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Sommario
PRIMO PIANO
Processo PRIME CONSIDERAZIONI SUL CODICE DEL PROCESSO AMMINISTRATIVO: FRA LUCI E OMBRE
amministrativo di Aldo Travi 1125
LEGISLAZIONE
NOVITÀ NORMATIVE
a cura di Alessandro Pagano 1129
GIURISPRUDENZA
Osservatori
OSSERVATORIO - CASSAZIONE SEZIONI UNITE 1135
OSSERVATORIO - CASSAZIONE SEZIONI SEMPLICI 1143
a cura di Vincenzo Carbone
Giurisprudenza commentata
Distrazione Cassazione civile, sez. un., 7 luglio 2010, n. 16037 1165
delle spese L’OMESSA PRONUNCIA SULLA DISTRAZIONE DELLE SPESE PUÒ ESSERE RECUPERATA
CON IL PROCEDIMENTO DI CORREZIONE
di Aldo Carrato 1168
Diffida ad Cassazione civile, sez. un., 15 giugno 2010, n. 14292 1181
adempiere È EFFICACE LA DIFFIDA AD ADEMPIERE SOTTOSCRITTA DALL’AVVOCATO PRIVO
DI PROCURA SCRITTA?
di Dilma Beccari 1183
Revocatoria Cassazione civile, sez. un., 18 marzo 2010, n. 6538 1190
fallimentare REGIME DI REVOCABILITÀ FALLIMENTARE DEL PAGAMENTO ESEGUITO DAL TERZO
SUCCESSIVAMENTE DICHIARATO FALLITO
di Antonino Restuccia 1195
Responsabilità Cassazione civile, sez. III, 9 febbraio 2010, n. 2847 1201
del medico LA RESPONSABILITÀ DA VIOLAZIONE DEL CONSENSO INFORMATO
di Adolfo di Majo 1204
Comunione Cassazione civile, sez. un., 28 ottobre 2009, n. 22755 1209
legale dei beni LA DUPLICE NATURA DELLA PARTECIPAZIONE DEL CONIUGE NON ACQUIRENTE: IL NUOVO
ORIENTAMENTO DELLE SEZIONI UNITE
di Filippo Farolfi 1212
Norme Tribunale di Siena 19 gennaio 2010 1223
consuetudinarie LE OCAIOLE DELLE CONTRADE DI SIENA TRA CONSUETUDINI E FORMALISMI GIURIDICI
di Antonio Leo Tarasco 1226
OPINIONI
Riforma del LA NON CONTESTAZIONE COME PRINCIPIO E LA RIMESSIONE NEL TERMINE PER IMPUGNARE:
processo civile DUE INNESTI NEL PROCESSO BENVENUTI QUANTO SCARNI E PERCIÒ DA RINFOLTIRE
di Nicola Rascio 1243
INDICE
INDICE DEGLI AUTORI 1256
INDICE CRONOLOGICO DEI PROVVEDIMENTI 1256
INDICE ANALITICO 1256
REDAZIONE AMMINISTRAZIONE
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Riforme
Per effetto del d.lgs. 104/2010 il processo amministrativo finalmente ha un suo “codice” che accorpa le di-
sposizioni in materia fino ad oggi disperse in diversi testi normativi, determinandosi un riassetto della mate-
ria. Il codice introduce elementi positivi di novità, soprattutto ai fini della garanzia del contraddittorio; accan-
to ad essi, però, si riscontrano anche elementi meno convincenti, ispirati alla continuità con il sistema pre-
cedente, e nuovi irrigidimenti (come l’introduzione della inderogabilità della competenza territoriale).
Il primo “codice” del processo giudice. Oggi il codice non rinuncia alla perenzione
amministrativo straordinaria (art. 82 - la perenzione ordinaria, fra
Il processo amministrativo ha oggi un suo “codice”; l’altro, è ridotta a un anno: art. 81); non rinuncia al-
il primo codice del processo amministrativo nella la decurtazione dei termini nelle materie più “sensi-
storia nazionale. Le disposizioni in materia erano di- bili” (artt. 119 e 120); estende la riduzione a metà a
sperse in alcune disposizioni del testo unico del tutti i termini dei procedimenti camerali (accesso,
Consiglio di Stato del 1924, nella legge istitutiva dei silenzio, ottemperanza) diversi dai termini per il ri-
Tar del 1971, nel regolamento di procedura del corso principale, il ricorso incidentale e i motivi ag-
1907, e in una miriade di leggi speciali. Oggi, per ef- giunti (art. 87); cerca tuttavia di ovviare ad alcune
fetto del d.lgs. 2 luglio 2010, n. 104, (in G.U. 7 lu- delle storture più evidenti, riducendo i riti speciali e,
glio 2010, n. 156, suppl. ord. n. 148/L) queste dispo- soprattutto, riconducendo quelli “accelerati” (“ab-
sizioni sono riunite quasi tutte in un unico testo. breviati”) a due modelli soltanto, rappresentati ri-
L’accorpamento normativo è stato accompagnato spettivamente dall’art. 119 (che include buona par-
anche da un riassetto della disciplina. La divergenza te delle ipotesi precedentemente contemplate nel-
fra il carico di ricorsi sul giudice amministrativo e le l’art. 23-bis e nelle altre disposizioni particolari che
risorse di cui egli può disporre è intollerabile e le avevano rinviato a tale articolo) e dall’art. 120 (che
condanne in base alla legge Pinto sono sempre più concerne il contenzioso contro gli atti delle proce-
frequenti e onerose. Il legislatore, a partire dalla leg- dure contrattuali dell’amministrazione e degli altri
ge n. 205 del 2000 aveva cercato di abbreviare le di- soggetti ad essa equiparati).
stanze con strumenti drastici, come le perenzioni Nel complesso il processo amministrativo esce con-
straordinarie, previste prima per i ricorsi ultradecen- fermato nel suo assetto tradizionale e pertanto an-
nali, poi per quelli ultraquinquennali. Nello stesso che con tutti i limiti che avevano contraddistinto
tempo la decurtazione dei termini processuali in al- tale assetto fino ad oggi; la prospettiva di una rifor-
cune materie più delicate (si pensi alla disciplina in- ma più incisiva, tale da restituire al processo il valo-
trodotta nel 2000 con l’art. 23-bis e poi alla riduzio- re di strumento per la legalità amministrativa, è boc-
ne anche dei termini per il ricorso in materia di in- ciata. I nodi di fondo sono emersi pienamente nel
frastrutture strategiche e di appalti) aveva notevol- corso dell’iter che ha prodotto il d.lgs. n. 104, e a
mente complicato il quadro complessivo, trasfor- ben vedere non erano costituiti da alternative del
mando il processo amministrativo - tradizionalmen- genere di quella, piuttosto enfatizzata dalla dottrina,
te caratterizzato da una disciplina unitaria, lineare, sull’introduzione o meno di un’azione di adempi-
relativamente “semplice” - in una complessa corsa mento: concernevano, invece, il rapporto fra il giu-
ad ostacoli e rendendo così più difficile l’accesso al dice amministrativo e l’amministrazione ed emerge-
vano pienamente a proposito della cognizione del va fra un modello (come dovrebbe essere propria-
giudice. Nel codice anche l’istruttoria è riformata ed mente un codice) proiettato verso assetti permanen-
è superata la distinzione fra le tipologie di mezzi ti e la necessità di soddisfare esigenze del tutto con-
istruttori ammesse nella giurisdizione di legittimità, tingenti, soprattutto “di cassa”: nel codice la spacca-
nella giurisdizione di merito e nella giurisdizione tura su questa alternativa è rappresentata con evi-
esclusiva: è rimasta ferma, però, la concezione di un denza dalla soluzione escogitata in tema di compe-
rapporto privilegiato fra giudice amministrativo e tenza dei Tar. Per assicurare un ordine soprattutto
amministrazione. Essa si ricava oggi da alcune dispo- nella tutela cautelare, e in definitiva una maggiore
sizioni deludenti e di dubbia costituzionalità, come “prevedibilità” della giurisprudenza dei giudici di
quella che assegna la preferenza per le verificazioni e primo grado, nelle ultime battute dell’iter legislativo
perciò ammette solo eccezionalmente la consulenza il Governo ha introdotto l’inderogabilità della com-
tecnica, o come quella che consente la prova testi- petenza territoriale dei Tar (art. 13); ciò ha compor-
moniale solo nella forma scritta (art. 63). tato una notevole complicazione processuale, che
Di conseguenza, accanto alla soddisfazione per una ha dilatato il peso di istituti come il regolamento di
disciplina unitaria del processo amministrativo, vi è competenza (art. 15 ss.), ecc. Nello stesso tempo,
la delusione per l’occasione perduta: il processo am- però, il legislatore non è stato in grado di risolvere
ministrativo non pare neppure adeguato a tutti i tutti i nodi sulla competenza: in questa come in
principi sanciti dall’art. 111 Cost., che hanno al molte altre occasioni ha dettato una disciplina basa-
centro la terzietà del giudice rispetto alle parti e, ta ancora sull’impugnazione degli atti amministrati-
pertanto, anche rispetto all’amministrazione. vi (cfr. art. 13), senza neppure considerare le azioni
a tutela dei diritti (ivi compresa l’azione per il risar-
Il codice fra riforma e continuità cimento dei danni). Inoltre, anche nella logica del-
Il codice non esprime un disegno organico di rifor- l’impugnazione di atti, criteri generali identici a
ma; in esso non emerge un’idea “forte”, come invece quelli riproposti nel codice (sede dell’organo ed effi-
in passato era avvenuto per altre codificazioni. Per- cacia dell’atto) comparivano già nella legge istituti-
segue un rafforzamento degli equilibri attuali, chiu- va dei Tar e si erano rivelati quasi subito inadeguati:
dendo la strada ad equilibri diversi e più avanzati. basti riflettere sulle problematiche insorte in tema
Insomma, è un codice che perpetua un certo isola- di impugnazione di atti connessi, specie se prove-
mento culturale e che non sembra rispondere alle nienti da organi di amministrazioni diverse, sulla
nuove sfide che, in tema di legalità amministrativa, difficoltà di identificare l’ambito territoriale degli
impegnano da un paio di decenni gli studiosi del effetti giuridici e di distinguere tali effetti da quelli
processo amministrativo in molti Paesi dell’Europa materiali, o magari soltanto dalla sfera degli interes-
continentale. si coinvolti.
Queste valutazioni critiche meritano però alcune Gli spunti più interessanti del codice attengono ad
precisazioni. altri profili. Mi riferisco, in particolare, alla valoriz-
La situazione attuale della giustizia amministrativa zazione del contraddittorio, espressa bene in alcune
nel nostro Paese è caratterizzata dalla contrapposi- previsioni:
zione di concezioni e di tendenze molto diverse: si – le misure cautelari non meramente interinali pre-
pensi alla spinta a favore della giurisdizione esclusi- suppongono l’integrazione del contraddittorio con
va da un lato, e all’ideale mai tramontato della giu- tutte le parti necessarie (artt. 27 e 55);
risdizione unica dall’altro; all’attrattiva per un pro- – la trattazione delle misure cautelari collegiali (le
cesso “semplice”, fondamentalmente cassatorio, e sole ad essere non meramente interinali) presuppo-
all’esigenza invece di un’apertura più completa al ne il decorso di venti giorni dalla notifica dell’istan-
“fatto” (non dimentichiamo che, anche per l’evolu- za cautelare e, soprattutto, di dieci giorni dal suo de-
zione della tecnica, proprio rispetto all’accesso e al- posito (art. 55); pertanto sono finalmente escluse
la valutazione del “fatto” si pongono oggi le sfide de- misure collegiali “a sorpresa”;
cisive per una giustizia nei confronti dell’ammini- – nella fase cautelare le parti possono depositare me-
strazione). In questo contesto una codificazione morie solo fino a due giorni liberi prima dell’udienza
“elevata” risultava obiettivamente problematica e la (art. 55); il deposito dei documenti in camera di
decisione del Governo di affidare la redazione del consiglio può essere autorizzato solo «per gravi ed
“codice” al Consiglio di Stato testimoniava l’assun- eccezionali motivi» e, comunque, presuppone la
zione fin dall’origine di una scelta minimalista. consegna del documento all’altra parte in tempo
A questi limiti “di fondo”, si aggiungeva l’alternati- utile, prima dell’inizio della discussione;
– la definizione del giudizio in esito alla camera di conformità all’originale (art. 136 - l’omissione non
consiglio cautelare presuppone che il collegio abbia comporta però alcuna decadenza); per tutti gli atti
«sentito sul punto le parti costituite» (art. 60); per- processuali delle parti si applica l’art. 5 dell’allegato
tanto le parti devono essere per lo meno avvertite di 2, che preclude al giudice di tenere in considerazio-
tale eventualità; ne gli atti di cui non sia stato depositato un numero
– i termini finali per il deposito dei documenti e del- di copie sufficienti; ecc.
le memorie sono ridefiniti, con l’introduzione anche Di alcune implicazioni dell’entrata in vigore del co-
di repliche scritte (art. 73: le parti possono produrre dice è opportuno dare conto, anche perché proba-
documenti fino a 40 giorni liberi prima dell’udienza, bilmente non risultano di immediata evidenza.
memorie fino a 30 giorni liberi e repliche fino a 20 Il codice disattende la giurisprudenza sulla c.d. pre-
giorni liberi); giudizialità amministrativa; introduce però un ter-
– in sede di decisione, il giudice può porre a fonda- mine di decadenza di 120 giorni per l’azione risarci-
mento della sentenza una questione rilevata d’uffi- toria in seguito a lesione di interessi legittimi, per il
cio solo dopo averla sottoposta alle parti (art. 73); caso che il ricorso sia proposto autonomamente o
– viene disciplinato il processo camerale, anche ai dopo il passaggio in giudicato della sentenza di an-
fini del deposito delle difese (art. 87); nullamento (art. 30; la disciplina risulta invece me-
– la violazione del diritto di difesa di una delle parti no chiara, per quanto concerne il danno derivante
(fattispecie però non meglio definita dal codice) da “silenzio” o da “ritardo”). Ciò comporta che, per
comporta l’annullamento della sentenza con rinvio tutte le vertenze pregresse, se prima dell’entrata in
al giudice di primo grado (art. 105). vigore del codice vi sia stato il passaggio in giudica-
A queste disposizioni, indirizzate verso una “civiliz- to di una sentenza di annullamento, entro 120 gior-
zazione” del processo amministrativo, se ne aggiun- ni dal 16 settembre 2010 deve essere notificato, a
gono altre che, pur non coinvolgendo direttamente pena di decadenza, il ricorso per il risarcimento del
il contraddittorio, rispecchiano una maggiore atten- danno. Inoltre è da ritenere che nello stesso termine
zione per le ragioni della difesa delle parti. Si consi- vada proposta la domanda risarcitoria, nel caso che
derino, in particolare, l’espressa esclusione del ricor- il provvedimento lesivo non sia stato impugnato e
so incidentale, dei motivi aggiunti e dell’appello siano perciò scaduti i relativi termini di impugnazio-
cautelare dal dimezzamento previsto per i termini ne.
processuali nei giudizi assoggettati al rito abbreviato Per i termini “in corso” alla data di entrata in vigo-
previsto dall’art. 119 cit. e la revisione di alcuni ter- re del codice è stabilito che continuino a trovare
mini troppo brevi per i giudizi sull’attività contrat- applicazione le norme vigenti (art. 2, allegato 3 al
tuale dell’amministrazione (l’art. 120 cit. richiama d.lgs. 104/2010). La disposizione è di agevole ap-
infatti tutti i termini previsti dall’art. 119, salvo che plicazione per i termini che si computino a partire
per il ricorso e i motivi aggiunti, per i quali è previ- da una certa scadenza (come il termine per la noti-
sto un termine trenta giorni; la riduzione a trenta fica del ricorso, del ricorso incidentale o dei motivi
giorni deve estendersi anche al ricorso incidentale, aggiunti, il termine per il deposito di tali atti, il ter-
per identità di logiche col ricorso principale, men- mine per l’appello, ecc.); invece la disciplina risul-
tre, in forza del richiamo all’art. 119, non opera al- ta più problematica per i termini che si computino
cuna riduzione dei termini per l’appello cautelare). “a ritroso”. Si pensi, in particolare, al deposito del-
le memorie e dei documenti prima dell’udienza.
I primi problemi pratici Come ho già accennato, per tali adempimenti la
Il codice contempla una disciplina transitoria mol- disciplina dei termini è stata innovata globalmen-
to succinta (cfr. allegato 3 al d.lgs 104/2010) e la sua te.
entrata in vigore già il 16 settembre 2010 non man- In proposito ritengo che i termini per il deposito dei
cherà di creare vari problemi pratici. Comunque, a documenti e per il deposito delle memorie, pur ri-
partire dal 16 settembre 2010, i difensori delle parti, guardando due adempimenti distinti, siano inscin-
nel ricorso o nel primo atto difensivo, devono indi- dibilmente correlati e identifichino, nella logica
care il proprio numero di fax o il proprio indirizzo di della garanzia del contraddittorio, un’unica disci-
posta elettronica certificata per le comunicazioni plina, ancorché scandita in tempi distinti. Pertanto
della cancelleria (art. 136); inoltre devono deposita- non si può disarticolare il termine per il deposito
re, oltre al testo cartaceo, anche le copie informati- dei documenti dal termine (oggi, nel codice, dai
che degli atti e, ove possibile, dei documenti, atte- termini) per il deposito delle memorie e in un me-
standone (con modalità non meglio definite) la desimo giudizio, rispetto a una stessa udienza, non si
possono assoggettare alcuni di tali termini alla nor- che del processo, ma per la necessità di ovviare a
mativa pregressa ed altri a quella nuova del codice. deficienze gravi sul piano delle risorse assegnate
D’altra parte si deve escludere che una decadenza agli organi giurisdizionali.
per la mancata effettuazione di un adempimento
processuale possa maturare prima dell’entrata in vi-
gore della normativa che introduce quel termine
per l’adempimento.
Sulla base di queste considerazioni sono stati espres-
si dubbi sul regolare svolgimento delle prossime
udienze di merito avanti al giudice amministrativo.
Infatti, se si dovesse applicare la nuova disciplina, in
molti casi risulterebbe impossibile pretendere l’os-
servanza dei termini più ampi introdotti dal codice
per le difese (e pari a 40 giorni per i documenti, 30
giorni per le memorie, 20 giorni per le repliche). A
questa stregua, in mancanza di norme transitorie
specifiche si renderebbe necessario il rinvio sistema-
tico delle udienze.
A mio giudizio, però, i nuovi termini non sono ap-
plicabili nel caso in cui la fissazione dell’udienza sia
intervenuta prima del 16 settembre 2010. Infatti
una volta fissata l’udienza, i termini per il deposito
finale dei documenti e delle memorie devono rite-
nersi “in corso”, agli effetti della disposizione transi-
toria già cit. Pertanto, se l’udienza sia stata fissata
prima del 16 settembre (e in mancanza di atti for-
mali di fissazione, deve farsi riferimento alla data
della comunicazione di cancelleria alle parti), conti-
nuano ad applicarsi i termini previgenti.
Infine, va segnalato che il d.lgs. 104 introduce l’o-
nere per “le parti” (ma il comma successivo men-
ziona solo “il ricorrente”) di depositare una nuova
istanza di fissazione d’udienza entro 180 giorni dal-
l’entrata in vigore del codice, per i ricorsi ultra-
quinquennali: l’istanza deve essere sottoscritta an-
che dalla parte personalmente (art. 1 allegato 3).
In difetto il giudizio viene dichiarato perento. La
drasticità pratica della disposizione è stata attenu-
ta, nel testo finale del decreto legislativo, dalla fa-
coltà del ricorrente di depositare, entro 180 giorni
dalla comunicazione del decreto di perenzione, un
atto (che però deve essere sottoscritto anche dalla
parte personalmente) con la quale dichiara l’inte-
resse alla decisione; in seguito al deposito, il decre-
to di perenzione deve essere revocato e il ricorso è
reiscritto nel ruolo. Si tratta di una disciplina com-
plicata e apparentemente di scarsa utilità; l’obietti-
vo pratico risulta però evidente, se si considera che
in molti Tar le segreterie non erano state in grado
di avviare le procedure per le perenzioni straordi-
narie. In definitiva, ancora una volta una disposi-
zione introduce a carico delle parti nuovi adempi-
menti processuali non per ragioni legate alle logi-
Novità normative
a cura di Alessandro Pagano
Appalti pubblici
Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 14 giugno 2010
«Determinazione, per il periodo 1° gennaio 2010 - 31 dicembre 2010, della misura del tasso d’interesse di mora
da applicare ai sensi dell’articolo 30 del Capitolato generale d’appalto dei lavori pubblici.»
