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Il corriere giuridico

Sommario

PRIMO PIANO
Processo PRIME CONSIDERAZIONI SUL CODICE DEL PROCESSO AMMINISTRATIVO: FRA LUCI E OMBRE
amministrativo di Aldo Travi 1125

LEGISLAZIONE
NOVITÀ NORMATIVE
a cura di Alessandro Pagano 1129

GIURISPRUDENZA
Osservatori
OSSERVATORIO - CASSAZIONE SEZIONI UNITE 1135
OSSERVATORIO - CASSAZIONE SEZIONI SEMPLICI 1143
a cura di Vincenzo Carbone

OSSERVATORIO - CASSAZIONE CONTRASTI GIURISPRUDENZIALI


a cura di Giacomo Travaglino 1148
OSSERVATORIO DEL CONSIGLIO DI STATO
a cura di Luigi Carbone e Mario D’Adamo con la collaborazione di Daniela Dell’Oro 1150

Itinerari della giurisprudenza


Preliminare di QUESTIONI GIURISPRUDENZIALI IN TEMA DI RIMEDI CADUCATORI, RISARCITORI E RESTITUTORI
compravendita NEI GIUDIZI RELATIVI AI PRELIMINARI DI COMPRAVENDITA IMMOBILIARE
a cura di Michele Ruvolo 1155

Giurisprudenza commentata
Distrazione Cassazione civile, sez. un., 7 luglio 2010, n. 16037 1165
delle spese L’OMESSA PRONUNCIA SULLA DISTRAZIONE DELLE SPESE PUÒ ESSERE RECUPERATA
CON IL PROCEDIMENTO DI CORREZIONE
di Aldo Carrato 1168
Diffida ad Cassazione civile, sez. un., 15 giugno 2010, n. 14292 1181
adempiere È EFFICACE LA DIFFIDA AD ADEMPIERE SOTTOSCRITTA DALL’AVVOCATO PRIVO
DI PROCURA SCRITTA?
di Dilma Beccari 1183
Revocatoria Cassazione civile, sez. un., 18 marzo 2010, n. 6538 1190
fallimentare REGIME DI REVOCABILITÀ FALLIMENTARE DEL PAGAMENTO ESEGUITO DAL TERZO
SUCCESSIVAMENTE DICHIARATO FALLITO
di Antonino Restuccia 1195
Responsabilità Cassazione civile, sez. III, 9 febbraio 2010, n. 2847 1201
del medico LA RESPONSABILITÀ DA VIOLAZIONE DEL CONSENSO INFORMATO
di Adolfo di Majo 1204
Comunione Cassazione civile, sez. un., 28 ottobre 2009, n. 22755 1209
legale dei beni LA DUPLICE NATURA DELLA PARTECIPAZIONE DEL CONIUGE NON ACQUIRENTE: IL NUOVO
ORIENTAMENTO DELLE SEZIONI UNITE
di Filippo Farolfi 1212
Norme Tribunale di Siena 19 gennaio 2010 1223
consuetudinarie LE OCAIOLE DELLE CONTRADE DI SIENA TRA CONSUETUDINI E FORMALISMI GIURIDICI
di Antonio Leo Tarasco 1226

Corriere giuridico 9/2010 1123


Il corriere giuridico
Sommario

OSSERVATORIO DELLA CORTE COSTITUZIONALE


a cura di Francesco Felicetti e Maria Rosaria San Giorgio 1233
OSSERVATORIO DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO
a cura di Alessia Sonaglioni 1241

OPINIONI
Riforma del LA NON CONTESTAZIONE COME PRINCIPIO E LA RIMESSIONE NEL TERMINE PER IMPUGNARE:
processo civile DUE INNESTI NEL PROCESSO BENVENUTI QUANTO SCARNI E PERCIÒ DA RINFOLTIRE
di Nicola Rascio 1243

INDICE
INDICE DEGLI AUTORI 1256
INDICE CRONOLOGICO DEI PROVVEDIMENTI 1256
INDICE ANALITICO 1256

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1124 Corriere giuridico 9/2010


Primo piano
Processo amministrativo

Riforme

Prime considerazioni sul codice


del processo amministrativo:
fra luci ed ombre
di Aldo Travi - Ordinario di diritto amministrativo nell’Università Cattolica di Milano

Per effetto del d.lgs. 104/2010 il processo amministrativo finalmente ha un suo “codice” che accorpa le di-
sposizioni in materia fino ad oggi disperse in diversi testi normativi, determinandosi un riassetto della mate-
ria. Il codice introduce elementi positivi di novità, soprattutto ai fini della garanzia del contraddittorio; accan-
to ad essi, però, si riscontrano anche elementi meno convincenti, ispirati alla continuità con il sistema pre-
cedente, e nuovi irrigidimenti (come l’introduzione della inderogabilità della competenza territoriale).

Il primo “codice” del processo giudice. Oggi il codice non rinuncia alla perenzione
amministrativo straordinaria (art. 82 - la perenzione ordinaria, fra
Il processo amministrativo ha oggi un suo “codice”; l’altro, è ridotta a un anno: art. 81); non rinuncia al-
il primo codice del processo amministrativo nella la decurtazione dei termini nelle materie più “sensi-
storia nazionale. Le disposizioni in materia erano di- bili” (artt. 119 e 120); estende la riduzione a metà a
sperse in alcune disposizioni del testo unico del tutti i termini dei procedimenti camerali (accesso,
Consiglio di Stato del 1924, nella legge istitutiva dei silenzio, ottemperanza) diversi dai termini per il ri-
Tar del 1971, nel regolamento di procedura del corso principale, il ricorso incidentale e i motivi ag-
1907, e in una miriade di leggi speciali. Oggi, per ef- giunti (art. 87); cerca tuttavia di ovviare ad alcune
fetto del d.lgs. 2 luglio 2010, n. 104, (in G.U. 7 lu- delle storture più evidenti, riducendo i riti speciali e,
glio 2010, n. 156, suppl. ord. n. 148/L) queste dispo- soprattutto, riconducendo quelli “accelerati” (“ab-
sizioni sono riunite quasi tutte in un unico testo. breviati”) a due modelli soltanto, rappresentati ri-
L’accorpamento normativo è stato accompagnato spettivamente dall’art. 119 (che include buona par-
anche da un riassetto della disciplina. La divergenza te delle ipotesi precedentemente contemplate nel-
fra il carico di ricorsi sul giudice amministrativo e le l’art. 23-bis e nelle altre disposizioni particolari che
risorse di cui egli può disporre è intollerabile e le avevano rinviato a tale articolo) e dall’art. 120 (che
condanne in base alla legge Pinto sono sempre più concerne il contenzioso contro gli atti delle proce-
frequenti e onerose. Il legislatore, a partire dalla leg- dure contrattuali dell’amministrazione e degli altri
ge n. 205 del 2000 aveva cercato di abbreviare le di- soggetti ad essa equiparati).
stanze con strumenti drastici, come le perenzioni Nel complesso il processo amministrativo esce con-
straordinarie, previste prima per i ricorsi ultradecen- fermato nel suo assetto tradizionale e pertanto an-
nali, poi per quelli ultraquinquennali. Nello stesso che con tutti i limiti che avevano contraddistinto
tempo la decurtazione dei termini processuali in al- tale assetto fino ad oggi; la prospettiva di una rifor-
cune materie più delicate (si pensi alla disciplina in- ma più incisiva, tale da restituire al processo il valo-
trodotta nel 2000 con l’art. 23-bis e poi alla riduzio- re di strumento per la legalità amministrativa, è boc-
ne anche dei termini per il ricorso in materia di in- ciata. I nodi di fondo sono emersi pienamente nel
frastrutture strategiche e di appalti) aveva notevol- corso dell’iter che ha prodotto il d.lgs. n. 104, e a
mente complicato il quadro complessivo, trasfor- ben vedere non erano costituiti da alternative del
mando il processo amministrativo - tradizionalmen- genere di quella, piuttosto enfatizzata dalla dottrina,
te caratterizzato da una disciplina unitaria, lineare, sull’introduzione o meno di un’azione di adempi-
relativamente “semplice” - in una complessa corsa mento: concernevano, invece, il rapporto fra il giu-
ad ostacoli e rendendo così più difficile l’accesso al dice amministrativo e l’amministrazione ed emerge-

Corriere giuridico 9/2010 1125


Primo piano
Processo amministrativo

vano pienamente a proposito della cognizione del va fra un modello (come dovrebbe essere propria-
giudice. Nel codice anche l’istruttoria è riformata ed mente un codice) proiettato verso assetti permanen-
è superata la distinzione fra le tipologie di mezzi ti e la necessità di soddisfare esigenze del tutto con-
istruttori ammesse nella giurisdizione di legittimità, tingenti, soprattutto “di cassa”: nel codice la spacca-
nella giurisdizione di merito e nella giurisdizione tura su questa alternativa è rappresentata con evi-
esclusiva: è rimasta ferma, però, la concezione di un denza dalla soluzione escogitata in tema di compe-
rapporto privilegiato fra giudice amministrativo e tenza dei Tar. Per assicurare un ordine soprattutto
amministrazione. Essa si ricava oggi da alcune dispo- nella tutela cautelare, e in definitiva una maggiore
sizioni deludenti e di dubbia costituzionalità, come “prevedibilità” della giurisprudenza dei giudici di
quella che assegna la preferenza per le verificazioni e primo grado, nelle ultime battute dell’iter legislativo
perciò ammette solo eccezionalmente la consulenza il Governo ha introdotto l’inderogabilità della com-
tecnica, o come quella che consente la prova testi- petenza territoriale dei Tar (art. 13); ciò ha compor-
moniale solo nella forma scritta (art. 63). tato una notevole complicazione processuale, che
Di conseguenza, accanto alla soddisfazione per una ha dilatato il peso di istituti come il regolamento di
disciplina unitaria del processo amministrativo, vi è competenza (art. 15 ss.), ecc. Nello stesso tempo,
la delusione per l’occasione perduta: il processo am- però, il legislatore non è stato in grado di risolvere
ministrativo non pare neppure adeguato a tutti i tutti i nodi sulla competenza: in questa come in
principi sanciti dall’art. 111 Cost., che hanno al molte altre occasioni ha dettato una disciplina basa-
centro la terzietà del giudice rispetto alle parti e, ta ancora sull’impugnazione degli atti amministrati-
pertanto, anche rispetto all’amministrazione. vi (cfr. art. 13), senza neppure considerare le azioni
a tutela dei diritti (ivi compresa l’azione per il risar-
Il codice fra riforma e continuità cimento dei danni). Inoltre, anche nella logica del-
Il codice non esprime un disegno organico di rifor- l’impugnazione di atti, criteri generali identici a
ma; in esso non emerge un’idea “forte”, come invece quelli riproposti nel codice (sede dell’organo ed effi-
in passato era avvenuto per altre codificazioni. Per- cacia dell’atto) comparivano già nella legge istituti-
segue un rafforzamento degli equilibri attuali, chiu- va dei Tar e si erano rivelati quasi subito inadeguati:
dendo la strada ad equilibri diversi e più avanzati. basti riflettere sulle problematiche insorte in tema
Insomma, è un codice che perpetua un certo isola- di impugnazione di atti connessi, specie se prove-
mento culturale e che non sembra rispondere alle nienti da organi di amministrazioni diverse, sulla
nuove sfide che, in tema di legalità amministrativa, difficoltà di identificare l’ambito territoriale degli
impegnano da un paio di decenni gli studiosi del effetti giuridici e di distinguere tali effetti da quelli
processo amministrativo in molti Paesi dell’Europa materiali, o magari soltanto dalla sfera degli interes-
continentale. si coinvolti.
Queste valutazioni critiche meritano però alcune Gli spunti più interessanti del codice attengono ad
precisazioni. altri profili. Mi riferisco, in particolare, alla valoriz-
La situazione attuale della giustizia amministrativa zazione del contraddittorio, espressa bene in alcune
nel nostro Paese è caratterizzata dalla contrapposi- previsioni:
zione di concezioni e di tendenze molto diverse: si – le misure cautelari non meramente interinali pre-
pensi alla spinta a favore della giurisdizione esclusi- suppongono l’integrazione del contraddittorio con
va da un lato, e all’ideale mai tramontato della giu- tutte le parti necessarie (artt. 27 e 55);
risdizione unica dall’altro; all’attrattiva per un pro- – la trattazione delle misure cautelari collegiali (le
cesso “semplice”, fondamentalmente cassatorio, e sole ad essere non meramente interinali) presuppo-
all’esigenza invece di un’apertura più completa al ne il decorso di venti giorni dalla notifica dell’istan-
“fatto” (non dimentichiamo che, anche per l’evolu- za cautelare e, soprattutto, di dieci giorni dal suo de-
zione della tecnica, proprio rispetto all’accesso e al- posito (art. 55); pertanto sono finalmente escluse
la valutazione del “fatto” si pongono oggi le sfide de- misure collegiali “a sorpresa”;
cisive per una giustizia nei confronti dell’ammini- – nella fase cautelare le parti possono depositare me-
strazione). In questo contesto una codificazione morie solo fino a due giorni liberi prima dell’udienza
“elevata” risultava obiettivamente problematica e la (art. 55); il deposito dei documenti in camera di
decisione del Governo di affidare la redazione del consiglio può essere autorizzato solo «per gravi ed
“codice” al Consiglio di Stato testimoniava l’assun- eccezionali motivi» e, comunque, presuppone la
zione fin dall’origine di una scelta minimalista. consegna del documento all’altra parte in tempo
A questi limiti “di fondo”, si aggiungeva l’alternati- utile, prima dell’inizio della discussione;

1126 Corriere giuridico 9/2010


Primo piano
Processo amministrativo

– la definizione del giudizio in esito alla camera di conformità all’originale (art. 136 - l’omissione non
consiglio cautelare presuppone che il collegio abbia comporta però alcuna decadenza); per tutti gli atti
«sentito sul punto le parti costituite» (art. 60); per- processuali delle parti si applica l’art. 5 dell’allegato
tanto le parti devono essere per lo meno avvertite di 2, che preclude al giudice di tenere in considerazio-
tale eventualità; ne gli atti di cui non sia stato depositato un numero
– i termini finali per il deposito dei documenti e del- di copie sufficienti; ecc.
le memorie sono ridefiniti, con l’introduzione anche Di alcune implicazioni dell’entrata in vigore del co-
di repliche scritte (art. 73: le parti possono produrre dice è opportuno dare conto, anche perché proba-
documenti fino a 40 giorni liberi prima dell’udienza, bilmente non risultano di immediata evidenza.
memorie fino a 30 giorni liberi e repliche fino a 20 Il codice disattende la giurisprudenza sulla c.d. pre-
giorni liberi); giudizialità amministrativa; introduce però un ter-
– in sede di decisione, il giudice può porre a fonda- mine di decadenza di 120 giorni per l’azione risarci-
mento della sentenza una questione rilevata d’uffi- toria in seguito a lesione di interessi legittimi, per il
cio solo dopo averla sottoposta alle parti (art. 73); caso che il ricorso sia proposto autonomamente o
– viene disciplinato il processo camerale, anche ai dopo il passaggio in giudicato della sentenza di an-
fini del deposito delle difese (art. 87); nullamento (art. 30; la disciplina risulta invece me-
– la violazione del diritto di difesa di una delle parti no chiara, per quanto concerne il danno derivante
(fattispecie però non meglio definita dal codice) da “silenzio” o da “ritardo”). Ciò comporta che, per
comporta l’annullamento della sentenza con rinvio tutte le vertenze pregresse, se prima dell’entrata in
al giudice di primo grado (art. 105). vigore del codice vi sia stato il passaggio in giudica-
A queste disposizioni, indirizzate verso una “civiliz- to di una sentenza di annullamento, entro 120 gior-
zazione” del processo amministrativo, se ne aggiun- ni dal 16 settembre 2010 deve essere notificato, a
gono altre che, pur non coinvolgendo direttamente pena di decadenza, il ricorso per il risarcimento del
il contraddittorio, rispecchiano una maggiore atten- danno. Inoltre è da ritenere che nello stesso termine
zione per le ragioni della difesa delle parti. Si consi- vada proposta la domanda risarcitoria, nel caso che
derino, in particolare, l’espressa esclusione del ricor- il provvedimento lesivo non sia stato impugnato e
so incidentale, dei motivi aggiunti e dell’appello siano perciò scaduti i relativi termini di impugnazio-
cautelare dal dimezzamento previsto per i termini ne.
processuali nei giudizi assoggettati al rito abbreviato Per i termini “in corso” alla data di entrata in vigo-
previsto dall’art. 119 cit. e la revisione di alcuni ter- re del codice è stabilito che continuino a trovare
mini troppo brevi per i giudizi sull’attività contrat- applicazione le norme vigenti (art. 2, allegato 3 al
tuale dell’amministrazione (l’art. 120 cit. richiama d.lgs. 104/2010). La disposizione è di agevole ap-
infatti tutti i termini previsti dall’art. 119, salvo che plicazione per i termini che si computino a partire
per il ricorso e i motivi aggiunti, per i quali è previ- da una certa scadenza (come il termine per la noti-
sto un termine trenta giorni; la riduzione a trenta fica del ricorso, del ricorso incidentale o dei motivi
giorni deve estendersi anche al ricorso incidentale, aggiunti, il termine per il deposito di tali atti, il ter-
per identità di logiche col ricorso principale, men- mine per l’appello, ecc.); invece la disciplina risul-
tre, in forza del richiamo all’art. 119, non opera al- ta più problematica per i termini che si computino
cuna riduzione dei termini per l’appello cautelare). “a ritroso”. Si pensi, in particolare, al deposito del-
le memorie e dei documenti prima dell’udienza.
I primi problemi pratici Come ho già accennato, per tali adempimenti la
Il codice contempla una disciplina transitoria mol- disciplina dei termini è stata innovata globalmen-
to succinta (cfr. allegato 3 al d.lgs 104/2010) e la sua te.
entrata in vigore già il 16 settembre 2010 non man- In proposito ritengo che i termini per il deposito dei
cherà di creare vari problemi pratici. Comunque, a documenti e per il deposito delle memorie, pur ri-
partire dal 16 settembre 2010, i difensori delle parti, guardando due adempimenti distinti, siano inscin-
nel ricorso o nel primo atto difensivo, devono indi- dibilmente correlati e identifichino, nella logica
care il proprio numero di fax o il proprio indirizzo di della garanzia del contraddittorio, un’unica disci-
posta elettronica certificata per le comunicazioni plina, ancorché scandita in tempi distinti. Pertanto
della cancelleria (art. 136); inoltre devono deposita- non si può disarticolare il termine per il deposito
re, oltre al testo cartaceo, anche le copie informati- dei documenti dal termine (oggi, nel codice, dai
che degli atti e, ove possibile, dei documenti, atte- termini) per il deposito delle memorie e in un me-
standone (con modalità non meglio definite) la desimo giudizio, rispetto a una stessa udienza, non si

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Primo piano
Processo amministrativo

possono assoggettare alcuni di tali termini alla nor- che del processo, ma per la necessità di ovviare a
mativa pregressa ed altri a quella nuova del codice. deficienze gravi sul piano delle risorse assegnate
D’altra parte si deve escludere che una decadenza agli organi giurisdizionali.
per la mancata effettuazione di un adempimento
processuale possa maturare prima dell’entrata in vi-
gore della normativa che introduce quel termine
per l’adempimento.
Sulla base di queste considerazioni sono stati espres-
si dubbi sul regolare svolgimento delle prossime
udienze di merito avanti al giudice amministrativo.
Infatti, se si dovesse applicare la nuova disciplina, in
molti casi risulterebbe impossibile pretendere l’os-
servanza dei termini più ampi introdotti dal codice
per le difese (e pari a 40 giorni per i documenti, 30
giorni per le memorie, 20 giorni per le repliche). A
questa stregua, in mancanza di norme transitorie
specifiche si renderebbe necessario il rinvio sistema-
tico delle udienze.
A mio giudizio, però, i nuovi termini non sono ap-
plicabili nel caso in cui la fissazione dell’udienza sia
intervenuta prima del 16 settembre 2010. Infatti
una volta fissata l’udienza, i termini per il deposito
finale dei documenti e delle memorie devono rite-
nersi “in corso”, agli effetti della disposizione transi-
toria già cit. Pertanto, se l’udienza sia stata fissata
prima del 16 settembre (e in mancanza di atti for-
mali di fissazione, deve farsi riferimento alla data
della comunicazione di cancelleria alle parti), conti-
nuano ad applicarsi i termini previgenti.
Infine, va segnalato che il d.lgs. 104 introduce l’o-
nere per “le parti” (ma il comma successivo men-
ziona solo “il ricorrente”) di depositare una nuova
istanza di fissazione d’udienza entro 180 giorni dal-
l’entrata in vigore del codice, per i ricorsi ultra-
quinquennali: l’istanza deve essere sottoscritta an-
che dalla parte personalmente (art. 1 allegato 3).
In difetto il giudizio viene dichiarato perento. La
drasticità pratica della disposizione è stata attenu-
ta, nel testo finale del decreto legislativo, dalla fa-
coltà del ricorrente di depositare, entro 180 giorni
dalla comunicazione del decreto di perenzione, un
atto (che però deve essere sottoscritto anche dalla
parte personalmente) con la quale dichiara l’inte-
resse alla decisione; in seguito al deposito, il decre-
to di perenzione deve essere revocato e il ricorso è
reiscritto nel ruolo. Si tratta di una disciplina com-
plicata e apparentemente di scarsa utilità; l’obietti-
vo pratico risulta però evidente, se si considera che
in molti Tar le segreterie non erano state in grado
di avviare le procedure per le perenzioni straordi-
narie. In definitiva, ancora una volta una disposi-
zione introduce a carico delle parti nuovi adempi-
menti processuali non per ragioni legate alle logi-

1128 Corriere giuridico 9/2010


Legislazione
Novità in sintesi

Novità normative
a cura di Alessandro Pagano

Appalti pubblici
Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 14 giugno 2010
«Determinazione, per il periodo 1° gennaio 2010 - 31 dicembre 2010, della misura del tasso d’interesse di mora
da applicare ai sensi dell’articolo 30 del Capitolato generale d’appalto dei lavori pubblici.»
(G.U. 22 giugno 2010, n. 143)
Ai sensi dell’art. 133, comma 1, d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163 la misura del tasso di interesse di mora da applicare ai
sensi dell’art. 30 del Capitolato generale d’appalto dei lavori pubblici approvato con decreto del Ministero dei lavori
pubblici 19 aprile 2000, n. 145, è fissata per il periodo 1º gennaio 2010 - 31 dicembre 2010 al 4,28%.

Codice della strada


Legge 29 luglio 2010, n. 120
«Disposizioni in materia di sicurezza stradale»
(G.U. n. 175 del 29 luglio 2010, n. 175 - Suppl. ord. n. 171)
Come si intende dalla stessa intestazione della legge 120/2010 le modifiche al Codice della Strada sono, nella mag-
gior parte dei casi, improntate ad una maggiore severità al fine di rendere più sicura la circolazione (non sono man-
cate tuttavia le critiche, anche in sede parlamentare, in ordine alla ancora scarsa copertura finanziaria per i controlli
su strada).
Alcuni punti “fermi”:
– “Tolleranza zero” per l’alcol e per le sostanze stupefacenti nei confronti di chi si pone alla guida di un veicolo:
cfr., artt. 53 e 54, ma si arriva sino a considerare “giusta causa” di licenziamento la revoca della partente di guida
per conduzione di veicolo sotto influsso alcolico (art. 43 c. 1: «la revoca della patente di guida ad uno dei condu-
centi di cui all’art. 186-bis, comma 1, lettere b), c) e d), che consegue all’accertamento di uno dei reati di cui agli
articoli 186, comma 2, lettere b) e c), e 187, costituisce giusta causa di licenziamento ai sensi dell’art. 2119 del co-
dice civile»);
– Limitazioni di guida per “neopatentati” ed estensione della disciplina in tema di cinture di sicurezza (artt. 1, 18, 28);
– Inasprimento delle sanzioni e dettagliata normativa per “motorini” e “minicar”;
– Modifiche alla disciplina del recupero punti (art. 22)
– Scatola nera” anche per veicoli (art. 49: «Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti può emanare, sentito, per
quanto di competenza, il Garante per la protezione dei dati personali, direttive al fine di prevedere, compatibilmente
con la normativa comunitaria e nel rispetto della disciplina in materia di protezione dei dati personali, l’impiego in via
sperimentale, da parte dei conducenti e degli eventuali passeggeri di ciclomotori e motoveicoli, del casco protettivo
elettronico e l’equipaggiamento in via sperimentale degli autoveicoli per i quali è richiesta, ai sensi del comma 3 del-
l’articolo 116 del decreto legislativo n. 285 del 1992, la patente di guida di categoria C, D o E, con un dispositivo elet-
tronico protetto, denominato «scatola nera», idoneo a rilevare, allo scopo di garantire la sicurezza stradale, la tipolo-
gia del percorso, la velocità media e puntuale del veicolo, le condizioni tecnico-meccaniche del medesimo e la con-
dotta di guida, nonché, in caso di incidente, a ricostruirne la dinamica»)
Con l’art. 1, in dettaglio, si apportano modifiche agli artt. 6, 59, 77, 79 e 80 cod. strada, di cui al d.lgs. 30 aprile 1992,
n. 285, in materia di pneumatici invernali, di veicoli con caratteristiche atipiche, di produzione e commercializzazione
di sistemi, componenti ed entità tecniche di tipo non omologato, di sanzioni per veicoli circolanti in condizioni di non
efficienza e di omessa revisione.
L’art. 11 modifica gli artt.94, 100, 103 e 196 del d.lgs. n. 285 cit., in materia di rinnovo e aggiornamento della car-
ta di circolazione, di targa personale, di targa dei rimorchi e di solidarietà nel pagamento delle sanzioni.
Con l’art. 12 si introduce l’art. 94-bis e si modificano gli artt. 94 e 96 del d.lgs. n. 285 del 1992, in materia di divieto
di intestazione fittizia dei veicoli.
L’art. 14 apporta modifiche all’art. 97 del d.lgs. n. 285 del 1992, in materia di sanzioni per ciclomotori alterati, e, più
in generale, disposizioni in materia di circolazione dei ciclomotori.
L’art. 28 modifica gli artt. 171, 172 e 182 del d.lgs. n. 285 cit., in materia di uso del casco protettivo per gli utenti di
veicoli a due ruote, di uso delle cinture di sicurezza e di circolazione dei velocipedi.
L’art. 33 apporta modifiche agli artt.186 e 187 ed introduce l’art. 186-bis del d.lgs. n. 285, in materia di guida sotto
l’influenza dell’alcool e in stato di alterazione psicofisica per uso di sostanze stupefacenti, nonché di guida sotto l’in-
fluenza dell’alcool per conducenti di età inferiore a ventuno anni per i neo patentati e per chi esercita professional-
mente l’attività di trasporto di persone o di cose.

Corriere giuridico 9/2010 1129


Legislazione
Novità in sintesi

L’art. 36 modifica l’art. 201 d.lgs. n. 285, in materia di notificazione delle violazioni: “le parole: «entro centocin-
quanta giorni» sono sostituite, ovunque ricorrono, dalle seguenti: «entro novanta giorni»”;
Con l’art. 39 si modificano gli artt. 204/bis e 205 del d.lgs 285 cit. in materia di ricorso al giudice di pace e di oppo-
sizione.
All’articolo 204-bis sono apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 3 è sostituito dai seguenti: «3. Il ricorso
e il decreto con cui il giudice fissa l’udienza di comparizione sono notificati, a cura della cancelleria, all’opponente
o, nel caso sia stato indicato, al suo procuratore, e ai soggetti di cui al comma 4-bis, anche a mezzo di fax o per
via telematica all’indirizzo elettronico comunicato ai sensi dell’articolo 7 del regolamento di cui al decreto del Pre-
sidente della Repubblica 13 febbraio 2001, n. 123. 3-bis. Tra il giorno della notificazione e l’udienza di comparizio-
ne devono intercorrere termini liberi non maggiori di trenta giorni, se il luogo della notificazione si trova in Italia, o
di sessanta giorni, se si trova all’estero. Se il ricorso contiene istanza di sospensione del provvedimento impu-
gnato, l’udienza di comparizione deve essere fissata dal giudice entro venti giorni dal deposito dello stesso. 3-ter.
L’opposizione non sospende l’esecuzione del provvedimento, salvo che il giudice, concorrendo gravi e documen-
tati motivi, disponga diversamente nella prima udienza di comparizione, sentite l’autorità che ha adottato il prov-
vedimento e la parte ricorrente, con ordinanza motivata e impugnabile con ricorso in tribunale»; b) dopo il comma
4 è inserito il seguente: «4-bis. La legittimazione passiva nel giudizio di cui al presente articolo spetta al prefetto,
quando le violazioni opposte sono state accertate da funzionari, ufficiali e agenti dello Stato, nonché da funziona-
ri e agenti delle Ferrovie dello Stato, delle ferrovie e tranvie in concessione e dell’ANAS; spetta a regioni, provin-
ce e comuni, quando le violazioni sono state accertate da funzionari, ufficiali e agenti, rispettivamente, delle re-
gioni, delle province e dei comuni o, comunque, quando i relativi proventi sono ad essi devoluti ai sensi dell’arti-
colo 208. Il prefetto può essere rappresentato in giudizio da funzionari della prefettura-ufficio territoriale del Go-
verno»; c) il comma 5 è sostituito dal seguente: «5. In caso di rigetto del ricorso, il giudice di pace determina l’im-
porto della sanzione e impone il pagamento della somma con sentenza immediatamente eseguibile. Il pagamen-
to della somma deve avvenire entro i trenta giorni successivi alla notificazione della sentenza e deve essere ef-
fettuato a vantaggio dell’amministrazione cui appartiene l’organo accertatore, con le modalità di pagamento da
questa determinate».
L’art. 49 prevede, in via sperimentale, la introduzione del casco elettronico e della «scatola nera».
L’art. 50 è in tema di certificazione di assenza di abuso di sostanze alcoliche e di assenza di assunzione di sostanze
stupefacenti o psicotrope per chi esercita attività di autotrasporto.
L’art. 54 apporta modifiche alla disciplina della somministrazione e vendita di alcool nelle ore notturne.

Immobili pubblici
Circolare del Ministero dell’economia e delle finanze 9 luglio 2010, n. 16063
«Valorizzazione immobili pubblici. Linee guida generali per la costituzione di un fascicolo immobiliare»
(G.U.26 luglio 2010, n. 172)
Le summenzionate Linee Guida generali per la costituzione di un fascicolo immobiliare, sono state redatte con l’in-
tento di specificare un percorso metodologico che consenta agli Enti pubblici non territoriali di pervenire ad una quan-
to più completa conoscenza del proprio portafoglio immobiliare, necessario punto di partenza per un adeguato pro-
cesso di valorizzazione.

Informatica giuridica
Decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 110
«Disposizioni in materia di atto pubblico informatico redatto dal notaio, a norma dell’articolo 65 della legge 18 giu-
gno 2009, n. 69»
(G.U.19 luglio 2010, n. 166)
Procede l’iter di informatizzazione di tutte le attività giuridiche.
Si apportano modifiche alla legge 16 febbraio 1913, n. 89. In particolare, dopo l’articolo 23 sono inseriti i seguenti.
Art. 23-bis: Il notaio per l’esercizio delle sue funzioni deve munirsi della firma digitale di cui all’articolo 1, comma 1,
lettera s), del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, rilasciata dal Consiglio nazionale del notariato. (c. 1)
Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano anche al coadiutore e al notaio delegato (c. 2).
Art. 23-ter: Il certificato qualificato, di cui all’articolo 1, comma 1, lettera f), del decreto legislativo 7 marzo 2005, n.
82, rilasciato al notaio per l’esercizio delle sue funzioni nel rispetto delle regole tecniche di cui all’articolo 34, commi
3 e 4, dello stesso decreto, attesta, sulla base delle comunicazioni inviate dai consigli notarili distrettuali, anche la sua
iscrizione nel ruolo (c. 1).
Le modalità di gestione del certificato di cui al comma 1 devono comunque garantirne l’immediata sospensione o re-
voca, a richiesta dello stesso titolare o delle autorità competenti, in tutti i casi previsti dalla normativa vigente in ma-
teria di firme elettroniche o quando il notaio è sospeso o cessa dall’esercizio delle sue funzioni per qualsiasi causa,
compreso il trasferimento ad altro distretto. (c. 2)
Art. 47-bis: All’atto pubblico di cui all’articolo 2700 del codice civile, redatto con procedure informatiche si applicano

1130 Corriere giuridico 9/2010


Legislazione
Novità in sintesi

le disposizioni della presente legge e quelle emanate in attuazione della stessa. (c. 1) L’autenticazione di cui all’arti-
colo 2703, secondo comma, del codice civile, è regolata, in caso di utilizzo di modalità informatiche, dall’articolo 25
del decreto legislativo 7 marzo 2005, n 82. (c. 2)
Art. 47-ter: Le disposizioni per la formazione e la conservazione degli atti pubblici e delle scritture private autentica-
te si applicano, in quanto compatibili, anche ai documenti informatici di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 47-bis. (c. 1)
L’atto pubblico informatico è ricevuto in conformità a quanto previsto dall’art. 47 ed è letto dal notaio mediante l’uso
e il controllo personale degli strumenti informatici. (c. 2)
Il notaio nell’atto pubblico e nell’autenticazione delle firme deve attestare anche la validità dei certificati di firma even-
tualmente utilizzati dalle parti.
Art. 52-bis: Le parti, i fidefacenti, l’interprete e i testimoni sottoscrivono personalmente l’atto pubblico informatico
in presenza del notaio con firma digitale o con firma elettronica, consistente anche nell’acquisizione digitale della sot-
toscrizione autografa.
Il notaio appone personalmente la propria firma digitale dopo le parti, l’interprete e i testimoni e in loro presenza.
Dopo l’articolo 57 è inserito il seguente.
Art. 57-bis: Quando deve essere allegato un documento redatto su supporto cartaceo ad un documento informati-
co, il notaio ne allega copia informatica, certificata conforme ai sensi dell’art. 22, commi 1 e 3, del decreto legi-
slativo 7 marzo 2005, n 82.
Quando un documento informatico deve essere allegato ad un atto pubblico o ad una scrittura privata da autentica-
re, redatti su supporto cartaceo, il notaio ne allega copia conforme ai sensi dell’articolo 23 del decreto legislativo 7
marzo 2005, n. 82, formata sullo stesso supporto.
Art. 59-bis: Il notaio ha facoltà di rettificare, fatti salvi i diritti dei terzi, un atto pubblico o una scrittura privata au-
tenticata, contenente errori od omissioni materiali relativi a dati preesistenti alla sua redazione, provvedendovi, an-
che ai fini dell’esecuzione della pubblicità, mediante propria certificazione contenuta in atto pubblico da lui forma-
to.
Art. 62-bis: Il notaio per la conservazione degli atti di cui agli artt. 61 e 72, terzo comma, se informatici, si avvale
della struttura predisposta e gestita dal Consiglio nazionale del notariato nel rispetto dei principi di cui all’articolo 60
del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82. Gli atti di cui agli articoli 61 e 72, terzo comma conservati nella suddet-
ta struttura costituiscono ad ogni effetto di legge originali informatici da cui possono essere tratti duplicati e copie
(c. 1).
Il Consiglio nazionale del notariato svolge l’attività di cui al comma 1 nel rispetto dei principi di cui agli artt.12 e 50 del
decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 e delle regole tecniche di cui all’articolo 71 dello stesso decreto e predispo-
ne strumenti tecnici idonei a consentire, nei soli casi previsti dalla legge, l’accesso ai documenti conservati nella
struttura di cui al comma 1. (c. 2)
Le spese per il funzionamento della struttura sono poste a carico dei notai e sono ripartite secondo i criteri determi-
nati dal Consiglio nazionale del notariato, escluso ogni onere per lo Stato.
Art. 62-ter: Nella struttura di cui al comma 1 dell’art. 62-bis il notaio conserva anche le copie informatiche degli atti
rogati o autenticati su supporto cartaceo, con l’indicazione degli estremi delle annotazioni di cui all’articolo 23 del re-
gio decreto-legge 23 ottobre 1924, n. 1737, convertito dalla legge 18 marzo 1926, n. 562. (c. 1)
Il notaio attesta la conformità all’originale delle copie di cui al comma 1. (c. 2)
Art. 62-quater: In caso di perdita degli atti, dei repertori e dei registri informatici, alla cui conservazione e tenuta è
obbligato il notaio, egli provvede a chiederne la ricostruzione con ricorso al presidente del tribunale competente, ai
sensi del regio decreto-legge 15 novembre 1925, n. 2071 (c. 1).
La ricostruzione degli atti di cui al comma 1 può essere, altresì, richiesta da chiunque ne ha interesse. (c. 2)
Ai fini della ricostruzione possono essere utilizzate anche altre registrazioni informatiche conservate presso lo stes-
so notaio che ha formato l’atto ovvero presso pubblici registri ovvero, in mancanza, una copia autentica dello stesso
da chiunque posseduta. (c. 3)
Non si fa luogo al procedimento di ricostruzione se è disponibile una copia di sicurezza eseguita nell’ambito delle pro-
cedure di conservazione cui all’articolo 68-bis, comma 1.
Art. 66-bis: Tutti i repertori e i registri dei quali è obbligatoria la tenuta per il notaio sono formati e conservati su sup-
porto informatico, nel rispetto dei principi di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82. (c. 1)
Il notaio provvede alla tenuta dei repertori e dei registri di cui al comma 1 avvalendosi della struttura di cui all’artico-
lo 62-bis.
Con uno o più decreti non aventi natura regolamentare del Ministro della giustizia sono determinate le regole tecni-
che per la formazione e la conservazione dei repertori, per il controllo periodico del repertorio di cui all’articolo 68 del
decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, e per la ricerca nei repertori stessi delle annotazioni
compiute dal notaio.
Art. 68-ter: Il notaio può rilasciare copie su supporto informatico degli atti da lui conservati, anche se l’originale è sta-
to formato su un supporto analogico. Parimenti, può rilasciare copie su supporto cartaceo, degli stessi atti, anche se
informatici. (c. 1)
Quando l’uso di un determinato supporto non è prescritto dalla legge o non è altrimenti regolato, il notaio rilascia le
copie degli atti da lui conservati sul supporto indicato dal richiedente.
Il notaio attesta la conformità del documento informatico all’originale o alle copie apponendo la propria firma digita-
le.
Art. 73: Il notaio può attestare la conformità all’originale di copie, eseguite su supporto informatico o cartaceo, di do-
cumenti formati su qualsiasi supporto ed a lui esibiti in originale o copia conforme.

Corriere giuridico 9/2010 1131


Legislazione
Novità in sintesi

Persona umana
Legge 2 luglio 2010, n. 108
«Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta
a Varsavia il 16 maggio 2005, nonché norme di adeguamento dell’ordinamento interno»
(G.U. 15 luglio 2010, n. 163)
Si segnala l’art. 3 con cui si apportano modifiche al codice penale (artt. 600, 601, 602) e si immette l’art. 602-ter.

Protezione civile
Legge 7 luglio 2010, n. 106
«Disposizioni in favore dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti del disastro ferroviario di Viareggio»
(G.U. 12 Luglio 2010, n. 160)
È assegnata al commissario delegato di cui all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3800 del 6 ago-
sto 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 194 del 22 agosto 2009, 1a somma di 10 milioni di euro per l’anno
2010 per speciali elargizioni in favore dei familiari delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno
2009 e in favore di coloro che a causa del disastro hanno riportato lesioni gravi e gravissime (art. 1, c. 1).
Il sindaco del comune di Viareggio, d’intesa con il commissario delegato di cui al comma 1, individua (c. 2) i fami-
liari delle vittime e i soggetti che hanno riportato lesioni gravi e gravissime di cui al comma 1 e determina la som-
ma spettante a ciascuno di essi. Per ciascuna vittima è attribuita ai familiari una somma complessiva non infe-
riore a euro 200.000, che è determinata tenuto conto anche dello stato di effettiva necessità. Ai soggetti che han-
no riportato lesioni gravi e gravissime è attribuita una somma determinata, nell’ambito dell’importo complessivo
stabilito dal comma 1, in proporzione alla gravità delle lesioni subite e tenuto conto dello stato di effettiva neces-
sità. All’attribuzione delle speciali elargizioni previste si provvede nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui al
comma 1.
Le elargizioni di cui al comma 1 spettanti ai familiari delle vittime sono assegnate e corrisposte (c. 3) secondo il se-
guente ordine: a) al coniuge superstite, con esclusione del coniuge rispetto al quale sia stata pronunciata sentenza
anche non definitiva di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio e del coniuge cui sia stata ad-
debitata la separazione con sentenza passata in giudicato, e ai figli se a carico; b) ai figli, in mancanza del coniuge su-
perstite o nel caso di coniuge rispetto al quale sia stata pronunciata sentenza anche non definitiva di scioglimento o
di cessazione degli effetti civili del matrimonio o di coniuge cui sia stata addebitata la separazione con sentenza pas-
sata in giudicato; c) ai genitori; d) ai fratelli e alle sorelle se conviventi a carico; e) ai conviventi a carico negli ultimi tre
anni precedenti l’evento; f) al convivente more uxorio.
Il commissario delegato di cui al comma 1, in conformità con l’atto del sindaco del comune di Viareggio di cui al com-
ma 2, adotta i provvedimenti di elargizione.
Le elargizioni di cui al comma 1 sono esenti da ogni imposta o tassa e sono assegnate in aggiunta ad ogni altra som-
ma cui i soggetti beneficiari abbiano diritto a qualsiasi titolo ai sensi della normativa vigente.

Sicurezza nucleare
Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 aprile 2010
«Approvazione dello Statuto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare».
(G.U. 7 luglio 2010, n. 156)

Trapianti
Decreto del Ministero della salute 16 aprile 2010, n. 116
«Regolamento per lo svolgimento delle attività di trapianto di organi da donatore vivente»
(G.U. 26 luglio 2010, n. 172)
Si tratta di normazione che “tocca” uno dei punti nevralgici della disciplina relativa alla persona umana: la normazio-
ne dei trapianti.
Bene quindi il regolamento che attesta che il personale sanitario che, a vario titolo, partecipa all’attività di trapianto di
organi o di parte di organo da donatore vivente sia tenuto ad osservare tutte le misure previste dallo stato della scien-
za e della tecnica medica e a proteggere la dignità e la personalità del donatore vivente senza mettere in pericolo la
sua salute. L’attività di trapianto di organi o di parte di organo da donatore vivente ha carattere aggiuntivo e non so-
stitutivo dell’attività di trapianto da donatore cadavere. (art. 1)
Fermo restando quanto previsto dall’art. 2 della legge 26 giugno 1967, n. 458, entro 180 giorni dall’entrata in vigore
del decreto, sulla base di indirizzi e criteri formulati dalla Regione o dalla Provincia autonoma di appartenenza, l’A-
zienda sanitaria sede del Centro trapianti o il Centro regionale di riferimento per i trapianti dovrà nominare una com-

1132 Corriere giuridico 9/2010


Legislazione
Novità in sintesi

missione di esperti sulle problematiche correlate al trapianto da donatore vivente («Commissione terza»). I compo-
nenti della Commissione terza sono estranei rispetto alla equipe trapiantologica.
L’Azienda sanitaria o il Centro regionale di riferimento per i trapianti può avvalersi, previo apposito accordo o esplici-
ta convenzione, della collaborazione di una «Commissione terza» istituita presso altra Azienda sanitaria della stessa
regione ovvero di altra regione.
Le funzioni attribuite alla «Commissione terza» sono finalizzate a verificare che i riceventi e i potenziali donatori ab-
biano agito secondo i principi del consenso informato, libero e consapevole, ed abbiano inoltre ricevuto tutte le infor-
mazioni relative al proprio caso clinico, ai fattori di rischio e alle reali possibilità di successo offerte dal trapianto da
donatore cadavere e dal trapianto da donatore vivente, anche in termini di sopravvivenza dell’organo e del paziente.
La Commissione terza vigila, altresì, al fine di prevenire i rischi di commercializzazione di organi o di coercizione nel-
la donazione, nel rispetto delle linee guida disposte dal Centro nazionale trapianti. Verifica inoltre, l’esistenza di con-
sanguineità con il ricevente o, in assenza di consanguineità, di legame di legge o affettivo.
La commissione terza è composta da almeno 2 membri scelti tra: i coordinatori locali di cui all’art. 12 della legge 1°
aprile 1999, n. 91; il personale afferente ai coordinamenti regionali ed interregionali di cui all’art. 11 della legge 1° apri-
le 1999, n. 91; specialisti in medicina legale esperti in attività relative al trapianto o medici di direzione sanitaria con
esperienza nelle attività trapiantologiche; laureati in psicologia o specialisti in psichiatria con esperienza nelle attività
trapiantologiche.

Corriere giuridico 9/2010 1133


Studi e materiali
La Rivista istituzionale di dottrina e approfondimento
del Consiglio Nazionale del Notariato
in collaborazione con Ipsoa

La Rivista offre la raccolta periodica dei lavori


approvati dalle Commissioni studi del Consiglio
Nazionale suddivisi per materie di competenza
(civilistici, di impresa, tributari, antiriciclaggio,
esecuzioni immobiliari, informatica giuridica,
comunitari e internazionali).
La sezione Materiali pubblica lavori che, pur
senza costituire studi approvati dal Consiglio
Nazionale, presentano comunque profili di par-
ticolare interesse per la categoria. In questa
sezione sono pubblicati anche studi e ricerche
sulla storia del notariato.
Una sezione contiene le risposte che l’ufficio
studi del Consiglio Nazionale formula a specifici
quesiti di interesse generale rivolti al CNN.

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Giurisprudenza
Sintesi

Osservatorio - Cassazione
Sezioni Unite
a cura di Vincenzo Carbone

vazione o la revisione delle tabelle millesimali sia necessario


CONDOMINIO il consenso di tutti condomini; ove tale consenso unanime
manchi, alla formazione delle tabelle provvede il giudice su
I istanza degli interessati, in contraddittorio con tutti i condo-
mini.
APPROVAZIONE O REVISIONE DELLE TABELLE A sostegno di tale tesi si è affermato che la determinazione
dei valori della proprietà di ciascun condomino e la loro
MILLESIMALI: COMPETENZA DELL’ASSEMBLEA
espressione in millesimi è regolata direttamente dalla legge,
Cassazione civile, sez. un., 9 agosto 2010, nn. 18477 e per cui non rientra nella competenza dell’assemblea oppure
18478 - Pres. Carbone - Rel. Triola - P.M. Iannelli (conf.) - si è fatto riferimento alla natura negoziale dell’atto di appro-
M.A.M c. I.S. vazione delle tabelle millesimali, nel senso che, pur non po-
tendo essere considerato come contratto, non avendo carat-
L’approvazione o la revisione delle tabelle millesimali co- tere dispositivo (in quanto con esso i condomini, almeno di
stituiscono un negozio di accertamento del diritto di solito, non intendono in alcun modo modificare la portata dei
proprietà del singolo condomino sulle parti comuni e ri- loro rispettivi diritti ed obblighi di partecipazione alla vita del
chiedono pertanto l’unanimità dei consensi, ovvero so- condominio, ma intendono soltanto determinare quantitati-
no deliberate dall’assemblea, a maggioranza qualificata, vamente tale portata), deve essere inquadrato nella catego-
trattandosi solo di un parametro di quantificazione del- ria dei negozi di accertamento, con conseguente necessità
l’obbligo derivante dalla legge e determinato in base a del consenso di tutti i condomini oppure ancora si è fatto le-
valutazioni tecniche? va sul fatto che, essendo le tabelle millesimali predisposte
anche al fine del computo della maggioranza dei condomini
L’approvazione o la revisione delle tabelle
(quorum) nelle assemblee, hanno carattere pregiudiziale ri-
millesimali sono di competenza dell’assemblea e non
spetto alla costituzione e alla validità delle deliberazioni as-
devono essere approvate all’unanimità, ma è sufficiente
sembleari, e quindi non possono formarne oggetto.
la maggioranza qualificata prevista dall’art. 1136,
comma 2 c.c. Secondo tale orientamento, in conseguenza della inesisten-
za di una norma la quale attribuisca all’assemblea la compe-
tenza a deliberare in tema di tabelle millesimali, la delibera-
Il caso zione di approvazione delle tabelle adottata a maggioranza è
inefficace nei confronti del condomino assente o dissen-
Nel 1994, Tizia conveniva il condominio, di cui faceva parte, ziente per nullità radicale deducibile senza limitazione di
davanti al tribunale, chiedendo che venisse dichiarata la nul- tempo.
lità o annullata la delibera dell’assemblea condominiale con la La eventuale approvazione a maggioranza di una tabella mil-
quale era stata approvata a maggioranza, e non all’unanimità, lesimale non sarebbe, tuttavia, senza effetti. Si è, in proposi-
la nuova tabella per le spese di riscaldamento. Il condominio
to, affermato che le deliberazioni in materia adottate dalla as-
si costituiva, resistendo alla domanda. Il tribunale dichiarava
semblea, sia a maggioranza sia ad unanimità dei soli condo-
la nullità della delibera in questione.
mini presenti, configurerebbero una ipotesi di nullità non as-
Proponeva appello un’altra condomina, ma la Corte di appello
soluta, ma soltanto relativa, in quanto non opponibile dai con-
confermava la decisione di primo grado, in quanto le tabelle
domini consenzienti, e non obbligherebbero i dissenzienti e
millesimali, comprese quelle relative a servizi dei quali si sin-
gli assenti, i quali potrebbero dedurne la inefficacia secondo
goli condomini usufruiscono in maniera diversa quali il riscal-
i principi generali, senza essere tenuti all’osservanza del ter-
damento o le scale e gli ascensori, sono pur sempre riferite al-
mine di decadenza di cui all’art. 1137 c.c.
le esclusiva proprietà del singoli partecipanti al condominio e
costituiscono il presupposto per la concreta ripartizione della È comunque costante l’affermazione che nel comportamen-
relative spese. Sulla base di tale distinzione deve essere in- to dei condomini assenti i quali abbiano pagato i contributi
terpretato il combinato disposto dei commi 1 e 3 dell’art. condominiali secondo la tabelle approvate a maggioranza è
1138 c.c., nel senso che, mentre il regolamento, riguardante possibile individuare una accettazione delle tabelle stesse,
la concreta ripartizione delle spese, può essere approvato dal- non vertendosi in tema di effetti reali, per cui il consenso al-
la maggioranza di cui all’art. 1136, comma 2, c.c., le tabelle la approvazione delle tabelle, non postulando il requisito di
millesimali devono essere approvate all’unanimità. particolari requisiti formali, può ben manifestarsi per facta
concludentia.
La decisione Principi analoghi sono stati affermati con riferimento alla mo-
difica delle tabelle millesimali. Secondo la Cassazione gli ar-
La Cassazione ha ritenuto per lungo tempo che per l’appro- gomenti addotti per sostenere la tesi della incompetenza del-

Corriere giuridico 9/2010 1135


Giurisprudenza
Sintesi

la assemblea in ordine alla approvazione delle tabelle millesi- be essere validamente manifestato per facta concludentia
mali non sembrano convincenti. dal comportamento dagli stessi tenuto successivamente alla
La affermazione che la necessità della unanimità dei consen- delibera stessa, a prescindere dal fatto che è difficile attribui-
si dipenderebbe dal fatto che la deliberazione di approvazio- re un valore negoziale alla manifestazione di volontà dei con-
ne delle tabelle millesimali costituirebbe un negozio di accer- domini diretta alla approvazione della delibera sia al compor-
tamento del diritto di proprietà sulle singole unità immobilia- tamento degli altri condomini successivo alla delibera.
ri e sulle parti comuni è in contrasto con quanto ad altri fini In ordine alla affermazione che la deliberazione cori la quale
sostenuto nella giurisprudenza di legittimità e cioè che la ta- l’assemblea dovesse approvare non all’unanimità le tabelle
bella millesimale serve solo ad esprimere in precisi termini millesimali sarebbe affetta da nullità assoluta (e quindi ineffi-
aritmetici un già preesistente rapporto di valore tra i diritti dei cace anche per coloro che hanno votato a favore) ove non
vari condomini, senza incidere in alcun modo su tali diritti. assunta con la maggioranza degli intervenuti che rappresen-
Quando, poi, i condomini approvano la tabella che ha deter- tino anche la metà del valore dell’edifico, mentre sarebbe af-
minato il valore dei piani o delle porzioni di piano secondo i fetta da nullità relativa solo nei confronti degli assenti e dis-
criteri stabiliti dalla legge non fanno altro che riconoscere l’e- senzienti, ove assunta con la maggioranza in questione, è
sattezza delle operazioni di calcolo della proporzione tra il va- agevole osservare che presuppone una distinzione tra nullità
lore della quota e quello del fabbricato; in sintesi, la misura relativa e nullità assoluta di cui non vi traccia nella legge ed è
delle quote risulta determinata in forza di una precisa dispo- affetta da una intima contraddizione, in quanto se si parte
sizione di legge. L’approvazione del risultato di una operazio- dalla premessa che l’assemblea non ha il potere di delibera-
ne tecnica non importa la risoluzione o la preventiva elimina- re a maggioranza, non si riesce a comprendere come, a se-
zione di controversie, di discussioni o di dubbi: il valore di una conda della maggioranza raggiunta, il vizio sarebbe di mag-
cosa è quello che è e il suo accertamento non implica alcuna giore o minore gravità.
operazione volitiva, ragion per cui il semplice riconoscimento Da un punto di vista pratico la tesi della natura negoziale del-
che le operazioni sono state compiute in conformità al pre- l’atto di approvazione delle tabelle millesimali presenta, poi,
cetto legislativo non può qualificarsi attività negoziale degli inconvenienti.
Il fine dei condomini, quando approvano il calcolo delle quo- Non va, infatti, dimenticato che i contratti vincolano solo le
te, non è quello di rimuovere l’incertezza sulla proporzione parti ed i loro successori a titolo universale. Il considerare
del concorso nella gestione del condominio e nelle spese: in- una tabella millesimale vincolante per i condomini solo in
certezza che non esiste perché il rapporto non può formare virtù del consenso dagli stessi, espressamente o tacitamen-
oggetto di discussione, dovendo essere determinato sulla te manifestato, comporterebbe la inefficacia della tabella
base di precise disposizioni; il fine dei condomini è solo di stessa nei confronti di eventuali aventi causa a titolo partico-
quello di prendere atto della traduzione in frazioni millesimali lare dai condomini, con la conseguenza che ad ogni aliena-
di un rapporto di valori preesistente e per conseguire questo zione di una unità immobiliare dovrebbe far seguito un nuo-
scopo non occorre un negozio il cui schema contempla co- vo atto di approvazione o un nuovo giudizio avente ad ogget-
me intento tipico l’eliminazione dell’incertezza mediante ac- to la formazione della tabella.
certamento e declaratoria della situazione preesistente.
In definitiva, la deliberazione che approva le tabelle milllesi- I precedenti
mali non si pone come fonte diretta dell’obbligo contributivo
Sull’indirizzo giurisprudenziale che richiede per la revisione
del condomino, che è nella legge prevista, ma solo come pa-
della tabella la deliberazione unanime dei condomini o un
rametro di quantificazione dell’obbligo, determinato in base
provvedimento dell’autorità giudiziaria, cfr. Cass., sez. II, 5
ad un valutazione tecnica; caratteristica propria del negozio
giugno 2008, n. 14951; Cass., sez. II, 9 agosto 1996, n. 7359;
giuridico è la conformazione della realtà oggettiva alla volontà
Cass., 19 ottobre 1988, n. 5686; Cass., 17 ottobre 1980, n.
delle parti: l’atto di approvazione della tabella, invece, fa capo 5593; Cass., 18 aprile 1978 n. 1846; Cass., 8 novembre 1977
ad una documentazione ricognitiva di tale realtà, donde il di- n. 4774; Cass., 6 marzo 1967 n. 520; Cass., 27 dicembre
fetto di note negoziali. 1958 n. 3952. In particolare per la tesi del negozio di accerta-
Se si considera che in base all’art. 68 disp. att. c.c. le tabelle mento Cass., 8 luglio 1964 n. 1801.
servono agli effetti di cui agli artt. 1123, 1124, 1126 e 1136 Cfr. anche Cass., 25 gennaio 1990 n. 431; 20 gennaio 1977
c.c., cioè ai fini della ripartizione delle spese e del computo n. 298; 3 gennaio 1977 n. l.
dei quorum costitutivi e deliberativi in sede di assemblea, si
avverte subito la difficoltà di supporre che una determinazio-
La dottrina
ne ad opera dell’assemblea possa incidere sul diritto di pro-
prietà del singolo condomino. Una determinazione che non M. Condello, Dibattito aperto sulle tabelle millesimali: spetta
rispecchiasse il valore effettivo di un piano o di una porzione alle Sezioni Unite fare chiarezza, in Immobili & dir., 2009, 4,
di piano rispetto all’intero edificio potrebbe risultare pregiudi- 24; A. Gallucci, Formazione e approvazione delle tabelle mil-
zievole per il condomino, nel senso che potrebbe costringer- lesimali: un caso ancora aperto, in Il civilista, 2009, 4, 63; N.
lo a pagare spese condominiali in misura non proporzionata Izzo, Alle Sezioni Unite il contrasto sulla formazione e revi-
al valore della parte di immobile di proprietà esclusiva, ma sione delle tabelle millesimali e sulla legittimazione passiva
non inciderebbe sul diritto di proprietà come tale, ma piutto- dell’amministratore del condominio, in Giust. civ., 2009, I,
sto sulle obbligazioni che gravano a carico del condomino in 874; F. Petrolati, Tabelle millesimali: la revisione opera solo
funzione di tale diritto di proprietà, a cui si può porre riparo per il futuro e con effetti ex nunc, in Immobili & dir., 2009, 4,
mediante la revisione della tabella ex art. 69 disp. att. c.c. 90; G. V. Tortorici, Delega a un terzo per approvare o modifi-
Un negozio di accertamento del diritto di proprietà sulle sin- care le tabelle millesimali, in Immobili & proprietà, 2007, 692;
gole unità immobiliari e sulle parti comuni, poi, dovrebbe ri- M. De Tilla, Modificabilità delle tabelle millesimali, dalla cas-
sultare per iscritto; non sembra possibile, pertanto, sostene- sazione un principio innovativo, in Immobili & dir., 2005, 1,
re che il consenso dei condomini che non hanno partecipato 23; V. Cirotti, Gli effetti della sentenza di revisione delle ta-
alla delibera di approvazione delle tabelle millesimali potreb- belle millesimali, in Arch. locazioni, 2006, 11; R. Triola, Il con-

