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Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M.

GRANADOS

La rivelazione del musth,rion

Bibliografia

ALETTI, J-N., Essai sur l'ecclésiologie des lettres de saint-Paul (Études Bibliques NS 60; Paris 2009) 157-164.
Spanish Translation Eclesiología de las cartas de San Pablo (Estella 2010) 160-165.
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Collected Essays: Rhetoric, Soteriology, Christology and Ecclesiology (Roma 2012) 289-310.
ALETTI, J-N., “Les difficultés ecclésiologiques de la lettre aux Éphésiens”, Bib 85 (2004) 457-474. English
Translation New Approaches for Interpreting the Letters of Saint Paul. Collected Essays: Rhetoric,
Soteriology, Christology and Ecclesiology, (Roma 2012) 357-378.
BROWN, R.E., “The Pre-Christian Semitic Concept of Mystery”, CBQ 20 (1958) 417-433.
CARAGOUNIS, C.C., The Ephesian Mysterion: Meaning and Content, CWK Gleerup, Lund 1977.
GRINDHEIM, S., “What the OT Prophets Did not Know: The Mystery of the Church in Eph 3,2-13”, Bib 84
(2003) 531-553.
BEST, E., “Who used whom?”, NTS 43 (1997) 72-96.
COUTTS, J., “The Relationship of Ephesians and Colossians”, NTS 4 (1957) 201-207.
GRANADOS ROJAS, J.M., La reconciliación en la Carta a los Efesios y en la Carta a los Colosenses , AnBib 170
(Roma 2008) 193-208.

Osservazioni preliminari

A livello dello studio della composizione bisogna valutare l’ipotesi di A.T. Lincoln che vede
in Ef 3,1-13 una digressio la cui funzione comprende quella di una narratio. Si deve
analizzare anche l’importanza data al motivo della pseudonimia nel modello di composizione
proposto.

A livello della sintassi bisogna rilevare i limiti delle frasi, delle piccole unità e il tipo di
costruzione — a cascata — evidenziata dalle inclusioni e da altri indizi strutturali.

A livello della semantica la questione più importante è quella del vocabolario del musth,rion
e i suoi legami semantici con il linguaggio della conoscenza. Il vocabolario composto con la
preposizione su,n presenta anche certa rilevanza per l’interpretazione.

A livello teologico il contrasto tra il passato del musth,rion nascosto e il presente della sua
rivelazione presenta diversi problemi: (a) la questione della continuità e discontinuità tra il
disegno di salvezza formulato nell’AT e la nuova realtà rivelata ora in Cristo; (b) il ruolo
della chiesa e del vangelo come mediatori della rivelazione e della conoscenza del
musth,rion; (c) la portata del motivo della conoscenza in confronto a quello della grazia.

1. Studio della disposizione

1.1. Ef 3,1-13 e Col 1,23-29

Il paragone tra i due testi dimostra che in Ef 3,1-13 i destinatari della rivelazione del
mistero sono gli apostoli e i profeti, mentre in Col 1,23-29 sono tutti i santi, cioè i credenti.
La presentazione di Efesini enfatizza la dimensione ecclesiologica del mistero, tramite la

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descrizione del suo contenuto (3,6) e il suo annuncio (3,10), mentre la presentazione di
Colossesi sottolinea l’aspetto cristologico.

