi
accennati . Ora ognuno comprende, che moltis
simi accordi si danno nella musica, ma che in
natura non sono , che quella medesima triade,
a cui , in qualità di armonici riempitivi, si so
no aggiunte quelle dissonanze, l'enumerazione,
e natura delle quali si è esposta nelle preceden
ti lezioni.
LEZIONE XXIX.
LEZIONE XXX.
DELLA CADENZA
-
- --- - - - –- - - - -
134
circoscritta da due stanghette per segnale di
separazione , ma piuttosto per segnale di U
nione ; poichè simili stanghette, lungi dal se
parare l'une dall' altre le parti del discorso
musicale, sono quelle anzi, che uniscono assie
me le cadenze, siccome il battere non è già la
prima parte, ed il levare della stessa battuta
non è l'ultima parte di una cadenza, ma ben
sì il battere è una parte del discorso, che di
pende dal levare della battuta antecedente .
Quindi il levare di una battuta , ed il battere
della battuta susseguente sono fra loro come
antecedente, e conseguente di quelle parti, che
chiamansi Cadenze, le quali unite assieme in
un certo copioso numero, e sotto certe condi
zioni, formano la Melodia, cioè il vero discorso
della Musica. Poichè la Poesia per il Trissino,
e qualche altro rinomato autore ha i suoi versi
soggetti ad una certa determinata quantità di
piedi, secondo il metro, che vuolsi usare ; del
pari la Musica è soggetta , secondo la qualità
º del tempo, che vuolsi usare, ad una certa de
terminata quantità di Cadenze . E siccome una
Composizione poetica è un complesso di tanti
versi , misurati da una determinata quantità di
A. piedi, e di accenti, così una Composizione mu
sicale è il complesso di molti periodi , misura
ti da una determinata quantità di Cadenze. In
fatti i versi devono contenere una data quantità
di sillabe, ed i periodi musicali devono essere
formati da una data quantità di battute . Sarà
perciò imperfetta una Composizione poetica, se
avrà un verso formato da una quantità maggio
re , o minore di sillabe di quella , con cui il
Poeta si era prefisso di formare i versi di tale
Composizione: e sarà imperfetta una Composizio
ne musicale, se avrà un periodo conseguente
formato da un maggiore, o minor numero di
135
Cadenze di quello, che fossero formati i periodi
antecedenti di uno stesso paragrafo . E come il
piede poetico è formato di sillabe non accenta
te, ed accentate , cioè deboli , e forti , così la
Cadenza è formata di tempi in levare, ed in
battere , chiamati essi pure deboli, e forti .
Questo che fin quì ho esposto, sarebbe ba
stante a far suscitare nella mente di uno, che
avesse cognizione dell'arte poetica , la vera i
dea della Cadenza musicale, la quale non vuol
dir altro, che la caduta, che fa una proposi
zione del discorso musicale da una parte debo
le ad una forte : p. e. Rondinèlla, a cui rapì
ta: questo è un verso del Metastasio, ed ap
partiene alla classe dei versi ottonari, cioè for
mati di otto sillabe, che aver deve per le leg
gi della Poesia, un accento sulla terza sillaba,
ed uno sulla settima, o penultima; le quali due
ho marcate nel riportato verso, col segno del
l'accento grave. Questi due accenti sono quel
li, che producono la sonorità del verso, e fan
no la medesima funzione , come fa il battere
nelle Cadenze musicali; mentre volendo consi
derare tal verso , non come un verso poetico,
ma come una frase musicale , diremmo, che è
una frase composta di due Cadenze ; e che
Rondi- è un levare della Cadenza prima , e
nèlla è il di lei battere: (a) e a cui ra- è un
levare della seconda Cadenza, e pìta è il bat
tere della medesima .
Ecco i motivi, pei " la Musica ben a
ragione può chiamarsi la Sorella della Poesia,
LEZIONE XXXI.
D E L L E F R A S I
LEZIONE XXXII,
D E IL R I T M O
LEZIONE XXXIII.
DELLA ME LO DIA
- - - --- - e
145
possono dare più di quaranta mila combinazio
ni. Queste combinazioni però non tutte sono
ammesse nel sistema musicale, siccome non tut
te sono atte a formare delle cantilene, che sod
disfacciano all'udito, non potendo tutte produr
re delle frasi, e dei periodi, che siano dispo
nibili sotto un eguale ritmica proporzione, o
quadratura .