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Giurisprudenza
Sintesi

dominio, Milano, 2007; A. Celeste e L. Salciarini, Il regola- l’assemblea condominiale; il secondo (minoritario) sostiene,
mento di condominio e le tabelle millesimali - Principi gene- invece, che in assenza di tale deliberazione assembleare
rali, disciplina codicistica, interpretazione giurisprudenziale e l’amministratore è privo di legittimazione a costituirsi e ad
modelli di redazione, MIlano, 2006. impugnare.
Il primo (prevalente) orientamento sostiene che l’ammini-
II stratore è titolare di una rappresentanza processuale passiva
generale che non incontra limiti, posto che l’articolo 1131
COSTITUZIONE IN GIUDIZIO DELL’AMMINISTRATORE: c.c., prevedendo che l’amministratore “può essere conve-
nuto in giudizio per qualunque azione concernente le parti
COMPETENZA DELL’ASSEMBLEA
comuni dell’edificio”, deve essere interpretato nel senso
Cassazione civile, sez. un., 6 agosto 2010, nn. 18331 e che 1’amministratore non necessita di alcuna autorizzazione
18332 - Pres. Carbone - Rel. Elefante - P.M. Iannelli (conf.) dell’assemblea per resistere in giudizio e per proporre le im-
- Condominio di via Gomenizza 50 Roma c. Parsifal srl pugnazioni che si rendessero necessarie, compreso il ricorso
per cassazione, in relazione al quale è legittimato a conferire
L’amministratore di condominio, in base al disposto del- procura speciale all’avvocato iscritto nell’apposito albo spe-
l’art. 1131, commi 2 e 3, c.c., se può costituirsi in giudizio ciale.
e impugnare la sentenza sfavorevole senza previa auto- Non sussiste quindi alcuna distinzione tra la capacità del-
rizzazione dall’assemblea, dovrà, tuttavia, ottenere l’amministratore di essere convenuto e quella di costituirsi
quanto meno la necessaria ratifica del suo operato da nel giudizio che riguardi una materia non ricompressa nelle
parte dell’assemblea nella quale i condomini potranno sue attribuzioni: l’amministratore che sia stato convenuto in
esercitare il dissenso alle liti ex art. 1132 c.c., al fine di giudizio, quale rappresentante della comunità dei condomini,
evitare una sentenza di inammissibilità dell’atto di costi- può sempre impugnare e proporre ricorso in cassazione av-
tuzione ovvero della proposta impugnazione? verso la sentenza sfavorevole al condominio senza bisogno
di autorizzazione dell’assemblea.
Risposta positiva della Cassazione. L’amministratore ha il solo obbligo, di mera rilevanza interna
e non incidente sui suoi poteri rappresentativi processuali, di
darne senza indugio notizia all’assemblea: obbligo sanziona-
Il caso to dalla possibile revoca del mandato e con il risarcimento del
In seguito a infiltrazioni d’acqua verificatesi (nel 1994) nel danno.
proprio appartamento sito all’ultimo piano di i un fabbricato Il secondo indirizzo evidenzia che la ratio dell’art. 1131, com-
condominiale, un condomino (nel 1996) conveniva davanti al ma 2, c.c. - che consente di convenire in giudizio l’ammini-
tribunale di Roma il condominio e la Parsifal s.r.l., proprietaria stratore del condominio per qualunque azione concernente
del lastrico solare dal quale erano provenute le infiltrazioni, al le parti comuni dell’edificio - è quella di favorire il terzo il qua-
fine di ottenerne la condanna alla esecuzione delle opere di- le voglia iniziare un giudizio nei confronti del condominio,
rette alla eliminazione delle infiltrazioni e al risarcimento dei consentendogli di poter notificare la citazione al solo ammi-
danni subiti. L’attore ascriveva al condominio di non avere nistratore anziché a tutti i condomini. Nulla, invece, nella
provveduto alla ordinaria manutenzione; alla Parsifal di avere stessa norma, giustifica la conclusione secondo cui l’ammi-
eseguito lavori di ristrutturazione che, danneggiando l’imper- nistratore sarebbe anche legittimato a resistere in giudizio e
meabilizzazione, erano stati la causa delle infiltrazioni. a impugnare senza essere a tanto autorizzato dall’assem-
Il tribunale condannava la Parsifal ad effettuare le opere indi- blea.
cate dal c.t.u. e a pagare il risarcimento. Anche il condominio Inoltre, secondo tale indirizzo, poiché l’autorizzazione dell’as-
veniva condannato al risarcimento. semblea a resistere in giudizio in sostanza altro non è che un
Avverso la detta sentenza la Parsifal proponeva appello e la mandato all’amministratore a conferire la procura ad litem al
Corte d’appello riteneva che i danni causati dalle infiltrazioni, difensore che la stessa assemblea ha il potere di nominare,
in quanto provenienti da un lastrico solare da presumersi co- l’amministratore, in definitiva, non svolge che una funzione
mune, dovevano essere risarciti dal condominio. Conse- di mero “nuncius” e tale autorizzazione non può valere che
guentemente condannava quest’ultimo a rifondere alla Parsi- per il grado di giudizio in relazione al quale viene rilasciata.
fal le somme da questa versate. Deriva, da quanto precede, pertanto, che è inammissibile il ri-
La cassazione della sentenza della Corte di appello di Roma corso per cassazione, avverso sentenza sfavorevole al con-
è stata chiesta dal condominio. Hanno resistito con separati dominio, proposto dall’amministratore di questo senza
controricorsi i due condomini. espressa autorizzazione dell’assemblea.
Il ricorso è stato assegnato alle Sezioni Unite in quanto è sta- Anche in dottrina, specularmente agli orientamenti della giu-
to ravvisato un contrasto nella giurisprudenza di legittimità risprudenza, si sono affermati due diversi indirizzi culturali.
sulla questione se l’amministratore condominiale, per resi- L’indirizzo dottrinario maggioritario sostiene che l’ammini-
stere alla lite proposta nei confronti del condominio, ovvero stratore è un rappresentante ex lege del condominio nelle li-
per impugnare la sentenza a questo sfavorevole, debba o ti contro quest’ultimo proposte da un condomino o da un ter-
meno essere autorizzato dall’assemblea. zo ed ha ex lege una rappresentanza generale passiva del
condominio in virtù della quale può resistere in giudizio ed
La decisione impugnare eventuali decisioni sfavorevoli senza l’autorizza-
zione dell’assemblea. L’articolo 1131, secondo comma, c.c -
Sulla questione esistono nella giurisprudenza di legittimità in quanto finalizzato, in base al principio del “minimo impat-
due diversi orientamenti: il primo (maggioritario) afferma che to”, a facilitare al massimo la vita del condominio e quella di
l’amministratore può costituirsi nel giudizio promosso nei chi deve avere rapporti giuridici con esso - deve essere inter-
confronti del condominio e può impugnare la sentenza sfa- pretato in senso ampio allargando al massimo i poteri rap-
vorevole al condominio pur se a tanto non autorizzato dal- presentativi sostanziali e processuali dell’amministratore, te-

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Giurisprudenza
Sintesi

nendo conto anche delle due diverse espressioni usate tere di rappresentanza processuale del presidente è solo un
(“può essere convenuto in giudizio per qualunque azione mezzo tecnico per agevolare i rapporti processuali esterni;
concernente le parti comuni dell’edificio” e “a lui sono notifi- ma nei rapporti interni anche le decisioni sulla linea di con-
cati i provvedimenti dell’autorità amministrativa”). dotta da tenere nel processo rientrano fra le funzioni degli
Da questo ampio potere rappresentativo - e dalla conse- amministratori e non del presidente in quanto tale.
guente legittimazione passiva generale dell’amministratore - Pertanto, l’autorizzazione dell’assemblea a resistere si pone
l’orientamento dottrinario prevalente fa discendere come quale conditio sine qua non affinché l’amministratore, nella
conseguenza: a) il potere dell’amministratore di impugnare la propria vesta di mandatario, possa conferire il mandato di-
sentenza sfavorevole senza autorizzazione dell’assemblea; fensivo ad un legale e sottoscrivere la relativa procura alle li-
b) l’eventuale inadempimento dell’amministratore all’obbligo ti. In mancanza, non potrà che concludersi per l’inammissibi-
di riferire all’assemblea, ovvero di attenersi alle determina- lità della costituzione in giudizio del condominio.
zioni di questa, ha rilievo esclusivamente interno, con la con- Secondo la Cassazione dal sistema normativo emerge che
seguenza (art. 1131, quarto comma, c.c.) che l’amministrato- l’amministratore di condominio non è un organo necessario
re inadempiente può essere revocato e tenuto al risarcimen- del condominio. L’art. 1129 c. c. espressamente richiede la
to dei danni provocati al condominio per la propria scelta pro- nomina di un amministratore solo quando il numero di con-
cessuale inopportuna o dannosa, ma rispetto a colui che ha domini sia superiore a quattro. Ne consegue che in materia
promosso il giudizio resta ferma la legittimazione passiva del- di condominio negli edifici, l’organo principale, depositario
l’amministratore e l’opponibilità della sentenza al condomi- del potere decisionale, è l’assemblea dei condomini, così co-
nio. me in materia di comunione in generale il potere decisionale
Tale indirizzo culturale pone in evidenza che - una volta confi- e di amministrazione della cosa comune, spetta solo ed
gurato l’amministratore quale ufficio di diritto privato assimi- esclusivamente ai comunisti (art. 1105 c. c.) e la nomina di
labile al «mandatario ex lege» e, quindi, soggetto individuale un amministratore cui “delegare” l’esercizio del potere di
al quale sono attribuite particolari funzioni (difesa “necessa- amministrazione è ipotesi meramente eventuale (art. 1106 c.
ria”) a tutela delle parti comuni dell’edificio - la dissociazione c.).
tra i due momenti processuali del perfezionamento della no- La prima, fondamentale, competenza dell’amministratore
tificazione e della costituzione in giudizio, connaturale alle consiste nell’«eseguire le deliberazioni dell’assemblea dei
persone giuridiche ed a un rapporto organico, appare conte- condomini» (art. 1130 comma 1 n. 1) c. c.). Da tale disposto
stabile in ragione proprio dell’insussistenza della personalità si evince che l’essenza delle funzioni dell’amministratore è
giuridica, perché prefigura una differenziazione, nell’ambito imprescindibilmente legata al potere decisionale dell’assem-
della «eccezionale» legittimazione processuale riconosciuta blea: è l’assemblea l’organo deliberativo del condominio e
all’amministratore del condominio, che non trova riscontro l’organo cui compete l’adozione di decisioni in materia di am-
nella normativa speciale dettata per il condominio: la rappre- ministrazione dello stesso, mentre l’amministratore riveste
sentanza legale e la legittimazione processuale concernenti un ruolo di mero esecutore materiale delle deliberazioni adot-
le parti comuni dell’edificio devono ritenersi estese, in man- tate in seno all’assemblea. Nessun potere decisionale o ge-
canza di contraria espressa previsione normativa, a tutti gli storio compete all’amministratore di condominio in quanto
effetti tipici connessi perché coessenziale alla ratio dell’isti- tale (e ciò a differenza di quanto accade nelle società, sia di
tuto ed alla figura dell’amministratore-mandatario speciale. persone che di capitali, dove all’amministratore competono
Pertanto, conclude tale indirizzo dottrinario, l’amministratore, poteri propriamente gestionali). Anche l’articolo 1131 c. c.,
ex art. 1131, comma 2, primo periodo, c.c., è deputato ex le- nell’attribuire all’amministratore di condominio un potere di
ge, non solo a ricevere l’atto di citazione in giudizio, bensì a rappresentanza dei condomini e di azione in giudizio, chiari-
costituirsi, tempestivamente, in giudizio e a proporre valida- sce che tale potere è conferito «Nei limiti delle attribuzioni
mente tutte le eventuali impugnazioni, senza la necessità di stabilite dall’articolo precedente o dei maggiori poteri confe-
alcuna preventiva deliberazione autorizzativa - limitatamente ritigli dal regolamento di condominio o dall’assemblea». An-
alle azioni concernenti le parti comuni dell’edificio promosse cora una volta, quindi, si legano i poteri dell’amministratore di
nei confronti del condominio - con il solo onere di «darne condominio alle deliberazioni dell’assemblea, proprio a voler
senza indugio notizia all’assemblea dei condomini». sottolineare la derivazione e subordinazione degli stessi alle
Il diverso indirizzo culturale rileva che l’amministratore è un decisioni dell’organo assembleare.
mandatario del condominio, ed il mandatario non può resi- Il comma 2 dell’art. 1131 c.c. prevede poi che l’amministra-
stere in giudizio per conto del mandante senza 1’autorizza- tore possa essere convenuto in giudizio per qualunque azio-
zione di quest’ultimo. Diversamente il condominio sarebbe ne concernente le parti comuni dell’edificio. Mentre il com-
esposto al rischio di vedersi coinvolto, suo malgrado, in liti ma terzo aggiunge che qualora la citazione abbia contenuto
giudiziarie resistite avventurosamente dall’amministratore, il che esorbita dalle attribuzioni dell’amministratore, questi è
quale non può, con la propria scelta, imporre ai condomini tenuto a darne senza indugio comunicazione all’assemblea.
una linea di condotta da costoro non condivisa. Detta normativa è stata interpretata, secondo prevalente e ri-
È stato pure evidenziato che la decisione se resistere in giu- salente orientamento, come affermazione di un autonomo
dizio o impugnare la sentenza sfavorevole non può che com- potere dell’amministratore di essere destinatario di atti pro-
petere alla parte in senso sostanziale. Né esiste nel nostro cessuali, nonché del potere di costituirsi in giudizio e di im-
ordinamento un principio generale secondo il quale il desti- pugnare i provvedimenti in cui il condominio risulta soccom-
natario di una notifica è sempre anche titolare di un autono- bente, se rientranti nelle sue attribuzioni, posto che la norma
mo potere di iniziativa processuale. Al riguardo, con riferi- dell’articolo 1131 comma 3 sembrerebbe richiedere la ne-
mento all’ipotesi più vicina al condominio, cioè alle associa- cessità di una comunicazione all’assemblea solo nel caso di
zioni non riconosciute, si evidenzia che altro è la rappresen- materie non rientranti nelle attribuzioni dell’amministratore.
tanza nel processo, altro il potere di decidere come vada con- Secondo altri, va intesa come espressione dell’esigenza di
dotto; il primo punto concerne i rapporti esterni, il secondo i facilitazione dei rapporti tra terzi e condominio. La citazione
rapporti e le competenze interne fra i vari organi sociali. Il po- notificata all’amministratore consente di risolvere le proble-

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Giurisprudenza
Sintesi

matiche connesse ad una eventuale notificazione individuale aprile 2007, n. 9093, Cass. 20 aprile 2005, n. 8286; 21 mag-
ai singoli condomini, soprattutto nei condomini di notevoli di- gio 003, n. 7958; 15 marzo 2001, n. 3773.
mensioni. In senso contrario Cass., sez. II, 26 novembre 2004, n.
Tale normativa deve essere tuttavia correttamente interpre- 22294, in Foro it., 2005, I, 2082, con nota di Piombo, in Im-
tata alla luce dei principi generali e, soprattutto, del ruolo e mobili & dir., 2005, 5, 25, con nota di Izzo, in Giust. civ., 2005,
delle competenze dell’amministratore di condominio, non- I, 1207, sostiene che l’amministratore del condominio, nelle
ché in base al diritto di dissenso dei condomini rispetto alle li- controversie che non rientrano tra quelle che può autonoma-
ti (art. 1132 c.c.) mente proporre ai sensi dell’art. 1131, comma 1, c.c., non è
L’amministratore,come detto, non ha autonomi poteri, ma si legittimato a resistere in giudizio per il condominio senza au-
limita ad eseguire le deliberazioni dell’assemblea ovvero a torizzazione dell’assemblea, la quale, peraltro, non essendo
compiere atti conservativi dei diritti inerenti alle parti comuni altro che un mandato all’amministratore di conferire la pro-
dell’edificio (art. 1130 c.c.). cura ad litem al difensore, che la stessa assemblea ha il po-
Ne consegue che, anche in materia di azioni processuali il tere di nominare, non può valere che per il grado di giudizio
potere decisionale spetta solo ed esclusivamente all’assem- in relazione al quale viene rilasciata, senza abilitarlo ad impu-
blea che dovrà deliberare se agire in giudizio, se resistere e gnare la sentenza sfavorevole al condominio.
se impugnare i provvedimenti in cui il condominio risulta soc-
combente. Un tale potere decisionale non può competere al- La dottrina
l’amministratore che, per sua natura, non è un organo deci-
sionale ma meramente esecutivo del condominio. A. Celeste, Liti condominiali e nuovo processo civile - Prime
Ove tale potere spettasse all’amministratore, questi potreb- prassi applicative con riguardo alla peculiarità della materia,
be anche autonomamente non solo costituirsi in giudizio ma Milano, 2007; G. Guida, Amministratore, legittimazione ad
anche impugnare un provvedimento senza il consenso del- agire e limiti alla rappresentanza in giudizio, in Immobili & dir.,
l’assemblea e, in caso di ulteriore soccombenza, far sì che il 2007, 4, 31; D. Piombo, Legittimazione processuale dell’am-
condominio sia tenuto a pagare le spese processuali, senza ministratore di condominio: nuovi orientamenti della cassa-
aver in alcun modo assunto decisioni al riguardo. zione, in Foro it., 2005, I, 2082; N. Izzo, L’assemblea deve au-
Tale soluzione non solo contrasta con il principio che unico torizzare l’amministratore a resistere in giudizio, in Immobili
organo decisionale nel condominio è l’assemblea, ma con- & dir., 2005, 5, 25; A. Cantarella, Brevi note in tema di legitti-
culca anche il diritto dei condomini di dissentire rispetto alle mazione processuale dell’amministratore del condominio:
liti (art. 1132 c.c.). La mancata convocazione dell’assemblea particolarità dell’intervento del singolo condomino, in Rass.
per 1’autorizzazione ovvero per la ratifica dell’operato del- locazioni, 1998, 263; N. Izzo, Legittimazione processuale del-
l’amministratore vanifica ogni possibilità di esercizio del dirit- l’amministratore di condominio per danni da difetti di costru-
to al dissenso alla lite che la legge espressamente riconosce zione, in questa Rivista, 1995, 11, 1302; M. Basile, Divisione
ai condomini. giudiziaria di area comune a due condomini - Attribuzione al-
L’attribuzione in capo all’assemblea di condominio del potere l’amministratore della rappresentanza processuale attiva, in
gestorio e, quindi, della decisione se resistere in giudizio o Nuova giur. civ., 1988, I, 676.
impugnare la sentenza sfavorevole, per cui occorre che l’am-
ministratore sia autorizzato a tanto, va tuttavia raccordata
con la legittimazione passiva generale attribuita all’ammini- PREVIDENZA
stratore dall’art. 1131, comma 2, c.c.. Invero, tale legittima-
zione rappresenta il mezzo procedimentale per il bilancia- INDEBITO PREVIDENZIALE E ONERE DELLA PROVA
mento tra l’esigenza di agevolare i terzi e la necessità di tem-
pestiva (urgente) difesa (onde evitare decadenze e preclu- Cassazione civile, sez. un., 4 agosto 2010, n. 18046 - Pres.
sioni) dei diritti inerenti le parti comuni dell’edificio, che deve Carbone - Rel. Curcuruto - P.M. Ceniccola (diff.) - INPS c.
ritenersi immanente al complessivo assetto normativo con- L.R.
dominiale.
Pertanto, l’amministratore convenuto può anche autonoma- In tema di indebito previdenziale, se il pensionato chie-
mente costituirsi in giudizio ovvero impugnare la sentenza de l’accertamento negativo della sussistenza del suo ob-
sfavorevole, nel quadro generale di tutela (in via d’urgenza) di bligo di restituire quanto percepito, deducendo in giudi-
quell’interesse comune che integra la ratio della figura del- zio il diritto alla prestazione già ricevuta, ossia un titolo
l’amministratore di condominio e della legittimazione passiva che consenta di qualificare come adempimento quanto
generale, ma il suo operato deve essere ratificato dall’as- corrispostogli dal convenuto, ha l’onere di provare i fatti
semblea, titolare del relativo potere. costitutivi di tale diritto?
La ratifica, che vale a sanare con effetti ex tunc l’operato del-
L’onere della prova ricade sul pensionato che
l’amministratore che abbia agito senza autorizzazione dell’as-
richiede la prestazionI.
semblea, è necessaria sia per paralizzare la dedotta eccezio-
ne di inammissibilità della costituzione in giudizio o dell’im-
pugnazione, sia per ottemperare al rilievo ufficioso del giudi- ll caso
ce che, in tal caso, dovrà assegnare, ex art. 182 c.p.c., un ter-
mine all’amministratore per provvedere. Caia ha convenuto in giudizio l’INPS dinanzi al Tribunale di
Roma esponendo che l’Istituto le aveva chiesto la restituzio-
I precedenti ne della somma erogatale nel periodo 1 gennaio 1996-30 no-
vembre 2000 a titolo di quota di integrazione al minimo sulla
Sull’amministratore che è titolare di una rappresentanza pro- pensione di invalidità ordinaria, affermando trattarsi di som-
cessuale passiva generale che non incontra limiti cfr. tra le ma non spettante, per il superamento della soglia di reddito
tante, Cass., sez. II, 9 agosto 1996, n. 7359, Cass., sez. II, 16 stabilita quale condizione dell’integrazione.

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Ciò premesso, Caia deduceva la genericità della comunica- tenendo non condivisibile la premessa secondo cui nelle
zione, affermava di aver ricevuto quanto dovutole e chiedeva azioni di accertamento negativo la distribuzione dell’onere
che il Tribunale, annullato il provvedimento restitutorio del- probatorio debba avvenire in relazione al ruolo processuale
l’Inps, dichiarasse che essa non era tenuta a restituire all’IN- (di attore o convenuto) assunto dalle parti, e patrocinando in-
PS gli importi richiestile. vece una soluzione in base alla quale il suddetto onere do-
Nella resistenza dell’Istituto, il Tribunale rigettava la domanda vrebbe esser collegato alla loro posizione sostanziale.
dichiarando l’irripetibilità dell’indebito nel limite di un quarto Le Sezioni Unite osservano che se l’accertamento del diritto
delle somme richieste e la fondatezza della pretesa dell’Isti- alla ripetizione implica accertamento della inesistenza di una
tuto per il residuo. valida causa dell’attribuzione patrimoniale, l’accertamento
Caia proponeva appello addebitando alla sentenza impugna- negativo di tale diritto, ossia la negazione del diritto di chi ab-
ta di non aver tenuto conto del mancato assolvimento da par- bia effettuato il pagamento non dovuto alla ripetizione della
te dell’Inps dell’onere di provare la sussistenza dell’indebito. somma erogata, implica simmetricamente e necessariamen-
La Corte d’Appello di Roma, accogliendo il gravame, osser- te l’affermazione del diritto dell’attore in accertamento nega-
vando che sarebbe spettato all’Inps, in applicazione dei prin- tivo di trattenere quanto ricevuto, e perciò la deduzione di un
cipi generali, allegare e provare i fatti costitutivi della propria titolo che consenta di qualificare come adempimento quanto
pretesa restitutoria, dando conto dell’effettiva sussistenza corrisposto dal convenuto. Quindi, se nelle azioni di accerta-
dell’indebito e dei fatti che lo avevano determinato. mento negativo l’attore non farebbe valere il diritto oggetto
L’INPS ha chiesto la cassazione di questa sentenza. La se- dell’accertamento giudiziale ma ne postulerebbe l’inesisten-
zione lavoro ha rimesso il ricorso al Primo Presidente rilevan- za, ciò non può dirsi per l’accertamento negativo dell’indebi-
do nella giurisprudenza della sezione un contrasto circa l’o- to perché in tal caso l’inesistenza del diritto alla restituzione
nere probatorio dell’ente previdenziale, convenuto nel giudi- è solo il riflesso dell’esistenza del diritto alla prestazione già
zio promosso per contrastare la sua pretesa di restituzione, conseguita.
ritenendosi in talune decisioni e negandosi in altre, che l’en- Di conseguenza, con l’applicare all’accertamento negativo
te non abbia onere di dimostrare l’effettiva natura indebita dell’indebito previdenziale il principiorichiamato, secondo cui
dei pagamenti e che sia invece l’assicurato a dover dimo- spetta all’attore allegare e provare i fatti costitutivi del diritto
strare che la prestazione era effettivamente dovuta. la cui sussistenza esclude l’indebito la giurisprudenza adotta
una regola operativa pienamente conforme alla struttura del-
La decisione la fattispecie sostanziale, onerando l’attore in accertamento
negativo del diritto alla ripetizione della prova del fatto costi-
La questione da risolvere riguarda il regime dell’onere della tutivo del suo diritto, che è il diritto alla prestazione già rice-
prova nell’azione promossa da chi abbia ricevuto un paga- vuta dalla controparte, rispetto al quale assume carattere
mento per l’accertamento negativo del diritto del convenuto meramente strumentale il diritto di non restituire quanto ri-
a ripetere, siccome indebito, quanto pagato. Più precisamen- cevuto.
te, nel caso di specie, per l’accertamento negativo del diritto Ne deriva che, con riguardo allo specifico problema dell’one-
dell’ente previdenziale di ripetere quanto corrisposto all’assi- re probatorio nell’accertamento negativo dell’indebito previ-
curato a titolo di integrazione al minimo della pensione di in- denziale, l’orientamento giurisprudenziale, dal quale si è di-
validità, in assenza dei presupposti reddituali per l’integrazio- scostata Cass. 19762/2008, fa in sostanza gravare l’onere
ne. Si tratta quindi di un azione con la quale si mira a far ac- della prova sulla parte che invoca le conseguenze per lei fa-
certare l’assenza di obblighi restitutori, in relazione ad una vorevoli previste dalla norma, ove per questa si intenda la re-
specifica prestazione ricevuta dalla controparte. gola sostanziale che determina il sorgere del diritto.
L’azione di ripetizione dell’indebito, regolata dall’art. 2033 Quindi le Sezioni Unite ritengono che non sia necessario esa-
c.c., è generalmente considerata un rimedio contro ingiustifi- minare il più ampio problema dell’onere della prova nelle
cati spostamenti patrimoniali, in conformità ad un principio azioni di accertamento negativo, in genere, perché se anche
generale di causalità delle relative attribuzioni. esso venisse risolto alla stregua del principio di distribuzione
Colui che agisce in ripetizione, chiedendo la condanna alla re- dell’onere in relazione alla posizione sostanziale, anziché pro-
stituzione di quanto pagato, deduce quindi necessariamente cessuale, delle parti la decisione da assumere in questo ri-
l’inesistenza del diritto della controparte a conseguire l’attri- corso non sarebbe diversa.
buzione patrimoniale della quale ha beneficiato, ossia l’inesi- Ne deriva che in tema di indebito previdenziale, ove l’acci-
stenza di un titolo che la giustifichi. piens chieda l’accertamento negativo della sussistenza del
Ciò trova puntuale conferma nel costante orientamento della suo obbligo di restituire quanto percepito egli deduce neces-
giurisprudenza che considera l’inesistenza della causa de- sariamente in giudizio il diritto alla prestazione già ricevuta,
bendi elemento costitutivo (unitamente all’avvenuto paga- ossia un titolo che consenta di qualificare come adempimen-
mento e al collegamento causale) della domanda di indebito to quanto corrispostogli dal convenuto, sicché egli ha l’onere
oggettivo (art. 2033 cod. civ.) e che grava pertanto l’attore di provare i fatti costitutivi di tale diritto.
della relativa prova.
Nella specifica materia dell’indebito previdenziale, la giuri- I precedenti
sprudenza della Cassazione ha sempre ritenuto, fino alla sen-
tenza 19762/2008, che nel giudizio promosso per l’accerta- Pacifica la giurisprudenza precedente in tema di indebito og-
mento dell’illegittimità della ripetizione dell’indebito pretesa gettivo: Cass., sez. III, 17 marzo 2006, n. 5896; Cass., sez.
dall’ente previdenziale a seguito della avvenuta correspon- III, 12 luglio 2005, n. 14597; Cass., sez. III, 13 novembre
sione di somme non dovute, spetti all’attore in base al prin- 2003, n. 17146. Nella specifica materia dell’indebito previ-
cipio generale di cui all’art. 2697 c.c., l’onere di allegare e denziale cfr. Cass., sez. lav., 23 agosto 2000, n. 11029;
provare i fatti costitutivi del diritto la cui sussistenza esclude Cass., 11504/2004; Cass., 2032/2006; Cass., 4612/2006;
l’indebito. Cass., sez. lav., 17 luglio 2008, n. 19762, in Mass. giur. lav.,
La sentenza 19762/2008 ha abbandonato questo indirizzo, ri- 2009, 362, con nota di Boghetich

1140 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

La dottrina controversie inerenti al “diritto all’assunzione” (comma 1),


dall’altra, riserva alla giurisdizione amministrativa la cognizio-
M. Bella, Disciplina del recupero dell’indebito previdenziale, ne delle controversie relative alle “procedure concorsuali di
in Prev. forense, 2009, 82; E. Boghetich, L’onere della prova assunzione” (comma 4). La regola processuale in questi ter-
nelle azioni di accertamento negativo, in Mass. giur. lav., mini dettata appare il riflesso del dato sostanziale per il qua-
2009, 365; B. Marroni, L’indebito previdenziale: una rasse- le la pretesa alla stipulazione di un contratto di lavoro pubbli-
gna critica della giurisprudenza, in Informazione prev., 2008, co si colloca nell’area dei diritti soggettivi e delle obbligazioni
392; A. L. Terzi, L’indebito in materia previdenziale e assi- che l’amministrazione assume con la capacità e i poteri del
stenziale, in Prev. e assist. pubbl. e privata, 2004, 615; C. privato datore di lavoro (art. 4, d.lgs. citato), mentre la conte-
Menichino, Ripetizione di indebito oggettivo ed onere della stazione inerente ad un procedimento concorsuale di assun-
prova, in Contratti, 2004, 678; C. Ruperto, L’indebito previ- zione ha ad oggetto la tutela di un interesse legittimo e l’e-
denziale alla luce dell’attuale sistema ordina mentale, in sercizio del potere pubblico attribuito all’amministrazione di
Informazione prev., 2003, 1236. individuare il soggetto ammesso alla stipula del contratto.
L’interpretazione dei limiti e della portata della riserva alla giu-
risdizione amministrativa di legittimità, e perciò dell’area del-
GIURISDIZIONE l’attività autoritativa dell’amministrazione pubblica, è consoli-
data nella giurisprudenza delle Sezioni unite nel senso che il
termine “assunzione” deve essere estensivamente inteso,
STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE PRECARIO
rimanendovi comprese anche le procedure di cui sono desti-
Cassazione civile, sez. un., 7 luglio 2010, n. 16041 - Pres. natari soggetti già dipendenti di pubbliche amministrazioni le
Carbone - Rel. Picone - P.M. Pivetti (conf.) - C.R. c. Mini- quante volte siano dirette a realizzare un effetto di novazione
stero della pubblica amministrazione e dell’innovazione, del precedente rapporto di lavoro con l’attribuzione di un in-
quadramento superiore e qualitativamente diverso dal prece-
Ministero dell’economia e finanze.
dente, effetto che si riscontra anche nelle selezioni preordi-
Il diritto all’assunzione del personale precario della P.A. nate al passaggio di dipendenti pubblici dallo status di non di
va richiesto al giudice ordinario o al giudice amministra- ruolo a quello di ruolo.
tivo? Al contrario, il termine “concorsuale” va inteso in senso re-
strittivo, dovendo identificarsi la procedura concorsuale
La giurisdizione sul diritto all’assunzione appartiene esclusivamente in quella caratterizzata dall’emanazione di un
al giudice ordinario. bando, dalla valutazione comparativa dei candidati e dalla
compilazione finale di una graduatoria di merito, la cui appro-
Il caso vazione, individuando i “vincitori”, rappresenta l’atto termi-
nale del procedimento preordinato alla selezione dei sogget-
Tizio chiede che sia preventivamente regolata la giurisdizione ti idonei. Pacificamente, sono concorsuali sia le procedure
nel giudizio da lui instaurato nei confronti dell’Istituto supe- connotate dall’espletamento di prove stricto sensu intese,
riore per la protezione e la ricerca ambientale — Ispra — e ma comunque libere nella modalità, purché la procedura con-
del Ministero della pubblica amministrazione e dell’innova- creti una selezione tra diversi aspiranti, sia i concorsi per soli
zione, pendente dinanzi al T.a.r. del Lazio, per l’annullamento titoli.
della determinazione assunta dall’Ispra relativa alla sua esclu- Non concretano, perciò, procedure concorsuali le assunzioni
sione dalla graduatoria approvata per la “stabilizzazione” del in esito a procedimenti di diverso tipo: assunzioni dirette,
personale precario prevista dall’art. 1, comma 520, della l. 27 procedure di mera verifica di idoneità dei soggetti da assu-
dicembre 2006, n. 286, nonché del successivo avviso in da- mere, in quanto titolari di riserva o iscritti in apposita lista,
ta 21 novembre 2008 di nuova stabilizzazione con l’esclusio- giacché il possesso dei requisiti e l’idoneità si valutano in ter-
ne del personale titolare di rapporto a tempo indeterminato mini assoluti, senza originare una graduatoria di merito. Se-
con altra amministrazione. Oltre all’annullamento dei detti at- condo l’indicato criterio, non è procedura concorsuale l’inse-
ti, Tizio aveva chiesto l’accertamento del diritto all’assunzio- rimento in apposita graduatoria di tutti coloro che siano in
ne alle dipendenze dell’Ispra e la condanna dell’Istituto al ri- possesso di determinati requisiti normativamente predeter-
sarcimento del danno. minati, preordinata al conferimento di posti lavoro che si ren-
Riferisce il ricorrente che, già dipendente a tempo indetermi- deranno disponibili.
nato del Ministero dell’economia e delle finanze, era risulta- L’applicazione di questi principi al caso di specie richiede che
to vincitore di concorso pubblico bandito dall’Agenzia per la sia indagato il contenuto delle disposizioni di legge in tema di
protezione dell’ambiente e i servizi tecnici (poi Ispra) per l’as- cd. “stabilizzazione”. Esito dell’indagine è che, mentre si è
sunzione di personale a tempo determinato e, collocato in certamente in presenza di una fattispecie di “assunzione”
aspettativa senza assegni nel rapporto di lavoro ministeriale, nell’accezione sopra delineata (passaggio dallo status di per-
aveva prestato la sua opera per l’Agenzia. Le amministrazio- sonale precario a quello di ruolo), si esula, invece, dall’ambi-
ni resistenti hanno eccepito il difetto di giurisdizione dell’adi- to della procedura “concorsuale”.
to giudice amministrativo. La legge n. 296 del 2006, all’art. 1, comma 520, costituisce
Il Pubblico ministero, con le conclusioni scritte, ha chiesto per l’anno 2007, per le specifiche esigenze degli enti di ricer-
che sia dichiarata la giurisdizione del giudice ordinario. ca, un fondo, destinato alla stabilizzazione di ricercatori, tec-
nologi, tecnici e personale impiegato in attività di ricerca in
La decisione possesso dei requisiti temporali e di selezione di cui al pre-
cedente comma 519. Questo comma prevede la stabilizza-
Per la soluzione della questione viene in considerazione il di- zione a domanda del personale non dirigenziale in servizio a
sposto dell’art. 63 d.lgs. n. 165/2001 nella parte in cui, da una tempo determinato da almeno tre anni, anche non continua-
parte, attribuisce esplicitamente alla giurisdizione ordinaria le tivi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipula-

Corriere giuridico 9/2010 1141


Giurisprudenza
Sintesi

ti anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia La dottrina


stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi,
nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della B. Sassani, La giurisdizione sulle controversie in materia di
presente legge, purché sia stato assunto mediante procedu- diritto all’assunzione da parte dell’ente poste italiane, in Giur.
re selettive di natura concorsuale o previste da norme di leg- it., 1995, I, 2, 253; F. Limena, Concorsi pubblici e graduatorie:
ge; ove non sussista quest’ultimo requisito alle assunzioni si questioni di giurisdizione e diritto degli idonei allo scorrimen-
provvede previo espletamento di prove selettive. to, in Lavoro giur., 2007, 397; M. L. Maddalena, Attività vin-
Le riferite disposizioni di legge consentono di fissare i se- colata, pubblico concorso e giurisdizione amministrativa, in
guenti principi: Corr. merito, 2007, 964: L. Ciafardini, La giurisdizione ordina-
a) i processi di stabilizzazione (tendenzialmente rivolti ad eli- ria sull’impiego pubblico in relazione alle procedure concor-
suali interne per l’assunzione del personale, in Arch. civ.,
minare il precariato venutosi a creare in violazione delle pre-
2004, 441; G. Misserini, Assunzione in ruolo del personale
scrizioni di cui all’art. 36 d.lgs. n. 165/2001), sono effettuati
Ata della scuola e conseguente riparto di giurisdizione, in La-
nei limiti della disponibilità finanziarie e nel rispetto delle di-
voro nelle p. a., 2004, 226; F. M. Macioce, La giurisdizione
sposizioni in tema di dotazioni organiche e di programmazio-
per l’assunzione di pubblici dipendenti, in Ragiusan, 2003, fa-
ne triennale dei fabbisogni (art. 6 d.lgs. n. 165/2001);
sc. 225, 512.
b) la deroga delle normali procedure di assunzione concerne
il carattere di assunzione riservata e non aperta, ma non il re-
quisito del possesso del titolo di studio per l’accesso dall’e-
sterno nelle singole qualifiche previsto dai sistemi di classifi-
cazione, né la regola dell’art. 35, comma 1, d.lgs. n.
165/2001, dell’accesso tramite procedure selettive, siccome
la stabilizzazione di personale che non abbia sostenuto “pro-
cedure selettive di tipo concorsuale”, è subordinata al supe-
ramento di tali procedure; le procedure selettive sono esclu-
se soltanto per il personale assunto obbligatoriamente o me-
diante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento
(procedure previste da norme di legge);
c) conseguentemente, le amministrazioni, con riguardo al
personale da stabilizzare che ha già sostenuto “procedure
selettive di tipo concorsuale” (è questa l’ipotesi che ricorre
nel caso di specie), non “bandiscono” concorsi, ma devono
limitarsi a dare “avviso” della procedura di stabilizzazione e
della possibilità degli interessati di presentare la domanda;
d) la legge, quindi, non attribuisce all’amministrazione il po-
tere di selezionare il personale mediante prove di esame o
valutazione di titoli professionali, dovendosi procedere, ove
le domande siano superiori al numero di assunzioni a tempo
indeterminato decise, esclusivamente alla formazione di una
graduatoria secondo l’ordine di priorità desumibile dalle stes-
se disposizioni normative (maturazione del requisito di tre an-
ni; maturazione dello stesso requisito presso diverse ammi-
nistrazioni; contratto anteriore al 29 settembre 2006 e requi-
sito dei tre anni ancora da maturare) e sulla base dell’anzia-
nità di servizio, potendosi ammettere soltanto la previsione
di ulteriori titoli, anche riferiti all’esperienza professionale,
per il caso di pari anzianità.
e) la regolamentazione legislativa, pertanto, sottraendo le
procedure di “stabilizzazione” all’ambito di quelle concorsua-
li di cui all’art. 63, comma 4, d.lgs. n. 165/2001, nonché alle
ipotesi “nominate” di poteri autoritativi nell’ambito del lavo-
ro pubblico (art. 2, comma 1, d.lgs. n. 165/2001), colloca le
controversie inerenti a tali procedure nell’area del “diritto al-
l’assunzione” di cui all’art. 63, comma 1.
Conclusivamente compete al giudice ordinario stabilire se
sussista il diritto all’assunzione nell’ambito delle procedure di
“stabilizzazione” per il personale precario delle amministra-
zioni pubbliche previste dalla legge n. 296 del 2006.

I precedenti
Cass., sez. un., 13 febbraio 2008, n. 3401; Cass., sez. un., 13
febbraio 2008, n. 3399; Cass., s.u. 19 gennaio 2007, n. 1144;
Cass., s.u. 8 maggio 2007, n. 10374 e Cass., s.u. 20 giugno
2007, n. 14290; Cass., sez. un., 7 novembre 2005, n. 21470.

1142 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

Osservatorio - Cassazione
Sezioni Semplici
a cura di Vincenzo Carbone

specie, l’esistenza del diritto reale di superficie; il fatto che i


ENTI PUBBLICI manufatti fossero stati costruiti dalla stessa concessionaria
o che preesistessero alla concessione non è rilevante ai fini
CONCESSIONARIO DI AREA DEMANIALE della debenza dell’lCI.
E PAGAMENTO DELL’ICI
I precedenti
Cassazione civile, sez. trib., 30 giugno 2010, n. 15470 -
Pres. Altieri - Rel. Magno - P.M. De Nunzio (conf.) - Hotel Cass., sez. trib., 16 aprile 2008, n. 9935: Il concessionario di
Beaurivage c. Comune di San Benedetto del Tronto. un’area demaniale, sulla quale abbia ottenuto l’autorizzazio-
ne ad edificare uno stabilimento balneare, è titolare di una
Il concessionario di un area demaniale su cui ha realizza- vera e propria proprietà superficiaria, sia pure avente natura
to uno stabilimento balneare, come titolare di un diritto temporanea e soggetta ad una peculiare regolamentazione
di superficie, anche se temporaneo, è soggetto all’impo- in ordine al momento della sua modificazione, estinzione o
sta comunale sugli immobili? cessazione ed è soggetto all’imposta comunale sugli immo-
bili (ici).; Cass., sez. un., 13 febbraio 1997, n. 1324.
Risposta positiva della Cassazione.
La dottrina
Il caso
Ici: aree edificabili, rendite catastali ed obblighi del superfi-
La ditta Hotel Beaurivage, esercente stabilimento balneare ciario, a cura di P. Duranti, in Forum fiscale, 2004, 11, 80; E.
su area demaniale marittima, ricorre per la cassazione della Carrasi, Presupposti per l’imponibilità ici dei fabbricati di nuo-
sentenza della Commissione regionale delle Marche che, ac- va costruzione, in Riv. giur. trib., 2005, 1043.
cogliendo l’appello principale proposto dal comune di San
Benedetto del Tronto, riformava la sentenza con cui la Com-
missione tributaria provinciale di Ascoli Piceno aveva accolto SUCCESSIONI E DONAZIONI
il ricorso della stessa contribuente avverso gli avvisi di accer-
tamento, concernenti l’imposta comunale sugli immobili per
gli anni 1996-1999, relativamente allo stabilimento balneare SUCCESSIONE DELLA CONVIVENTE COME EREDE
della ricorrente, ritenendo detti atti impositivi privi di valida E NON COME LEGATARIA
motivazione.
Cassazione civile, sez. II., 25 giugno 2010, n. 15346 - Pres.
La decisione Piccialli - Rel. D’Ascola - P.M. Sgroi (conf.) - C.M.U. c. R.P.
ed altri
Per la Cassazione il concessionario di un’area demaniale, sul-
la quale sia realizzato uno stabilimento balneare, può essere Se il notaio attesta nell’atto di compravendita il paga-
considerato - a condizione che tanto emerga indiscutibilmen- mento del prezzo da parte della convivente con assegno
te dall’atto di concessione e da altre circostanze valutabili dal bancario, “salvo buon fine dell’assegno stesso”, l’atto
giudice di merito - titolare di proprietà superficiaria acquisita contiene già il riconoscimento dell’estinzione dell’obbli-
a titolo originario, di durata temporanea, pari a quella della gazione?
concessione, soggetta a peculiare regolamentazione in ordi-
La risposta è negativa.
ne alla modificazione, estinzione o cessazione del diritto; in
caso di riscontrata titolarità del diritto di superficie, il conces-
sionario è soggetto all’imposta comunale sugl’immobili che Il caso
ne sono oggetto.
La titolarità di un diritto reale di superficie (se sussistente), in La controversia concerne l’ingente patrimonio ereditario re-
capo al soggetto concessionario di un’area demaniale marit- litto agli inizi del 1991 da Tizio, il quale negli ultimi anni di vita
tima, discende non dal mero fatto dell’iscrizione in catasto, aveva alienato preziosi immobili e aveva redatto più di una
bensì dal fatto che su tale area insista una costruzione e che scheda testamentaria, destinando quasi tutti i suoi beni a
l’attribuzione del diritto reale di superficie si evinca Caia, senza nominare, nell’ultimo atto, né la moglie separata
dall’interpretazione dell’atto amministrativo di concessione. né i tre figli. Accogliendo l’azione di riduzione avviata da co-
La commissione regionale ha fornito logica e sufficiente storo nel 1991, il tribunale nel 2004 e la Corte di appello nel
spiegazione delle ragioni, ricavate dalla documentazione pro- 2008 hanno quantificato la quota di riserva spettante agli ere-
dotta dal comune, in virtù delle quali deve ravvisarsi, nella di legittimi e la quota disponibile destinata a Caia. Le senten-

Corriere giuridico 9/2010 1143


Giurisprudenza
Sintesi

ze hanno individuato i beni immobili che quest’ultima do- soggetti che hanno posto in essere il contratto, e che posso-
vrebbe restituire agli attori, confermato l’assegnazione di al- no trarsi elementi di valutazione circa il carattere fittizio del
tri immobili all’erede testamentaria, regolato frutti, interessi contratto dalla circostanza che il compratore, su cui grava l’o-
e conguagli conseguenti alle assegnazioni. nere di provare il pagamento del prezzo, non abbia fornito la
Per quanto ancora interessa, la Corte d’appello ha conferma- relativa dimostrazione
to la qualificazione di Caia come erede e non mera legataria
di Tizio e ha ribadito la nullità delle donazioni immobiliari dis- La dottrina
simulate con atti di vendita in favore della suddetta; ha ridot-
to da quattro a due le donazioni di valori mobiliari ritenute nul- A. Re, Prezzo di vendita simulato e prova testimoniale, in Im-
le dal tribunale, perché motivate dal solo intento di sottrarre mobili & proprietà, 2008, 353; L. Penasa, Le sezioni unite sul-
danaro dalle pretese dei legittimari; ha ricostruito l’asse ere- l’ammissibilità della prova testimoniale della simulazione del
ditario, valutato i cespiti immobiliari e ripartito gli stessi te- prezzo in contratti solenni: un giro di vite di eccessivo rigo-
nendo conto del disposto degli artt. 549, 558, 733 e 734 c.c.. re?, in Resp. civ., 2008, 373; C. Rimini, Simulazione e inte-
stazione fiduciaria nei rapporti familiari - Prova della proprietà,
La decisione tutela dei coniugi e dei terzi, in Lessico dir. famiglia, 2007, 2,
62; A. Carrato, La simulazione del prezzo della vendita im-
Sulla questione va applicato il principio per cui in tema di azio-
mobiliare non può costituire oggetto di prova testimoniale, in
ne diretta a far valere la simulazione di una compravendita
questa Rivista, 2007, 8, 1078.
che sia proposta dal creditore di una delle parti del contratto
stesso, alla dichiarazione relativa al versamento del prezzo,
pur contenuta in un rogito notarile di una compravendita im-
mobiliare, non può’attribuirsi valore vincolante nei confronti DIRITTO DEL LAVORO
del creditore, atteso che questi e’terzo rispetto ai soggetti
che hanno posto in essere il contratto, e che possono trarsi ASSUNZIONE DI LAVORATORE DISABILE
elementi di valutazione circa il carattere fittizio del contratto
dalla circostanza che il compratore, su cui grava l’onere di Cassazione civile, sez. lav., 22 giugno 2010, n. 15058 -
provare il pagamento del prezzo, non abbia fornito la relativa Pres. Roselli - Rel. Morcavallo - P.M. Sepe (conf.) - Pon-
dimostrazione. Ciò vale anche in relazione all’azione di ridu- tello costruzioni c. M.P
zione promossa dal legittimario preterito, che deve conside-
rarsi terzo rispetto alle parti contraenti, ditalché ben possono Il datore di lavoro può rifiutare l’assunzione di un lavora-
trarsi elementi di valutazione circa il carattere apparente del tore disabile con qualifica che risulti diversa da quella ri-
contratto dalla mancata dimostrazione da parte del compra- chiesta, o comunque non corrispondente a quella richie-
tore del relativo pagamento. sta?
Il datore di lavoro può rifiutare l’assunzione di un
I precedenti
lavoratore con qualifica diversa.
Cass., sez. III, 24 marzo 2006, n. 6632: La prova della simu-
lazione di un contratto solenne, stipulato da un soggetto poi
deceduto, da parte degli eredi al medesimo succeduti a tito-
Il caso
lo universale, ed allo scopo di far ricomprendere l’immobile Il Tribunale di Roma, giudice del lavoro, accoglieva la doman-
tra i beni facenti parte dell’asse ereditario, soggiace a tutte le da di Tizio, intesa ad ottenere, nei confronti della società Pon-
limitazioni previste dalla legge (art. 1417 c.c.) per la prova del- tello Costruzioni Generali s.p.a., il risarcimento dei danni con-
la simulazione tra le parti, atteso che gli eredi, versando nel- seguenti alla sua mancata assunzione obbligatoria, a seguito
le stesse condizioni del de cuius, non possono legittima- dell’avviamento disposto dall’Ufficio Provinciale del Lavoro,
mente dirsi «terzi» rispetto al negozio; deve pertanto esclu- e, per l’effetto, condannava la predetta società al pagamento
dersi a tal fine la prova per testimoni, per presunzioni ed a delle corrispondenti retribuzioni.
mezzo di interrogatorio formale diretto a provocare la con-
Tale decisione veniva impugnata dalla società, ma la Corte
fessione della controparte; nessuna limitazione probatoria in-
d’appello di Roma respingeva il gravame. In particolare, la
contra, per converso, l’erede che agisca in qualità di legitti-
Corte di merito osservava che all’assunzione di Tizio non po-
mario, per la tutela, cioè, di un diritto suo proprio, a condizio-
teva ostare la difformità fra la qualifica di “addetto alla mano-
ne che egli abbia contestualmente a proporre domanda di in-
valanza”, riportata nel nulla-osta di avviamento, e quella di
tegrazione della quota. Cass., sez. II, 25 gennaio 2006, n.
1413: Qualora da parte di colui che invoca la simulazione sia- “muratore, stuccatore e posatore” risultante dalla tessera di
no stati offerti, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. iscrizione al collocamento obbligatorio; d’altra parte, era
2697 c.c., elementi presuntivi del carattere fittizio della com- emersa, in base alla documentazione acquisita in giudizio, la
pravendita, l’acquirente ha l’onere di provare il pagamento piena corrispondenza tra la qualifica posseduta dal lavoratore
del prezzo; in tal caso, pertanto, possono trarsi elementi di con quella di iscrizione e con quella richiesta dalla società nel
valutazione circa il carattere apparente del contratto dalla prospetto presentato ai sensi dell’art. 9 della legge n. 68 del
mancata dimostrazione da parte del compratore del relativo 1999 (muratore e carpentiere), e, inoltre, il possesso delle
pagamento. Cass., sez. II, 30 maggio 2005, n. 11372: In te- mansioni specializzate era stato espressamente indicato dal
ma di azione diretta a far valere la simulazione di una com- lavoratore in sede di colloquio preliminare; infine, la commi-
pravendita che sia proposta dal creditore di una delle parti del surazione del risarcimento alle retribuzioni previste per l’ope-
contratto stesso, alla dichiarazione relativa al versamento del raio specializzato conseguiva all’accertamento della effettiva
prezzo, pur contenuta in un rogito notarile di una compraven- qualifica posseduta, a prescindere da quella risultante for-
dita immobiliare, non può attribuirsi valore vincolante nei malmente.
confronti del creditore, atteso che questi è terzo rispetto ai Di questa sentenza la s.p.a. domanda la cassazione.