(G.U. 22 giugno 2010, n. 143)
Ai sensi dell’art. 133, comma 1, d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163 la misura del tasso di interesse di mora da applicare ai
sensi dell’art. 30 del Capitolato generale d’appalto dei lavori pubblici approvato con decreto del Ministero dei lavori
pubblici 19 aprile 2000, n. 145, è fissata per il periodo 1º gennaio 2010 - 31 dicembre 2010 al 4,28%.
L’art. 36 modifica l’art. 201 d.lgs. n. 285, in materia di notificazione delle violazioni: “le parole: «entro centocin-
quanta giorni» sono sostituite, ovunque ricorrono, dalle seguenti: «entro novanta giorni»”;
Con l’art. 39 si modificano gli artt. 204/bis e 205 del d.lgs 285 cit. in materia di ricorso al giudice di pace e di oppo-
sizione.
All’articolo 204-bis sono apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 3 è sostituito dai seguenti: «3. Il ricorso
e il decreto con cui il giudice fissa l’udienza di comparizione sono notificati, a cura della cancelleria, all’opponente
o, nel caso sia stato indicato, al suo procuratore, e ai soggetti di cui al comma 4-bis, anche a mezzo di fax o per
via telematica all’indirizzo elettronico comunicato ai sensi dell’articolo 7 del regolamento di cui al decreto del Pre-
sidente della Repubblica 13 febbraio 2001, n. 123. 3-bis. Tra il giorno della notificazione e l’udienza di comparizio-
ne devono intercorrere termini liberi non maggiori di trenta giorni, se il luogo della notificazione si trova in Italia, o
di sessanta giorni, se si trova all’estero. Se il ricorso contiene istanza di sospensione del provvedimento impu-
gnato, l’udienza di comparizione deve essere fissata dal giudice entro venti giorni dal deposito dello stesso. 3-ter.
L’opposizione non sospende l’esecuzione del provvedimento, salvo che il giudice, concorrendo gravi e documen-
tati motivi, disponga diversamente nella prima udienza di comparizione, sentite l’autorità che ha adottato il prov-
vedimento e la parte ricorrente, con ordinanza motivata e impugnabile con ricorso in tribunale»; b) dopo il comma
4 è inserito il seguente: «4-bis. La legittimazione passiva nel giudizio di cui al presente articolo spetta al prefetto,
quando le violazioni opposte sono state accertate da funzionari, ufficiali e agenti dello Stato, nonché da funziona-
ri e agenti delle Ferrovie dello Stato, delle ferrovie e tranvie in concessione e dell’ANAS; spetta a regioni, provin-
ce e comuni, quando le violazioni sono state accertate da funzionari, ufficiali e agenti, rispettivamente, delle re-
gioni, delle province e dei comuni o, comunque, quando i relativi proventi sono ad essi devoluti ai sensi dell’arti-
colo 208. Il prefetto può essere rappresentato in giudizio da funzionari della prefettura-ufficio territoriale del Go-
verno»; c) il comma 5 è sostituito dal seguente: «5. In caso di rigetto del ricorso, il giudice di pace determina l’im-
porto della sanzione e impone il pagamento della somma con sentenza immediatamente eseguibile. Il pagamen-
to della somma deve avvenire entro i trenta giorni successivi alla notificazione della sentenza e deve essere ef-
fettuato a vantaggio dell’amministrazione cui appartiene l’organo accertatore, con le modalità di pagamento da
questa determinate».
L’art. 49 prevede, in via sperimentale, la introduzione del casco elettronico e della «scatola nera».
L’art. 50 è in tema di certificazione di assenza di abuso di sostanze alcoliche e di assenza di assunzione di sostanze
stupefacenti o psicotrope per chi esercita attività di autotrasporto.
L’art. 54 apporta modifiche alla disciplina della somministrazione e vendita di alcool nelle ore notturne.
Immobili pubblici
Circolare del Ministero dell’economia e delle finanze 9 luglio 2010, n. 16063
«Valorizzazione immobili pubblici. Linee guida generali per la costituzione di un fascicolo immobiliare»
(G.U.26 luglio 2010, n. 172)
Le summenzionate Linee Guida generali per la costituzione di un fascicolo immobiliare, sono state redatte con l’in-
tento di specificare un percorso metodologico che consenta agli Enti pubblici non territoriali di pervenire ad una quan-
to più completa conoscenza del proprio portafoglio immobiliare, necessario punto di partenza per un adeguato pro-
cesso di valorizzazione.
Informatica giuridica
Decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 110
«Disposizioni in materia di atto pubblico informatico redatto dal notaio, a norma dell’articolo 65 della legge 18 giu-
gno 2009, n. 69»
(G.U.19 luglio 2010, n. 166)
Procede l’iter di informatizzazione di tutte le attività giuridiche.
Si apportano modifiche alla legge 16 febbraio 1913, n. 89. In particolare, dopo l’articolo 23 sono inseriti i seguenti.
Art. 23-bis: Il notaio per l’esercizio delle sue funzioni deve munirsi della firma digitale di cui all’articolo 1, comma 1,
lettera s), del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, rilasciata dal Consiglio nazionale del notariato. (c. 1)
Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano anche al coadiutore e al notaio delegato (c. 2).
Art. 23-ter: Il certificato qualificato, di cui all’articolo 1, comma 1, lettera f), del decreto legislativo 7 marzo 2005, n.
82, rilasciato al notaio per l’esercizio delle sue funzioni nel rispetto delle regole tecniche di cui all’articolo 34, commi
3 e 4, dello stesso decreto, attesta, sulla base delle comunicazioni inviate dai consigli notarili distrettuali, anche la sua
iscrizione nel ruolo (c. 1).
Le modalità di gestione del certificato di cui al comma 1 devono comunque garantirne l’immediata sospensione o re-
voca, a richiesta dello stesso titolare o delle autorità competenti, in tutti i casi previsti dalla normativa vigente in ma-
teria di firme elettroniche o quando il notaio è sospeso o cessa dall’esercizio delle sue funzioni per qualsiasi causa,
compreso il trasferimento ad altro distretto. (c. 2)
Art. 47-bis: All’atto pubblico di cui all’articolo 2700 del codice civile, redatto con procedure informatiche si applicano
le disposizioni della presente legge e quelle emanate in attuazione della stessa. (c. 1) L’autenticazione di cui all’arti-
colo 2703, secondo comma, del codice civile, è regolata, in caso di utilizzo di modalità informatiche, dall’articolo 25
del decreto legislativo 7 marzo 2005, n 82. (c. 2)
Art. 47-ter: Le disposizioni per la formazione e la conservazione degli atti pubblici e delle scritture private autentica-
te si applicano, in quanto compatibili, anche ai documenti informatici di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 47-bis. (c. 1)
L’atto pubblico informatico è ricevuto in conformità a quanto previsto dall’art. 47 ed è letto dal notaio mediante l’uso
e il controllo personale degli strumenti informatici. (c. 2)
Il notaio nell’atto pubblico e nell’autenticazione delle firme deve attestare anche la validità dei certificati di firma even-
tualmente utilizzati dalle parti.
Art. 52-bis: Le parti, i fidefacenti, l’interprete e i testimoni sottoscrivono personalmente l’atto pubblico informatico
in presenza del notaio con firma digitale o con firma elettronica, consistente anche nell’acquisizione digitale della sot-
toscrizione autografa.
Il notaio appone personalmente la propria firma digitale dopo le parti, l’interprete e i testimoni e in loro presenza.
Dopo l’articolo 57 è inserito il seguente.
Art. 57-bis: Quando deve essere allegato un documento redatto su supporto cartaceo ad un documento informati-
co, il notaio ne allega copia informatica, certificata conforme ai sensi dell’art. 22, commi 1 e 3, del decreto legi-
slativo 7 marzo 2005, n 82.
Quando un documento informatico deve essere allegato ad un atto pubblico o ad una scrittura privata da autentica-
re, redatti su supporto cartaceo, il notaio ne allega copia conforme ai sensi dell’articolo 23 del decreto legislativo 7
marzo 2005, n. 82, formata sullo stesso supporto.
Art. 59-bis: Il notaio ha facoltà di rettificare, fatti salvi i diritti dei terzi, un atto pubblico o una scrittura privata au-
tenticata, contenente errori od omissioni materiali relativi a dati preesistenti alla sua redazione, provvedendovi, an-
che ai fini dell’esecuzione della pubblicità, mediante propria certificazione contenuta in atto pubblico da lui forma-
to.
Art. 62-bis: Il notaio per la conservazione degli atti di cui agli artt. 61 e 72, terzo comma, se informatici, si avvale
della struttura predisposta e gestita dal Consiglio nazionale del notariato nel rispetto dei principi di cui all’articolo 60
del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82. Gli atti di cui agli articoli 61 e 72, terzo comma conservati nella suddet-
ta struttura costituiscono ad ogni effetto di legge originali informatici da cui possono essere tratti duplicati e copie
(c. 1).
Il Consiglio nazionale del notariato svolge l’attività di cui al comma 1 nel rispetto dei principi di cui agli artt.12 e 50 del
decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 e delle regole tecniche di cui all’articolo 71 dello stesso decreto e predispo-
ne strumenti tecnici idonei a consentire, nei soli casi previsti dalla legge, l’accesso ai documenti conservati nella
struttura di cui al comma 1. (c. 2)
Le spese per il funzionamento della struttura sono poste a carico dei notai e sono ripartite secondo i criteri determi-
nati dal Consiglio nazionale del notariato, escluso ogni onere per lo Stato.
Art. 62-ter: Nella struttura di cui al comma 1 dell’art. 62-bis il notaio conserva anche le copie informatiche degli atti
rogati o autenticati su supporto cartaceo, con l’indicazione degli estremi delle annotazioni di cui all’articolo 23 del re-
gio decreto-legge 23 ottobre 1924, n. 1737, convertito dalla legge 18 marzo 1926, n. 562. (c. 1)
Il notaio attesta la conformità all’originale delle copie di cui al comma 1. (c. 2)
Art. 62-quater: In caso di perdita degli atti, dei repertori e dei registri informatici, alla cui conservazione e tenuta è
obbligato il notaio, egli provvede a chiederne la ricostruzione con ricorso al presidente del tribunale competente, ai
sensi del regio decreto-legge 15 novembre 1925, n. 2071 (c. 1).
La ricostruzione degli atti di cui al comma 1 può essere, altresì, richiesta da chiunque ne ha interesse. (c. 2)
Ai fini della ricostruzione possono essere utilizzate anche altre registrazioni informatiche conservate presso lo stes-
so notaio che ha formato l’atto ovvero presso pubblici registri ovvero, in mancanza, una copia autentica dello stesso
da chiunque posseduta. (c. 3)
Non si fa luogo al procedimento di ricostruzione se è disponibile una copia di sicurezza eseguita nell’ambito delle pro-
cedure di conservazione cui all’articolo 68-bis, comma 1.
Art. 66-bis: Tutti i repertori e i registri dei quali è obbligatoria la tenuta per il notaio sono formati e conservati su sup-
porto informatico, nel rispetto dei principi di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82. (c. 1)
Il notaio provvede alla tenuta dei repertori e dei registri di cui al comma 1 avvalendosi della struttura di cui all’artico-
lo 62-bis.
Con uno o più decreti non aventi natura regolamentare del Ministro della giustizia sono determinate le regole tecni-
che per la formazione e la conservazione dei repertori, per il controllo periodico del repertorio di cui all’articolo 68 del
decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, e per la ricerca nei repertori stessi delle annotazioni
compiute dal notaio.
Art. 68-ter: Il notaio può rilasciare copie su supporto informatico degli atti da lui conservati, anche se l’originale è sta-
to formato su un supporto analogico. Parimenti, può rilasciare copie su supporto cartaceo, degli stessi atti, anche se
informatici. (c. 1)
Quando l’uso di un determinato supporto non è prescritto dalla legge o non è altrimenti regolato, il notaio rilascia le
copie degli atti da lui conservati sul supporto indicato dal richiedente.
Il notaio attesta la conformità del documento informatico all’originale o alle copie apponendo la propria firma digita-
le.
Art. 73: Il notaio può attestare la conformità all’originale di copie, eseguite su supporto informatico o cartaceo, di do-
cumenti formati su qualsiasi supporto ed a lui esibiti in originale o copia conforme.
Persona umana
Legge 2 luglio 2010, n. 108
«Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta
a Varsavia il 16 maggio 2005, nonché norme di adeguamento dell’ordinamento interno»
(G.U. 15 luglio 2010, n. 163)
Si segnala l’art. 3 con cui si apportano modifiche al codice penale (artt. 600, 601, 602) e si immette l’art. 602-ter.
Protezione civile
Legge 7 luglio 2010, n. 106
«Disposizioni in favore dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti del disastro ferroviario di Viareggio»
(G.U. 12 Luglio 2010, n. 160)
È assegnata al commissario delegato di cui all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3800 del 6 ago-
sto 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 194 del 22 agosto 2009, 1a somma di 10 milioni di euro per l’anno
2010 per speciali elargizioni in favore dei familiari delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno
2009 e in favore di coloro che a causa del disastro hanno riportato lesioni gravi e gravissime (art. 1, c. 1).
Il sindaco del comune di Viareggio, d’intesa con il commissario delegato di cui al comma 1, individua (c. 2) i fami-
liari delle vittime e i soggetti che hanno riportato lesioni gravi e gravissime di cui al comma 1 e determina la som-
ma spettante a ciascuno di essi. Per ciascuna vittima è attribuita ai familiari una somma complessiva non infe-
riore a euro 200.000, che è determinata tenuto conto anche dello stato di effettiva necessità. Ai soggetti che han-
no riportato lesioni gravi e gravissime è attribuita una somma determinata, nell’ambito dell’importo complessivo
stabilito dal comma 1, in proporzione alla gravità delle lesioni subite e tenuto conto dello stato di effettiva neces-
sità. All’attribuzione delle speciali elargizioni previste si provvede nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui al
comma 1.
Le elargizioni di cui al comma 1 spettanti ai familiari delle vittime sono assegnate e corrisposte (c. 3) secondo il se-
guente ordine: a) al coniuge superstite, con esclusione del coniuge rispetto al quale sia stata pronunciata sentenza
anche non definitiva di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio e del coniuge cui sia stata ad-
debitata la separazione con sentenza passata in giudicato, e ai figli se a carico; b) ai figli, in mancanza del coniuge su-
perstite o nel caso di coniuge rispetto al quale sia stata pronunciata sentenza anche non definitiva di scioglimento o
di cessazione degli effetti civili del matrimonio o di coniuge cui sia stata addebitata la separazione con sentenza pas-
sata in giudicato; c) ai genitori; d) ai fratelli e alle sorelle se conviventi a carico; e) ai conviventi a carico negli ultimi tre
anni precedenti l’evento; f) al convivente more uxorio.
Il commissario delegato di cui al comma 1, in conformità con l’atto del sindaco del comune di Viareggio di cui al com-
ma 2, adotta i provvedimenti di elargizione.
Le elargizioni di cui al comma 1 sono esenti da ogni imposta o tassa e sono assegnate in aggiunta ad ogni altra som-
ma cui i soggetti beneficiari abbiano diritto a qualsiasi titolo ai sensi della normativa vigente.
Sicurezza nucleare
Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 aprile 2010
«Approvazione dello Statuto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare».
(G.U. 7 luglio 2010, n. 156)
Trapianti
Decreto del Ministero della salute 16 aprile 2010, n. 116
«Regolamento per lo svolgimento delle attività di trapianto di organi da donatore vivente»
(G.U. 26 luglio 2010, n. 172)
Si tratta di normazione che “tocca” uno dei punti nevralgici della disciplina relativa alla persona umana: la normazio-
ne dei trapianti.
Bene quindi il regolamento che attesta che il personale sanitario che, a vario titolo, partecipa all’attività di trapianto di
organi o di parte di organo da donatore vivente sia tenuto ad osservare tutte le misure previste dallo stato della scien-
za e della tecnica medica e a proteggere la dignità e la personalità del donatore vivente senza mettere in pericolo la
sua salute. L’attività di trapianto di organi o di parte di organo da donatore vivente ha carattere aggiuntivo e non so-
stitutivo dell’attività di trapianto da donatore cadavere. (art. 1)
Fermo restando quanto previsto dall’art. 2 della legge 26 giugno 1967, n. 458, entro 180 giorni dall’entrata in vigore
del decreto, sulla base di indirizzi e criteri formulati dalla Regione o dalla Provincia autonoma di appartenenza, l’A-
zienda sanitaria sede del Centro trapianti o il Centro regionale di riferimento per i trapianti dovrà nominare una com-
missione di esperti sulle problematiche correlate al trapianto da donatore vivente («Commissione terza»). I compo-
nenti della Commissione terza sono estranei rispetto alla equipe trapiantologica.
L’Azienda sanitaria o il Centro regionale di riferimento per i trapianti può avvalersi, previo apposito accordo o esplici-
ta convenzione, della collaborazione di una «Commissione terza» istituita presso altra Azienda sanitaria della stessa
regione ovvero di altra regione.
Le funzioni attribuite alla «Commissione terza» sono finalizzate a verificare che i riceventi e i potenziali donatori ab-
biano agito secondo i principi del consenso informato, libero e consapevole, ed abbiano inoltre ricevuto tutte le infor-
mazioni relative al proprio caso clinico, ai fattori di rischio e alle reali possibilità di successo offerte dal trapianto da
donatore cadavere e dal trapianto da donatore vivente, anche in termini di sopravvivenza dell’organo e del paziente.
La Commissione terza vigila, altresì, al fine di prevenire i rischi di commercializzazione di organi o di coercizione nel-
la donazione, nel rispetto delle linee guida disposte dal Centro nazionale trapianti. Verifica inoltre, l’esistenza di con-
sanguineità con il ricevente o, in assenza di consanguineità, di legame di legge o affettivo.
La commissione terza è composta da almeno 2 membri scelti tra: i coordinatori locali di cui all’art. 12 della legge 1°
aprile 1999, n. 91; il personale afferente ai coordinamenti regionali ed interregionali di cui all’art. 11 della legge 1° apri-
le 1999, n. 91; specialisti in medicina legale esperti in attività relative al trapianto o medici di direzione sanitaria con
esperienza nelle attività trapiantologiche; laureati in psicologia o specialisti in psichiatria con esperienza nelle attività
trapiantologiche.
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Osservatorio - Cassazione
Sezioni Unite
a cura di Vincenzo Carbone
la assemblea in ordine alla approvazione delle tabelle millesi- be essere validamente manifestato per facta concludentia
mali non sembrano convincenti. dal comportamento dagli stessi tenuto successivamente alla
La affermazione che la necessità della unanimità dei consen- delibera stessa, a prescindere dal fatto che è difficile attribui-
si dipenderebbe dal fatto che la deliberazione di approvazio- re un valore negoziale alla manifestazione di volontà dei con-
ne delle tabelle millesimali costituirebbe un negozio di accer- domini diretta alla approvazione della delibera sia al compor-
tamento del diritto di proprietà sulle singole unità immobilia- tamento degli altri condomini successivo alla delibera.
ri e sulle parti comuni è in contrasto con quanto ad altri fini In ordine alla affermazione che la deliberazione cori la quale
sostenuto nella giurisprudenza di legittimità e cioè che la ta- l’assemblea dovesse approvare non all’unanimità le tabelle
bella millesimale serve solo ad esprimere in precisi termini millesimali sarebbe affetta da nullità assoluta (e quindi ineffi-
aritmetici un già preesistente rapporto di valore tra i diritti dei cace anche per coloro che hanno votato a favore) ove non
vari condomini, senza incidere in alcun modo su tali diritti. assunta con la maggioranza degli intervenuti che rappresen-
Quando, poi, i condomini approvano la tabella che ha deter- tino anche la metà del valore dell’edifico, mentre sarebbe af-
minato il valore dei piani o delle porzioni di piano secondo i fetta da nullità relativa solo nei confronti degli assenti e dis-
criteri stabiliti dalla legge non fanno altro che riconoscere l’e- senzienti, ove assunta con la maggioranza in questione, è
sattezza delle operazioni di calcolo della proporzione tra il va- agevole osservare che presuppone una distinzione tra nullità
lore della quota e quello del fabbricato; in sintesi, la misura relativa e nullità assoluta di cui non vi traccia nella legge ed è
delle quote risulta determinata in forza di una precisa dispo- affetta da una intima contraddizione, in quanto se si parte
sizione di legge. L’approvazione del risultato di una operazio- dalla premessa che l’assemblea non ha il potere di delibera-
ne tecnica non importa la risoluzione o la preventiva elimina- re a maggioranza, non si riesce a comprendere come, a se-
zione di controversie, di discussioni o di dubbi: il valore di una conda della maggioranza raggiunta, il vizio sarebbe di mag-
cosa è quello che è e il suo accertamento non implica alcuna giore o minore gravità.
operazione volitiva, ragion per cui il semplice riconoscimento Da un punto di vista pratico la tesi della natura negoziale del-
che le operazioni sono state compiute in conformità al pre- l’atto di approvazione delle tabelle millesimali presenta, poi,
cetto legislativo non può qualificarsi attività negoziale degli inconvenienti.
