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GRANADOS
Bibliografia
ALETTI, J-N., Essai sur l'ecclésiologie des lettres de saint-Paul (Études Bibliques NS 60; Paris 2009) 157-164.
Spanish Translation Eclesiología de las cartas de San Pablo (Estella 2010) 160-165.
ALETTI, J-N., “Sagesse et Mystère chez Paul. Réflexions sur le rapprochement de deux champs
lexicographiques”, La Sagessebiblique de l’Ancien au Nouveau Testament (ed. J. TRUBLET) (LD 160;
Paris 1995) 357-384. English Translation New Approaches for Interpreting the Letters of Saint Paul.
Collected Essays: Rhetoric, Soteriology, Christology and Ecclesiology (Roma 2012) 289-310.
ALETTI, J-N., “Les difficultés ecclésiologiques de la lettre aux Éphésiens”, Bib 85 (2004) 457-474. English
Translation New Approaches for Interpreting the Letters of Saint Paul. Collected Essays: Rhetoric,
Soteriology, Christology and Ecclesiology, (Roma 2012) 357-378.
BROWN, R.E., “The Pre-Christian Semitic Concept of Mystery”, CBQ 20 (1958) 417-433.
CARAGOUNIS, C.C., The Ephesian Mysterion: Meaning and Content, CWK Gleerup, Lund 1977.
GRINDHEIM, S., “What the OT Prophets Did not Know: The Mystery of the Church in Eph 3,2-13”, Bib 84
(2003) 531-553.
BEST, E., “Who used whom?”, NTS 43 (1997) 72-96.
COUTTS, J., “The Relationship of Ephesians and Colossians”, NTS 4 (1957) 201-207.
GRANADOS ROJAS, J.M., La reconciliación en la Carta a los Efesios y en la Carta a los Colosenses , AnBib 170
(Roma 2008) 193-208.
Osservazioni preliminari
A livello dello studio della composizione bisogna valutare l’ipotesi di A.T. Lincoln che vede
in Ef 3,1-13 una digressio la cui funzione comprende quella di una narratio. Si deve
analizzare anche l’importanza data al motivo della pseudonimia nel modello di composizione
proposto.
A livello della sintassi bisogna rilevare i limiti delle frasi, delle piccole unità e il tipo di
costruzione — a cascata — evidenziata dalle inclusioni e da altri indizi strutturali.
A livello della semantica la questione più importante è quella del vocabolario del musth,rion
e i suoi legami semantici con il linguaggio della conoscenza. Il vocabolario composto con la
preposizione su,n presenta anche certa rilevanza per l’interpretazione.
A livello teologico il contrasto tra il passato del musth,rion nascosto e il presente della sua
rivelazione presenta diversi problemi: (a) la questione della continuità e discontinuità tra il
disegno di salvezza formulato nell’AT e la nuova realtà rivelata ora in Cristo; (b) il ruolo
della chiesa e del vangelo come mediatori della rivelazione e della conoscenza del
musth,rion; (c) la portata del motivo della conoscenza in confronto a quello della grazia.
Il paragone tra i due testi dimostra che in Ef 3,1-13 i destinatari della rivelazione del
mistero sono gli apostoli e i profeti, mentre in Col 1,23-29 sono tutti i santi, cioè i credenti.
La presentazione di Efesini enfatizza la dimensione ecclesiologica del mistero, tramite la
1
Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS
descrizione del suo contenuto (3,6) e il suo annuncio (3,10), mentre la presentazione di
Colossesi sottolinea l’aspetto cristologico.
Le somiglianze fra Ef 3,1-13 e Col 1,23-29 sono state usate per provare la dipendenza di
Efesini nei confronti di Colossesi. Gli argomenti adoperati in questo caso possono tuttavia
capovolgersi per dimostrare il contrario1.