1144 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

La decisione che attribuisce al datore di lavoro la facoltà di indicare nella ri-


chiesta di avviamento la qualifica del lavoratore disabile da
Il tema della controversia impone di considerare la portata da assumere a copertura dei posti riservati in un sistema di c.d.
assegnare al termine “qualifica” di cui all’art. 9 l. n. 68 del avviamento mirato - va ravvisata nel consentire, mediante il
1999 . Ed infatti le specifiche finalità sottese al disposto di riferimento ad una specifica qualifica, la indicazione delle pre-
quest’ultima norma e la lettera dell’art. 2 stessa l. n. 68 - nel- stazioni richieste dal datore di lavoro sotto il profilo qualitati-
la parte in cui fa riferimento a strumenti che permettano di vo delle capacità tecnico-professionali di cui il lavoratore av-
valutare adeguatamente le persone con disabilita «nelle loro viato deve essere provvisto, secondo la formale indicazione
capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto», nonché ad dell’atto di avviamento, al fine di una sua collocazione nel-
«analisi di posti di lavoro .... e soluzioni dei problemi connes- l’organizzazione aziendale, che sia utile all’impresa e che nel-
si con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali lo stesso tempo, per consentire l’espletamento delle man-
sui luoghi di lavoro» - portano ad escludere una opzione er- sioni per le quali il lavoratore è stato assunto, non si traduca
meneutica volta ad assegnare al termine “qualifica” una por- in una lesione della sua professionalità e dignità. Ne conse-
tata astratta ed indefinita, rendendo di contro doverosa una gue che il datore di lavoro può legittimamente rifiutare l’as-
interpretazione che - in conformità delle linee guida della vi- sunzione non soltanto di un lavoratore con qualifica che risul-
gente normativa sul lavoro dei disabili - assegni al suddetto ti, in base all’atto di avviamento, diversa, ma anche di un la-
termine un significato più concreto, da intendersi cioè come voratore con qualifica “simile” a quella richiesta, in mancan-
specificazione delle capacità tecnico-professionali - di cui de- za di un suo previo addestramento o tirocinio da svolgere se-
ve essere provvisto l’assumendo - che siano richieste per la condo le modalità previste dalla stessa L. n. 68 del 1999, art.
sua collocazione lavorativa. Questa soluzione oltre ad accre- 12».
ditarsi sulla base della considerazione che la domanda di av-
viamento non può, in ragione delle esigenze da soddisfare, I precedenti
che risultare attualizzata dalla effettiva e specifica situazione
aziendale nell’ambito della quale deve collocarsi la posizione In senso conforme Cass., sez. lav., 12 marzo 2009, n. 6017
lavorativa del disabile, trova sul piano normativo un pieno ri-
scontro anche nell’art. 10 della legge in esame. Tale norma, La dottrina
infatti - nel regolare, come detta la sua rubrica, il «rapporto di
lavoro dei disabili obbligatoriamente assunti», e nello statui- C. Gazzetta, Sul rifiuto di avviamento obbligatorio per non
re, al comma 1, che ai lavoratori assunti a norma della pre- corrispondenza della qualifica richiesta, in Lavoro giur., 2007,
sente legge si applica «il trattamento economico e normati- 712; S. Maxia, In tema di assunzione obbligatoria di lavorato-
vo previsto dalle leggi e dai contratti collettivi», e nel rimar- ri privi della qualifica professionale indicata dal datore di lavo-
care ancora, al comma 2, che «il datore di lavoro non può ro nella richiesta di avviamento, in Riv. giur. sarda, 1997, 476;
chiedere al disabile una prestazione non compatibile con le C. Zoli, Avviamento dell’invalido e individuazione delle man-
sue minorazioni» - conforta l’assunto secondo cui in un si- sioni disponibili: il giudice si sostituisce al datore di lavoro, in
stema di c.d. avviamento mirato, che sia funzionalizzato a Giust. civ., 1997, I, 3058; M. Cavaggioni, Assegnazione di
trovare un giusto equilibrio tra gli interessi del lavoratore di- mansioni compatibili con lo stato di salute dell’invalido e or-
sabile e del datore di lavoro, deve assegnarsi il dovuto rilievo ganizzazione aziendale, in Riv. it. dir. lav., 1996, II, 327; R. Al-
alle specifiche, variegate e speculari caratteristiche dell’area tavilla, Assunzioni obbligatorie e rilevanza della qualifica indi-
produttiva in cui si opera, ed in relazione alle quali va para- cata nella richiesta di avviamento, in Giust. civ., 1983, I,
metrato il trattamento, oltre che economico, anche normati- 2002.
vo, del lavoratore disabile.
Peraltro un ancoraggio della richiesta e dell’avviamento del
disabile alle concrete mansioni che egli andrà a svolgere nel- PROCESSO CIVILE
l’azienda sulla base della sua capacità tecnico - professionale
finisce per accrescere i margini di garanzia per la sua integrità MUTAMENTO DI GIURISPRUDENZA SU NORME
psico-fisica, agevolando l’applicazione dell’articolato appara-
PROCESSUALI E RIMESSIONE IN TERMINI
to normativo - incentrato in primo luogo sui d.lgs. 19 settem-
bre 1994, n. 626 e d.lgs. 19 marzo 1996, n. 242 - volto alla tu- Cassazione civile, sez. II, ord., 17 giugno 2010, n. 14627 -
tela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Motivo Pres. Elefante - Rel. Giusti - P.M. Ceniccola (conf.) - ric..
questo che non è certo estraneo alla disposizione dell’art. 9 T.A
comma 2 l. n. 68 del 1999, nella parte in cui condiziona l’ob-
bligo del datore di lavoro di assumere il lavoratore, che sia in Chi ricorre per cassazione, facendo affidamento su una
possesso di una qualifica “simile” a quella di cui alla richie- consolidata giurisprudenza di legittimità su norme pro-
sta, a condizione che sia rispettato l’ordine di graduatoria e cessuali, successivamente modificate, deve subire, a
sia operato il necessario «addestramento o tirocinio da svol- causa dell’overruling, l’inammissibilità o l’improcedibi-
gere anche attraverso le modalità previste dall’art. 12». lità in base a forme e termini il cui rispetto non era ri-
Discende, da ciò, che l’obbligo dell’impresa di procedere al- chiesto al momento del deposito dell’impugnazione, ov-
l’assunzione viene meno allorché l’avviamento sia avvenuto vero, trattandosi di errore oggettivamente scusabile,
per una qualifica diversa, se pure simile, a quella specificata può essere rimesso in termini?
nella sua richiesta, non potendosi addossare all’impresa ri-
chiedente la responsabilità di sopperire a tale formale diffor- Risposta affermativa.
mità mediante indagini di fatto sulle pregresse esperienze
del lavoratore e su quanto da lui riferito in sede di colloquio Il caso
“preassuntivo”. Il principio di diritto che se ne ricava è quel-
lo secondo cui: «La ratio dell’art. 9 l. 2 marzo 1999, n. 68 - Tizio ha proposto ricorso per cassazione avverso l’ordinanza

Corriere giuridico 9/2010 1145


Giurisprudenza
Sintesi

del Tribunale di Brindisi, sezione penale, con cui è stata ri- cedurali proprie del rito penale, in conformità dell’orienta-
gettata l’opposizione, ai sensi dell’art. 170 del d.P.R. 30 mag- mento allora dominante nella giurisprudenza di questa Corte.
gio 2002, n. 115 (Testo unico delle disposizioni legislative e Visto dalla parte di chi ha già fatto ricorso al giudice di cassa-
regolamentari in materia di spese di giustizia), avverso il de- zione, l’overruling si risolve in un cambiamento delle regole
creto di liquidazione dell’indennità e delle spese di custodia del gioco a partita già iniziata e in una somministrazione al-
di beni sottoposti a sequestro, emesso nell’ambito di un pro- l’arbitro del potere-dovere di giudicare dell’atto introduttivo in
cedimento penale; base a forme e termini il cui rispetto non era richiesto al mo-
Il ricorso per cassazione - non sottoscritto da avvocato iscrit- mento della proposizione dell’atto di impugnazione.
to nell’apposito albo e munito di procura speciale - è stato de- Allorché si assista, come nella specie, ad un mutamento, ad
positato nella cancelleria del giudice a quo l’11 marzo 2009; opera della Corte di cassazione, di un’interpretazione conso-
il ricorso è affidato ad un motivo, il quale - privo del conclusi- lidata a proposito delle norme regolatrici del processo, la par-
vo quesito ex art. 366-bis c.p.c. (ratione temporis applicabile) te che si è conformata alla precedente giurisprudenza della
- denuncia violazione di legge e motivazione carente ed illo- stessa Corte, successivamente travolta dall’overruling, ha te-
gica. nuto un comportamento non imputabile a sua colpa e perciò
L’orientamento largamente prevalente della giurisprudenza è da escludere la rilevanza preclusiva dell’errore in cui è in-
della Cassazione al momento della introduzione del ricorso corsa. In questa direzione orienta il principio costituzionale
per cassazione - formatosi sia nel vigore dell’art. 11 l. 8 luglio del «giusto processo», la cui portata non si esaurisce in una
1980, n. 319 (Compensi spettanti ai periti, ai consulenti tec- mera sommatoria delle garanzie strutturali formalmente enu-
nici, interpreti e traduttori per le operazioni eseguite a richie- merate nel secondo comma dell’art. 111 Cost. (contradditto-
sta dell’autorità giudiziaria) e della l. 30 luglio 1990, n. 217 rio, parità delle parti, giudice terzo ed imparziale, durata ra-
(Istituzione del patrocinio a spese dello Stato per i non ab- gionevole di ogni processo), ma rappresenta una sintesi qua-
bienti), che dopo l’entrata in vigore del d.P.R. 30 maggio litativa di esse (nel loro coordinamento reciproco e nel colle-
2002, n. 115 - era basato sulla natura secondaria e collatera- gamento con le garanzie del diritto di azione e di difesa), la
le del procedimento di opposizione rispetto a quello principa- quale risente dell’”effetto espansivo” dell’art. 6 della Con-
le nel quale è emesso il provvedimento di liquidazione, con la venzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle li-
conseguenza che, se la liquidazione era effettuata dal pubbli- bertà fondamentali e della corrispondente giurisprudenza
co ministero o dal giudice penale, l’opposizione doveva es- della Corte di Strasburgo (cfr. Corte sost., sentenza n. 317
sere trattata in sede penale ed il ricorso per cassazione pro- del 2009).
posto nelle forme e secondo i termini del rito penale, mentre Il Collegio ritiene contrario alla garanzia di effettività dei mez-
se la liquidazione era fatta dal giudice civile l’opposizione do- zi di azione o di difesa e delle forme di tutela - la quale è com-
veva essere proposta in sede civile e decisa con provvedi- ponente del principio del giusto processo - che rimanga priva
mento suscettibile di ricorso per cassazione da proporre in della possibilità di accedere alla Corte di cassazione e di ve-
base alle regole procedurali proprie del rito civile. dere celebrato un giudizio che conduca ad una decisione sul
Successivamente alla proposizione della impugnazione, le merito delle questioni di diritto veicolate dall’impugnazione,
Sezioni unite civili (sentenza 3 settembre 2009, n. 19161), la parte che quella tutela abbia perseguito con un’iniziativa
chiamate a risolvere un contrasto di giurisprudenza in ordine processuale conforme alla legge del tempo - nel reale signi-
alla qualificazione del vizio derivante dal mancato rispetto ficato da questa assunto nella dinamica operativa per effetto
della sede civile della decisione dell’opposizione, hanno sta- dell’attività “concretizzatrice” della giurisprudenza di legitti-
bilito che qualora l’ordinanza che decide l’opposizione sia sta- mità - ma divenuta inidonea per effetto del mutamento di in-
ta adottata da un giudice addetto al servizio penale, si confi- dirizzo giurisprudenziale.
gura una violazione delle regole di composizione dei collegi e Il mezzo tecnico per dare protezione alle aspettative della
di assegnazione degli affari, che non determina né una que- parte che abbia confezionato il ricorso per cassazione confi-
stione di competenza né una nullità, ma può giustificare dando sulle regole processuali suggerite da un costante
esclusivamente conseguenze di natura amministrativa o di- orientamento giurisprudenziale, poi superato da un revire-
sciplinare; ed hanno inoltre affermato, innovando il prece- ment, è rappresentato dall’istituto della rimessione in termi-
dente orientamento, che (a) spetta sempre al giudice civile la ni. Viene in rilievo l’art. 184 bis c.p.c., introdotto con l’art. 19
competenza a decidere sulle opposizioni nei confronti dei l. 26 novembre 1990, n. 353, e successivamente modificato
provvedimenti di liquidazione dell’onorario del difensore del dall’art. 6 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, convertito nella l. 20 di-
soggetto ammesso al patrocinio a spese dello Stato (o di per- cembre 1995, n. 534.
sone ammesse al programma di protezione), dei compensi L’art. 184 bis c.p.c è la disposizione ratione temporis applica-
agli ausiliari dei giudici e delle indennità ai custodi, anche bile: esso è stato bensì abrogato dall’art. 46, comma 3, l. 18
quando emessi nel corso di un procedimento penale, e che giugno 2009, n. 69 (ed al suo posto è stato aggiunto, dall’art.
(b) l’eventuale ricorso per cassazione avverso il provvedi- 45, comma 19, della medesima legge, un ulteriore comma
mento che decide sull’opposizione va proposto, nel rispetto all’art. 153 c.p.c.), ma l’abrogazione ha effetto per i soli giudi-
dei termini e delle forme del codice di rito civile, dinanzi alle zi instaurati dopo la data di entrata in vigore della legge n.
sezioni civili della Corte. 69/2009 (art. 58, comma 1), mentre nella specie la litispen-
denza è anteriore al 4 luglio 2009.
La decisione La Cassazione non ha condiviso l’orientamento secondo cui
l’art. 184 bis c.p.c, per sua collocazione sotto la rubrica della
L’applicazione del nuovo indirizzo giurisprudenziale impone di «trattazione della causa» e per il riferimento al «giudice
effettuare il controllo di ammissibilità e di procedibilità del- istruttore», non sarebbe invocabile per le “situazioni ester-
l’impugnazione secondo le regole del ricorso per cassazione ne” allo svolgimento del giudizio, quali sono le attività ne-
in sede civile, laddove il ricorso di cui si discute, con cui vie- cessarie all’introduzione di quello di cassazione ed alla sua
ne impugnata una ordinanza resa in sede di opposizione da prosecuzione.
un giudice penale, è stato proposto in base alle regole pro- Detto indirizzo - benché tralaticiamente ribadito, anche di re-

1146 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

cente, in alcune pronunce della Corte (Cass., Sez. lav., 23 alcuna colpa, le gravi conseguenze di un errore nella propo-
febbraio 2010, n. 4356) - non è in linea con le aperture pre- sizione dell’impugnazione indotto dalla stessa giurisprudenza
senti nella giurisprudenza delle Sezioni Unite (14 gennaio di cassazione.
2008, n. 627; 4 febbraio 2008, n. 2520), la quale, raccoglien- La Corte afferma il seguente principio di diritto: «Alla luce del
do gli auspici della dottrina, ha messo in luce come la lettura principio costituzionale del giusto processo, va escluso che
restrittiva non tiene conto né delle innovazioni apportate al- abbia rilevanza preclusiva l’errore della parte la quale abbia
l’art. 184 bis c.p.c dalla novella del 1995 “con la soppressio- fatto ricorso per cassazione facendo affidamento su una con-
ne del riferimento alle sole decadenze previste negli artt. 183 solidata, al tempo della proposizione dell’impugnazione, giu-
e 184 c.p.c “, né delle “esigenze di certezza ed effettività risprudenza di legittimità sulle norme regolatrici del proces-
delle garanzie difensive nel processo civile”, né del “difetto so, successivamente travolta da un mutamento di orienta-
di situazioni di incompatibilità tra la norma in questione e le mento interpretativo, e che la sua iniziativa possa essere di-
peculiarità del giudizio di cassazione”, ed è pervenuta alla chiarata inammissibile o improcedibile in base a forme e ter-
conclusione secondo cui «la regola della improrogabilità dei mini il cui rispetto, non richiesto al momento del deposito
termini perentori posta dall’art. 153 c.p.c non può costituire dell’atto di impugnazione, discenda dall’overruling; il mezzo
ostacolo al ripristino del contraddittorio quante volte la parte tecnico per ovviare all’errore oggettivamente scusabile è da-
si vedrebbe dichiarare decaduta dall’impugnazione, pur to dal rimedio della rimessione in termini, previsto dall’art.
avendo ritualmente e tempestivamente esercitato il relativo 184 bis c.p.c. (ratione temporis applicabile), alla cui applica-
potere, per un fatto incolpevole che si collochi del tutto al di zione non osta la mancanza dell’istanza di parte, dato che,
fuori della sua sfera di controllo e che avrebbe, altrimenti, un nella specie, la causa non imputabile è conosciuta dalla corte
effetto lesivo del suo diritto di difesa». di cassazione, che con la sua stessa giurisprudenza ha dato
In direzione del riconoscimento della rimessione in termini in indicazioni sul rito da seguire, ex post rivelatesi non più at-
relazione al potere di impugnare la giurisprudenza delle Se- tendibili».
zioni Unite si era già orientata con l’ordinanza 21 gennaio
2005, n. 1238, la quale - nello statuire che qualora la notifica- I precedenti
zione del ricorso per cassazione diretta ad integrare il con-
traddittorio ex art. 331 c.p.c. non si sia perfezionata per la La sentenza delle sezioni unite che ha determinato l’overru-
morte del destinatario, di cui la parte venga informata soltan- ling è: Sez. un. 3 settembre 2009, n. 19161.
to attraverso la relazione di notifica, si deve assegnare un ul- Sulla rimessione in termini Cass., sez. un., 21 gennaio 2005,
teriore termine perentorio per rinnovare la notificazione - ha n. 1238, in Foro it., 2005, I, 2401, con nota di Caponi: Qualo-
affermato (sulla scia della sentenza n. 477 del 2002 della Cor- ra la notificazione del ricorso per cassazione diretta ad inte-
te costituzionale) che un effetto di decadenza non può di- grare il contraddittorio ex art. 331 c.p.c. non si sia perfezio-
scendere da un fatto estraneo alla sfera di disponibilità della nata per la morte del destinatario, si deve assegnare un ulte-
parte, così inaugurando una linea che valorizza la tecnica di riore termine perentorio per rinnovare la notificazione. Cfr.
assumere i precetti costituzionali quali “fonte diretta di rego- anche Cass., sez. un., 28 luglio 2005, n. 15783, in Foro it.,
lamentazione dei rapporti giuridici” (Sez. Un., 28 luglio 2005, 2006, I, 131, con nota di Ruggieri; R.Caponi, in Giur. it., 2006,
n. 15783) al fine di non addebitare alla parte incolpevole le 87; in Lessico dir. famiglia, 2005, 4, 84; in questa Rivista,
conseguenze di atti e circostanze del procedimento che sia- 2006, 5, 680 con nota di Gasperini.
no di ostacolo all’esercizio di poteri processuali esterni.
La Cassazione ritiene che non sia di ostacolo alla applicazio- La dottrina
ne, nella specie, del rimedio restitutorio la circostanza che la
parte ricorrente (non presente all’udienza di discussione e R. Caponi, Rimessione in termini nel processo civile, in Il di-
notiziata della sua celebrazione con avviso notificato in can- ritto-Encicl. giur., Milano, 2007, vol. XIII, 566; M. P. Gasperini,
celleria) non abbia avanzato una apposita istanza in tal senso. Rimessione in termini e poteri esterni allo svolgimento del
Nell’art. 184 bis c.p.c. la necessità di una apposita istanza di processo: le sezioni unite riconoscono la rilevanza dell’errore
parte indirizzata al giudice è strettamente legata all’onere scusabile, in questa Rivista, 2006, 5, 680; R. Caponi, Un pas-
della parte interessata di allegare, con essa, i fatti che hanno so delle sezioni unite della cassazione verso la rimessione
determinato la decadenza e di offrire la prova della loro non nei termini di impugnazione, in Foro it., 2005, I, 2402; P. C.
imputabilità: l’istanza di rimessione, in altri termini, si giustifi- Ruggieri, Eventi interruttivi del processo e notificazione di at-
ca con la necessità che la parte profili i fatti che integrano il ti di impugnazione alle parti legittimate: l’attesa svolta delle
presupposto della causa non imputabile, dimostrando che la sezioni unite, in Foro it., 2006, I, 133; F. Angeloni, La Cassa-
decadenza è dipesa da un impedimento non evitabile con il zione attenua il proprio orientamento negativo nei confronti
grado di diligenza a cui essa, il suo rappresentante proces- degli accordi preventivi di divorzio: distinguishing o prospec-
suale o il suo difensore sono rispettivamente tenuti. tive overruling?, in Contratto e impr., 2000, 1136.
Nella fattispecie l’affidamento creato dalla giurisprudenza co-
stituisce chiara ed evidente spiegazione e giustificazione del-
la condotta processuale della parte, la causa non imputabile
è determinata e, al contempo, conosciuta dallo stesso arbi-
tro; sicché l’art. 184 bis c.p.c. viene in considerazione, non
già come regola di dettaglio pensata per le inattività derivan-
ti dagli impedimenti, tipici, di natura materiale ed oggettiva,
ma nella sua portata di precipitato normativo espressione di
un principio generale di superiore giustizia - coessenziale alla
garanzia costituzionale dell’effettività della tutela processua-
le - che vede nel rimedio restitutorio il mezzo rivolto a non far
sopportare alla parte, quando ad essa non possa farsi risalire

Corriere giuridico 9/2010 1147


Giurisprudenza
Sintesi

Osservatorio - Cassazione
Contrasti giurisprudenziali
a cura di Giacomo Travaglino

tendere che il confinante edifichi a distanza non inferiore a


CONTRASTI TRA SEZIONI SEMPLICI quella prescritta, si deve comunque ammettere - pur consi-
derata vietata la deroga convenzionale - che l’avvenuta edifi-
DISTANZE LEGALI TRA PROPRIETÀ cazione (con opere, quindi, permanenti e visibili), mantenuta
con i requisiti di legge per oltre venti anni, dia luogo al verifi-
In tema di distanze legali tra proprietà confinanti, può ri- carsi dell’usucapione, da parte del confinante, del diritto a
tenersi legittimo l’acquisto per usucapione di una ser- mantenere l’immobile a distanza inferiore a quella legale,
vitù avente ad oggetto il mantenimento di una costru- perché, se così non fosse, si legittimerebbe l’esistenza, nei
zione realizzata a distanza inferiore a quella fissata dalle rapporti interprivatistici, di una perpetua instabilità, con la
norme del codice civile o da quelle dei regolamenti e de- possibilità per il vicino di agire in ogni tempo per il rispetto
gli strumenti urbanistici locali? delle distanze.

L’orientamento favorevole L’orientamento contrario


Risposta affermativa al quesito viene offerta dalla sentenza La sentenza si pone, in tal guisa, in consapevole contrasto
n. 4240 del 22 febbraio 2010, con la quale la Corte di legitti- con altra pronuncia della stessa Sezione (Cass. 3 ottobre
mità (pres. Triola, rel. D’Ascola, P.G. Ceniccola) enuncia il 2007, n. 20769), predicativa dell’opposto principio di diritto
principio di diritto secondo il quale, anche in ipotesi di viola- secondo il quale, in materia di violazione delle distanze legali
zione delle distanze legali tra proprietà confinanti, deve rite- tra proprietà confinanti, deve ritenersi inammissibile l’acqui-
nersi ammissibile l’acquisto per usucapione di una servitù sto per usucapione di una servitù avente ad oggetto il man-
avente ad oggetto il mantenimento di una costruzione a di- tenimento di una costruzione a distanza inferiore a quella fis-
stanza inferiore a quella fissata dalle norme del codice civile sata dalle norme inderogabili degli strumenti urbanistici loca-
o da quelle dei regolamenti e degli strumenti urbanistici loca- li, non potendo l’ordinamento accordare tutela ad una situa-
li. zione che, attraverso l’inerzia del vicino, determina l’aggira-
Nell’ampia e pensosa motivazione, i giudici della II sezione, mento dell’interesse pubblico cui sono prevalentemente di-
dopo aver ripercorso le tappe interpretative segnate dalla
rette le disposizioni violate.
giurisprudenza e dalla dottrina occupatesi ex professo della
questione, affermano di aderire all’indirizzo maggioritario del-
la stessa giurisprudenza di legittimità, secondo il quale è si- RIPARTO DI SPESE APPROVATO DALL’ASSEMBLEA
curamente predicabile la legittimità di un acquisto per usuca- CONDOMINIALE E COMPETENZA PER VALORE
pione (peraltro, pacificamente ammesso quanto alla piena
Ai fini della determinazione della competenza per valore
proprietà) della servitù a tenere una costruzione finitima a di-
stanza inferiore a quella prescritta dalle norme regolamenta- in relazione ad una controversia avente ad oggetto il ri-
ri o codicistiche (in senso conforme, tra le molte, Cass. 8 parto di una spesa approvata dall’assemblea di condo-
agosto 1985, n. 4395 e, più di recente, Cass. 7 settembre minio - anche se il condomino agisca per sentir dichiara-
2009, n. 19289. Altro precedente dal quale si evince il princi- re l’inesistenza del suo obbligo di pagamento sull’assun-
pio dell’ammissibilità dell’acquisto per usucapione della ser- to dell’invalidità della deliberazione assembleare - biso-
vitù in parola è costituito da Cass. sez. un. 12 giugno 2006, n. gna far riferimento all’importo contestato relativamente
13523, a mente della quale la domanda diretta a denunziare alla sua singola obbligazione ovvero all’intero ammon-
la violazione della distanza legale da parte del proprietario del tare risultante dal riparto approvato dall’assemblea?
fondo vicino e ad ottenere l’arretramento della sua costruzio-
ne, tendendo a salvaguardare il diritto di proprietà dell’attore L’orientamento favorevole
dalla costituzione di una servitù di contenuto contrario al li-
mite violato e ad impedirne tanto l’esercizio attuale, quanto il La II sezione della S.C., con la sentenza n. 6363 del 16 mar-
suo acquisto per usucapione, avrebbe natura di actio nega- zo 2010 (pres. e rel. Triola; P.G. Russo), ha optato per la pri-
toria servitutis). A fondamento dell’opzione interpretativa ma delle due indicate soluzioni, opinando che il riferimento
adottata, il collegio giudicante osserva che la usucapibilità del vada operato all’importo contestato relativamente alla sua
diritto a tenere un immobile a distanza inferiore a quella le- singola obbligazione e non all’intero ammontare risultante
gale non equivale alla stipula convenzionale di una deroga in dal riparto approvato dall’assemblea, e specificando ancora
tal senso, ma risponde all’esigenza della stabilità dei rapporti che, allo scopo dell’individuazione della competenza, occorre
giuridici in relazione al decorso del tempo, sostenendosi an- porre riguardo al thema decidendum piuttosto che al quid di-
cora, al riguardo, che, pur discendendo dalla norma codicisti- sputandum, onde l’accertamento di un rapporto che costitui-
ca (o da quella integrativa) il diritto soggettivo del vicino a pre- sce la causa petendi della domanda, attenendo a questione

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Giurisprudenza
Sintesi

pregiudiziale della quale il giudice può conoscere in via inci- mentre per il ricorrente doveva ritenersi tardiva, perché com-
dentale, non influisce sull’interpretazione e qualificazione piuta dopo 150 giorni dall’annotazione del cambio di residen-
dell’oggetto della domanda principale e, conseguentemente, za negli atti dello stato civile.
sul valore della causa. Il giudice di pace accolse l’opposizione, sul rilievo che, in at-
ti, vi era un certificato storico-anagrafico dal quale risultava
L’orientamento contrario che il trasgressore aveva mutato residenza - e chiesto al co-
mune la relativa annotazione anagrafica - ben prima della da-
Ancora il collegio della II sezione si pone in consapevole con- ta dell’infrazione.
trasto con l’orientamento, ampiamente maggioritario, della
S.C., alla stregua del quale, nella controversia promossa da I precedenti
un condomino che agisca nei confronti del condominio per
sentir dichiarare l’inesistenza del suo obbligo personale di pa- La II sezione della Corte di cassazione, investita del ricorso
gare la quota a suo carico della spesa deliberata ed approva- proposto dall’amministrazione, con ordinanza 28 dicembre
ta in via generale per tutti i condomini dall’assemblea - sul- 2009, n. 27394 ha rimesso il procedimento al Primo Presi-
l’assunto dell’invalidità della deliberazione assembleare per dente, che lo ha a sua volta assegnato alle Sezioni Unite, se-
violazione degli artt. 1136 e 1137 c.c. - la contestazione deve gnalando, in subiecta materia, sia l’esistenza d’un contrasto,
intendersi estesa necessariamente alla invalidità dell’intero sia la necessità di risolvere una questione di massima di par-
rapporto, il cui valore è, pertanto, quello da prendere in con- ticolare importanza, sia l’uno che l’altra aventi ad oggetto
siderazione ai fini della determinazione della competenza, at- l’individuazione del dies a quo del termine di notifica del ver-
teso che il thema decidendum non riguarda l’obbligo del sin- bale di contestazione delle infrazioni al codice della strada,
golo condomino bensì l’intera spesa oggetto della delibera- nel caso di mutamento di residenza del trasgressore.
zione, la cui validità non può essere riscontrata solo in via in- Il segnalato contrasto concerne la possibilità, per il trasgres-
cidentale (in tal senso, tra le prime decisioni, Cass. 25 no- sore, di invocare la decadenza della P.A. dalla potestà sanzio-
vembre 1991, n. 12633, seguite poi da Cass. n. 8447 del 21 natoria per tardiva notificazione del verbale nei casi in cui egli
giugno 2000 e n. 6617 del 5 aprile 2004). abbia provveduto a comunicare il mutamento anagrafico al
Di recente, Cass. n. 1201 del 22 gennaio 2010 ha, dal suo comune di residenza, ma non all’Archivio nazionale veicoli od
canto, ulteriormente specificato che, se il condomino agisce al P.R.A., mentre la questione di massima di particolare im-
per sentir dichiarare l’inesistenza del suo obbligo di paga- portanza ha riguardo al se il semplice fatto che il trasgresso-
mento sull’assunto dell’invalidità della deliberazione assem- re abbia cambiato residenza sia di per sé idoneo a determi-
bleare, quest’ultima viene contestata nella sua globalità, sic- nare il differimento automatico della decorrenza del termine
ché la competenza deve determinarsi con riguardo al valore per la notifica del verbale al momento in cui il cambio di resi-
dell’intera spesa deliberata; ove, invece, il condomino dedu- denza sia annotato nell’ANV, ovvero se la P.A. abbia comun-
ca, per qualsiasi diverso titolo, l’insussistenza della propria que l’onere di allegare e provare che, prima di tale annotazio-
obbligazione, il valore della causa va determinato in base al ne, non avrebbe potuto, nemmeno con l’ordinaria diligenza,
solo importo contestato, perché la decisione non implica una accertare la reale residenza del trasgressore.
pronuncia sulla validità della delibera di spesa nella sua glo- La giurisprudenza di legittimità formatasi in subiecta materia
balità. sembra, peraltro, avere pressoché sistematicamente opera-
to una distinzione tra l’ipotesi in cui il trasgressore abbia di-
chiarato il cambio di residenza al Comune, ma il P.R.A. o
CONTRASTI RIMESSI ALLE SEZIONI UNITE l’A.N.V. non siano stati aggiornati (nel qual caso la P.A. non
può beneficiare dello spostamento in avanti del dies a quo di
SANZIONI AMMINISTRATIVE E TERMINE decorrenza del termine per la notifica del verbale) e quella in
cui non sia stata segnalato ad alcuno il cambio di residenza,
PER LA NOTIFICAZIONE DELLA CONTESTAZIONE caso in cui la P.A. potrebbe, viceversa, beneficiarne tout
In tema di violazioni del codice della strada, quale è il cri- court.
terio di individuazione del termine per la notificazione Se, nella seconda ipotesi, non è possibile nutrire dubbi sul-
del verbale di contestazione in caso di mutamento della l’operatività del differimento del suddetto dies a quo - in
residenza del trasgressore? quanto se l’interessato cambia residenza in via di fatto, la p.a.
non potrà mai essere ritenuta negligente per non avere noti-
ficato il verbale alla residenza effettiva -, nel primo caso, di
Il caso
converso, resta il problema di stabilire quale, tra due con-
Nel dicembre del 2003, un automobilista, intento a viaggiare trapposte negligenze, debba subirne le conseguenze sfavo-
in autostrada ad una velocità superiore di 51 km/h a quella revoli, quella della p.a. che non ha attivato alcun “dialogo” tra
massima consentita, venne fotografato da una macchinetta le molteplici banche dati da essa gestite, ovvero quella del
cd. autovelox, così che il fatto non gli fu immediatamente cittadino che non abbia adempiuto all’obbligo di comunicare
contestato. il cambio di residenza sia al P.R.A., sia All’A.N.V., sia al co-
Quando l’amministrazione provò a notificare al trasgressore mune.
il verbale contenente la contestazione dell’infrazione, il cele-
re automobilista aveva, peraltro, altrettanto celermente mu-
tato la propria residenza.
Impugnato il verbale, nel giudizio di opposizione egli propose
in limine la questione della tempestività della notifica, che,
secondo l’amministrazione, era a dirsi rituale, perché com-
piuta entro 150 giorni dall’annotazione nell’Archivio Naziona-
le Veicoli (A.N.V.) del cambio di residenza del trasgressore,

Corriere giuridico 9/2010 1149


Giurisprudenza
Sintesi

Osservatorio
del Consiglio di Stato
a cura di Luigi Carbone e Mario D’Adamo
con la collaborazione di Daniela Dell’Oro

mente escluse ipotesi in cui il ristoro del danno non patrimo-


RISARCIMENTO DEL DANNO niale (anche sotto la specie di danno biologico da usura psi-
co-fisica) possa essere in concreto ristorato a prescindere
DANNO BIOLOGICO PER PRESTAZIONI LAVORATIVE dalla sua concreta allegazione e prova».
SENZA RIPOSO COMPENSATIVO Infine, il preteso diritto risarcitorio deve essere azionato en-
tro il termine di prescrizione quinquennale, di cui all’art.
Consiglio di Stato, sez. VI, 15 luglio 2010 n. 4553 - Pres. 2948, n. 4) c.c., e non decennale, di cui alle ordinarie ipotesi
Ruoppolo - Est. Barra Caracciolo di responsabilità contrattuale. Infatti, per le pretese econo-
miche che «hanno per oggetto il pagamento di somme, pe-
Alla luce della recente elaborazione giurisprudenziale riodicamente dovute in considerazione della invalidità dell’ac-
della Corte di cassazione, il danno biologico va provato, cordo di volta in volta formatosi con il datore di lavoro in ordi-
anche se riferito a diritti inviolabili della persona, come il ne allo svolgimento dell’attività lavorativa» trova applicazione
diritto alla salute ? «la regola generale della prescrizione quinquennale dei cre-
La prescrizione del diritto al risarcimento del danno bio- diti di cui è menzione all’art. 2948, n. 4), c.c.»
logico asseritamente subito per mancata fruizione del ri-
poso compensativo è quinquennale ? I precedenti
Cass., sez. un., 11 novembre 2008, n. 26972.
La decisione segnalata fornisce risposta positiva ad
entrambi i quesiti. INEFFICACIA DEL CONTRATTO DI APPALTO
E RISARCIMENTO PER EQUIVALENTE
Il caso
Alcuni dipendenti di una società pubblica di trasporti campa- Consiglio di Stato, sez. V, 15 giugno 2010, n. 3759 - Pres.
na avevano ottenuto dal Tar Campania il risarcimento del Barbagallo - Est. De Nictolis
danno da usura psicofisica subito per mancata fruizione del
L’art. 244 del d.lgs. n. 163/2006, come modificato dal d.lgs.
riposo compensativo, a seguito di prestazioni lavorative rese
n. 53/2010, secondo cui la giurisdizione esclusiva del G.A.
nel giorno del riposo settimanale.
sulle controversie, anche risarcitorie, relative a procedure
La sentenza, appellata dalla società al Consiglio di Stato, vie-
ne ribaltata nel rispetto della evoluzione del concetto di dan- di affidamento dei cd. contratti pubblici si estende anche
no biologico elaborato recentemente dalla Cassazione. alla dichiarazione di inefficacia del contratto a seguito di
annullamento dell’aggiudicazione, si applica anche ai giu-
La decisione dizi in corso all’entrata in vigore della novella ?
Secondo la VI Sezione, «nel caso in cui il lavoratore sia stato Il G.A., in applicazione dell’art. 245-ter, d.lgs. n.
adibito ad attività lavorativa anche nel giorno destinato al riposo 163/2006, può escludere la dichiarazione di inefficacia e
settimanale (senza, peraltro, aver goduto di alcun riposo com-
accordare il risarcimento dei danni per equivalente, se
pensativo), laddove il medesimo lavoratore richieda, in relazio-
mancano pochi mesi alla conclusione del contratto ?
ne alle indicate modalità della prestazione, il risarcimento del
danno non patrimoniale per usura psicofisica, ovvero per la le- Il Consiglio di Stato fornisce risposta positiva ad
sione del diritto alla salute o del diritto alla libera esplicazione entrambi i quesiti.
delle attività realizzatrici della persona umana, questi è tenuto,
comunque, ad allegare e provare in termini reali, sia nell’an che
nel quantum, il pregiudizio del suo diritto fondamentale, nei Il caso
suoi caratteri naturalistici nonché nella sua dipendenza causale Una società partecipa alla procedura ristretta indetta dal Pre-
dalla violazione dei diritti patrimoniali di cui all’art. 36, Cost. fetto di Gorizia per l’affidamento della gestione di un centro di
Infatti, l’onnicomprensiva categoria del danno non patrimo- accoglienza dei richiedenti asilo con il criterio dell’offerta eco-
niale ex art. 2059 c.c., «pur nelle ipotesi in cui consegue alla nomicamente più vantaggiosa. La società ricorre avverso l’ag-
violazione di diritti inviolabili della persona (es.: diritto alla sa- giudicazione ad un consorzio concorrente, chiedendo altresì il
lute), costituisce pur sempre un’ipotesi di danno conseguen- risarcimento del danno, al Tar Friuli-Venezia Giulia; la sentenza
za, il cui ristoro è in concreto possibile solo a seguito dell’in- di rigetto è poi appellata con successo al Consiglio di Stato.
tegrale allegazione e prova in ordine alla sua consistenza ma-
teriale ed in ordine alla sua riferibilità eziologica alla condotta La decisione
del soggetto asseritamente danneggiante …. Nella richiama- Il Collegio, riformata la sentenza del giudice di prime cure, nel-
ta ricostruzione sistematica risulteranno, quindi, tendenzial- l’affrontare la domanda sul risarcimento del danno, afferma di

1150 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

potersi pronunciare sulla sorte del contratto «applicando la di- Piani di edilizia economica e popolare (PEEP) rientrano
sciplina introdotta dal d.lgs. n. 53/2010 che, in difetto di norme nella giurisdizione esclusiva del G.A.?
transitorie, è di immediata applicazione ai giudizi in corso».
Secondo l’art. 244, d.lgs. n. 163/2006, come novellato dal ci- Il Consiglio di Stato fornisce al riguardo alcuni criteri
tato d.lgs. n. 53/2010, il G.A. ha giurisdizione esclusiva sulla distintivi.
dichiarazione di inefficacia del contratto a seguito dell’annul-
lamento dell’aggiudicazione: «la disposizione vale a consoli- Il caso
dare la giurisdizione del giudice amministrativo, anche ove in La controversia riguarda la decadenza di una cooperativa edi-
ipotesi si ritenesse che ne fosse privo al momento della in- lizia dalle convenzioni per l’attuazione di un PEEP del Comu-
troduzione della lite». ne di Pollena Trocchia (NA).
La Sezione V, poi, ricorda che ai sensi dell’art. 245-ter, d.lgs. L’Amministrazione ricorre al Tar Campania avverso l’atto con
n. 163/2006 - introdotto dalla riforma del 2010 - «fuori dei ca- cui un commissario ad acta, nominato dal medesimo giudice
si di violazioni gravi (che nella specie non ricorrono), il giudice a seguito di condanna per il suo silenzio-inadempimento,
che annulla l’aggiudicazione, se il tipo di vizio riscontrato non aveva dichiarato decaduta la convenzione edilizia stipulata tra
comporta l’obbligo di rinnovo della gara e dunque se vi sono la cooperativa e detto Comune, per avere venduto a terzi non
fondati elementi per ritenere che l’appalto sarebbe stato ag- soci alcuni immobili costruiti secondo il PEEP.
giudicato al ricorrente vittorioso, valuta, avuto riguardo a una Il giudice di primo grado ravvisa la giurisdizione del G.O.: il
serie di elementi di fatto, se privare di effetti il contratto, fa- Consiglio di Stato, invece, ritiene sussistente quella esclusi-
cendovi subentrare il ricorrente, ovvero accordare il risarci- va del G.A.
mento del danno solo per equivalente».
È necessario, dunque, «tener conto dello stato di esecuzione La decisione
del contratto, della possibilità per il ricorrente di conseguire Il Collegio osserva preliminarmente che secondo l’art. 35, l.
l’aggiudicazione e subentrare nel contratto, degli interessi di n. 865/1971, la concessione delle aree comprese nei PEEP,
tutte le parti». disposta dal Comune a favore dei soggetti che s’impegnano
Nel caso di specie, «essendo la ricorrente seconda classifi- a costruire le case, è accompagnata da una convenzione, il
cata, e non essendo insorte questioni sulla sua ammissione cui contenuto è determinato dal Consiglio comunale, che
e sulla congruità della sua offerta, essa avrebbe titolo a con- prevede tra l’altro le sanzioni a carico del concessionario per
seguire l’aggiudicazione e il contratto in luogo del Consor- l’inosservanza degli obblighi stabiliti in convenzione e i casi
zio». Tuttavia, trattandosi di contratto ad avanzato stato di nei quali detta inosservanza comporta la risoluzione dell’atto
esecuzione, il subentro in esso «per residui sette mesi alla di cessione, previa pronuncia di decadenza dall’assegnazio-
data della camera di consiglio odierna (che probabilmente si ne della concessione.
riducono a cinque se si considerano i tempi tecnici di pubbli- Poiché, infatti, le aree destinate ai PEEP sono previamente
cazione, notificazione ed esecuzione della presente decisio- acquisite dal Comune, che non ne sia già proprietario, me-
ne) non appare conforme all’interesse della stazione appal- diante espropriazione, i cessionari delle aree sono conces-
tante, né all’interesse generale a garantire la continuità del sionari di beni pubblici, soggetti ai poteri della P.A. fino a
servizio in corso». quando non sia realizzata la finalità pubblicistica cui la cessio-
Al Consiglio di Stato, quindi, «appare corretto mantenere il ne è diretta. Da qui «l’ovvia conseguenza che le controversie
contratto e accordare il risarcimento solo per equivalente», relative agli atti con i quali il comune accerti violazioni della
ricorrendo gli elementi costitutivi del danno «e, in particolare, convenzione appartengono alla giurisdizione esclusiva del
la colpa della p.a. che ha violato chiare norme di legge e di giudice amministrativo» stabilita dall’art. 5, l. n. 1034/1971.
bando di gara, e prassi consolidate in sede di verifica di ano- Inoltre, la presenza di «un momento negoziale costituito dal-
malia, il nesso di causalità, la probabilità prossima alla certez- la convenzione non muta la sostanza del rapporto pubblicisti-
za di aggiudicazione in capo alla ricorrente». co - preordinato alla realizzazione dell’interesse generale di ri-
Detto danno va quantificato «nella misura del mancato utile levanza costituzionale alla fornitura, a carico della collettività,
effettivo, atteso dall’appalto in questione, e desumibile dal- di abitazioni per i ceti sociali economicamente svantaggiati -
l’offerta presentata in gara dalla odierna appellante», «decur-
tra amministrazione e concessionario del suolo. L’atto di as-
tata del 50% in considerazione dell’aliunde perceptum o per-
segnazione di un lotto di edilizia residenziale pubblica e la re-
cipiendum, e incrementata di interessi e rivalutazione mone-
lativa convenzione attuativa compongono entrambe la fatti-
taria dalla data della pubblicazione della presente sentenza e
specie complessa della concessione amministrativa preordi-
fino alla data di effettivo pagamento».
nata al perseguimento dell’interesse pubblico … ed istitui-
scono tra concedente e concessionario un rapporto unitario,
I precedenti nel quale il momento convenzionale è servente e strumenta-
Cass., sez. un., 16 aprile 2009 n. 8999; Cass., sez. un., 19 le al momento pubblicistico, di tal che il venir meno del primo
febbraio 2002 n. 2415. dei due atti di cui la fattispecie si compone comporta la ca-
ducazione anche dell’altro atto».
Nel rispetto della sentenza della Corte costituzionale n. 204
GIURISDIZIONE del 2004, pertanto, se non è ravvisabile un potere autoritati-
vo, con tutela innanzi al G.A., «nelle fasi del rapporto tra P. A.
DECADENZA DAL PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA e singoli assegnatari degli alloggi, segnate dall’operare del-
l’amministrazione non quale autorità che esercita pubblici po-
E POPOLARE teri, ma nell’ambito di un rapporto privatistico di locazione o
Consiglio di Stato, sez. IV, 25 giugno 2010, n. 4094 - Pres. di compravendita» - per cui i “provvedimenti” assunti in que-
Numerico - Est. Pozzi sta fase del rapporto, variamente definiti di revoca, decaden-
za, risoluzione, «non costituiscono espressione di una pon-
Le controversie attinenti convenzioni per l’attuazione di derazione tra l’interesse pubblico e quello privato, ma si con-

Corriere giuridico 9/2010 1151


Giurisprudenza
Sintesi

figurano come atti di accertamento del rispetto, da parte del- L’Amministrazione comunale si rivolge al CGARS, che ribalta
l’assegnatario, degli obblighi assunti al momento della stipu- quanto statuito dal giudice di primo grado.
la del contratto» e si discute di cause sopravvenute di estin-
zione o di risoluzione del rapporto - di cui conosce il G.O., vi La decisione
è peraltro una preventiva fase di natura pubblicistica, caratte- Il CGARS osserva che, poiché la controversia non riguarda la
rizzata dall’esercizio di poteri finalizzati al perseguimento di spettanza della revisione, già riconosciuta, ma il suo ammon-
interessi pubblici, e, corrispondentemente, da posizioni di in- tare, essa «rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, il
teresse legittimo del privato. quale ritiene che l’emissione di SAL per revisione prezzi an-
In concreto: «quando la controversia attiene alle vicende del corché non seguito da pagamento equivale a riconoscimen-
rapporto privatistico intercorso tra la cooperativa ed i propri to implicito».
soci, in seguito alla stipula delle convenzioni disciplinanti i re- Il Collegio richiama il consolidato orientamento della Corte di
ciproci obblighi e diritti successivi alla prenotazione degli al- Cassazione, secondo cui «la possibilità di fruire della revisio-
loggi ed aventi la struttura ed il contenuto di contratti preli- ne prezzi è subordinata ad una valutazione discrezionale del-
minari di vendita, con impegno reciproco di concludere il l’amministrazione ed è oggetto di interesse legittimo tutela-
contratto definitivo di assegnazione, le parti contraenti inter- bile avanti al giudice amministrativo, mentre la posizione è di
vengono in posizione paritetica e la stessa controversia rien- diritto soggettivo, tutelabile avanti al giudice ordinario, allor-
tra nella giurisdizione del giudice ordinario»; invece, «la que- ché il committente abbia riconosciuto che spetti la revisione
stione circa il ritiro dell’atto concessorio del terreno per la de- prezzi», come accaduto nella fattispecie in esame con il “cer-
viazione dell’assegnatario dal perseguimento dell’interesse tificato di pagamento” comunale.
pubblico cui quella stessa concessione era preordinata e per
l’inadempimento degli obblighi specificamente a tal fine trac- I precedenti
ciati nell’atto convenzionale, si controverte di esercizio di po- Cass. sez. I, 25 settembre 2007 n. 19921. Cons. Stato, sez.
testà pubblicistiche, da sottoporre al vaglio del G. A.». V, 16 giugno 2009.
Detto riparto di giurisdizione poggia, inoltre, sull’ulteriore ar- 24396/2007; n. 2952/1984; n. 14031/2001; n. 8593/1998.
gomento secondo il quale, ai sensi del combinato disposto di
cui all’art. 35, comma 7, l. n. 865/1971 e art. 11, l. n. ORDINI DI SERVIZIO DELLA DIREZIONE LAVORI
241/1990, la fattispecie de qua rappresenta «una tipica ipo-
tesi di azione amministrativa concordata o negoziata, in cui il Consiglio di Stato, sez. VI, 26 maggio 2010,n. 3347 - Pres.
contenuto del provvedimento concessorio è determinato e Ruoppolo - Est. Polito
mediato attraverso la convenzione con il privato. Lo schema
è allora quello degli accordi integrativi o sostitutivi del prov- Sussiste la giurisdizione del G.A. in materia di contratti
vedimento amministrativo», al pari delle altre tipologie di pubblici anche per le controversie relative agli ordini di
convenzioni urbanistiche, come quella di lottizzazione, in servizio adottati dal direttore dei lavori nella fase di ese-
quanto integra, in virtù di specifica previsione normativa, i cuzione del contratto ?
procedimenti di concessione-assegnazione dei suoli su cui No del Consiglio di Stato.
attuare il programma di edilizia residenziale pubblica: dette
ipotesi sono fatte rientrare dal citato art. 11 nella giurisdizio-
ne esclusiva del G.A. Il caso
Un’impresa, aggiudicataria di contratto di appalto per lavori di
I precedenti dragaggio nel porto di Portovesme del comune di Portoscu-
Cons. Stato, sez. V, n. 8059/2006; n. 3637/2007; n. 214/2010; so (CI) impugna al Tar Sardegna la nota con cui il Consorzio
n. 7498/2009; n. 6358/2007; n. 6344/2007. industriale provinciale per il Sulcis-Iglesiente,
Cass. S.U. n. 1618/2007; 13687/2006; 2215/2006; 0592/2006; in qualità di stazione appaltante, sollecita l’adempimento ad
1731/2005; 23830/2004; 14079/2002. un ordine di servizio adottato dal direttore dei lavori.
Il giudice amministrativo di primo grado declina la giurisdizio-
CERTIFICATO DI PAGAMENTO RELATIVO ne, con sentenza confermata in appello.
ALLA REVISIONE DEI PREZZI
La decisione
Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione sici- Il Consiglio di Stato osserva come le determinazioni oggetto
liana, sez. giur., 23 giugno 2010, n. 936 - Pres. Virgilio - di contestazione «non configurano - sia sul piano sostanziale
Est. D’Angelo che della funzione esercitata - determinazioni provvedimen-
tali indirizzate alla cura di interessi di rilievo pubblico in rela-
La controversia sulla mancata liquidazione, da parte del- zione alle quali possa avere ingresso la tutela avanti al giudi-
la P.A., di un certificato di pagamento relativo ad una re- ce amministrativo».
visione prezzi, rientra nella giurisdizione del G.O.? La nota e l’ordine di servizio, infatti, «sono espressione del-
Sì del Consiglio di Stato. l’attività di vigilanza e ingerenza della stazione appaltante ai
fini della buona esecuzione dei lavori. Essa trova disciplina ri-
salente al regolamento sui lavori pubblici di cui al r.d. n.
Il caso 350/1895 e all’art. 118 del regolamento di contabilità di Stato
Un’impresa realizza in Camporotondo Etneo (CT) un edificio approvato con r.d. n. 827/1924. L’art. 130 del codice dei con-
polifunzionale e, dopo aver chiesto la revisione prezzi alla tratti pubblici, approvato con d.lgs. n. 163/2006 - reiterando
P.A. appaltante ed ottenuto dalla stessa il riconoscimento del quanto già previsto dall’art. 27 della legge n. 109/1994 - as-
diritto, ma non la liquidazione della somma quantificata, adi- segna l’indirizzo e il controllo dell’esecuzione dei lavori affi-
sce con successo il Tar Catania avverso il silenzio-rigetto co- dati in appalto a un apposito ufficio costituito da un direttore
munale, formatosi a seguito di diffida. dei lavori ed, eventualmente, da assistenti. Gli ordini di servi-

1152 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

zio costituiscono gli atti formali con cui si estrinseca la fun- lo di colui che, pur non avendo partecipato al giudizio di pri-
zione di direzione - con interventi attivi e dispositivi, nonché mo grado, può essere qualificato come controinteressato so-
a mezzo di apposite istruzioni - finalizzata al buon esito dei la- stanziale in quanto titolare di una posizione soggettiva giuri-
vori. Essi non rivestono natura provvedimentale e sono dicamente rilevante, caratterizzata da un concreto interesse
espressione delle facoltà di ingerenza e controllo del com- di segno opposto rispetto a quello fatto valere col ricorso di
mittente sullo stato e sullo svolgimento dei lavori, che trova primo grado».
codifica nell’art. 1662 c.c.». L’Adunanza plenaria n. 1/2007 - che ha preso atto dell’am-
La suddetta attività di indirizzo e controllo, dunque, «viene a pliamento della legittimazione ad appellare le sentenze di pri-
incidere su posizioni di diritto soggettivo dell’affidatario dei mo grado in determinate materie, come la tutela del paesag-
lavori che non subiscono degradazione a interesse legittimo. gio, da parte delle associazioni portatrici di interessi diffusi in-
Come prima accennato non si versa a fronte dell’esercizio di dividuate dalla vigente normativa in materia di ambiente e
un potere di carattere autoritativo. L’ordine impartito si inne- danno ambientale, e da qualsiasi altro soggetto pubblico o
sta in un rapporto paritetico che vede puntualmente indivi- privato che ne abbia interesse, in quanto controinteressato
duate e regolamentate le rispettive posizioni di diritto e ob- sostanziale perché titolare di una posizione soggettiva giuri-
bligo nelle clausole del contratto e dei capitolati generale o dicamente rilevante, caratterizzata da un concreto interesse
speciale cui è fatto rinvio, con effetto su ogni conseguente di segno opposto rispetto a quello fatto valere col ricorso di
azione dell’appaltatore, sia in positivo, sia in negativo ove la primo grado - si è infatti allineata «alla sentenza della Corte
prestazione richiesta non sia riconducibile alla disciplina ne- costituzionale n. 177 del 1995 che ha determinato l’esten-
goziale del rapporto». sione al processo amministrativo del rimedio dell’opposizio-
Si tratta, dunque, «di questioni che si collocano tutte nella fa- ne di terzo, rilevando l’opportunità che, per comprensibili esi-
se successiva a quella di natura pubblicistica che si conclude genze di economia dei mezzi processuali, i soggetti legitti-
con l’atto di affidamento dell’appalto - che l’art. 245. comma mati alla proposizione dell’opposizione di terzo (titolari di po-
primo, del codice degli appalti espressamente riserva alla co- sizioni giuridiche autonome e incompatibili con quella aziona-
gnizione del giudice amministrativo - e che investono la re- ta dal ricorrente) possano far valere le proprie ragioni già in
golazione in via negoziale delle prestazioni finalizzate all’ese- un momento anteriore, mediante la proposizione di gravame
cuzione dei lavori per le quali, come da univoca giurispruden- avverso la decisione ad essi sfavorevole resa in un giudizio in
za di questo Consiglio e della Corte di Cassazione, sussiste la cui siano rimasti estranei, configurandosi in sostanza quali
giurisdizione del giudice ordinario». controinteressati sopravvenuti».

I precedenti I precedenti
Cons. Stato, sez. V, 10 febbraio 2010, n. 691. Cass., sez. III, Cons. Stato, ad. plen. n. 1/2007. Corte cost. n. 177/1995.
5 maggio 2009, n. 450.

EDILIZIA ED URBANISTICA
AMBIENTE
DOMANDA DI RISOLUZIONE PER INADEMPIMENTO
LEGITTIMAZIONE AD AGIRE E AUTORIZZAZIONE DELLA CONVENZIONE DI LOTTIZZAZIONE
PAESAGGISTICA
Consiglio di Stato, sez. IV, 4 maggio 2010, n. 2568 - Pres.
Consiglio di Stato, sez. VI, 17 giugno 2010, n. 3853 - Pres. ff. Pozzi - Est. Cacace
Varrone - Est. Colombati
Il G.A. può decidere sulle domande di accertamento del-
È legittimato ad agire in giudizio, appellando una sen- l’inadempimento del Comune e dichiarare la risoluzione
tenza in materia di autorizzazione paesaggistica, il tito- della convenzione di lottizzazione ex art. 1453 c.c., in ap-
lare di una posizione soggettiva giuridicamente rilevan- plicazione della disciplina civilistica, senza il pregiudizia-
te che, pur non avendo partecipato al giudizio di primo le esperimento della azione di annullamento degli atti
grado, è portatore di un concreto interesse di segno op- amministrativi, mediante i quali il ricorrente assume rea-
posto rispetto a quello fatto valere col ricorso al Tar? lizzato l’inadempimento?
Affermativa la risposta del Consiglio di Stato. Sì del Consiglio di Stato.

Il caso Il caso
Il proprietario di un albergo impugna con successo dinanzi al Una società ricorre, senza successo, al Tar Lazio per ottene-
Tar Campania il decreto della Sovrintendenza per i beni archi- re la declaratoria della risoluzione per inadempimento - o, in
tettonici e per il paesaggio di Napoli che aveva annullato l’au- subordine, per impossibilità sopravvenuta - della convenzio-
torizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Sorrento ne di lottizzazione stipulata con il Comune di Frascati, non
per la realizzazione di una piscina. La proprietaria di alcuni im- avendo quest’ultimo rilasciato la necessaria concessione edi-
mobili prospicienti l’albergo si appella al Consiglio di Stato, ri- lizia per la realizzazione dell’intervento.
tenendosi lesa dalla sentenza del Tar, in quanto il provvedi- Il Consiglio di Stato conferma la sentenza resa in primo gra-
mento abilitativo conforme a detta pronuncia compromette- do.
rebbe il panorama che attualmente gode dalle proprie finestre.
La decisione
La decisione Il Collegio premette che la persistenza, nell’ambito di un rap-
La VI Sezione, pur rigettandolo, ritiene ammissibile «l’appel- porto convenzionale di lottizzazione, di un potere discrezio-

Corriere giuridico 9/2010 1153


Giurisprudenza
Sintesi

nale della P.A..«(potere, in presenza del quale la posizione si perseguibile solo attraverso l’adempimento di obbligazioni
soggettiva del privato non può configurarsi altrimenti che in poste dallo stesso a carico dell’una e dell’altra parte del rap-
termini di interesse legittimo) non vale di per sé ad esclude- porto», ferma restando la compatibilità del rimedio contrat-
re (stante l’intimo intreccio di situazioni giuridiche soggettive tuale, di cui all’art. 1453 c.c., anche se - come si è detto - le
a diverso livello di protezione tipico degli accordi di cui all’art. convenzioni di lottizzazione vengono qualificate come accor-
11 della legge n. 241/1990, che costituiscono nel loro com- do procedimentale e non contratto. Pertanto, «in caso di ina-
plesso esattamente il tipo di problemi alla cui risoluzione è dempimento, della parte lottizzante o del suo avente causa
volta la disciplina in tema di giurisdizione esclusiva recata dal- da una parte e del Comune dall’altra, degli obblighi da cia-
l’art. 11 medesimo) che atti amministrativi aventi rilievo nel scuna parte assunti con la stipula dell’accordo, il creditore
procedimento di esecuzione degli accordi stessi e normal- deve poter contare su tutti i rimedii offerti dall’ordinamento
mente incidenti su interessi pretensivi dei privati possano (e ad un creditore, che derivi tale sua posizione da un contratto
debbano) essere assoggettati ad un sistema di tutela di quel- di diritto privato, per poter realizzare coattivamente il proprio
le posizioni non solo mediante il tradizionale meccanismo im- interesse», valorizzando il rinvio ai principi ricavabili ed alle
pugnatorio e demolitorio proprio delle posizioni di interesse azioni previste nel codice civile in materia di obbligazioni e
legittimo pretensivo, ma anche (allorché, come avviene ap- contratti.
punto nella vicenda in esame, una parte del rapporto conte- In definitiva, il G.A. è legittimato a decidere sulle domande di-
sti alla controparte un inadempimento degli obblighi di fare), rette «a far accertare l’inadempimento del Comune ed a far
mediante applicazione diretta della disciplina dell’inadempi- dichiarare la risoluzione della convenzione ex art. 1453 c.c.,
mento del contratto (art. 1453 c.c. )». in applicazione della disciplina civilistica, senza che possa
L’art. 11, l. n. 241/1990 in tema di accordi con la P.A. - nella considerarsi pregiudiziale a detta forma di tutela l’esperi-
cui tipologia rientrano le convenzioni di lottizzazione - accre- mento della classica azione di annullamento tipica della giuri-
sce, infatti, la pienezza della tutela avanti al G.A. «non solo sdizione generale amministrativa di legittimità in relazione a
estendendo la vocatio in ius, ma anche ammettendo il ricor- quegli atti amministrativi, mediante i quali si sia realizzato (o,
so ai rimedii contrattuali, previsti dal codice civile, nel pro- meglio, si assuma essersi realizzato) l’inadempimento delle
cesso amministrativo» e «delinea così un assetto di interes- prestazioni dedotte in contratto».

1154 Corriere giuridico 9/2010


Itinerari della giurisprudenza

Questioni giurisprudenziali
in tema di rimedi caducatori,
risarcitori e restitutori nei giudizi
relativi ai preliminari
di compravendita immobiliare
a cura di Michele Ruvolo

L’obiettivo di questo lavoro è quello di offrire una panoramica giurisprudenziale su talune delicate questioni
che si pongono in tema di contratti preliminari di compravendita immobiliare, con particolare riferimento ai
meccanismi caducatori del preliminare ed alle relative conseguenze restitutorie e risarcitorie.

I meccanismi Nei giudizi relativi a preliminari non adempiuti si assiste alla formulazione delle domande più di-
caducatori verse e nella loro combinazione più varia.
e quelli risarcitori Il promissario acquirente spesso chiede: 1) la risoluzione o l’accertamento della legittimità del
proprio recesso dal contratto preliminare per grave inadempimento del promittente venditore;
2) la condanna del promittente venditore al pagamento del doppio della caparra; 3) la restituzio-
ne degli acconti; 4) il risarcimento del danno.
Il promittente venditore spesso chiede: 1) la risoluzione o l’accertamento della legittimità del
proprio recesso dal contratto preliminare per grave inadempimento del promissario acquirente;
2) la condanna del promissario acquirente al rilascio del bene immobile; 3) l’autorizzazione alla
ritenzione della caparra; 4) la condanna del promissario acquirente al pagamento di un’indennità
per l’occupazione senza titolo conseguente al venir meno ex tunc del titolo; 5) il risarcimento del
danno.
Ora, è fin troppo noto che nell’ipotesi in cui sia stata prestata la caparra confirmatoria l’ordina-
mento giuridico appresta alla parte adempiente l’opzione di agire per la risoluzione del contrat-
to e per il risarcimento del danno ovvero di recedere dal contratto ex art. 1385, comma 2, c.c.,
accompagnandosi all’esercizio del recesso la ritenzione o la restituzione del doppio della capar-
ra a seconda che sia inadempiente la parte che ha dato la caparra o la parte che la caparra ha ri-
cevuto.
La disciplina dettata dall’art. 1385, comma 2, c.c. non deroga alla disciplina generale della riso-
luzione per inadempimento, consentendo il recesso di una parte solo quando l’inadempimento
della controparte sia colpevole e di non scarsa importanza ai sensi dell’art. 1455 c.c. (anche in
caso di recesso, infatti, l’inadempimento si identifica in ogni caso con quello che dà luogo alla
risoluzione ed il giudice è tenuto comunque a sindacarne gravità ed imputabilità - v. Cass.
2032/1993; 398/1989; 4451/1985). Pertanto, nell’indagine volta a stabilire quale sia la parte ina-
dempiente i criteri sono quegli stessi che si debbono seguire nel caso di controversia su reci-
proche istanze di risoluzione, nel senso che occorre in ogni caso una valutazione comparativa
del comportamento di entrambi i contraenti (Cass. 398/89; 4451/85).
Sul punto è il caso di notare che nella prassi giudiziale relativa ai contratti preliminari di compra-
vendita immobiliare si verifica spesso che vengano fatti valere inadempimenti reciproci.
Ora, per pacifico orientamento della giurisprudenza di legittimità, in caso di denuncia di ina-
dempienze reciproche ai fini della pronuncia di risoluzione per inadempimento (e per la declara-
toria della legittimità del recesso ex art. 1385 c.c.), per stabilire da quale parte sia l’inadempi-
mento colpevole non basta la valutazione dell’inadempimento di un solo contraente, ma occor-
re procedere ad una valutazione unitaria e comparativa del comportamento di entrambi i con-
traenti in relazione al contratto ed apprezzarne l’effettiva gravità ed efficienza causale rispetto
alle finalità economiche del contratto. Ciò tenendo conto dei precetti generali sull’imputabilità e
sull’importanza dell’inadempimento ed in modo da stabilire, per quanto riguarda le singole pat-
tuizioni, quale dei due abbia fatto venir meno, con il proprio comportamento, l’interesse dell’al-

Corriere giuridico 9/2010 1155


Itinerari della giurisprudenza

tro al mantenimento del contratto (cfr. tra le altre Cass. 23908/06; 20678/05; 10477/04;
16822/03; 16530/03; 5444/02; 59/02; 8621/01; 9158/91; 398/89; 4451/85).
Tale giudizio di comparazione deve tenere conto del comportamento complessivo di ciascuno
dei contraenti, onde stabilire quale di essi, in relazione ai rispettivi interessi ed alla oggettiva en-
tità degli inadempimenti, possa legittimamente predicarsi come responsabile delle trasgressio-
ni maggiormente rilevanti ai fini della alterazione funzionale del sinallagma.
Occorre quindi procedere ad una valutazione unitaria e comparativa dei rispettivi comporta-
menti, che, al di là del pur necessario riferimento all’elemento cronologico degli stessi, li inve-
sta nel loro rapporto di dipendenza (sul piano causale) e di proporzionalità, nel quadro della fun-
zione economico-sociale del contratto, in maniera da consentire di stabilire su quale dei con-
traenti debba ricadere l’inadempimento colpevole idoneo a giustificare quello dell’altro ed al fi-
ne di accertare la sussistenza degli inadempimenti reciprocamente dedotti e di apprezzarne la
effettiva gravità ed efficienza causale (v. Cass. 14520/01; 4529/01).
In altri termini, tale valutazione comparativa deve tener conto non solo dell’elemento cronologi-
co, ma anche e soprattutto dei rapporti di causalità e proporzionalità esistenti tra le prestazioni
inadempiute e dell’incidenza di queste sulla funzione economico-sociale del contratto (v. Cass.
2992/04; 16930/03; 6756/03).
È importante segnalare che se risultano infondati entrambi gli addebiti formulati dalle parti, rite-
nendosi insussistente un grave inadempimento nel comportamento di parte convenuta ed in
quello di parte attrice, si può risolvere il contratto inter partes per mutuo consenso delle parti in
presenza di una richiesta scritta di risoluzione da parte dei convenuti.
Al riguardo si ricorda che in presenza di reciproche azioni di risoluzione del contratto, fondate da
ciascuna parte sull’inadempimento dell’altra (ed anche il recesso ex art. 1385 c.c. configura uno
strumento speciale di risoluzione del contratto), il giudice che accerti l’infondatezza di tali scam-
bievoli addebiti e non possa, pertanto, pronunciare la risoluzione per colpa di nessuna delle par-
ti, dovrebbe dare atto dell’impossibilità di esecuzione del contratto per effetto della manifesta-
zione di volontà di entrambe le parti di non eseguirlo e provvedere di conseguenza sulle do-
mande restitutorie da esse proposte e sugli effetti risolutori di cui all’art. 1458 dello stesso co-
dice (v. Cass. 6134/79; 3744/82; 10217/94; 6354/96; 4089/00; 15167/00; 2304/01; 10389/05).
Se le azioni di risoluzione o ex art. 1385 c.c. sono reciproche (e non rileva che una parte abbia
avanzato la domanda di risoluzione in via subordinata in caso di rigetto della domanda principa-
le ex art. 2932 c.c., posto che tale rigetto deve fare tenere in considerazione la richiesta di riso-
luzione anche sotto il profilo della risoluzione per mutuo dissenso), entrambe le parti hanno mo-
strato concordemente di non avere interesse alla prosecuzione del rapporto, dal che deriva l’i-
nefficacia del vincolo, una volta esclusa l’inadempienza, unica o prevalente, di uno dei due ob-
bligati.
Le dette manifestazioni di volontà delle parti di non eseguire il contratto devono rivestire la for-
ma scritta (trattandosi di una risoluzione, in via consensuale, di un preliminare di compravendi-
ta immobiliare e vista la necessità, a pena di nullità, della forma scritta per la stipulazione di ta-
le negozio ex art. 1351 c.c. e considerata la medesima necessità, per relationem, anche per la
sua risoluzione posto che per giurisprudenza pacifica la risoluzione consensuale di un contratto
preliminare di un bene immobile richiede la forma scritta ad substantiam - cfr. per tutte Cass.
9341/04; 14524/02) ed a tal fine basta che siano contenute in atti giudiziali.
Una pronuncia risolutoria per mutuo dissenso non può invece essere formulata nel caso in cui
manchino reciproche azioni di risoluzione, ossia nel caso in cui non entrambe le parti mostrino
concordemente di non avere interesse alla prosecuzione del rapporto. Certo, quando rimane in
vita il contratto preliminare, vanno evidentemente rigettate le domande finalizzate al risarci-
mento dei danni conseguenti all’inadempimento (nella prassi giudiziaria si verifica talvolta che,
in assenza di reciproche domande di risoluzione o recesso - es. convenuto chiede solo il riget-
to della domanda di risoluzione avanzata dall’attore o solo una pronuncia ex art. 2932 c.c. o so-
lo il risarcimento danni per inadempimento - la causa viene rimessa sul ruolo al fine di verifica-
re se anche l’altra parte abbia intenzione di chiedere, magari in via subordinata, la risoluzione del
contratto. Ciò per evitare di lasciare in vita un contratto che non porterà mai alla stipula di un de-
finitivo).
Mette infine conto osservare che si deve dare atto dell’impossibilità di esecuzione del contrat-
to per effetto della manifestazione di volontà di entrambe le parti di non eseguirlo e provvede-
re di conseguenza sulle domande restitutorie da esse proposte (v., per un caso analogo, Cass.
6134/79; 3744/82; 10217/94; 6354/96; 4089/00; 15167/00; 2304/01; 10389/05) anche in ipote-
si - analoga al caso di reciproche azioni di risoluzione (o ex art. 1385 c.c.) - di azione di risoluzio-
ne da una parte e di nullità dall’altra, posto che anche in questo caso entrambe le parti mostra-
no concordemente di non avere interesse alla prosecuzione del rapporto.
Per quanto ora concerne i collegamenti tra meccanismi caducatori e risarcitori è poi noto che la
domanda risarcitoria è compatibile con la domanda di risoluzione e non con quella di recesso ex
art. 1385 c.c., che si connette, come detto, alla ritenzione della caparra ricevuta o alla richiesta
del doppio della caparra versata.