Il fine dei condomini, quando approvano il calcolo delle quo- Non va, infatti, dimenticato che i contratti vincolano solo le
te, non è quello di rimuovere l’incertezza sulla proporzione parti ed i loro successori a titolo universale. Il considerare
del concorso nella gestione del condominio e nelle spese: in- una tabella millesimale vincolante per i condomini solo in
certezza che non esiste perché il rapporto non può formare virtù del consenso dagli stessi, espressamente o tacitamen-
oggetto di discussione, dovendo essere determinato sulla te manifestato, comporterebbe la inefficacia della tabella
base di precise disposizioni; il fine dei condomini è solo di stessa nei confronti di eventuali aventi causa a titolo partico-
quello di prendere atto della traduzione in frazioni millesimali lare dai condomini, con la conseguenza che ad ogni aliena-
di un rapporto di valori preesistente e per conseguire questo zione di una unità immobiliare dovrebbe far seguito un nuo-
scopo non occorre un negozio il cui schema contempla co- vo atto di approvazione o un nuovo giudizio avente ad ogget-
me intento tipico l’eliminazione dell’incertezza mediante ac- to la formazione della tabella.
certamento e declaratoria della situazione preesistente.
In definitiva, la deliberazione che approva le tabelle milllesi- I precedenti
mali non si pone come fonte diretta dell’obbligo contributivo
Sull’indirizzo giurisprudenziale che richiede per la revisione
del condomino, che è nella legge prevista, ma solo come pa-
della tabella la deliberazione unanime dei condomini o un
rametro di quantificazione dell’obbligo, determinato in base
provvedimento dell’autorità giudiziaria, cfr. Cass., sez. II, 5
ad un valutazione tecnica; caratteristica propria del negozio
giugno 2008, n. 14951; Cass., sez. II, 9 agosto 1996, n. 7359;
giuridico è la conformazione della realtà oggettiva alla volontà
Cass., 19 ottobre 1988, n. 5686; Cass., 17 ottobre 1980, n.
delle parti: l’atto di approvazione della tabella, invece, fa capo 5593; Cass., 18 aprile 1978 n. 1846; Cass., 8 novembre 1977
ad una documentazione ricognitiva di tale realtà, donde il di- n. 4774; Cass., 6 marzo 1967 n. 520; Cass., 27 dicembre
fetto di note negoziali. 1958 n. 3952. In particolare per la tesi del negozio di accerta-
Se si considera che in base all’art. 68 disp. att. c.c. le tabelle mento Cass., 8 luglio 1964 n. 1801.
servono agli effetti di cui agli artt. 1123, 1124, 1126 e 1136 Cfr. anche Cass., 25 gennaio 1990 n. 431; 20 gennaio 1977
c.c., cioè ai fini della ripartizione delle spese e del computo n. 298; 3 gennaio 1977 n. l.
dei quorum costitutivi e deliberativi in sede di assemblea, si
avverte subito la difficoltà di supporre che una determinazio-
La dottrina
ne ad opera dell’assemblea possa incidere sul diritto di pro-
prietà del singolo condomino. Una determinazione che non M. Condello, Dibattito aperto sulle tabelle millesimali: spetta
rispecchiasse il valore effettivo di un piano o di una porzione alle Sezioni Unite fare chiarezza, in Immobili & dir., 2009, 4,
di piano rispetto all’intero edificio potrebbe risultare pregiudi- 24; A. Gallucci, Formazione e approvazione delle tabelle mil-
zievole per il condomino, nel senso che potrebbe costringer- lesimali: un caso ancora aperto, in Il civilista, 2009, 4, 63; N.
lo a pagare spese condominiali in misura non proporzionata Izzo, Alle Sezioni Unite il contrasto sulla formazione e revi-
al valore della parte di immobile di proprietà esclusiva, ma sione delle tabelle millesimali e sulla legittimazione passiva
non inciderebbe sul diritto di proprietà come tale, ma piutto- dell’amministratore del condominio, in Giust. civ., 2009, I,
sto sulle obbligazioni che gravano a carico del condomino in 874; F. Petrolati, Tabelle millesimali: la revisione opera solo
funzione di tale diritto di proprietà, a cui si può porre riparo per il futuro e con effetti ex nunc, in Immobili & dir., 2009, 4,
mediante la revisione della tabella ex art. 69 disp. att. c.c. 90; G. V. Tortorici, Delega a un terzo per approvare o modifi-
Un negozio di accertamento del diritto di proprietà sulle sin- care le tabelle millesimali, in Immobili & proprietà, 2007, 692;
gole unità immobiliari e sulle parti comuni, poi, dovrebbe ri- M. De Tilla, Modificabilità delle tabelle millesimali, dalla cas-
sultare per iscritto; non sembra possibile, pertanto, sostene- sazione un principio innovativo, in Immobili & dir., 2005, 1,
re che il consenso dei condomini che non hanno partecipato 23; V. Cirotti, Gli effetti della sentenza di revisione delle ta-
alla delibera di approvazione delle tabelle millesimali potreb- belle millesimali, in Arch. locazioni, 2006, 11; R. Triola, Il con-
dominio, Milano, 2007; A. Celeste e L. Salciarini, Il regola- l’assemblea condominiale; il secondo (minoritario) sostiene,
mento di condominio e le tabelle millesimali - Principi gene- invece, che in assenza di tale deliberazione assembleare
rali, disciplina codicistica, interpretazione giurisprudenziale e l’amministratore è privo di legittimazione a costituirsi e ad
modelli di redazione, MIlano, 2006. impugnare.
Il primo (prevalente) orientamento sostiene che l’ammini-
II stratore è titolare di una rappresentanza processuale passiva
generale che non incontra limiti, posto che l’articolo 1131
COSTITUZIONE IN GIUDIZIO DELL’AMMINISTRATORE: c.c., prevedendo che l’amministratore “può essere conve-
nuto in giudizio per qualunque azione concernente le parti
COMPETENZA DELL’ASSEMBLEA
comuni dell’edificio”, deve essere interpretato nel senso
Cassazione civile, sez. un., 6 agosto 2010, nn. 18331 e che 1’amministratore non necessita di alcuna autorizzazione
18332 - Pres. Carbone - Rel. Elefante - P.M. Iannelli (conf.) dell’assemblea per resistere in giudizio e per proporre le im-
- Condominio di via Gomenizza 50 Roma c. Parsifal srl pugnazioni che si rendessero necessarie, compreso il ricorso
per cassazione, in relazione al quale è legittimato a conferire
L’amministratore di condominio, in base al disposto del- procura speciale all’avvocato iscritto nell’apposito albo spe-
l’art. 1131, commi 2 e 3, c.c., se può costituirsi in giudizio ciale.
e impugnare la sentenza sfavorevole senza previa auto- Non sussiste quindi alcuna distinzione tra la capacità del-
rizzazione dall’assemblea, dovrà, tuttavia, ottenere l’amministratore di essere convenuto e quella di costituirsi
quanto meno la necessaria ratifica del suo operato da nel giudizio che riguardi una materia non ricompressa nelle
parte dell’assemblea nella quale i condomini potranno sue attribuzioni: l’amministratore che sia stato convenuto in
esercitare il dissenso alle liti ex art. 1132 c.c., al fine di giudizio, quale rappresentante della comunità dei condomini,
evitare una sentenza di inammissibilità dell’atto di costi- può sempre impugnare e proporre ricorso in cassazione av-
tuzione ovvero della proposta impugnazione? verso la sentenza sfavorevole al condominio senza bisogno
di autorizzazione dell’assemblea.
Risposta positiva della Cassazione. L’amministratore ha il solo obbligo, di mera rilevanza interna
e non incidente sui suoi poteri rappresentativi processuali, di
darne senza indugio notizia all’assemblea: obbligo sanziona-
Il caso to dalla possibile revoca del mandato e con il risarcimento del
In seguito a infiltrazioni d’acqua verificatesi (nel 1994) nel danno.
proprio appartamento sito all’ultimo piano di i un fabbricato Il secondo indirizzo evidenzia che la ratio dell’art. 1131, com-
condominiale, un condomino (nel 1996) conveniva davanti al ma 2, c.c. - che consente di convenire in giudizio l’ammini-
tribunale di Roma il condominio e la Parsifal s.r.l., proprietaria stratore del condominio per qualunque azione concernente
del lastrico solare dal quale erano provenute le infiltrazioni, al le parti comuni dell’edificio - è quella di favorire il terzo il qua-
fine di ottenerne la condanna alla esecuzione delle opere di- le voglia iniziare un giudizio nei confronti del condominio,
rette alla eliminazione delle infiltrazioni e al risarcimento dei consentendogli di poter notificare la citazione al solo ammi-
danni subiti. L’attore ascriveva al condominio di non avere nistratore anziché a tutti i condomini. Nulla, invece, nella
provveduto alla ordinaria manutenzione; alla Parsifal di avere stessa norma, giustifica la conclusione secondo cui l’ammi-
eseguito lavori di ristrutturazione che, danneggiando l’imper- nistratore sarebbe anche legittimato a resistere in giudizio e
meabilizzazione, erano stati la causa delle infiltrazioni. a impugnare senza essere a tanto autorizzato dall’assem-
Il tribunale condannava la Parsifal ad effettuare le opere indi- blea.
cate dal c.t.u. e a pagare il risarcimento. Anche il condominio Inoltre, secondo tale indirizzo, poiché l’autorizzazione dell’as-
veniva condannato al risarcimento. semblea a resistere in giudizio in sostanza altro non è che un
Avverso la detta sentenza la Parsifal proponeva appello e la mandato all’amministratore a conferire la procura ad litem al
Corte d’appello riteneva che i danni causati dalle infiltrazioni, difensore che la stessa assemblea ha il potere di nominare,
in quanto provenienti da un lastrico solare da presumersi co- l’amministratore, in definitiva, non svolge che una funzione
mune, dovevano essere risarciti dal condominio. Conse- di mero “nuncius” e tale autorizzazione non può valere che
guentemente condannava quest’ultimo a rifondere alla Parsi- per il grado di giudizio in relazione al quale viene rilasciata.
fal le somme da questa versate. Deriva, da quanto precede, pertanto, che è inammissibile il ri-
La cassazione della sentenza della Corte di appello di Roma corso per cassazione, avverso sentenza sfavorevole al con-
è stata chiesta dal condominio. Hanno resistito con separati dominio, proposto dall’amministratore di questo senza
controricorsi i due condomini. espressa autorizzazione dell’assemblea.
Il ricorso è stato assegnato alle Sezioni Unite in quanto è sta- Anche in dottrina, specularmente agli orientamenti della giu-
to ravvisato un contrasto nella giurisprudenza di legittimità risprudenza, si sono affermati due diversi indirizzi culturali.
sulla questione se l’amministratore condominiale, per resi- L’indirizzo dottrinario maggioritario sostiene che l’ammini-
stere alla lite proposta nei confronti del condominio, ovvero stratore è un rappresentante ex lege del condominio nelle li-
per impugnare la sentenza a questo sfavorevole, debba o ti contro quest’ultimo proposte da un condomino o da un ter-
meno essere autorizzato dall’assemblea. zo ed ha ex lege una rappresentanza generale passiva del
condominio in virtù della quale può resistere in giudizio ed
La decisione impugnare eventuali decisioni sfavorevoli senza l’autorizza-
zione dell’assemblea. L’articolo 1131, secondo comma, c.c -
Sulla questione esistono nella giurisprudenza di legittimità in quanto finalizzato, in base al principio del “minimo impat-
due diversi orientamenti: il primo (maggioritario) afferma che to”, a facilitare al massimo la vita del condominio e quella di
l’amministratore può costituirsi nel giudizio promosso nei chi deve avere rapporti giuridici con esso - deve essere inter-
confronti del condominio e può impugnare la sentenza sfa- pretato in senso ampio allargando al massimo i poteri rap-
vorevole al condominio pur se a tanto non autorizzato dal- presentativi sostanziali e processuali dell’amministratore, te-
nendo conto anche delle due diverse espressioni usate tere di rappresentanza processuale del presidente è solo un
(“può essere convenuto in giudizio per qualunque azione mezzo tecnico per agevolare i rapporti processuali esterni;
concernente le parti comuni dell’edificio” e “a lui sono notifi- ma nei rapporti interni anche le decisioni sulla linea di con-
cati i provvedimenti dell’autorità amministrativa”). dotta da tenere nel processo rientrano fra le funzioni degli
Da questo ampio potere rappresentativo - e dalla conse- amministratori e non del presidente in quanto tale.
guente legittimazione passiva generale dell’amministratore - Pertanto, l’autorizzazione dell’assemblea a resistere si pone
l’orientamento dottrinario prevalente fa discendere come quale conditio sine qua non affinché l’amministratore, nella
conseguenza: a) il potere dell’amministratore di impugnare la propria vesta di mandatario, possa conferire il mandato di-
sentenza sfavorevole senza autorizzazione dell’assemblea; fensivo ad un legale e sottoscrivere la relativa procura alle li-
b) l’eventuale inadempimento dell’amministratore all’obbligo ti. In mancanza, non potrà che concludersi per l’inammissibi-
di riferire all’assemblea, ovvero di attenersi alle determina- lità della costituzione in giudizio del condominio.
zioni di questa, ha rilievo esclusivamente interno, con la con- Secondo la Cassazione dal sistema normativo emerge che
seguenza (art. 1131, quarto comma, c.c.) che l’amministrato- l’amministratore di condominio non è un organo necessario
re inadempiente può essere revocato e tenuto al risarcimen- del condominio. L’art. 1129 c. c. espressamente richiede la
to dei danni provocati al condominio per la propria scelta pro- nomina di un amministratore solo quando il numero di con-
cessuale inopportuna o dannosa, ma rispetto a colui che ha domini sia superiore a quattro. Ne consegue che in materia
promosso il giudizio resta ferma la legittimazione passiva del- di condominio negli edifici, l’organo principale, depositario
l’amministratore e l’opponibilità della sentenza al condomi- del potere decisionale, è l’assemblea dei condomini, così co-
nio. me in materia di comunione in generale il potere decisionale
Tale indirizzo culturale pone in evidenza che - una volta confi- e di amministrazione della cosa comune, spetta solo ed
gurato l’amministratore quale ufficio di diritto privato assimi- esclusivamente ai comunisti (art. 1105 c. c.) e la nomina di
labile al «mandatario ex lege» e, quindi, soggetto individuale un amministratore cui “delegare” l’esercizio del potere di
al quale sono attribuite particolari funzioni (difesa “necessa- amministrazione è ipotesi meramente eventuale (art. 1106 c.
ria”) a tutela delle parti comuni dell’edificio - la dissociazione c.).
tra i due momenti processuali del perfezionamento della no- La prima, fondamentale, competenza dell’amministratore
tificazione e della costituzione in giudizio, connaturale alle consiste nell’«eseguire le deliberazioni dell’assemblea dei
persone giuridiche ed a un rapporto organico, appare conte- condomini» (art. 1130 comma 1 n. 1) c. c.). Da tale disposto
stabile in ragione proprio dell’insussistenza della personalità si evince che l’essenza delle funzioni dell’amministratore è
giuridica, perché prefigura una differenziazione, nell’ambito imprescindibilmente legata al potere decisionale dell’assem-
della «eccezionale» legittimazione processuale riconosciuta blea: è l’assemblea l’organo deliberativo del condominio e
all’amministratore del condominio, che non trova riscontro l’organo cui compete l’adozione di decisioni in materia di am-
nella normativa speciale dettata per il condominio: la rappre- ministrazione dello stesso, mentre l’amministratore riveste
sentanza legale e la legittimazione processuale concernenti un ruolo di mero esecutore materiale delle deliberazioni adot-
le parti comuni dell’edificio devono ritenersi estese, in man- tate in seno all’assemblea. Nessun potere decisionale o ge-
canza di contraria espressa previsione normativa, a tutti gli storio compete all’amministratore di condominio in quanto
effetti tipici connessi perché coessenziale alla ratio dell’isti- tale (e ciò a differenza di quanto accade nelle società, sia di
tuto ed alla figura dell’amministratore-mandatario speciale. persone che di capitali, dove all’amministratore competono
Pertanto, conclude tale indirizzo dottrinario, l’amministratore, poteri propriamente gestionali). Anche l’articolo 1131 c. c.,
ex art. 1131, comma 2, primo periodo, c.c., è deputato ex le- nell’attribuire all’amministratore di condominio un potere di
ge, non solo a ricevere l’atto di citazione in giudizio, bensì a rappresentanza dei condomini e di azione in giudizio, chiari-
costituirsi, tempestivamente, in giudizio e a proporre valida- sce che tale potere è conferito «Nei limiti delle attribuzioni
mente tutte le eventuali impugnazioni, senza la necessità di stabilite dall’articolo precedente o dei maggiori poteri confe-
alcuna preventiva deliberazione autorizzativa - limitatamente ritigli dal regolamento di condominio o dall’assemblea». An-
alle azioni concernenti le parti comuni dell’edificio promosse cora una volta, quindi, si legano i poteri dell’amministratore di
nei confronti del condominio - con il solo onere di «darne condominio alle deliberazioni dell’assemblea, proprio a voler
senza indugio notizia all’assemblea dei condomini». sottolineare la derivazione e subordinazione degli stessi alle
Il diverso indirizzo culturale rileva che l’amministratore è un decisioni dell’organo assembleare.
mandatario del condominio, ed il mandatario non può resi- Il comma 2 dell’art. 1131 c.c. prevede poi che l’amministra-
stere in giudizio per conto del mandante senza 1’autorizza- tore possa essere convenuto in giudizio per qualunque azio-
zione di quest’ultimo. Diversamente il condominio sarebbe ne concernente le parti comuni dell’edificio. Mentre il com-
esposto al rischio di vedersi coinvolto, suo malgrado, in liti ma terzo aggiunge che qualora la citazione abbia contenuto
giudiziarie resistite avventurosamente dall’amministratore, il che esorbita dalle attribuzioni dell’amministratore, questi è
quale non può, con la propria scelta, imporre ai condomini tenuto a darne senza indugio comunicazione all’assemblea.
una linea di condotta da costoro non condivisa. Detta normativa è stata interpretata, secondo prevalente e ri-
È stato pure evidenziato che la decisione se resistere in giu- salente orientamento, come affermazione di un autonomo
dizio o impugnare la sentenza sfavorevole non può che com- potere dell’amministratore di essere destinatario di atti pro-
petere alla parte in senso sostanziale. Né esiste nel nostro cessuali, nonché del potere di costituirsi in giudizio e di im-
ordinamento un principio generale secondo il quale il desti- pugnare i provvedimenti in cui il condominio risulta soccom-
natario di una notifica è sempre anche titolare di un autono- bente, se rientranti nelle sue attribuzioni, posto che la norma
mo potere di iniziativa processuale. Al riguardo, con riferi- dell’articolo 1131 comma 3 sembrerebbe richiedere la ne-
mento all’ipotesi più vicina al condominio, cioè alle associa- cessità di una comunicazione all’assemblea solo nel caso di
zioni non riconosciute, si evidenzia che altro è la rappresen- materie non rientranti nelle attribuzioni dell’amministratore.
tanza nel processo, altro il potere di decidere come vada con- Secondo altri, va intesa come espressione dell’esigenza di
dotto; il primo punto concerne i rapporti esterni, il secondo i facilitazione dei rapporti tra terzi e condominio. La citazione
rapporti e le competenze interne fra i vari organi sociali. Il po- notificata all’amministratore consente di risolvere le proble-
matiche connesse ad una eventuale notificazione individuale aprile 2007, n. 9093, Cass. 20 aprile 2005, n. 8286; 21 mag-
ai singoli condomini, soprattutto nei condomini di notevoli di- gio 003, n. 7958; 15 marzo 2001, n. 3773.
mensioni. In senso contrario Cass., sez. II, 26 novembre 2004, n.