Ef 3,1-13 Col 1,23-29


3,1 1,23c
evgw. Pau/loj evgw. Pau/loj
3,1 1,24
u`pe.r u`mw/n u`pe.r u`mw/n
3,2 1,25b
th.n oivkonomi,an th/j ca,ritoj tou/ qeou/ kata. th.n oivkonomi,an tou/ qeou/
th/j doqei,shj moi eivj u`ma/j th.n doqei/sa,n moi eivj u`ma/j
3,4b 1,27b
evn tw/| musthri,w| tou/ Cristou/ tou/ musthri,ou tou,tou […],
o[ evstin Cristo.j
3,5b 1,26b
nu/n avpekalu,fqh toi/j a`gi,oij nu/n de. evfanerw,qh toi/j a`gi,oij auvtou/
avposto,loij auvtou/
kai. profh,taij evn pneu,mati
3,7a 1,25a
ou- evgenh,qhn dia,konoj h-j evgeno,mhn evgw. dia,konoj
3,7c 1,29b
kata. th.n evne,rgeian kata. th.n evne,rgeian auvtou/
th/j duna,mewj auvtou/ th.n evnergoume,nhn evn evmoi. evn duna,mei
3,8b 1,27-28a
toi/j e;qnesin euvaggeli,sasqai to. oi-j hvqe,lhsen o` qeo.j gnwri,sai ti,
avnexicni,aston plou/toj tou/ Cristou/ to. plou/toj th/j do,xhj tou/ musthri,ou
tou,tou evn toi/j e;qnesin
3,9 1,26a
tou/ musthri,ou tou/ avpokekrumme,nou to. musth,rion to. avpokekrumme,non
avpo. tw/n aivw,nwn avpo. tw/n aivw,nwn

1.2. L’ipotesi della dipendenza

Le somiglianze fra Ef 3,1-13 e Col 1,23-29 sono state usate per provare la dipendenza di
Efesini nei confronti di Colossesi. Gli argomenti adoperati in questo caso possono tuttavia
capovolgersi per dimostrare il contrario1.

L’esame dei due testi indica che Ef 3,1-13 potrebbe essere un’espansione di Col 1,23-29
perché Efesini contiene idee diverse che non appaiono in Colossesi: ad esempio la
rivelazione particolare rivolta a Paolo (3,3); la disistima di se stesso (3,8); l'annuncio del
vangelo ai poteri celesti (3,10). Col 1,23-29 dall’altra parte non sembra essere una
riduzione di Efesini; se fosse così perché allora la lettera non riporta la questione della
predicazione ai poteri celesti? Una questione così importante per Colossesi.

Un’osservazione importante è quella che riguarda la menzione dei santi in Col 1,26 come
soggetto della manifestazione del mistero; mentre in Ef 3,5 si riferisce agli apostoli,
qualificati come santi e a i profeti. Forse è stato l’autore di Colossesi a compilare questa
menzione e non l’autore di Efesini2.

1.3. Proposte di composizione

Basata sulla sintassi e sui temi (R. MAZUR, La retorica della lettera agli Efesini (Milano
2010) 132-135). [Argumentum a persona con la funzione di docere (445)].

1
Gli indizi che di fatto provano o confutano l’originalità ( authorship) delle due lettere sono ambivalenti;essi
possono dimostrare l’anteriorità o dipendenza di qualsiasi delle due lettere rispetto all’altra. Vedi J. COUTTS,
“The Relationship of Ephesians and Colossians”, 201-207; A. VAN ROON, The Authenticity of Ephesians, 4-8.
413-437; E. BEST, “Who used Whom?”, 72-96.
2
Cf. E. Best, “Who used Whom?” che usa questo esempio per confutare l’ipotesi anglosassone comune della
dipendenza di Efesini rispetto di Colossesi.

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A. Paolo schiavo di Cristo: Ef 3,1.


B. Rivelazione del mistero a Paolo: Ef 3,2-7.
(a) Il mistero rivelato a Paolo: Ef 3,2-4.
(b) Il contenuto del mistero: Ef 3,5-7.
C. Rivelazione del mistero per mezzo di Paolo3: Ef 3,8-12.
(a) Grazia donata a Paolo per tutti: Ef 3,8-12.
(b) In Cristo abbiamo accesso a Dio: Ef 3,11-12.
D. Intercessione di Paolo: Ef 3,13.