1156 Corriere giuridico 9/2010


Itinerari della giurisprudenza

Al contrario, il principio di cui al comma 2 dell’art. 1385 c.c. (in forza del quale la parte non ina-
dempiente ha facoltà di recedere dal contratto ritenendo la caparra ricevuta o esigendone il dop-
pio rispetto a quella versata) non è applicabile tutte le volte in cui la parte non inadempiente, an-
ziché recedere dal contratto, si avvalga del rimedio ordinario della risoluzione del negozio, per-
dendo, in tal caso, la caparra la detta funzione di liquidazione convenzionale anticipata del dan-
no. In questo caso il danno andrà provato per intero e sarà liquidato nella sua misura effettiva
dal giudice. Se la parte ha preferito domandare la risoluzione (o l’esecuzione del contratto) in-
vece di esercitare il recesso, il diritto al risarcimento del danno, che rimane regolato dalle nor-
me generali, postula che il pregiudizio subito sia provato nell’an e nel quantum, con conse-
guente possibilità di rigetto della relativa domanda in ipotesi di mancato raggiungimento della
prova (Cass. 18850/04; 849/02; 7180/1997; 4465/1997). Introdotta la domanda di risoluzione
per inadempimento e di risarcimento dei danni, non è applicabile la disciplina della caparra di cui
al secondo comma dell’art. 1385 c.c. (Cass. 18850/2004; 3555/2003; 13828/2000; 8881/2000;
8630/1998; 3602/1983); è illegittima la condanna della parte inadempiente a restituire il doppio
della caparra ricevuta, stante la non cumulabilità dei due rimedi (Cass. 18850 del 2004); è ne-
cessaria la prova del danno secondo le regole generali (Cass. 17923/2007; 1301/2003;
849/2002; 4465/1997).
Mancando la prova del danno, se inadempiente è l’accipiens, la restituzione della caparra è un
effetto della risoluzione come conseguenza del venir meno della causa che aveva determinato
la corresponsione (Cass. 8630 del 1998); l’obbligo di restituzione della somma ricevuta, privo di
funzione risarcitoria, rimane soggetto al principio nominalistico (Cass. 5007/1993; 2032/1993;
944/1992); se l’accipiens è adempiente, viceversa, la caparra svolge funzione di garanzia del-
l’obbligazione di risarcimento (funzione che si esplica nell’esercizio del diritto - da parte di chi
l’abbia ricevuta e abbia titolo risarcitorio - a ritenere l’importo fino alla liquidazione del danno) e
conserva tale funzione sino alla conclusione del procedimento per la liquidazione dei danni de-
rivanti dall’avvenuta risoluzione, con la conseguenza che non trova giustificazione la richiesta di
restituzione sino alla definizione di tale procedimento (Cass. 5846/2006) e vi è la compensazio-
ne con il credito risarcitorio.
Così stando le cose, risulta di agevole soluzione il problema relativo alla compatibilità tra la do-
manda di ritenzione della caparra o di condanna al pagamento del doppio della stessa da un la-
to e, dall’altro, la domanda risarcitoria.
Ed infatti, poiché la caparra assolve indubbiamente la funzione di liquidazione preventiva e for-
fettaria del danno contrattuale, non può essere riconosciuta, in caso di declaratoria di recesso e
di autorizzazione alla ritenzione della caparra o di condanna al pagamento del doppio della stes-
sa, anche la somma chiesta a titolo di risarcimento degli ulteriori danni. Non può attribuirsi un
danno ulteriore (neppure sotto forma di rivalutazione monetaria - v. Cass. 2032/93) rispetto alla
liquidazione forfettaria del danno costituita dalla ritenzione della caparra o dalla doppia caparra
connesse alla domanda di recesso ex art. 1385 c.c. Ed è per questo motivo che non va dispo-
sta la CTU eventualmente richiesta per la quantificazione di danni.
Sulla caparra o sulla doppia caparra decorrono, però, quale credito di valuta, gli interessi dalla da-
ta della costituzione in mora (atto recettizio). Poi, in caso di inadempimento del promittente ven-
ditore, dichiarato legittimo il recesso del promissario acquirente e condannato il promittente
venditore al pagamento della doppia caparra, bisogna condannare il promittente venditore an-
che alla restituzione degli acconti. In questo caso, però, la restituzione delle somme corrisposte
a titolo diverso dalla caparra costituisce un effetto restitutorio, un debito di valuta, avente ad og-
getto l’originaria prestazione pecuniaria, e non un debito risarcitorio, con la conseguenza che
non è per queste somme dovuta la rivalutazione monetaria.
Per il diverso caso della risoluzione, invece, disposte la risoluzione e l’eventuale condanna alla
restituzione del bene oggetto del preliminare consegnato anticipatamente ed alla restituzione
della somma di denaro pagata, va poi emessa condanna al risarcimento danni.

I danni subiti dal Con riferimento all’estensione del danno risarcibile in caso di disposta risoluzione contrattuale
promissario acquirente va osservato che se è stata formulata domanda di risoluzione (e non di recesso ex art. 1385 c.c.)
e domanda di restituzione di quanto versato e di condanna al risarcimento del danno, il diritto al
risarcimento del danno della parte adempiente che chiede la risoluzione del contratto prelimi-
nare di compravendita per inadempimento del promittente venditore è comprensivo anche del
pregiudizio costituito dal deprezzamento della somma pagata, con la conseguenza che tale
somma, pur essendo oggetto di una obbligazione pecuniaria, avendo per oggetto il prezzo cor-
risposto alla parte adempiente, deve essere restituita con la rivalutazione monetaria perché so-
lo in tal modo quest’ultima parte è reintegrata nella posizione in cui era al momento della con-
clusione del contratto, non potendo essere pregiudicata dalla mancata stipulazione del definiti-
vo a lei non imputabile (Cass. 9091/2004; 639/96; 2456/93; 139/93; 587/90; 8834/90). Spetta-
no, poi, anche gli interessi compensativi decorrenti dalla data del pagamento fino al soddisfo
(cfr. Cass., sez.un, 12942/92).
Inoltre, per costante giurisprudenza, il risarcimento del danno dovuto al promissario acquirente

Corriere giuridico 9/2010 1157


Itinerari della giurisprudenza

per la mancata stipulazione del contratto definitivo di vendita di un bene immobile, imputabile
al promittente venditore, consiste nella differenza tra il valore commerciale del bene medesimo
al momento della proposizione della domanda di risoluzione del contratto (cioè, al tempo in cui
l’inadempimento è diventato definitivo) ed il prezzo pattuito (cfr., tra le altre, Cass. 25016/08;
1956/07; 22384/04). Tale differenza va rivalutata al tempo della liquidazione dell’indicato danno,
per compensare gli effetti della svalutazione monetaria intervenuta nelle more del giudizio;
mentre non va rivalutato il prezzo eventualmente pagato dal promittente acquirente,essendo
questo tempestivamente entrato nel patrimonio del promittente venditore (v. sul punto, tra le
tante, Cass. 1956/07; 22384/04; 17340/03; 1298/98; 4280/97; 1641/97; 639/96; 13108/95;
sez. un. 6938/94; 5778/93; 1006/92; 747/86; 2850/82).
Ecco, quindi, che in caso di inadempimento del promittente venditore il risarcimento dovuto al
promissario acquirente per la mancata stipulazione del contratto definitivo di vendita (che come
appena detto consiste nella differenza fra il valore commerciale dell’immobile alla data della do-
manda di risoluzione ed il prezzo pattuito) deve tenere conto della svalutazione monetaria inter-
venuta nel corso del giudizio che può essere determinata anche mediante il ricorso a dati di co-
mune esperienza, purché sia verificata con specifico riferimento alle fluttuazioni del mercato im-
mobiliare. Ne consegue che, mentre non possono essere utilizzate le tabelle ISTAT relative alle
variazioni dei prezzi relativi ai beni di consumo, il giudice può fare ricorso alle tabelle ISTAT rela-
tive alle variazioni dei prezzi per le costruzioni edilizie (Cass. 17340/03 e 22384/04).
In merito alla determinazione del detto danno-differenza ed ai limiti della sua liquidazione, deve
precisarsi che, ex art. 1225 c.c., in tema di risarcimento del danno per inadempimento contrat-
tuale derivante da colpa del debitore, la prevedibilità - da valutarsi secondo un criterio di norma-
lità - si pone come limite del danno risarcibile, con la conseguenza che il giudice non può pre-
scindere dalle circostanze rilevanti ai fini della dimostrazione della prevedibilità. In particolare, in
caso di risoluzione per inadempimento di un contratto preliminare di vendita immobiliare, il ri-
sarcimento del danno va commisurato all’incremento di valore che, alla stregua di un giudizio di
prevedibilità ex ante, l’immobile avrebbe avuto, secondo quanto normalmente accade in con-
creto per gli immobili consimili al tempo in cui sorge l’obbligazione di risarcimento, che va de-
terminato al momento della proposizione della domanda di risoluzione del contratto (cfr. Cass.
21 maggio 1993 n. 5778).
Per determinare l’eventuale ammontare del danno risarcibile occorre disporre CTU in modo da
valutare l’esistenza di un lucro cessante (differenza tra il valore del bene al momento della pro-
posizione della domanda ed il prezzo pattuito dalle parti) e se l’eventuale incremento di valore
sia dovuto o meno ad elementi eccezionali ed imprevedibili al momento della stipulazione ov-
vero a normali regole di mercato.
Va poi considerato che la liquidazione del danno derivante dall’inadempimento d’una promessa
di vendita immobiliare deve essere compiuta avendo riguardo a tutte le conseguenze attive e
passive determinate dall’inadempimento stesso, in quanto il risarcimento, anche se non può far
ottenere al promissario risultati più vantaggiosi di quelli che gli sarebbero derivati dall’adempi-
mento del preliminare, deve essere integrale e comprendere tutti quei vantaggi che avrebbero
incrementato il suo patrimonio se la promessa di vendita fosse stata eseguita con la stipulazio-
ne del contratto di vendita definitivo in riferimento al corrispondente valore del bene che ne sa-
rebbe stato oggetto (Cass. 2074/88).
Nel caso di risoluzione di un contratto preliminare di compravendita, il risarcimento del danno va
calcolato accertando la diminuzione di valore subita dal patrimonio del contraente non inadem-
piente avuto riguardo a tutte le conseguenze attive e passive determinate dall’inadempimento,
considerandosi risarcibile non solo quel danno che consegue direttamente ed immediatamen-
te dall’inadempimento, ma anche quello che in via mediata ed indiretta si presenti come con-
seguenza normale dell’inadempimento stesso secondo un criterio di regolarità causale (v. Cass.
4202/87 e 7199/83).
Sempre in merito al quantum del risarcimento in caso di domanda di risoluzione si noti che se-
condo Cass. 3555/2003 chi agisce in risoluzione non ha diritto, a titolo di danno minimo risarci-
bile, alla caparra (o al doppio di quella data) se non prova il maggior danno: la Corte precisa che
la soluzione contraria comporterebbe il venir meno di ogni interesse ad esercitare il recesso,
con conseguente soppressione del rimedio che la legge espressamente disciplina al comma
secondo dell’art. 1385 c.c. Altre pronunce, invece, predicano l’opposto principio secondo il qua-
le la caparra avrebbe funzione di minimum risarcibile anche nel caso di domanda di risoluzione
(Cass. 2613/1988, 11356/2006).
Nella sentenza delle sezioni unite n. 553/09 si legge che per qualche autore la tesi della capar-
ra intesa come minimum risarcibile si basa anche sul fatto che, nell’attribuire la scelta dei due
rimedi ai sensi del 1385 c.c., il legislatore «sarebbe stato mosso dall’intento di tutelare il con-
traente non inadempiente consentendogli di provare l’eventuale maggior danno, senza per que-
sto dover perdere quanto già garantitogli in via preventiva e forfettaria». Per le sezioni unite ri-
sulta poco comprensibile e ancor meno condivisibile tale istanza di “ipertutela” della parte non
inadempiente, a fondamento della quale qualcuno sottolinea che altrimenti «si falcidierebbe l’i-

1158 Corriere giuridico 9/2010


Itinerari della giurisprudenza

stituto della caparra annullandone la funzione tipica di predeterminazione del danno» (mentre,
sul piano comparatistico, si richiama - ma non del tutto conferentemente - il codice tedesco
che, per un istituto omologo, prevede, in realtà, con disposizione del tutto “neutra” § 336 e 337
BGB, soltanto che «qualora l’accipens chieda il risarcimento del danno per inadempimento, nel
dubbio, la caparra vada imputata a risarcimento, mentre deve essere restituita al momento del-
la prestazione del risarcimento del danno»).

Meccanismi Spesso la liquidazione forfettaria legata al recesso ha dato luogo ad abusi.


caducatorio-risarcitori Per avvalersi di tale liquidazione forfettaria si verifica non di rado che chi ha effettuato una diffi-
e diffida da ad adempiere rinunci poi all’effetto risolutorio (magari concedendo un altro termine o accet-
ad adempiere tando acconti) preferendo la doppia caparra invece di sobbarcarsi l’onere di provare gli effettivi
danni subiti o sapendo già (se è un promissario acquirente) che l’importo della caparra (che nel-
la doppia caparra costituisce il quantum risarcitorio che si aggiunge a quello restitutorio) è mag-
giore del danno ordinariamente risarcibile, ossia della differenza tra il valore commerciale del be-
ne medesimo al momento della proposizione della domanda di risoluzione del contratto ed il
prezzo pattuito.
Ammettere la rinuncia all’effetto risolutorio può quindi comportare dei possibili abusi ai danni
della parte inadempiente e degli effetti processuali non prevedibili da parte dello stesso con-
traente inadempiente ed in considerazione dei quali la rinuncia all’effetto risolutorio può non av-
venire per la volontà di rendere efficace il contratto, ma di fare cessare solo in un secondo mo-
mento i suoi effetti per avvalersi di meccanismi di liquidazione forfettaria del danno conseguenti
a soluzioni alternative a quella della risoluzione di diritto. Ed infatti, in seguito alla rinuncia all’ef-
fetto risolutivo il contratto risulta pienamente efficace tra le parti, con la conseguenza, tra le al-
tre, che si può ben esercitare il diritto di recesso previsto dall’art. 1385 c.c. (v. Errore. Riferi-
mento a collegamento ipertestuale non valido., cit. In senso contrario si è però espresso,
nella giurisprudenza di merito, Tribunale Cagliari, 13 marzo 1997, in Riv. giur. sarda 1999, 109).
Invece di dovere provare il danno subito (come deve farsi se si segue la via della risoluzione), si
può reputare più comodo rinunciare all’effetto risolutivo al fine di operare il recesso ex art. 1385
c.c. e chiedere, quale liquidazione forfettaria del danno, la ritenzione della caparra o il paga-
mento del doppio della stessa. In senso in qualche modo contrario è bene ricordare Errore. Ri-
ferimento a collegamento ipertestuale non valido./89 (in Giust. civ. Mass. 1989, fasc. 5), per
la quale il contraente non inadempiente che, dopo avere intimato diffida ad adempiere con di-
chiarazione che, decorso il termine fissato, il contratto sarebbe stato senz’altro risolto (art. 1454
c.c.), sia stato convenuto in giudizio dall’altro contraente con richiesta di risoluzione del contrat-
to per suo inadempimento e sua condanna al pagamento del doppio della caparra confirmatoria
ricevuta, non può - quando il termine da lui concesso con la diffida sia decorso - chiedere la de-
claratoria, in via riconvenzionale, del suo diritto di recesso dal contratto con il diritto a ritenere la
caparra ricevuta, poiché la sentenza che, nel pronunciare sulle contestazioni circa i presupposti
e le condizioni di efficacia dell’atto di diffida, le rigetta, accerta l’avvenuto verificarsi della risolu-
zione di diritto del contratto al momento della scadenza del termine concesso, sicché la dichia-
razione di recesso trova il contratto già risolto. Ne consegue che la parte la quale non abbia po-
tuto operare la ritenzione della caparra a titolo di risarcimento del danno dovrebbe chiedere il ri-
sarcimento stesso in base alle norme generali. Certo, Cass. 2557/89 riguardava il caso del re-
cesso ex art. 1385 c.c. operato dopo una diffida produttiva della risoluzione. La sentenza in que-
stione non si era invece pronunciata sulla possibilità o meno di una rinuncia all’effetto risolutivo
conseguente alla diffida e sulla possibilità di operare il recesso di seguito a tale rinuncia, possi-
bilità ammessa, come detto, da Cass. 7182/97. È comunque da preferire l’impostazione, ormai
accolta dalle sezioni unite della Cassazione con la decisioni n. 553/09, che evita abusi ai danni
del debitore diffidato, che esclude il recesso dopo l’avvenuta risoluzione di diritto del contratto
e ciò sia in presenza che in assenza di una successiva rinuncia. Una tale soluzione, infatti, tute-
la l’interesse del diffidato a non subire le conseguenze dei mutamenti di opinione da parte del
creditore (interesse tutelato dalla disciplina generale in tema di risoluzione - art. 1453, comma
2, c.c. - ) ed a provocare l’effetto risolutivo con il suo inadempimento persistente anche dopo la
ricezione della diffida.
Va ora osservato che la sentenza delle sezioni unite n. 553/09 (estensore Travaglino) muta radi-
calmente il trentennale orientamento in tema di diffida ad adempiere e rinuncia all’effetto riso-
lutorio per ritrattazione da parte del contraente non inadempiente (dopo l’inutile decorso del ter-
mine fissato nella diffida). Viene così superata quella granitica impostazione, avversata in dot-
trina, secondo la quale anche se il soggetto non inadempiente aveva manifestato la sua volontà
di sciogliersi dall’impegno contrattuale comunicando alla controparte la diffida ad adempiere,
l’effetto risolutorio restava ancora nella disponibilità dell’intimante, che conservava la facoltà di
ritrattare tale diffida. Finalmente si è pervenuti alla conclusione di negare che il creditore che ha
diffidato la controparte ad adempiere possa cambiare idea e rinunciare a posteriori (per avvaler-
si di altri mezzi di tutela) all’effetto risolutorio.
Con la sentenza n. 553/09 il giudice di legittimità ha posto fine, con l’autorevolezza di una pro-

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Itinerari della giurisprudenza

nuncia a sezioni unite, al consolidato orientamento secondo il quale chi aveva intimato la diffida
ad adempiere conservava la facoltà, connessa all’esercizio dell’autonomia privata, di rinunciare
all’effetto risolutorio già verificatosi per far ricorso ad altri mezzi di tutela (v. Cass. 23 aprile
1977, n. 1530, in Foro it., 1977, I, 1, 1913, con nota di A. Lener; Cass. 9 maggio 1980, n. 3052,
in Giust. civ. Mass. 1980; Cass. 18 maggio 1987, n. 4535, in Giur. it., 1988, I, 448, con nota di
C. Scognamiglio; in Vita not. 1987, 717; in Dir. e giur. agr. 1988, 289; Cass. 4.8.1997, n. 7182, in
Giust. civ. Mass. 1997, 1321; Cass. 28 giugno 2004, n. 11967; Cass. 8 novembre 2007, n.
23315, in questa Rivista, 2008, 7, 936 con commento di Michele Ruvolo, commento nel quale
si illustravano le ragioni che dovevano portare ad un revirement giurisprudenziale, ragioni che
sono state recepite dalla recente sentenza delle sezioni unite n. 553/09.
Proprio tenendo conto di quanto appena evidenziato, in tale ultima sentenza delle sezioni unite
si legge che “la concezione dell’effetto risolutivo disponibile in capo al creditore pare figlia di
una ideologia fortemente punitiva per l’inadempiente, si atteggia a mò di sanzione punitiva sen-
za tempo, assume forme di (ingiustificata) “ipertutela” del contraente adempiente, del quale si
legittima ogni mutevole e repentino cambiamento di “umore” negoziale”. Il principio di diritto
affermato in conclusione dalle sezioni unite sul punto è, quindi, quello per cui la rinuncia all’ef-
fetto risolutorio da parte del contraente adempiente “non può ritenersi in alcun modo ammissi-
bile, trattandosi di effetto sottratto, per evidente voluntas legis, alla libera disponibilità del con-
traente stesso”.

La compatibilità tra i Il problema è ora quello di comprendere i vari rapporti possibili tra le domande caducatorie e
meccanismi caducatori quelle risarcitorie ed in particolare: 1) se sia possibile sostituire la domanda di risoluzione con
e quelli risarcitori quella di recesso; 2) se sia possibile sostituire alla coppia di domande risoluzione/risarcimento
quella sul recesso e sulla caparra; 3) cosa succeda in caso di incongrua, congiunta formulazio-
ne delle domande di risoluzione e di ritenzione della caparra (o di condanna al pagamento del
doppio della stessa).
Solo in un secondo momento si potrà verificare la compatibilità tra le domande risarcitorie e
quelle restitutorie.
Per quanto innanzitutto concerne i rapporti tra domanda di risoluzione e di recesso deve osser-
varsi che molteplici sono stati gli orientamenti giurisprudenziali che si sono venuti a formare al
riguardo.
A) ammissione della possibile sostituzione della domanda di risoluzione con quella di recesso.
Secondo questa impostazione non costituirebbe domanda nuova, e quindi inammissibile, la do-
manda di recesso (correlata con richiesta di ritenzione di caparra o di condanna alla doppia ca-
parra) formulata dopo l’originaria domanda di risoluzione (o esecuzione) del contratto (v. Cass.
n. 3331 del 1959; n. 2380 del 1975; n. 1391 del 1986; n. 1213 del 1989; n. 7644 del 1994; n.
186 del 1999; n. 1160 del 1996; n. 11760 del 2000; n. 849 del 2002). Una tale variazione sareb-
be ammissibile anche in appello e costituirebbe l’esercizio di una perdurante facoltà posto che
la domanda di recesso sarebbe una istanza più ridotta rispetto alla risoluzione (in quanto anche
il recesso è fondato su un grave inadempimento ed anche il recesso è finalizzato allo sciogli-
mento del contratto). La domanda di recesso del contratto costituisce, in quest’ottica, una do-
manda più limitata rispetto a quella della risoluzione per inadempimento, poiché - in quanto ri-
compresa nell’unico fatto costitutivo del diritto vantato - non altera i presupposti oggettivi e sog-
gettivi dell’azione e non sposta la controversia su un piano diverso e non introduce nel proces-
so un nuovo tema di indagine (Cass. 6 marzo 1989; 7644/94; 2032/94; 10683/92; 1213/89;
1391/86; 205/70). Non mutando il petitum o la causa petendi non vi sarebbe una domanda nuo-
va.
In sostanza, si sostiene l’idea che il recesso ex art. 1385 c.c. - in quanto presuppone necessa-
riamente l’inadempimento dell’altro contraente ed in quanto funzionale all’estinzione di tutti gli
effetti giuridici sia del contratto sia dell’inadempimento della controparte - configuri uno stru-
mento speciale di risoluzione del contratto, affidato alla manifestazione di volontà e ad un pote-
re di iniziativa della parte non inadempiente (Cass. 14 marzo 1988 n. 2435) e collegato alla pat-
tuizione di una caparra confirmatoria.
Inoltre, la possibile sostituzione (anche in appello) della domanda di risoluzione con quella di re-
cesso si fonda pure sul fatto che la domanda di ritenzione della caparra (ovvero di pagamento
del suo doppio) è pur sempre una domanda risarcitoria.
Questa impostazione è stata pure di recente espressa da Cass. 11356/06.
B) possibile sostituzione della domanda di risoluzione in recesso anche dopo la risoluzione di di-
ritto se vi è stata rinuncia all’effetto risolutivo.
Un’applicazione della tesi appena esposta portava, prima del riferito mutamento di orientamen-
to della Cassazione, a ritenere possibile la detta sostituzione anche qualora l’effetto risolutivo
fosse venuto meno di seguito a rinuncia allo stesso. In questo caso il recesso poteva operare
perché non trovava il contratto già risolto (Cass. 7182/97; 1952/03. In assenza di rinuncia all’ef-
fetto risolutivo di diritto il recesso non poteva operare, essendo stato caducato il contratto; v.
Cass. n. 2557 del 1989, n. 26232 del 2005, n. 9040 del 2006).

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Itinerari della giurisprudenza

C) possibile sostituzione della domanda di risoluzione in recesso anche dopo la risoluzione di


diritto se non vi è stata, insieme alla domanda di risoluzione di diritto, una domanda risarcito-
ria.
Sul presupposto della affinità sostanziale tra risoluzione e recesso ex art. 1385 c.c. si pone, in
questa prospettiva, l’accento sulla funzione risarcitoria della caparra e si ritiene che la scelta tra
questa o l’integrale risarcimento da provare non sia preclusa a chi si sia avvalso del meccanismo
giuridico della risoluzione di diritto.
D) esclusione della possibilità di sostituzione della domanda di risoluzione/risarcimento con
quella di recesso/ritenzione caparra.
Tale esclusione si basa sul fatto che queste due azioni avrebbero diverso petitum (sostan-
ziandosi l’azione di cui al secondo comma dell’art. 1385 c.c. in una forma di risoluzione stra-
giudiziale del contratto, operante alla stregua degli altri meccanismi di risoluzione stragiudi-
ziale previsti dal codice, la sentenza che pronuncia su tale domanda non potrebbe avere - si
sostiene - che natura dichiarativa, mentre è costitutiva quella che decide sulla risoluzione ai
sensi dell’art. 1453 c.c., è di condanna quella che pronuncia sull’adempimento) e differente
causa petendi. Conseguentemente, la domanda di recesso formulata dopo quella di risolu-
zione sarebbe nuova e non ammissibile (né in primo grado né in secondo grado) - v. Cass. n.
8995 del 1993.

Le risposte La citata sentenza delle sezioni unite n. 553/09 getta luce sulla combinazione e qualificazione
delle Sezioni Unite delle domande caducatorie e risarcitorie.
La pronuncia delle sezioni unite affonda le proprie radici nell’ordinanza interlocutoria n. 4442 del
28 febbraio 2006, con la quale la seconda sezione della Corte di Cassazione ha ravvisato e se-
gnalato l’esistenza di un «contrasto di giurisprudenza sulla questione se, con riferimento ad un
preliminare di vendita in relazione al quale il promissario acquirente abbia corrisposto al promit-
tente venditore una somma di denaro a titolo di caparra confirmatoria, il promittente venditore
convenuto dal promissario acquirente per la risoluzione del contratto sul presupposto di un pre-
teso suo inadempimento possa chiedere, in via riconvenzionale, in primo grado. la risoluzione
del contratto per inadempimento del promissario acquirente ed il risarcimento del danno e in
appello - dopo che il primo giudice abbia accolto la (sola) riconvenzionale di risoluzione, riget-
tando quella di risarcimento per mancanza di prova del danno - il recesso dal contratto ai sensi
dell’art. 1385, secondo comma, c.c., e la (conseguente) ritenzione della caparra».
Le Sezioni Unite hanno affermato i seguenti principi di diritto:
a) i rapporti tra azione di risoluzione e di risarcimento integrale, da una parte, e azione di reces-
so e di ritenzione della caparra dall’altra si pongono in termini di assoluta incompatibilità strut-
turale e funzionale: proposta la domanda di risoluzione volta al riconoscimento del diritto al ri-
sarcimento integrale dei danni asseritamente subiti, non può ritenersene consentita la trasfor-
mazione in domanda di recesso con ritenzione di caparra perché verrebbe altrimenti vanificata
la stessa funzione della caparra, quella cioè di consentire una liquidazione anticipata e conven-
zionale del danno volta ad evitare l’instaurazione di un giudizio contenzioso, consentendosi
inammissibilmente alla parte non inadempiente di “scommettere” puramente e semplicemen-
te sul processo, senza rischi di sorta;
b) l’azione di risoluzione avente natura costitutiva e l’azione di recesso si caratterizzano per evi-
denti disomogeneità morfologiche e funzionali: sotto quest’ultimo aspetto, la trasformazione
dell’azione risolutoria in azione di recesso nel corso del giudizio lascerebbe in astratto aperta la
strada (da ritenersi, invece, ormai preclusa) ad una eventuale, successiva pretesa (stragiudizia-
le) di ritenzione della caparra o di conseguimento del suo doppio (con evidente quanto inam-
missibile rischio di ulteriore proliferazione del contenzioso giudiziale);
c) azione di risoluzione “dichiarativa” e domanda giudiziale di recesso partecipano sì della stes-
sa natura strutturale, ma, sul piano operativo, la trasformazione dell’una nell’altra non può rite-
nersi ammissibile per i motivi, di carattere funzionale, di cui al precedente punto b);
d) i rapporti tra l’azione di risarcimento integrale e l’azione di recesso, isolatamente e astratta-
mente considerate, sono, a loro volta, di incompatibilità strutturale e funzionale;
e) la domanda di ritenzione della caparra è legittimamente proponibile, nell’incipit del processo,
a prescindere dal nomen iuris utilizzato dalla parte nell’introdurre l’azione “caducatoria” degli ef-
fetti del contratto: se quest’azione dovesse essere definita “di risoluzione contrattuale” in se-
de di domanda introduttiva, sarà compito del giudice, nell’esercizio dei suoi poteri officiosi di in-
terpretazione e qualificazione in iure della domanda stessa, convertirla formalmente (in presen-
za di una concomitante richiesta volta alla ritenzione della caparra o alla condanna al pagamen-
to del doppio della stessa, richiesta compatibile con il solo recesso ex art. 1385 c.c.) in azione
di recesso, mentre la domanda di risoluzione proposta in citazione, senza l’ulteriore corredo di
qualsivoglia domanda “risarcitoria”, non potrà essere legittimamente integrata, nell’ulteriore
sviluppo del processo, con domande “complementari”, né di risarcimento vero e proprio né di
ritenzione della caparra, entrambe inammissibili perché nuove.

Corriere giuridico 9/2010 1161


Itinerari della giurisprudenza

L’effetto restitutorio Va ora aggiunto che poiché la caparra (con funzione di determinazione preventiva e forfettaria
e l’effetto risarcitorio del danno in caso di inadempimento di una delle parti) vale a coprire (esaurendolo) il risarci-
mento dei danni (stricto sensu inteso), la restituzione della fruttificazione (che risarcimento non
è) è dovuta dall’accipiens anche a prescindere dall’inadempimento colpevole. Il risarcimento dei
danni (o la caparra) e le restituzioni conseguenti alla risoluzione (ed al recesso ex art. 1385 c.c.)
sono rimedi concorrenti.
Se una parte chiede la ritenzione della caparra (liquidazione preventiva e forfettaria del danno
che esaurisce lo stesso), la richiesta di un ristoro per la mancata fruizione dell’immobile non va
qualificata quale “ulteriore danno” (anche se l’attore l’abbia configurata quale domanda risarci-
toria) costituendo invece domanda di restituzione dei frutti civili o del loro equivalente in dena-
ro.
Ed infatti, nei contratti a prestazioni corrispettive la retroattività della risoluzione ex art. 1458 c.c.
(o la retroattività del recesso ex art. 1385 c.c.), in connessione con il venir meno della causa giu-
stificatrice delle attribuzioni patrimoniali eseguite comporta non solo il sorgere di obbligazioni ri-
sarcitorie - a carico soltanto della parte inadempiente - ma anche il sorgere, a carico di ciascun
contraente ed indipendentemente dalle inadempienze a lui eventualmente imputabili, dell’ob-
bligo di restituire la prestazione ricevuta e, nel caso in cui questa abbia avuto per oggetto una
cosa fruttifera, i relativi frutti, naturali o civili, dal giorno dell’ottenuta disponibilità del cespite, e
ciò in modo tale da ristabilire con effetto retroattivo la situazione di fatto preesistente al con-
tratto (cfr., tra le altre, Cass. 3348/68; 5367/77; 2962/82; 2135/95; 4465/97; 7829/03). A tal ul-
timo proposito si noti, invero, che nel caso in cui la prestazione abbia avuto per oggetto una co-
sa fruttifera uno degli aspetti dell’effetto restitutorio connesso alla risoluzione (ed al recesso ex
art. 1385 c.c.) è costituito dalla necessità per il promissario acquirente di restituire i frutti (natu-
rali o civili) percepiti o che potevano essere percepiti, ovvero - qualora di essi non sia possibile
la restituzione - di corrispondere l’equivalente in danaro nell’intervallo di tempo compreso tra la
consegna ed il rilascio del medesimo (di tale prestazione, inoltre, deve essere fatta espressa ri-
chiesta dal promittente venditore, non atteggiandosi l’obbligo restitutorio come conseguenza
immediata e diretta dell’inadempimento; circostanza, questa, che impedisce al giudice di rile-
varla d’ufficio in base al principio della compensatio lucri cum damno, cfr. Cass. 4465/97,
2209/97, 2135/95, 875/95 e 2802/90).
Siffatto obbligo restitutorio (che come detto grava su entrambe le parti indipendentemente dal-
l’imputabilità all’una od all’altra dell’inadempimento) si aggiunge, ovviamente, per la parte col-
pevolmente inadempiente, a quello del risarcimento del danno.
Quest’ultimo profilo assume particolare rilievo poiché spesso il promittente venditore chiede la
risoluzione del contratto preliminare, nonché la dichiarazione del proprio diritto a ritenere la
somma percepita a titolo di caparra confirmatoria ed il risarcimento dei danni per l’altrui illegitti-
ma occupazione dell’immobile (e quindi la condanna del promissario acquirente al pagamento
di un’indennità per il mancato godimento del bene).
Ne consegue che quando viene richiesta la condanna al pagamento di una somma di denaro co-
me ristoro per non avere potuto fruire dell’immobile dal tempo della consegna al promissario
acquirente, pur volendo ritenere che la parte abbia qualificato la domanda volta alla correspon-
sione dei frutti civili dell’immobile come risarcitoria, la domanda in questione andrebbe comun-
que riqualificata (e tale facoltà spetta d’ufficio al Giudice) in domanda di restituzione dei frutti ci-
vili (o del loro equivalente in denaro).
Una cosa è il risarcimento dei danni (inteso in senso stretto), altra è la restituzione della fruttifi-
cazione (che, come precisato, risarcimento non è), che è dovuta dall’accipiens anche a prescin-
dere dall’inadempimento colpevole. Sicché, in ultima analisi, il risarcimento dei danni (o la ca-
parra) e le restituzioni conseguenti (alla risoluzione ed al recesso ex art. 1385 c.c.) sono rimedi
concorrenti, per il fatto stesso che operano su pretese sostanzialmente diverse.
L’equivalente in questione spetta, come accennato, nonostante l’occupazione sia iniziata legit-
timamente in considerazione dell’effetto retroattivo della risoluzione. Poiché la risoluzione ha
effetto retroattivo tra le parti, una volta pronunciata la risoluzione del contratto viene meno la le-
gittimità originaria del possesso, con la conseguenza che l’occupazione dell’immobile si confi-
gura fin dall’inizio come sine titulo
Il promittente venditore - nei confronti del quale va ripristinata la situazione esistente prima del
contratto (ex art. 1159 c.c.) - non ha potuto trarre frutti né dall’utilizzo della moneta, corrispon-
dente al prezzo non pagato, né dal diretto godimento dell’immobile né godere dei frutti civili che
questo poteva procurargli, con la conseguenza che, una volta risolto il preliminare con effetto
ex tunc per il venir meno ab origine della causa delle attribuzioni patrimoniali, non assume rilie-
vo la legittimità originaria del possesso ma il fatto che quest’ultimo, avente la peculiare e tem-
poranea funzione di essere essenzialmente preordinato alla stipula del definitivo, si sia protrat-
to in forza del preliminare rimasto inadempiuto, senza una giustificazione e, perciò, sine titulo
(cfr., al riguardo, Cass. 1307/03; 4465/97; 2209/97; 2802/90).
Con riferimento alla somma dovuta in relazione alla domanda volta alla condanna al pagamento
di una somma di denaro a titolo di “indennità di occupazione”, si osservi che al promittente ven-

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Itinerari della giurisprudenza

ditore spetta l’equivalente pecuniario dell’uso e del godimento del bene nell’intervallo di tempo
compreso tra la consegna e la pubblicazione della sentenza o il rilascio del bene. Tale equiva-
lente, in cui si sostanzia la pretesa relativa all’occupazione sine titulo, consiste di solito nel va-
lore locativo del bene nel periodo in questione.
In ordine alla quantificazione della somma dovuta va rilevato che nella fase istruttoria viene ge-
neralmente disposta CTU al fine di accertare il valore locativo (commerciale) del bene, anno per
anno, a partire dalla consegna dello stesso. Secondo taluno la somma indicata dal CTU andreb-
be ridotta di una certa percentuale in considerazione degli oneri di manutenzione che il promit-
tente venditore avrebbe dovuto sostenere qualora avesse conservato la disponibilità del bene
oggetto del preliminare. In questa prospettiva deve tenersi infatti in considerazione il valore lo-
cativo netto, in quanto senza la detta riduzione non si avrebbe un effetto restitutorio, ma una lo-
cupletazione ad opera del promittente venditore, che verrebbe ad ottenere più di quanto avreb-
be effettivamente riscosso se avesse locato il bene.
Sotto il profilo dell’onere probatorio, mette conto evidenziare che quando è pacifica la consegna
dell’immobile del preliminare è il convenuto a dover provare di avere rilasciato lo stesso. In ogni
caso, è al promissario acquirente che il bene era stato consegnato ed è questi che risponde del
mancato percepimento dei frutti ad opera del promittente venditore.
Non può poi riconoscersi la rivalutazione monetaria, non trattandosi nel caso di specie di un de-
bito risarcitorio, ma di un effetto restitutorio.
Vanno invece riconosciuti gli interessi legali che vanno calcolati a decorrere dalla costituzione in
mora (se esistente in atti) o dalla domanda fino al saldo.

Exceptio doli generalis Si è detto che l’obbligo restitutorio sussiste non solo in ipotesi di inadempimento del promis-
ed effetti restitutori sario acquirente (caso nel quale il principio ha trovato comunque più frequente applicazione nel-
le soluzioni giurisprudenziali), ma in tutte le ipotesi di risoluzione del contratto preliminare (sem-
pre che vi sia la relativa domanda giudiziale), essendo quest’obbligo rientrante tra gli effetti re-
stitutori conseguenti alla retroattività della risoluzione o del recesso ex art. 1385 c.c. (cfr. la mo-
tivazione integrale di Cass. 550/02; 4465/97; 875/95).
Pertanto, anche nel caso di risoluzione o recesso conseguenti ad inadempimento del promit-
tente venditore, vanno disposte non solo le restituzioni relative al bene immobile ed alle som-
me versate, ma anche (in caso di preliminare con consegna anticipata del bene) quella consi-
stente nella condanna del promissario acquirente al pagamento di una somma di denaro pari al
valore locativo (commerciale) del bene a partire dalla consegna dello stesso e fino al rilascio.
Tuttavia, se in caso di inadempimento del promissario acquirente è sempre conforme a buona
fede e correttezza la domanda di restituzione dei frutti da parte del promittente venditore, in ca-
so di inadempimento di quest’ultimo possono esservi dei casi in cui non pare equo provvedere
ad un effetto restitutorio in favore del promittente venditore ulteriore rispetto alla consegna del
bene.
Si pensi al caso in cui un preliminare del 2000 sia stato risolto nel 2008 per una vendita a Caio
del bene già promesso in vendita a Tizio o perché il promissario acquirente scopre l’esistenza di
un’ipoteca dichiarata come inesistente dal promittente venditore. In questi casi la domanda re-
stitutoria del promittente venditore di condanna del promissario acquirente al pagamento di una
somma di denaro (pari ad otto anni di canoni locativi) per occupazione senza titolo sembra for-
mulata con dolo attuale, commesso cioè al momento in cui viene intentata l’azione nel proces-
so, e costituisce forse l’esercizio fraudolento o sleale dei diritti effettivamente attribuiti dall’or-
dinamento (in conseguenza della retroattività della risoluzione), soprattutto se si pensa che il
promissario acquirente era munito di un titolo per la sua legittima detenzione dell’immobile e
che questo titolo è venuto meno per un comportamento del promittente venditore. Inoltre, po-
trebbe pure verificarsi che il promissario acquirente non abbia versato caparra e non possa go-
dere della condanna al pagamento della doppia caparra o che questa e gli eventuali acconti sia-
no stati di importo parecchio inferiore rispetto al numero dei canoni da restituire al promittente
venditore.
L’exceptio doli generalis servirebbe a paralizzare la domanda del promittente venditore di resti-
tuzione dei frutti civili quando tale promittente venditore abbia sottaciuto situazioni rilevanti nel-
l’economia del rapporto contrattuale o abbia contravvenuto al divieto di “venire contra factum
proprium”. Tale domanda del promittente venditore non pare infatti conforme a buona fede. Il
dolo generale o presente dovrebbe ancora qualificarsi, genericamente, come un comporta-
mento iniquo (si pensi, in diritto romano, al caso della exceptio doli generalis opponibile in sede
di rei vindicatio formulata dall’attore proprietario che in maniera iniqua non aveva rimborsato le
spese o al caso della replicatio doli idonea a neutralizzare l’exceptio iusti dominii che il dominus
alienante - che aveva fatto, come venditore di res mancipi, solo traditio e non mancipatio o in iu-
re cessio - poteva opporre all’actio Publiciana).
Con tale possibile applicazione dell’exceptio doli generalis si riuscirebbe a trovare uno spazio di
manovra per “l’aequitas pretoria”, posto che sarebbe iniquo consentire la rigida applicazione
del ius civile (nel caso di specie l’art. 1458 c.c. sulla retroattività dell’effetto risolutivo). In certi

Corriere giuridico 9/2010 1163


Itinerari della giurisprudenza

casi è necessario potersi avvalere di un rimedio corrigendi iuris civilis gratia come l’exceptio do-
li generalis appunto.
Né forse dovrebbe richiedersi necessariamente un comportamento volontario e fraudolento del
promittente venditore.
Non pare, però, del tutto condivisibile l’impostazione giurisprudenziale che qualifica l’exceptio
doli generalis come eccezione in senso proprio che va opposta dalla parte interessata entro i
termini per la proposizione delle eccezioni in senso proprio (tra le altre v. Trib. Monza, sez. II, 8
gennaio 2007 e Trib. Potenza, 9 marzo 1999). Probabilmente sarebbe preferibile ritenere suffi-
ciente che il convenuto faccia riferimento all’iniquità del comportamento. Basterebbe richiede-
re questo semplice onere di allegazione. L’exceptio doli nasce come parte della formula (“si in
ea re nihil dolo malo Auli Agerii factum est neque fiat”) inserita dal pretore semplicemente sul-
la base delle circostanze esposte in iure dal convenuto.
Peraltro, ciò si pone in linea con le attuali tendenze normative e giurisprudenziali, sempre mag-
giormente tendenti a valorizzare la tutela della buona fede e del contraente debole. Si evitereb-
be poi al giudice di dovere adottare soluzioni inique e sofferte.
Per far sì che il diritto possa tendere ad essere, in un’ottica celsina, ars boni et aequi, sarebbe
bene valorizzare maggiormente lo strumento duttile ed efficace dell’exceptio doli.
L’arte del trovare soluzioni buone ed eque è stata esercitata correttamente dalle sezioni unite
della Cassazione del gennaio 2009 (e già prima da quei giudici di merito che ne avevano antici-
pato le soluzioni) quando è stato affermato che la domanda di risoluzione va qualificata come re-
cesso se formulata insieme alla domanda di ritenzione della caparra (o di condanna alla doppia
caparra), posto che la soluzione alternativa era quella di rigettare la domanda relativa alla capar-
ra in quanto incompatibile con la domanda di risoluzione, con il rischio che, formatosi il giudica-
to sulla domanda risarcitoria, non si potesse più avanzare una domanda risarcitoria.
Altra soluzione equa è quella, sempre adottata dalle sezioni unite della Cassazione, di ritenere
non rinunciabile l’effetto risolutivo già prodottosi a seguito di diffida ad adempiere. In questo ca-
so l’equità discende dal fatto che non può consentirsi di lasciare il diffidato-inadempiente in una
situazione di incertezza sine die sul mantenimento o meno degli effetti negoziali, situazione pe-
raltro legata alla scelta arbitraria del diffidante, quasi che l’inadempimento del diffidato dovesse
esporre quest’ultimo ad una sanzione di rilievo e del tutto peculiare alla risoluzione di diritto, in
quanto assolutamente sganciata dalla previsione dell’art. 1453, comma 2, c.c. sulla risoluzione
giudiziale.
Infine, pure equa è la soluzione di non consentire di sostituire le domande di risoluzione-risarci-
mento con quelle di recesso-ritenzione caparra, considerati gli evidenti abusi processuali che
possono altrimenti prodursi in tutti quei casi in cui, dopo l’esito negativo delle prove sulla quan-
tificazione dei danni subiti, si preferisca optare (alla fine del giudizio di primo grado o in appello)
per la liquidazione forfettaria del danno (caparra o doppia caparra) invece che per il danno inte-
grale che all’inizio del giudizio si sperava di potere ottenere in una misura maggiore rispetto a
quello forfettario.
Sembra potersi quindi affermare che, allo stato attuale della giurisprudenza della Cassazione sul
regime di responsabilità connesso ai preliminari di compravendita, l’aequitas pretoria abbia rag-
giunto risultati soddisfacenti.
Ulteriori risultati possono essere conseguiti con una maggiore valorizzazione dello strumento
dell’exceptio doli generalis.
Questa maggiore valorizzazione potrà avvenire ad opera della giurisprudenza solo se i giudici
continueranno, come hanno fatto le sezioni unite della Cassazione nel gennaio 2009 nella cita-
ta sentenza sul preliminare di compravendita immobiliare e nel novembre 2008 nelle sentenze
sul danno non patrimoniale, ad analizzare, dare conto e fare pure proprie le riflessioni della mi-
gliore giuscivilistica italiana, in un fecondo e sempre più intenso rapporto di sinergia di pensie-
ro tra giurisprudenza e studiosi del diritto destinato sempre più spesso a tradursi in “diritto vi-
vente”.

1164 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Processo civile

Istanza di distrazione delle spese

CASSAZIONE CIVILE, sez. un., 7 luglio 2010, n. 16037 - Pres. Carbone - Rel. Salvago - P.M.
Ciccolo (conf.) - G.A. c. Presidenza del Consiglio dei Ministri

In caso di omessa pronuncia sull’istanza di distrazione delle spese proposta dal difensore è ammissibile - in
difetto di un’apposita disciplina positiva (che imponga la proposizione dell’impugnazione ordinaria) ed anche
sulla scorta della valorizzazione (in funzione interpretativa) del disposto del secondo comma dell’art. 93 c.p.c.
(riferito all’ipotesi di revoca del provvedimento di distrazione in caso di già avvenuto soddisfacimento, ad
opera della parte, degli onorari e della spese in favore del difensore) - il procedimento di correzione degli erro-
ri materiali di cui agli artt. 287 e 288 c.p.c., poiché la suddetta omissione - anziché ricondursi al vizio implicante
violazione dell’art. 112 c.p.c. - si configura come il frutto di una mera svista o dimenticanza in relazione all’a-
dozione di un provvedimento attributivo di un diritto sul quale il giudice, se richiestone, non esercita alcun sin-
dacato, con la conseguente applicabilità, per l’eventualità in cui detta omissione si configuri in sede di legitti-
mità, dello stesso procedimento di correzione come richiamato dall’art. 391 bis del codice di rito.

ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI
Conforme Cass. 8 luglio 1983, n. 591 (ord.) e Cass. 18 giugno 2010, n. 14831 (ord.)
Difforme Tra le tante, Cass. 14 febbraio 1964, n. 329; Cass. 9 gennaio 1997, n. 110; Cass. 25 febbraio 2002, n.
2736, e Cass. 3 luglio 2009, n. 15745.