Tale normativa deve essere tuttavia correttamente interpre- 22294, in Foro it., 2005, I, 2082, con nota di Piombo, in Im-
tata alla luce dei principi generali e, soprattutto, del ruolo e mobili & dir., 2005, 5, 25, con nota di Izzo, in Giust. civ., 2005,
delle competenze dell’amministratore di condominio, non- I, 1207, sostiene che l’amministratore del condominio, nelle
ché in base al diritto di dissenso dei condomini rispetto alle li- controversie che non rientrano tra quelle che può autonoma-
ti (art. 1132 c.c.) mente proporre ai sensi dell’art. 1131, comma 1, c.c., non è
L’amministratore,come detto, non ha autonomi poteri, ma si legittimato a resistere in giudizio per il condominio senza au-
limita ad eseguire le deliberazioni dell’assemblea ovvero a torizzazione dell’assemblea, la quale, peraltro, non essendo
compiere atti conservativi dei diritti inerenti alle parti comuni altro che un mandato all’amministratore di conferire la pro-
dell’edificio (art. 1130 c.c.). cura ad litem al difensore, che la stessa assemblea ha il po-
Ne consegue che, anche in materia di azioni processuali il tere di nominare, non può valere che per il grado di giudizio
potere decisionale spetta solo ed esclusivamente all’assem- in relazione al quale viene rilasciata, senza abilitarlo ad impu-
blea che dovrà deliberare se agire in giudizio, se resistere e gnare la sentenza sfavorevole al condominio.
se impugnare i provvedimenti in cui il condominio risulta soc-
combente. Un tale potere decisionale non può competere al- La dottrina
l’amministratore che, per sua natura, non è un organo deci-
sionale ma meramente esecutivo del condominio. A. Celeste, Liti condominiali e nuovo processo civile - Prime
Ove tale potere spettasse all’amministratore, questi potreb- prassi applicative con riguardo alla peculiarità della materia,
be anche autonomamente non solo costituirsi in giudizio ma Milano, 2007; G. Guida, Amministratore, legittimazione ad
anche impugnare un provvedimento senza il consenso del- agire e limiti alla rappresentanza in giudizio, in Immobili & dir.,
l’assemblea e, in caso di ulteriore soccombenza, far sì che il 2007, 4, 31; D. Piombo, Legittimazione processuale dell’am-
condominio sia tenuto a pagare le spese processuali, senza ministratore di condominio: nuovi orientamenti della cassa-
aver in alcun modo assunto decisioni al riguardo. zione, in Foro it., 2005, I, 2082; N. Izzo, L’assemblea deve au-
Tale soluzione non solo contrasta con il principio che unico torizzare l’amministratore a resistere in giudizio, in Immobili
organo decisionale nel condominio è l’assemblea, ma con- & dir., 2005, 5, 25; A. Cantarella, Brevi note in tema di legitti-
culca anche il diritto dei condomini di dissentire rispetto alle mazione processuale dell’amministratore del condominio:
liti (art. 1132 c.c.). La mancata convocazione dell’assemblea particolarità dell’intervento del singolo condomino, in Rass.
per 1’autorizzazione ovvero per la ratifica dell’operato del- locazioni, 1998, 263; N. Izzo, Legittimazione processuale del-
l’amministratore vanifica ogni possibilità di esercizio del dirit- l’amministratore di condominio per danni da difetti di costru-
to al dissenso alla lite che la legge espressamente riconosce zione, in questa Rivista, 1995, 11, 1302; M. Basile, Divisione
ai condomini. giudiziaria di area comune a due condomini - Attribuzione al-
L’attribuzione in capo all’assemblea di condominio del potere l’amministratore della rappresentanza processuale attiva, in
gestorio e, quindi, della decisione se resistere in giudizio o Nuova giur. civ., 1988, I, 676.
impugnare la sentenza sfavorevole, per cui occorre che l’am-
ministratore sia autorizzato a tanto, va tuttavia raccordata
con la legittimazione passiva generale attribuita all’ammini- PREVIDENZA
stratore dall’art. 1131, comma 2, c.c.. Invero, tale legittima-
zione rappresenta il mezzo procedimentale per il bilancia- INDEBITO PREVIDENZIALE E ONERE DELLA PROVA
mento tra l’esigenza di agevolare i terzi e la necessità di tem-
pestiva (urgente) difesa (onde evitare decadenze e preclu- Cassazione civile, sez. un., 4 agosto 2010, n. 18046 - Pres.
sioni) dei diritti inerenti le parti comuni dell’edificio, che deve Carbone - Rel. Curcuruto - P.M. Ceniccola (diff.) - INPS c.
ritenersi immanente al complessivo assetto normativo con- L.R.
dominiale.
Pertanto, l’amministratore convenuto può anche autonoma- In tema di indebito previdenziale, se il pensionato chie-
mente costituirsi in giudizio ovvero impugnare la sentenza de l’accertamento negativo della sussistenza del suo ob-
sfavorevole, nel quadro generale di tutela (in via d’urgenza) di bligo di restituire quanto percepito, deducendo in giudi-
quell’interesse comune che integra la ratio della figura del- zio il diritto alla prestazione già ricevuta, ossia un titolo
l’amministratore di condominio e della legittimazione passiva che consenta di qualificare come adempimento quanto
generale, ma il suo operato deve essere ratificato dall’as- corrispostogli dal convenuto, ha l’onere di provare i fatti
semblea, titolare del relativo potere. costitutivi di tale diritto?
La ratifica, che vale a sanare con effetti ex tunc l’operato del-
L’onere della prova ricade sul pensionato che
l’amministratore che abbia agito senza autorizzazione dell’as-
richiede la prestazionI.
semblea, è necessaria sia per paralizzare la dedotta eccezio-
ne di inammissibilità della costituzione in giudizio o dell’im-
pugnazione, sia per ottemperare al rilievo ufficioso del giudi- ll caso
ce che, in tal caso, dovrà assegnare, ex art. 182 c.p.c., un ter-
mine all’amministratore per provvedere. Caia ha convenuto in giudizio l’INPS dinanzi al Tribunale di
Roma esponendo che l’Istituto le aveva chiesto la restituzio-
I precedenti ne della somma erogatale nel periodo 1 gennaio 1996-30 no-
vembre 2000 a titolo di quota di integrazione al minimo sulla
Sull’amministratore che è titolare di una rappresentanza pro- pensione di invalidità ordinaria, affermando trattarsi di som-
cessuale passiva generale che non incontra limiti cfr. tra le ma non spettante, per il superamento della soglia di reddito
tante, Cass., sez. II, 9 agosto 1996, n. 7359, Cass., sez. II, 16 stabilita quale condizione dell’integrazione.
Ciò premesso, Caia deduceva la genericità della comunica- tenendo non condivisibile la premessa secondo cui nelle
zione, affermava di aver ricevuto quanto dovutole e chiedeva azioni di accertamento negativo la distribuzione dell’onere
che il Tribunale, annullato il provvedimento restitutorio del- probatorio debba avvenire in relazione al ruolo processuale
l’Inps, dichiarasse che essa non era tenuta a restituire all’IN- (di attore o convenuto) assunto dalle parti, e patrocinando in-
PS gli importi richiestile. vece una soluzione in base alla quale il suddetto onere do-
Nella resistenza dell’Istituto, il Tribunale rigettava la domanda vrebbe esser collegato alla loro posizione sostanziale.
dichiarando l’irripetibilità dell’indebito nel limite di un quarto Le Sezioni Unite osservano che se l’accertamento del diritto
delle somme richieste e la fondatezza della pretesa dell’Isti- alla ripetizione implica accertamento della inesistenza di una
tuto per il residuo. valida causa dell’attribuzione patrimoniale, l’accertamento
Caia proponeva appello addebitando alla sentenza impugna- negativo di tale diritto, ossia la negazione del diritto di chi ab-
ta di non aver tenuto conto del mancato assolvimento da par- bia effettuato il pagamento non dovuto alla ripetizione della
te dell’Inps dell’onere di provare la sussistenza dell’indebito. somma erogata, implica simmetricamente e necessariamen-
La Corte d’Appello di Roma, accogliendo il gravame, osser- te l’affermazione del diritto dell’attore in accertamento nega-
vando che sarebbe spettato all’Inps, in applicazione dei prin- tivo di trattenere quanto ricevuto, e perciò la deduzione di un
cipi generali, allegare e provare i fatti costitutivi della propria titolo che consenta di qualificare come adempimento quanto
pretesa restitutoria, dando conto dell’effettiva sussistenza corrisposto dal convenuto. Quindi, se nelle azioni di accerta-
dell’indebito e dei fatti che lo avevano determinato. mento negativo l’attore non farebbe valere il diritto oggetto
L’INPS ha chiesto la cassazione di questa sentenza. La se- dell’accertamento giudiziale ma ne postulerebbe l’inesisten-
zione lavoro ha rimesso il ricorso al Primo Presidente rilevan- za, ciò non può dirsi per l’accertamento negativo dell’indebi-
do nella giurisprudenza della sezione un contrasto circa l’o- to perché in tal caso l’inesistenza del diritto alla restituzione
nere probatorio dell’ente previdenziale, convenuto nel giudi- è solo il riflesso dell’esistenza del diritto alla prestazione già
zio promosso per contrastare la sua pretesa di restituzione, conseguita.
ritenendosi in talune decisioni e negandosi in altre, che l’en- Di conseguenza, con l’applicare all’accertamento negativo
te non abbia onere di dimostrare l’effettiva natura indebita dell’indebito previdenziale il principiorichiamato, secondo cui
dei pagamenti e che sia invece l’assicurato a dover dimo- spetta all’attore allegare e provare i fatti costitutivi del diritto
strare che la prestazione era effettivamente dovuta. la cui sussistenza esclude l’indebito la giurisprudenza adotta
una regola operativa pienamente conforme alla struttura del-
La decisione la fattispecie sostanziale, onerando l’attore in accertamento
negativo del diritto alla ripetizione della prova del fatto costi-
La questione da risolvere riguarda il regime dell’onere della tutivo del suo diritto, che è il diritto alla prestazione già rice-
prova nell’azione promossa da chi abbia ricevuto un paga- vuta dalla controparte, rispetto al quale assume carattere
mento per l’accertamento negativo del diritto del convenuto meramente strumentale il diritto di non restituire quanto ri-
a ripetere, siccome indebito, quanto pagato. Più precisamen- cevuto.
te, nel caso di specie, per l’accertamento negativo del diritto Ne deriva che, con riguardo allo specifico problema dell’one-
dell’ente previdenziale di ripetere quanto corrisposto all’assi- re probatorio nell’accertamento negativo dell’indebito previ-
curato a titolo di integrazione al minimo della pensione di in- denziale, l’orientamento giurisprudenziale, dal quale si è di-
validità, in assenza dei presupposti reddituali per l’integrazio- scostata Cass. 19762/2008, fa in sostanza gravare l’onere
ne. Si tratta quindi di un azione con la quale si mira a far ac- della prova sulla parte che invoca le conseguenze per lei fa-
certare l’assenza di obblighi restitutori, in relazione ad una vorevoli previste dalla norma, ove per questa si intenda la re-
specifica prestazione ricevuta dalla controparte. gola sostanziale che determina il sorgere del diritto.
L’azione di ripetizione dell’indebito, regolata dall’art. 2033 Quindi le Sezioni Unite ritengono che non sia necessario esa-
c.c., è generalmente considerata un rimedio contro ingiustifi- minare il più ampio problema dell’onere della prova nelle
cati spostamenti patrimoniali, in conformità ad un principio azioni di accertamento negativo, in genere, perché se anche
generale di causalità delle relative attribuzioni. esso venisse risolto alla stregua del principio di distribuzione
Colui che agisce in ripetizione, chiedendo la condanna alla re- dell’onere in relazione alla posizione sostanziale, anziché pro-
stituzione di quanto pagato, deduce quindi necessariamente cessuale, delle parti la decisione da assumere in questo ri-
l’inesistenza del diritto della controparte a conseguire l’attri- corso non sarebbe diversa.
buzione patrimoniale della quale ha beneficiato, ossia l’inesi- Ne deriva che in tema di indebito previdenziale, ove l’acci-
stenza di un titolo che la giustifichi. piens chieda l’accertamento negativo della sussistenza del
Ciò trova puntuale conferma nel costante orientamento della suo obbligo di restituire quanto percepito egli deduce neces-
giurisprudenza che considera l’inesistenza della causa de- sariamente in giudizio il diritto alla prestazione già ricevuta,
bendi elemento costitutivo (unitamente all’avvenuto paga- ossia un titolo che consenta di qualificare come adempimen-
mento e al collegamento causale) della domanda di indebito to quanto corrispostogli dal convenuto, sicché egli ha l’onere
oggettivo (art. 2033 cod. civ.) e che grava pertanto l’attore di provare i fatti costitutivi di tale diritto.
della relativa prova.
Nella specifica materia dell’indebito previdenziale, la giuri- I precedenti
sprudenza della Cassazione ha sempre ritenuto, fino alla sen-
tenza 19762/2008, che nel giudizio promosso per l’accerta- Pacifica la giurisprudenza precedente in tema di indebito og-
mento dell’illegittimità della ripetizione dell’indebito pretesa gettivo: Cass., sez. III, 17 marzo 2006, n. 5896; Cass., sez.
dall’ente previdenziale a seguito della avvenuta correspon- III, 12 luglio 2005, n. 14597; Cass., sez. III, 13 novembre
sione di somme non dovute, spetti all’attore in base al prin- 2003, n. 17146. Nella specifica materia dell’indebito previ-
cipio generale di cui all’art. 2697 c.c., l’onere di allegare e denziale cfr. Cass., sez. lav., 23 agosto 2000, n. 11029;
provare i fatti costitutivi del diritto la cui sussistenza esclude Cass., 11504/2004; Cass., 2032/2006; Cass., 4612/2006;
l’indebito. Cass., sez. lav., 17 luglio 2008, n. 19762, in Mass. giur. lav.,
La sentenza 19762/2008 ha abbandonato questo indirizzo, ri- 2009, 362, con nota di Boghetich
I precedenti
Cass., sez. un., 13 febbraio 2008, n. 3401; Cass., sez. un., 13
febbraio 2008, n. 3399; Cass., s.u. 19 gennaio 2007, n. 1144;
Cass., s.u. 8 maggio 2007, n. 10374 e Cass., s.u. 20 giugno
2007, n. 14290; Cass., sez. un., 7 novembre 2005, n. 21470.
Osservatorio - Cassazione
Sezioni Semplici
a cura di Vincenzo Carbone
ze hanno individuato i beni immobili che quest’ultima do- soggetti che hanno posto in essere il contratto, e che posso-
vrebbe restituire agli attori, confermato l’assegnazione di al- no trarsi elementi di valutazione circa il carattere fittizio del
tri immobili all’erede testamentaria, regolato frutti, interessi contratto dalla circostanza che il compratore, su cui grava l’o-
e conguagli conseguenti alle assegnazioni. nere di provare il pagamento del prezzo, non abbia fornito la
Per quanto ancora interessa, la Corte d’appello ha conferma- relativa dimostrazione
to la qualificazione di Caia come erede e non mera legataria
di Tizio e ha ribadito la nullità delle donazioni immobiliari dis- La dottrina
simulate con atti di vendita in favore della suddetta; ha ridot-
to da quattro a due le donazioni di valori mobiliari ritenute nul- A. Re, Prezzo di vendita simulato e prova testimoniale, in Im-
le dal tribunale, perché motivate dal solo intento di sottrarre mobili & proprietà, 2008, 353; L. Penasa, Le sezioni unite sul-
danaro dalle pretese dei legittimari; ha ricostruito l’asse ere- l’ammissibilità della prova testimoniale della simulazione del
ditario, valutato i cespiti immobiliari e ripartito gli stessi te- prezzo in contratti solenni: un giro di vite di eccessivo rigo-
nendo conto del disposto degli artt. 549, 558, 733 e 734 c.c.. re?, in Resp. civ., 2008, 373; C. Rimini, Simulazione e inte-
stazione fiduciaria nei rapporti familiari - Prova della proprietà,
La decisione tutela dei coniugi e dei terzi, in Lessico dir. famiglia, 2007, 2,
62; A. Carrato, La simulazione del prezzo della vendita im-
Sulla questione va applicato il principio per cui in tema di azio-
mobiliare non può costituire oggetto di prova testimoniale, in
ne diretta a far valere la simulazione di una compravendita
questa Rivista, 2007, 8, 1078.
che sia proposta dal creditore di una delle parti del contratto
stesso, alla dichiarazione relativa al versamento del prezzo,
pur contenuta in un rogito notarile di una compravendita im-
mobiliare, non può’attribuirsi valore vincolante nei confronti DIRITTO DEL LAVORO
del creditore, atteso che questi e’terzo rispetto ai soggetti
che hanno posto in essere il contratto, e che possono trarsi ASSUNZIONE DI LAVORATORE DISABILE
elementi di valutazione circa il carattere fittizio del contratto
dalla circostanza che il compratore, su cui grava l’onere di Cassazione civile, sez. lav., 22 giugno 2010, n. 15058 -
provare il pagamento del prezzo, non abbia fornito la relativa Pres. Roselli - Rel. Morcavallo - P.M. Sepe (conf.) - Pon-
dimostrazione. Ciò vale anche in relazione all’azione di ridu- tello costruzioni c. M.P
zione promossa dal legittimario preterito, che deve conside-
rarsi terzo rispetto alle parti contraenti, ditalché ben possono Il datore di lavoro può rifiutare l’assunzione di un lavora-
trarsi elementi di valutazione circa il carattere apparente del tore disabile con qualifica che risulti diversa da quella ri-
contratto dalla mancata dimostrazione da parte del compra- chiesta, o comunque non corrispondente a quella richie-
tore del relativo pagamento. sta?
Il datore di lavoro può rifiutare l’assunzione di un
I precedenti
lavoratore con qualifica diversa.
Cass., sez. III, 24 marzo 2006, n. 6632: La prova della simu-
lazione di un contratto solenne, stipulato da un soggetto poi
deceduto, da parte degli eredi al medesimo succeduti a tito-
Il caso
lo universale, ed allo scopo di far ricomprendere l’immobile Il Tribunale di Roma, giudice del lavoro, accoglieva la doman-
tra i beni facenti parte dell’asse ereditario, soggiace a tutte le da di Tizio, intesa ad ottenere, nei confronti della società Pon-
limitazioni previste dalla legge (art. 1417 c.c.) per la prova del- tello Costruzioni Generali s.p.a., il risarcimento dei danni con-
la simulazione tra le parti, atteso che gli eredi, versando nel- seguenti alla sua mancata assunzione obbligatoria, a seguito
le stesse condizioni del de cuius, non possono legittima- dell’avviamento disposto dall’Ufficio Provinciale del Lavoro,
mente dirsi «terzi» rispetto al negozio; deve pertanto esclu- e, per l’effetto, condannava la predetta società al pagamento
dersi a tal fine la prova per testimoni, per presunzioni ed a delle corrispondenti retribuzioni.
mezzo di interrogatorio formale diretto a provocare la con-
Tale decisione veniva impugnata dalla società, ma la Corte
fessione della controparte; nessuna limitazione probatoria in-
d’appello di Roma respingeva il gravame. In particolare, la
contra, per converso, l’erede che agisca in qualità di legitti-
Corte di merito osservava che all’assunzione di Tizio non po-
mario, per la tutela, cioè, di un diritto suo proprio, a condizio-
teva ostare la difformità fra la qualifica di “addetto alla mano-
ne che egli abbia contestualmente a proporre domanda di in-
valanza”, riportata nel nulla-osta di avviamento, e quella di
tegrazione della quota. Cass., sez. II, 25 gennaio 2006, n.