Paragonare con la proposta tematica di H.W. HOEHNER, Ephesians (Grand Rapids, MI


2002) 417-467. [Parenthetical Expansion of the Mystery]

1. The Introduction (3:1)


2. The Mystery (3:2-6)
(a) The Administration of God’s Grace (3:2)
(b) The Revelation of the Mystery (3:3-5)
(c) The Content of the Mystery (3:6)
3. The Ministry (3:7-12)4
(a) The Placement into the Ministry (3:7-8a)
(b) The Performance of the Ministry (3:8b-9)
(c) The Purpose of the Ministry (3:10-12)
4. The Injunction (3:13)

1.4. I limiti della sezione5

I richiami orali e le inclusioni confermano l’unità della sezione. L’espressione Tou,tou ca,rin
in 3,1.14 funziona come un’inclusione che la delimita. La particella dio. in 3,13 riprende
sicuramente di forma consecutiva tutta la sezione precedente (3,1-13) confermando così la
sua unità. Un’osservazione simile corrisponde alla ripresa dell’espressione u`pe.r u`mw/n
(3,1.13). Anche se 3,1 costituisce un anacoluto, la presenza del Tou,tou ca,rin all’inizio
della frase suggerisce una ripresa concettuale dell’unità precedente (2,11-22).

La sintassi di 3,2-13 è costituita da due lunghe frasi. Le piccole unità sintattiche sono 3,2-7
e 3,8-13; la prima si riferisce alla rivelazione del mistero agli apostoli e profeti e la seconda
alla proclamazione del mistero come vangelo alle nazioni. La disposizione di 3,2-7
rappresenta una reversio (che conclude con la formulazione del contenuto del mistero in
3,6) e quella di 3,8-13 che mostra una composizione tipo cascata6.
3
Valutare criticamente la proposta (R. Mazur) di un argomento “personale”, in particolare la mediazione
dell’apostolo (oppure della chiesa?) nella difusione del musth,rion.
4
Valutare criticamente la proposta (H.W. Hoehner) di un ministero (personale) dell’apostolo in 3,1-13. Si noti
l’assenza del termine dia,konoj (vedi Col 1,23.25). Valutare anche criticamente la funzione attribuita alla
congiunzione dio, in 3,13.
5
M-E. Boismard considera Ef 3,2-7 una ripresa di Colossesi in tanto che Ef 3,8-13 sarebbe scritto
originalmente da Paolo, eccetto per il sintagma avpo. tw/n aivw,nwn, che sarebbe una aggiunta redazionale. Ef
3,2-7 corrispondono alla formulazione anche redazionale di 2,12b-13. 19-22 e rispecchiano una realtà
ecclesiale, mentre in 3,8-13 il mistero resta ancora cristologico. M-E. Boismard non vede insomma tra 3,2-7 e
3,8-13 una vera unità semantica. Cf. M.-E., BOISMARD, L’énigme de la lettre aux Éphésiens, Gabalda (Paris
1999) 102-107.
6
Vedi J-N. ALETTI, Saint Paul. Épître aux Éphésiens, Gabalda (Paris 2001) 172-173.

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1.5.1. L’inversione

ei; ge hvkou,sate th.n oivkonomi,an th/j ca,ritoj tou/ qeou/ th/j doqei,shj moi eivj u`ma/j(
a 3Îo[tiÐ kata. avpoka,luyin
b evgnwri,sqh moi
c to. musth,rion
d kaqw.j proe,graya evn ovli,gw|(

d 4pro.j o] du,nasqe avnaginw,skontej noh/sai


c th.n su,nesi,n mou evn tw/| musthri,w| tou/ Cristou/(
b 5o] e`te,raij geneai/j ouvk evgnwri,sqh toi/j ui`oi/j tw/n avnqrw,pwn
a w`j nu/n avpekalu,fqh toi/j a`gi,oij avposto,loij auvtou/ kai. profh,taij evn pneu,mati(
6
ei=nai ta. e;qnh sugklhrono,ma
kai. su,sswma
kai. summe,toca th/j evpaggeli,aj
evn Cristw/| VIhsou/ dia. tou/ euvaggeli,ou(
7
ou- evgenh,qhn dia,konoj
kata. th.n dwrea.n th/j ca,ritoj tou/ qeou/ th/j doqei,shj moi
kata. th.n evne,rgeian th/j duna,mewj auvtou/Å

Si noti l’inclusione segnata dall’espressione th/j ca,ritoj tou/ qeou/ th/j doqei,shj moi.
Analizzare le ricorrenze parallele in Col 1,25; 1Cor 3,107.