L’esame dei due testi indica che Ef 3,1-13 potrebbe essere un’espansione di Col 1,23-29
perché Efesini contiene idee diverse che non appaiono in Colossesi: ad esempio la
rivelazione particolare rivolta a Paolo (3,3); la disistima di se stesso (3,8); l'annuncio del
vangelo ai poteri celesti (3,10). Col 1,23-29 dall’altra parte non sembra essere una
riduzione di Efesini; se fosse così perché allora la lettera non riporta la questione della
predicazione ai poteri celesti? Una questione così importante per Colossesi.
Un’osservazione importante è quella che riguarda la menzione dei santi in Col 1,26 come
soggetto della manifestazione del mistero; mentre in Ef 3,5 si riferisce agli apostoli,
qualificati come santi e a i profeti. Forse è stato l’autore di Colossesi a compilare questa
menzione e non l’autore di Efesini2.
Basata sulla sintassi e sui temi (R. MAZUR, La retorica della lettera agli Efesini (Milano
2010) 132-135). [Argumentum a persona con la funzione di docere (445)].
1
Gli indizi che di fatto provano o confutano l’originalità ( authorship) delle due lettere sono ambivalenti;essi
possono dimostrare l’anteriorità o dipendenza di qualsiasi delle due lettere rispetto all’altra. Vedi J. COUTTS,
“The Relationship of Ephesians and Colossians”, 201-207; A. VAN ROON, The Authenticity of Ephesians, 4-8.
413-437; E. BEST, “Who used Whom?”, 72-96.
2
Cf. E. Best, “Who used Whom?” che usa questo esempio per confutare l’ipotesi anglosassone comune della
dipendenza di Efesini rispetto di Colossesi.
2
Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS
I richiami orali e le inclusioni confermano l’unità della sezione. L’espressione Tou,tou ca,rin
in 3,1.14 funziona come un’inclusione che la delimita. La particella dio. in 3,13 riprende
sicuramente di forma consecutiva tutta la sezione precedente (3,1-13) confermando così la
sua unità. Un’osservazione simile corrisponde alla ripresa dell’espressione u`pe.r u`mw/n
(3,1.13). Anche se 3,1 costituisce un anacoluto, la presenza del Tou,tou ca,rin all’inizio
della frase suggerisce una ripresa concettuale dell’unità precedente (2,11-22).
La sintassi di 3,2-13 è costituita da due lunghe frasi. Le piccole unità sintattiche sono 3,2-7
e 3,8-13; la prima si riferisce alla rivelazione del mistero agli apostoli e profeti e la seconda
alla proclamazione del mistero come vangelo alle nazioni. La disposizione di 3,2-7
rappresenta una reversio (che conclude con la formulazione del contenuto del mistero in
3,6) e quella di 3,8-13 che mostra una composizione tipo cascata6.
3
Valutare criticamente la proposta (R. Mazur) di un argomento “personale”, in particolare la mediazione
dell’apostolo (oppure della chiesa?) nella difusione del musth,rion.
4
Valutare criticamente la proposta (H.W. Hoehner) di un ministero (personale) dell’apostolo in 3,1-13. Si noti
l’assenza del termine dia,konoj (vedi Col 1,23.25). Valutare anche criticamente la funzione attribuita alla
congiunzione dio, in 3,13.
5
M-E. Boismard considera Ef 3,2-7 una ripresa di Colossesi in tanto che Ef 3,8-13 sarebbe scritto
originalmente da Paolo, eccetto per il sintagma avpo. tw/n aivw,nwn, che sarebbe una aggiunta redazionale. Ef
3,2-7 corrispondono alla formulazione anche redazionale di 2,12b-13. 19-22 e rispecchiano una realtà
ecclesiale, mentre in 3,8-13 il mistero resta ancora cristologico. M-E. Boismard non vede insomma tra 3,2-7 e
3,8-13 una vera unità semantica. Cf. M.-E., BOISMARD, L’énigme de la lettre aux Éphésiens, Gabalda (Paris
1999) 102-107.
6
Vedi J-N. ALETTI, Saint Paul. Épître aux Éphésiens, Gabalda (Paris 2001) 172-173.