....Omissis... sull’istanza (ovvero di rigetto di essa); per cui un primo


orientamento di questa Corte,in passato maggioritario, vi
Svolgimento del processo ha ravvisato il tipico vizio ricavabile dalla formula del-
1. L’avv. G.A. ha proposto in proprio ricorso per cassazio- l’art. 112 c.p.c., che gli impone di provvedere “su tutta la
ne contro il decreto 6 settembre 2006 della Corte di ap- domanda”,e che deve essere denunciato dal difensore in-
pello di Roma che aveva condannato la Presidenza del teressato (allorché trattasi di sentenza di appello) con
Consiglio dei Ministri al pagamento in favore del proprio l’ordinario rimedio del ricorso per cassazione. Ciò perché
assistito M.E. di un indennizzo ai sensi della L. n. 89 del l’accoglimento dell’istanza non è automatico, ma richie-
2001, per l’eccessiva durata di un processo in materia di de di accertare la sussistenza del requisito dell’anticipa-
pubblico impiego svoltosi davanti al giudice amministra- zione da parte del difensore; e perché il rimedio è appar-
tivo;e liquidato le spese per complessivi Euro 500,00, so coerente con la finalità dell’eccezione introdotta dalla
omettendo di pronunciarsi sull’istanza di distrazione da norma alla regola generale secondo la quale il compenso
lui avanzata malgrado la regolare dichiarazione di averle al difensore è dovuto solo dal suo rappresentato o assisti-
anticipato e di non aver riscosso onorario. La Presidenza to salvo (se vittorioso) il diritto di quest’ultimo al rim-
del Consiglio non ha spiegato difese. borso nei confronti della parte soccombente; e si giustifi-
La I sez. civile di questa Corte con ordinanza 2 marzo ca con l’opportunità di prevedere un sistema di maggiore
2010 n. 5007, rilevando la sussistenza di un contrasto di garanzia in favore del difensore ai fini del conseguimento
giurisprudenza sul rimedio esperibile contro la sentenza del suo compenso direttamente dalla parte soccombente
di appello che abbia omesso di pronunciare sull’istanza di (senza, quindi, la necessità di dover compulsare il proprio
distrazione delle spese avanzata dal difensore, ha rimesso cliente). La quale conferisce, appunto, allo stesso difen-
la questione al Primo Presidente che l’ha assegnata alle sore, cui è riconosciuta la distrazione, la titolarità di una
Sezioni Unite. posizione giuridica soggettiva, autonoma e distinta da
quella del suo assistito, ancorché limitatamente a questo
Motivi della decisione aspetto.
2. L’istituto della distrazione delle spese in favore del di- Anche la dottrina meno recente ha aderito alla costru-
fensore trova il suo referente normativo nell’art. 93 zione che il procuratore, fa valere con l’istanza di distra-
c.p.c., il quale dispone che questi è legittimato a chiede- zione un diritto soggettivo autonomo, ancorché indisso-
re che il giudice, nella stessa sentenza in cui condanna al- lubilmente legato alla sentenza che contiene la condan-
le spese la controparte, distragga in suo favore (e degli al- na alle spese nei confronti della controparte:perciò ac-
tri difensori che lo abbiano eventualmente affiancato) gli quisendo la qualità di parte in senso proprio,che legittima
onorari non riscossi e le spese che dichiara di avere anti- la proposizione delle impugnazioni ordinarie, anche se la
cipato al proprio cliente. stessa non può investire sotto alcun profilo i rapporti tra
Nessuna indicazione, tuttavia, è fornita sul rimedio di tu- le parti, ma resta «rigorosamente limitata all’ambito del
tela processuale azionabile nel caso di omessa pronuncia suo interesse giuridicamente riconosciuto alle spese pro-

Corriere giuridico 9/2010 1165


Giurisprudenza
Processo civile

cessuali, né da tale ambito può sconfinare in nessun ca- provvedimento di distrazione. E perché, d’altra parte, il
so». vizio di omessa pronuncia implicante violazione dell’art.
3. Più recenti pronunce, ormai numerose, hanno invece 112 c.p.c., si configura ai fini della proposizione dell’im-
ritenuto doveroso ricercare nell’ordinamento strumenti pugnazione ordinaria, qualora il giudice del merito abbia,
di garanzia della situazione giuridica fatta valere, alterna- nella valutazione motivazionale delle pretese avanzate in
tivi e meno dispendiosi del ricorso al giudice di legitti- giudizio dalle parti, mancato di provvedere in tutto o in
mità (Cass. 11965 e 13982/2009; 14831/2010): ravvisan- parte su una o più domande legittimamente da esse for-
doli nel procedimento di correzione degli errori materiali mulate, attinenti all’oggetto del contendere dedotto ai fi-
di cui agli artt. 287 e 288 c.p.c., giustificato della neces- ni del soddisfacimento della tutela sostanziale azionata
sità di porre rimedio ad un errore solo formale, estraneo nel processo.
alla decisione, in quanto determinato da una divergenza È al riguardo significativo,se non determinante, che lo
evidentemente e facilmente individuabile, che lascia im- stesso legislatore nella menzionata disposizione dell’art.
mutata la conclusione adottata. 93 c.p.c., comma 2, abbia indicato nel procedimento di
Al nuovo indirizzo hanno aderito qualificati studiosi ora correzione degli errori materiali (piuttosto che nell’impu-
richiamando la disposizione dello stesso art. 93, comma gnazione ordinaria) il rimedio con cui la parte può otte-
2, che espressamente lo prevede nell’ipotesi di revoca nere la revoca del provvedimento di distrazione nell’ipo-
dell’istanza richiesta dalla parte che dimostri di aver sod- tesi di cui si è detto avanti:pur comportando la stessa una
disfatto il credito del difensore, ora evidenziando l’auto- notevole estensione del campo di applicazione dell’istitu-
nomia e l’estraneità del provvedimento sulla distrazione to della correzione, testualmente limitato dall’art. 287
rispetto alla pronuncia sul merito, e perciò escludendo c.p.c., alle ipotesi in cui il giudice “sia incorso in omissio-
l’estensione al primo dei mezzi di reazione processuale ni o in errori materiali o di calcolo”. E pur richiedendo da
che la legge riconosce contro l’altra. parte del giudice della correzione un controllo assai più
Non sono mancate, infine, pronunce che hanno ritenuto complesso (sull’avvenuto soddisfacimento “del credito
ammissibile il cumulo dei due rimedi (Cass. 7692/2009), del difensore per gli onorari e le spese”), di quello devo-
ovvero opinioni dottrinali che hanno attribuito al difen- lutogli in caso di omessa pronuncia sull’istanza di distra-
sore istante,non parte del processo, il rimedio dell’oppo- zione, in cui deve limitarsi ad accertare se sussista o me-
sizione di terzo o ne hanno equiparato la posizione all’in- no la dichiarazione di avere anticipato le spese e non ri-
terventore volontario. scosso onorario: senza alcun potere di apprezzamento
4. Le Sezioni Unite ritengono di comporre il contrasto in neppure sulla corrispondenza al vero della stessa.
favore del secondo più recente orientamento, il quale: A) Per cui, anche sotto il profilo sistematico, risulta eviden-
è il più idoneo a salvaguardare l’effettività del principio te il miglior coordinamento con il disposto dell’art. 93,
di garanzia della durata ragionevole del processo (come comma 2, c.p.c. del rimedio della correzione rispetto al-
previsto dall’art. 111 Cost., comma 2), che secondo la la facoltà del difensore di avvalersi dei mezzi di impu-
giurisprudenza di legittimità (Cass. Sez. un. 26373/2008) gnazione ordinaria onde consentirgli di rinnovare una
impone al giudice (anche nell’interpretazione dei rimedi mera istanza,rivolta ad ottenere un provvedimento auto-
processuali) di evitare comportamenti che siano di osta- nomo rispetto alla pronuncia sul merito:per giustificare
colo ad una sollecita definizione dello stesso, traducendo- la quale è peraltro necessario estendere a costui la quali-
si, per converso, in un inutile dispendio di attività pro- fica di parte (sopravvenuta e condizionata alla dimenti-
cessuali non giustificate, in particolare, né dal rispetto ef- canza del giudice),esclusivamente per la necessità di le-
fettivo del principio del contraddittorio (art. 101 c.p.c.), gittimare detto rimedio processuale posto che il difenso-
né da effettive garanzie di difesa (art. 24 Cost.); B) ga- re medesimo esaurisce ogni attività con la presentazione
rantisce con maggiore celerità il soddisfacimento dello dell’istanza; e capovolgere La regola generale per la qua-
scopo di far ottenere al difensore distrattario un titolo le,invece, sono legittimati a proporre mezzi di gravame
esecutivo immediato per agire nei riguardi della contro- soltanto coloro che hanno già la veste di parte a seguito
parte soccombente: lasciando salvo il diritto di quest’ulti- di domanda formulata nel processo, nei casi in cui tale
mo all’esercizio degli ordinari rimedi impugnatori che, ai domanda non venga accolta (o su di essa venga omesso
sensi dello stesso art. 288, comma 4, possono essere, co- di provvedere).
munque, proposti relativamente alle parti corrette delle 6. Sul piano della ricostruzione della vicenda in termini
sentenze; C) può trovare applicazione ai sensi dell’art. processuali non è, poi, sostenibile che la richiesta di di-
391 bis c.p.c., anche con riguardo alle sentenze rese dalla strazione possa essere qualificata come domanda autono-
Corte di Cassazione, incorse in identica omissione,e tut- ma, suscettibile di dar vita ad un capo della decisione in
tavia non impugnabili. senso tecnico: attesa la sua funzione di istanza incidenta-
5. Per converso, il diritto alla proposizione dell’impugna- le non giustificata dalla soccombenza sostanziale, e colle-
zione ordinaria in capo al difensore che non ha ricevuto gata ad una sorta di favor per il difensore da parte dell’or-
alcuna risposta all’istanza di distrazione,non può desu- dinamento processuale, nonché occasionata dal processo
mersi né dall’art. 93 c.p.c., né da altra norma positiva: an- pendente tra le parti principali al cui esito resta peraltro
che perché l’istanza non comporta l’instaurazione di al- condizionata. La stessa non presenta alcuno dei caratteri
cun contraddittorio sostanziale con la controparte che, della domanda giudiziale in senso proprio; sfugge alla re-
anche se soccombente, non è legittimata ad impugnare il lativa disciplina posto che come tale può essere formula-

1166 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Processo civile

ta anche oralmente all’udienza di discussione della causa, to si riferisce ad elementi che a priori sono sottratti a qua-
nonché in qualunque altro momento, pur in sede di pre- lunque forma di valutazione.
cisazione delle conclusioni o, addirittura, nella comparsa Ma qualificata dottrina ha da tempo ampliato questa ca-
conclusionale. E la sua proposizione - consentita soltanto tegoria, dapprima con riguardo all’omissione, facendo le-
per conseguire la finalità posta direttamente dall’art. 93 va soprattutto sul carattere “necessitato” dell’elemento
c.p.c., - si sottrae perfino all’applicazione del regime pro- mancante e da inserire, ed ammettendo la correzione in-
cessuale di tipo preclusivo (e, quindi, decadenziale), pe- tegrativa dell’atto anche per le statuizioni che, pur non ri-
culiare di ogni altro intervento giudiziale. sultando con certezza volute dal giudice, dovevano essere
Proprio in forza di queste caratteristiche il distrattario da lui emesse, senza margine di discrezionalità, in forza di
non è gravato dall’onere della prova relativa alle dichia- un obbligo normativo; per poi estenderla a qualsiasi erro-
razioni operate e la sua dichiarazione di anticipazione è re, anche non omissivo che derivi dalla necessità di intro-
da ritenersi vincolante per il giudice (al quale non spetta durre nel provvedimento una statuizione obbligatoria
alcun margine di sindacato su di essa); n*é può dar luogo, consequenziale a contenuto predeterminato, ovvero una
in sede di condanna alle spese, ad alcuna contestazione statuizione obbligatoria di carattere accessorio, anche se a
sul punto, sia da parte del cliente, che dell’avversario, contenuto discrezionale. Per cui, le Sezioni Unite penali
trattandosi di un privilegio, la cui giustificazione e la cui (sent. 15/2000) in punto di erronea condanna (di minore)
tutela vengono rinvenute dall’ordinamento nella funzio- al pagamento delle spese processuali hanno affermato che
ne alla quale il difensore assolve. E, d’altra parte, il prov- in tal caso la correzione incide non sul contenuto intrin-
vedimento che dispone la distrazione deve considerarsi, seco della pronuncia relativa ai thema decidendum, ma
piuttosto che una statuizione della sentenza in senso semplicemente su una pronuncia consequenziale ed ac-
stretto, un autonomo provvedimento formalmente cu- cessoria alla prima e non implicante alcuna discrezione
mulato con questa, esclusivamente inerente al rapporto valutativa da parte del giudice; ed assume la funzione di
che intercorre tra il difensore ed il suo cliente vittorioso: emendare il testo della sentenza, rendendolo conforme al
comportante la sostituzione del primo al secondo nel di- dettato normativo con l’unico mezzo previsto dall’ordina-
ritto di credito al pagamento delle spese processuali e dei mento, per tutti i casi in cui possa ritenersi che il Collegio
compensi professionali nei confronti della controparte sia incorso in errore e non abbia, invece, ritenuto di ade-
soccombente che gli deriva dalla già pronunciata con- rire, per scelta positiva, ad uno specifico orientamento
danna di quest’ultima. giurisprudenziale giustificativo della decisione sulle spese.
Per cui, se nell’ambito del rapporto suddetto, il cliente Hanno concluso che, pur con siffatto ampliamento la cor-
nell’eventualità del sopravvenuto soddisfacimento delle rezione dell’errore materiale non si pone come (inammis-
spese assunte come anticipate e degli onorari attestati co- sibile) rimedio ad un vizio della volontà del giudice o ad
me non riscossi dal suo patrono, non può proporre l’im- un suo errore di giudizio, ma è soltanto lo strumento per
pugnazione ordinaria ed ha la possibilità di tutelarsi - co- eliminare la disarmonia tra la manifestazione esteriore co-
me già evidenziato - mediante il ricorso al procedimento stituita dal documento - sentenza e quanto poteva e dove-
di revoca disciplinato dallo stesso art. 93 c.p.c., comma 2, va essere statuito ex lege: senza che si venga ad incidere,
ricondotto dalla stessa norma nel solco della procedura di modificandolo, né sul processo volitivo o valutativo del
correzione, è coerente con questo quadro normativo che giudice né sulla sua decisione di interpretazione che, an-
anche la mera omissione del provvedimento di distrazio- che se errata, sia stata posta a fondamento della pronuncia
ne, assolutamente vincolato ed a priori sottratto a qual- finale sul thema decidendum.
siasi forma di valutazione, sia egualmente emendabile Successivamente (sent. 7945/2008) hanno introdotto
con il medesimo rimedio “impugnatorio” specifico della una variante qualitativa con riferimento a casi di errore
correzione della sentenza ai sensi dell’art. 287 ss. c.p.c. omissivo - quale quello di mancata liquidazione delle spe-
7. L’indirizzo non condiviso ha richiamato sistematica- se processuali - dichiarando esperibile la procedura cor-
mente il tenore letterale dell’art. 287 c.c., e la sua inter- rettiva a fronte della divergenza tra l’espressione usata dal
pretazione tradizionale,in forza della quale il procedi- giudice e quanto egli, pur nell’assenza di dirette risultan-
mento di correzione è invocabile quando sia necessario ze della sua volontà in tal senso, avrebbe comunque do-
ovviare ad un difetto di corrispondenza tra l’ideazione del vuto univocamente esprimere in forza di un obbligo nor-
giudice e la sua materiale rappresentazione grafica, chia- mativo. Ciò perché in siffatte ipotesi ricorre ugualmente
ramente rilevabile dal testo stesso del provvedimento la necessità e automaticità dell’intervento correttivo, di-
mediante il semplice confronto della parte del documen- retto a esplicitare un comando giudiziale “tradito” dalla
to che ne è inficiata con le considerazioni contenute in concreta realizzazione espressiva; e quello che si “rico-
motivazione, cagionato da mera svista o disattenzione struisce” non è la volontà “soggettiva” del giudice emer-
nella redazione del provvedimento e, come tale, percepi- gente dallo stesso atto, bensì la sua volontà “oggettiva”,
bile ictu oculi, senza che possa incidere sul contenuto con- da considerarsi (necessariamente) immanente nell’atto
cettuale e sostanziale della decisione: deve trattarsi, in- per dettato ordinamentale (Negli stessi termini Cass. civ.
somma, di un tipo di errore che esula sia da tutto ciò che 19229/2009).
attiene al processo formativo della volontà, sia da ciò che Applicando tale più moderna concezione dell’errore al-
investe il processo di manifestazione; sicché rimane spa- l’omessa pronuncia, in via esclusiva, sull’istanza di distra-
zio solo per quanto è casuale ed involontario o per quan- zione, non è dubbio che la stessa possa essere, in effetti,

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Giurisprudenza
Processo civile

ricondotta (e lo e pacificamente quando l’omissione in- della controversia, senza, in fondo, assumere una propria
vesta il solo dispositivo, mentre la concessione della di- autonomia formale. E d’altra parte, ricollegando l’omis-
strazione emerga dalla parte motiva) più ad una mancan- sione ad una mera disattenzione (e, quindi, ad un com-
za materiale che non ad un vizio di attività o di giudizio portamento involontario) anche sulla scorta del dato che
da parte del giudice (e, quindi, ad un errore percettivo di la concessione della distrazione, ricorrendo le suddette
quest’ultimo): proprio perché, in sostanza, la decisione condizioni, rimane sottratta, di regola, a qualunque forma
positiva sulla stessa è essenzialmente obbligata da parte di valutazione giudiziale, si rientra nell’ambito proprio
sua (a condizione, ovviamente, che il difensore abbia della configurazione dei presupposti di fatto che giustifi-
compiuto la dichiarazione di anticipazione e formulato la cano il ricorso al procedimento di correzione degli errori
correlata richiesta di distrazione) e la relativa declarato- e delle omissioni materiali.
ria necessariamente “accede” nel decisum complessivo ...Omissis....

L’OMESSA PRONUNCIA SULLA DISTRAZIONE DELLE SPESE


PUÒ ESSERE RECUPERATA CON IL PROCEDIMENTO
DI CORREZIONE
di Aldo Carrato

Con l’importante sentenza n. 16037 del 2010 le Sezioni Unite - risolvendo una rilevante questione che inte-
ressa, particolarmente, gli avvocati (i quali, spesso, chiedono la distrazione delle spese giudiziali diretta-
mente in loro favore quali anticipanti) - hanno superato il precedente orientamento prevalente che costrin-
geva i difensori nei cui confronti era stata omessa la pronuncia sulla invocata distrazione a dover proporre
l’impugnazione ordinaria per il riconoscimento di questo loro diritto, ritenendo, invece, l’ammissibilità del
semplice ricorso al procedimento di correzione, versandosi nell’ipotesi di una mera mancanza materiale.

La questione oggetto del contrasto rimesso della suddetta omissione si sarebbe dovuto ravvisare
alle Sezioni unite il tipico vizio riconducibile alla violazione dell’art.
Nella pregressa giurisprudenza di legittimità (per 112 c.p.c., come tale deducibile nelle forme delle
quanto evincibile anche dall’ordinanza interlocuto- impugnazioni ordinarie (in tal senso si ricordano,
ria n. 5007 del 2010 della I sezione civile in conse- quale precedente più datato, Cass., sez. II, n. 329 del
guenza della quale era intervenuta la rimessione alle 14 febbraio 1964 e, tra i precedenti più recenti,
Sezioni unite della questione decisa con la sentenza Cass., sez. II, n. 15745 del 3 luglio 2009);
in epigrafe) era controverso quale fosse il regime di – alla stregua di un successivo e più recente orienta-
impugnazione del vizio di omessa pronuncia da par- mento (anticipato, in tempi pregressi, da Cass., sez.
te del giudice di appello (così come dello stesso giu- II, ord. n. 591 dell’8 luglio 1983), invece, ritenendo-
dice di primo grado) sulla richiesta di distrazione si la configurabilità di una mera omissione materia-
delle spese avanzata ai sensi dell’art. 93 c.p.c., o, me- le, si sarebbe potuto legittimamente ricorrere al pro-
glio, era discusso, se configurandosi tale omissione, cedimento di correzione di cui ai citati artt. 287 e
si dovesse necessariamente ricorrere ai rimedi impu- 288 c.p.c. (si richiamano, in proposito, quali prece-
gnatori ordinari o se potesse ritenersi ammissibile il denti non massimati quelli di Cass. n. 11965 e n.
mero ricorso al procedimento di correzione discipli- 13982 del 2009, unitamente a quello riconducibile a
nato dagli artt. 287 e 288 del codice di rito. Cass. n. 14831 del 2010).
Nella motivazione della sentenza delle Sezioni unite
si è evidenziato che sulla questione si erano profila- La disciplina, in generale, della distrazione
ti, essenzialmente, due distinti orientamenti della delle spese in favore del difensore
giurisprudenza di legittimità (lasciando in disparte antistatario prevista dall’art. 93 del codice
un terzo orientamento intermedio che aveva ritenu- di rito
to ammissibili, in via alternativa, entrambi i rimedi, Prima di affrontare i termini propri della specifica
senza, però, basarlo su solide basi giuridiche): questione portata alla decisione delle Sezioni Unite
– ad avviso di un primo orientamento (assolutamen- è necessario esaminare gli aspetti fondamentali rela-
te maggioritario), nell’ipotesi della prospettazione tivi alla disciplina dell’istituto della distrazione del-

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Giurisprudenza
Processo civile

le spese in favore del procuratore anticipante, che Note:


trova il suo referente normativo nell’art. 93 del co- (1) Per un primo quadro giurisprudenziale generale, ancorché
dice di rito (1). non recente, v. M. Corradi, Le spese nel processo civile, II ed.,
Milano, 1991, 211-227.
Nella pratica processuale può avvenire che le spese
siano anticipate, anziché (come accade ordinaria- (2) È stato, anzi, precisato (cfr. Cass., sez. I, 30 marzo 2000, n.
3879, in Giust. civ. 2000, I, 2278) che l’istituto della distrazione
mente) dalla parte, dal suo difensore. In tal caso il delle spese processuali a favore del difensore antistatario ha ca-
citato art. 93 dispone che il difensore con procura è rattere generale e può, perciò, trovare applicazione non solo nei
legittimato a chiedere che il giudice, nella stessa procedimenti che si concludono con una sentenza di condanna
nei confronti della parte soccombente, secondo la letterale for-
sentenza (o, comunque, in un omologo provvedi- mulazione dell’art. 93 c.p.c., ma in qualsiasi procedimento che
mento di natura decisoria (2)) in cui condanna alle comporti l’attribuzione definitiva del carico delle spese giudiziali,
quale che sia il criterio al quale si informa la disciplina delle spe-
spese la controparte (sulla scorta, di regola, del pre- se anticipate dal difensore e degli onorari non riscossi; tale isti-
supposto della soccombenza di cui all’art. 91 c.p.c.), tuto opera, pertanto, anche nel processo di esecuzione, dove il
distragga in suo favore e degli altri difensori (che lo giudice, determinate le spese del processo esecutivo, deve di-
sporre il pagamento in favore del difensore del creditore che ab-
abbiano eventualmente affiancato nella difesa della bia dichiarato di averle anticipate.
medesima parte, qualora risultante vittoriosa) gli (3) La dichiarazione di distrazione ha ad oggetto, in effetti, sia le
onorari non riscossi e le spese che dichiara di avere spese anticipate ai sensi dell’art. 8, comma 1, del d. P.R. 30 mag-
anticipato (3). Come appare evidente (4), la do- gio 2020, n. 115 (già previste dall’abrogato art. 90 c.p.c.) per le
quali il cliente non abbia versato fondi (e non le spese ancora da
manda del difensore (costituito con procura (5)) è anticiparsi), includendovi, però, le spese relative all’espletamen-
proposta in via condizionata alla condanna della to di atti accessori, come la notificazione (v. Cass. 10 maggio
controparte a rimborsare le spese processuali (6). 1984, n. 2850), sia gli onorari per le attività processuali già svolte
(e non per quelle ancora da realizzare).
Peraltro, è opportuno sottolineare che, qualora sia
(4) Cfr., ad es., E. T. Liebman, Manuale di diritto processuale ci-
emesso il provvedimento di distrazione, non per vile - Principi, VI ed., a cura di V. Colesanti, E. Merlin, E.F. Ricci,
questo il difensore distrattario diviene creditore Milano, 2002, 120 .
esclusivo per le spese e i compensi riconosciuti nei (5) La legittimazione a chiedere la distrazione delle spese non
confronti della parte soccombente condannata al spetta, infatti, al difensore nei cui riguardi la procura sia stata re-
vocata o che abbia rinunciato al mandato: cfr. Cass. 29 agosto
loro pagamento. Infatti, anche dopo la disposta di- 1992, n. 9994, in Giur. it. 1993, I, 1, 2157.
strazione, il difensore conserva intatto il suo diritto
(6) Le condizioni per la distrazione sono, dunque, la soccom-
ad agire contro il proprio cliente per il recupero del- benza e la conseguente condanna della controparte al rimborso
le spese e il pagamento dei compensi, così come il delle spese e che il procuratore della parte vittoriosa dichiari di
cliente può, pagando il difensore, agire contro il soc- non avere ancora conseguito il rimborso di ciò che gli è stato at-
tribuito; da tanto la giurisprudenza (v. Cass. 29 agosto 1992, n.
combente in base allo stesso titolo originario costi- 9994, cit.) ne ha fatto conseguire che la rinuncia agli atti da par-
tuito dalla sentenza di condanna a carico della parte te dei soggetti del rapporto sostanziale dedotto in giudizio ed il
loro accordo in ordine alla compensazione delle spese precludo-
avversaria (e non, quindi, sulla scorta di un nuovo no al giudice la pronuncia sulla richiesta di distrazione delle stes-
titolo o di un titolo derivato dal difensore) (7). se.
In forza del provvedimento di distrazione, perciò, il (7) V., per questi importanti spunti, già S. Satta, Commentario al
debito del soccombente verso il procuratore dell’al- codice di procedura civile - I - Disposizioni generali, 1969, sub art.
tra parte si affianca, in via alternativa e nei limiti 93, 310. In giurisprudenza v. Cass. 19 ottobre 1988, n. 5678, e
Cass. 7 luglio 2000, n. 9097.
della somma liquidata dal giudice (8), a quello del
(8) In giurisprudenza (v. Cass. 19 novembre 1985, n. 5695) si è
cliente, rimanendo, altresì, integra la facoltà del anche rilevato che l’autonomia del credito del difensore rispetto
procuratore di rivolgersi a quest’ultimo anche per la a quello del cliente esclude che al difensore possa essere oppo-
parte del credito professionale che ecceda l’importo sto in compensazione dal soccombente il credito vantato verso
la parte vittoriosa.
quantificato dal giudice che sia stato corrisposto dal-
(9) V. la citata Cass. 7 luglio 2000, n. 9097, con la quale è stato ul-
la parte soccombente (9). In proposito, si osserva teriormente precisato che la parte costituitasi con difensore mu-
come la giurisprudenza abbia chiarito che, mentre la nito di procura non è legittimata ad impugnare la sentenza che
parte vittoriosa ha interesse a dolersi (con la specia- abbia rigettato ovvero omesso di esaminare l’istanza di distrazio-
ne delle spese e degli onorari formulata dal difensore (che è al ri-
le azione di revoca prevista dal comma 2 dello stesso guardo l’unico legittimato all’impugnazione) ma è legittimata a
art. 93 c.p.c. (10)) della violazione dell’obbligo del dolersi del provvedimento di distrazione per quanto concerne gli
giudice di liquidare le spese al difensore che abbia importi liquidati dal giudice, onde rimuovere il pregiudizio costi-
tuito dall’esposizione al rischio che il difensore distrattario nell’e-
chiesto la distrazione e dell’inadeguata liquidazione sercizio della facoltà di scelta attribuitagli, richieda a lui il paga-
di tali spese, essendo esposta al rischio che il difen- mento invece che alla parte soccombente.
sore ne richieda il pagamento ad essa invece che al- (10) Cfr. Cass. 19 ottobre 1988, n. 5678.
la parte soccombente (11), la parte soccombente (11) V. Cass. 6 marzo 1982, n. 1441 e Cass. 20 giugno 1989, n.
non ha interesse ad impugnare tale provvedimento, 2931.

Corriere giuridico 9/2010 1169


Giurisprudenza
Processo civile

in quanto esso incide sui rapporti tra detta parte vit- Note:
toriosa e il suo difensore (12). (12) Cfr., ad es., Cass. 21 ottobre 1994, n. 8658, e Cass. 30 mar-
Dalla descritta essenziale disciplina si evince come, zo 2005, n. 6740.
in sostanza (13), l’art. 93 c.p.c. individui un’eccezio- (13) Come evidenziato anche dalla uniforme dottrina: cfr., per
tutti, C. Mandrioli, Diritto processuale civile - I - Nozioni introdut-
ne alla regola generale secondo la quale il compenso tive e disposizioni generali, XX ed., Milano, 2009, 389.
al difensore è dovuto solo dal suo rappresentato o as- (14) La giurisprudenza della S.C. ha, peraltro, posto in luce che,
sistito salvo (se vittorioso) il diritto di quest’ultimo nel caso di riforma od annullamento, per profili non attinenti alla
al rimborso nei confronti della parte soccombente. distrazione, della sentenza che abbia disposto la distrazione in
favore del difensore della parte già vittoriosa, quest’ultimo è te-
La ragione fondante di tale eccezione - come posto nuto alla restituzione delle somme pagate a detto titolo (v. Cass.
in risalto anche dalle Sezioni unite - è rinvenibile 5 agosto 2005, n. 16597) ed è l’unico legittimato passivo rispet-
nell’opportunità della previsione di un sistema di to all’azione di ripetizione di indebito oggettivo proposto dalla
parte uscita vittoriosa dal giudizio di impugnazione, a vantaggio
maggiore garanzia in favore del difensore ai fini del della quale la restituzione di tali somme può essere disposta, ol-
conseguimento del suo compenso direttamente dal- tre che in giudizio autonomamente instaurato a tal fine, anche
la parte soccombente (senza, quindi, la necessità di dal giudice dell’impugnazione o, in caso di cassazione, dal giudi-
ce di rinvio, ai sensi dell’art. 389 c.p.c. (cfr. Cass. 19 agosto
dover compulsare il proprio cliente risultato vitto- 1999, n. 8781; Cass. 10 dicembre 2001, n. 15571, e Cass. 20
rioso), che conferisce allo stesso difensore, a cui sia settembre 2002, n. 13752).
appunto riconosciuta la distrazione, la titolarità di (15) V., in questo senso, già G. Chiovenda, La condanna alle spe-
una posizione giuridica soggettiva, autonoma e di- se giudiziali, Roma, 1935, 365 ss. I successivi orientamenti dot-
trinali che hanno maggiormente approfondito l’istituto della di-
stinta da quella occupata dal suo assistito (14), an- strazione (v. S. Satta, op. cit., 311 ss., nonché F. Cordopatri, vo-
corché limitatamente solo a questo aspetto (15). Al ce Spese giudiziali a) Diritto processuale civile, in Enc. dir., vol.
XLIII, 1990, 343-345) hanno, appunto, rimarcato come, a mente
riguardo, sull’assunto di tale limitazione, si è ritenu- dell’art. 93 c.p.c., il soccombente è tenuto direttamente e auto-
to pacificamente nella giurisprudenza di legittimità nomamente alla rifusione delle spese nei confronti del difensore
(16) che tale legittimazione poteva essere fatta vale- distrattario. Così anche il Mandrioli (op. ult. cit.) afferma che,
quando viene adottato il provvedimento di distrazione, il difen-
re in sede impugnatoria soltanto quando fosse sorte sore assume, sia pure limitatamente alla proposizione dell’istan-
controversia sulla distrazione. In ogni caso, a seguito za e a questo aspetto della pronuncia, una posizione autonoma
dell’adottata pronuncia di distrazione, resta preclusa che gli attribuisce una veste “assimilabile” a quella della parte,
mentre, per effetto della pronuncia, diviene creditore, oltre che
al difensore distrattario l’impugnazione - in proprio del cliente, anche della controparte soccombente.
e per il merito, quanto alla statuizione sulle spese - (16) Cfr., tra le tante, Cass. 3 novembre 1992, n. 11912, in Riv.
della sentenza che, rigettando la domanda della par- dir. proc. 1994, 316 ss., con nota critica di M. Giorgetti, In tema
te da lui rappresentata, abbia escluso, altresì, il suo di legittimazione ad impugnare del difensore distrattario; Cass.
19 agosto 2003, n. 12104; Cass. 17 giugno 2004, n. 11370;
diritto al rimborso delle spese processuali, o del capo Cass. 30 luglio 2004, n. 14637; Cass. 20 gennaio 2005, n. 20321,
di pronuncia relativo all’entità della liquidazione, e Cass. 6 marzo 2006, n. 4792.
spettando tale potere di impugnazione (come anche (17) Parallelamente, l’impugnazione che investa il “quantum”
nell’eventualità della compensazione delle spese delle spese, liquidate in favore della parte vittoriosa, va proposta
nei confronti di quest’ultima anche se le spese stesse siano sta-
giudiziali) solo alla parte rappresentata (17). te distratte al procuratore antistatario.
Alla stregua di tale ricostruzione di massima la pre- (18) Cfr., per tutte, Cass. 11 gennaio 1986, n. 140, in Giur. it.
valente giurisprudenza di legittimità (18) ha, in de- 1987, I, 1, 1108 e segg., con nota di D. Spiazzi; Cass. 30 gennaio
finitiva, inteso chiarire che la domanda di distrazio- 1995, n. 1085, e Cass. 19 agosto 2003, n. 12104.

ne non instaura un procedimento incidentale, per (19) Per una critica ragionata su tale definizione v. D. Spiazzi, Cas-
sazione con rinvio della sentenza, obbligo conseguente del difen-
quanto con essa il difensore faccia valere un diritto sore distrattario di restituire le somme versate dalla parte soc-
proprio ed autonomo rispetto all’oggetto del proces- combente, e diritto di tale parte di chiedergli la restituzione nel
giudizio di rinvio, in nota ult. cit. a Cass. 11 gennaio 1986, n. 140,
so, dal cui esito è, comunque, condizionato (poiché il quale rileva che l’istituto della distrazione delle spese in favore
tale diritto potrà essergli riconosciuto solo in caso di del procuratore antistatario realizza, piuttosto, un fenomeno di
accoglimento della domanda della parte rappresen- sostituzione del creditore che avviene con una cessione - neces-
saria - del diritto di credito attuata mediante sentenza del giudice.
tata e di condanna alle spese della parte avversa); si
(20) Di recente Cass. 15 aprile 2010, n. 9062, ha specificato che l’i-
è, perciò, sostenuto che, in effetti, il difensore che stanza di distrazione delle spese da parte del difensore non è ri-
abbia richiesto la distrazione delle spese in suo favo- volta “contro” l’altra parte e non introduce, dunque, una nuova do-
re partecipa, di norma, al processo soltanto come manda nel giudizio, perché non ha fondamento in un rapporto di
diritto sostanziale connesso a quello da cui trae origine la doman-
adiectus solutionis causa, (19) senza acquisire la qua- da principale, con la conseguenza che non sono applicabili le nor-
lità di parte (20), salvo che nelle ipotesi e nei limiti me processuali sui rapporti dipendenti e che l’impugnazione della
già accennati in cui venga ad insorgere controversia sentenza non deve essere rivolta anche contro il difensore distrat-
tario, benché il capo della sentenza reso sull’istanza di distrazione
sulla distrazione (per via del rigetto della inerente sia destinato a cadere nello stesso modo in cui cade quello sulle
istanza o nell’ipotesi di omessa pronuncia o conte- spese reso nell’ambito dell’unico rapporto processuale.

1170 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Processo civile

stazione sul diritto alla distrazione). È stato, inoltre, come un autonomo provvedimento formalmente
evidenziato che, in virtù della pronuncia di distra- cumulato con questa.
zione, nasce direttamente in favore del difensore un È importante, altresì, sottolineare che - secondo gli
diritto di credito nei confronti della parte soccom- orientamenti scientifici univoci - la pronuncia sulla
bente (21), rimanendo, in ogni caso, escluso che il distrazione non può essere emessa d’ufficio e, di con-
difensore distrattario possa impugnare in proprio la seguenza, non può essere emanata in appello anche
sentenza per il merito o per omessa ed erronea pro- con riferimento alle spese di primo grado, se in quel
nuncia sulle spese. Conseguentemente, così come la grado non fu proposta la relativa istanza. In altri ter-
parte condannata nelle spese non è legittimata ad mini il riconoscimento della distrazione presuppone
impugnare il provvedimento di distrazione e, quin- sempre la richiesta da parte del difensore munito di
di, la sentenza che la concede, non avendo interesse procura, anche se tale istanza non deve rivestire par-
a contrastare il provvedimento, poiché il pagamen- ticolari formalità: essa, infatti, è qualificabile (25)
to effettuato al difensore distrattario produce effetto come una semplice istanza, assolutamente autono-
liberatorio come quello eseguito a favore della parte ma rispetto all’oggetto del giudizio, e può essere co-
vittoriosa, correlativamente, la parte vittoriosa non me tale (non essendo, invero, riconducibile al rango
è legittimata ad impugnare nei modi ordinari la sen- di domanda in senso proprio) proposta in qualunque
tenza (o il provvedimento equiparabile) per il capo momento (26), anche oralmente all’udienza di di-
relativo alla distrazione disposta a vantaggio del pro- scussione della causa (cui deve conseguire la sua ver-
prio difensore potendosi avvalere unicamente della balizzazione) od essere formulata anche in sede di
speciale azione di revoca prevista dal 2° comma del- precisazione delle conclusioni o, addirittura, nella
l’art. 93 del codice di rito. comparsa conclusionale (27), con ciò risultando di-
La stessa giurisprudenza di legittimità (22) - come mostrato (come evidenziano le stesse Sezioni unite)
puntualmente ribadito nella sentenza delle Sezioni che la proposizione di detta istanza - proprio per la
Unite - ha, altresì, sottolineato che la dichiarazione sua natura e per la finalità tutelata direttamente dal-
di avere anticipato le spese e non riscosso gli onora-
l’art. 93 c.p.c. - sfugge all’applicazione di un regime
ri è, di regola, vincolante per il giudice (al quale non
processuale di tipo preclusivo (e, quindi, decaden-
spetta alcun margine di sindacato sulla stessa), tan-
ziale). L’istanza, perciò, libera da vincoli di forma
to che il difensore non ha l’onere di provare il fatto
costitutivo della propria pretesa, pur non dovendosi
Note:
trascurare che, anche se la sua istanza di distrazione
(21) Equiparabile, sul piano degli effetti, ad una sorta di assegna-
è stata accolta, egli conserva la facoltà di pretendere zione pro solvendo.
il rimborso alternativamente dal soccombente e dal (22) V., ancora, Cass. 11 gennaio 1986, n. 140, cit., e, da ultimo,
cliente ed anche di far valere il proprio diritto nei Cass. 1° ottobre 2009, n. 21070.
confronti di entrambi, in caso di soccombenza par- (23) Che, sotto questo profilo, viene equiparato da un incisivo
ziale orientamento teorico (v. E.T. Liebman, op. cit.,120) ad una sorta
di “intervento” mediante il quale lo stesso difensore diviene,
La natura giuridica del provvedimento quasi occasionalmente, parte del processo ai limitati effetti della
stessa domanda di distrazione.
di distrazione e il relativo regime di tutela
(24) Cfr., ancora, S. Satta, op. cit., 311 ss.
processuale avverso l’omessa pronuncia
(25) V., sempre, S. Satta, op. cit., 312-313.
La distrazione delle spese in favore del difensore (26) La dottrina più accorta (v., ancora, S. Satta, op. ult. cit.) rile-
(23) comporta, come visto, la sostituzione del difen- va, al riguardo, che, poiché l’art. 93 c.p.c. sancisce che la do-
sore al cliente nel diritto di credito al pagamento manda ha per oggetto la distrazione delle spese nella stessa
sentenza in cui ha luogo la condanna, si deve ritenere che essa
delle spese processuali e dei compensi professionali non può in alcun modo essere proposta successivamente alla
nei confronti della controparte soccombente che gli sentenza stessa, e in modo autonomo rispetto al processo con-
cluso. Dopo la condanna senza distrazione il credito del difenso-
deriva dalla già pronunciata condanna di quest’ulti- re deve essere fatto valere nei modi ordinari.
ma parte. La migliore dottrina processualistica (24) (27) V. Cass., sez. III, 17 febbraio 1994, n. 1526; Cass., sez. III,
(richiamata anche nella sentenza delle Sezioni uni- 25 febbraio 2002, n. 2736 (in Giur. it. 2002, 2049) e, da ultimo,
te) ricorda che la distrazione ha una sua autonomia Cass., sez. III, 12 gennaio 2006, n. 412. La citata Cass. n. 2736
del 2002 ha anche precisato che l’istanza può essere formulata
processuale rispetto al giudizio in corso e alla con- per la prima volta anche in appello, non operando al riguardo, in
danna alle spese (anche se in tali aspetti trova il suo relazione ad essa, il divieto di ius novorum, sancito dall’art. 345
presupposto) e che il relativo provvedimento di di- c.p.c., perché tale norma, mirando al rispetto del principio del
doppio grado di giurisdizione, si riferisce alle domande delle par-
strazione non può considerarsi, in senso stretto, co- ti sulle quali il giudice non può decidere senza la preventiva in-
me una statuizione della sentenza, quanto, piuttosto, staurazione del contraddittorio.

Corriere giuridico 9/2010 1171


Giurisprudenza
Processo civile

(non essendo, invero, nemmeno necessario ricorre- mente, ripreso), che non ravvisava nell’omissione
re all’uso di formule sacramentali) e di termini, pre- della pronuncia sulla distrazione un errore propria-
suppone la dichiarazione del difensore distrattario di mente percettivo afferente l’oggetto del giudizio (e,
non aver riscosso gli onorari (e i diritti) e di aver an- quindi, in fondo, estraneo al “decisum”), ma una
ticipato le spese e, in proposito, la giurisprudenza mera mancanza materiale legittimante il ricorso alla
(28) ha pure precisato che tale dichiarazione può procedura, più snella ed immediata, di correzione
anche essere ritenuta implicita nell’istanza di distra- contemplata dagli artt. 287-288 del codice di rito.
zione avanzata dal difensore legittimato. In particolare, alla stregua dell’indirizzo maggiorita-
Proprio in virtù delle illustrate caratteristiche la dot- rio (a partire, almeno, da Cass., sez. 1, 14 febbraio
trina prevalente rileva che il distrattario non è grava- 1964, n. 329, e fino a giungere a Cass., sez. 2, 3 luglio
to dall’onere della prova relativa alle dichiarazioni 2009, n. 15745), si sosteneva, quasi in modo tralati-
operate sulla cui veridicità il giudice non può sinda- cio, che in caso di omessa pronuncia sull’istanza di
care (salva l’ipotesi di frode). In altre parole la dichia- distrazione delle spese avanzata dal difensore, non
razione di anticipazione compiuta dal difensore con era configurabile la fattispecie dell’errore materiale
procura è da ritenersi vincolante per il giudice, né può della sentenza, emendabile mediante un provvedi-
dar luogo, in sede di condanna alle spese, ad alcuna mento di rettificazione, verificandosi, invece, un ve-
contestazione sul punto, sia da parte del cliente che ro e proprio vizio della pronuncia, in violazione del
dell’avversario, trattandosi di un privilegio del difen- disposto dell’art. 112 c.p.c., in relazione all’art. 93
sore, la cui giustificazione e la cui tutela vengono rin- stesso codice, suscettibile di doglianza dinanzi al giu-
venute dall’ordinamento nella funzione alla quale dice del grado successivo per effetto dell’impugna-
egli adempie. Del resto, anche la giurisprudenza di le- zione, “in parte qua”, della sentenza viziata. A tal
gittimità (29) (come già ricordato), pure in tempi proposito si rilevava, in special modo (32), che la
molto recenti (30), aveva già ribadito che il difensore procedura di correzione della sentenza non era espe-
munito di procura, il quale chieda la distrazione, a ribile nell’ipotesi in cui il giudice, pur in presenza di
proprio favore, delle spese di giudizio e degli onorari, domanda di distrazione, avesse liquidato le spese in
dichiarando di avere anticipato le prime e di non aver favore della parte invece che del difensore, in quan-
ricevuto i secondi, agisce per un diritto proprio e au- to l’accoglimento della domanda non era automati-
tonomo, con la conseguenza che il credito sorge di- co, ma richiedeva l’accertamento del requisito del-
rettamente a favore del difensore nei confronti del l’anticipazione posto dall’art. 93 c.p.c., correlandovi
soccombente e che per disporre la distrazione è suffi- l’ulteriore principio (33) secondo il quale il difenso-
ciente la sua dichiarazione, senza alcun margine di re munito di procura, il quale aveva chiesto, ai sensi
sindacato sulla rispondenza al vero della stessa. dell’art. 93 c.p.c., la distrazione, a proprio favore,
delle spese di giudizio e degli onorari, era titolare di
Gli orientamenti principali un diritto proprio ed autonomo nei confronti della
della giurisprudenza di legittimità
sulle questioni oggetto di contrasto
Note:
Come già evincibile dai termini della ordinanza in- (28) Cfr. Cass., sez. III, 6 aprile 2006, n. 8085. In dottrina nello
terlocutoria di sollecitazione della questione all’esa- stesso senso v., già, E. Grasso, Della responsabilità delle parti,
me delle Sezioni unite (e come da queste ultime ri- sub art. 93 c.p.c., in Commentario del codice di procedura civile
diretto da E. Allorio, Torino, 1973, I, 2, 1015.
cordato), nel panorama della giurisprudenza di legit-
(29) V. Cass., sez. I, 5 agosto 1981, n. 4889.
timità risultava controversa l’individuazione del ri-
medio di tutela processuale azionabile nel caso di (30) Cfr. Cass., sez. III, 1° ottobre 2009, n. 21070.
omessa pronuncia da parte del giudice sull’istanza (31) In proposito si osserva che il terzo orientamento (riconduci-
bile, essenzialmente, a Cass., sez. I, 30 marzo 2009, n. 7692;
del difensore di distrazione delle spese (qualora, na- Cass., sez. I, 14 maggio 2009, n. 11265; Cass., sez. I, 16 giugno
turalmente, ne fossero sussistite le indicate condizio- 2009, n. 13982, peraltro non ufficialmente massimate), di tipo in-
ni e il procuratore ne avesse fatto univoca richiesta). termedio o misto, secondo cui sarebbero stati proponibili sia il ri-
corso ordinario per cassazione ex art. 360 n. 4) c.p.c. (per viola-
Gli orientamenti essenziali erano, in sostanza, ridu- zione dell’art. 112 c.p.c.) che il rimedio del procedimento di cor-
cibili a due (31): l’uno, certamente prevalente, pro- rezione degli errori materiali avverso la sentenza di appello priva
della richiesta pronuncia sulla distrazione, non sembrava poter
pendeva per la necessità della formulazione dell’im- avere una sua specifica autonomia, perché non poggiava su ba-
pugnazione ordinaria sul presupposto che si versasse si giuridiche e scientifiche univoche e solide, fondandosi, piutto-
nell’ipotesi di un’omessa pronuncia sussumibile nel sto, su un principio di opportunità.
vizio della violazione riconducibile al disposto del- (32) Cfr. Cass., sez. III, 17 maggio 2002, n. 7293 (ord).
l’art. 112 c.p.c.; l’altro, meno diffuso (ma, recente- (33) V., di recente, Cass., sez. 1, 24 settembre 2009, n. 20547.

1172 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Processo civile

parte soccombente, con la conseguenza che, qualora centi) che avevano, invece, affrontato più argomen-
il giudice avesse omesso di provvedere sulla richiesta tatamente la problematica in discorso.
del difensore, come prescritto dalla citata norma, Partendo dal presupposto che l’art. 93 c.p.c. non
quest’ultimo era legittimato a proporre appello o ri- contiene alcuna espressa disciplina sulla tutela del
corso per cassazione (a seconda dei casi) nei con- difensore nell’eventualità dell’omessa pronuncia
fronti della parte soccombente, che era legittimata sull’istanza di distrazione, anche gli orientamenti
passivamente nel giudizio relativo alla mancata di- dottrinali principali si erano divisi tra la tesi della
strazione. necessità dell’impugnabilità con i rimedi ordinari e
Alla stregua dell’orientamento minoritario (34) si quella della sufficienza e correlata legittimità del ri-
sosteneva, invece, che costituiva errore materiale, corso al procedimento di correzione di cui agli artt.
come tale emendabile con la procedura di correzio- 287 e 288 del codice di rito (37).
ne ex artt. 287-288 c.p.c., l’omissione del provvedi- Gli orientamenti dottrinali prevalenti avevano ade-
mento di distrazione delle spese processuali a favore rito alla tesi giurisprudenziale maggioritaria sul pre-
del difensore della parte vittoriosa, poiché questo supposto che il procuratore, facendo valere con l’i-
avrebbe dovuto essere emesso dal giudice, senza al- stanza di distrazione un diritto soggettivo autonomo,
cuna possibilità di sindacato, sul solo presupposto ancorché indissolubilmente legato alla sentenza che
dell’istanza del difensore, accompagnata dalla di- contiene la condanna alle spese nei confronti della
chiarazione di non aver riscosso gli onorari e di aver controparte, acquisisce la qualità di parte, anche se
anticipato le spese, sicché la sua mancata pronuncia la stessa è “rigorosamente limitata all’ambito del suo
era ricollegabile ad una mera svista. interesse giuridicamente riconosciuto alle spese pro-
In ogni caso bisogna sottolineare che, se su tale cessuali, né da tale ambito può sconfinare in nessun
aspetto era insorto l’evidenziato contrasto, non caso” (38). Conseguentemente, il suddetto procura-
sussisteva, invece, alcun dubbio sulla indispensabi-
lità del ricorso ai rimedi impugnatori ordinari con Note:
riferimento all’omessa pronuncia circa la statuizio- (34) Tra le sentenze ufficialmente massimate si rinviene solo
ne, in senso stretto, sulle spese processuali, dal mo- Cass., sez. II, ord. 8 luglio 1983, n. 591, edita in Foro it. 1984, I,
mento che, in tal caso, è pacifico (35) che tale di- 191. Numerose, invece, sono state le sentenze, anche recenti
ma non massimate, mediante le quali o si è applicata acritica-
fetto provvedimentale è ricollegabile alla violazio- mente la procedura di correzione o si è ritenuto convintamente
ne del disposto dell’art. 112 c.p.c. . In proposito la percorribile tale procedimento in virtù della considerata connota-
giurisprudenza ha, infatti, affermato che la manca- zione di mero errore materiale dell’omessa pronuncia di distra-
zione (v., ad es., da ultimo, Cass., sez. I, ord. 27 febbraio 2009,
ta statuizione sulle spese del giudizio integra una n. 4904).
vera e propria omissione di carattere concettuale e (35) Cfr., ad es., Cass., sez. V, 23 giugno 2005, n. 13513, e Cass.,
sostanziale e costituisce un vizio della sentenza, sez. III, 11 gennaio 2006, n. 255. Nello stesso senso, in prece-
stante la mancanza di qualsiasi decisione da parte denza, v. Cass., sez. un., 19 febbraio 1957, n. 592, in Foro it.
1957, I, 1004, con nota di A. Chicco, e Cass., sez. II, ord. 8 gen-
del giudice in ordine ad una domanda che è stata naio 1979, n. 4, ivi, 1979, I, 2708.
ritualmente proposta e che richiede, pertanto, una (36) Cfr., in proposito, F. Cordopatri, op. cit., in Enc. Dir., 1990,
pronuncia di accoglimento o di rigetto, con la con- 345; L. Montesano - G. Arieta, Trattato di diritto processuale ci-
seguenza che l’omessa pronuncia sulle spese in un vile - 1. Principi generali. Rito ordinario di cognizione, tomo I, Pa-
dova, 2001, 585-586;C. Mandrioli, op. cit., 390, nota 42 (il quale
provvedimento a contenuto decisorio che defini- aveva rilevato che “sembra più conforme al sistema attribuire
sce il giudizio non costituisce mero errore materia- sempre la qualità di parte al distrattario per effetto dell’istanza,
col conseguente potere di impugnazione, la quale impugnazione
le emendabile con la speciale procedura di corre- può essere proposta anche avverso l’omissione di pronuncia sul-
zione prevista dagli artt. 287 e ss. c.p.c., ma vizio di la distrazione”), nonché G. Balena, Elementi di diritto proces-
omessa pronuncia da farsi valere solo con i mezzi suale civile, vol. I - i principi, IV ed., Bari, 2007, 301-302 (il quale
aveva sottolineato che “l’unica ipotesi in cui l’impugnazione è
d’impugnazione. consentita al difensore è quella in cui il giudice, pur pronuncian-
do condanna in favore della domanda della parte patrocinata dal
Le posizioni principali della dottrina difensore istante, non abbia accolto la domanda di distrazione”).
sulla medesima questione (37) Isolata è rimasta l’opinione di F. Carnelutti, Distrazione delle
spese, in Riv. dir. proc. civ. 1936, I,163, secondo la quale il di-
Nel generale panorama delle opinioni scientifiche fensore, non essendo parte del processo (ed agendo in nome
che si erano occupate della questione in oggetto si della parte rappresentata), avrebbe avuto, quale esclusivo suo
poteva notare che, accanto alla prospettazione di mezzo di tutela, il rimedio dell’opposizione di terzo.
posizioni sostanzialmente generiche o riproduttive (38) Cfr., in questi termini, ad es., De Stefano, La distrazione del-
le spese, Milano, 1957, 106 ss.; nello stesso v., anche, D’Ono-
del filone giurisprudenziale maggioritario (36), se ne frio, Commento al codice di procedura civile, I, Torino, 1959,
erano profilate altre (soprattutto in tempi meno re- 160.

Corriere giuridico 9/2010 1173


Giurisprudenza
Processo civile

tore, assumente la veste di parte in proprio, avendo incidentale e che non gli consente di instaurare al-
interesse al solo provvedimento di distrazione, che cun contraddittorio con la controparte. Del resto -
non è soddisfatto se il giudice rigetta la sua richiesta avevano posto in risalto questi stessi autori - la pos-
(rilevandone l’insussistenza delle condizioni) ovve- sibilità di riconoscere al difensore distrattario la fa-
ro omette addirittura di pronunciare sul punto (mal- coltà di avvalersi dei mezzi di impugnazione ordina-
grado la rituale proposizione dell’inerente istanza), ria è da escludersi anche sulla base del rilievo che il
si sarebbe dovuto considerare legittimato alla propo- provvedimento sulla distrazione è autonomo rispet-
sizione delle impugnazioni ordinarie, che, però, non to alla pronuncia sul merito, sicché non avrebbe
avrebbero potuto investire i rapporti tra le parti né senso estendere al primo i mezzi di reazione proces-
la quantificazione delle spese. suale che la legge riconosce contro la seconda. Inol-
Già un acuto processualcivilista (39), tuttavia, am- tre, lo stesso orientamento dottrinale aveva rilevato
moniva che meritava attenzione la tesi (perorata da che la qualità di parte viene attribuita al difensore
altro autore (40)) che voleva assoggettare anche le distrattario solo per la necessità di individuare un ri-
suddette due ipotesi (della reiezione dell’istanza di medio esperibile nei casi di omessa pronuncia sul
distrazione o dell’omessa pronuncia sulla stessa) alla punto e che, di conseguenza, la questione se il difen-
procedura di correzione di errori materiali, cui fa ri- sore con la formulazione della domanda di distrazio-
chiamo l’art. 93, comma 2, c.p.c., stante l’identità di ne diviene parte del processo pendente non ha alcu-
oggetto (riconducibile all’incidenza del rapporto na rilevanza perché il difensore esaurisce ogni atti-
cliente-patrono sul rapporto tra le parti in ordine al- vità con la proposizione dell’istanza. Ne conseguiva
la responsabilità), che lega le menzionate ipotesi al- - secondo questo indirizzo teorico - che il mezzo ade-
la specie direttamente prevista dall’indicato comma guato con cui il difensore distrattario poteva far va-
2 dell’art. 93. lere eventuali doglianze relative al suo diritto al rim-
Già altro illustre studioso (41) aveva, in precedenza, borso delle spese era da individuarsi nel procedi-
sostenuto quest’ultima opinione, asserendo che, al mento di correzione delle sentenze.
di là della particolare impugnazione prevista dal ci- Di contro si era, tuttavia, rilevato (42) che la sud-
tato comma 2 dell’art. 93 del codice di rito diretta detta ricostruzione obbligava a riconoscere, in ogni
all’ottenimento della revoca della disposta distrazio- caso, al difensore il potere di avvalersi dei mezzi di
ne da parte del cliente nei confronti del proprio pro- impugnazione ordinaria, nell’ipotesi in cui quest’ul-
curatore (ancorché conformata, sul piano proces- timo non si fosse ritenuto soddisfatto del provvedi-
suale, secondo il procedimento di correzione degli mento “corretto” e avesse deciso di proporre ulterio-
errori materiali), non era configurabile alcun’altra ri gravami: infatti, anche in questo caso, avrebbe
impugnazione né da parte del difensore né da parte trovato applicazione il comma 4 dell’art. 288 c.p.c.
del cliente. In particolare, tale autore aveva eviden- (che, appunto, stabilisce che “le sentenze possono
ziato che era da escludersi che potesse proporre ap- essere impugnate relativamente alle parti corrette
pello il cliente perché egli non aveva interessi da far nel termine ordinario decorrente dal giorno in cui è
valere, all’infuori di quelli derivanti dall’aver già pa- stata notificata l’ordinanza di correzione”). L’opinio-
gato i compensi e le spese al proprio difensore, così ne scientifica più vicina all’orientamento giurispru-
come era escluso che tale impugnazione potesse for- denziale assolutamente prevalente aveva, altresì, ri-
mularla il difensore contro la negata distrazione, levato che la tesi contraria avrebbe comportato
«perché la distrazione deve essere concessa in ogni un’impropria estensione del campo di applicazione
caso sulla semplice dichiarazione del difensore stes- dell’istituto della correzione, che riguarda piuttosto
so, e quindi la negazione si risolve in una vera e pro- le ipotesi in cui il giudice “sia incorso in omissioni o
pria omissione che se mai dà luogo a correzione». in errori materiali o di calcolo” (come recita testual-
In sostanza, gli autori contrari all’attribuzione del di- mente l’art. 287 c.p.c.) e non il caso in cui sia sorta
ritto alla proposizione dell’impugnazione ordinaria
in capo al difensore avverso l’omessa pronuncia sul- Note:
la richiesta di distrazione avevano rilevato che non (39) V. Andrioli, in Diritto processuale civile, vol. I, Napoli, 1979,
436 e già favorevole alla tesi della legittimazione del procuratore
era sufficiente qualificare il procuratore come parte alla formulazione delle impugnazioni ordinarie in Commento al
per attribuirgli il suddetto potere che non si poteva codice di procedura civile, I, Napoli, 1957, 263.
desumere né dallo stesso art. 93 c.p.c. né da nes- (40) Grasso, in Della responsabilità delle parti, cit., 1017 ss.
sun’altra norma positiva: come già si è rilevato, in- (41) Satta, in op. cit., 313 ss.
fatti, il difensore si limita a proporre un’istanza che (42) V. D. Spiazzi, in nota cit. a Cass. 11 gennaio 1986, n. 140,
non determina l’insorgenza di alcun procedimento edita in Giur. it. 1987, I, 1, 1108 ss.

1174 Corriere giuridico 9/2010


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Processo civile

contestazione su un intero capo di provvedimento, o stanziale azionata nel processo. Di contro, si rileva
si sia verificata un’omissione di pronuncia su una nella costante giurisprudenza (44) (richiamata an-
domanda autonoma. che dalle Sezioni unite) che può farsi luogo al pro-
cedimento di correzione di cui agli artt. 287 e 288
Sintesi dei profili problematici c.p.c. allorquando sia necessario ovviare ad un difet-
sulla questione sottoposta all’esame to di corrispondenza tra l’ideazione del giudice e la
delle Sezioni Unite sua materiale rappresentazione grafica, chiaramente
Come può desumersi dagli aspetti ricostruttivi delle rilevabile dal testo stesso del provvedimento me-
due tesi contrapposte la divaricazione che veniva a diante il semplice confronto della parte del docu-
conseguirne sul piano delle soluzioni prospettate di- mento che ne è inficiata con le considerazioni con-
scendeva dalla valutazione di una serie di profili pre- tenute in motivazione, cagionato da mera svista o
giudiziali che rispettivamente le condizionavano. disattenzione nella redazione del provvedimento e,
Così, in sintesi, se si fosse ritenuto che il giudice era come tale, percepibile ictu oculi, senza che possa in-
vincolato dalla proposizione dell’istanza, e, quindi, cidere sul contenuto concettuale e sostanziale della
che il provvedimento di distrazione dovesse essere decisione. Deve trattarsi, insomma, secondo la mi-
emesso senza alcuna possibilità di sindacato, sul solo gliore dottrina (45), di un tipo di errore che esula sia
presupposto dell’istanza del difensore, accompagna- da tutto ciò che attiene al processo formativo della
ta dalla dichiarazione di non aver riscosso gli onora- volontà, sia da ciò che investe il processo di manife-
ri e di aver anticipato le spese, ne sarebbe dovuta di- stazione, “sicché rimane spazio solo per quanto è in-
scendere la sostenibilità della tesi che l’omissione volontario o per quanto si riferisce ad elementi che
integrava un mero errore materiale, emendabile con a priori sono sottratti a qualunque forma di valuta-
la correzione della sentenza (o altro provvedimento zione”.
omologo) ai sensi dell’art. 287 c.p.c., con l’adozione In sostanza, la correzione ha la funzione di ripristi-
del procedimento previsto dalla norma successiva. nare la corrispondenza tra quanto il provvedimento
Se, viceversa, si fosse reputato che la pronuncia sul- ha inteso dichiarare e quanto ha formalmente di-
la richiesta di distrazione era discrezionale e doveva chiarato, a causa proprio dell’errore o dell’omissio-
poggiare sulla verifica dell’attestata anticipazione, ne, e non di porre rimedio ad un vizio di formazione
così implicando la proposizione di una vera e propria della volontà del giudice, funzione alla quale sono
domanda che avrebbe dovuto trovare risposta in un deputati i mezzi di impugnazione in senso proprio.
capo della decisione da considerarsi autonomo, ne Alla stregua di questa distinzione generale la giuri-
sarebbe dovuta conseguire - sul presupposto della sprudenza di legittimità più recente (46) ha, ad
configurabilità della violazione del disposto di cui
all’art. 112 c.p.c. - la sostenibilità della possibilità Note:
per il difensore di impugnare con gli ordinari mezzi (43) Parte della dottrina (cfr. M. Giorgetti, in nota cit. a Cass. 3
di impugnazione la sentenza che ometteva di pro- novembre 1992, n. 11912, in Riv. dir. proc. 1994, 316 ss.), rime-
nunciare sulla relativa richiesta formalmente avan- ditando l’orientamento della Corte di cassazione che legittimava
il difensore distrattario ad impugnare la sentenza solo in caso di
zata, conferendo al difensore stesso la qualità di par- omessa pronuncia sul’istanza di distrazione, si era spinta oltre fi-
te (ancorché sopravvenuta) in senso proprio (43). no a ritenere configurabile la legittimazione del distrattario al-
Da un punto di vista generale deve, peraltro, ricor- l’impugnazione anche per la contestazione dell’erronea liquida-
zione delle spese giudiziali, sul rilievo che la soluzione della giu-
darsi che il vizio di omessa pronuncia che implichi risprudenza avrebbe determinato un’inaccettabile contradditto-
violazione dell’art. 112 c.p.c. (in relazione al quale rietà dell’acquisizione della qualità di parte legata esclusivamen-
la giurisprudenza di legittimità impone un rigoroso te alla proposizione dell’impugnazione, negando, al tempo stes-
so, la giusta tutela del diritto al rimborso per il difensore.
rispetto del requisito dell’autosufficienza del ricorso
(44) Cfr., ad es., Cass. 25 gennaio 2000, n. 816, in Giur. it. 2000,
e la Corte di cassazione è legittimata a procedere in 2273, con nota di Vanz; Cass. 11 aprile 2002, n. 5196; Cass. 30
piena autonoma all’esame diretto degli atti proces- agosto 2004, n. 17392 e Cass. 9 settembre 2005, n. 17977.
suali) si configura e rileva - allo scopo di legittimare (45) V., per tutti, Tombari, Contributo alla dottrina della correzio-
la proposizione dell’impugnazione ordinaria - qualo- ne delle sentenze, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1961, 568 ss., spec.
589.
ra il giudice del merito abbia, nella valutazione mo-
(46) Cfr. Cass., sez. I, 4 settembre 2009, n. 19229 (con riguardo
tivazionale delle pretese avanzate in giudizio dalle ad un caso di specie in cui il giudice aveva liquidato le spese e i
parti, mancato di provvedere in tutto o in parte su diritti di procuratore, omettendo gli onorari, dopo aver affermato
una o più domande legittimamente formulate dalle in motivazione che le spese dovevano seguire la soccombenza).
Del resto, bisogna ricordare che la pregressa giurisprudenza di
parti medesime attinenti all’oggetto del contendere legittimità (v., per tutte, Cass., sez. 2, 23 novembre 1999, n.
dedotto ai fini del soddisfacimento della tutela so- (segue)

Corriere giuridico 9/2010 1175


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Processo civile

esempio, statuito che la mancata liquidazione, nella se pronunziato sull’istanza o l’avesse respinta. In al-
sentenza, degli onorari di avvocato costituisce un er- tri termini, secondo l’interpretazione giurispruden-
rore materiale che può essere corretto con il proce- ziale predominante, il difensore non sarebbe diven-
dimento di correzione di cui agli artt. 287 e seguen- tato parte del processo pendente con la semplice
ti c.p.c., in quanto l’omissione riscontrata riguarda proposizione della domanda di distrazione, ma
una statuizione di natura accessoria e a contenuto avrebbe acquistato tale qualità solo se, in caso di ri-
normativamente obbligato, che richiede al giudice getto della sua istanza, o di omissione sulla stessa,
una mera operazione tecnico-esecutiva, da svolgersi avesse deciso di impugnare in via ordinaria il prov-
sulla base di presupposti e parametri oggettivi. vedimento, giustificandosi tale ricostruzione sulla
Come è stato possibile ricavare dalle complessive ar- scorta del rilievo della necessità di attribuire al di-
gomentazioni portate a supporto delle due eviden- fensore degli adeguati mezzi di tutela del suo diritto
ziate tesi, al fine di giungere alla soluzione preferibi- di credito derivante dalla distrazione. Tuttavia, la
le e più plausibile che consentisse di superare il con- predominante dottrina (47) aveva criticato tale
trasto emerso all’interno delle sezioni semplici risul- orientamento, evidenziando che dall’argomento se-
tava necessario porre riferimento all’individuazione condo cui il difensore acquista la qualità di parte so-
del rimedio che si profilava più consono, sul piano lo nel momento in cui impugna la sentenza discen-
sistematico ed in funzione del soddisfacimento del- derebbe l’inaccettabile corollario che il difensore di-
l’interesse concreto del difensore distrattario, alla venterebbe parte perché propone l’impugnativa,
tutela della posizione di quest’ultimo, anche tenen- mentre è risaputo che, in generale, sono legittimati
do conto della salvaguardia del generale interesse a a proporre mezzi di gravame coloro che hanno già la
garantire una durata ragionevole del processo, il cui veste di parte a seguito di domanda formulata nel
principio è ora elevato al rango di parametro inter- processo, nei casi in cui tale domanda non venga ac-
pretativo fondamentale nell’art. 111, comma 2, Co- colta. Inoltre, consentire al difensore distrattario di
st. . impugnare la sentenza significherebbe attribuirgli,
Si è già messo in risalto come, secondo la giurispru- senza che si evinca dall’ordinamento un’espressa di-
denza di legittimità maggioritaria, nel prevedere il sposizione di legge abilitativa al riguardo, un potere
diritto del difensore alla proposizione dell’impugna- che può essere proprio solo della parte in senso tec-
zione ordinaria nel caso di omessa pronuncia sulla nico-giuridico.
richiesta di distrazione, si riteneva applicabile a tale A quest’ultimo proposito deve sottolinearsi che, in-
evenienza (escludendosi la qualità, in capo al difen- vece, il comma 2 dell’art. 93 c.p.c. (come, opportu-
sore, dell’interventore volontario nel processo) un namente, valorizzato in funzione ermeneutica nella
principio generale delle impugnazioni, ovvero quel- motivazione della sentenza delle Sezioni unite) sta-
lo concernente l’interesse ad impugnare, che, tutta- bilisce che, fino a quando il difensore non abbia ot-
via, esiste, di norma, solo in capo alla parte soccom- tenuto il rimborso che gli è stato attribuito, la parte,
bente, ossia a quella nei cui confronti risulti respin- dimostrando di aver soddisfatto il credito per onora-
ta (parzialmente o totalmente) la domanda. Si so- ri e spese, può chiedere al giudice la revoca del prov-
steneva, inoltre, che il difensore, con la domanda di vedimento che ha disposto la distrazione, realizzan-
distrazione, nulla chiedeva con riguardo all’ammon- dosi così quel contraddittorio tra difensore e man-
tare delle spese da liquidarsi e nulla affermava in or- dante sul punto degli onorari e delle anticipazioni
dine al merito della causa (senza, perciò, acquistare che non aveva avuto luogo a seguito della proposi-
al riguardo alcuna legittimazione all’impugnazione), zione dell’istanza. Come può, dunque, notarsi, è la
ma la sua pretesa all’ottenimento della distrazione legge stessa (diversamente dall’ipotesi in cui sia sta-
configurava un suo diritto, ancorché limitato a tale
specifica richiesta, per il quale rimaneva esclusa la Note:
necessità dell’instaurazione di un apposito procedi- (segue nota 46)
mento incidentale ma che doveva trovare corri- 12982) ha costantemente ritenuto che, in materia di spese giu-
spondenza in un capo autonomo della sentenza, diziali, il ricorso per cassazione può investire solo gli errori della
pronuncia che si risolvono in un vizio logico di motivazione o nel-
concretandosi, in difetto, una violazione dell’art. la violazione di una norma giuridica, non già in quelli consistenti
112 c.p.c. . La stessa giurisprudenza prevalente della in una mera svista del giudice che abbia determinato la mancata
S.C. asseriva, in proposito, che il difensore assume- o inesatta estrinsecazione del giudizio effettivamente compiuto,
desumibile dal contesto della pronuncia, dovendo in tal caso la
va la qualità di parte, sia attivamente che passiva- parte interessata avvalersi della procedura di correzioni degli er-
mente, soltanto quando fosse insorta controversia rori materiali ex artt. 287 e 288 del codice di rito.
sulla distrazione, cioè quando la sentenza non aves- (47) V., per tutti, D. Spiazzi, op. ult. cit.