1.5.2. Struttura a cascata


8
portavoce evmoi. tw/| evlacistote,rw| pa,ntwn a`gi,wn evdo,qh h` ca,rij au[th(
oggetto toi/j e;qnesin euvaggeli,sasqai to. avnexicni,aston plou/toj tou/ Cristou/
9
kai. fwti,sai Îpa,ntajÐ ti,j h` oivkonomi,a tou/ musthri,ou tou/ avpokekrumme,nou
avpo. tw/n aivw,nwn evn tw/| qew/| tw/| ta. pa,nta kti,santi(
10
finalità i[na gnwrisqh/| nu/n
destinatari tai/j avrcai/j kai. tai/j evxousi,aij evn toi/j evpourani,oij
strumenti dia. th/j evkklhsi,aj
oggetto h` polupoi,kiloj sofi,a tou/ qeou/(
11
circostanza, kata. pro,qesin tw/n aivw,nwn h]n evpoi,hsen evn tw/| Cristw/| VIhsou/ tw/| kuri,w| h`mw/n(
12
mediazione e evn w-| e;comen th.n parrhsi,an kai. prosagwgh.n evn pepoiqh,sei
dia. th/j pi,stewj auvtou/Å
13
ripresa dio. aivtou/mai mh. evgkakei/n evn tai/j qli,yesi,n mou u`pe.r u`mw/n(
h[tij evsti.n do,xa u`mw/nÅ

Lo stile tipo cascata si rifà allo stesso modello di composizione della euloghia. Vedi Ef 1,3-
14.

2. Questioni di close reading

Ef 3,1: Qual è il valore di tou,tou ca,rin; ha valore consecutivo o di conclusione? Si riferisce


a Ef 2,11-22 o a tutto 2? Come si deve capire la menzione della prigionia paolina,
come metafora oppure come situazione reale?
7
Vedi storia della ricezione in N. FRANK, Der Kolosserbrief im Kontext des paulinischen Erbes : eine
intertextuelle Studie zur Auslegung und Fortschreibung der Paulustradition (WUNT II/271; Tübingen 2009)
99. Si noti la dipendenza da M. Wolter riguardo l’idea di una “tendenza istituzionale”.