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Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS
1.5.1. L’inversione
ei; ge hvkou,sate th.n oivkonomi,an th/j ca,ritoj tou/ qeou/ th/j doqei,shj moi eivj u`ma/j(
a 3Îo[tiÐ kata. avpoka,luyin
b evgnwri,sqh moi
c to. musth,rion
d kaqw.j proe,graya evn ovli,gw|(
Si noti l’inclusione segnata dall’espressione th/j ca,ritoj tou/ qeou/ th/j doqei,shj moi.
Analizzare le ricorrenze parallele in Col 1,25; 1Cor 3,107.
Lo stile tipo cascata si rifà allo stesso modello di composizione della euloghia. Vedi Ef 1,3-
14.
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Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS
Ef 3,2: Qual è il valore di ei; ge? Qual è il contenuto semantico di oivkonomi,a; l’atto di
amministrazione o l’azione di amministrare? Qual è il valore del genitivo th.n
oivkonomi,an th/j ca,ritoj?
Ef 3,3: Qual è il valore di o[ti? (assente in P46 B (Ambrosiater); presente in a A C D). Qual
è il valore della preposizione kata,; secondo una rivelazione o a causa di una
rivelazione? Di che tipo di avpoka,luyij si tratta qui? Qual è il riferimento sintattico e
semantico di kaqw.j proe,graya evn ovli,gw|? Rilevare la portata del termine musth,rion.
Notare che sempre è preceduto dall’articolo determinativo.
Ef 3,4: Qual è il valore dell’espressione pro.j o]; causale oppure finale? Qual è il valore della
clausola pro.j o] du,nasqe nel suo insieme; consecutiva rispetto alla precedente oppure
esplicativa? Qual è il valore del genitivo tw/| musthri,w| tou/ Cristou/: di origine, di
relazione o epexegetico? Il mistero concernente a Cristo oppure che è il Cristo?
Ef 3,5: Qual è il riferimento del relativo o[? Qual è il valore della particella w`j; comparativa
oppure indica quasi un’opposizione? Qual è il riferimento semantico di evn pneu,mati:
(1) ta. e;qnh; (2) il verbo avpekalu,fqh; (3) santi e profeti? Rilevare il valore teologico
dei passivi.
Ef 3,6: Qual è il valore dell’infinitivo ei=nai? Sottolineare l’importanza del vocabolario con
il prefisso su,n. Evidenziare la portata ecclesiale della descrizione del mistero fatta
qui. Qua è il valore del sintagma dia. tou/ euvaggeli,ou; causale oppure strumentale?
Ef 3,7: Qual è il riferimento semantico del relativo ou-? Precisare il rapporto tra euvagge,lion
e musth,rion. Qual è il valore della sequenza di genitivi th.n dwrea.n th/j ca,ritoj tou/
qeou/ th/j doqei,shj?
Ef 3,8: Che tipo di aggettivo è evlacisto,teroj? Qual è la portata del suo significato? Qual è
il riferimento semantico di a`gi,wn? Qual è il contenuto semantico del verbo
euvaggeli,zw? Analizzare le ricorrenze di avnexicni,aston (Gio 5,9-10; 34,24; Rm
11,33). Che tipo di genitivo è tou/ Cristou; soggettivo oppure oggettivo?
Ef 3,9: Rilevare i problemi di critica testuale riguardo a pa,ntaj (P46 a2 B C D; omit. A a*) e
a dia Ihsou Cristou (Dc K; omit. P46 a A B).
Ef 3,10: Rilevare la portata teologica dell’espressione dia. th/j evkklhsi,aj. Qual è il
contenuto semantico di tai/j avrcai/j kai. tai/j evxousi,aij? Evidenziare il contesto
sapienziale dell’espressione h` polupoi,kiloj sofi,a tou/ qeou/.
Ef 3,11: Qual è il riferimento semantico di pro,qesij? (Vedi anche Ef 1,11).
Ef 3,12: Rilevare il campo semantico della pi,stij. Qual è il valore del sintagma dia. th/j
pi,stewj auvtou?