1176 Corriere giuridico 9/2010


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Processo civile

ta omessa la pronuncia sulla invocata distrazione) rettamente a favore del difensore nei confronti del
che, nell’eventualità in cui il credito riconosciuto al soccombente, evidenziando, altresì, che per disporre
difensore con la concessa distrazione sia stato già la distrazione è sufficiente la sua dichiarazione, sen-
soddisfatto dal suo cliente, conferisce a quest’ultimo za alcun margine di sindacato sulla rispondenza al
un rimedio (in senso lato) “impugnatorio” specifico vero della stessa, in tal senso uniformandosi alla pre-
(anche se non del tutto ortodosso), identificantesi valente dottrina, secondo la quale la dichiarazione
con la revoca del provvedimento da richiedersi allo di anticipazione era da ritenersi vincolante per il
stesso giudice che ha emesso il provvedimento di di- giudice, né poteva produrre, in sede di condanna al-
strazione adottandosi le modalità procedimentali le spese, alcuna contestazione, né da parte del clien-
dell’istituto della correzione degli errori materiali te (salvo il ricorso al menzionato procedimento di
delle sentenze (o provvedimenti omologhi). In tal revoca, sussistendone i presupposti) né da parte del-
caso, dunque, allorquando siano venute meno nelle l’avversario.
more (48) le condizioni per il conseguimento, da Alla stregua delle riportate argomentazioni sarebbe
parte del difensore, del rimborso delle spese e degli stato consequenziale ritenere che l’omessa pronun-
onorari dichiarati come non riscossi a seguito della cia, in via esclusiva, sull’istanza di distrazione (ma
disposta distrazione, è escluso che la parte possa, con non la decisione di rigetto) poteva - conformemen-
riferimento a questo aspetto, proporre l’impugnazio- te agli orientamenti dottrinali più convincenti - es-
ne ordinaria, dovendo limitarsi ad avvalersi unica- sere, in effetti, ricondotta (e lo è pacificamente
mente dell’azione di revoca (49). quando l’omissione investa il solo dispositivo, men-
Ciò posto, tenendo conto che nel codice di rito (né tre la concessione della distrazione emerga dalla par-
in altre disposizioni speciali) non è prevista alcuna te motiva) più ad una mancanza materiale che non
disciplina specifica sulle modalità di tutela avverso ad un vizio di attività o di giudizio da parte del giu-
l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione, era dice (e, quindi, ad un errore percettivo di quest’ulti-
discutibile che la richiesta di distrazione delle spese mo), proprio perché, in sostanza, la decisione positi-
e degli onorari potesse essere qualificabile in termini va sulla stessa era (ed è) essenzialmente obbligata da
di domanda autonoma, sembrando, piuttosto, ricon- parte del giudice, a condizione, ovviamente, che il
ducibile - sul piano della sua ricostruzione in termi- difensore abbia compiuto la dichiarazione di antici-
ni giuridici - ad un’istanza incidentale che si collega pazione e formulato la correlata richiesta di distra-
ad una sorta di “favor” per il difensore contemplato zione e che il cliente di detto difensore sia risultato
dall’ordinamento processuale, occasionata dal pro- vittorioso nella causa e, a tale esito, sia seguita la
cesso pendente tra le parti principali (e gli eventua- condanna alle spese della controparte (alla quale la
li interventori) e condizionata dal suo esito. Oltre- declaratoria di distrazione “accede” nel decisum
tutto (come sottolineato in precedenza e ricordato complessivo della controversia, senza, in fondo, as-
pure dalle Sezioni unite), la proposizione di detta sumere una propria autonomia formale). Oltretutto,
istanza sfugge al regime delle preclusioni in senso ragionando in questi termini, ovvero ricollegando
stretto, tanto da poter essere formulata persino in l’omissione ad una mera disattenzione (e, quindi, ad
comparsa conclusionale (ovvero nell’ultimo atto di un comportamento involontario) anche sulla scorta
parte del grado di giudizio con il quale si esaurisce del dato che la concessione della distrazione, ricor-
l’attività defensionale del procuratore), e non è as- rendo le suddette condizioni, rimane sottratta, di re-
soggettata ad alcuna formalità particolare, attenen- gola, a qualunque forma di valutazione giudiziale, si
do, in effetti, direttamente al rapporto che intercor- rientrava nell’ambito della configurazione dei pre-
re tra il difensore ed il suo cliente risultato vittorio-
so, il quale, nell’eventualità del sopravvenuto soddi- Note:
sfacimento delle spese assunte come anticipate e de- (48) Ma la migliore dottrina (v. Satta, op. cit., 313, e Grasso, op.
cit., 1017) ritiene che la revoca si possa richiedere anche quan-
gli onorari attestati come non riscossi dal suo patro- do il credito per compensi e spese sia stato già soddisfatto pri-
no, ha la possibilità di tutelarsi - come detto - me- ma della pronuncia del provvedimento stesso di distrazione.
diante il ricorso al procedimento di revoca discipli- (49) Cfr. Cass. 6 maggio 1986, n. 3045. Si ritiene in dottrina (v.
nato dal comma 2 dello stesso art. 93 c.p.c., che, Andrioli, Commento al codice di procedura civile, III ed., vol. I,
Napoli, 1957, 263) che il procedimento di revoca non è precluso
quoad processum, è ricondotto dalla norma medesi- dalla pendenza dell’impugnazione contro la sentenza, né dall’op-
ma nel solco della procedura di correzione. posizione all’esecuzione proposta dal difensore contro il cliente
È importante, inoltre, ricordare, a questo punto, che avversario, mentre, una volta ottenuta l’ordinanza di revoca, il
cliente non può sostituirsi al difensore nell’esecuzione promos-
la stessa giurisprudenza di legittimità (anche recente sa da quest’ultimo contro l’avversario, né può utilizzare gli atti
(50)) aveva già messo in luce che il credito sorge di- compiuti da questo.

Corriere giuridico 9/2010 1177


Giurisprudenza
Processo civile

supposti di fatto che giustificano il ricorso al proce- riconduzione della suddetta mancata pronuncia sul-
dimento di correzione degli errori e delle omissioni l’istanza di distrazione al profilo di un’omissione
materiali. materiale avrebbe consentito, anche per le senten-
Peraltro, tale prospettazione - oltre a coordinarsi ze della Corte di cassazione inficiate da tale man-
meglio, sotto un profilo sistematico, con il disposto canza, di far luogo al procedimento di cui all’art.
del comma 2 dello stesso art. 93 c.p.c. - avrebbe con- 391 bis del codice di rito (che, appunto, individua
sentito di garantire con maggiore celerità il soddisfa- tra i presupposti per il suo esperimento, oltre al c.d.
cimento dello scopo di far ottenere al difensore di- errore di fatto revocatorio, anche il mero errore ma-
strattario un titolo esecutivo immediato per agire teriale o di calcolo di cui all’art. 287 c.p.c.) e, quin-
nei riguardi della controparte soccombente (51), ra- di, di salvaguardare effettivamente la posizione del
gion per cui il ricorso al procedimento di correzione difensore distrattario anche nel giudizio di legitti-
veniva a configurarsi anche come il più idoneo a sal- mità.
vaguardare (anche) l’effettività del principio di ga-
ranzia della durata ragionevole del processo (come Conclusioni accolte dalle Sezioni unite
previsto dal comma 2 dell’art. 111 Cost.), perché, se Le Sezioni unite, dopo ampia rappresentazione dei
solo per l’omessa pronuncia sulla distrazione delle relativi supporti argomentativi (come precedente-
spese in favore del procuratore antistatario si fosse mente riportati) sorretti anche dai più acuti indiriz-
ritenuto necessario ricorrere ai rimedi impugnatori zi dottrinali occupatisi della particolare questione in
ordinari, sarebbe stato certamente destinato ad una oggetto, hanno convincentemente aderito, nella ri-
durata più lunga per l’esame di un aspetto essenzial- soluzione del contrasto prospettato, alla seconda op-
mente marginale e non direttamente attinente al zione (invero minoritaria) precedentemente ripor-
merito della causa intercorsa tra le parti principali tata, superando il precedente orientamento preva-
del giudizio. lente in virtù del quale i difensori nei cui confronti
Ormai - secondo la più recente giurisprudenza della era stata omessa la pronuncia sulla distrazione a loro
S.C. (52) - il rispetto del diritto fondamentale ad vantaggio delle spese processuali si vedevano co-
una ragionevole durata del processo impone al giu- stretti a dover proporre l’impugnazione ordinaria per
dice (anche nell’interpretazione dei rimedi proces- il riconoscimento di questo loro diritto.
suali) di evitare comportamenti che siano di osta- Per giungere a tale conclusione, le Sezioni unite
colo ad una sollecita definizione dello stesso, tra i (uniformandosi anche agli omologhi sviluppi della
quali rientrano certamente quelli che si traducono giurisprudenza penale di legittimità) hanno spiega-
in un inutile dispendio di attività processuali e for- to, in termini persuasivi, che la suddetta mancanza
malità superflue perché non giustificate dalla strut- del giudice deve, in effetti, ricondursi ad una mera
tura dialettica del processo, e, in particolare, dal ri- omissione materiale (e, quindi, in sostanza, ad una
spetto effettivo del principio del contraddittorio, semplice svista o dimenticanza, determinata da una
espresso nell’art. 101 c.p.c., da effettive garanzie di divergenza evidentemente ed agevolmente indivi-
difesa (tutelate dall’art. 24 Cost.) e dal diritto di duabile) e non ad un errore di giudizio, ragion per
partecipazione al processo in condizioni di parità. Il cui essa deve considerarsi assoggettabile al procedi-
ricorso nel caso di omessa pronuncia sull’istanza di mento di correzione. Del resto, a prescindere dal da-
distrazione del difensore al procedimento di corre-
zione di cui all’art. 288 c.p.c. (sulla scorta dei sud- Note:
detti presupposti) - nel garantire una rapida risposta (50) V. la citata Cass., sez. III, 1° ottobre 2009, n. 21070.
da parte del sistema processuale e, quindi, nel rea- (51) Deve, peraltro, evidenziarsi che, qualora venisse omessa la
lizzare in concreto lo scopo della durata ragionevo- pronuncia sulla distrazione in una sentenza provvisoriamente
le del processo (mediante l’instaurazione di una esecutiva, la parte vittoriosa si troverebbe nella condizione di po-
ter far valere esecutivamente (anche) il titolo esecutivo relativo
procedura ridotta all’essenziale e portata all’esame alle spese, che, rischierebbe, però, di essere successivamente
dello stesso giudice che ha emesso la sentenza) - ga- vanificato in caso di accoglimento della tutela impugnatoria atti-
rantisce, altresì, l’osservanza degli altri principi fon- vata dal difensore distrattario, con la conseguenza che la possi-
bilità di far luogo immediatamente alla procedura di correzione
damentali del contraddittorio e della difesa. Del re- dell’omissione materiale consentirebbe al difensore di veder su-
sto, questi principi sarebbero risultati tutelati anche bito riconosciuta la fondatezza della sua istanza ex art. 93 c.p.c.,
sotto il profilo del diritto all’esercizio dei rimedi im- evitando ulteriori complicazioni processuali che potrebbero ve-
nirsi a realizzare se si dovessero attendere i tempi di svolgimen-
pugnatori che, ai sensi del comma 4 dello stesso art. to di un giudizio propriamente impugnatorio.
288, possono essere, comunque, proposti relativa- (52) V., per tutte, Cass., sez. un., 3 novembre 2008, n. 26373
mente alle parti corrette delle sentenze. Infine, la (come richiamata anche dalle Sezioni unite) .

1178 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Processo civile

to che nel comma 1 dell’art. 93 c.p.c. non è previsto strazione delle spese in favore del procuratore anti-
alcun rimedio impugnatorio specifico circa la men- cipante che ne abbia fatto richiesta (con una mera
zionata omessa pronuncia, la soluzione accolta è istanza, non sottoposta ad alcun regime preclusivo e
supportata dall’argomento secondo cui se il venir non qualificabile come una vera e propria domanda
meno del presupposto della pronuncia di distrazione autonoma nell’ambito del processo intercorrente tra
dopo la stessa emissione della sentenza giustifica, ai altre parti), non deve compiere alcun sindacato,
sensi del secondo comma del citato art. 93, la revo- trattandosi, in effetti, di un provvedimento dovuto
ca del provvedimento mediante il procedimento di ed incidente direttamente sul rapporto tra il difen-
correzione (nel caso di avvenuto pagamento delle sore ed il suo cliente. Inoltre, in ogni caso, alla par-
spese e dei compensi ad opera della parte), non si te interessata, una volta che sia intervenuta la pro-
scorgono elementi interpretativi contrari all’ammis- nuncia di correzione, è riservato il diritto di impu-
sibilità di tale procedimento anche qualora la man- gnare il provvedimento nella parte corretta ai sensi
cata distrazione sia stata determinata da una svista (e nel termine) del comma 4 del citato art. 288 del
del giudice, essendo, anzi, la suddetta norma orien- codice di rito.
tata a consentire con forme snelle e semplici l’e- Infine, secondo le Sezioni unite, l’opzione ermeneu-
menda della pronuncia in ordine alla distrazione, tica privilegiata (sulla scorta dei riportati argomenti
così salvaguardandosi anche l’effettività del princi- essenziali) consente di correggere anche le pronun-
pio di garanzia della durata ragionevole del processo ce della stessa Cassazione quando siano incorse in
(ai sensi del comma 2 dell’art. 111 Cost.). Oltretut- tale omissione materiale, attraverso il ricorso al pro-
to, con la tesi recepita le Sezioni unite si sono poste cedimento disciplinato dall’art. 391 bis c.p.c. (non
in sintonia anche con l’argomentazione in base alla essendo possibile, diversamente, ricorrere ad alcun
quale il giudice, quando è chiamato a disporre la di- altro rimedio di tutela).

Corriere giuridico 9/2010 1179


1° forum italiano
di MEDIAZIONE
Y82DI_LE

“La Mediazione in Italia:


la costruzione di una linea di sviluppo”

Padova 11-12-13 Novembre 2010

Il Forum
vuole essere un luogo e un’occasione per delineare
uno stato dell’arte sull’applicazione della mediazione,
e per la definizione di linee innovative e condivise di sviluppo

PER INFORMAZIONI:
Dal Lunedì al Venerdì - dalle ore 10:00 alle ore 18:00 Indirizzo mail:
Dott. Michele Romanelli - 049,8276633 segreteriaorganizzativa@forummediazione.it
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Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

Diffida ad adempiere

CASSAZIONE CIVILE, sez. un., 15 giugno 2010, n. 14292 - Pres. Carbone - Rel. - Bucciante - P.M.
Golia (conf.) - A.R. (avv. Falcetta) c. B.A. e F.M. (avv.ti Ribaudo, Carzeri)

La diffida ad adempiere va certamente compresa tra gli atti equiparati ai contratti, data la sua natura pretta-
mente negoziale: si tratta di una manifestazione di volontà consistente nell’esplicazione di un potere di unila-
terale disposizione della sorte di un rapporto, di per sé idonea a incidere direttamente nella realtà giuridica,
poiché dà luogo all’automatica risoluzione ipso iure del vincolo sinallagmatico, senza necessità di una pro-
nuncia giudiziale, nel caso di inutile decorso del termine assegnato all’altra parte. Essa è, pertanto, soggetta
alla disciplina dei contratti.

La procura relativa alla diffida ad adempiere di cui all’art. 1454 c.c., deve essere rilasciata per iscritto, indipen-
dentemente dal carattere eventualmente solenne della forma richiesta per il contratto destinato in ipotesi ad
essere risolto.

ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI
Conforme Cass. 25 marzo 1978 n. 1447
Difforme Cass. 26 giugno 1987 n. 5641; Cass. 1 settembre 1990 n. 9085.

...Omissis... tenuto nell’atto notificato il 2 ottobre 1996». Le conte-


stazioni mosse da A.R. a queste argomentazioni non pos-
Motivi della decisione sono costituire idonea ragione di cassazione della senten-
…Omissis… za impugnata, stanti i limiti propri del giudizio di legitti-
Con il secondo motivo di ricorso vengono rivolte alla mità, che consentono a questa Corte, sulle questioni di
sentenza impugnata due distinte critiche, per avere la fatto, soltanto di verificare se la motivazione della sen-
Corte d’appello: - ingiustificatamente ritenuto che la tenza impugnata sia esauriente e logicamente coerente e
proposta di A.A. fosse stata accettata, pur se era stata for- le inibiscono di compiere accertamenti e valutazioni
mulata in maniera imprecisa e seguita da una diversa prettamente di merito, come quelli che in sostanza la ri-
controproposta; - considerato valida la diffida ad adem- corrente richiede. Né può essere presa in considerazione
piere, che invece era affetta da nullità, in quanto firmata la deduzione relativa all’asserito carattere indeterminato,
da persona priva di procura rilasciata per iscritto. quanto all’entità del prezzo, della proposta formulata da
La prima di tali censure deve essere disattesa. A.A.: il tema non ha formato oggetto di decisione nella
Si verte nella materia dell’interpretazione di atti negozia- sentenza impugnata, né la ricorrente ha precisato - come
li, che può formare oggetto di sindacato in questa sede era suo onere - se e in quali atti lo abbia prospettato nel
soltanto sotto i profili della violazione delle regole legali giudizio a quo.
di ermeneutica contrattuale e della omissione, insuffi- Sull’altra questione, sollevata con il motivo di impugna-
cienza o contraddittorietà della motivazione. Ma per il zione in esame, si è verificato nella giurisprudenza di le-
primo aspetto, nessun rilievo è stato formulato dalla ri- gittimità un contrasto, per la cui composizione il ricorso
corrente. Quanto al secondo, va rilevato che la Corte è stata assegnato alle sezioni unite.
d’appello ha dato adeguatamente conto delle ragioni del- Negli esatti termini il cui si pone in questo giudizio, la
la decisione sul punto, richiamando «l’inequivoco tenore questione è stata affrontata soltanto in tre sentenze, che
della comunicazione in data 21 novembre 1996», con cui le hanno dato soluzioni divergenti: secondo Cass. 25
«l’attrice comunicava al fratello la propria accettazione marzo 1978 n. 1447 «affinché la diffida ad adempiere, in-
ad acquistare la quota ereditaria come sopra meglio spe- timata alla parte inadempiente da un soggetto diverso
cificata per la somma di L. 150.000.000, facendo peraltro dall’altro contraente, possa produrre gli effetti di cui al-
espresso riferimento all’atto notificato in data 2 ottobre l’art. 1454 c.c., è necessario che quei soggetto sia munito
1996 dal fratello sig. A.A. con il quale lo stesso, ai sensi e di procura scritta del creditore, e che tale procura sia al-
per gli affetti di cui all’art. 732 c.c., ha comunicato alla legata, o comunque portata a conoscenza del debitore
sottoscritta ed alla madre R.E. la volontà di alienare a con mezzi idonei, atteso il carattere negoziale della diffi-
terzi per un contro valore di L. 150.000.000 l’intera quo- da medesima, quale atto unilaterale destinato a incidere
ta ereditaria», dal che si è desunto che A.R. «non for- sul rapporto contrattuale determinandone la risoluzione
mulò pertanto una nuova proposta contrattuale, ma sin- per l’inutile decorso del termine assegnato»; da questo in-
tetizzò il contenuto della proposta del fratello e della sua dirizzo si è discostata Cass. 26 giugno 1987 n. 5641, con
accettazione con gli stessi termini ed accettò quanto con- cui si è deciso che «l’art. 1350 c.c., stabilisce l’obbligo

Corriere giuridico 9/2010 1181


Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

della forma scritta per la conclusione o la modifica dei dempiente “per iscritto”, è indispensabile che la procura
contratti relativi a diritti reali immobiliari, ma né esso, per intimarla venga rilasciata in questa stessa forma dal
né altra disposizione di legge prevedono analogo requisi- creditore al suo rappresentante, indipendentemente dal
to di forma per ogni comunicazione o intimazione riguar- carattere eventualmente “solenne” della forma richiesta
dante l’esecuzione di detti contratti; pertanto, è piena- per il contratto destinato in ipotesi a essere risolto (carat-
mente valida ed efficace la diffida ad adempiere un con- tere peraltro presente nella specie, dato che a norma del-
tratto preliminare di compravendita, intimata, per conto l’art. 1543 c.c., «la vendita di un’eredità deve farsi per at-
e nell’interesse del contraente, da persona fornita di un to scritto, sotto pena di nullità» e nella successione del de
semplice mandato verbale, come pure quella sottoscritta cuius erano compresi anche beni immobili). Non contra-
da un falsus procurator, e successivamente ratificata dalla stano con questa comunque ineludibile conclusione i
parte interessata»; in una posizione intermedia si è infine precedenti della giurisprudenza di legittimità (Cass. 25
collocata Cass. 1 settembre 1990 n. 9085, ritenendo che marzo 1995 n. 3566, 26 marzo 2002 n. 4310) nei quali si
«per il combinato disposto degli art. 1324 e 1392 c.c., la è fatto cenno alla possibilità che la diffida ad adempiere
procura per la diffida ad adempiere a norma dell’art. 1454 venga «fatta nella forma più idonea al raggiungimento
c.c., ancorché questa sia atto unilaterale, deve essere fat- dello scopo», ma esclusivamente con riferimento alle
ta per iscritto soltanto nei casi previsti dalla legge e quin- modalità della sua trasmissione e senza affatto discono-
di se per il contratto, che si intende risolvere, la forma scere che debba rivestire forma scritta.
scritta sia richiesta ad substantiam o anche soltanto ad Il principio da enunciare è quindi: «La procura relativa
probationem e non quando riguardi beni mobili, per cui alla diffida ad adempiere di cui all’art. 1454 c.c., deve es-
può essere anche conferita tacitamente, sempre che pro- sere rilasciata per iscritto, indipendentemente dal carat-
mani dall’interessato e sia manifestata con atti o fatti uni- tere eventualmente solenne della forma richiesta per il
voci e concludenti, restando in facoltà dell’intimato di contratto destinato in ipotesi ad essere risolto».
esigere a norma dell’art. 1393 c.c., che il rappresentante, ...Omissis...
o chi si dichiari tale, giustifichi, nelle forme di legge, i
suoi poteri». Altre decisioni - come quelle richiamate
nella sentenza impugnata, insieme con Cass. 5641/87 -
non sono pertinenti, poiché non si riferiscono specifica-
mente, come invece quelle sopra citate, alla procura per
l’intimazione ad adempiere.
Ritiene il collegio che debba essere seguito l’orientamen-
to tracciato da Cass. 1447/78.
Le norme che vengono in considerazione sono gli artt.
1454, 1324 e 1392 c.c., che rispettivamente dispongono:
- «Alla parte inadempiente l’altra può intimare per iscrit-
to di adempiere in un congrue termine, con dichiarazio-
ne che, decorso inutilmente detto termine, il contratto
s’intenderà senz’altro risoluto... Decorso il termine senza
che il contratto sia stato adempiuto, questo è risoluto di
diritto»; - «Salvo diverse disposizioni di legge, le norme
che regolano i contratti si osservano, in quanto compati-
bili, per gli atti unilaterali tra vivi aventi contenuto pa-
trimoniale»; - «La procura non ha effetto se non è confe-
rita con le forme prescritte per il contratto che il rappre-
sentante deve concludere». La diffida ad adempiere va
certamente compresa tra gli atti equiparati ai contratti,
data la sua natura prettamente negoziale: si tratta di una
manifestazione di volontà consistente nell’esplicazione
di un potere di unilaterale disposizione della sorte di un
rapporto, di per sé idonea a incidere direttamente nella
realtà giuridica, poiché dà luogo all’automatica risoluzio-
ne ipso iure del vincolo sinallagmatico, senza necessità di
una pronuncia giudiziale, nel caso di inutile decorso del
termine assegnato all’altra parte. È pertanto soggetta alla
disciplina dei contratti, e in particolare a quella della rap-
presentanza, compresa la norma che estende alla procura
il requisito di forma prescritto per il relativo negozio: nor-
ma la cui applicazione non è impedita da alcuna incom-
patibilità né dall’esistenza di una qualche diversa disposi-
zione. Poiché dunque la diffida deve essere rivolta all’ina-

1182 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

È EFFICACE LA DIFFIDA AD ADEMPIERE SOTTOSCRITTA


DALL’AVVOCATO PRIVO DI PROCURA SCRITTA ?
di Dilma Beccari

Il contributo muove dall’esame della sentenza n. 14292/2010, con la quale le Sezioni Unite della Cassazione
hanno stabilito che affinché la diffida ad adempiere intimata alla parte inadempiente da un soggetto diverso
dall’altro contraente possa ritenersi efficace è necessario che questi sia munito di procura scritta del credi-
tore. L’Autrice, dopo aver analizzato i singoli passaggi logici che hanno condotto la Suprema Corte a formu-
lare siffatta conclusione, è giunta a sottolineare quali profili problematici non siano stati ancora efficace-
mente affrontati e risolti dagli interpreti.

La vicenda e le questioni affrontate giunti ad applicare alla procura i requisiti di forma


dalle Sezioni Unite sanciti dall’art. 1392 c.c..
Con questa sentenza di notevole impatto pratico, Il cardine attorno al quale ruotavano i due contrap-
oltre che dogmatico, le Sezioni Unite della Suprema posti orientamenti era, però, il medesimo, e riguar-
Corte di cassazione hanno risolto il contrasto giuri- dava la questione della carica espansiva del disposto
sprudenziale sorto in ordine alla validità della diffida dall’art. 1324 c.c., che estende agli «atti tra vivi a
ad adempiere, intimata alla parte inadempiente da contenuto patrimoniale» la disciplina dettata per i
un soggetto, diverso dall’altro contraente, al quale contratti.
non sia stata conferita alcuna procura scritta. Con la sentenza che qui si commenta le Sezioni
Sullo sfondo della pronuncia vi era una vicenda Unite si sono misurate, pertanto, con la necessità di
complessa, nata dall’accordo raggiunto tra due coe- dare concreta applicazione alle categorie dogmati-
redi per l’alienazione di una quota di eredità, e cul- che del negozio e dell’atto giuridico in senso stretto.
minata nell’intimazione che, il legale di uno di essi, E, così facendo, hanno gettato nuova luce sul mai
aveva fatto giungere all’altra parte, ai sensi dell’art. sopito dibattito circa l’attualità e l’utilità della cate-
1454 c.c.. goria stessa del “negozio giuridico” (1), specie all’in-
Al di là della specificità del caso concreto, la parte terno del nostro ordinamento che non lo codifica
più ricca di significato e di implicazioni di tutta la espressamente a livello normativo (2).
sentenza è, senza dubbio, quella che si riferisce alla Gli aspetti problematici toccati dalla pronuncia so-
necessità che la procura relativa alla diffida ad
adempiere venga «rilasciata per iscritto a prescinde- Note:
re dal carattere eventualmente solenne della forma (1) In tale dibattito si inserisce il contributo di V. Mariconda, il
richiesta per il contratto destinato ad essere risolto». quale ha approfondito tutti questi aspetti nella sua nota a com-
Ed i motivi di interesse della pronuncia vanno oltre mento della pronuncia della Cass. 20 agosto 1996, n. 7651 Tra
atto e negozio giuridico: l’impugnazione del licenziamento e l’art.
la semplice soluzione di un problema di ordine pra- 1324 c.c. in questa Rivista, 1997, 599.
tico, in quanto investono collegamenti di carattere Prendendo spunto da una vicenda giuslavoristica, l’Autore ha af-
generale, che fanno leva sulle categorie ordinanti frontato in maniera analitica la questione della definizione del-
l’ambito di applicazione del disposto dell’art. 1324 c.c.. Ed ha va-
del diritto civile. gliato in chiave critica quelle opzioni interpretative che ritengono
Gli orientamenti formatisi in subiecta materia aveva- che tale norma sia applicabile anche agli atti non negoziali purché
contrassegnati dal carattere della patrimonialità. Alla luce del
no, infatti, diversamente affrontato e risolto la que- “principio di compatibilità”, infine, l’Autore ha affrontato sia il te-
stione della natura giuridica della intimazione di cui ma della applicabilità del disposto dell’art. 1392 c.c. anche agli at-
all’art. 1454 c.c.. ti non negoziali, che quello della relatività della legittimazione a
far valere il difetto di rappresentanza.
Per cui, da un lato, coloro che avevano seguito la te-
(2) Il linguaggio legislativo non conosce la categoria del negozio
si della natura non negoziale della diffida, avevano giuridico. Solo nel 2003 la riforma del diritto societario all’art. 1
consequenzialmente ritenuto che alla procura rila- del d.lgs. n. 5/2003 ha consegnato al nostro ordinamento una
sciata al rappresentante non dovesse applicarsi il di- norma in cui espressamente viene utilizzato il termine “nego-
zio”, ma che, nonostante l’espressa menzione, sul piano inter-
sposto dell’art. 1392 c.c., (il quale, come noto, pre- pretativo mantiene comunque connotati di forte ambiguità. «Si
scrive che tale atto debba rivestire la stessa forma osservano le disposizioni del presente decreto legislativo in tut-
prescritta per il contratto che dovrà essere conclu- te le controversie ... relative a: ... b) trasferimento delle parteci-
pazioni sociali, nonché ogni altro negozio avente ad oggetto le
so). Mentre, coloro che muovevano dalla teoria del- partecipazioni sociali o i diritti inerenti; ...» (cfr. art. 1 lett. b),
la natura negoziale della diffida, di converso, erano d.lgs. n. 5/2003).

Corriere giuridico 9/2010 1183


Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

no molteplici e tra loro legati da un nesso di conse- vo era una diretta conseguenza della volizione del
quenzialità logica che impone di svolgere approfon- diffidante (11).
dite osservazioni su ciascuno dei passaggi, nei quali In secondo luogo, si cercava di far valere una sorta di
si è snodato l’iter argomentativo. “simmetria” tra questa ed altre fattispecie di risolu-
Occorrerà, pertanto, muovere dalla prospettata so- zione di diritto e, più specificamente, con la clauso-
luzione della natura della diffida ad adempiere, ed la risolutiva espressa (12). Ed il fatto che, in en-
affrontare il tema dell’applicabilità alla stessa di trambe le ipotesi, il testo normativo collegasse l’ef-
quanto disposto dagli artt. 1324 e 1392 c.c., per con- fetto risolutivo alla dichiarazione del creditore con-
cludere con l’analisi delle questioni che ancora ri- sentiva, anche per tale via, di qualificare in termini
mangono sul tappeto e che la Cassazione non ha af-
frontato, in tema di legittimazione a far valere il di- Note:
fetto di rappresentanza e di ratifica della procura. (3) I precedenti normativi dell’istituto sono controversi. Da varie
parti si è ritenuto che l’introduzione della diffida ad adempiere
La natura della diffida ad adempiere nel nostro codice civile sia derivata dall’influenza di legislazioni
straniere e in particolare dal § 326 BGB e dall’art. 107 ZGB (così
Come noto, la diffida ad adempiere è uno strumento Mosco, La risoluzione del contratto per inadempimento, Napoli,
1950, 149).
a disposizione del contraente non inadempiente,
(4) La giurisprudenza ha cura di precisare che la diffida è una fa-
che, per tale via, ha la possibilità di risolvere il con- coltà e non un obbligo, perché la parte può sempre agire ex art.
tratto senza ricorrere al giudice (3). È comunemente 1453. Così, di recente, Cass. 8 novembre 2007, n. 23315 in Giu-
intesa come espressione di un diritto potestativo st. civ. Mass. 2007, 11 e Cass. 17 gennaio 1996, n. 639 in Giust.
civ. Mass. 1996, 117.
(4), attribuito ex lege al creditore, che ha la possibi-
(5) Costanza, Della risoluzione per inadempimento, in Commen-
lità di provocare immediatamente ed unilateral- tario Scialoja-Branca, Bologna-Roma, 433; Natoli, Diffida ad
mente una modifica del rapporto, introducendo un adempiere, in Enc. dir., XII, Milano 1964, 509.
termine di adempimento in aggiunta a quello even- (6) Santoro-Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, IX ed.
tualmente previsto in origine (5). 106.
Concludendo per la natura negoziale di tale intima- (7) E, così facendo, si oppone anche al tentativo di superamento
della distinzione tra le due categorie e di reductio ad unum delle
zione, la Suprema Corte ha articolato in un unico stesse nel disposto dell’art. 1324 c.c.. (cfr. Mariconda, op. cit.,
periodo le proprie motivazioni identificando la diffi- 602)
da con una «manifestazione di volontà consistente Nella sistematica tradizionale, infatti, gli “atti giuridici in senso
stretto”, e pertanto non negoziali, si distinguono tra “atti leciti cd
nell’esplicazione di un potere di unilaterale disposi- reali o materiali” e “partecipazioni”. Tale ultima categoria è mol-
zione della sorte di un rapporto, di per sé idonea a to ampia e racchiude figure estremamente eterogenee tra loro:
incidere direttamente sulla realtà giuridica, poiché quali le notificazioni, gli avvisi, gli inviti, le interpellanze, le richie-
ste, le opposizioni, le riserve, le intimazioni e le diffide.
dà luogo all’automatica risoluzione ipso iure del vin-
(8) Costituisce, più precisamente, dichiarazione di volontà di
colo sinallagmatico, senza necessità di una pronun- esercizio di un diritto potestativo del contraente creditore, a fron-
cia giudiziale, nel caso di inutile decorso del termine te del quale la controparte, che non possa opporre valide ragioni
assegnato all’altra parte». ostative quale l’eccezione di inadempimento, altro non può fare
che eseguire la prestazione, essendo la sua contrapposta posi-
E, così facendo, ha mostrato di porsi dall’angolo visua- zione qualificabile come soggezione. Natoli op. cit. 509 e Cass.
le della nozione classica del negozio giuridico, inteso 13 marzo 2006, n. 5407
come manifestazione di volontà diretta alla produzio- (9) Bianca Diritto civile, V, La responsabilità Milano 2000, 306;
ne di effetti riconosciuti e tutelati dall’ordinamento Dalmartello Risoluzione del contratto in Noviss. dig., XVII, Torino
1969, 141; Enrietti in Comm. D’Amelio e Finzi, Firenze, 1948,
(6), secondo la tradizionale distinzione tra dichiarazio- sub art. 1454, 819; Mirabelli Dei contratti in generale in Com-
ni di volontà “negoziali” e “non negoziali” (7). mentario Utet, libro IV, Tomo II, 484; Mosco, op. cit., 149; Natoli
Già da tempo, invero, la dottrina maggioritaria, ave- op. cit., 509; Sacco, Il contratto, 960. In giurisprudenza Cass. 27
dicembre 1957, n. 4767 in Giust. civ. 1958, I, 461. Contra Co-
va qualificato l’intimazione di cui all’art. 1454 c.c. stanza op. cit., 444 la quale ravvisa nella diffida un atto giuridico
come atto negoziale (8), unilaterale, recettizio (9), in senso stretto.
diretto ad assegnare il termine, la cui violazione è de- (10) «Viene annoverata, talora, tra le diverse categorie degli atti
giuridici, comunicazioni o partecipazioni, ma, in realtà, è un vero
stinata a produrre la risoluzione del contratto (10). e proprio atto di volontà, essendo diretta a provocare lo sciogli-
Le ragioni sottese a tale conclusione erano due. mento del rapporto qualora l’adempimento non venga assegna-
In primo luogo, la diffida ad adempiere veniva com- to nel termine prefissato, senza peraltro dimenticare la neces-
sità della sua partecipazione al destinatario». Sicchiero La risolu-
parata all’atto di costituzione in mora. E da tale raf- zione per inadempimento in Il codice civile commentato, Schle-
fronto emergeva che, mentre nella costituzione in singer Busnelli, Milano, sub art. 1454, 507.
mora gli effetti scaturivano direttamente dalla legge, (11) Così Mirabelli, Atto non negoziale nel diritto privato italiano,
non essendo richiesta una precisa determinazione 381.
volitiva del creditore, nella diffida l’effetto risoluti- (12) Mosco, op. cit., 149.

1184 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

identici queste differenti manifestazioni di volontà. merciale, IX ed., I, 454; Santoro-Passarelli Dottrine generali del
diritto civile, VII ed., 107.
Per cui, essendo certa la natura negoziale della di- Sempre secondo Costanza op.cit., 444, inoltre, appariva censu-
chiarazione proveniente dal contraente, in favore rabile anche l’argomento ricavato dal confronto fra la clausola ri-
del quale era stata stipulata la clausola risolutiva, al- solutiva e la diffida ad adempiere. Il carattere negoziale della di-
chiarazione richiesta dal comma secondo dell’art. 1456 c.c. di-
la stessa conclusione si doveva pervenire anche con pendeva dal fatto che in questo caso l’avente diritto doveva ave-
riferimento alla diffida. re la coscienza e la precisa determinazione di volersi avvalere
della clausola risolutiva predisposta a suo favore e non anche la
A tali argomentazioni altra parte della dottrina, volontà di determinare lo scioglimento del contratto. Mentre nel-
benché minoritaria, aveva mosso alcune circostan- la diffida ciò accadeva per il solo concorrere di due circostanze:
ziate obiezioni (13), seguite, per vero, anche da par- l’inadempimento e la dichiarazione del creditore. Per cui tali Au-
tori avevano ritenuto che si trattasse di un effetto legale non ri-
te della giurisprudenza (14). conducibile immediatamente o, per lo meno, esclusivamente al-
Ora, con la decisione che qui si commenta, e a com- la determinazione del dichiarante
posizione del contrasto poc’anzi descritto e che si (14) «L’art. 1350 c.c., stabilisce l’obbligo della forma scritta per la
protraeva ormai da decenni, le Sezioni Unite hanno conclusione o la modifica dei contratti relativi a diritti reali immo-
biliari, ma né esso, né altra disposizione di legge prevedono ana-
espressamente dichiarato di voler aderire «all’orien- logo requisito di forma per ogni comunicazione o intimazione ri-
tamento tracciato da Cass. 1447/78» (15). guardante l’esecuzione di detti contratti; pertanto, è pienamente
valida ed efficace la diffida ad adempiere un contratto prelimina-
Con un chiaro ritorno ai tradizionali criteri che fa- re di compravendita, intimata, per conto e nell’interesse dei con-
cevano leva sulla fonte degli effetti giuridici (16), e traente, da persona fornita di un semplice mandato verbale, co-
giungendo a collocare la diffida ad adempiere entro me pure quella sottoscritta da un falsus procurator, e successi-
vamente ratificata dalla parte interessata.» (Cass. 26 giugno
la categoria del “negozio”, piuttosto che in quella 1987 n. 5641, in Vita not., 1987, 716)
dell’“atto giuridico in senso stretto”, la Cassazione (15) «Affinché la diffida ad adempiere, intimata alla parte ina-
ha così valorizzato, prima di tutto, l’elemento strut- dempiente da un soggetto diverso dall’altro contraente, possa
turale della fattispecie (17). produrre gli effetti di cui all’art. 1454 c.c., è necessario che quel
soggetto sia munito di procura scritta del creditore, e che tale
Ed ha mostrato di aderire a quelle prospettazioni per procura sia allegata, o comunque portata a conoscenza del debi-
cui nella diffida ad adempiere, oltre all’invito - che tore con mezzi idonei, atteso il carattere negoziale della diffida
medesima, quale atto unilaterale destinato a incidere sul rappor-
caratterizza pure la costituzione in mora - è presente to contrattuale determinandone la risoluzione per l’inutile decor-
quell’ulteriore dichiarazione del creditore, con la so del termine assegnato». (Cass. 25 marzo 1978 n. 1447 in Giu-
quale egli afferma che, oltre un certo termine, non st. civ. 1978, I, 1039).
avrà più interesse alla prestazione avversa e soprat- (16) Falzea in Voci di teoria generale, Milano, 1985, 95, propone
anche un altro percorso collegato alla situazione di interesse da
tutto che, dopo tale termine il contratto sarà estinto cui muove la dichiarazione e al tipo di efficacia che vi corrispon-
con gli effetti conseguenti stabiliti in tema di ina- de «l’interesse evidenziato dagli atti che vengono ricondotti nel-
dempimento (18). lo schema della dichiarazione non negoziale, non è un interesse
nuovo per il diritto, un interesse che il diritto sia chiamato a valu-
Dalla postulata natura negoziale, la Suprema Corte tare per la prima volta per adeguarvi gli effetti giuridici. Deve trat-
ha, pertanto, concluso che la diffida ad adempiere è tarsi, cioè, di un interesse che il diritto ha già conosciuto, valuta-
to e reso giuridicamente efficace».
«soggetta alla disciplina dei contratti», e così facen-
(17) Nei casi dubbi possono infatti evidenziarsi due profili non in-
do ha implicitamente superato tutti i dibattiti che compatibili tra loro ma complementari, quali l’aspetto strutturale
nel frattempo erano sorti circa la natura poliseman- e quello funzionale. Dal primo punto di vista la negozialità implica
tica del termine «atto» di cui all’art. 1324 c.c. (19). la duplice volontà dell’atto o volontarietà e la volontà rivolta alla
produzione degli effetti che proprio per ciò si chiama volontà ne-
goziale; dal secondo punto di vista il negozio di pone come atto di
Note: autonomia privata quale espressione della libertà del soggetto
Sono sicuri esempi di atti non negoziali contenenti dichiarazioni
(13) Tali Autori avevano evidenziato, innanzitutto, che la distin- di volontà, le intimazioni in cui la dichiarazione serve a produrre
zione tra atto di costituzione in mora e diffida ad adempire non gli effetti di cui agli artt. 1219 e 2943 c.c.; offerta della prestazio-
sarebbe stata così netta. Poiché, sebbene sia indubbio che la ne che il debitore fa al creditore per ottenere la liberazione dal
messa in mora del debitore abbia delle conseguenze che si pro- debito ex art. 1206 c.c. e la promessa di matrimonio.
ducono indipendentemente dall’esistenza, o meno, di un’effetti-
va volontà del creditore, non si può senz’altro affermare che lo (18) Nella struttura dell’atto di diffida la dichiarazione assume una
scioglimento del contratto trovi la sua fonte nella intimazione ad posizione prevalente, se non addirittura assorbente, posto che
adempiere Così si esprime sempre Costanza op.cit., 444 «Il fat- l’adempimento mantiene solo il connotato di una condizione per
to che la legge prescriva come condizione di efficacia della diffi- la produzione degli effetti di cui alla dichiarazione del creditore.
da la minaccia espressa dell’effetto risolutivo non può essere as- Poiché nell’art. 1454 c.c. alla dichiarazione del creditore si colle-
sunto come elemento decisivo. La risoluzione del contratto non ga direttamente l’effetto estintivo, la dichiarazione stessa non
è esclusivamente collegata con l’iniziativa del contraente non pone solo una questione di termini dilazionabili o meno ma im-
inadempiente, ma dipende dalla concomitanza di altri fattori, pegna definitivamente il dichiarante.
quali la gravità e, per chi lo considera presupposto essenziale (19) Come è noto il problema della portata della norma estensiva
della fattispecie risolutiva, l’imputabilità dell’inadempimento, contenuta nell’art. 1324 c.c. si pone in stretto collegamento con
elementi sottratti alla disponibilità dell’intimante». le dispute sul negozio giuridico. Cfr. Mariconda, op.cit., 603.
Circa la non riconducibilità degli effetti della diffida alla volontà
del dichiarante, cfr. Messineo Manuale del diritto civile e com- (segue)

Corriere giuridico 9/2010 1185


Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

Giudizio di compatibilità, forma Note:


della procura e mezzi idonei di conoscenza (segue nota 19)
Infatti, secondo la tradizionale impostazione, l’art. 1324 c.c. si ri-
Il principio, così tracciato, ha una prima e fonda- ferirebbe esclusivamente ai negozi unilaterali tra vivi a contenu-
mentale conseguenza che si riverbera sul piano del- to patrimoniale. Per cui al di fuori del campo negoziale sarebbe
l’individuazione della disciplina applicabile a tale possibile applicare le norme dettate in materia di contratti non in
virtù dell’art. 1324 c.c. bensì in virtù della analogia (cfr. Sacco Il
fattispecie negoziale. Contratto in Trattato di diritto civile, 1, 31).
Il carattere estensivo dell’art. 1324 c.c. incontra, in- Mentre la contrapposta tesi parte dalla considerazione che il co-
dice adottando il concetto di atto avrebbe inteso respingere o
fatti, un limite fondamentale alla propria operatività quanto meno non prendere posizione sulla categoria del negozio
nel c.d. “criterio di compatibilità” (20). giuridico e si sarebbe conseguentemente limitato a dettare la
Ed è, per vero, discusso quale sia il valore del limite estensione della disciplina del contratto in generale agli atti tra
vivi a contenuto patrimoniale. Con la conseguenza che detta
rispetto all’applicazione delle norme che regolano i estensione varrebbe anche per gli atti non negoziali purché con-
contratti, anche agli atti unilaterali tra vivi a conte- trassegnati dalla patrimonialità (cfr. Galgano Diritto civile, 44; Irti
Per una lettura dell’art. 1324 c.c., 560; Pietrobon L’errore della
nuto patrimoniale, che il legislatore ha voluto fissa- dottrina del negozio giuridico Padova 1963, 458; Cass. 20 agosto
re ricorrendo alla formula: «in quanto compatibili» 1996, n. 7651, op. cit. 1997, 605).
(ex art. 1324 c.c.). (20) Benedetti La categoria generale del contratto in Riv. dir. civ.
Alcuni Autori ritengono che esso coincida con l’a- 1991, I, 677.
nalogia legis (21). (21) Secondo alcuni Autori il legislatore si limiterebbe a sancire
l’applicabilità analogica delle disposizioni dettate per i contratti
Ma, a ben vedere, tale assunto conduce a risultati agli atti unilaterali tra vivi a contenuto patrimoniale con la conse-
paradossali. guenza che l’interprete nell’applicare la disciplina sui contratti a
Infatti, laddove in via analogica si vogliano applica- questi ultimi, sarebbe tenuto ad accertare per ciascuna singola
norma la sussistenza dei requisiti previsti per il procedimento
re le norme sui contratti agli atti unilaterali tra vivi analogico ossia l’identità di fattispecie, l’identità di ratio e la re-
a contenuto patrimoniale si finisce col rendere del golarità della norma (art. 12 commi 2 e 14 disp prel. c.c.). Cian
tutto superfluo l’art. 1324 c.c., in quanto l’analogia Tutela della controparte di fronte all’annullamento e alla ratifica
del negozio in Riv dir civ 1973, I, 551 e 552; Sacco-De Nova Il
legis è già espressamente autorizzata dall’art. 12 disp. contratto in Trattato di diritto civile Torino, 1993, 30
prel. c.c. (22). (22) Lipari Autonomia privata e testamento Milano 1970, 354;
Il criterio di compatibilità, invero, a differenza del- Benedetti op. cit.; Irti op. cit.
l’analogia è «di segno essenzialmente negativo» (23) Benedetti op. cit., 14 e 15
(23), nel senso che esclude l’applicazione di una (24) Scognamiglio op. cit., 54; contra Cataudella I contratti Parte
generale Torino, 2000, 5.
norma in radice consentita solo se incompatibile
(25) Benedetti La categoria generale del contratto in Riv dir. civ.
(24), mentre il metodo analogico, sul piano logico- 1991, I, 677.
giuridico, non richiede né consente, in principio, la (26) Scognamiglio Contratti in generale in Commentario al codi-
delimitazione della sua area di intervento (25). ce civile Scialoja Branca Bologna-Roma 1970, 54; Irti op. cit.,
Appare, pertanto, preferibile seguire l’orientamento 560; sul punto cfr. § 604 Relazione al c.c..
(27) Irti op cit., Galgano Il negozio giuridico Milano 1988, 214;
che considera la clausola di “compatibilità”, quale Gazzoni Manuale di diritto privato Napoli, 87. In giurisprudenza
criterio meramente strutturale (26), legato alla bila- Cass. 21 novembre 1984, n. 5950.
teralità del contratto: cosicché debbono osservarsi, (28) Del resto, già sul piano dell’astratta logica giuridica, il criterio
per gli atti unilaterali tra vivi a contenuto patrimo- della compatibilità si pone su basi e in termini ben diversi se non
addirittura alternativi rispetto a quelli dell’analogia. In quanto l’ap-
niale, tutte le norme sui contratti che non implica- plicazione analogica presuppone l’identità della ratio che giustifi-
no la presenza di più parti o centri di interesse (27), ca l’estensione della norma al caso uguale non previsto; laddove
la compatibilità opera piuttosto come limite all’applicazione di
anche se eccezionali, e a prescindere da qualsiasi va- una regola da un caso all’altro, cosicché sembra assumere un
lutazione circa la loro ragione giustificatrice (28). suo valore soprattutto se non soltanto nei casi in cui si assiste al-
I riflessi che il principio di compatibilità, così inte- la esplicita estensione (o al rinvio) di una normativa ad un’altra
materia. Della Casa Inattuazione risoluzione: i rimedi in Tratt. del
so, spiega sul piano della disciplina applicabile alla contratto a cura di Roppo, V, 2, 279.
diffida ad adempiere sono molteplici. Sui meccanismi diretti a verificare la compatibilità Galgano, Dirit-
E, con particolare riguardo alla questione della for- to civile e commerciale, II, 2, 290 e Roppo, Il contratto, 25. Re-
scigno voce Contratto in generale in Enc. giur. Treccani, IX, Roma,
ma della procura, è interessante, in primo luogo, os- 1988, 6, ritiene addirittura che le norme del Titolo II Libro IV c.c.
servare in che modo le Sezioni Unite abbiano decli- siano integralmente applicabili agli atti unilaterali destinati ad una
persona determinata equiparando sul piano strutturale bilateralità
nato tale canone. del contratto e carattere recettizio degli atti unilaterali. Tale opi-
Ai sensi di quanto disposto dall’art. 1392 c.c., la pro- nione, però, è messa in discussione da chi come IRTI op. cit. 562
cura non ha effetto «se non è conferita nella mede- afferma che la ricettizietà a differenza della bilateralità stia fuori
dalla struttura dell’atto ed indichi esclusivamente la sua “direzio-
sima forma richiesta per il contratto che il rappre- ne”: «trattandosi di un atto, a ben vedere, proveniente da un’uni-
sentante deve concludere». ca parte e già venuto ad esistenza nella sua fase espressiva».

1186 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

Come detto, a voler seguire la tesi adottata dalla Su- guardante l’esecuzione di detti contratti; pertanto, è pienamente
valida ed efficace la diffida ad adempiere un contratto prelimina-
prema Corte in ordine alla natura negoziale dell’atto re di compravendita, intimata, per conto e nell’interesse dei con-
di intimazione, il problema della disciplina applica- traente, da persona fornita di un semplice mandato verbale, co-
bile alla forma della procura, per il caso in cui la dif- me pure quella sottoscritta da un falsus procurator, e successi-
vamente ratificata dalla parte interessata». (Cass. 26 giugno
fida provenga da una persona diversa dal contraente, 1987, n. 5641, in Vita not., 1987, 716).
deve essere risolto alla luce di quanto previsto dal Tale orientamento, data l’identica natura delle due fattispecie,
aveva applicato anche alla diffida la medesima disciplina fissata
combinato disposto degli artt. 1324 e 1392 c.c.. per la costituzione in mora.
A tal proposito, in un primo momento, all’orienta- Secondo la giurisprudenza ormai consolidata, essendo la costitu-
mento tradizionale improntato al più rigoroso for- zione in mora atto giuridico in senso stretto, la forma scritta ri-
chiesta per il suo compimento ex art. 1219 comma 1 c.c. non si
malismo (29), si erano contrapposte alcune pronun- estenderebbe alla relativa procura, dal momento che il formali-
ce che, aderendo alla tesi della natura non negoziale smo di cui all’art. 1392 c.c. sarebbe applicabile per il tramite del-
della diffida avevano ritenuto che la procura potesse l’art. 1324 c.c. ai soli negozi giuridici unilaterali tra vivi a contenu-
to patrimoniale. Pertanto, detta procura potrebbe essere conferi-
essere rilasciata senza particolari vincoli di forma ta anche verbalmente, e la prova di tale conferimento potrebbe
(30), superando così ogni ulteriore questione. fornirsi anche con testimonianze e presunzioni. (Cass. 3 dicem-
bre 2002, n. 7923, Cass. 12 ottobre 1998, n. 10090, Cass. 17 lu-
Tra le due posizioni estreme, però, negli anni ‘90 glio 1997, n. 6556, Cass. 16 agosto 1993, n. 8711, Cass. 4 feb-
(31), la Cassazione aveva portato avanti un orienta- braio 1993, n. 1359, Cass. 15 luglio 1987, n. 3577).
mento, per così dire, “intermedio”, nel quale pur (31) «Per il combinato disposto degli artt. 1324 e 1392 c.c. la pro-
muovendo dalla natura negoziale della diffida aveva cura per la diffida ad adempiere a norma dell’art. 1454 c.c., an-
corché questa sia un atto unilaterale, deve essere fatta per iscrit-
stabilito che la procura dovesse essere fatta per to soltanto nei casi previsti dalla legge e quindi se per il contrat-
iscritto solo qualora la legge avesse richiesto per il to che si intende risolvere la forma scritta sia richiesta ad sub-
contratto da risolvere la forma scritta ad substantiam stantiam o anche soltanto ad probationem e non quando riguardi
beni mobili per cui può anche essere conferita tacitamente, sem-
o ad probationem (32). Sullo sfondo della decisione pre che promani dall’interessato e sia manifestata con atti o fatti
vi era chiaramente la concezione per cui il formali- univoci e concludenti, restando in facoltà dell’intimato di esigere
a norma dell’art. 1393 c.c. che il rappresentante, o chi si dichiari
smo richiesto per l’art. 1454 c.c. sarebbe stato volto tale, giustifichi nelle forme di legge i suoi poteri.» (Cass. 1 set-
a soddisfare unicamente una “esigenza di responsa- tembre 1990, n. 9085 in Nuova giur. civ. comm. 1991, I, 353).
bilizzazione”, che si estendeva alla procura per il tra- (32) Secondo l’insegnamento ormai ripetuto e consolidato il for-
mite dell’art. 1324 c.c.. malismo ad substantiam serve sul piano soggettivo a concentra-
re l’attenzione della parte sull’importanza e la gravità dell’atto e
Con la pronuncia in esame la Cassazione discostan- sul piano oggettivo a garantire la sua serietà ed univocità: la pri-
dosi, sotto certi profili, da quanto affermato con rife- ma funzione c.d. di “responsabilizzazione della dichiarazione”
rimento a casi analoghi (33), è, invece, ritornata al opera nell’interesse dell’agente, la seconda c.d. di “certezza del-
l’atto” nell’interesse di chi lo riceve e degli altri consociati. Betti
rigoroso formalismo degli anni ‘70, temperandolo Teoria generale del negozio giuridico Napoli 1994, 304; Bianca
solo sul piano delle “modalità di conoscenza” della Diritto civile V La responsabilità Milano 2000, 278.
avvenuta investitura. (33) Preme in questa sede osservare come in materia giuslavori-
Accanto all’esigenza di responsabilizzazione, già in stica, e, peraltro, solo pochi mesi prima della pronuncia della Se-
zioni Unite, la Suprema Corte, sempre muovendo dalla natura
passato valorizzata, la Suprema Corte ha mostrato di negoziale della scrittura di intimazione del licenziamento di cui al-
guardare anche alla funzione specifica dell’atto, che la L. n. 604 del 1966 è giunta a conclusioni completamente di-
ha individuato nella definizione immediata del rap- verse. Ha, infatti, affermato che «la scrittura con la quale sia inti-
mato il licenziamento può ritenersi valida ai sensi dell’art. 2 l. 15
porto giuridico tra le parti, da cui ha tratto l’esigen- luglio 1966 n. 604, anche quando non venga sottoscritta dal da-
za di assoluta certezza per il creditore in ordine all’e- tore di lavoro o da un suo rappresentante ma contenga nell’inte-
stazione ed in calce la denominazione dell’impresa e del suo ti-
sistenza di un proprio valido atto impugnativo e, per tolare, sia trasmessa mediante raccomandata e tempestivamen-
il debitore circa il presupposto di fatto di fronte al te impugnata dal datore con riferimento al contenuto e non alla
quale determinare la propria condotta (34). forma» (Cass. 24 marzo 2010 in Mass. annotato della Cassazio-
ne, marzo 2010, 425).

