Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
KANT
stellato sopra di me e la legge morale dentro di me. '' ✔ la libertà della volontà umana,
postulato necessario, basilare
Il postulato dell'esistenza di Dio nella definizione dell’etica. Esso
[...] il sommo bene nel mondo è possibile solo in quanto si è necessario in quanto la
assuma una causa suprema della natura, che abbia una causalità
conforme all’intenzione morale. Ora, un essere capace di azioni
presenza di una legge implica la
fondate sulla rappresentazione di leggi è un’intelligenza (un libertà di osservarla: se è un
essere razionale); e la causalità di un tal essere, fondata su detta dovere dell’uomo fare qualcosa
rappresentazione di leggi, è la sua volontà. Dunque, la causa
suprema della natura, quale la si deve presupporre in vista del allora egli può anche
sommo bene, è un essere che causa la natura con intelletto e con liberamente non farlo;
volontà (dunque, ne è l’autore). In altri termini, è Dio.
(Immanuel Kant, Critica della ragion pratica)
✔ l’immortalità dell’anima,
postulato necessario perché
rende possibile il processo di adeguamento della volontà alla legge morale. Dal
momento che tale adesione risulta irrealizzabile nella vita terrena perché la natura
empirica dell’uomo lo rende imperfetto, la immortalità dell’anima consente un
perfezionamento del comportamento all’infinito;
✔ la esistenza di Dio, postulato necessario che ammette l’esistenza di un ente
• i giudizi estetici che giudicano la natura per quanto riguarda la sua bellezza e nei
quali la finalità viene considerata in riferimento al soggetto (finalità soggettiva);
• i giudizi teleologici che giudicano la natura considerando la finalità contenuta
nell’oggetto stesso (finalità oggettiva).
In questo modo la Critica del giudizio si sviluppa in due grandi parti:
> critica del giudizio estetico;
> critica del giudizio teleologico.
Nella critica del giudizio
estetico Kant prende in
esame il gusto, e in base
a questo traccia un
percorso sulla capacità
dell’uomo di operare un
giudizio estetico a partire
dal sentimento di bello e
di sublime.
I giudizi estetici, continua Kant, non aggiungono nulla alla conoscenza, ma creano una
sorta di comunità estetica tra giudizi soggettivi, un termine di paragone convenzionale.