Ef 3,13: Qual è il legame tra qli/yij e rivelazione del mistero? (Vedi anche Fil 1,12-26; Col
1,24; 2Tim 2,10). Qual è il valore del infinitivo evgkakei/n? Discutere la traduzione.
(Vedi R. Penna, 153. 166).
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Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS
Il sintagma in Ef 3,2; 4,1 come anche in Gal 3,4 sottolinea le condizioni passate
dell'azione, mentre lo stesso sintagma in 2Cor 5,3 e Col 1,23 enfatizza la condizione
presente dell’azione. L’espressione di Ef 3,2 può allora suggerire una causa: “perché se
avete ascoltato...”, cioè se si “compie il requisito” di aver ascoltato... come ho scritto in
precedenza.
Può avere valore locale, temporale oppure indicare un altro tipo di relazione, ad esempio,
amicizia – ostilità, proposito, conseguenza, paragone. Vedi H. SMYTH, Grammar, 1695.
3. Ripresa teologica
Nella lettera agli Efesini si ritrovano alcuni elementi comuni alla descrizione del musth,rion
in Dn 2: (a) i misteri non restano nascosti, ma sono rivelati o svelati; Dio stesso vuole la
sua rivelazione; (b) i misteri sono dati a conoscere a tutti (in particolari gli umili), ma solo
mediante rivelazione divina; (c) nel libro di Daniele la trasmissione dei misteri si realizza in
due tappe: prima si comunicano (senza essere necessariamente capiti) e dopo sono
interpretati (la loro interpretazione diventa necessaria); (d) i misteri riguardano alla fine de
tempi, non sono successi ancora, quindi costituiscono una novità.
La lettera agli Efesini offre, dall’altra parte, alcune caratteristiche proprie del musth,rion: (a)
la sua unicità: si tratta del musth,rion al singolare, non si usa più la formulazione al plurale
di Dn 2; (b) la universalità dei suoi destinatari (cioè, la sua portata cosmica): tutto il creato
è destinato a conoscere tale mistero; (c) si tratta del mistero di Cristo (Ef 3,4) e del suo
legame indisolubile (come testa) con la chiesa (Ef 1,22-23; 5,32); (d) mistero che si
definisce in termini ecclesiali (si noti il vocabolario costruito con la preposizione su,n).
8
Vedi i diversi excursus sul tema del musth,rion in H.W. HOEHNER, Ephesians (Grand Rapids, MI 2002) 428-
434; J-N. ALETTI, Épître aux Éphésiens (Paris 2001) 182-184. Vedi anche Ch. REYNIER, Évangile et mystère:
les enjeux théologiques de l'épître aux Éphésiens (Lectio Divina; Paris 1992). Riguardo l’origine e la portata
del termine vedi anche Ch.H. RYRIE, “The Mystery in Ephesians 3”, Biblioteca Sacra 123 (1966) 24-31; R.E.
BROWN, “The Pre-Christian Semitic Concept of Mystery”, CBQ 20 (1958) 417-433.
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Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS
1Cor 2,7-8 7avlla. lalou/men qeou/ sofi,an evn musthri,w| th.n avpokekrumme,nhn(
h]n prow,risen o` qeo.j pro. tw/n aivw,nwn eivj do,xan h`mw/n(
8
h]n ouvdei.j tw/n avrco,ntwn tou/ aivw/noj tou,tou e;gnwken\
eiv ga.r e;gnwsan( ouvk a'n to.n ku,rion th/j do,xhj evstau,rwsanÅ
L’interpretazione del musth,rion nella lettera agli Efesini non può fare a meno
dell’interpretazione dell’espressione fanerwqe,ntoj de. nu/n dia, te grafw/n profhtikw/n in Rm
16,26. Secondo Romani la scrittura aveva parlato già del mistero. L’argomento di Ef 3,1-13
va oltre: ora è tramite il vangelo che si possono capire le scritture; detto in altro modo, la
chiave per capire le scritture è il nu/n apostolico. Si deve ricordare che in 1Cor 2,7 si parla
anche del mistero nascosto rivelato dallo spirito. Questa interpretazione conferma che
l’annuncio del vangelo ora apre o svela la realtà del musth,rion. Il kerygma apostolico
acquista in questo senso una portata senza precedenti; loro sono ora i profeti che permettono
di spiegare il vero senso delle scritture.