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Ef 3,2: Qual è il valore di ei; ge? Qual è il contenuto semantico di oivkonomi,a; l’atto di
amministrazione o l’azione di amministrare? Qual è il valore del genitivo th.n
oivkonomi,an th/j ca,ritoj?
Ef 3,3: Qual è il valore di o[ti? (assente in P46 B (Ambrosiater); presente in a A C D). Qual
è il valore della preposizione kata,; secondo una rivelazione o a causa di una
rivelazione? Di che tipo di avpoka,luyij si tratta qui? Qual è il riferimento sintattico e
semantico di kaqw.j proe,graya evn ovli,gw|? Rilevare la portata del termine musth,rion.
Notare che sempre è preceduto dall’articolo determinativo.
Ef 3,4: Qual è il valore dell’espressione pro.j o]; causale oppure finale? Qual è il valore della
clausola pro.j o] du,nasqe nel suo insieme; consecutiva rispetto alla precedente oppure
esplicativa? Qual è il valore del genitivo tw/| musthri,w| tou/ Cristou/: di origine, di
relazione o epexegetico? Il mistero concernente a Cristo oppure che è il Cristo?
Ef 3,5: Qual è il riferimento del relativo o[? Qual è il valore della particella w`j; comparativa
oppure indica quasi un’opposizione? Qual è il riferimento semantico di evn pneu,mati:
(1) ta. e;qnh; (2) il verbo avpekalu,fqh; (3) santi e profeti? Rilevare il valore teologico
dei passivi.
Ef 3,6: Qual è il valore dell’infinitivo ei=nai? Sottolineare l’importanza del vocabolario con
il prefisso su,n. Evidenziare la portata ecclesiale della descrizione del mistero fatta
qui. Qua è il valore del sintagma dia. tou/ euvaggeli,ou; causale oppure strumentale?
Ef 3,7: Qual è il riferimento semantico del relativo ou-? Precisare il rapporto tra euvagge,lion
e musth,rion. Qual è il valore della sequenza di genitivi th.n dwrea.n th/j ca,ritoj tou/
qeou/ th/j doqei,shj?
Ef 3,8: Che tipo di aggettivo è evlacisto,teroj? Qual è la portata del suo significato? Qual è
il riferimento semantico di a`gi,wn? Qual è il contenuto semantico del verbo
euvaggeli,zw? Analizzare le ricorrenze di avnexicni,aston (Gio 5,9-10; 34,24; Rm
11,33). Che tipo di genitivo è tou/ Cristou; soggettivo oppure oggettivo?
Ef 3,9: Rilevare i problemi di critica testuale riguardo a pa,ntaj (P46 a2 B C D; omit. A a*) e
a dia Ihsou Cristou (Dc K; omit. P46 a A B).
Ef 3,10: Rilevare la portata teologica dell’espressione dia. th/j evkklhsi,aj. Qual è il
contenuto semantico di tai/j avrcai/j kai. tai/j evxousi,aij? Evidenziare il contesto
sapienziale dell’espressione h` polupoi,kiloj sofi,a tou/ qeou/.
Ef 3,11: Qual è il riferimento semantico di pro,qesij? (Vedi anche Ef 1,11).
Ef 3,12: Rilevare il campo semantico della pi,stij. Qual è il valore del sintagma dia. th/j
pi,stewj auvtou?
Ef 3,13: Qual è il legame tra qli/yij e rivelazione del mistero? (Vedi anche Fil 1,12-26; Col
1,24; 2Tim 2,10). Qual è il valore del infinitivo evgkakei/n? Discutere la traduzione.
(Vedi R. Penna, 153. 166).

2.1. L’analisi di ei; ge

L’espressione ei ge; può avere valore enfatico-modale oppure enfatico-causale. Per


discernere la sfumatura in questione si deve considerare se la condizione della clausola si
svolge al passato o al presente. Quando succede al passato acquista colorazione causale,
quando accade al presente diventa modale.

2Cor 5,3 ei; ge kai. evkdusa,menoi ouv gumnoi. eu`reqhso,meqaÅ


2Cor 11,16 eiv de. mh, ge( ka'n w`j a;frona de,xasqe, me( i[na kavgw. mikro,n ti kauch,swmai

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Gal 3,4 tosau/ta evpa,qete eivkh/|È ei; ge kai. eivkh/|Å


Ef 3,2 ei; ge hvkou,sate th.n oivkonomi,an th/j ca,ritoj tou/ qeou/ th/j doqei,shj moi eivj u`ma/j(
Ef 4,21 ei; ge auvto.n hvkou,sate kai. evn auvtw/| evdida,cqhte( kaqw,j evstin avlh,qeia evn tw/| VIhsou/(
Col 1,23 ei; ge evpime,nete th/| pi,stei teqemeliwme,noi kai. e`drai/oi kai. mh. metakinou,menoi
avpo. th/j evlpi,doj tou/ euvaggeli,ou ou- hvkou,sate(

Il sintagma in Ef 3,2; 4,1 come anche in Gal 3,4 sottolinea le condizioni passate
dell'azione, mentre lo stesso sintagma in 2Cor 5,3 e Col 1,23 enfatizza la condizione
presente dell’azione. L’espressione di Ef 3,2 può allora suggerire una causa: “perché se
avete ascoltato...”, cioè se si “compie il requisito” di aver ascoltato... come ho scritto in
precedenza.