1413: Qualora da parte di colui che invoca la simulazione sia- “muratore, stuccatore e posatore” risultante dalla tessera di
no stati offerti, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. iscrizione al collocamento obbligatorio; d’altra parte, era
2697 c.c., elementi presuntivi del carattere fittizio della com- emersa, in base alla documentazione acquisita in giudizio, la
pravendita, l’acquirente ha l’onere di provare il pagamento piena corrispondenza tra la qualifica posseduta dal lavoratore
del prezzo; in tal caso, pertanto, possono trarsi elementi di con quella di iscrizione e con quella richiesta dalla società nel
valutazione circa il carattere apparente del contratto dalla prospetto presentato ai sensi dell’art. 9 della legge n. 68 del
mancata dimostrazione da parte del compratore del relativo 1999 (muratore e carpentiere), e, inoltre, il possesso delle
pagamento. Cass., sez. II, 30 maggio 2005, n. 11372: In te- mansioni specializzate era stato espressamente indicato dal
ma di azione diretta a far valere la simulazione di una com- lavoratore in sede di colloquio preliminare; infine, la commi-
pravendita che sia proposta dal creditore di una delle parti del surazione del risarcimento alle retribuzioni previste per l’ope-
contratto stesso, alla dichiarazione relativa al versamento del raio specializzato conseguiva all’accertamento della effettiva
prezzo, pur contenuta in un rogito notarile di una compraven- qualifica posseduta, a prescindere da quella risultante for-
dita immobiliare, non può attribuirsi valore vincolante nei malmente.
confronti del creditore, atteso che questi è terzo rispetto ai Di questa sentenza la s.p.a. domanda la cassazione.
del Tribunale di Brindisi, sezione penale, con cui è stata ri- cedurali proprie del rito penale, in conformità dell’orienta-
gettata l’opposizione, ai sensi dell’art. 170 del d.P.R. 30 mag- mento allora dominante nella giurisprudenza di questa Corte.
gio 2002, n. 115 (Testo unico delle disposizioni legislative e Visto dalla parte di chi ha già fatto ricorso al giudice di cassa-
regolamentari in materia di spese di giustizia), avverso il de- zione, l’overruling si risolve in un cambiamento delle regole
creto di liquidazione dell’indennità e delle spese di custodia del gioco a partita già iniziata e in una somministrazione al-
di beni sottoposti a sequestro, emesso nell’ambito di un pro- l’arbitro del potere-dovere di giudicare dell’atto introduttivo in
cedimento penale; base a forme e termini il cui rispetto non era richiesto al mo-
Il ricorso per cassazione - non sottoscritto da avvocato iscrit- mento della proposizione dell’atto di impugnazione.
to nell’apposito albo e munito di procura speciale - è stato de- Allorché si assista, come nella specie, ad un mutamento, ad
positato nella cancelleria del giudice a quo l’11 marzo 2009; opera della Corte di cassazione, di un’interpretazione conso-
il ricorso è affidato ad un motivo, il quale - privo del conclusi- lidata a proposito delle norme regolatrici del processo, la par-
vo quesito ex art. 366-bis c.p.c. (ratione temporis applicabile) te che si è conformata alla precedente giurisprudenza della
- denuncia violazione di legge e motivazione carente ed illo- stessa Corte, successivamente travolta dall’overruling, ha te-
gica. nuto un comportamento non imputabile a sua colpa e perciò
L’orientamento largamente prevalente della giurisprudenza è da escludere la rilevanza preclusiva dell’errore in cui è in-
della Cassazione al momento della introduzione del ricorso corsa. In questa direzione orienta il principio costituzionale
per cassazione - formatosi sia nel vigore dell’art. 11 l. 8 luglio del «giusto processo», la cui portata non si esaurisce in una
1980, n. 319 (Compensi spettanti ai periti, ai consulenti tec- mera sommatoria delle garanzie strutturali formalmente enu-
nici, interpreti e traduttori per le operazioni eseguite a richie- merate nel secondo comma dell’art. 111 Cost. (contradditto-
sta dell’autorità giudiziaria) e della l. 30 luglio 1990, n. 217 rio, parità delle parti, giudice terzo ed imparziale, durata ra-
(Istituzione del patrocinio a spese dello Stato per i non ab- gionevole di ogni processo), ma rappresenta una sintesi qua-
bienti), che dopo l’entrata in vigore del d.P.R. 30 maggio litativa di esse (nel loro coordinamento reciproco e nel colle-
2002, n. 115 - era basato sulla natura secondaria e collatera- gamento con le garanzie del diritto di azione e di difesa), la
le del procedimento di opposizione rispetto a quello principa- quale risente dell’”effetto espansivo” dell’art. 6 della Con-
le nel quale è emesso il provvedimento di liquidazione, con la venzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle li-
conseguenza che, se la liquidazione era effettuata dal pubbli- bertà fondamentali e della corrispondente giurisprudenza
co ministero o dal giudice penale, l’opposizione doveva es- della Corte di Strasburgo (cfr. Corte sost., sentenza n. 317
sere trattata in sede penale ed il ricorso per cassazione pro- del 2009).
posto nelle forme e secondo i termini del rito penale, mentre Il Collegio ritiene contrario alla garanzia di effettività dei mez-
se la liquidazione era fatta dal giudice civile l’opposizione do- zi di azione o di difesa e delle forme di tutela - la quale è com-
veva essere proposta in sede civile e decisa con provvedi- ponente del principio del giusto processo - che rimanga priva
mento suscettibile di ricorso per cassazione da proporre in della possibilità di accedere alla Corte di cassazione e di ve-
base alle regole procedurali proprie del rito civile. dere celebrato un giudizio che conduca ad una decisione sul
Successivamente alla proposizione della impugnazione, le merito delle questioni di diritto veicolate dall’impugnazione,
Sezioni unite civili (sentenza 3 settembre 2009, n. 19161), la parte che quella tutela abbia perseguito con un’iniziativa
chiamate a risolvere un contrasto di giurisprudenza in ordine processuale conforme alla legge del tempo - nel reale signi-
alla qualificazione del vizio derivante dal mancato rispetto ficato da questa assunto nella dinamica operativa per effetto
della sede civile della decisione dell’opposizione, hanno sta- dell’attività “concretizzatrice” della giurisprudenza di legitti-
bilito che qualora l’ordinanza che decide l’opposizione sia sta- mità - ma divenuta inidonea per effetto del mutamento di in-
ta adottata da un giudice addetto al servizio penale, si confi- dirizzo giurisprudenziale.
gura una violazione delle regole di composizione dei collegi e Il mezzo tecnico per dare protezione alle aspettative della
di assegnazione degli affari, che non determina né una que- parte che abbia confezionato il ricorso per cassazione confi-
stione di competenza né una nullità, ma può giustificare dando sulle regole processuali suggerite da un costante
esclusivamente conseguenze di natura amministrativa o di- orientamento giurisprudenziale, poi superato da un revire-
sciplinare; ed hanno inoltre affermato, innovando il prece- ment, è rappresentato dall’istituto della rimessione in termi-
dente orientamento, che (a) spetta sempre al giudice civile la ni. Viene in rilievo l’art. 184 bis c.p.c., introdotto con l’art. 19
competenza a decidere sulle opposizioni nei confronti dei l. 26 novembre 1990, n. 353, e successivamente modificato
provvedimenti di liquidazione dell’onorario del difensore del dall’art. 6 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, convertito nella l. 20 di-
soggetto ammesso al patrocinio a spese dello Stato (o di per- cembre 1995, n. 534.
sone ammesse al programma di protezione), dei compensi L’art. 184 bis c.p.c è la disposizione ratione temporis applica-
agli ausiliari dei giudici e delle indennità ai custodi, anche bile: esso è stato bensì abrogato dall’art. 46, comma 3, l. 18
quando emessi nel corso di un procedimento penale, e che giugno 2009, n. 69 (ed al suo posto è stato aggiunto, dall’art.
(b) l’eventuale ricorso per cassazione avverso il provvedi- 45, comma 19, della medesima legge, un ulteriore comma
mento che decide sull’opposizione va proposto, nel rispetto all’art. 153 c.p.c.), ma l’abrogazione ha effetto per i soli giudi-
dei termini e delle forme del codice di rito civile, dinanzi alle zi instaurati dopo la data di entrata in vigore della legge n.
sezioni civili della Corte. 69/2009 (art. 58, comma 1), mentre nella specie la litispen-
denza è anteriore al 4 luglio 2009.
La decisione La Cassazione non ha condiviso l’orientamento secondo cui
l’art. 184 bis c.p.c, per sua collocazione sotto la rubrica della
L’applicazione del nuovo indirizzo giurisprudenziale impone di «trattazione della causa» e per il riferimento al «giudice
effettuare il controllo di ammissibilità e di procedibilità del- istruttore», non sarebbe invocabile per le “situazioni ester-
l’impugnazione secondo le regole del ricorso per cassazione ne” allo svolgimento del giudizio, quali sono le attività ne-
in sede civile, laddove il ricorso di cui si discute, con cui vie- cessarie all’introduzione di quello di cassazione ed alla sua
ne impugnata una ordinanza resa in sede di opposizione da prosecuzione.
un giudice penale, è stato proposto in base alle regole pro- Detto indirizzo - benché tralaticiamente ribadito, anche di re-
cente, in alcune pronunce della Corte (Cass., Sez. lav., 23 alcuna colpa, le gravi conseguenze di un errore nella propo-
febbraio 2010, n. 4356) - non è in linea con le aperture pre- sizione dell’impugnazione indotto dalla stessa giurisprudenza
senti nella giurisprudenza delle Sezioni Unite (14 gennaio di cassazione.
2008, n. 627; 4 febbraio 2008, n. 2520), la quale, raccoglien- La Corte afferma il seguente principio di diritto: «Alla luce del
do gli auspici della dottrina, ha messo in luce come la lettura principio costituzionale del giusto processo, va escluso che
restrittiva non tiene conto né delle innovazioni apportate al- abbia rilevanza preclusiva l’errore della parte la quale abbia
l’art. 184 bis c.p.c dalla novella del 1995 “con la soppressio- fatto ricorso per cassazione facendo affidamento su una con-
ne del riferimento alle sole decadenze previste negli artt. 183 solidata, al tempo della proposizione dell’impugnazione, giu-
e 184 c.p.c “, né delle “esigenze di certezza ed effettività risprudenza di legittimità sulle norme regolatrici del proces-
delle garanzie difensive nel processo civile”, né del “difetto so, successivamente travolta da un mutamento di orienta-
di situazioni di incompatibilità tra la norma in questione e le mento interpretativo, e che la sua iniziativa possa essere di-
peculiarità del giudizio di cassazione”, ed è pervenuta alla chiarata inammissibile o improcedibile in base a forme e ter-
conclusione secondo cui «la regola della improrogabilità dei mini il cui rispetto, non richiesto al momento del deposito
termini perentori posta dall’art. 153 c.p.c non può costituire dell’atto di impugnazione, discenda dall’overruling; il mezzo
ostacolo al ripristino del contraddittorio quante volte la parte tecnico per ovviare all’errore oggettivamente scusabile è da-
si vedrebbe dichiarare decaduta dall’impugnazione, pur to dal rimedio della rimessione in termini, previsto dall’art.
avendo ritualmente e tempestivamente esercitato il relativo 184 bis c.p.c. (ratione temporis applicabile), alla cui applica-
potere, per un fatto incolpevole che si collochi del tutto al di zione non osta la mancanza dell’istanza di parte, dato che,
fuori della sua sfera di controllo e che avrebbe, altrimenti, un nella specie, la causa non imputabile è conosciuta dalla corte
effetto lesivo del suo diritto di difesa». di cassazione, che con la sua stessa giurisprudenza ha dato
In direzione del riconoscimento della rimessione in termini in indicazioni sul rito da seguire, ex post rivelatesi non più at-
relazione al potere di impugnare la giurisprudenza delle Se- tendibili».
zioni Unite si era già orientata con l’ordinanza 21 gennaio
2005, n. 1238, la quale - nello statuire che qualora la notifica- I precedenti
zione del ricorso per cassazione diretta ad integrare il con-
traddittorio ex art. 331 c.p.c. non si sia perfezionata per la La sentenza delle sezioni unite che ha determinato l’overru-
morte del destinatario, di cui la parte venga informata soltan- ling è: Sez. un. 3 settembre 2009, n. 19161.
to attraverso la relazione di notifica, si deve assegnare un ul- Sulla rimessione in termini Cass., sez. un., 21 gennaio 2005,
teriore termine perentorio per rinnovare la notificazione - ha n. 1238, in Foro it., 2005, I, 2401, con nota di Caponi: Qualo-
affermato (sulla scia della sentenza n. 477 del 2002 della Cor- ra la notificazione del ricorso per cassazione diretta ad inte-
te costituzionale) che un effetto di decadenza non può di- grare il contraddittorio ex art. 331 c.p.c. non si sia perfezio-
scendere da un fatto estraneo alla sfera di disponibilità della nata per la morte del destinatario, si deve assegnare un ulte-
parte, così inaugurando una linea che valorizza la tecnica di riore termine perentorio per rinnovare la notificazione. Cfr.
assumere i precetti costituzionali quali “fonte diretta di rego- anche Cass., sez. un., 28 luglio 2005, n. 15783, in Foro it.,
lamentazione dei rapporti giuridici” (Sez. Un., 28 luglio 2005, 2006, I, 131, con nota di Ruggieri; R.Caponi, in Giur. it., 2006,
n. 15783) al fine di non addebitare alla parte incolpevole le 87; in Lessico dir. famiglia, 2005, 4, 84; in questa Rivista,
conseguenze di atti e circostanze del procedimento che sia- 2006, 5, 680 con nota di Gasperini.
no di ostacolo all’esercizio di poteri processuali esterni.
La Cassazione ritiene che non sia di ostacolo alla applicazio- La dottrina
ne, nella specie, del rimedio restitutorio la circostanza che la
parte ricorrente (non presente all’udienza di discussione e R. Caponi, Rimessione in termini nel processo civile, in Il di-
notiziata della sua celebrazione con avviso notificato in can- ritto-Encicl. giur., Milano, 2007, vol. XIII, 566; M. P. Gasperini,
celleria) non abbia avanzato una apposita istanza in tal senso. Rimessione in termini e poteri esterni allo svolgimento del
Nell’art. 184 bis c.p.c. la necessità di una apposita istanza di processo: le sezioni unite riconoscono la rilevanza dell’errore
parte indirizzata al giudice è strettamente legata all’onere scusabile, in questa Rivista, 2006, 5, 680; R. Caponi, Un pas-
della parte interessata di allegare, con essa, i fatti che hanno so delle sezioni unite della cassazione verso la rimessione
determinato la decadenza e di offrire la prova della loro non nei termini di impugnazione, in Foro it., 2005, I, 2402; P. C.
imputabilità: l’istanza di rimessione, in altri termini, si giustifi- Ruggieri, Eventi interruttivi del processo e notificazione di at-
ca con la necessità che la parte profili i fatti che integrano il ti di impugnazione alle parti legittimate: l’attesa svolta delle
presupposto della causa non imputabile, dimostrando che la sezioni unite, in Foro it., 2006, I, 133; F. Angeloni, La Cassa-
decadenza è dipesa da un impedimento non evitabile con il zione attenua il proprio orientamento negativo nei confronti
grado di diligenza a cui essa, il suo rappresentante proces- degli accordi preventivi di divorzio: distinguishing o prospec-
suale o il suo difensore sono rispettivamente tenuti. tive overruling?, in Contratto e impr., 2000, 1136.
Nella fattispecie l’affidamento creato dalla giurisprudenza co-
stituisce chiara ed evidente spiegazione e giustificazione del-
la condotta processuale della parte, la causa non imputabile
è determinata e, al contempo, conosciuta dallo stesso arbi-
tro; sicché l’art. 184 bis c.p.c. viene in considerazione, non
già come regola di dettaglio pensata per le inattività derivan-
ti dagli impedimenti, tipici, di natura materiale ed oggettiva,
ma nella sua portata di precipitato normativo espressione di
un principio generale di superiore giustizia - coessenziale alla
garanzia costituzionale dell’effettività della tutela processua-
le - che vede nel rimedio restitutorio il mezzo rivolto a non far
sopportare alla parte, quando ad essa non possa farsi risalire
Osservatorio - Cassazione
Contrasti giurisprudenziali
a cura di Giacomo Travaglino
pregiudiziale della quale il giudice può conoscere in via inci- mentre per il ricorrente doveva ritenersi tardiva, perché com-
dentale, non influisce sull’interpretazione e qualificazione piuta dopo 150 giorni dall’annotazione del cambio di residen-
dell’oggetto della domanda principale e, conseguentemente, za negli atti dello stato civile.
sul valore della causa. Il giudice di pace accolse l’opposizione, sul rilievo che, in at-
ti, vi era un certificato storico-anagrafico dal quale risultava
L’orientamento contrario che il trasgressore aveva mutato residenza - e chiesto al co-
mune la relativa annotazione anagrafica - ben prima della da-
Ancora il collegio della II sezione si pone in consapevole con- ta dell’infrazione.
trasto con l’orientamento, ampiamente maggioritario, della
S.C., alla stregua del quale, nella controversia promossa da I precedenti
un condomino che agisca nei confronti del condominio per
sentir dichiarare l’inesistenza del suo obbligo personale di pa- La II sezione della Corte di cassazione, investita del ricorso
gare la quota a suo carico della spesa deliberata ed approva- proposto dall’amministrazione, con ordinanza 28 dicembre
ta in via generale per tutti i condomini dall’assemblea - sul- 2009, n. 27394 ha rimesso il procedimento al Primo Presi-
l’assunto dell’invalidità della deliberazione assembleare per dente, che lo ha a sua volta assegnato alle Sezioni Unite, se-
violazione degli artt. 1136 e 1137 c.c. - la contestazione deve gnalando, in subiecta materia, sia l’esistenza d’un contrasto,
intendersi estesa necessariamente alla invalidità dell’intero sia la necessità di risolvere una questione di massima di par-
rapporto, il cui valore è, pertanto, quello da prendere in con- ticolare importanza, sia l’uno che l’altra aventi ad oggetto
siderazione ai fini della determinazione della competenza, at- l’individuazione del dies a quo del termine di notifica del ver-
teso che il thema decidendum non riguarda l’obbligo del sin- bale di contestazione delle infrazioni al codice della strada,
golo condomino bensì l’intera spesa oggetto della delibera- nel caso di mutamento di residenza del trasgressore.
zione, la cui validità non può essere riscontrata solo in via in- Il segnalato contrasto concerne la possibilità, per il trasgres-
cidentale (in tal senso, tra le prime decisioni, Cass. 25 no- sore, di invocare la decadenza della P.A. dalla potestà sanzio-
vembre 1991, n. 12633, seguite poi da Cass. n. 8447 del 21 natoria per tardiva notificazione del verbale nei casi in cui egli
giugno 2000 e n. 6617 del 5 aprile 2004). abbia provveduto a comunicare il mutamento anagrafico al
Di recente, Cass. n. 1201 del 22 gennaio 2010 ha, dal suo comune di residenza, ma non all’Archivio nazionale veicoli od
canto, ulteriormente specificato che, se il condomino agisce al P.R.A., mentre la questione di massima di particolare im-
per sentir dichiarare l’inesistenza del suo obbligo di paga- portanza ha riguardo al se il semplice fatto che il trasgresso-
mento sull’assunto dell’invalidità della deliberazione assem- re abbia cambiato residenza sia di per sé idoneo a determi-
bleare, quest’ultima viene contestata nella sua globalità, sic- nare il differimento automatico della decorrenza del termine
ché la competenza deve determinarsi con riguardo al valore per la notifica del verbale al momento in cui il cambio di resi-
dell’intera spesa deliberata; ove, invece, il condomino dedu- denza sia annotato nell’ANV, ovvero se la P.A. abbia comun-
ca, per qualsiasi diverso titolo, l’insussistenza della propria que l’onere di allegare e provare che, prima di tale annotazio-
obbligazione, il valore della causa va determinato in base al ne, non avrebbe potuto, nemmeno con l’ordinaria diligenza,
solo importo contestato, perché la decisione non implica una accertare la reale residenza del trasgressore.
pronuncia sulla validità della delibera di spesa nella sua glo- La giurisprudenza di legittimità formatasi in subiecta materia
balità. sembra, peraltro, avere pressoché sistematicamente opera-
to una distinzione tra l’ipotesi in cui il trasgressore abbia di-
chiarato il cambio di residenza al Comune, ma il P.R.A. o
CONTRASTI RIMESSI ALLE SEZIONI UNITE l’A.N.V. non siano stati aggiornati (nel qual caso la P.A. non
può beneficiare dello spostamento in avanti del dies a quo di
SANZIONI AMMINISTRATIVE E TERMINE decorrenza del termine per la notifica del verbale) e quella in
cui non sia stata segnalato ad alcuno il cambio di residenza,
PER LA NOTIFICAZIONE DELLA CONTESTAZIONE caso in cui la P.A. potrebbe, viceversa, beneficiarne tout
In tema di violazioni del codice della strada, quale è il cri- court.
terio di individuazione del termine per la notificazione Se, nella seconda ipotesi, non è possibile nutrire dubbi sul-
del verbale di contestazione in caso di mutamento della l’operatività del differimento del suddetto dies a quo - in
residenza del trasgressore? quanto se l’interessato cambia residenza in via di fatto, la p.a.
non potrà mai essere ritenuta negligente per non avere noti-
ficato il verbale alla residenza effettiva -, nel primo caso, di
Il caso
converso, resta il problema di stabilire quale, tra due con-
Nel dicembre del 2003, un automobilista, intento a viaggiare trapposte negligenze, debba subirne le conseguenze sfavo-
in autostrada ad una velocità superiore di 51 km/h a quella revoli, quella della p.a. che non ha attivato alcun “dialogo” tra
massima consentita, venne fotografato da una macchinetta le molteplici banche dati da essa gestite, ovvero quella del
cd. autovelox, così che il fatto non gli fu immediatamente cittadino che non abbia adempiuto all’obbligo di comunicare
contestato. il cambio di residenza sia al P.R.A., sia All’A.N.V., sia al co-
Quando l’amministrazione provò a notificare al trasgressore mune.
il verbale contenente la contestazione dell’infrazione, il cele-
re automobilista aveva, peraltro, altrettanto celermente mu-
tato la propria residenza.