Fin quì ognuno vede, che per comporre non
basta l'estro, e la fantasia, ma bisogna altresì
possedere le vere teorie della Scienza per non
errare nelle armonie, e negli accompagnamenti
di uno, o più canti ; ed avere una giusta idea
della Rettorica musicale per non formare di
quelle Melodie, che non possono piacere, che
all'amor proprio di chi le ha composte. :
Questa Rettorica consiste: 1.” Nel conoscere
perfettamente i principali tetracordi del Tuono,
i modi, e la divisione degl'intervalli in Con
sonanti, e Dissonanti , o in Consonanti massimi,
mediocri, e minimi.
2 º Nel conoscere gli accordi di tutti gl'in
tervalli consonanti , e le varie risoluzioni dei
Dissonanti .
3.” Nel conoscere le Ellissi, le note di pas
saggio, che entrano nelle melodie riguardo al
Tuono, a cui appartengono , e riguardo alle
modulazioni in altri Tuoni .
4.” Nel conoscere tutti i metri, ossiano Tem
pi: e nel conoscere la Periodologia, cioè l'u
nione delle cadenze melodiche in periodi.
Siccome poi è impossibile il poter determina
re le cause, che rendono piacevole, o dispia
cevole una melodia, siccome impossibile si è il
poter determinare il numero dei geni degli udi
tori, parte dei quali preferisce una qualità di
Melodia, parte ne preferisce un'altra; così farà
d'uopo contentarsi di avere (per la formazione
º
146
di i buona Melodia ) quelle cognizioni, che
abbiamo esposte parlando di ciò, che costituisce
la musicale Rettorica .
La differenza poi , che passa fra melodie, e
melodie, consiste nel riguardar queste secondo
la loro acutezza, o gravità; secondo le succes
sioni d'intervalli, che si seguono di grado, o
di salto; di salto maggiore, o minore ; riguar
do ai suoni successivi legati , o staccati, e ri
spetto al modo maggiore, o minore, che trat
tano, e al metro, o al tempo, in cui vengono
praticate. E queste sono le sole cause , che
producono una melodia ilare, e giuliva, trista,
O commOVente ,
F IN E.
6oog
I N D I C E
D EL L E MAT E RIE
CONTENUTE
IN QUESTO VOLUME.
9
L Autore ai dilettanti di Musica, pag. 3
Prefazione . . . . . . . . . . »
Del Suono . . . . . . . . . . »
LEZIONE I.
Della Musica . . . . . . . . . » 16
LEZIONE II.
LEZIONE IV.
Dei tre generi della Musica, cioè, Diato 23
nico, Cromatico, ed Enarmonico - ,
i
148
LEZIONE V.
Del Tuono . . . . . 32
- LEZIONE VI.
LEZIONE VIII.
Degl' Intervalli. . . pº 54
LEZIONE IX.
Dell'Ottava . . . . . . . . 9 o
LEZIONE X.
Della Quinta 5p 6o
ILEZIONE XI.
ILEZIONE XII.
Della Quarta 52
LEZIONE XIII.
Della Terza. 5 5
LEZIONE XIV.
Della Sesta . . . . . . . . . 25
LEZIONE XV.
LEZIONE XVIII.
Delle Dissonanze . a o 84
LEZIONE XIX.
LEZIONE XX.
Della Seconda .
39 97
LEZIONE XXI.
LDella Settima
35 99
LEZIONE XXII.
-
LEZIONE XXIII.
Dell' Undecima .
2 y Io7
LEZIONE XXIV.
Della Terzadecima.
5x
i
15o
LEZIONE XXV.
li
Della Preparazione, Percussione, e Risolu
zione. . . . . . pag. I 13
LEZIONE XXVI.
LEZIONE XXVII.
LEZIONE XXVIII.
LEZIONE XXX.
LEZIONE XXXI.
Delle Frasi . . . . . . . . . . ,, I38
LEZIONE XXXII.
Della Melodia . . . . . . . . . ,
Die 2 1. Martii a 852.
INIHIL OB STAT
Pro Eminentissimo et Reverendissimo D. D.
CAROLO CARD. OPPIZZONIO
Archiepiscopo Bononiae
JosEPH D. MontANARI J. U. D.
re - - - - ---- ---
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Triton o Quinta minore .
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Tritono Quinto minore
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Rosso 5"
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