2.2. Analisi di pro.j o[

Può avere valore locale, temporale oppure indicare un altro tipo di relazione, ad esempio,
amicizia – ostilità, proposito, conseguenza, paragone. Vedi H. SMYTH, Grammar, 1695.

3. Ripresa teologica

3.1. Il vocabolario del musth,rion8


27
ἐκφωνήσας δὲ ὁ Δανιηλ ἐπὶ τοῦ βασιλέως εἶπεν τὸ μυστήριον ὃ ἑώρακεν ὁ βασιλεύς οὐκ ἔστι σοφῶν
28
καὶ φαρμακῶν καὶ ἐπαοιδῶν καὶ γαζαρηνῶν ἡ δήλωσις ἀλλ᾽ ἔστι θεὸς ἐν οὐρανῷ ἀνακαλύπτων
μυστήρια ὃς ἐδήλωσε τῷ βασιλεῖ Ναβουχοδονοσορ ἃ δεῖ γενέσθαι ἐπ᾽ ἐσχάτων τῶν ἡμερῶν βασιλεῦ
29
εἰς τὸν αἰῶνα ζῆθι τὸ ἐνύπνιον καὶ τὸ ὅραμα τῆς κεφαλῆς σου ἐπὶ τῆς κοίτης σου τοῦτό ἐστι σύ
βασιλεῦ κατακλιθεὶς ἐπὶ τῆς κοίτης σου ἑώρακας πάντα ὅσα δεῖ γενέσθαι ἐπ᾽ ἐσχάτων τῶν ἡμερῶν καὶ
30
ὁ ἀνακαλύπτων μυστήρια ἐδήλωσέ σοι ἃ δεῖ γενέσθαι κἀμοὶ δὲ οὐ παρὰ τὴν σοφίαν τὴν οὖσαν ἐν
ἐμοὶ ὑπὲρ πάντας τοὺς ἀνθρώπους τὸ μυστήριον τοῦτο ἐξεφάνθη ἀλλ᾽ ἕνεκεν τοῦ δηλωθῆναι τῷ
βασιλεῖ ἐσημάνθη μοι ἃ ὑπέλαβες τῇ καρδίᾳ σου ἐν γνώσει. (Dn 2,27-30).

Nella lettera agli Efesini si ritrovano alcuni elementi comuni alla descrizione del musth,rion
in Dn 2: (a) i misteri non restano nascosti, ma sono rivelati o svelati; Dio stesso vuole la
sua rivelazione; (b) i misteri sono dati a conoscere a tutti (in particolari gli umili), ma solo
mediante rivelazione divina; (c) nel libro di Daniele la trasmissione dei misteri si realizza in
due tappe: prima si comunicano (senza essere necessariamente capiti) e dopo sono
interpretati (la loro interpretazione diventa necessaria); (d) i misteri riguardano alla fine de
tempi, non sono successi ancora, quindi costituiscono una novità.

La lettera agli Efesini offre, dall’altra parte, alcune caratteristiche proprie del musth,rion: (a)
la sua unicità: si tratta del musth,rion al singolare, non si usa più la formulazione al plurale
di Dn 2; (b) la universalità dei suoi destinatari (cioè, la sua portata cosmica): tutto il creato
è destinato a conoscere tale mistero; (c) si tratta del mistero di Cristo (Ef 3,4) e del suo
legame indisolubile (come testa) con la chiesa (Ef 1,22-23; 5,32); (d) mistero che si
definisce in termini ecclesiali (si noti il vocabolario costruito con la preposizione su,n).