Impugnato il verbale, nel giudizio di opposizione egli propose
in limine la questione della tempestività della notifica, che,
secondo l’amministrazione, era a dirsi rituale, perché com-
piuta entro 150 giorni dall’annotazione nell’Archivio Naziona-
le Veicoli (A.N.V.) del cambio di residenza del trasgressore,
Osservatorio
del Consiglio di Stato
a cura di Luigi Carbone e Mario D’Adamo
con la collaborazione di Daniela Dell’Oro
potersi pronunciare sulla sorte del contratto «applicando la di- Piani di edilizia economica e popolare (PEEP) rientrano
sciplina introdotta dal d.lgs. n. 53/2010 che, in difetto di norme nella giurisdizione esclusiva del G.A.?
transitorie, è di immediata applicazione ai giudizi in corso».
Secondo l’art. 244, d.lgs. n. 163/2006, come novellato dal ci- Il Consiglio di Stato fornisce al riguardo alcuni criteri
tato d.lgs. n. 53/2010, il G.A. ha giurisdizione esclusiva sulla distintivi.
dichiarazione di inefficacia del contratto a seguito dell’annul-
lamento dell’aggiudicazione: «la disposizione vale a consoli- Il caso
dare la giurisdizione del giudice amministrativo, anche ove in La controversia riguarda la decadenza di una cooperativa edi-
ipotesi si ritenesse che ne fosse privo al momento della in- lizia dalle convenzioni per l’attuazione di un PEEP del Comu-
troduzione della lite». ne di Pollena Trocchia (NA).
La Sezione V, poi, ricorda che ai sensi dell’art. 245-ter, d.lgs. L’Amministrazione ricorre al Tar Campania avverso l’atto con
n. 163/2006 - introdotto dalla riforma del 2010 - «fuori dei ca- cui un commissario ad acta, nominato dal medesimo giudice
si di violazioni gravi (che nella specie non ricorrono), il giudice a seguito di condanna per il suo silenzio-inadempimento,
che annulla l’aggiudicazione, se il tipo di vizio riscontrato non aveva dichiarato decaduta la convenzione edilizia stipulata tra
comporta l’obbligo di rinnovo della gara e dunque se vi sono la cooperativa e detto Comune, per avere venduto a terzi non
fondati elementi per ritenere che l’appalto sarebbe stato ag- soci alcuni immobili costruiti secondo il PEEP.
giudicato al ricorrente vittorioso, valuta, avuto riguardo a una Il giudice di primo grado ravvisa la giurisdizione del G.O.: il
serie di elementi di fatto, se privare di effetti il contratto, fa- Consiglio di Stato, invece, ritiene sussistente quella esclusi-
cendovi subentrare il ricorrente, ovvero accordare il risarci- va del G.A.
mento del danno solo per equivalente».
È necessario, dunque, «tener conto dello stato di esecuzione La decisione
del contratto, della possibilità per il ricorrente di conseguire Il Collegio osserva preliminarmente che secondo l’art. 35, l.
l’aggiudicazione e subentrare nel contratto, degli interessi di n. 865/1971, la concessione delle aree comprese nei PEEP,
tutte le parti». disposta dal Comune a favore dei soggetti che s’impegnano
Nel caso di specie, «essendo la ricorrente seconda classifi- a costruire le case, è accompagnata da una convenzione, il
cata, e non essendo insorte questioni sulla sua ammissione cui contenuto è determinato dal Consiglio comunale, che
e sulla congruità della sua offerta, essa avrebbe titolo a con- prevede tra l’altro le sanzioni a carico del concessionario per
seguire l’aggiudicazione e il contratto in luogo del Consor- l’inosservanza degli obblighi stabiliti in convenzione e i casi
zio». Tuttavia, trattandosi di contratto ad avanzato stato di nei quali detta inosservanza comporta la risoluzione dell’atto
esecuzione, il subentro in esso «per residui sette mesi alla di cessione, previa pronuncia di decadenza dall’assegnazio-
data della camera di consiglio odierna (che probabilmente si ne della concessione.
riducono a cinque se si considerano i tempi tecnici di pubbli- Poiché, infatti, le aree destinate ai PEEP sono previamente
cazione, notificazione ed esecuzione della presente decisio- acquisite dal Comune, che non ne sia già proprietario, me-
ne) non appare conforme all’interesse della stazione appal- diante espropriazione, i cessionari delle aree sono conces-
tante, né all’interesse generale a garantire la continuità del sionari di beni pubblici, soggetti ai poteri della P.A. fino a
servizio in corso». quando non sia realizzata la finalità pubblicistica cui la cessio-
Al Consiglio di Stato, quindi, «appare corretto mantenere il ne è diretta. Da qui «l’ovvia conseguenza che le controversie
contratto e accordare il risarcimento solo per equivalente», relative agli atti con i quali il comune accerti violazioni della
ricorrendo gli elementi costitutivi del danno «e, in particolare, convenzione appartengono alla giurisdizione esclusiva del
la colpa della p.a. che ha violato chiare norme di legge e di giudice amministrativo» stabilita dall’art. 5, l. n. 1034/1971.
bando di gara, e prassi consolidate in sede di verifica di ano- Inoltre, la presenza di «un momento negoziale costituito dal-
malia, il nesso di causalità, la probabilità prossima alla certez- la convenzione non muta la sostanza del rapporto pubblicisti-
za di aggiudicazione in capo alla ricorrente». co - preordinato alla realizzazione dell’interesse generale di ri-
Detto danno va quantificato «nella misura del mancato utile levanza costituzionale alla fornitura, a carico della collettività,
effettivo, atteso dall’appalto in questione, e desumibile dal- di abitazioni per i ceti sociali economicamente svantaggiati -
l’offerta presentata in gara dalla odierna appellante», «decur-
tra amministrazione e concessionario del suolo. L’atto di as-
tata del 50% in considerazione dell’aliunde perceptum o per-
segnazione di un lotto di edilizia residenziale pubblica e la re-
cipiendum, e incrementata di interessi e rivalutazione mone-
lativa convenzione attuativa compongono entrambe la fatti-
taria dalla data della pubblicazione della presente sentenza e
specie complessa della concessione amministrativa preordi-
fino alla data di effettivo pagamento».
nata al perseguimento dell’interesse pubblico … ed istitui-
scono tra concedente e concessionario un rapporto unitario,
I precedenti nel quale il momento convenzionale è servente e strumenta-
Cass., sez. un., 16 aprile 2009 n. 8999; Cass., sez. un., 19 le al momento pubblicistico, di tal che il venir meno del primo
febbraio 2002 n. 2415. dei due atti di cui la fattispecie si compone comporta la ca-
ducazione anche dell’altro atto».
Nel rispetto della sentenza della Corte costituzionale n. 204
GIURISDIZIONE del 2004, pertanto, se non è ravvisabile un potere autoritati-
vo, con tutela innanzi al G.A., «nelle fasi del rapporto tra P. A.
DECADENZA DAL PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA e singoli assegnatari degli alloggi, segnate dall’operare del-
l’amministrazione non quale autorità che esercita pubblici po-
E POPOLARE teri, ma nell’ambito di un rapporto privatistico di locazione o
Consiglio di Stato, sez. IV, 25 giugno 2010, n. 4094 - Pres. di compravendita» - per cui i “provvedimenti” assunti in que-
Numerico - Est. Pozzi sta fase del rapporto, variamente definiti di revoca, decaden-
za, risoluzione, «non costituiscono espressione di una pon-
Le controversie attinenti convenzioni per l’attuazione di derazione tra l’interesse pubblico e quello privato, ma si con-
figurano come atti di accertamento del rispetto, da parte del- L’Amministrazione comunale si rivolge al CGARS, che ribalta
l’assegnatario, degli obblighi assunti al momento della stipu- quanto statuito dal giudice di primo grado.
la del contratto» e si discute di cause sopravvenute di estin-
zione o di risoluzione del rapporto - di cui conosce il G.O., vi La decisione
è peraltro una preventiva fase di natura pubblicistica, caratte- Il CGARS osserva che, poiché la controversia non riguarda la
rizzata dall’esercizio di poteri finalizzati al perseguimento di spettanza della revisione, già riconosciuta, ma il suo ammon-
interessi pubblici, e, corrispondentemente, da posizioni di in- tare, essa «rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, il
teresse legittimo del privato. quale ritiene che l’emissione di SAL per revisione prezzi an-
In concreto: «quando la controversia attiene alle vicende del corché non seguito da pagamento equivale a riconoscimen-
rapporto privatistico intercorso tra la cooperativa ed i propri to implicito».
soci, in seguito alla stipula delle convenzioni disciplinanti i re- Il Collegio richiama il consolidato orientamento della Corte di
ciproci obblighi e diritti successivi alla prenotazione degli al- Cassazione, secondo cui «la possibilità di fruire della revisio-
loggi ed aventi la struttura ed il contenuto di contratti preli- ne prezzi è subordinata ad una valutazione discrezionale del-
minari di vendita, con impegno reciproco di concludere il l’amministrazione ed è oggetto di interesse legittimo tutela-
contratto definitivo di assegnazione, le parti contraenti inter- bile avanti al giudice amministrativo, mentre la posizione è di
vengono in posizione paritetica e la stessa controversia rien- diritto soggettivo, tutelabile avanti al giudice ordinario, allor-
tra nella giurisdizione del giudice ordinario»; invece, «la que- ché il committente abbia riconosciuto che spetti la revisione
stione circa il ritiro dell’atto concessorio del terreno per la de- prezzi», come accaduto nella fattispecie in esame con il “cer-
viazione dell’assegnatario dal perseguimento dell’interesse tificato di pagamento” comunale.
pubblico cui quella stessa concessione era preordinata e per
l’inadempimento degli obblighi specificamente a tal fine trac- I precedenti
ciati nell’atto convenzionale, si controverte di esercizio di po- Cass. sez. I, 25 settembre 2007 n. 19921. Cons. Stato, sez.
testà pubblicistiche, da sottoporre al vaglio del G. A.». V, 16 giugno 2009.
Detto riparto di giurisdizione poggia, inoltre, sull’ulteriore ar- 24396/2007; n. 2952/1984; n. 14031/2001; n. 8593/1998.
gomento secondo il quale, ai sensi del combinato disposto di
cui all’art. 35, comma 7, l. n. 865/1971 e art. 11, l. n. ORDINI DI SERVIZIO DELLA DIREZIONE LAVORI
241/1990, la fattispecie de qua rappresenta «una tipica ipo-
tesi di azione amministrativa concordata o negoziata, in cui il Consiglio di Stato, sez. VI, 26 maggio 2010,n. 3347 - Pres.
contenuto del provvedimento concessorio è determinato e Ruoppolo - Est. Polito
mediato attraverso la convenzione con il privato. Lo schema
è allora quello degli accordi integrativi o sostitutivi del prov- Sussiste la giurisdizione del G.A. in materia di contratti
vedimento amministrativo», al pari delle altre tipologie di pubblici anche per le controversie relative agli ordini di
convenzioni urbanistiche, come quella di lottizzazione, in servizio adottati dal direttore dei lavori nella fase di ese-
quanto integra, in virtù di specifica previsione normativa, i cuzione del contratto ?
procedimenti di concessione-assegnazione dei suoli su cui No del Consiglio di Stato.
attuare il programma di edilizia residenziale pubblica: dette
ipotesi sono fatte rientrare dal citato art. 11 nella giurisdizio-
ne esclusiva del G.A. Il caso
Un’impresa, aggiudicataria di contratto di appalto per lavori di
I precedenti dragaggio nel porto di Portovesme del comune di Portoscu-
Cons. Stato, sez. V, n. 8059/2006; n. 3637/2007; n. 214/2010; so (CI) impugna al Tar Sardegna la nota con cui il Consorzio
n. 7498/2009; n. 6358/2007; n. 6344/2007. industriale provinciale per il Sulcis-Iglesiente,
Cass. S.U. n. 1618/2007; 13687/2006; 2215/2006; 0592/2006; in qualità di stazione appaltante, sollecita l’adempimento ad
1731/2005; 23830/2004; 14079/2002. un ordine di servizio adottato dal direttore dei lavori.
Il giudice amministrativo di primo grado declina la giurisdizio-
CERTIFICATO DI PAGAMENTO RELATIVO ne, con sentenza confermata in appello.
ALLA REVISIONE DEI PREZZI
La decisione
Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione sici- Il Consiglio di Stato osserva come le determinazioni oggetto
liana, sez. giur., 23 giugno 2010, n. 936 - Pres. Virgilio - di contestazione «non configurano - sia sul piano sostanziale
Est. D’Angelo che della funzione esercitata - determinazioni provvedimen-
tali indirizzate alla cura di interessi di rilievo pubblico in rela-
La controversia sulla mancata liquidazione, da parte del- zione alle quali possa avere ingresso la tutela avanti al giudi-
la P.A., di un certificato di pagamento relativo ad una re- ce amministrativo».
visione prezzi, rientra nella giurisdizione del G.O.? La nota e l’ordine di servizio, infatti, «sono espressione del-
Sì del Consiglio di Stato. l’attività di vigilanza e ingerenza della stazione appaltante ai
fini della buona esecuzione dei lavori. Essa trova disciplina ri-
salente al regolamento sui lavori pubblici di cui al r.d. n.
Il caso 350/1895 e all’art. 118 del regolamento di contabilità di Stato
Un’impresa realizza in Camporotondo Etneo (CT) un edificio approvato con r.d. n. 827/1924. L’art. 130 del codice dei con-
polifunzionale e, dopo aver chiesto la revisione prezzi alla tratti pubblici, approvato con d.lgs. n. 163/2006 - reiterando
P.A. appaltante ed ottenuto dalla stessa il riconoscimento del quanto già previsto dall’art. 27 della legge n. 109/1994 - as-
diritto, ma non la liquidazione della somma quantificata, adi- segna l’indirizzo e il controllo dell’esecuzione dei lavori affi-
sce con successo il Tar Catania avverso il silenzio-rigetto co- dati in appalto a un apposito ufficio costituito da un direttore
munale, formatosi a seguito di diffida. dei lavori ed, eventualmente, da assistenti. Gli ordini di servi-
zio costituiscono gli atti formali con cui si estrinseca la fun- lo di colui che, pur non avendo partecipato al giudizio di pri-
zione di direzione - con interventi attivi e dispositivi, nonché mo grado, può essere qualificato come controinteressato so-
a mezzo di apposite istruzioni - finalizzata al buon esito dei la- stanziale in quanto titolare di una posizione soggettiva giuri-
vori. Essi non rivestono natura provvedimentale e sono dicamente rilevante, caratterizzata da un concreto interesse
espressione delle facoltà di ingerenza e controllo del com- di segno opposto rispetto a quello fatto valere col ricorso di
mittente sullo stato e sullo svolgimento dei lavori, che trova primo grado».
codifica nell’art. 1662 c.c.». L’Adunanza plenaria n. 1/2007 - che ha preso atto dell’am-
La suddetta attività di indirizzo e controllo, dunque, «viene a pliamento della legittimazione ad appellare le sentenze di pri-
incidere su posizioni di diritto soggettivo dell’affidatario dei mo grado in determinate materie, come la tutela del paesag-
lavori che non subiscono degradazione a interesse legittimo. gio, da parte delle associazioni portatrici di interessi diffusi in-
Come prima accennato non si versa a fronte dell’esercizio di dividuate dalla vigente normativa in materia di ambiente e
un potere di carattere autoritativo. L’ordine impartito si inne- danno ambientale, e da qualsiasi altro soggetto pubblico o
sta in un rapporto paritetico che vede puntualmente indivi- privato che ne abbia interesse, in quanto controinteressato
duate e regolamentate le rispettive posizioni di diritto e ob- sostanziale perché titolare di una posizione soggettiva giuri-
bligo nelle clausole del contratto e dei capitolati generale o dicamente rilevante, caratterizzata da un concreto interesse
speciale cui è fatto rinvio, con effetto su ogni conseguente di segno opposto rispetto a quello fatto valere col ricorso di
azione dell’appaltatore, sia in positivo, sia in negativo ove la primo grado - si è infatti allineata «alla sentenza della Corte
prestazione richiesta non sia riconducibile alla disciplina ne- costituzionale n. 177 del 1995 che ha determinato l’esten-
goziale del rapporto». sione al processo amministrativo del rimedio dell’opposizio-
Si tratta, dunque, «di questioni che si collocano tutte nella fa- ne di terzo, rilevando l’opportunità che, per comprensibili esi-
se successiva a quella di natura pubblicistica che si conclude genze di economia dei mezzi processuali, i soggetti legitti-
con l’atto di affidamento dell’appalto - che l’art. 245. comma mati alla proposizione dell’opposizione di terzo (titolari di po-
primo, del codice degli appalti espressamente riserva alla co- sizioni giuridiche autonome e incompatibili con quella aziona-
gnizione del giudice amministrativo - e che investono la re- ta dal ricorrente) possano far valere le proprie ragioni già in
golazione in via negoziale delle prestazioni finalizzate all’ese- un momento anteriore, mediante la proposizione di gravame
cuzione dei lavori per le quali, come da univoca giurispruden- avverso la decisione ad essi sfavorevole resa in un giudizio in
za di questo Consiglio e della Corte di Cassazione, sussiste la cui siano rimasti estranei, configurandosi in sostanza quali
giurisdizione del giudice ordinario». controinteressati sopravvenuti».
I precedenti I precedenti
Cons. Stato, sez. V, 10 febbraio 2010, n. 691. Cass., sez. III, Cons. Stato, ad. plen. n. 1/2007. Corte cost. n. 177/1995.
5 maggio 2009, n. 450.
EDILIZIA ED URBANISTICA
AMBIENTE
DOMANDA DI RISOLUZIONE PER INADEMPIMENTO
LEGITTIMAZIONE AD AGIRE E AUTORIZZAZIONE DELLA CONVENZIONE DI LOTTIZZAZIONE
PAESAGGISTICA
Consiglio di Stato, sez. IV, 4 maggio 2010, n. 2568 - Pres.
Consiglio di Stato, sez. VI, 17 giugno 2010, n. 3853 - Pres. ff. Pozzi - Est. Cacace
Varrone - Est. Colombati
Il G.A. può decidere sulle domande di accertamento del-
È legittimato ad agire in giudizio, appellando una sen- l’inadempimento del Comune e dichiarare la risoluzione
tenza in materia di autorizzazione paesaggistica, il tito- della convenzione di lottizzazione ex art. 1453 c.c., in ap-
lare di una posizione soggettiva giuridicamente rilevan- plicazione della disciplina civilistica, senza il pregiudizia-
te che, pur non avendo partecipato al giudizio di primo le esperimento della azione di annullamento degli atti
grado, è portatore di un concreto interesse di segno op- amministrativi, mediante i quali il ricorrente assume rea-
posto rispetto a quello fatto valere col ricorso al Tar? lizzato l’inadempimento?
Affermativa la risposta del Consiglio di Stato. Sì del Consiglio di Stato.
Il caso Il caso
Il proprietario di un albergo impugna con successo dinanzi al Una società ricorre, senza successo, al Tar Lazio per ottene-
Tar Campania il decreto della Sovrintendenza per i beni archi- re la declaratoria della risoluzione per inadempimento - o, in
tettonici e per il paesaggio di Napoli che aveva annullato l’au- subordine, per impossibilità sopravvenuta - della convenzio-
torizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Sorrento ne di lottizzazione stipulata con il Comune di Frascati, non
per la realizzazione di una piscina. La proprietaria di alcuni im- avendo quest’ultimo rilasciato la necessaria concessione edi-
mobili prospicienti l’albergo si appella al Consiglio di Stato, ri- lizia per la realizzazione dell’intervento.
tenendosi lesa dalla sentenza del Tar, in quanto il provvedi- Il Consiglio di Stato conferma la sentenza resa in primo gra-
mento abilitativo conforme a detta pronuncia compromette- do.
rebbe il panorama che attualmente gode dalle proprie finestre.