Note: (34) A voler seguire in toto il ragionamento delle Sezioni Unite,


pertanto, a garanzia di tale esigenza sarebbero rivolti i requisiti
(29) Cass. 25 marzo 1978, n. 1447 in Giust. civ. 1978, I, 1038; espressamente e precisamente descritti nella norma, quali la fis-
Cass. 18 gennaio 2002, n. 16221 in Giust. civ. 2003, I, 2173 (con sazione di un termine adeguato ma breve, la intimazione per
particolare riguardo al tema della ratifica); Cass. 29 giugno 1979, iscritto ad substantiam e l’uso di espressioni non solenni ma ri-
n. 3679 in Foro. It. Rep. 1979 voce Contratto in genere, n. 317, velatrici in modo chiaro dell’intento risolutorio. E questo perché
che ha ammesso la validità di una diffida proveniente dal difen- nonostante la diffida sia una facoltà e non un obbligo del credito-
sore del creditore che aveva dichiarato di agire in nome e per re una volta che tale scelta sia effettuata essa assume rilevanza
conto del proprio cliente anche l’interesse del debitore sul quale non si può far gravare, in
(30) «L’art. 1350 c.c., stabilisce l’obbligo della forma scritta per la relazione al rigido effetto dell’atto nel quale è compresa anche la
conclusione o la modifica dei contratti relativi a diritti reali immo- sua liberazione dalla prestazione principale, l’alea di una conte-
biliari, ma né esso, né altra disposizione di legge prevedono ana- stazione del creditore che neghi di aver concesso il potere di in-
logo requisito di forma per ogni comunicazione o intimazione ri- vestitura.

Corriere giuridico 9/2010 1187


Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

Tanto che l’unico temperamento concesso a tale ri- della diffida ad adempiere, la Cassazione aveva te-
goroso formalismo ha riguardato, come detto, le mo- stualmente aggiunto che: «deve, inoltre, considerar-
dalità attraverso le quali la procura può entrare nel- si in via generale che la procura è un atto a sé stante
la “sfera di conoscenza o comunque di conoscibilità” il cui contenuto consiste esclusivamente nell’attri-
del destinatario della diffida. buire la facoltà di agire in nome del rappresentato,
Ha affermato, infatti, la Suprema Corte che: «non con effetti nella sfera giuridico-patrimoniale di que-
contrastano con questa comunque ineludibile con- sto. Essa tocca i rapporti esterni del rappresentato
clusione i precedenti della giurisprudenza di legitti- nei confronti dei terzi, nel senso che l’atto del rap-
mità nei quali si è fatto cenno alla possibilità che la presentante pone in essere un regolamento impe-
diffida ad adempiere venga «fatta nella forma più gnativo per il titolare dei suoi interessi nei rapporti
idonea al raggiungimento dello scopo», ma esclusi- con i terzi.
vamente con riferimento alle modalità della sua tra- Le regole che la legge prescrive per il conferimento
smissione e senza affatto disconoscere che debba ri- della procura sono direttamente volte a tutelare l’in-
vestire forma scritta (35)». teresse del rappresentato affinché non si veda im-
Così facendo, però, ha lasciato sul tappeto tutti porre un regolamento non voluto dei suoi rapporti
quegli scenari problematici legati all’eventualità con i terzi.
che l’intimato abbia conoscenza aliunde dell’inve- Poiché, dunque, la funzione economico-sociale del-
stitura e che, allora, si intrecciano con il più ampio la procura consiste nel rendere possibile che altri si
tema del principio dell’apparenza posto a tutela del- sostituisca al titolare della sfera giuridico-patrimo-
la posizione del debitore o, più latamente, del con- niale nel compiere attività nei confronti dei terzi, il
traente. soggetto interessato a dedurre i vizi della procura ed
a respingere gli effetti dell’attività in suo nome svol-
Profili di legittimazione a far valere ta dal rappresentante è soltanto il rappresentato sul
il difetto di rappresentanza quale gli effetti ricadono».
ed ammissibilità della ratifica Tali conclusioni, se rapportate al caso della diffida
Considerata la natura negoziale della diffida, e visto ad adempiere sono certamente interessanti, perché,
che ad essa, a voler seguire la recente presa di posi- pur nel rigoroso formalismo ora seguito dalla giuri-
zione della Cassazione, deve essere applicata la di- sprudenza delle Sezioni Unite, sembra che possa
sciplina dei contratti, con i citati limiti fissati dal permanere questo limite rispetto alla legittimazione
criterio di compatibilità, due sono le questioni che a far valere il difetto di rappresentanza anche riguar-
rimangono sul tappeto e che la Suprema Corte non do al compimento di quegli atti unilaterali nei quali
ha affrontato espressamente. non viene in considerazione il “terzo contraente” di
La prima, attiene al raccordo dei principi ora enun- cui agli artt. 1398 e 1399 c.c., ma il “terzo destinata-
ciati con i canoni fissati da quella parte della giuri-
sprudenza che ha escluso la legittimazione del terzo a Note:
far valere il difetto di rappresentanza. (35) «La diffida ad adempiere può essere fatta nella forma più
Questo tema, pur essendo di nodale importanza, idonea al raggiungimento dello scopo, non richiedendo la legge
non è stato mai analiticamente trattato dalla dottri- una forma particolare ed essendo sufficiente per la sua operati-
vità che essa pervenga nella sfera di conoscibilità del destinata-
na (36). rio (nella specie la sentenza impugnata, confermata dalla Supre-
E questo fa sì che, in tale sede, si debba sottolineare ma Corte ha ritenuto che l’invio di una lettera raccomandata con
avviso di ricevimento alla residenza anagrafica del destinatario,
come in un caso particolare, la giurisprudenza, già indicata anche nel contratto preliminare, costituisce mezzo ido-
alla fine degli anni ‘70, si fosse posta il problema del- neo a diffidare e a costituire in mora il contraente inadempien-
la possibilità per il terzo di far valere il difetto di rap- te)» (Cass. 26 marzo 2002, n. 4310 in Contratti 2002, 1107).
«La diffida ad adempiere può essere fatta nella forma più idonea
presentanza contro il dominus, proprio con riferi- al raggiungimento dello scopo, non richiedendo la legge una for-
mento al caso del vizio di forma della procura la- ma particolare, ed è sufficiente per la sua operatività che essa
mentato dal debitore al fine di escludere l’efficacia pervenga nella sfera di conoscibilità del destinatario (nella specie
la sentenza impugnata confermata dalla Suprema Corte aveva ri-
di un atto di costituzione in mora proveniente dal tenuto che l’invio di una lettera raccomandata costituisce mezzo
difensore del creditore (37). idoneo a diffidare e costituire in mora l’amministratore di un con-
Il principio elaborato in tale occasione offre spunti dominio)». (Cass. 25 marzo 1995, n. 3566 in Giust. civ. Mass.
1995, 692).
interessanti per risolvere proprio la questione che la
(36) Mariconda, op. cit., 608 e, ancora, Cass. 16 settembre 1986
Suprema Corte, invece, ha lasciato aperta. n. 5623 in Società 1986, 1023 con nota di Mariconda.
Nella specie, infatti, dopo aver motivato in ordine (37) Cass. 15 settembre 1978 n. 4144 in Giust civ., 1978, I,
alla differente natura della costituzione in mora e 1976.

1188 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Obbligazioni e contratti

rio degli effetti” dell’atto compiuto dal rappresen- stivamente dal titolare del diritto o da un suo rap-
tante senza poteri. presentante effettivo» (40).
Ulteriore questione, rimasta sullo sfondo (38), attie- Anche se la questione dell’ammissibilità della ratifi-
ne all’ammissibilità ed eventualmente all’efficacia ca non può, per ciò solo, dirsi chiusa, specie in con-
della ratifica della diffida da parte del creditore. siderazione dei principi elaborati a proposito della
In virtù dei principi fissati dall’art. 1324 c.c. anche efficacia spiegata dalla sottoscrizione della procura
tale problema deve essere impostato alla luce del ad litem.
“principio di compatibilità”. La Suprema Corte, infatti, nel 1996 (41) e, più di re-
E, del resto, così ha fatto la Cassazione, proprio nel cente, nel 2002 (42) ha ritenuto che la parte che
1978 (39), laddove ha affermato che: «ciò che si co- sottoscrive la procura data al suo difensore a margi-
lora di incompatibilità è l’onere di chiedere la giu- ne o in calce alla citazione è considerata aver sotto-
stificazione dei poteri, perché tale onere è peculiare scritto l’atto e così avere emesso le dichiarazioni di
alla formazione del contratto ove l’incontro dei con- natura negoziale in essa contenute.
sensi deve precedere necessariamente la produzione
degli effetti. Altrettanto deve dirsi per la ratifica la
cui applicazione si riduce ad uno spostamento del
momento della certezza e quindi del perfezionamen-
to dell’atto. Vero è che la ratifica ha effetto retroat-
tivo, ma la retroattività non può operare dove l’ese-
cuzione della prestazione presuppone l’esistenza di
tutti i requisiti dell’atto da cui è generata la relativa
obbligazione e non può avvenire prima che tale esi-
stenza si realizzi». Note:
E, parimenti, alla fine degli anni ‘90, anche se con (38) La Suprema Corte, nella sentenza che qui si commenta, ha
osservato, invero, che in forza del persistente inadempimento
riferimento alla questione dell’applicabilità dell’art. del creditore, il debitore «aveva comunque ratificato l’operato
1399 comma 2 c.c. ai “meri atti”, il giudice di legit- del suo legale e consolidato gli effetti della diffida». Ma tale que-
timità ha sottolineato che: «se si riconosce efficacia stione è rimasta sullo sfondo e non è stata analizzata per motivi
relativi al rito, poiché non aveva formato oggetto di decisione
retroattiva alla ratifica dell’atto di costituzione in nella sentenza impugnata.
mora, il problema della forma della procura, pur per- (39) Così, Cass. 25 marzo 1978 cit. Secondo la tesi della forma li-
sistendo sul piano teorico, perderebbe il suo rilievo bera, invece, era da ritenere valida ed efficace una diffida ad
pratico: al creditore, ad es. sarebbe sufficiente per adempiere intimata per conto e nell’interesse del contraente da
persona fornita da un semplice mandato verbale, come pure
impedire la prescrizione già maturata del suo diritto, quella sottoscritta da “falsus procurator” successivamente rati-
ratificare in forma scritta l’atto di messa in mora po- ficata dalla parte interessata (Cass. 26 giugno 1987 cit.).
Ed, infine, cfr. Cass. 23 febbraio 1981, n. 1091 in Foro it., 1981,
sto in essere, prima della scadenza, dal falsus procura- I, 1988 con nota di De Pretis.
tor o dal rappresentante munito di procura verbale (40) Cass. 7 ottobre 1997, n. 9746, Cass. 1 settembre 1997, n,
che si presume nulla». 8262 in Foro it., secondo cui è incompatibile con gli atti unilate-
Ed ha continuato affermando che: «sul punto la giu- rali che devono essere compiuti in un termine perentorio e con
quelli interruttivi della prescrizione la retroattività della ratifica ex
risprudenza dominante ritiene che la norma di cui art. 1399 comma 2 c.c., posto che le esigenze di certezza sotte-
all’art. 1399 comma 2 c.c. debba ritenersi inoperante se a tali atti ed, in generale, ai termini di prescrizione e decaden-
per i meri atti (soprattutto interruttivi della prescri- za sono inconciliabili con l’instaurazione di una situazione di pen-
denza suscettibile di protrarsi in maniera indeterminata, la cui
zione) sia in via diretta per inapplicabilità dell’art. durata dipende dall’iniziativa del dominus
1324 c.c. che in via analogica per mancanza di ea- (41) «Per riferire alla parte la ratifica di una diffida ad adempiere
dem ratio. fatta a suo nome non è dunque necessario che nella procura da-
Infatti, da un lato, l’effetto riconnesso dall’ordina- ta al difensore per il giudizio sia espresso il potere di ratificare la
dichiarazione negoziale di ratifica della diffida che in esso sia
mento agli atti giuridici in senso stretto postula la contenuta». (Cass. 17 luglio 1996, n. 6465).
sussistenza con operatività ex nunc di tutti gli ele- (42) «L’attore con la sottoscrizione della procura ad litem a mar-
menti della fattispecie legale, tra cui la legittimazio- gine o in calce alla citazione, fa proprio il contenuto negoziale di
ne attiva dell’agente; dall’altro l’atto interruttivo quest’ultimo atto, e quindi le dichiarazioni di natura negoziale in
esso contenute. Nella specie la Suprema Corte ha affermato che
della prescrizione, comportando la protrazione nel la sottoscrizione della procura ad litem implica la ratifica della dif-
tempo della necessità per il soggetto passivo di ade- fida ad adempiere fatta in nome della parte e richiamata in cita-
guamento dello stato di fatto allo stato di diritto e di zione, escludendo che, a detto fine, occorra l’espresso conferi-
mento nella procura del potere di ratifica della dichiarazione ne-
conservazione dei mezzi di prova (in caso di adempi- goziale». (Cass. 18 novembre 2002, n. 16221 in Giust. civ. 2003,
mento già avvenuto), deve essere compiuto tempe- I, 2173).

Corriere giuridico 9/2010 1189


Giurisprudenza
Procedure concorsuali

Revocatoria fallimentare

CASSAZIONE CIVILE, sez. un., 18 marzo 2010, n. 6538 - Pres. Carbone - Rel. Salvago - P.M.
Iannelli (conf.) - Banca Monte dei Paschi di Siena spa (avv.ti Scognamiglio, Nicotera) c. Curatela
Fall. F.lli Statti srl

In tema di revocatoria fallimentare di atti a titolo gratuito, ai sensi dell’art. 64 l. fall., la valutazione di gratuità
od onerosità di un negozio va compiuta con esclusivo riguardo alla causa concreta, costituita dallo scopo pra-
tico del negozio, e cioè dalla sintesi degli interessi che lo stesso è concretamente diretto a realizzare quale fun-
zione individuale della singola e specifica negoziazione, al di là del modello astratto utilizzato; per cui la rela-
tiva classificazione non può più fondarsi sulla esistenza o meno di un rapporto sinallagmatico e corrispettivo
tra le prestazioni sul piano tipico ed astratto, ma dipende necessariamente dall’apprezzamento dell’interesse
sotteso all’intera operazione da parte del solvens, quale emerge dall’entità dell’attribuzione, dalla durata del
rapporto, dalla qualità dei soggetti e soprattutto dalla prospettiva di subire un depauperamento collegato o
non collegato ad un sia pur indiretto guadagno o ad un risparmio di spesa. Pertanto, nell’ipotesi di estinzione
da parte del terzo, poi fallito, di un’obbligazione preesistente cui egli sia estraneo, l’atto solutorio può dirsi
gratuito, agli effetti dell’art. 64, l.fall. solo quando dall’operazione che esso conclude - sia essa a struttura sem-
plice perché esaurita in un unico atto, sia a struttura complessa, in quanto si componga di un collegamento di
atti e di negozi - il terzo non ne trae nessun concreto vantaggio patrimoniale ed egli abbia inteso così recare
un vantaggio al debitore; mentre la ragione deve considerarsi onerosa tutte le volte che il terzo riceva un van-
taggio per questa sua prestazione dal debitore, dal creditore o anche da altri, così da recuperare anche indi-
rettamente la prestazione adempiuta ed elidere quel pregiudizio, cui l’ordinamento pone rimedio con l’ineffi-
cacia ex lege

ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI
Giunge al vaglio delle Sezioni Unite della Corte di cassazione il tormentato problema del regime di revocabilità del pagamento ese-
guito dal terzo successivamente dichiarato fallito, prevalentemente considerato come atto solutorio e quindi oneroso ai fini del-
l’art. 67 l. fall. (Cass. 18 gennaio 2006, n. 889, in Fallimento, 2007, 102; Cass. 7 dicembre 2001, n. 15515, in Mass. Giur. it. 2001;
Cass. 12 settembre 1991, n. 9560, in Mass. Giur. it. 1991). In senso difforme si registrano alcune pronunce di legittimità (Cass.
21 novembre 1983, n. 6929, in Giur. it., 1985, I, 1, 106; Cass. 12 maggio 1992, n. 5616, in Fallimento, 1992, 922) e di merito (App.
Milano, 19 giugno 1979, in Fallimento 1980, 110; App. Catania, 18 dicembre 1985, in Giur. comm., 1986, II, 437; Trib. Napoli 13
ottobre 1982, in Dir. fall., 1983, II, 982; Trib. Milano, 23 dicembre 1985, in Fallimento 1985, 460).

....Omissis... che doveva ritenersi provata la conoscenza in capo alla


banca dei rapporti interni al gruppo, in assenza di qual-
Motivi della decisione siasi prova al riguardo; e senza indicare in alcun modo le
....Omissis... ragioni di un tal convincimento. Viene in tal modo po-
4. Con il terzo motivo la banca, deducendo violazione sta all’esame delle Sezioni Unite la questione concer-
dell’art. 64 l. fall., anche in relazione all’art. 1180 c.c., nente la natura - onerosa o gratuita - dell’atto con cui un
nonché carenza e contraddittorietà di motivazione,cen- soggetto adempie il debito altrui,con particolare riguar-
sura la sentenza impugnata: a) per non aver considerato do al pagamento ad opera della società,del debito del
che nel caso si era in presenza di un adempimento del proprio socio: questione dalla quale dipende l’applicabi-
debito del Gruppo fratelli Statti da parte del terzo (la so- lità dell’art. 64 l. fall., in ipotesi di fallimento del solvens
cietà poi fallita) ex art. 1180 c.c.: perciò da qualificare e che ha indotto la I Sezione della Corte con la ricorda-
secondo la prevalente giurisprudenza a titolo oneroso ta ordinanza di rimessione a segnalare la sussistenza e la
con riguardo all’accipiens, come dimostravano le clauso- persistenza di un contrasto di giurisprudenza nell’ambito
le onerose apposte dall’ISVEIMER nel contratto di fi- della Corte. Ciò in quanto, un primo orientamento, ra-
nanziamento, e non connotato da animo liberale, nep- dicato nel tempo, ha sostenuto che il pagamento del de-
pure prospettato dalla Curatela; b) che occorreva perciò bito altrui costituisce per chi paga un atto a titolo gra-
valutare anche i rapporti intercorsi da S.R. con il gruppo tuito perché il beneficio è destinato all’originario debi-
familiare Statti ed esso Istituto di credito, prendendo at- tore rimasto estraneo all’atto, con la conseguenza che ta-
to che gli assegni erano pervenuti alla Banca tramite il le liberalità, in caso di fallimento del solvens è da consi-
prenditore S.R. e non direttamente dalla società fallita, derarsi inefficace ai sensi dell’art. 64 l. fall., (Cass.
la quale aveva invece emesso i titoli a favore del primo 6918/2005; 11093/2004; 5264/1998; 6909/1997;
(un assegno di L. 68 milioni era stato emesso a favore di 5616/1992; 6929/1983). Laddove altro indirizzo ha se-
un terzo del tutto estraneo al giudizio); e) per avere dap- guito il principio opposto che in tema di pagamento
prima ritenuto che l’elemento psicologico resta irrile- compiuto dal fallito per estinguere il debito di un terzo,
vante nella fattispecie dell’art. 64 l. fall., e poi concluso la gratuità dell’atto ai fini della revoca ex art. 64, l. fall.,

1190 Corriere giuridico 9/2010


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Procedure concorsuali

può essere affermata unicamente in relazione al debitore rigore - equiparabile soltanto a quello del precedente art.
in quanto l’adempimento ex art. 1180 c.c., da parte del 44 - di non consentire il relativo pregiudizio alla dispo-
soggetto poi sottoposto a procedura fallimentare confi- nibilità patrimoniale del disponente, che si traduce, in
gura un atto a titolo gratuito solo nei rapporti fra questi fase fallimentare, nella menomazione delle possibilità
ed il debitore ove manchi una causa onerosa che ne giu- satisfattive della massa dei creditori concorrenti; sicché
stifichi la liberazione, mentre nei rapporti fra il fallito ed è proprio il pregiudizio provocato dall’atto di disposizio-
il creditore che ha ricevuto il pagamento ha carattere in- ne del proprio patrimonio a divenire elemento essenzia-
dubbiamente oneroso (Cass. 889/2006; 15515/2001; le per giustificare la sanzione dell’inefficacia delle dispo-
9560/1991; 3265/1989; 5548/1983). sizioni, proprio in funzione della tutela di interessi i cui
Infine, Cass. 6739/2008, muovendo dal rilievo che l’a- titolari sono chiaramente individuati subito nella parte
dempimento in senso tecnico è solo il comportamento di iniziale dell’art. 64, con riferimento al destinatario del
chi sia obbligato alla prestazione, ha affermato che il pa- beneficio dell’inefficacia relativa (i creditori del dispo-
gamento del terzo non costituisce “mera esecuzione del- nente).
l’obbligazione preesistente ma ha una sua causa autono- D’altra parte la norma suddetta fa parte integrante del si-
ma che può risultare onerosa o gratuita a seconda che stema revocatorio compreso nella III sezione della legge
l’atto estintivo del debito dipenda o meno dalla contro- fallimentare in cui tutte le disposizioni sono ispirate dal-
prestazione di uno dei due soggetti dell’obbligazione la tutela della medesima ratio del ceto creditorio o di al-
estinta” e che di conseguenza, agli effetti dell’art 64 l. cuni particolari creditori ed in cui la nozione di atto a ti-
fall., il pagamento del debito altrui effettuato da soggetto tolo gratuito è utilizzata proprio con riferimento alla si-
poi fallito è atto gratuito qualora si tratti di atto di dispo- tuazione patrimoniale del soggetto poi fallito: come di-
sizione del suo patrimonio senza contropartita anche in mostrano, l’art. 69 che dopo le modifiche introdotte dal-
un altro rapporto nel cui ambito l’atto risulti preordinato l’art. 54 d.lgs. 9 gennaio 2006, n. 5, stabilisce che gli atti
al soddisfacimento di un ben preciso interesse economi- a titolo gratuito compiuti tra coniugi più di due anni pri-
co, sia pure mediato e indiretto. ma della dichiarazione di fallimento, ma nel tempo in cui
Nessuna indicazione a favore dell’una o dell’altra tesi è il fallito esercitava un’impresa commerciale, sono revo-
fornita dalle recenti riforme (L. n. 80 del 2005, e D.Lgs. cati se il coniuge non prova che ignorava lo stato d’insol-
n. 5 del 2006, nonché 169 del 2007), in seguito alle qua- venza del coniuge fallito; nonché l’art. 123, il quale di-
li la disposizione dell’art. 64 è rimasta invariata rispetto spone che, in caso di riapertura del fallimento, sono privi
alla formulazione originaria. di effetto nei confronti dei creditori gli atti a titolo gra-
5. Le Sezioni Unite ritengono che le due contrapposte tuito, posteriori alla chiusura e anteriori alla riapertura
tesi, così in dottrina come in giurisprudenza, limitando del fallimento, compiuti dal fallito (negli stessi termini
entrambe l’esame nella ricerca della prestazione e/o del- gli artt. 192 - 194 c.p.). Per cui soltanto con un’inammis-
la controprestazione al rapporto bilaterale terzo - credi- sibile salto logico è possibile trarre da questa normativa il
tore (la prima), ovvero debitore - creditore (la secon- risultato che per l’art. 64 rilevano,contrariamente al suo
da), peraltro nella sua connotazione astratta, finiscono apparente contenuto, il punto di vista dell’accipiens e del-
per risultare egualmente apodittiche e prive di collega- la natura gratuita ovvero onerosa del suo acquisto,da in-
mento con il complessivo regolamento contrattuale dividuare esclusivamente con riferimento al negozio giu-
predisposto dalle parti ed ancor più con l’effettivo rap- ridico intercorso con il suo debitore di cui l’adempimen-
porto economico da esse inteso perseguire. Al riguardo to del terzo costituisce attuazione, neanche menzionato
non può disconoscersi che l’art. 64 l. fall., disponendo pur indirettamente dalla norma; e che per converso non
l’inefficacia verso i creditori degli atti a titolo gratuito possa venire in rilievo ed essere considerata, perché estra-
compiuti dal fallito nei due anni anteriori al fallimento nea alla pattuizione tra creditore e debitore, la causa del-
si rivolge, come indica inequivocabilmente il suo stesso l’atto di disposizione del proprio patrimonio posto in es-
tenore letterale non già ad atti riguardati in funzione sere dal fallito cui invece la disposizione legislativa fa
della posizione del creditore, per il fatto che costui ne espresso riferimento.
subisce comunque l’inefficacia, bensì “agli atti a titolo Né vale evocare a sostegno di questa interpretazione
gratuito” provenienti dal soggetto che disponga del pro- l’art. 67 comma 2 l. fall., che pone fra gli atti onerosi
prio patrimonio e successivamente venga dichiarato fal- quelli costitutivi di un diritto di prelazione per debiti,
lito: tali qualificandoli in virtù della natura obbiettiva anche di terzi, contestualmente anche creati; nonché
dell’atto, rapportato unicamente ad un elemento ogget- l’art. 2901 c.c., comma 2, secondo cui le garanzie con-
tivo temporale anteriore alla dichiarazione di fallimen- testuali per debito altrui sono considerate a titolo one-
to; e con le sole eccezioni previste nella seconda parte roso, perciò privando di rilievo le ragioni per le quali il
della norma (regali di uso ed atti compiuti in adempi- garante vincola il proprio patrimonio a garanzia delle
mento di un dovere morale o a scopo di pubblica uti- altrui obbligazioni e spostando l’attenzione sulla posi-
lità), la cui previsione non avrebbe senso se la gratuità zione del garantito: in quanto entrambe le disposizioni
dell’atto fosse stata considerata soltanto (o anche) nel- dimostrano soltanto che il legislatore ha ritenuto di
la prospettiva del creditore. dettare un criterio specifico per individuare la natura
Il che corrisponde del resto alla finalità della norma,di onerosa (o meno) di una prestazione di garanzia ricol-
cui più volte questa Corte ha sottolineato il particolare legandola alla contestualità del credito garantito. E che

Corriere giuridico 9/2010 1191


Giurisprudenza
Procedure concorsuali

in virtù della scelta legislativa per queste situazioni sog- modelli astratti,ma attenta strettamente al negozio posto
gettive resta inapplicabile la regola dell’art. 64, proprio in essere dai contraenti, nonché all’affare nel suo com-
per la mancanza del presupposto della gratuità dell’atto plesso: quanto meno onde valutare la meritevolezza del-
di disposizione del fallito: al cui schema di riferimento l’operazione alla stregua di quanto dispone l’art. 1322,
nessun accenno sia pure indiretto è contenuto in alcu- comma 2, c.c. e pervenire ad una giustificazione causale
na delle due norme, che semmai confermano piuttosto anche nei contratti più complessi,nei fenomeni dei col-
che smentire l’interpretazione della norma revocatoria legamenti negoziali e più in generale nei negozi da sem-
appena recepita (Cfr. Cass. 5 dicembre 1992, n. pre qualificati “astratti”. Per cui Cass. 10490/2006 ha de-
12948). finito “causa del contratto”, qualificandola “concreta” in
6. Se tuttavia deve ritenersi che agli effetti dell’art. 64 l. contrapposizione alla nozione tradizionale, lo scopo pra-
fall., l’individuazione dell’atto gratuito vada compiuta tico del negozio, la sintesi, cioè, degli interessi che lo
privilegiando la prospettiva del solvens, non per questo stesso è concretamente diretto a realizzare (c.d. causa
la relativa nozione e la distinzione con la categoria degli concreta), quale funzione individuale della singola e
atti a titolo oneroso, deve continuare ad essere riferita specifica negoziazione, al di la del modello astratto uti-
alla causa del negozio quale tradizionalmente individua- lizzato. E le successive decisioni di questa Corte, rese an-
ta in base alla nota definizione della Relazione al Codice che a sezioni unite (sent. 26972 - 26975/2008), hanno
civile - “la funzione economico-sociale che il diritto ri- ripetutamente condiviso e ribadito la nozione di “causa
conosce ai suoi fini e che solo giustifica la tutela dell’au- concreta”, rendendo superflua la nozione di negozio
tonomia privata” -; ed applicata negli anni immediata- astratto, pur esso inserito in un più vasto regolamento di
mente successivi dalla giurisprudenza secondo una con- interessi; e compiendo la verifica della giustificazione
cezione unificante le varie tipologie, necessariamente causale nell’ambito dell’intera operazione economica
collegata al “tipo” individuato dal legislatore (c.d. causa compiuta dalle parti.
tipica) e perciò fondata sull’astrattezza di tale requisito. 7. Proprio per la particolare fattispecie dell’adempimento
Alla quale costantemente si è riferito il primo orienta- del terzo, neanch’essa presa in considerazione dal primo
mento riconducendo la natura onerosa o gratuita dell’at- indirizzo, e che pur rientra tra i negozi in passato qualifi-
to sempre e soltanto nell’ottica del rapporto bilaterale cati a causa astratta o generica, la recente concezione del-
tra chi attua l’attribuzione ed il creditore che la riceve: la causa come funzione concreta del contratto ben si pre-
perciò richiedendo per accedere alla prima opzione che sta ad interpretare il regolamento voluto dalle parti in
le prestazioni siano legate sul piano giuridico - formale modo più aderente alla realtà.
da un nesso sinallagmatico e corrispettivo; e concluden- Come rilevato, infatti, da questa Corte, detto istituto
do sistematicamente per la gratuità dell’atto di disposi- presuppone che il terzo estraneo ad un rapporto obbliga-
zione tutte le volte che non sia stato costituito alcun torio intercorrente tra altre parti, e dunque non obbliga-
corrispettivo con l’accipiens, o che comunque non risulti to in proprio ad estinguerlo (come nel caso del fideiusso-
un rapporto causale che la giustifichi secondo il modello re o di altro garante), paghi spontaneamente al creditore
tipico. dell’obbligazione in questione perciò rivestendo la natu-
Siffatta ricostruzione non tiene conto, anzitutto dell’e- ra di figura composita, da un lato negoziale e dall’altro
voluzione che ha interessato la nozione di “causa del ne- esecutiva nel momento in cui, attuando un precedente
gozio” in questi ultimi decenni, né dei risultati al riguar- rapporto, si perfeziona con la diretta esecuzione della pre-
do raggiunti dalla più qualificata dottrina e dalla giuri- stazione in favore del creditore,estinguendone la pretesa
sprudenza di legittimità. Le quali, muovendo dalla cate- in forza della specifica disposizione dell’art. 1180 c.c.,
goria delle c.d. “prestazioni isolate” (artt. 627, 651 e (perciò discostandosi dall’adempimento in senso proprio
1197 c.c., art. 1706, coma 2 c.c., artt. 2034 e 2058 c.c., previsto dall’art. 1218 c.c.): senza la quale l’adempimen-
ecc.), mancanti di una loro funzione aggettiva astratta- to del terzo costituirebbe soltanto una invasione dell’al-
mente predeterminata, hanno preso in considerazione trui sfera giuridica (Cass. 889/2006).
particolari categorie di negozi, quali la prestazione di ga- Trattandosi allora di un vero e proprio negozio giuridico
ranzia (reale o personale) per un debito altrui, la modifi- avente l’effetto di soddisfare, in modo diverso dallo sche-
cazione del lato passivo del rapporto obbligatorio (dele- ma predisposto dall’art. 1218 c.c., l’interesse del credito-
gazione, espromissione, accollo, art. 1268 c.c. e ss.), l’a- re,anche l’adempimento del terzo resta soggetto alla re-
dempimento del terzo (art. 1180 c.c.), la cessione del gola per cui il carattere oneroso o gratuito dell’attribuzio-
credito (art. 1260 c.c.), la rinuncia a un diritto, fra cui la ne patrimoniale che esso comporta non può sfuggire alla
remissione di debito e, secondo alcuni, la cessione del regola che deve essere stabilito in riferimento alla sua
contratto: osservando che per essi è difficile individuare causa concreta. La quale rende palese l’irrilevanza del-
una causa oggettiva nel senso tradizionale, dato che non l’indagine prospettata dal secondo indirizzo giurispruden-
c’è una coincidenza fra la funzione pratica del contratto ziale, qui non accolto, con riguardo esclusivamente al
e la causa economico-giuridica tradizionale; e che tutta- rapporto bilaterale debitore-creditore, senza percepire
via anche per questi negozi,classificati “astratti” o “a l’interferenza o l’affacciarsi del terzo nel suddetto rappor-
causa astratta o generica”, è egualmente indispensabile to, che diviene necessariamente trilaterale e comporta
individuare la causa sia pure in base ad una impostazione comunque la sovrapposizione di un nuovo più complesso
differente non soggetta all’obbligo predeterminato di rapporto a quello originario; né che solo per effetto di es-

1192 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Procedure concorsuali

sa e del conseguente coinvolgimento della sfera giuridica porsi il disponente; nell’esistenza di una delegazione di
del terzo è apprestato lo strumento di soddisfacimento del pagamento da parte del debitore e così via.
creditore, che diviene oggetto della speciale disposizione In tal modo i concetti di “gratuità ed “economicità” ven-
dell’art. 64 l. fall., ove non disveli, a livello causale, alcun gono assunti nel loro significato economico proprio, con
vantaggio patrimoniale o comunque una qualche utilità spostamento della loro qualificazione dal negozio all’at-
economico-giuridica per il solvens. tribuzione patrimoniale: per la quale deve tenersi conto
Ma la qualificazione dell’adempimento del terzo, in se- dell’interesse economico che si intende realizzare, anche
de di azioni revocatorie, non può limitarsi nemmeno ad in via mediata, attraverso la complessa operazione eco-
una visuale incentrata sul solo rapporto bilaterale terzo nomica, da parte di chi apparentemente paga il debito al-
- creditore, e dunque sull’atto o negozio in sé, nella sua trui senza corrispettivo: nell’ambito, quindi, del regola-
connotazione causale astratta quale funzione economi- mento globale degli interessi non limitato al singolo “at-
co-sociale nella ricerca di un nesso diretto fra le due to di disposizione” da lui compiuto.
eventuali controprestazioni di detti soggetti, come pre- Questi risultati trovano naturale applicazione proprio in
teso dall’orientamento opposto, sotto tale profilo pur relazione all’individuazione del vantaggio per il terzo nel-
esso inadeguato: in quanto attraverso lo schema-base l’ambito del gruppo societario cui è stato riconosciuto in
individuato dal legislatore nell’art. 1180 c.c., le parti quest’ultimo decennio gradualmente rilievo giuridico, e
possono perseguire variegati interessi meritevoli di tute- si saldano perfettamente con la più recente giurispruden-
la, ricorrendo anche ad un collegamento di atti o nego- za di questa Corte; la quale ha in particolare riconosciuto
zi diversi, pure non coevi, ma susseguitisi nel tempo; il la rilevanza, per la singola società del gruppo, del soddi-
quale permette, grazie a semplici connessioni economi- sfacimento di un ben preciso interesse economico, sia pu-
che, di realizzare uno scopo, a seconda dei casi, oneroso re in ragione di un rapporto diverso, quale contropartita
o gratuito, mediante l’utilizzo di atti astrattamente a del depauperamento diretto derivato alla società da un’o-
causa neutra, oppure onerosa o anche gratuita, ma tutti perazione: per tale ragione non considerata liberale. Ed
egualmente strumentali e necessari alla realizzazione del ha statuito in termini generali che al fine di verificare se
risultato antitetico. Ed al quale, dunque, deve guardarsi un’operazione abbia comportato o meno per la società
per valutare se l’atto sia stato compiuto o meno, a titolo che l’ha posta in essere un ingiustificato depauperamento
gratuito. Consegue: 1) che variando la causa concreta occorre tener conto della complessiva situazione che,
che ha indotto il terzo ad adempiere in luogo del debi- nell’ambito del gruppo, a quella società fa capo, potendo
tore, dall’una o dall’altra ragione discendono effetti o ri- l’eventuale pregiudizio economico che da essa sia diretta-
medi giuridici diversi, o diversi rapporti giuridici susse- mente derivato aver trovato la sua contropartita in un al-
guenti tra il terzo e il debitore; e deve concludersi che tro rapporto e l’atto presentarsi come preordinato al sod-
nell’adempimento del terzo sono egualmente configura- disfacimento di un ben preciso interesse economico, sia
bili gratuità o, per converso, onerosità; 2) che seppure la pure mediato e indiretto (Cass. 673 9/2008; 12325/1998;
tipizzazione legislativa dell’istituto avviene con riguar- 2001/1996).
do all’effetto del negozio (l’estinzione dell’obbligazio- Per cui le Sezioni Unite devono concludere che pur in
ne), la ragione concreta, per la quale il terzo interviene presenza del pagamento del debito di società collegate
nel rapporto creditore-debitore, deve quindi essere ne- (ovvero del pagamento del debito del socio da parte del-
cessariamente verificata caso per caso dal giudice di me- la società partecipata, come nella fattispecie, o vicever-
rito; 3) che l’atto deve qualificarsi a titolo sa) può essere esclusa la gratuità del negozio, quando la
gratuito,quando dall’operazione che esso conclude - sia società disponente abbia comunque realizzato un suo
essa a struttura semplice perché esaurita in un unico at- vantaggio economico: in quanto, ancorché manchi il
to, sia a struttura complessa, in quanto si componga di corrispettivo immediato in termini di diretta sinallagma-
un collegamento di atti e di negozi - il terzo non ne trae ticità, tuttavia può verificarsi, da parte dell’impresa che
nessun concreto vantaggio patrimoniale ed egli abbia svolga la sua attività economica a monte, o a valle, di
inteso così recare un vantaggio al debitore; mentre la quella del disponente, l’acquisizione di un’utilità econo-
ragione deve considerarsi onerosa tutte le volte che il mica in rapporto di causalità mediata e indiretta con la
terzo riceva un vantaggio per questa sua prestazione dal prestazione eseguita; che tuttavia si traduca in un van-
debitore, dal creditore o anche da altri, così da recupe- taggio patrimoniale concreto. Altrimenti il terzo, adem-
rare anche indirettamente la prestazione adempiuta ed piendo ad un debito non proprio, si procura comunque
elidere quel pregiudizio, cui l’ordinamento pone rime- una diminuzione patrimoniale, costituente un nocu-
dio con l’inefficacia ex lege come esemplificativamente mento, che restando perciò stesso estraneo all’esercizio
avviene nell’ipotesi già esaminata da Cass. 5616/1992, - dell’impresa, diviene come tale, immeritevole di tutela
in cui si possa allegare e provare l’esistenza di fatti ido- nell’ambito della disciplina dello statuto di questa; ed a
nei a individuare un qualche vantaggio, sia pure media- maggior ragione al lume della disposizione revocatoria
to e indiretto (nel caso individuato nella cessione di dell’art. 64 l. fall. 8. Resta da esaminare come si riparti-
credito), della società poi fallita con riguardo all’esecu- sca l’onere della prova nel relativo giudizio:ricordando a
zione della prestazione; nella surrogazione nel diritto tal fine, che secondo i principi generali, di cui all’art.
del creditore verso il suo debitore; nella conclusione di 2697 c.c., il curatore che agisce deve provare l’integra-
un contratto a favore di terzo, in tale posizione dovendo zione della fattispecie della norma invocata, e dunque,

Corriere giuridico 9/2010 1193


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Procedure concorsuali

che l’atto - di cui vuole si dichiari l’inefficacia - sia a ti- diretto guadagno o ad un risparmio di spesa. Pertanto,
tolo gratuito; ma che detta prova può essere offerta an- nell’ipotesi di estinzione da parte del terzo, poi fallito, di
che tramite presunzioni. un’obbligazione preesistente cui egli sia estraneo, l’atto
Ed in relazione all’adempimento del terzo, tanto la dot- solutorio può dirsi gratuito, agli effetti dell’art. 84 l. fall.,
trina,quanto la giurisprudenza di merito hanno corretta- solo quando dall’operazione che esso conclude - sia essa a
mente ritenuto che, mancando nello schema causale ti- struttura semplice perché esaurita in un unico atto, sia a
pico la controprestazione in favore del disponente, si pre- struttura complessa, in quanto si componga di un colle-
sume che l’atto sia stato compiuto gratuitamente: pagan- gamento di atti e di negozi - il terzo non ne trae nessun
do il terzo per definizione un debito non proprio e non concreto vantaggio patrimoniale ed egli abbia inteso co-
prevedendo la struttura del negozio alcuna attribuzione sì recare un vantaggio al debitore; mentre la ragione deve
patrimoniale a suo favore; sicché diviene onere del credi- considerarsi onerosa tutte le volte che il terzo riceva un
tore beneficiario provare con ogni mezzo che pure il di- vantaggio per questa sua prestazione dal debitore, dal cre-
sponente ha ricevuto un vantaggio in seguito all’atto che ditore o anche da altri, così da recuperare anche indiret-
ha posto in essere, in quanto questo perseguiva un suo in- tamente la prestazione adempiuta ed elidere quel pregiu-
teresse economicamente apprezzabile (Cfr. Cass. dizio, cui l’ordinamento pone rimedio con l’inefficacia ex
4770/2007 in relazione alla concessione della garanzia da lege».
parte del fideiussore; nonché Cass. 26325/2006 in tema ...Omissis...
di atto compiuto nell’interesse del gruppo sociale; Cass.
1831/2001 in tema di concessione di ipoteca a garanzia di
debito altrui).
Nel caso, invece, pur essendo pacifico che la soc. Statti,
poi fallita ricevuto il mutuo per cui è causa dall’ISVEI-
MER, attraverso le operazioni bancarie avanti menziona-
te, ha attribuito la relativa somma alla Banca popolare di
Nicastro, creditrice dei propri soci per estinguerne i debi-
ti verso l’istituto di credito, dalla sentenza impugnata
non risulta che quest’ultimo abbia dimostrato o quanto
meno allegato la sussistenza di un interesse apprezzabile
di detta società in ordine all’atto dispositivo dalla stessa
compiuto. Ed anzi la Corte territoriale ha accertato senza
specifiche e motivate contestazioni al riguardo della ban-
ca creditrice, che la prova documentale acquisita (sen-
tenze penali, perizie, relazioni della curatela in sede pe-
nale, ecc.) dimostrava che si era trattato di una vera e
propria distrazione dei fondi societari (di cui peraltro era-
no a conoscenza la banca ed i suoi funzionari) senza cor-
rispettivo e con pregiudizio del patrimonio immobiliare
sociale, al solo fine di ripianare i rapporti personali dei so-
ci Statti.
Per cui il Collegio deve confermare il carattere gratuito
nel caso concreto dell’atto di disposizione e la sua assog-
gettabilità all’inefficacia di cui alla norma menzionata; ed
enunciare,infine, il seguente principio di diritto: «In te-
ma di revocatoria fallimentare di atti a titolo gratuito, ai
sensi dell’art. 64 l. fall., la valutazione di gratuità od one-
rosità di un negozio va compiuta con esclusivo riguardo
alla causa concreta, costituita dallo scopo pratico del ne-
gozio, e cioè dalla sintesi degli interessi che lo stesso è
concretamente diretto a realizzare quale funzione indivi-
duale della singola e specifica negoziazione, al di la del
modello astratto utilizzato; per cui la relativa classifica-
zione non può più fondarsi sulla esistenza o meno di un
rapporto sinallagmatico e corrispettivo tra le prestazioni
sul piano tipico ed astratto, ma dipende necessariamente
dall’apprezzamento dell’interesse sotteso all’intera opera-
zione da parte del solvens, quale emerge dall’entità del-
l’attribuzione, dalla durata del rapporto, dalla qualità dei
soggetti e soprattutto dalla prospettiva di subire un de-
pauperamento collegato o non collegato ad un sia pur in-

1194 Corriere giuridico 9/2010


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REGIME DI REVOCABILITÀ FALLIMENTARE DEL PAGAMENTO


ESEGUITO DAL TERZO SUCCESSIVAMENTE
DICHIARATO FALLITO
di Antonino Restuccia

L’autore, pur evidenziando la maggior aderenza del principio espresso dal provvedimento in epigrafe allo spi-
rito della disciplina fallimentare, ne mette in evidenza i profili critici, soprattutto in relazione all’utilizzo dello
strumento causale, alle peculiarità dei c. dd. rapporti trilaterali ed alla presunzione relativa di gratuità del pa-
gamento del terzo.

Il contrasto di giurisprudenza to o meno una contropartita dal pagamento effet-


La legge fallimentare, nel disegnare discipline di- tuato.
stinte di revocabilità in relazione alla gratuità o one-
rosità degli atti, ha nel tempo alimentato varietà di La soluzione delle Sezioni Unite
opinioni circa il trattamento riservato all’atto solu- Le Sezioni Unite della Corte, con la sentenza in
torio eseguito da un terzo sulla base della regola pre- commento, contestano ai tre orientamenti riferiti il
disposta dall’art. 1180 c.c.; più nel dettaglio è con- vizio di qualificare l’atto prendendo in considerazio-
troverso se un tale pagamento vada considerato co- ne la posizione dell’accipiens, che invece - stante la
me atto gratuito, e perciò soggetto al trattamento ratio dell’art. 64 - non è il soggetto tutelato e la cui
particolarmente rigoroso previsto dall’art. 64 l. fall., posizione dovrebbe soggiacere rispetto a valutazioni
o se invece rientri nel perimetro di cui all’art. 67 l. da condursi obbiettivamente in armonia con le fina-
fall. lità della disciplina fallimentare: a conforto si porta
La questione è di indiscutibile rilievo pratico ed è la previsione di eccezioni (queste sì a tutela dell’ac-
stata affrontata, in prospettive divergenti, tanto dal- cipiens) alla regola della inefficacia contenute nello
la giurisprudenza di merito che da quella di legitti- stesso articolo. Sarebbe, piuttosto, rilevante il ruolo
mità. Tralasciando in questa sede le diverse sfumatu- svolto dal solvens, riscontrandosi in tutta la III sezio-
re che le posizioni via via emerse presentano, può ne della legge fallimentare (spec. artt. 69, 123) e ne-
dirsi che la sopra indicata alternativa di disciplina gli artt. 192-194 la (esclusiva) tutela del ceto credi-
viene sorretta da due blocchi di motivazioni grosso torio, attuabile solo ove si ponga attenzione alla
modo omogenei. causa dell’atto di disposizione posto in essere dal sol-
L’orientamento più diffuso, almeno finora (1), è nel vens poi fallito. Si prosegue con l’accoglimento di un
senso della onerosità del pagamento proveniente dal concetto di causa negoziale non già nel senso della
terzo, in quanto funzionalmente orientato ad estin- causa quale funzione economico-sociale (5), secon-
guere un preesistente rapporto obbligatorio causal- do l’alternativa secca corrispettività-gratuità, ma te-
mente giustificato.
Per l’opposta opinione, inizialmente avanzata dai Note:
giudici di merito (2), e fatta propria in modo esplici- (1) Fra le più recenti, Cass. 18 gennaio 2006, n. 889, in Fallimen-
to da due sentenze della Corte di cassazione (3), il to, 2007, 102.
fallimento del terzo che aveva pagato un debito non (2) App. Milano, 19 giugno 1979, in Fallimento 1980, 110; App.
Catania, 18 dicembre 1985, in Giur. comm., 1986, II, 437. Si se-
proprio andrebbe preso in considerazione quale atto gnala peraltro un gruppo di sentenze che pronunciano per la gra-
di disposizione del proprio patrimonio, e come tale tuità in re ipsa ai fini dell’art. 64 l. fall. di tutti i pagamenti di debi-
valutato ai fini della disciplina fallimentare, con ti altrui, per cui cfr. Trib. Napoli 13 ottobre 1982, in Dir. fall., 1983,
II, 982, con nota di Sandulli; Trib. Milano, 23 dicembre 1985, in
conseguente applicazione dell’art. 64 l. fall. tutte le Fallimento. 1985, 460.
volte in cui non vi sia un corrispettivo. (3) Cass. 21 novembre 1983, n. 6929, in Giur. it., 1985, I, 1, 106;
Una recente pronuncia (4), sul presupposto che Cass. 12 maggio 1992, n. 5616, in Fallimento, 1992, 922.
adempimento può essere solo l’atto proveniente dal (4) Cass. 12 marzo 2008, n. 6739, in Fallimento 2008, 716.
debitore, afferma che il pagamento del terzo non co- (5) Il riferimento è a Betti, Teoria generale del negozio giuridico,
stituisce atto esecutivo ma ha causa autonoma, da in Tr. Vassalli, Torino, 1943, p. 111 ss. ed a tutta la tradizionale
impostazione del problema della causa negoziale come funzione
valutarsi come onerosa o gratuita ai fini del 64 1 economico-sociale, che ritenendo essenziale il riferimento a va-
fall., in relazione al fatto che il solvens abbia ricevu- lutazioni generali ed astratte finisce per identificare causa e tipo.

Corriere giuridico 9/2010 1195


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nendo in considerazione il concreto atteggiarsi degli Ora, volendo dare al principio espresso dalla senten-
interessi, dimodocché anche una prestazione senza za in commento un plausibile coordinamento con le
corrispettivo potrebbe essere onerosa (si fa l’esempio regole testé viste in tema di adempimento del terzo,
di prestazioni isolate, rinunce, ecc.). potrebbe fondatamente ritenersi che il creditore
La concezione della causa concreta dovrebbe così possa rifiutare la prestazione offertagli dal terzo tutte
utilizzarsi anche per illuminare gli interessi di volta le volte in cui le qualità soggettive di questi - im-
in volta sottesi all’1180 c.c., caratterizzato dalla tri- prenditore commerciale fallibile ai sensi dell’art. 1 l.
lateralità per l’aggiunta di un terzo al rapporto credi- fall. - comportino un aggravamento del rischio di su-
tore-debitore. A questo rapporto trilaterale nel suo bire revocazione di quanto ricevuto, peraltro in
complesso dovrebbe quindi guardarsi per individua- virtù di un legittimo titolo di per sé non revocabile.
re la gratuità o onerosità ai sensi dell’art. 64 l. fall., Tuttavia, è sempre necessario valutare la legittimità
in diretta dipendenza dal fatto che il terzo tragga del rifiuto opposto dal creditore, sembrando eccessi-
(direttamente o indirettamente, immediatamente o va la posizione per la quale in nome di un generico
all’esito di più negozi collegati) un qualche vantag- rischio di fallimento del solvens il rifiuto opposto dal
gio concreto, secondo l’accertamento del giudice di creditore debba reputarsi per definizione legittimo
merito; tutto ciò nonostante l’attenzione legislativa (8); a tal fine dovrà perciò ritenersi consentito a co-
all’istituto dell’adempimento del terzo sia limitata stui di ottenere informazioni circa la ragione che
all’effetto (estinzione dell’obbligazione). Si aggiun- spinge il terzo a pagare, in modo da poter ricostruire
ge che a tale individuazione (gratuità-onerosità) se quel pagamento è oneroso o gratuito per il patri-
può ben concorrere il criterio dei c. dd. vantaggi monio del solvens e così verificare l’esistenza di un
compensativi. legittimo interesse a pretendere la prestazione perso-
nalmente dal debitore originario. È del tutto eviden-
Portata pratica dell’innovazione te, infatti, che non potrà dolersi il creditore che co-
giurisprudenziale e compatibilità con la noscendo lo stato di imprenditore commerciale del
disciplina delineata dall’art. 1180 c.c. terzo e la circostanza che questi paghi un debito al-
Non vi è dubbio allora che, nel contesto degli orien- trui, senza tuttavia essere a ciò tenuto in forza di un
tamenti giurisprudenziali via via emersi sul tema, la titolo a sua volta vantato dal debitore, si trovi a do-
posizione delle Sezioni Unite rappresenti una signi- ver subire la revocatoria secondo la rigorosa discipli-
ficativa novità, che si segnala anzitutto per costitui-
re un argine ad un uso disinvolto dello strumento of- Note:
ferto dall’art. 1180 c.c., il più delle volte chiaramen- (6) Non può farsi a meno di notare come ritenere per definizione
te indirizzato a favorire uno dei creditori dell’impre- oneroso il pagamento di un debito altrui comporti nei fatti, al di
là di ogni valutazione circa il rigore tecnico di una tale soluzione,
sa insolvente eludendo il disposto dell’art. 64 l. fall la tendenziale preclusione al recupero al patrimonio fallimentare
(6). delle somme utilizzate per il detto pagamento, atteso il più pe-
Cionondimeno, appare opportuno interrogarsi circa sante - e spesso non raggiungibile - onere probatorio imposto
per la revocatoria degli atti onerosi.
i riflessi di una tale impostazione sulla disciplina del-
(7) Sul punto, per tutti, Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991,
l’adempimento del terzo, evidenziando sin da subito 436 s.
che se da una parte la più agevole revocabilità rea- (8) Significativamente si ritiene che il rifiuto del creditore sia le-
lizza concretamente le finalità del sistema fallimen- gittimo ai fini dell’art. 1180 c.c. nel caso in cui il pagamento ven-
tare, dall’altra non si possono obliterare con legge- ga offerto da un terzo imprenditore insolvente, per cui v. Nicolò,
L’adempimento dell’obbligo altrui, Milano, 1936, 123, ove l’ulte-
rezza le esigenze di tutela in capo al creditore che ri- riore precisazione che il rifiuto non sarebbe legittimo tutte le vol-
ceve il pagamento, il quale così facendo consegue te in cui il pagamento offerto al creditore costituisca il mezzo per
quanto gli spetta ed è pure “obbligato” a ricevere la il solvens di liberarsi di un suo precedente obbligo verso il debi-
tore e questi acconsenta, proprio perché in tal caso non sarebbe
prestazione dal terzo pena la soggezione alla mora possibile dirigere la revocatoria verso il pagamento di un debito
credendi secondo il disposto degli artt. 1180 e 1206 proprio (ivi, nt. 14), analogamente a quanto si vedrà a proposito
della delegazione, per cui v. infra nt. 27. Deve però osservarsi
ss. c.c. (7) che non sembra così sicuro ricondurre l’ipotesi nella fattispecie
È evidente, insomma, che una maggiore inclinazio- prevista dall’art. 1180, dal momento che, esternando il solvens
ne verso la revocabilità dei pagamenti del terzo im- l’intendimento di pagare per estinguere un suo precedente de-
bito con il debitore, sulla base di esplicito consenso dello stesso,
pone di soffermarsi maggiormente sul contenuto di equivale a richiamarsi allo iussum delegatorio e conseguente-
quel potere di rifiuto in capo al creditore che la leg- mente si rientra nella fattispecie della delegazione. In mancanza
ge, sia pur residualmente, riconosce (art. 1180, com- di tale esternazione, d’altra parte, il creditore non avrebbe altri
elementi di valutazione ed allora, ricevendo il pagamento generi-
ma 1, c.c.) in relazione all’interesse specifico a che il camente da un terzo, il suo rifiuto sarebbe legittimo causa l’in-
debitore esegua personalmente la prestazione. solvenza di questi.