8
Vedi i diversi excursus sul tema del musth,rion in H.W. HOEHNER, Ephesians (Grand Rapids, MI 2002) 428-
434; J-N. ALETTI, Épître aux Éphésiens (Paris 2001) 182-184. Vedi anche Ch. REYNIER, Évangile et mystère:
les enjeux théologiques de l'épître aux Éphésiens (Lectio Divina; Paris 1992). Riguardo l’origine e la portata
del termine vedi anche Ch.H. RYRIE, “The Mystery in Ephesians 3”, Biblioteca Sacra 123 (1966) 24-31; R.E.
BROWN, “The Pre-Christian Semitic Concept of Mystery”, CBQ 20 (1958) 417-433.

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Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS

3.2. Rm 16,25-27 e 1Cor 2,7

Rm 16,25-27 25Tw/| de. duname,nw| u`ma/j sthri,xai


kata. to. euvagge,lio,n mou kai. to. kh,rugma VIhsou/ Cristou/(
kata. avpoka,luyin musthri,ou cro,noij aivwni,oij sesighme,nou(
26
fanerwqe,ntoj de. nu/n dia, te grafw/n profhtikw/n
katV evpitagh.n tou/ aivwni,ou qeou/
eivj u`pakoh.n pi,stewj
eivj pa,nta ta. e;qnh gnwrisqe,ntoj(

1Cor 2,7-8 7avlla. lalou/men qeou/ sofi,an evn musthri,w| th.n avpokekrumme,nhn(
h]n prow,risen o` qeo.j pro. tw/n aivw,nwn eivj do,xan h`mw/n(
8
h]n ouvdei.j tw/n avrco,ntwn tou/ aivw/noj tou,tou e;gnwken\
eiv ga.r e;gnwsan( ouvk a'n to.n ku,rion th/j do,xhj evstau,rwsanÅ

L’interpretazione del musth,rion nella lettera agli Efesini non può fare a meno
dell’interpretazione dell’espressione fanerwqe,ntoj de. nu/n dia, te grafw/n profhtikw/n in Rm
16,26. Secondo Romani la scrittura aveva parlato già del mistero. L’argomento di Ef 3,1-13
va oltre: ora è tramite il vangelo che si possono capire le scritture; detto in altro modo, la
chiave per capire le scritture è il nu/n apostolico. Si deve ricordare che in 1Cor 2,7 si parla
anche del mistero nascosto rivelato dallo spirito. Questa interpretazione conferma che
l’annuncio del vangelo ora apre o svela la realtà del musth,rion. Il kerygma apostolico
acquista in questo senso una portata senza precedenti; loro sono ora i profeti che permettono
di spiegare il vero senso delle scritture.

3.3. Il contenuto e l’annuncio del musth,rion (AnBib 170, 200-201)

Ef 3,6 sottolinea il contenuto del musth,rion mentre Ef 3,10 il suo annuncio. Nei due casi si
tratta sempre del mistero di Cristo, vale a dire, il mistero, il cui contenuto è Cristo stesso.

Il contenuto del musth,rion è descritto in Ef 2,11-22 tramite le azioni di Cristo: creare e


riconciliare; questo contenuto è ripreso in Ef 3,3 per mezzo dell’espressione kaqw.j
proe,graya evn ovli,gw|. Il mistero appena enunciato che ora è stato rivelato ai gentili consiste
nella partecipazione completa ed organica alla promessa. Così lo indicano i sintagmi
associativi di Ef 3,6 (sugklhrono,ma kai. su,sswma kai. summe,toca); ora il rapporto tra ta. e;qnh
e promessa in Cristo è diventato un legame simbiotico per mezzo del vangelo. Questa
esperienza era già descritta in certo modo in Ef 2,14-18 per mezzo della tensione semantica
tra unità e pluralità.