La decisione
La decisione Il Collegio premette che la persistenza, nell’ambito di un rap-
La VI Sezione, pur rigettandolo, ritiene ammissibile «l’appel- porto convenzionale di lottizzazione, di un potere discrezio-
nale della P.A..«(potere, in presenza del quale la posizione si perseguibile solo attraverso l’adempimento di obbligazioni
soggettiva del privato non può configurarsi altrimenti che in poste dallo stesso a carico dell’una e dell’altra parte del rap-
termini di interesse legittimo) non vale di per sé ad esclude- porto», ferma restando la compatibilità del rimedio contrat-
re (stante l’intimo intreccio di situazioni giuridiche soggettive tuale, di cui all’art. 1453 c.c., anche se - come si è detto - le
a diverso livello di protezione tipico degli accordi di cui all’art. convenzioni di lottizzazione vengono qualificate come accor-
11 della legge n. 241/1990, che costituiscono nel loro com- do procedimentale e non contratto. Pertanto, «in caso di ina-
plesso esattamente il tipo di problemi alla cui risoluzione è dempimento, della parte lottizzante o del suo avente causa
volta la disciplina in tema di giurisdizione esclusiva recata dal- da una parte e del Comune dall’altra, degli obblighi da cia-
l’art. 11 medesimo) che atti amministrativi aventi rilievo nel scuna parte assunti con la stipula dell’accordo, il creditore
procedimento di esecuzione degli accordi stessi e normal- deve poter contare su tutti i rimedii offerti dall’ordinamento
mente incidenti su interessi pretensivi dei privati possano (e ad un creditore, che derivi tale sua posizione da un contratto
debbano) essere assoggettati ad un sistema di tutela di quel- di diritto privato, per poter realizzare coattivamente il proprio
le posizioni non solo mediante il tradizionale meccanismo im- interesse», valorizzando il rinvio ai principi ricavabili ed alle
pugnatorio e demolitorio proprio delle posizioni di interesse azioni previste nel codice civile in materia di obbligazioni e
legittimo pretensivo, ma anche (allorché, come avviene ap- contratti.
punto nella vicenda in esame, una parte del rapporto conte- In definitiva, il G.A. è legittimato a decidere sulle domande di-
sti alla controparte un inadempimento degli obblighi di fare), rette «a far accertare l’inadempimento del Comune ed a far
mediante applicazione diretta della disciplina dell’inadempi- dichiarare la risoluzione della convenzione ex art. 1453 c.c.,
mento del contratto (art. 1453 c.c. )». in applicazione della disciplina civilistica, senza che possa
L’art. 11, l. n. 241/1990 in tema di accordi con la P.A. - nella considerarsi pregiudiziale a detta forma di tutela l’esperi-
cui tipologia rientrano le convenzioni di lottizzazione - accre- mento della classica azione di annullamento tipica della giuri-
sce, infatti, la pienezza della tutela avanti al G.A. «non solo sdizione generale amministrativa di legittimità in relazione a
estendendo la vocatio in ius, ma anche ammettendo il ricor- quegli atti amministrativi, mediante i quali si sia realizzato (o,
so ai rimedii contrattuali, previsti dal codice civile, nel pro- meglio, si assuma essersi realizzato) l’inadempimento delle
cesso amministrativo» e «delinea così un assetto di interes- prestazioni dedotte in contratto».
Questioni giurisprudenziali
in tema di rimedi caducatori,
risarcitori e restitutori nei giudizi
relativi ai preliminari
di compravendita immobiliare
a cura di Michele Ruvolo
L’obiettivo di questo lavoro è quello di offrire una panoramica giurisprudenziale su talune delicate questioni
che si pongono in tema di contratti preliminari di compravendita immobiliare, con particolare riferimento ai
meccanismi caducatori del preliminare ed alle relative conseguenze restitutorie e risarcitorie.
I meccanismi Nei giudizi relativi a preliminari non adempiuti si assiste alla formulazione delle domande più di-
caducatori verse e nella loro combinazione più varia.
e quelli risarcitori Il promissario acquirente spesso chiede: 1) la risoluzione o l’accertamento della legittimità del
proprio recesso dal contratto preliminare per grave inadempimento del promittente venditore;
2) la condanna del promittente venditore al pagamento del doppio della caparra; 3) la restituzio-
ne degli acconti; 4) il risarcimento del danno.
Il promittente venditore spesso chiede: 1) la risoluzione o l’accertamento della legittimità del
proprio recesso dal contratto preliminare per grave inadempimento del promissario acquirente;
2) la condanna del promissario acquirente al rilascio del bene immobile; 3) l’autorizzazione alla
ritenzione della caparra; 4) la condanna del promissario acquirente al pagamento di un’indennità
per l’occupazione senza titolo conseguente al venir meno ex tunc del titolo; 5) il risarcimento del
danno.
Ora, è fin troppo noto che nell’ipotesi in cui sia stata prestata la caparra confirmatoria l’ordina-
mento giuridico appresta alla parte adempiente l’opzione di agire per la risoluzione del contrat-
to e per il risarcimento del danno ovvero di recedere dal contratto ex art. 1385, comma 2, c.c.,
accompagnandosi all’esercizio del recesso la ritenzione o la restituzione del doppio della capar-
ra a seconda che sia inadempiente la parte che ha dato la caparra o la parte che la caparra ha ri-
cevuto.
La disciplina dettata dall’art. 1385, comma 2, c.c. non deroga alla disciplina generale della riso-
luzione per inadempimento, consentendo il recesso di una parte solo quando l’inadempimento
della controparte sia colpevole e di non scarsa importanza ai sensi dell’art. 1455 c.c. (anche in
caso di recesso, infatti, l’inadempimento si identifica in ogni caso con quello che dà luogo alla
risoluzione ed il giudice è tenuto comunque a sindacarne gravità ed imputabilità - v. Cass.
2032/1993; 398/1989; 4451/1985). Pertanto, nell’indagine volta a stabilire quale sia la parte ina-
dempiente i criteri sono quegli stessi che si debbono seguire nel caso di controversia su reci-
proche istanze di risoluzione, nel senso che occorre in ogni caso una valutazione comparativa
del comportamento di entrambi i contraenti (Cass. 398/89; 4451/85).
Sul punto è il caso di notare che nella prassi giudiziale relativa ai contratti preliminari di compra-
vendita immobiliare si verifica spesso che vengano fatti valere inadempimenti reciproci.
Ora, per pacifico orientamento della giurisprudenza di legittimità, in caso di denuncia di ina-
dempienze reciproche ai fini della pronuncia di risoluzione per inadempimento (e per la declara-
toria della legittimità del recesso ex art. 1385 c.c.), per stabilire da quale parte sia l’inadempi-
mento colpevole non basta la valutazione dell’inadempimento di un solo contraente, ma occor-
re procedere ad una valutazione unitaria e comparativa del comportamento di entrambi i con-
traenti in relazione al contratto ed apprezzarne l’effettiva gravità ed efficienza causale rispetto
alle finalità economiche del contratto. Ciò tenendo conto dei precetti generali sull’imputabilità e
sull’importanza dell’inadempimento ed in modo da stabilire, per quanto riguarda le singole pat-
tuizioni, quale dei due abbia fatto venir meno, con il proprio comportamento, l’interesse dell’al-
tro al mantenimento del contratto (cfr. tra le altre Cass. 23908/06; 20678/05; 10477/04;
16822/03; 16530/03; 5444/02; 59/02; 8621/01; 9158/91; 398/89; 4451/85).
Tale giudizio di comparazione deve tenere conto del comportamento complessivo di ciascuno
dei contraenti, onde stabilire quale di essi, in relazione ai rispettivi interessi ed alla oggettiva en-
tità degli inadempimenti, possa legittimamente predicarsi come responsabile delle trasgressio-
ni maggiormente rilevanti ai fini della alterazione funzionale del sinallagma.
Occorre quindi procedere ad una valutazione unitaria e comparativa dei rispettivi comporta-
menti, che, al di là del pur necessario riferimento all’elemento cronologico degli stessi, li inve-
sta nel loro rapporto di dipendenza (sul piano causale) e di proporzionalità, nel quadro della fun-
zione economico-sociale del contratto, in maniera da consentire di stabilire su quale dei con-
traenti debba ricadere l’inadempimento colpevole idoneo a giustificare quello dell’altro ed al fi-
ne di accertare la sussistenza degli inadempimenti reciprocamente dedotti e di apprezzarne la
effettiva gravità ed efficienza causale (v. Cass. 14520/01; 4529/01).
In altri termini, tale valutazione comparativa deve tener conto non solo dell’elemento cronologi-
co, ma anche e soprattutto dei rapporti di causalità e proporzionalità esistenti tra le prestazioni
inadempiute e dell’incidenza di queste sulla funzione economico-sociale del contratto (v. Cass.
2992/04; 16930/03; 6756/03).
È importante segnalare che se risultano infondati entrambi gli addebiti formulati dalle parti, rite-
nendosi insussistente un grave inadempimento nel comportamento di parte convenuta ed in
quello di parte attrice, si può risolvere il contratto inter partes per mutuo consenso delle parti in
presenza di una richiesta scritta di risoluzione da parte dei convenuti.
Al riguardo si ricorda che in presenza di reciproche azioni di risoluzione del contratto, fondate da
ciascuna parte sull’inadempimento dell’altra (ed anche il recesso ex art. 1385 c.c. configura uno
strumento speciale di risoluzione del contratto), il giudice che accerti l’infondatezza di tali scam-
bievoli addebiti e non possa, pertanto, pronunciare la risoluzione per colpa di nessuna delle par-
ti, dovrebbe dare atto dell’impossibilità di esecuzione del contratto per effetto della manifesta-
zione di volontà di entrambe le parti di non eseguirlo e provvedere di conseguenza sulle do-
mande restitutorie da esse proposte e sugli effetti risolutori di cui all’art. 1458 dello stesso co-
dice (v. Cass. 6134/79; 3744/82; 10217/94; 6354/96; 4089/00; 15167/00; 2304/01; 10389/05).
Se le azioni di risoluzione o ex art. 1385 c.c. sono reciproche (e non rileva che una parte abbia
avanzato la domanda di risoluzione in via subordinata in caso di rigetto della domanda principa-
le ex art. 2932 c.c., posto che tale rigetto deve fare tenere in considerazione la richiesta di riso-
luzione anche sotto il profilo della risoluzione per mutuo dissenso), entrambe le parti hanno mo-
strato concordemente di non avere interesse alla prosecuzione del rapporto, dal che deriva l’i-
nefficacia del vincolo, una volta esclusa l’inadempienza, unica o prevalente, di uno dei due ob-
bligati.
Le dette manifestazioni di volontà delle parti di non eseguire il contratto devono rivestire la for-
ma scritta (trattandosi di una risoluzione, in via consensuale, di un preliminare di compravendi-
ta immobiliare e vista la necessità, a pena di nullità, della forma scritta per la stipulazione di ta-
le negozio ex art. 1351 c.c. e considerata la medesima necessità, per relationem, anche per la
sua risoluzione posto che per giurisprudenza pacifica la risoluzione consensuale di un contratto
preliminare di un bene immobile richiede la forma scritta ad substantiam - cfr. per tutte Cass.
9341/04; 14524/02) ed a tal fine basta che siano contenute in atti giudiziali.
Una pronuncia risolutoria per mutuo dissenso non può invece essere formulata nel caso in cui
manchino reciproche azioni di risoluzione, ossia nel caso in cui non entrambe le parti mostrino
concordemente di non avere interesse alla prosecuzione del rapporto. Certo, quando rimane in
vita il contratto preliminare, vanno evidentemente rigettate le domande finalizzate al risarci-
mento dei danni conseguenti all’inadempimento (nella prassi giudiziaria si verifica talvolta che,
in assenza di reciproche domande di risoluzione o recesso - es. convenuto chiede solo il riget-
to della domanda di risoluzione avanzata dall’attore o solo una pronuncia ex art. 2932 c.c. o so-
lo il risarcimento danni per inadempimento - la causa viene rimessa sul ruolo al fine di verifica-
re se anche l’altra parte abbia intenzione di chiedere, magari in via subordinata, la risoluzione del
contratto. Ciò per evitare di lasciare in vita un contratto che non porterà mai alla stipula di un de-
finitivo).
Mette infine conto osservare che si deve dare atto dell’impossibilità di esecuzione del contrat-
to per effetto della manifestazione di volontà di entrambe le parti di non eseguirlo e provvede-
re di conseguenza sulle domande restitutorie da esse proposte (v., per un caso analogo, Cass.
6134/79; 3744/82; 10217/94; 6354/96; 4089/00; 15167/00; 2304/01; 10389/05) anche in ipote-
si - analoga al caso di reciproche azioni di risoluzione (o ex art. 1385 c.c.) - di azione di risoluzio-
ne da una parte e di nullità dall’altra, posto che anche in questo caso entrambe le parti mostra-
no concordemente di non avere interesse alla prosecuzione del rapporto.
Per quanto ora concerne i collegamenti tra meccanismi caducatori e risarcitori è poi noto che la
domanda risarcitoria è compatibile con la domanda di risoluzione e non con quella di recesso ex
art. 1385 c.c., che si connette, come detto, alla ritenzione della caparra ricevuta o alla richiesta
del doppio della caparra versata.
Al contrario, il principio di cui al comma 2 dell’art. 1385 c.c. (in forza del quale la parte non ina-
dempiente ha facoltà di recedere dal contratto ritenendo la caparra ricevuta o esigendone il dop-
pio rispetto a quella versata) non è applicabile tutte le volte in cui la parte non inadempiente, an-
ziché recedere dal contratto, si avvalga del rimedio ordinario della risoluzione del negozio, per-
dendo, in tal caso, la caparra la detta funzione di liquidazione convenzionale anticipata del dan-
no. In questo caso il danno andrà provato per intero e sarà liquidato nella sua misura effettiva
dal giudice. Se la parte ha preferito domandare la risoluzione (o l’esecuzione del contratto) in-
vece di esercitare il recesso, il diritto al risarcimento del danno, che rimane regolato dalle nor-
me generali, postula che il pregiudizio subito sia provato nell’an e nel quantum, con conse-
guente possibilità di rigetto della relativa domanda in ipotesi di mancato raggiungimento della
prova (Cass. 18850/04; 849/02; 7180/1997; 4465/1997). Introdotta la domanda di risoluzione
per inadempimento e di risarcimento dei danni, non è applicabile la disciplina della caparra di cui
al secondo comma dell’art. 1385 c.c. (Cass. 18850/2004; 3555/2003; 13828/2000; 8881/2000;
8630/1998; 3602/1983); è illegittima la condanna della parte inadempiente a restituire il doppio
della caparra ricevuta, stante la non cumulabilità dei due rimedi (Cass. 18850 del 2004); è ne-
cessaria la prova del danno secondo le regole generali (Cass. 17923/2007; 1301/2003;
849/2002; 4465/1997).
Mancando la prova del danno, se inadempiente è l’accipiens, la restituzione della caparra è un
effetto della risoluzione come conseguenza del venir meno della causa che aveva determinato
la corresponsione (Cass. 8630 del 1998); l’obbligo di restituzione della somma ricevuta, privo di
funzione risarcitoria, rimane soggetto al principio nominalistico (Cass. 5007/1993; 2032/1993;
944/1992); se l’accipiens è adempiente, viceversa, la caparra svolge funzione di garanzia del-
l’obbligazione di risarcimento (funzione che si esplica nell’esercizio del diritto - da parte di chi
l’abbia ricevuta e abbia titolo risarcitorio - a ritenere l’importo fino alla liquidazione del danno) e
conserva tale funzione sino alla conclusione del procedimento per la liquidazione dei danni de-
rivanti dall’avvenuta risoluzione, con la conseguenza che non trova giustificazione la richiesta di
restituzione sino alla definizione di tale procedimento (Cass. 5846/2006) e vi è la compensazio-
ne con il credito risarcitorio.
Così stando le cose, risulta di agevole soluzione il problema relativo alla compatibilità tra la do-
manda di ritenzione della caparra o di condanna al pagamento del doppio della stessa da un la-
to e, dall’altro, la domanda risarcitoria.
Ed infatti, poiché la caparra assolve indubbiamente la funzione di liquidazione preventiva e for-
fettaria del danno contrattuale, non può essere riconosciuta, in caso di declaratoria di recesso e
di autorizzazione alla ritenzione della caparra o di condanna al pagamento del doppio della stes-
sa, anche la somma chiesta a titolo di risarcimento degli ulteriori danni. Non può attribuirsi un
danno ulteriore (neppure sotto forma di rivalutazione monetaria - v. Cass. 2032/93) rispetto alla
liquidazione forfettaria del danno costituita dalla ritenzione della caparra o dalla doppia caparra
connesse alla domanda di recesso ex art. 1385 c.c. Ed è per questo motivo che non va dispo-
sta la CTU eventualmente richiesta per la quantificazione di danni.
Sulla caparra o sulla doppia caparra decorrono, però, quale credito di valuta, gli interessi dalla da-
ta della costituzione in mora (atto recettizio). Poi, in caso di inadempimento del promittente ven-
ditore, dichiarato legittimo il recesso del promissario acquirente e condannato il promittente
venditore al pagamento della doppia caparra, bisogna condannare il promittente venditore an-
che alla restituzione degli acconti. In questo caso, però, la restituzione delle somme corrisposte
a titolo diverso dalla caparra costituisce un effetto restitutorio, un debito di valuta, avente ad og-
getto l’originaria prestazione pecuniaria, e non un debito risarcitorio, con la conseguenza che
non è per queste somme dovuta la rivalutazione monetaria.
Per il diverso caso della risoluzione, invece, disposte la risoluzione e l’eventuale condanna alla
restituzione del bene oggetto del preliminare consegnato anticipatamente ed alla restituzione
della somma di denaro pagata, va poi emessa condanna al risarcimento danni.
I danni subiti dal Con riferimento all’estensione del danno risarcibile in caso di disposta risoluzione contrattuale
promissario acquirente va osservato che se è stata formulata domanda di risoluzione (e non di recesso ex art. 1385 c.c.)
e domanda di restituzione di quanto versato e di condanna al risarcimento del danno, il diritto al
risarcimento del danno della parte adempiente che chiede la risoluzione del contratto prelimi-
nare di compravendita per inadempimento del promittente venditore è comprensivo anche del
pregiudizio costituito dal deprezzamento della somma pagata, con la conseguenza che tale
somma, pur essendo oggetto di una obbligazione pecuniaria, avendo per oggetto il prezzo cor-
risposto alla parte adempiente, deve essere restituita con la rivalutazione monetaria perché so-
lo in tal modo quest’ultima parte è reintegrata nella posizione in cui era al momento della con-
clusione del contratto, non potendo essere pregiudicata dalla mancata stipulazione del definiti-
vo a lei non imputabile (Cass. 9091/2004; 639/96; 2456/93; 139/93; 587/90; 8834/90). Spetta-
no, poi, anche gli interessi compensativi decorrenti dalla data del pagamento fino al soddisfo
(cfr. Cass., sez.un, 12942/92).
Inoltre, per costante giurisprudenza, il risarcimento del danno dovuto al promissario acquirente
per la mancata stipulazione del contratto definitivo di vendita di un bene immobile, imputabile
al promittente venditore, consiste nella differenza tra il valore commerciale del bene medesimo
al momento della proposizione della domanda di risoluzione del contratto (cioè, al tempo in cui
l’inadempimento è diventato definitivo) ed il prezzo pattuito (cfr., tra le altre, Cass. 25016/08;
1956/07; 22384/04). Tale differenza va rivalutata al tempo della liquidazione dell’indicato danno,
per compensare gli effetti della svalutazione monetaria intervenuta nelle more del giudizio;
mentre non va rivalutato il prezzo eventualmente pagato dal promittente acquirente,essendo
questo tempestivamente entrato nel patrimonio del promittente venditore (v. sul punto, tra le
tante, Cass. 1956/07; 22384/04; 17340/03; 1298/98; 4280/97; 1641/97; 639/96; 13108/95;
sez. un. 6938/94; 5778/93; 1006/92; 747/86; 2850/82).
Ecco, quindi, che in caso di inadempimento del promittente venditore il risarcimento dovuto al
promissario acquirente per la mancata stipulazione del contratto definitivo di vendita (che come
appena detto consiste nella differenza fra il valore commerciale dell’immobile alla data della do-
manda di risoluzione ed il prezzo pattuito) deve tenere conto della svalutazione monetaria inter-
venuta nel corso del giudizio che può essere determinata anche mediante il ricorso a dati di co-
mune esperienza, purché sia verificata con specifico riferimento alle fluttuazioni del mercato im-
mobiliare. Ne consegue che, mentre non possono essere utilizzate le tabelle ISTAT relative alle
variazioni dei prezzi relativi ai beni di consumo, il giudice può fare ricorso alle tabelle ISTAT rela-
tive alle variazioni dei prezzi per le costruzioni edilizie (Cass. 17340/03 e 22384/04).
In merito alla determinazione del detto danno-differenza ed ai limiti della sua liquidazione, deve
precisarsi che, ex art. 1225 c.c., in tema di risarcimento del danno per inadempimento contrat-
tuale derivante da colpa del debitore, la prevedibilità - da valutarsi secondo un criterio di norma-
lità - si pone come limite del danno risarcibile, con la conseguenza che il giudice non può pre-
scindere dalle circostanze rilevanti ai fini della dimostrazione della prevedibilità. In particolare, in
caso di risoluzione per inadempimento di un contratto preliminare di vendita immobiliare, il ri-
sarcimento del danno va commisurato all’incremento di valore che, alla stregua di un giudizio di
prevedibilità ex ante, l’immobile avrebbe avuto, secondo quanto normalmente accade in con-
creto per gli immobili consimili al tempo in cui sorge l’obbligazione di risarcimento, che va de-
terminato al momento della proposizione della domanda di risoluzione del contratto (cfr. Cass.