Ef 3,6 sottolinea il contenuto del musth,rion mentre Ef 3,10 il suo annuncio. Nei due casi si
tratta sempre del mistero di Cristo, vale a dire, il mistero, il cui contenuto è Cristo stesso.
L’unità 3,8-13 enfatizza la proclamazione del musth,rion; esso che era stato nascosto per
diverse generazioni è stato ora rivelato. I suoi destinatari sono i gentili. Ef 3,8-13 in
confronto a 3,1-7 non sottolinea il contenuto del musth,rion, ma la sua proclamazione e in
particolare il carattere olistico della sua divulgazione. Anche se in Ef 3,8 i destinatari del
musth,rion sono i gentili, il principale recettore è tutto il creato (ta. pa,nta kti,santi); tutte le
creature, descritte poi in Ef 3,10 (tai/j avrcai/j kai. tai/j evxousi,aij evn toi/j evpourani,oij) sono
destinate ora a conoscere il mistero. Ef 3,10 accentua anche la dimensione ecclesiale della
proclamazione (vedi anche Ef 5,32). Il musth,rion, ridefinito come saggezza di Dio, è dato a
conoscere dia. th/j evkklhsi,aj. La chiesa si costituisce così mezzo di proclamazione del
musth,rion ai gentili e a tutto il creato.
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Efesini 3,1-13: La rivelazione del musth,rion (per uso degli studenti) (PIB 2012-II) J.M. GRANADOS
In Ef 3,1-13 è possibile conoscere il musth,rion di Cristo dia. tou/ euvaggeli,ou (3,6) o più
precisamente tramite la predicazione di Paolo. In Ef 3,8 il verbo euvaggeli,sasqai mette in
rilievo il contenuto annunciato ai gentili: la ricchezza di Cristo. In Ef 3,9-10 l’attività
paolina ha una doppia finalità: “per portare alla luce il piano (oivkonomi,a) del mistero” e per
“far conoscere ora [...] la saggezza di Dio”. In questo senso, gli aggettivi e le categorie che
designano l’attività paolina della divulgazione del mistero di Cristo possono essere chiamati
teologici, perché appartengono all’ambito dell’azione divina in favore dei gentili.
Perchè l’autore della lettera ha scelto una categoria estranea al NT per designare il
contenuto dell’azione salvifica divina? La categoria del musth,rion indica da una parte la
novità del vangelo; ma dall’altra parte sottolinea l’importanza della conoscenza di questa
novità. Questa categoria abbraccia ora la chiesa e stabilisce un legame indissolubile tra
Cristo e chiesa. Perciò la conoscenza di Cristo include anche la conoscenza della chiesa e il
rapporto tra questa e Cristo. Il vangelo si comprende allora nel musth,rion rivelato e il
mistero si comprende, a sua volta, come realtà inseparabile dalla chiesa (vedi anche Ef
5,32; 6,19).
La rivelazione del musth,rion non è solo importante perché annuncia cose nuove alla fine dei
tempi, ma perché giustifica con il linguaggio della scrittura che la scrittura stessa non aveva
detto tutto ciò che in loro si contiene. Questa categoria esprime in modo paradossale la
novità e discontinuità dell’annuncio, della realtà — continua — della salvezza; suggerisce
anche che questo annuncio non è soltanto la ripetizione del kerygma apostolico, ma la sua
attualizzazione e reinterpretazione. L’importanza della categoria del musth,rion consiste
infine nella sua componente conoscitiva; essa dimostra che le categorie bibliche non sono
sufficienti per conoscere Cristo, ma che per accedere al Cristo bisogna capire la novità
nascosta nelle scritture dei giudei.