L’unità 3,8-13 enfatizza la proclamazione del musth,rion; esso che era stato nascosto per
diverse generazioni è stato ora rivelato. I suoi destinatari sono i gentili. Ef 3,8-13 in
confronto a 3,1-7 non sottolinea il contenuto del musth,rion, ma la sua proclamazione e in
particolare il carattere olistico della sua divulgazione. Anche se in Ef 3,8 i destinatari del
musth,rion sono i gentili, il principale recettore è tutto il creato (ta. pa,nta kti,santi); tutte le
creature, descritte poi in Ef 3,10 (tai/j avrcai/j kai. tai/j evxousi,aij evn toi/j evpourani,oij) sono
destinate ora a conoscere il mistero. Ef 3,10 accentua anche la dimensione ecclesiale della
proclamazione (vedi anche Ef 5,32). Il musth,rion, ridefinito come saggezza di Dio, è dato a
conoscere dia. th/j evkklhsi,aj. La chiesa si costituisce così mezzo di proclamazione del
musth,rion ai gentili e a tutto il creato.

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Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS

3.4. La conoscenza del musth,rion

I tratti comuni che definiscono la progressione retorica di Ef 3,1-13 comprendono categorie


conoscitive e teologiche.

Il mistero di Cristo in Ef 3,3-5.9-10 è stato rivelato e dato a conoscere. I verbi usati


(avpokalu,ptw e gnwri,zw) sottolineano l’importanza della conoscenza e della ricezione del
mistero. Tuttavia, la progressione del passo non è solo conoscitiva. Ef 3,1-13 non tratta
soltanto della rivelazione e predicazione del mistero ai gentili. La questione ora comprende
anche le coordinate temporali: il mistero che prima era nascosto ora è stato rivelato. Alle
coordinate temporali si aggiunge la sfumatura conoscitiva: i destinatari conoscono adesso
qual è la loro nuova condizione in Cristo. I gentili in questo modo non partecipano soltanto
alla promessa ma ora sono consapevoli della loro condizione e soprattutto delle loro
conseguenze. Si può perciò affermare che Ef 3,1-13 contiene due livelli complementari di
comprensione: uno temporale e un altro conoscitivo.

In Ef 3,1-13 è possibile conoscere il musth,rion di Cristo dia. tou/ euvaggeli,ou (3,6) o più
precisamente tramite la predicazione di Paolo. In Ef 3,8 il verbo euvaggeli,sasqai mette in
rilievo il contenuto annunciato ai gentili: la ricchezza di Cristo. In Ef 3,9-10 l’attività
paolina ha una doppia finalità: “per portare alla luce il piano (oivkonomi,a) del mistero” e per
“far conoscere ora [...] la saggezza di Dio”. In questo senso, gli aggettivi e le categorie che
designano l’attività paolina della divulgazione del mistero di Cristo possono essere chiamati
teologici, perché appartengono all’ambito dell’azione divina in favore dei gentili.

3.5. Musth,rion e vangelo

Perchè l’autore della lettera ha scelto una categoria estranea al NT per designare il
contenuto dell’azione salvifica divina? La categoria del musth,rion indica da una parte la
novità del vangelo; ma dall’altra parte sottolinea l’importanza della conoscenza di questa
novità. Questa categoria abbraccia ora la chiesa e stabilisce un legame indissolubile tra
Cristo e chiesa. Perciò la conoscenza di Cristo include anche la conoscenza della chiesa e il
rapporto tra questa e Cristo. Il vangelo si comprende allora nel musth,rion rivelato e il
mistero si comprende, a sua volta, come realtà inseparabile dalla chiesa (vedi anche Ef
5,32; 6,19).

La rivelazione del musth,rion non è solo importante perché annuncia cose nuove alla fine dei
tempi, ma perché giustifica con il linguaggio della scrittura che la scrittura stessa non aveva
detto tutto ciò che in loro si contiene. Questa categoria esprime in modo paradossale la
novità e discontinuità dell’annuncio, della realtà — continua — della salvezza; suggerisce
anche che questo annuncio non è soltanto la ripetizione del kerygma apostolico, ma la sua
attualizzazione e reinterpretazione. L’importanza della categoria del musth,rion consiste
infine nella sua componente conoscitiva; essa dimostra che le categorie bibliche non sono
sufficienti per conoscere Cristo, ma che per accedere al Cristo bisogna capire la novità
nascosta nelle scritture dei giudei.

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