21 maggio 1993 n. 5778).
Per determinare l’eventuale ammontare del danno risarcibile occorre disporre CTU in modo da
valutare l’esistenza di un lucro cessante (differenza tra il valore del bene al momento della pro-
posizione della domanda ed il prezzo pattuito dalle parti) e se l’eventuale incremento di valore
sia dovuto o meno ad elementi eccezionali ed imprevedibili al momento della stipulazione ov-
vero a normali regole di mercato.
Va poi considerato che la liquidazione del danno derivante dall’inadempimento d’una promessa
di vendita immobiliare deve essere compiuta avendo riguardo a tutte le conseguenze attive e
passive determinate dall’inadempimento stesso, in quanto il risarcimento, anche se non può far
ottenere al promissario risultati più vantaggiosi di quelli che gli sarebbero derivati dall’adempi-
mento del preliminare, deve essere integrale e comprendere tutti quei vantaggi che avrebbero
incrementato il suo patrimonio se la promessa di vendita fosse stata eseguita con la stipulazio-
ne del contratto di vendita definitivo in riferimento al corrispondente valore del bene che ne sa-
rebbe stato oggetto (Cass. 2074/88).
Nel caso di risoluzione di un contratto preliminare di compravendita, il risarcimento del danno va
calcolato accertando la diminuzione di valore subita dal patrimonio del contraente non inadem-
piente avuto riguardo a tutte le conseguenze attive e passive determinate dall’inadempimento,
considerandosi risarcibile non solo quel danno che consegue direttamente ed immediatamen-
te dall’inadempimento, ma anche quello che in via mediata ed indiretta si presenti come con-
seguenza normale dell’inadempimento stesso secondo un criterio di regolarità causale (v. Cass.
4202/87 e 7199/83).
Sempre in merito al quantum del risarcimento in caso di domanda di risoluzione si noti che se-
condo Cass. 3555/2003 chi agisce in risoluzione non ha diritto, a titolo di danno minimo risarci-
bile, alla caparra (o al doppio di quella data) se non prova il maggior danno: la Corte precisa che
la soluzione contraria comporterebbe il venir meno di ogni interesse ad esercitare il recesso,
con conseguente soppressione del rimedio che la legge espressamente disciplina al comma
secondo dell’art. 1385 c.c. Altre pronunce, invece, predicano l’opposto principio secondo il qua-
le la caparra avrebbe funzione di minimum risarcibile anche nel caso di domanda di risoluzione
(Cass. 2613/1988, 11356/2006).
Nella sentenza delle sezioni unite n. 553/09 si legge che per qualche autore la tesi della capar-
ra intesa come minimum risarcibile si basa anche sul fatto che, nell’attribuire la scelta dei due
rimedi ai sensi del 1385 c.c., il legislatore «sarebbe stato mosso dall’intento di tutelare il con-
traente non inadempiente consentendogli di provare l’eventuale maggior danno, senza per que-
sto dover perdere quanto già garantitogli in via preventiva e forfettaria». Per le sezioni unite ri-
sulta poco comprensibile e ancor meno condivisibile tale istanza di “ipertutela” della parte non
inadempiente, a fondamento della quale qualcuno sottolinea che altrimenti «si falcidierebbe l’i-
stituto della caparra annullandone la funzione tipica di predeterminazione del danno» (mentre,
sul piano comparatistico, si richiama - ma non del tutto conferentemente - il codice tedesco
che, per un istituto omologo, prevede, in realtà, con disposizione del tutto “neutra” § 336 e 337
BGB, soltanto che «qualora l’accipens chieda il risarcimento del danno per inadempimento, nel
dubbio, la caparra vada imputata a risarcimento, mentre deve essere restituita al momento del-
la prestazione del risarcimento del danno»).
nuncia a sezioni unite, al consolidato orientamento secondo il quale chi aveva intimato la diffida
ad adempiere conservava la facoltà, connessa all’esercizio dell’autonomia privata, di rinunciare
all’effetto risolutorio già verificatosi per far ricorso ad altri mezzi di tutela (v. Cass. 23 aprile
1977, n. 1530, in Foro it., 1977, I, 1, 1913, con nota di A. Lener; Cass. 9 maggio 1980, n. 3052,
in Giust. civ. Mass. 1980; Cass. 18 maggio 1987, n. 4535, in Giur. it., 1988, I, 448, con nota di
C. Scognamiglio; in Vita not. 1987, 717; in Dir. e giur. agr. 1988, 289; Cass. 4.8.1997, n. 7182, in
Giust. civ. Mass. 1997, 1321; Cass. 28 giugno 2004, n. 11967; Cass. 8 novembre 2007, n.
23315, in questa Rivista, 2008, 7, 936 con commento di Michele Ruvolo, commento nel quale
si illustravano le ragioni che dovevano portare ad un revirement giurisprudenziale, ragioni che
sono state recepite dalla recente sentenza delle sezioni unite n. 553/09.
Proprio tenendo conto di quanto appena evidenziato, in tale ultima sentenza delle sezioni unite
si legge che “la concezione dell’effetto risolutivo disponibile in capo al creditore pare figlia di
una ideologia fortemente punitiva per l’inadempiente, si atteggia a mò di sanzione punitiva sen-
za tempo, assume forme di (ingiustificata) “ipertutela” del contraente adempiente, del quale si
legittima ogni mutevole e repentino cambiamento di “umore” negoziale”. Il principio di diritto
affermato in conclusione dalle sezioni unite sul punto è, quindi, quello per cui la rinuncia all’ef-
fetto risolutorio da parte del contraente adempiente “non può ritenersi in alcun modo ammissi-
bile, trattandosi di effetto sottratto, per evidente voluntas legis, alla libera disponibilità del con-
traente stesso”.
La compatibilità tra i Il problema è ora quello di comprendere i vari rapporti possibili tra le domande caducatorie e
meccanismi caducatori quelle risarcitorie ed in particolare: 1) se sia possibile sostituire la domanda di risoluzione con
e quelli risarcitori quella di recesso; 2) se sia possibile sostituire alla coppia di domande risoluzione/risarcimento
quella sul recesso e sulla caparra; 3) cosa succeda in caso di incongrua, congiunta formulazio-
ne delle domande di risoluzione e di ritenzione della caparra (o di condanna al pagamento del
doppio della stessa).
Solo in un secondo momento si potrà verificare la compatibilità tra le domande risarcitorie e
quelle restitutorie.
Per quanto innanzitutto concerne i rapporti tra domanda di risoluzione e di recesso deve osser-
varsi che molteplici sono stati gli orientamenti giurisprudenziali che si sono venuti a formare al
riguardo.
A) ammissione della possibile sostituzione della domanda di risoluzione con quella di recesso.
Secondo questa impostazione non costituirebbe domanda nuova, e quindi inammissibile, la do-
manda di recesso (correlata con richiesta di ritenzione di caparra o di condanna alla doppia ca-
parra) formulata dopo l’originaria domanda di risoluzione (o esecuzione) del contratto (v. Cass.
n. 3331 del 1959; n. 2380 del 1975; n. 1391 del 1986; n. 1213 del 1989; n. 7644 del 1994; n.
186 del 1999; n. 1160 del 1996; n. 11760 del 2000; n. 849 del 2002). Una tale variazione sareb-
be ammissibile anche in appello e costituirebbe l’esercizio di una perdurante facoltà posto che
la domanda di recesso sarebbe una istanza più ridotta rispetto alla risoluzione (in quanto anche
il recesso è fondato su un grave inadempimento ed anche il recesso è finalizzato allo sciogli-
mento del contratto). La domanda di recesso del contratto costituisce, in quest’ottica, una do-
manda più limitata rispetto a quella della risoluzione per inadempimento, poiché - in quanto ri-
compresa nell’unico fatto costitutivo del diritto vantato - non altera i presupposti oggettivi e sog-
gettivi dell’azione e non sposta la controversia su un piano diverso e non introduce nel proces-
so un nuovo tema di indagine (Cass. 6 marzo 1989; 7644/94; 2032/94; 10683/92; 1213/89;
1391/86; 205/70). Non mutando il petitum o la causa petendi non vi sarebbe una domanda nuo-
va.
In sostanza, si sostiene l’idea che il recesso ex art. 1385 c.c. - in quanto presuppone necessa-
riamente l’inadempimento dell’altro contraente ed in quanto funzionale all’estinzione di tutti gli
effetti giuridici sia del contratto sia dell’inadempimento della controparte - configuri uno stru-
mento speciale di risoluzione del contratto, affidato alla manifestazione di volontà e ad un pote-
re di iniziativa della parte non inadempiente (Cass. 14 marzo 1988 n. 2435) e collegato alla pat-
tuizione di una caparra confirmatoria.
Inoltre, la possibile sostituzione (anche in appello) della domanda di risoluzione con quella di re-
cesso si fonda pure sul fatto che la domanda di ritenzione della caparra (ovvero di pagamento
del suo doppio) è pur sempre una domanda risarcitoria.
Questa impostazione è stata pure di recente espressa da Cass. 11356/06.
B) possibile sostituzione della domanda di risoluzione in recesso anche dopo la risoluzione di di-
ritto se vi è stata rinuncia all’effetto risolutivo.
Un’applicazione della tesi appena esposta portava, prima del riferito mutamento di orientamen-
to della Cassazione, a ritenere possibile la detta sostituzione anche qualora l’effetto risolutivo
fosse venuto meno di seguito a rinuncia allo stesso. In questo caso il recesso poteva operare
perché non trovava il contratto già risolto (Cass. 7182/97; 1952/03. In assenza di rinuncia all’ef-
fetto risolutivo di diritto il recesso non poteva operare, essendo stato caducato il contratto; v.
Cass. n. 2557 del 1989, n. 26232 del 2005, n. 9040 del 2006).
Le risposte La citata sentenza delle sezioni unite n. 553/09 getta luce sulla combinazione e qualificazione
delle Sezioni Unite delle domande caducatorie e risarcitorie.
La pronuncia delle sezioni unite affonda le proprie radici nell’ordinanza interlocutoria n. 4442 del
28 febbraio 2006, con la quale la seconda sezione della Corte di Cassazione ha ravvisato e se-
gnalato l’esistenza di un «contrasto di giurisprudenza sulla questione se, con riferimento ad un
preliminare di vendita in relazione al quale il promissario acquirente abbia corrisposto al promit-
tente venditore una somma di denaro a titolo di caparra confirmatoria, il promittente venditore
convenuto dal promissario acquirente per la risoluzione del contratto sul presupposto di un pre-
teso suo inadempimento possa chiedere, in via riconvenzionale, in primo grado. la risoluzione
del contratto per inadempimento del promissario acquirente ed il risarcimento del danno e in
appello - dopo che il primo giudice abbia accolto la (sola) riconvenzionale di risoluzione, riget-
tando quella di risarcimento per mancanza di prova del danno - il recesso dal contratto ai sensi
dell’art. 1385, secondo comma, c.c., e la (conseguente) ritenzione della caparra».
Le Sezioni Unite hanno affermato i seguenti principi di diritto:
a) i rapporti tra azione di risoluzione e di risarcimento integrale, da una parte, e azione di reces-
so e di ritenzione della caparra dall’altra si pongono in termini di assoluta incompatibilità strut-
turale e funzionale: proposta la domanda di risoluzione volta al riconoscimento del diritto al ri-
sarcimento integrale dei danni asseritamente subiti, non può ritenersene consentita la trasfor-
mazione in domanda di recesso con ritenzione di caparra perché verrebbe altrimenti vanificata
la stessa funzione della caparra, quella cioè di consentire una liquidazione anticipata e conven-
zionale del danno volta ad evitare l’instaurazione di un giudizio contenzioso, consentendosi
inammissibilmente alla parte non inadempiente di “scommettere” puramente e semplicemen-
te sul processo, senza rischi di sorta;
b) l’azione di risoluzione avente natura costitutiva e l’azione di recesso si caratterizzano per evi-
denti disomogeneità morfologiche e funzionali: sotto quest’ultimo aspetto, la trasformazione
dell’azione risolutoria in azione di recesso nel corso del giudizio lascerebbe in astratto aperta la
strada (da ritenersi, invece, ormai preclusa) ad una eventuale, successiva pretesa (stragiudizia-
le) di ritenzione della caparra o di conseguimento del suo doppio (con evidente quanto inam-
missibile rischio di ulteriore proliferazione del contenzioso giudiziale);
c) azione di risoluzione “dichiarativa” e domanda giudiziale di recesso partecipano sì della stes-
sa natura strutturale, ma, sul piano operativo, la trasformazione dell’una nell’altra non può rite-
nersi ammissibile per i motivi, di carattere funzionale, di cui al precedente punto b);
d) i rapporti tra l’azione di risarcimento integrale e l’azione di recesso, isolatamente e astratta-
mente considerate, sono, a loro volta, di incompatibilità strutturale e funzionale;
e) la domanda di ritenzione della caparra è legittimamente proponibile, nell’incipit del processo,
a prescindere dal nomen iuris utilizzato dalla parte nell’introdurre l’azione “caducatoria” degli ef-
fetti del contratto: se quest’azione dovesse essere definita “di risoluzione contrattuale” in se-
de di domanda introduttiva, sarà compito del giudice, nell’esercizio dei suoi poteri officiosi di in-
terpretazione e qualificazione in iure della domanda stessa, convertirla formalmente (in presen-
za di una concomitante richiesta volta alla ritenzione della caparra o alla condanna al pagamen-
to del doppio della stessa, richiesta compatibile con il solo recesso ex art. 1385 c.c.) in azione
di recesso, mentre la domanda di risoluzione proposta in citazione, senza l’ulteriore corredo di
qualsivoglia domanda “risarcitoria”, non potrà essere legittimamente integrata, nell’ulteriore
sviluppo del processo, con domande “complementari”, né di risarcimento vero e proprio né di
ritenzione della caparra, entrambe inammissibili perché nuove.
L’effetto restitutorio Va ora aggiunto che poiché la caparra (con funzione di determinazione preventiva e forfettaria
e l’effetto risarcitorio del danno in caso di inadempimento di una delle parti) vale a coprire (esaurendolo) il risarci-
mento dei danni (stricto sensu inteso), la restituzione della fruttificazione (che risarcimento non
è) è dovuta dall’accipiens anche a prescindere dall’inadempimento colpevole. Il risarcimento dei
danni (o la caparra) e le restituzioni conseguenti alla risoluzione (ed al recesso ex art. 1385 c.c.)
sono rimedi concorrenti.
Se una parte chiede la ritenzione della caparra (liquidazione preventiva e forfettaria del danno
che esaurisce lo stesso), la richiesta di un ristoro per la mancata fruizione dell’immobile non va
qualificata quale “ulteriore danno” (anche se l’attore l’abbia configurata quale domanda risarci-
toria) costituendo invece domanda di restituzione dei frutti civili o del loro equivalente in dena-
ro.
Ed infatti, nei contratti a prestazioni corrispettive la retroattività della risoluzione ex art. 1458 c.c.
(o la retroattività del recesso ex art. 1385 c.c.), in connessione con il venir meno della causa giu-
stificatrice delle attribuzioni patrimoniali eseguite comporta non solo il sorgere di obbligazioni ri-
sarcitorie - a carico soltanto della parte inadempiente - ma anche il sorgere, a carico di ciascun
contraente ed indipendentemente dalle inadempienze a lui eventualmente imputabili, dell’ob-
bligo di restituire la prestazione ricevuta e, nel caso in cui questa abbia avuto per oggetto una
cosa fruttifera, i relativi frutti, naturali o civili, dal giorno dell’ottenuta disponibilità del cespite, e
ciò in modo tale da ristabilire con effetto retroattivo la situazione di fatto preesistente al con-
tratto (cfr., tra le altre, Cass. 3348/68; 5367/77; 2962/82; 2135/95; 4465/97; 7829/03). A tal ul-
timo proposito si noti, invero, che nel caso in cui la prestazione abbia avuto per oggetto una co-
sa fruttifera uno degli aspetti dell’effetto restitutorio connesso alla risoluzione (ed al recesso ex
art. 1385 c.c.) è costituito dalla necessità per il promissario acquirente di restituire i frutti (natu-
rali o civili) percepiti o che potevano essere percepiti, ovvero - qualora di essi non sia possibile
la restituzione - di corrispondere l’equivalente in danaro nell’intervallo di tempo compreso tra la
consegna ed il rilascio del medesimo (di tale prestazione, inoltre, deve essere fatta espressa ri-
chiesta dal promittente venditore, non atteggiandosi l’obbligo restitutorio come conseguenza
immediata e diretta dell’inadempimento; circostanza, questa, che impedisce al giudice di rile-
varla d’ufficio in base al principio della compensatio lucri cum damno, cfr. Cass. 4465/97,
2209/97, 2135/95, 875/95 e 2802/90).
Siffatto obbligo restitutorio (che come detto grava su entrambe le parti indipendentemente dal-
l’imputabilità all’una od all’altra dell’inadempimento) si aggiunge, ovviamente, per la parte col-
pevolmente inadempiente, a quello del risarcimento del danno.
Quest’ultimo profilo assume particolare rilievo poiché spesso il promittente venditore chiede la
risoluzione del contratto preliminare, nonché la dichiarazione del proprio diritto a ritenere la
somma percepita a titolo di caparra confirmatoria ed il risarcimento dei danni per l’altrui illegitti-
ma occupazione dell’immobile (e quindi la condanna del promissario acquirente al pagamento
di un’indennità per il mancato godimento del bene).
Ne consegue che quando viene richiesta la condanna al pagamento di una somma di denaro co-
me ristoro per non avere potuto fruire dell’immobile dal tempo della consegna al promissario
acquirente, pur volendo ritenere che la parte abbia qualificato la domanda volta alla correspon-
sione dei frutti civili dell’immobile come risarcitoria, la domanda in questione andrebbe comun-
que riqualificata (e tale facoltà spetta d’ufficio al Giudice) in domanda di restituzione dei frutti ci-
vili (o del loro equivalente in denaro).
Una cosa è il risarcimento dei danni (inteso in senso stretto), altra è la restituzione della fruttifi-
cazione (che, come precisato, risarcimento non è), che è dovuta dall’accipiens anche a prescin-
dere dall’inadempimento colpevole. Sicché, in ultima analisi, il risarcimento dei danni (o la ca-
parra) e le restituzioni conseguenti (alla risoluzione ed al recesso ex art. 1385 c.c.) sono rimedi
concorrenti, per il fatto stesso che operano su pretese sostanzialmente diverse.
L’equivalente in questione spetta, come accennato, nonostante l’occupazione sia iniziata legit-
timamente in considerazione dell’effetto retroattivo della risoluzione. Poiché la risoluzione ha
effetto retroattivo tra le parti, una volta pronunciata la risoluzione del contratto viene meno la le-
gittimità originaria del possesso, con la conseguenza che l’occupazione dell’immobile si confi-
gura fin dall’inizio come sine titulo
Il promittente venditore - nei confronti del quale va ripristinata la situazione esistente prima del
contratto (ex art. 1159 c.c.) - non ha potuto trarre frutti né dall’utilizzo della moneta, corrispon-
dente al prezzo non pagato, né dal diretto godimento dell’immobile né godere dei frutti civili che
questo poteva procurargli, con la conseguenza che, una volta risolto il preliminare con effetto
ex tunc per il venir meno ab origine della causa delle attribuzioni patrimoniali, non assume rilie-
vo la legittimità originaria del possesso ma il fatto che quest’ultimo, avente la peculiare e tem-
poranea funzione di essere essenzialmente preordinato alla stipula del definitivo, si sia protrat-
to in forza del preliminare rimasto inadempiuto, senza una giustificazione e, perciò, sine titulo
(cfr., al riguardo, Cass. 1307/03; 4465/97; 2209/97; 2802/90).
Con riferimento alla somma dovuta in relazione alla domanda volta alla condanna al pagamento
di una somma di denaro a titolo di “indennità di occupazione”, si osservi che al promittente ven-
ditore spetta l’equivalente pecuniario dell’uso e del godimento del bene nell’intervallo di tempo
compreso tra la consegna e la pubblicazione della sentenza o il rilascio del bene. Tale equiva-
lente, in cui si sostanzia la pretesa relativa all’occupazione sine titulo, consiste di solito nel va-
lore locativo del bene nel periodo in questione.
In ordine alla quantificazione della somma dovuta va rilevato che nella fase istruttoria viene ge-
neralmente disposta CTU al fine di accertare il valore locativo (commerciale) del bene, anno per
anno, a partire dalla consegna dello stesso. Secondo taluno la somma indicata dal CTU andreb-
be ridotta di una certa percentuale in considerazione degli oneri di manutenzione che il promit-
tente venditore avrebbe dovuto sostenere qualora avesse conservato la disponibilità del bene
oggetto del preliminare. In questa prospettiva deve tenersi infatti in considerazion