1196 Corriere giuridico 9/2010


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na dell’art. 64 l. fall.; analogamente, incorrerà nel ri- un singolo patrimonio (11). A ciò si aggiunga che
schio di revocatoria se non si porrà questi problemi. pur nella prospettiva della negozialità (12), la disci-
Il che vale a maggior ragione se l’accipiens è un ope- plina contenuta nell’art. 1180 c.c. non sembra con-
ratore professionale come una banca. sentire l’attribuzione di autonoma rilevanza - sul
piano della qualificazione causale - agli specifici in-
Considerazioni critiche: i concetti teressi che hanno mosso il terzo a pagare il debito al-
di onerosità e gratuità nella disciplina trui: i) dal punto di vista della causa negoziale c’è in-
fallimentare e l’acausalità del pagamento fatti chi discorre di negozio astratto (13) e chi, forse
del terzo più precisamente, di negozio sì acausale ma non
Ciò posto, qualche considerazione in più merita la astratto (14); in ogni caso è fermo il punto della in-
ragionata impostazione del discorso svolto dalla differenza rispetto agli interessi che possono stare al-
Corte per sostenere il principio di diritto enunciato. la base del pagamento da parte del terzo; ii) dal pun-
Più precisamente, la esigenza di dare corretto rilievo to di vista della giustificazione dello spostamento
alle specifiche vicende oggetto del giudizio viene patrimoniale è altrettanto chiaro che la cause suffi-
soddisfatta mediante il ricorso al concetto di “causa sante che consente al creditore di ricevere e tratte-
in concreto”, con il dichiarato fine di addivenire co- nere è la stessa causa del rapporto obbligatorio origi-
sì alla valutazione dell’atto solutorio in termini di
onerosità o gratuità per il patrimonio del fallito e co- Note:
sì poter individuare, secondo quanto disposto dal- (9) La rilevazione della centralità degli interessi concretamente
l’art. 64 e 67 l. fall., il corretto regime di revocabi- perseguiti dalle parti nella teoria negoziale si deve a De Giovan-
ni, Fatto e valutazione nella teoria del negozio giuridico, Napoli,
lità. 1958, ed è stata sviluppata nella civilistica principalmente da
Il precipitato di tale lettura, e segnatamente dell’a- G.B. Ferri, Causa e tipo nella teoria del negozio giuridico, Milano,
dozione di un criterio di giudizio attento al risultato 1966.
economico prodotto dal singolo atto sul patrimonio (10) Ossia la c.d. minima unità effettuale (secondo l’espressione
coniata da Cicala, L’adempimento indiretto del debito altrui, Na-
fallimentare, consiste intanto nel ritenere il credito- poli, 1968, 48, 64 ss.), intesa quale assetto di interessi minimo
re, che riceve il pagamento dal terzo, soggetto a re- affinché un fatto possa integrare gli elementi della fattispecie a
vocatoria; da questo punto di vista, la precisazione cui ricollegare la produzione di determinati effetti, secondo un si-
stema di qualificazione formale che fa uso dell’astrazione propria
che si legge nella motivazione della sentenza, secon- delle scienze naturalistiche, per cui v. Cammarata, Limiti tra for-
do cui a concorrere alla valutazione in termini di malismo e dommatica nelle figure di qualificazione giuridica - La
onerosità può ben essere la rilevazione di incremen- nozione formale delle figure di qualificazione giuridica, ora in For-
malismo e sapere giuridico, Milano, 1963, 389 ss.. Lo stesso
ti patrimoniali anche indiretti, come avviene nei principale studioso della causa come funzione economico indivi-
casi di vantaggi compensativi fra società, è piena- duale afferma da una parte che la causa è il principale strumen-
to di classificazione dei contratti, G.B. Ferri, op. cit., 249 ss., e
mente condivisibile. dall’altra che il sistema funziona secondo una logica formale di
La parte del ragionamento che, invece, desta qual- classificazione, Id., Antiformalismo, democrazia, codice civile, in
che perplessità è quella relativa all’utilizzo dello Riv. dir. comm., 1968, I, 351 ss.
strumento causale, secondo valutazioni che si svol- (11) Sul punto v. Biscontini, Onerosità, corrispettività e qualifica-
zione dei contratti, Napoli, 1984, 60 ss.
gono quindi su un piano formale, a cui è legata la ul-
teriore affermazione presente nella sentenza circa la (12) In dottrina, la posizione della negozialità si basa sulla (ne-
cessaria) volontarietà del comportamento del terzo diretto ad
individuazione di una presunzione, seppur relativa, estinguere il rapporto obbligatorio di riferimento, per cui Nicolò,
di gratuità in relazione al pagamento del terzo ex art. L’adempimento dell’obbligo altrui, cit., 156 ss. Ad essa si con-
trappone la tesi di Di Majo, Dell’adempimento in generale, in
1180 c.c. Comm. Scialoja e Branca, Bologna-Roma, 1994, 72 ss., il quale
Il punto è tuttavia che la qualificazione di un atto ne afferma la natura di atto reale esecutivo, degradando la vo-
sul piano causale comporta sì di dover rivolgere l’at- lontarietà di pagare un debito altrui ad elemento che giustifica
l’applicazione di una serie di norme in tema di negozi.
tenzione all’assetto di interessi individuato dalle
(13) Nicolò, L’adempimento dell’obbligo altrui, cit., 192 s., ascri-
parti nel singolo negozio (9), ma deve tenersi ben ve l’adempimento del terzo alla categoria dei negozi astratti, e
fermo che la dovuta considerazione degli interessi subito dopo precisa che non si può parlare di causa del negozio
rilevanti nel caso concreto non autorizza affatto - perché si tratta di “un negozio incolore”, la legittimità del cui «ri-
sultato è data non dallo svolgersi autonomo dei suoi elementi
nemmeno per le più avanzate teorie della causa in negoziali, ma dalla reazione che esso produce sul rapporto obbli-
concreto - una sovrapposizione di piani, dal momen- gatorio preesistente» (ivi, 193).
to che altro è la verifica del nesso causale che prelu- (14) Schlesinger, Il pagamento al terzo, Milano, 1961, 47, conte-
de alla qualificazione formale del contratto (10) ed sta l’astrattezza del negozio dispositivo «in quanto l’acquisto da
parte del creditore va sempre ricondotto alla fattispecie costitu-
altro è la valutazione che gli effetti di un determina- tiva dell’obbligazione adempiuta dal terzo, e non al pagamento
to atto, o di un insieme combinato di atti, hanno su da parte di quest’ultimo».

Corriere giuridico 9/2010 1197


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nario (15). Come si vede non c’è alcuno spazio per culiarità della totale astrazione dal rapporto di prov-
individuare (altre) rilevanze causali, e si corre così vista, analogamente a quanto avviene nella espro-
seriamente il rischio di incorrere in una errata so- missione (1272, comma 2.) (22).
vrapposizione di piani se si sostiene che l’adempi- La circostanza è densa di conseguenze sul piano del-
mento del terzo è (presuntivamente) un negozio la disciplina perché significa che per quanto ci si
gratuito in ragione del concreto atteggiarsi degli in- sforzi non si riuscirà mai a rendere rilevante la ragio-
teressi (recte della causa concreta) che hanno spinto ne che spinge il terzo a pagare il debito altrui (23), il
il terzo ad adempiere il debito altrui. quale pertanto provocherà l’estinzione dell’obbliga-
Diversamente, se si è disposti ad abbandonare la pur
solida interpretazione che assorbe nella valutazione
Note:
della causa negoziale i concetti di onerosità e gratuità
(15) Schlesinger, op. loco cit.
(16), per accogliere una concezione più “laicamente”
attenta alla valutazione dei risultati economici del (16) La posizione è invero intimamente legata alla teoria della
causa come funzione economico-sociale; con specifico riferi-
negozio sul piano effettuale (17), ecco che allora an- mento al diritto fallimentare, v. Satta, Diritto fallimentare, Pado-
che i rapporti interni fra terzo e debitore possono as- va, 1990, 205. Da ultimo, in giurisprudenza, è chiaro l’utilizzo del-
lo strumento causale in Cass. 12 marzo 2008, n. 6739, cit.; Cass.
sumere il giusto rilievo al fine di orientare l’interpre- 18 gennaio 2006, n. 889, cit.
te circa l’individuazione della specifico regime di re- (17) Biscontini, Onerosità, corrispettività e qualificazione dei con-
vocabilità, ed anche lo stesso principio espresso dalla tratti, cit., 60 ss., 222 ss. Sullo specifico versante della revocato-
sentenza in commento troverebbe una base raziona- ria fallimentare era già in tal senso Sandulli, Gratuità dell’attribu-
zione e revocatoria fallimentare, Napoli, 1976, 38 ss., 152 ss.
le più convincente. È, infatti, del tutto evidente che
(18) E v. infatti Cass. 18 gennaio 2006, n. 889, nella cui motiva-
solo la considerazione del concreto risultato econo- zione si legge: «Come posto in luce da autorevole condivisibile
mico prodotto dal singolo atto consente di realizzare dottrina l’adempimento del terzo è di regola atto avente natura
appieno le esigenze connesse alla disciplina fallimen- sia esecutiva che negoziale. Costituisce atto negoziale se ed in
quanto l’adempiente dispone in ordine ai suoi beni ed alla sua at-
tare, chiaramente orientata a recuperare alla massa tività (vale a dire dispone della propria sfera giuridica), eseguen-
tutto ciò che è stato alienato nei due anni preceden- do una prestazione a proprio carico. Costituisce atto esecutivo
ti alla dichiarazione di fallimento. Solo così, inoltre, nel momento in cui attua un precedente rapporto, dato che nel
momento in cui da attuazione a tale rapporto gli effetti dell’a-
ci si può sottrarre alla necessità su un piano logico di dempimento del terzo si producono non in quanto decisi dall’a-
qualificare come oneroso il pagamento del terzo dempiente, ma perché la prestazione estingue legalmente l’ob-
(18), senza incorrere cioè nell’obiezione per cui - bligazione adempiuta. Senza il disposto dell’art. 1180 c.c. l’a-
dempimento del terzo non potrebbe estinguere validamente
stante la riferita acausalità del pagamento ex 1180 - l’obbligazione del debitore, costituendo la prestazione del terzo
qualunque altra qualificazione dovrebbe reggersi sul una invasione dell’altrui sfera giuridica. Il terzo si sostituisce al
debitore nell’adempimento dell’obbligazione ed il creditore rice-
rilievo causale del rapporto di provvista che un atti- ve ciò che gli è dovuto. Rispetto al rapporto obbligatorio e con ri-
mo prima si è definito irrilevante. ferimento ai suoi soggetti, l’atto del terzo è dunque un atto di
Ciò detto, l’affermazione fatta dalla Corte circa la pos- adempimento e, come tale, costituisce atto di esecuzione di una
causa preesistente. Pertanto in relazione a detto rapporto la pre-
sibilità che un atto gratuito non sia di per sé revocabi- stazione del terzo non può ritenersi gratuita, bensì devesi ritene-
le ex art. 64 l fall, segna una rilevante evoluzione, an- re onerosa, dovendosi il carattere della stessa essere individua-
che se deve precisarsi che un atto che non determina to con riferimento al negozio giuridico di cui l’adempimento del
terzo costituisce attuazione, senza che possa venire in rilievo ed
- direttamente o indirettamente - alcun effetto van- essere considerata, perché estranea alla pattuizione tra credito-
taggioso per il patrimonio fallimentare è certamente re e debitore, la causa dell’atto di disposizione del proprio patri-
monio posto in essere dal terzo adempiente.»
revocabile secondo la disciplina dell’art. 64 (19).
(19) Cass. 13 maggio 1987, n. 4394, in Fallimento, 1987, 1150.
Peculiarità dei rapporti trilaterali (20) Schlesinger, Il pagamento al terzo, cit., 43 ss.
e revocatoria fallimentare (21) La Porta, L’assunzione del debito altrui, in Trattato Cicu-
Messineo-Mengoni-Schlesinger, Milano, 2009, 32.
Invero, la varietà di opinioni emerse sul punto e le
(22) La prevista possibilità della diversa convenzione in sede di
difficoltà di collocazione della fattispecie dell’adem- stipula è infatti una modalità accidentale del contratto di espro-
pimento del terzo mettono a nudo, una volta di più, missione, dovendosi escludere anche in tal caso che l’interesse
le criticità tipiche dei rapporti trilaterali. dell’espromittente verso il debitore possa assurgere al ruolo di
elemento causale, Cicala, Espromissione, in Saggi, Napoli, 2001,
Ai fini che qui interessano, può dirsi con sufficiente 162 s.
precisione che l’ipotesi ricorre ogniqualvolta un (23) Per la precisazione della necessità di far riferimento agli in-
unico atto estingue due rapporti (20), detti comune- teressi delle sole parti del contratto per ricostruirne la causa, si
mente di valuta e di provvista, ciascuno dei quali veda La Porta, L’assunzione del debito altrui, cit., p. 31 ss., ove
l’affermazione dell’erroneità di ricorrere all’analisi degli effetti tra
retto da autonoma causa (21). Nell’ambito così deli- terzo-solvens e debitore per ricostruire la causa dell’atto interve-
neato, l’ipotesi prevista dal 1180 c.c. presenta la pe- nuto tra terzo e creditore.

1198 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Procedure concorsuali

zione originaria a “prescindere” dai suoi rapporti con che il pagamento ex art. 1180 c.c., se osservato sotto
il debitore. il profilo causale, è “muto” rispetto alla integrazione
Diversamente, nella delegazione l’astrazione può ri- delle caratteristiche utilizzate dalla legge fallimenta-
guardare la valuta (1271, comma 3) o la valuta e la re per determinare il regime di revocabilità degli at-
provvista (c.d. delegazione pura), ma in ogni caso il ti e dei pagamenti. Ciò, oltre a testimoniare dell’er-
comune riferimento di delegato e delegatario allo roneità di qualunque presunzione, su tale presuppo-
iussum delegatorio comporta la rilevanza nella fatti- sto, tanto nel senso della gratuità che della onerosità
specie del rapporto da mandato che porta il terzo ad ai fini degli artt. 64 ss. l. fall., è una ulteriore confer-
obbligarsi (o a pagare) verso il debitore originario ed ma della necessità di cercare la risposta al quesito
allo stesso tempo vale di per sé a dare giustificazione iniziale individuando gli effetti per il patrimonio fal-
causale all’assunzione dell’obbligazione (24). limentare (28), senza che lo strumento usato per
Come si vede, in ciascuna delle ipotesi considerate estinguere l’obbligazione - pagamento del terzo -
vi è un diverso rilievo della posizione del terzo ri- possa avere in tal caso alcun tipo di riflesso sul regi-
spetto all’obbligazione principale, ed i paragoni po- me di revocabilità, analogamente a quanto deve dir-
trebbero continuare in relazione all’accollo, al con- si per la valutazione, in chiave di revocatoria falli-
tratto a favore di terzo, ecc. mentare, di qualunque atto di disposizione del pro-
Quanto evidenziato è tuttavia sufficiente per poter prio patrimonio.
verificare come funzionano i rapporti trilaterali nel- Quanto appena rilevato non sembra in contrasto
la revocatoria fallimentare. con l’aver ribadito l’irrilevanza del rapporto terzo-
Preliminarmente deve osservarsi che già il tenore debitore sul piano della causa del pagamento del ter-
letterale degli art. 64 ss l. fall. indica che il regime le- zo, perché altro è individuare il ruolo di questo rap-
gale è calibrato sui rapporti bilaterali; in secondo porto nella qualificazione formale (ai fini cioè del-
luogo, è difficilmente contestabile che la subordina- l’individuazione della causa sufficiente, della giusti-
zione dell’inefficacia degli atti “a titolo oneroso” al- ficazione dello spostamento patrimoniale, ecc.), al-
la conoscenza dello stato di insolvenza risponda ad tro è sostenerne il rilievo al diverso fine di indivi-
esigenze di equità (25), o se si vuole di certezza degli duare un soddisfacente punto di equilibrio fra le esi-
acquisti e sicurezza della circolazione nei limiti im-
posti da esigenze di equità. Note:
Il problema dei rapporti trilaterali sta, a sua volta, (24) Cicala, op. cit., 161.
nel conciliare le dette esigenze con il fatto che è (25) Montanari, Profili della revocatoria fallimentare dei paga-
coinvolto un terzo soggetto, tanto più perché è diffi- menti, Milano, 1984, 31.
cile tenere insieme istanze di tipo equitativo con (26) La vicenda è stata oggetto di Cass. 29 maggio 2003, n.
8590, in Giur. comm., 2004, II, 617 ss, con nota di L. Benedetti,
meccanismi che funzionano secondo schemi causali; Gratuità o onerosità del pagamento del debito altrui a seguito di
a volte questi schemi sono sufficienti per risolvere il delegazione promissoria.
problema: si faccia l’esempio della delegazione, qua- (27) La diversa prospettiva in cui si pone Cass. 2003/8590, cit.,
lora il delegato fallisca dopo aver pagato l’oramai as- 619, è inaccoglibile perché il negozio di assunzione trova auto-
noma giustificazione causale in quanto esecuzione dello iussum
sunto debito altrui (26). In tal caso, anche immagi- delegatorio, restando irrilevante a questi fini - e ad ogni fine, nel-
nando che il mandante non gli abbia fornito i mezzi la delegazione pura - il rapporto di provvista. Ne discende che
ed il fallito abbia utilizzato mezzi propri, resta il fat- l’atto di assunzione rientra per definizione fra i pagamenti di un
debito proprio, senza che possa porsi un problema di gratuità o
to che il delegato ha pagato per estinguere un debi- onerosità in relazione al rapporto di provvista: il fatto di estin-
to proprio (verso il mandante), con la conseguenza guere un debito proprio ex mandato comporta semmai, nel caso
di anticipazione da parte del mandatario, l’insorgenza del credito
che il pagamento sarà revocabile nella stessa misura da rimborso verso il mandante per i mezzi impiegati in forza del-
in cui sono revocabili i pagamenti di debiti scaduti la previsione dell’art. 1720 c.c., ed è su questo piano che co-
(27). munque si realizzano le condizioni di assoggettamento dell’ipo-
tesi all’applicazione dell’art. 67 l. fall. Evidentemente, l’ipotesi
Nella fattispecie disciplinata dall’art. 1180 la que- nella quale all’assunzione dell’obbligo per delegazione non corri-
stione è apparentemente più complicata proprio sponda un valido rapporto di provvista andrà risolto nei rapporti
perché il terzo non estingue un debito proprio. In tra delegante e delegato, mantenendo fermo il pagamento rice-
vuto dal creditore: Schlesinger, Il pagamento al terzo, cit., 89, nt.
realtà la circostanza che la legge consenta ad un ter- 76.
zo di pagare un debito altrui, senza dare al creditore (28) Seppur non distinguendo fra onerosità e corrispettività, af-
la possibilità di rifiutare, va apprezzata per quello ferma che le valutazioni di onerosità o gratuità vadano fatte con
che è, e cioè come tecnica di facilitazione dell’estin- esclusivo riguardo “agli effetti dell’atto sul patrimonio del falli-
to”, Panzani, Gli atti a titolo gratuito e gli atti a titolo oneroso:
zione di obbligazioni. contrasti interpretativi ai fini dell’azione revocatoria fallimentare,
Ne discende, ai fini della revocabilità fallimentare, in Fallimento, 1991, 936.

Corriere giuridico 9/2010 1199


Giurisprudenza
Procedure concorsuali

genze sottese alla revocazione e l’imposizione al cre- perciò senza beneficiare di vantaggi patrimoniali di
ditore di ricevere il pagamento del terzo, secondo la alcun genere (34); tanto più quando il socio rivesta
disciplina dell’art. 1180. una di quelle posizioni di controllo delineate in ter-
mini generali dall’art. 2359 c.c., che sembra possano
Conclusioni circa il regime di revocabilità; avere proprio in queste ipotesi una ulteriore funzio-
impossibilità di ritenere operanti in materia ne normativa, immaginando una presunzione analo-
presunzioni legali ga a quella stabilita positivamente in tema di dire-
Può a questo punto concludersi che una concezione zione e coordinamento di società (art. 2497 sexies)
della revocatoria fallimentare come disciplina tesa a (35).
recuperare alla massa tutto ciò che è stato oggetto di
disposizione da parte del fallito (e così distribuire il
peso dell’insolvenza su tutti i creditori), utilizzando
tuttavia quale correttivo il criterio della onerosità
degli effetti a tutela dei terzi, porta a ritenere revo-
cabile il pagamento compiuto dal fallito quale terzo
ai sensi dell’art. 1180 (29), secondo la disciplina di
volta in volta applicabile a seconda dell’effetto pro-
dotto dal pagamento sul patrimonio del solvens.
Correlativamente, in tutti i casi in cui la disciplina Note:
fallimentare non consente la revocazione, le pretese (29) A rigore, invece, se si utilizzasse un criterio esclusivamente
del fallimento saranno limitate all’esercizio delle fa- causale per giudicare della revocabilità degli atti, dovrebbe limi-
coltà spettanti al terzo nei confronti del debitore, in tarsi la revocabilità del pagamento del terzo alle ipotesi in cui lo
stesso - causalmente giustificato in relazione alla obbligazione
base al rapporto interno fra loro intercorrente, con originaria - realizzi uno dei casi previsto dall’art. 67 l. fall. Nei fat-
la precisazione che se si tratta di mandato (30) è ti ne discenderebbe, ovviamente, la quasi totale irrevocabilità dei
sempre disponibile l’azione di rimborso ex art. 1720 pagamenti del terzo.
c.c., mentre in mancanza di rapporti interni residua (30) Per la compatibilità fra espromissione (o adempimento del
terzo) e rapporto di mandato fra espromittente (terzo) e debito-
soltanto l’azione di ingiustificato arricchimento ex re, purché a tale rapporto l’assuntore non faccia riferimento nei
2041 (31). confronti del creditore, v. Cicala, op. cit., 137 ss.
Piuttosto, la già rilevata “neutralità” causale dell’at- (31) Tale conclusione è stata definitivamente accolta anche in
to posto in essere dal terzo impedisce per definizione giurisprudenza da Cass. SS UU 29 aprile 2009, n. 9946, come già
affermato in dottrina: da ultimo, La Porta, L’assunzione del debi-
di poter stabilire sul piano astratto tanto la sua gra- to altrui, cit., 52.
tuità che la sua onerosità. A maggior ragione, la col- (32) Al fine di provocare l’applicazione della disciplina ex art. 64 l.
locazione dei concetti di onerosità e gratuità sul pia- fall. non sembra possa dirsi che il curatore è gravato di un ec-
no effettuale impedisce qualunque valutazione cessivo onere probatorio, atteso che la dimostrazione di man-
canza di contropartite in capo al terzo per il pagamento effettua-
astratta, tale da giustificare presunzioni seppur rela- to è una circostanza obbiettiva di non difficile riscontro. L’onere
tive sul punto, ed impone la verificazione concreta probatorio si aggrava, ovviamente, in caso di revocatoria ex art.
67, ma ciò non può dirsi per l’ipotesi di un rapporto oneroso in-
della singola vicenda, con conseguente addossa- terno fra terzo e debitore più di quanto sia per ogni altra ipotesi
mento dell’onere della prova (della gratuità) a cari- di rapporto oneroso.
co del curatore. Il relativo regime probatorio sarà al- (33) Per la individuazione di tale criterio per valutare della onero-
lora quello delineato dall’art. 64 o dal 67 della l. fall. sità di un atto, v. Biscontini, op. cit., 63.
a seconda che il curatore alleghi e dimostri (32) che (34) Almeno nelle srl e nei gruppi, in presenza di finanziamenti
quel pagamento non è stato bilanciato da altri effet- soci e dell’allegazione di aver proceduto al pagamento del debi-
to del socio onde poter estinguere per compensazione il debito
ti favorevoli per il patrimonio del fallito, nel senso da restituzione, la disciplina di postergazione ai ss. dell’art. 2467
che si avrà onerosità solo quando i vantaggi ottenu- c.c., dovrebbe comportare la impossibilità di considerare realiz-
zata la condizione di onerosità di cui si discorre nel testo tutte le
ti dal patrimonio fallimentare siano seriamente volte in cui tali finanziamenti non siano rimborsabili a mente del-
comparabili con i sacrifici determinati dall’eseguito la richiamata disciplina.
pagamento per il debito altrui (33). (35) Sulla scia di quanto osservato da Fimmanò, La revocatoria
Un’ultima precisazione merita l’ipotesi, giunta al va- dei patrimoni destinati, in Fallimento., 2005, 1105 ss., a proposi-
to della revocabilità delle destinazioni patrimoniali di spa, può qui
glio delle Sezioni Unite e di gran lunga più ricorren- replicarsi la considerazione per cui sarebbe incongruo ritenere gli
te, della società che paga quale terzo il debito perso- amministratori come terzi rispetto ai quali indagare la consape-
nale del socio: in tali casi sembra ancora più agevo- volezza del pregiudizio arrecato alle ragioni dei creditori dal pa-
gamento fatto a favore del socio unico o con un potere decisio-
le dimostrare che la società ha pagato quel debito nale tale da potersi ritenere “tiranno”, anche al di là della qualifi-
subendo il potere determinante del socio debitore, e cazione di gratuità.

1200 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Responsabilità civile

Responsabilità del medico

CASSAZIONE CIVILE, sez. III, 9 febbraio 2010, n. 2847 - Pres. Morelli - Rel. Petti. - Est. Amatucci
- P.M. Abbritti (diff.) - S. G. (avv. Sgobbo) c. S.L.

La mancata acquisizione del consenso informato determina la responsabilità del medico per la conseguenze
negative dell’intervento, anche non dovute a colpa professionale del medico, ma comunque non anomale in
relazione allo sviluppo del processo causale, e situate oltre un certo livello minimo di tollerabilità e ciò sem-
pre allorquando la condotta omessa (e cioè l’informazione) avrebbe evitato l’evento.

ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI
Conforme Cass. 30 luglio 2004, n. n. 14638; Cass. 30 gennaio 2009, n. 2468; Cass. 16 gennaio 2009, n. 1074;
Cass.4 gennaio 2010 n. 13
Difforme Cass. 24 settembre 1997, n. 9374; Cass. 14 marzo 2006, n. 5444

....Omissis... co debba rispondere per il solo fatto di non aver informa-


to il paziente della possibilità che quelle conseguenze si
Motivi della decisione verificassero; b) o se, per dirle risarcibili, deve potersi af-
....Omissis... fermare che il paziente all’intervento non si sarebbe sot-
3. - Col terzo motivo la sentenza è censurata per violazio- toposto se fosse stato informato.
ne e falsa applicazione dell’art. 1223 c.c., ss., concernen- Effettivamente questa corte, con la sentenza citata nella
ti i criteri di determinazione dei danni risarcibili, e per vi- sentenza impugnata e con numerose altre decisioni (cfr.,
zio di motivazione su punti decisivi. ex plurimis, Cass., nn. 1950/1967, 1773/1981, 9705/1997
Sulla premessa che era stata acclarata l’assenza di qualsia- in tema di chirurgia estetica, 5444/2006), ha affermato
si profilo di colpa professionale nell’esecuzione dell’inter- che «la mancata richiesta del consenso costituisce auto-
vento chirurgico di asportazione della cataratta, il ricor- noma fonte di responsabilità qualora dall’intervento sca-
rente rileva che l’avere la corte d’appello riconosciuto il turiscano effetti lesivi, o addirittura mortali, per il pa-
risarcimento per le “lunghe sofferenze e le enormi spese” ziente, per cui nessun rilievo può avere il fatto che l’in-
derivate alla paziente dalla cheratite bollosa conseguita tervento medesimo sia stato eseguito in modo corretto»
all’intervento postula che l’evento di danno ascritto al- (così Cass., n. 9374/1997).
l’azione dell’oculista sia appunto la cheratite bollosa; Ciò sull’implicito rilievo che, in difetto di “consenso
mentre, essendo stata al medico ascritta esclusivamente informato” da parte del paziente, l’intervento terapeutico
la violazione del suo obbligo d’informazione, non le con- costituisce un illecito, sicché il medico risponde delle
seguenze della lesione del diritto alla salute potevano ve- conseguenze negative che ne siano derivate quand’anche
nire in considerazione ai fini risarcitori, ma solo quelle abbia correttamente eseguito quella prestazione.
connesse alla lesione del diverso ed autonomo diritto al- Non risulta però scrutinato ex professo il problema speci-
la libera e consapevole autodeterminazione del paziente fico che ora si pone: se cioè, perché il medico risponda
“sul se sottoporsi o meno all’intervento (artt. 2 e 13 Co- del danno alla salute, occorre che sussista nesso causale
st., art. 32, comma 2 Cost. )”, peraltro ritenuto necessario tra mancata acquisizione di consenso consapevole e quel
in relazione alle condizioni della paziente. tipo di pregiudizio. Né tanto meno, ovviamente, è stato
Per addossare al medico le conseguenze negative dell’in- mai affermato che dal nesso causale possa prescindersi
tervento, necessario e correttamente eseguito, sarebbe (anzi, vi è stato fatto esplicito riferimento da numerose
occorso addivenire alla conclusione che la paziente non altre decisioni, fra le quali Cass., n. 14638/2004 e, da ul-
vi si sarebbe sottoposta se fosse stata adeguatamente timo, Cass., n. 10741/2009).
informata, non potendosi altrimenti affermare la sussi- Ora, la sussistenza di nesso eziologico non va indagata so-
stenza di nesso di causalità tra la violazione (omessa lo in relazione al rapporto di consequenzialità tra inter-
informazione) e il bene giuridico che si assume leso (la vento terapeutico (necessario e correttamente eseguito)
salute). Ma tale indagine non era stata compiuta; se lo e pregiudizio della salute, che è addirittura scontato e che
fosse stata - conclude il ricorrente - la indiscutibile ne- costituisce il presupposto stesso del problema che s’è so-
cessità dell’intervento avrebbe univocamente indotto la pra sintetizzato, il quale neppure sorgerebbe se il pregiu-
corte d’appello alla conclusione che ad esso la paziente si dizio della salute non fosse conseguenza dell’intervento.
sarebbe sottoposta quand’anche fosse stata adeguatamen- La sussistenza di quel nesso va verificata in relazione al
te informata. rapporto tra attività omissiva del medico per non aver
3.1. - Il problema che si pone è il seguente: a) se delle informato il paziente ed esecuzione dell’intervento.
conseguenze pregiudizievoli per la salute di un interven- La riduzione del problema al rilievo che, essendo illecita
to chirurgico necessario e correttamente eseguito il medi- l’attività medica espletata senza consenso, per ciò stesso

Corriere giuridico 9/2010 1201


Giurisprudenza
Responsabilità civile

il medico debba rispondere delle conseguenze negative Corte costituzionale (sentenza n. 438 del 2008, sub. n. 4
subite dal paziente che il consenso informato non abbia del “Considerato in diritto”) il consenso informato, inte-
prestato, costituirebbe una semplificazione priva del ne- so quale espressione della consapevole adesione al tratta-
cessario riguardo all’unitarietà del rapporto ed al reale at- mento sanitario proposto dal medico, si configura quale
teggiarsi della questione, la quale non attiene tanto alla vero e proprio diritto della persona e trova fondamento
liceità dell’intervento del medico (che è solo una qualifi- nei principi espressi nell’art. 2 Cost., che ne tutela e pro-
cazione successiva), ma che nasce dalla violazione del di- muove i diritti fondamentali, e negli artt. 13 e 32 Cost., i
ritto all’autodeterminazione del paziente, essendo al me- quali stabiliscono rispettivamente che “la libertà perso-
dico anzitutto imputabile di non averlo adeguatamente nale è inviolabile” e che «nessuno può essere obbligato a
informato per acquisirne il preventivo, consapevole con- un determinato trattamento sanitario se non per disposi-
senso. Che, se lo avesse fatto ed all’esecuzione dell’inter- zione di legge».
vento (con le modalità rappresentategli) il paziente aves- Afferma ancora la Consulta che numerose norme inter-
se in ipotesi acconsentito, sarebbe palese l’insussistenza nazionali (che è qui superfluo richiamare ancora una vol-
di nesso di causalità materiale tra il comportamento ta) prevedono esplicitamente la necessità del consenso
omissivo del medico e la lesione della salute del paziente, informato del paziente nell’ambito dei trattamenti medi-
perché quella lesione egli avrebbe in ogni caso subito. ci. La diversità tra i due diritti è resa assolutamente pale-
Rispetto alle conseguenze su tale piano pregiudizievoli se dalle elementari considerazioni che, pur sussistendo il
occorre allora domandarsi, come in ogni valutazione con- consenso consapevole, ben può configurarsi responsabi-
trofattuale ipotetica, se la condotta omessa avrebbe evi- lità da lesione della salute se la prestazione terapeutica sia
tato l’evento ove fosse stata tenuta: se, cioè, l’adempi- tuttavia inadeguatamente eseguita; e che la lesione del
mento da parte del medico dei suoi doveri informativi diritto all’autodeterminazione non necessariamente
avrebbe prodotto l’effetto della non esecuzione dell’inter- comporta la lesione della salute, come accade quando
vento chirurgico dal quale, senza colpa di alcuno, lo sta- manchi il consenso ma l’intervento terapeutico sortisca
to patologico è poi derivato. E poiché l’intervento chi- un esito assolutamente positivo (è la fattispecie cui ha
rurgico non sarebbe stato eseguito solo se il paziente lo avuto riguardo Cass. pen., sez. un., n. 2437 del 2009, con-
avesse rifiutato, per ravvisare la sussistenza di nesso cau- cludendo per l’inconfigurabilità del delitto di violenza
sale tra lesione del diritto all’autodeterminazione del pa- privata).
ziente (realizzatosi mediante l’omessa informazione da Nel primo caso il consenso prestato dal paziente è irrile-
parte del medico) e lesione della salute per le, pure incol- vante, poiché la lesione della salute si ricollega causal-
pevoli, conseguenze negative dell’intervento (tuttavia mente alla colposa condotta del medico nell’esecuzione
non anomale in relazione allo sviluppo del processo cau- della prestazione terapeutica, inesattamente adempiuta
sale: Cass., n. 14638/2004), deve potersi affermare che il dopo la diagnosi.
paziente avrebbe rifiutato l’intervento ove fosse stato Nel secondo, la mancanza di consenso può assumere ri-
compiutamente informato, giacché altrimenti la condot- lievo a fini risarcitori, benché non sussista lesione della
ta positiva omessa dal medico (informazione, ai fini del- salute (cfr. Cass., nn. 2468/2009) o se la lesione della sa-
l’acquisizione di un consapevole consenso) non avrebbe lute non sia causalmente collegabile alla lesione di quel
comunque evitato l’evento (lesione della salute). diritto, quante volte siano configurabili conseguenze pre-
Tra le due sopra prospettate, la soluzione corretta in dirit- giudizievoli (di apprezzabile gravità, se integranti un dan-
to è dunque la seconda. no non patrimoniale) che siano derivate dalla violazione
3.2. - Il diritto all’autodeterminazione è, del resto, diver- del diritto fondamentale all’autodeterminazione in se
so dal diritto alla salute (Cass., n. 10741/2009 e Cass., n. stesso considerato (cfr., con riguardo al caso di danno pa-
18513/2007, che ha qualificato come mutamento della trimoniale e non patrimoniale da omessa diagnosi di feto
causa petendi il porre a fondamento dell’azione di risarci- malformato e di conseguente pregiudizio della possibilità
mento danni conseguenti ad intervento chirurgico il di- per la madre di determinarsi a ricorrere all’interruzione
fetto di consenso informato, dopo aver fondato tale azio- volontaria della gravidanza, la recentissima Cass., n. 13
ne sulla colpa professionale). del 2010 e le ulteriori sentenze ivi richiamate).
Esso rappresenta, ad un tempo, una forma di rispetto per Viene anzitutto in rilievo il caso in cui alla prestazione
la libertà dell’individuo e un mezzo per il perseguimento terapeutica conseguano pregiudizi che il paziente avrebbe
dei suoi migliori interessi, che si sostanzia non solo nella alternativamente preferito sopportare nell’ambito di
facoltà di scegliere tra le diverse possibilità di trattamen- scelte che solo a lui è dato di compere. Non sarebbe utile
to medico, ma altresì di eventualmente rifiutare la tera- a contrastare tale conclusione il riferimento alla preva-
pia e di decidere consapevolmente di interromperla, atte- lenza del bene “vita” o del bene “salute” rispetto ad altri
so il principio personalistico che anima la nostra Costitu- possibili interessi, giacché una valutazione comparativa
zione, la quale vede nella persona umana un valore etico degli interessi assume rilievo nell’ambito del diritto
in sé e ne sancisce il rispetto in qualsiasi momento della quando soggetti diversi siano titolari di interessi config-
sua vita e nell’integralità della sua persona, in considera- genti e sia dunque necessario, in funzione del raggiungi-
zione del fascio di convinzioni etiche, religiose, culturali mento del fine perseguito, stabilire quale debba prevalere
e filosofiche che orientano le sue determinazioni volitive e quale debba rispettivamente recedere o comunque ri-
(Cass., n. 21748/2007). Secondo la definizione della manere privo di tutela; un “conflitto” regolabile ab exter-

1202 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Responsabilità civile

no è, invece, escluso in radice dalla titolarità di pur con- le conseguente verificatesi e non prospettate come possi-
trastanti interessi in capo allo stesso soggetto, al quale bili. Ed è appunto questo il danno non patrimoniale che,
soltanto, se capace, compete la scelta di quale tutelare e nella prevalenza dei casi, costituisce l’effetto del mancato
quale sacrificare. rispetto dell’obbligo di informare il paziente.
Così, a titolo meramente esemplificativo, non potrebbe a Condizione di risarcibilità di tale tipo di danno non pa-
priori negarsi tutela risarcitoria a chi abbia consapevol- trimoniale è che esso varchi la soglia della gravità dell’of-
mente rifiutato una trasfusione di sangue perché in con- fesa secondo i canoni delineati dalle sentenze delle Se-
trasto con la propria fede religiosa (al caso dei Testimoni zioni unite nn. da 26972 a 26974 del 2008, con le quali
di Geova si sono riferite, con soluzioni sostanzialmente s’è stabilito che il diritto deve essere inciso oltre un certo
opposte, Cass., nn. 23676/2008 e 4211/2007), quand’an- livello minimo di tollerabilità, da determinarsi dal giudi-
che gli si sia salvata la vita praticandogliela, giacché egli ce nel bilanciamento tra principio di solidarietà e di tol-
potrebbe aver preferito non vivere, piuttosto che vivere leranza secondo il parametro costituito dalla coscienza
nello stato determinatosi; così, ancora, non potrebbe in sociale in un determinato momento storico. Non pare
assoluto escludersi la risarcibilità del danno non patrimo- possibile offrire più specifiche indicazioni.
niale da acuto o cronico dolore fisico (sul punto cfr. Cass., Anche in caso di sola violazione del diritto all’autodeter-
n. 23846/2008) nel caso in cui la scelta del medico di pri- minazione, pur senza correlativa lesione del diritto alla
vilegiare la tutela dell’integrità fisica del paziente o della salute ricollegabile a quella violazione per essere stato
sua stessa vita, ma a prezzo di sofferenze fisiche che il pa- l’intervento terapeutico necessario e correttamente ese-
ziente avrebbe potuto scegliere di non sopportare, sia sta- guito, può dunque sussistere uno spazio risarcitorio; men-
ta effettuata senza il suo consenso, da acquisire in esito al- tre la risarcibilità del danno da lesione della salute che si
la rappresentazione più puntuale possibile del dolore pre- verifichi per le non imprevedibili conseguenze dell’atto
vedibile, col bilanciamento reso necessario dall’esigenza terapeutico necessario e correttamente eseguito secun-
che esso sia prospettato con modalità idonee a non inge- dum legem artis, ma tuttavia effettuato senza la preventi-
nerare un aprioristico rifiuto dell’atto terapeutico, chirur- va informazione del paziente circa i suoi possibili effetti
gico o farmacologico. E nello stesso ambito dovrebbe in- pregiudizievoli e dunque senza un consenso consapevol-
quadrarsi il diritto al risarcimento per la lesione derivata mente prestato, necessariamente presuppone l’accerta-
da un atto terapeutico che abbia salvaguardato la salute in mento che il paziente quel determinato intervento
un campo a discapito di un secondario pregiudizio sotto avrebbe rifiutato se fosse stato adeguatamente informato.
altro pure apprezzabile aspetto, che non sia stato tuttavia 3.3. - Il relativo onere probatorio, suscettibile di essere
adeguatamente prospettato in funzione di una scelta con- soddisfatto anche mediante presunzioni, grava sul pazien-
sapevole del paziente, che la avrebbe in ipotesi compiuta te: (a) perché la prova di nesso causale tra inadempimen-
in senso difforme da quello privilegiato dal medico. to e danno comunque compete alla parte che alleghi l’i-
Viene, in secondo luogo, in rilievo la considerazione del nadempimento altrui e pretenda per questo il risarcimen-
turbamento e della sofferenza che deriva al paziente sot- to; (b) perché il fatto positivo da provare è il rifiuto che
toposto ad atto terapeutico dal verificarsi di conseguenze sarebbe stato opposto dal paziente al medico; (c) perché
del tutto inaspettate perché non prospettate e, anche per si tratta pur sempre di stabilire in quale senso si sarebbe
questo, più difficilmente accettate. L’informazione cui il orientata la scelta soggettiva del paziente, sicché anche il
medico è tenuto in vista dell’espressione del consenso del criterio di distribuzione dell’onere probatorio in funzione
paziente vale anche, ove il consenso sia prestato, a deter- della “vicinanza” al fatto da provare induce alla medesi-
minare nel paziente l’accettazione di quel che di non gra- ma conclusione; (d) perché il discostamento della scelta
dito può avvenire, in una sorta di condivisione della stes- del paziente dalla valutazione di opportunità del medico
sa speranza del medico che tutto vada bene; e che non si costituisce un’eventualità che non corrisponde all’id quod
verifichi quanto di male potrebbe capitare, perché inevi- plerumque accidit.
tabile. Il paziente che sia stato messo in questa condizio- 3.4. - Se, nella specie, l’intervento sarebbe stato rifiutato
ne - la quale integra un momento saliente della necessa- dalla paziente ove il medico le avesse puntualmente rap-
ria “alleanza terapeutica” col medico - accetta preventi- presentato le sue possibili conseguenze è scrutinio che la
vamente l’esito sgradevole e, se questo si verifica, avrà corte d’appello ha del tutto omesso; e questo perché è in-
anche una minore propensione ad incolpare il medico. corsa nell’illustrato errore di diritto laddove ha ritenuto
Se tuttavia lo facesse, il medico non sarebbe tenuto a ri- che della lesione della salute il medico dovesse risponde-
sarcirgli alcun danno sotto l’aspetto del difetto di infor- re per il solo difetto di un consenso consapevolmente
mazione (salva la sua possibile responsabilità per avere, prestato (che è locuzione più propria di quella corrente,
per qualunque ragione, mal diagnosticato o mal suggerito giacché “informato” non è il consenso, ma deve esserlo il
o male operato; ma si tratterebbe - come si è già chiarito paziente che lo presta).
- di un aspetto del tutto diverso, implicante una “colpa” Il motivo è conclusivamente fondato nella parte in cui è
collegata all’esecuzione della prestazione successiva). prospettata violazione di legge. Non anche nella parte in
Ma se il paziente non sia stato convenientemente infor- cui è denunciato vizio della motivazione, essendo stato
mato, quella condizione di spirito è inevitabilmente de- l’apprezzamento di fatto sulle ipotetiche determinazioni
stinata a realizzarsi, ingenerando manifestazioni di turba- della paziente precluso dalla assorbente (benché erronea)
mento di intensità ovviamente correlata alla gravità del- soluzione in diritto adottata.

Corriere giuridico 9/2010 1203


Giurisprudenza
Responsabilità civile

4. - Col quarto motivo (erroneamente indicato anch’esso esposte in sede di esame del terzo motivo di ricorso,
come terzo a pagina 19 del ricorso) è dedotta violazione e avendo la corte liquidato il danno morale soggettivo in
falsa applicazione dell’art. 185 c.p. e art. 1223 c.c., e esclusiva correlazione al ravvisato pregiudizio della sa-
segg., in relazione all’art. 360 c.p.c., nn. 3 e 5, nella parte lute, considerato risarcibile per una ragione errata in di-
in cui la corte d’appello ha liquidato, in aggiunta alle al- ritto.
tre voci di danno (biologico da invalidità temporanea e …Omissis…
patrimoniale), anche “il danno morale, tenuto conto del- Conclusioni.
le sofferenze patite a seguito dell’insorgenza della cherati- 6. - Rigettati il primo ed il secondo motivo del ricorso
te bollosa e del successivo intervento chirurgico”. principale ed il ricorso incidentale, vanno conclusiva-
Si afferma, sotto un primo profilo, che il danno morale mente accolti, nei sensi sopra chiariti, il terzo ed il quar-
soggettivo può essere riconosciuto solo in presenza di una to motivo del ricorso principale.
figura di reato, nella specie insussistente. E si sostiene, La sentenza è cassata in relazione alle censure accolte,
sotto altro profilo, che l’assenza di nesso causale tra vio- con rinvio per un rinnovato apprezzamento del fatto alla
lazione del dovere di informazione e cheratite bollosa in- luce dei principi enunciati e - in caso di conclusione sfa-
sorta dopo l’intervento, cui erano collegate le sofferenze vorevole alla paziente sulla risarcibilità del danno da pre-
patite dalla paziente, avrebbe imposto la soluzione oppo- giudizio temporaneo della salute, per difetto di nesso
sta per le medesime ragioni indicate nel terzo motivo di eziologico fra la condotta omissiva del medico e le com-
ricorso. plicanze conseguite all’intervento chirurgico - per l’ap-
4.1. - Il primo profilo di censura è infondato alla luce del prezzamento ulteriore relativo alla eventuale sussistenza
principio secondo il quale la violazione di un diritto fon- di uno spazio risarcitorio correlato alla sola lesione del di-
damentale della persona, qual è quello all’autodetermi- ritto all’autodeterminazione, in relazione peraltro alle
nazione in ordine alla tutela per via terapeutica della pro- conseguenze che ne fossero in ipotesi derivate e non rav-
pria salute, comporta la risarcibilità di ogni tipo di pre- visabile in ragione della lesione del diritto in se stessa
giudizio non patrimoniale che ne sia causalmente deriva- considerata (secondo i principi enunciati dalle più volte
to (Cass., Sez. un., nn. 26972, 26973 e 26974 del 2008, citate sentenze delle Sezioni Unite, che hanno ribadito
cui s’è allineata la giurisprudenza successiva). l’inconfigurabilità del cosiddetto “danno evento”).
Il secondo profilo è invece fondato per le ragioni già ...Omissis....

LA RESPONSABILITÀ DA VIOLAZIONE DEL CONSENSO


INFORMATO
di Adolfo di Majo

In materia di violazione del consenso informato, riconducibile al diritto del paziente a liberamente auto de-
terminarsi circa l’opportunità di sottoporsi o meno ad un intervento chirurgico, esiste un autonomo “spazio
risarcitorio” del quale il paziente può avvalersi, ma a condizione che esso dimostri che, ove fosse stato infor-
mato sugli esiti, non imprevedibili, dell’intervento (nel caso di specie, una cheratite bollosa insorta a seguito
di un intervento di cataratta), egli non si sarebbe sottoposto all’intervento.

Il problema tava esserle derivata dall’intervento di cataratta, in-


La decisione sul tema del rapporto tra il principio tervento invece ritenuto necessario e bene eseguito.
del consenso informato da parte del paziente ed il La paziente peraltro non aveva fornito prova alcuna
danno che ad esso ne può derivare, ove inosservato, del difetto di consenso da parte di essa.
è degna di rilievo perché, pur non contenendo una Il giudice di secondo grado aveva espresso avviso
novità in senso assoluto rispetto ad arresti preceden- contrario perché aveva ritenuto che la prova (della
ti, meglio specifica ed approfondisce la portata e si- presenza) di un consenso informato doveva essere
gnificato che, in subjecta materia, ha il suddetto prin- fornita dal medico e non dal paziente, onde il medi-
cipio nella responsabilità medica. co doveva essere ritenuto responsabile del danno
Nel caso di specie, si era di fronte a due decisioni di derivante dall’ulteriore pregiudizio lamentato dal
segno opposto dei giudici di merito. Il giudice di pri- paziente (e cioè della cheratite bollosa), ritenuta
mo grado, all’esito di C.T.U., aveva escluso che alla conseguenza “non anomala” dell’intervento di cata-
paziente fosse residuato un esito permanente costi- ratta.
tuito da una cheratite bollosa che la paziente lamen- La decisione qui commentata ha ritenuto di acco-

1204 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Responsabilità civile

gliere taluni motivi di ricorso prospettati dal medico in termini di consequenzialità, non già tra il suo in-
e, in particolare l’apprezzamento del particolare tervento e il pregiudizio alla salute, il che è ovvio,
“spazio risarcitorio” (così viene definito nella sen- bensì tra l’attività omissiva di esso (rispetto al dove-
tenza) che, in astratto, deve ritenersi appartenere al- re informativo) e “conseguenze negative ulteriori,
la violazione dell’obbligo di informazione del medi- pure “incolpevoli” ma non “anomale” in relazione al-
co, da vedere in connessione con il diritto del pa- lo sviluppo del processo causale (così la sentenza).
ziente all’auto-determinazione, così da verificare la In tal caso, l’ambito della responsabilità sembra dila-
sussistenza del nesso causale tra la mancata acquisi- tarsi per ri-comprendere anche rischi e conseguenze
zione del consenso consapevole e “quel tipo di pre- non riconducibili eziologicamente all’attività pro-
giudizio” lamentato dal paziente (nel caso “le lun- fessionale del medico ma ad una attività (intelletti-
ghe sofferenze e le enormi spese”). Questa indagine va) omessa di esso, la quale peraltro non è causa di-
il giudice di secondo grado non aveva compiuto. retta del pregiudizio lamentato dal paziente ma solo
indiretta, ove si dimostri che è la determinazione del
Lo “spazio risarcitorio” del consenso paziente a trovarsi anch’essa quale causa del pregiu-
informato dizio da esso subito, e ciò sia in termini di comparte-
La problematica che si affronta in sentenza è di cipazione all’intervento come, in alternativa, di
grande rilievo, perché incentrata sul tema cruciale (eventuale) rifiuto dello stesso. Nel primo caso, di
della incidenza che, in punto di responsabilità medi- nessuna conseguenza o complicazione negativa può
ca, può avere il principio del consenso informato sul lamentarsi il paziente, dato che esso ne avrebbe con-
danno lamentato e ciò anche a prescindere dal dan- diviso gli esiti, anche negativi, nel secondo caso la
no alla salute derivante dall’inadempimento del me- soluzione è di segno opposto.
dico al suo dovere professionale di correttamente È più che evidente come la decisione qui commen-
agere. Ché, in realtà, anche ove fosse accertato che tata ha, quale suo naturale retroterra, la tematica de-
l’intervento chirurgico fosse stato necessario per la gli interventi sul terreno della chirurgia estetica, co-
salute del paziente e correttamente eseguito, secon- sì come da essa del resto ricordato (v. Cass. 1950/67
do la pronuncia qui commentata sarebbe comunque sino a Cass. 5444/06), ove il consenso costituisce
prospettabile un autonomo “spazio risarcitorio” per fonte di responsabilità per il medico, quando il risul-
danni diversi e ulteriori, legati da nesso di causalità tato (quasi concordato) dell’intervento non sia sta-
alla circostanza che il paziente non è stato in grado to ottenuto e ciò con aggravamento della condizio-
di esercitare il suo diritto all’autodeterminazione, ri- ne (estetica) del paziente. Una siffatta responsabi-
fiutando l’intervento giacché, ove lo avesse esercita- lità, com’è noto, può prescindere dalla correttezza
to, quei danni sarebbero stati evitati. dell’intervento, perché la sua fonte è esclusivamen-
Come si ha occasione di constatare, viene dunque te nella condotta omissiva del medico, tale da ren-
ad interferire, inserendosi d’autorità nella sequenza, dere viziato, e comunque manchevole, il consenso
la tutela di autonomo diritto, quello del paziente ad del paziente.
essere partecipe di una sorta di “alleanza terapeuti- Ma occorre chiedersi se siffatta forma di responsabi-
ca” col medico (come declamato icasticamente in lità che è venuta delineandosi nella prassi della chi-
sentenza), a tal punto da ipotizzarsi un parallelo ca- rurgia estetica, sia veramente esportabile anche in
nale di responsabilità accanto a quello più propria- altri settori, ove il consenso del paziente non può
mente contrattuale, che vede il medico obbligato ad avere la stessa caratura e portata che esso ha sul ter-
eseguire correttamente la prestazione dovuta. E ciò a reno del suo luogo d’origine. E, del resto, è la stessa
tal punto da potere affermare che, accanto ad una decisione qui commentata ad introdurre un necessa-
responsabilità da inadempimento, viene a collocarsi rio distinguo, laddove sottolinea come, sul terreno
una responsabilità (quasi) da torto, per lesione di un della chirurgia estetica, l’intervento terapeutico,
diritto “della persona” che, nella stessa sentenza, è senza consenso informato del paziente, confina qua-
definito fondamentale e vede il medico istituzional- si con l’illecito, onde delle conseguenze di esso do-
mente tenuto a rispettarlo attraverso il dovere su di vrà rispondere il medico.
esso gravante, di creare le condizioni perché il sog- Ma ciò evidentemente trova la sua base ragionevole
getto possa autonomamente determinarsi nelle pro- nel fatto che l’intervento di chirurgia estetica non
prie scelte. assume alcun carattere necessitato della salute del pa-
Ciò premesso, nonostante la rigorosità dei passaggi ziente - e quindi di questa non è un necessario ante-
che si prospettano, non è agevole abituarsi all’idea cedente - ma è diretto, per definizione, a curare l’e-
che possa configurarsi responsabilità del medico, e stetica di esso, onde ciò non può che dipendere che

Corriere giuridico 9/2010 1205


Giurisprudenza
Responsabilità civile

dalla volontà del paziente di convenire sull’opportu- stituita dall’assistenza al parto, pur correttamente
nità o meno di un intervento siffatto. condotta, visto che la mal formazione del nascituro
In mancanza di tale volontà, la quale non può che non era evitabile, si poneva altra sequenza che ve-
essere informata sugli esiti eventuali dell’intervento, deva un danno-evento (la patologia subita dalla ge-
il pregiudizio subito dal paziente, in termini di man- stante a seguito dell’esito del parto) che sarebbe sta-
cato risultato, non trova alcuna copertura neanche to evitato ove il medico avesse informato la gestante
sulla base di un consenso negoziale ma è soggetta al- sull’esito del parto, così da indurla ad esercitare l’a-
le regole comuni della responsabilità per violazione borto, onde del pregiudizio della paziente poteva ri-
del dovere del neminem laedere, senza neanche che a tenersi responsabile il medico (per condotta omissi-
ciò possa essere d’ostacolo l’obbligazione derivante va). Ed una rinnovata interpretazione del nesso di
dal contratto tra medico e paziente, giacché non causalità (ai sensi della fondamentale sentenza n.
supportato dal consenso informato. 4400/2004 (3)) avrebbe consentito di ritenere “pro-
Ma è la stessa decisione a rifiutare assimilazione po- babile” che la gestante si sarebbe orientata per l’a-
co affidabili tra il campo dell’illecito e quello della borto.
responsabilità da inadempimento, giacché troppo ri- Parimenti non si espone a dubbio quanto ritenuto
duttivo sarebbe affermare che la privazione di con- da Cass. 23846/2008 nel caso in cui, verificatosi un
senso rende automaticamente illecito l’intervento ritardo nella diagnosi di un processo morboso termi-
del medico. nale, così da pregiudicare la chance del paziente di
La questione non è quella della liceità e/o illiceità conservare, durante un pur breve decorso del tempo,
dell’attività del medico quanto le conseguenze della la possibilità di vivere alcune settimane o alcuni me-
violazione del diritto all’autodeterminazione del pa- si di più, si è ravvisata responsabilità del medico per
ziente che è diritto che la sentenza qui commentata colpa professionale e per il danno da perdita di chan-
conferma essere autonomo rispetto a quello alla salu- ce.
te. Ma si torna dunque al problema di fondo: se Ma tant’è. Già qualche dubbio sulla tenuta della so-
inappropriato appare il richiamo al modello degli luzione potrebbe affiorare ove si abbia riguardo a
interventi sul terreno della chirurgia estetica, ove il quanto deciso dalla stessa Cassazione (Cass.
consenso informato fa da supporto all’intervento 23676/08), la quale, in materia di trasfusione di san-
non necessitato (da ragioni di salute) del medico, gue, ha ritenuto di ammettere alla tutela risarcitoria
resta a chiedersi se, in altri settori, la carenza di con- anche colui che lamenta la lesione della propria fe-
senso informato (causata da condotta omissiva del de religiosa a seguito dell’avvenuta trasfusione e no-
medico), sia tale da godere di autonomo “spazio ri- nostante che questa gli abbia salvato la vita. (4)
sarcitorio”, a prescindere dalla violazione del rap- È quanto invece sembra affermato da Cass. n.
porto primario tra medico e paziente e avente ad og- 14638/04 laddove individua nella violazione del-
getto la prestazione terapeutica. l’obbligo informativo una fonte autonoma di re-
Le criticità della tesi
Note:
Non si espone a dubbi, per quanto riguarda l’auto- (1) In questa Rivista, 2005, 1, 33 con nota di A. di Majo. Ma già
nomia del diritto alla autodeterminazione del pa- Cass. n. 6735/2002.
ziente, il noto caso risolto da Cass. 21 giugno 2004, (2) Pubblicata in Danno e resp., 2010, 697 con nota di M. Feola
n. 11488 (1) e dalla più recente n. 13/2010 (2), ove (3) Pubblicata in questa Rivista, 2004, 8, 1018 con nota di M. Vi-
il difetto di informazione nei riguardi della gestante ti.
aveva impedito a quest’ultima di potersi determina- (4) Ma le due sentenze citate dalla sentenza commentata (la n.
re per decidere se abortire o meno. È stato infatti ri- 4211/2007 e la 23676/2008), appaiono in realtà abbastanza uni-
voche nel ritenere, l’una, della stesso estensore della sentenza
tenuto che, in tal caso, la responsabilità medica, pur qui commentata, (la n. 4211/2007), che solo un dissenso valida-
non potendo comprendere eventi non evitabili mente espresso sia tale da rendere risarcibile il danno lamenta-
(quali la malformazione del nascituro) alla stregua to del paziente (si trattava di un testimone di Geova che voleva
evitare la trasfusione), così come la sentenza n. 23676/2008 ha
della diligenza professionale, se invece occasione di ritenuto che il dissenso del paziente (nel rifiuto delle cure medi-
condotte omissive (del medico), professionalmente che), debba essere “espresso, univoco ed attuale” e ciò dopo
esser stato informato sui rischi derivati dal rifiuto delle cure. Il
carenti, possa bene rendere risarcibili danni conse- che conferma che la risarcibilità del danno lamentato (nella spe-
quenziali che potevano essere evitati (quelli derivan- cie trattavasi di danno morale), sembra condizionata, nell’indiriz-
ti da mancato esercizio del diritto all’aborto e cioè la zo dei giudici, ad un valido (ed espresso) dissenso, il quale, pur
rendendo necessitato e quindi legittimo l’intervento del giudice
patologia della gestante). Ma, in tal caso, può soste- (ove salvifico), rende comunque risarcibile il danno (non patrimo-
nersi che, accanto alla sequenza (fondamentale) co- niale) conseguenziale.

1206 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Responsabilità civile

sponsabilità per rischi prevedibili e che sarebbero una volta scartata l’idea semplificatrice, secondo cui
stati evitati ove l’obbligo fosse stato assolto. Ciò si addirittura la mancanza di consenso renda illecito
postula al di là dell’ambito coperto da colpa profes- l’intervento del medico (che è conseguenza implici-
sionale del medico per la prestazione contrattual- tamente presupposta negli interventi di chirurgia
mente dovuta (Cass. n. 2468/09). estetica), è mestieri riconoscere che, ove rispettato
È codesto l’indirizzo che la sentenza qui commenta- il criterio della diligenza professionale nell’interven-
ta intende seguire. Ma, a scrutinare meglio le moti- to del medico, resta difficile ipotizzare un autonomo
vazioni da essa addotte, almeno sul terreno del dan- “spazio risarcitorio” per danni (da definire) conse-
no risarcibile, esse sembrano confermare la risarcibi- quenziali rispetto ad altra fonte di inadempimento
lità di danno “diverso” da quello alla salute, e ten- (quale il difetto di informazione), che sembra non
denzialmente non patrimoniale, almeno nella pre- destinata ad avere autonomo rilievo nella fattispe-
valenza dei casi, quale effetto del mancato rispetto cie. Tranne a ritenere possibile la presenza di un
dell’obbligo di informare il paziente sui rischi e com- concorso di responsabilità (da contratto e da torto)
plicazioni (eventuali) dell’intervento. (6), ma difficilmente prospettabile ove si assuma
Sebbene sia poi la stessa sentenza che, a fronte della che l’obbligo di informazione gravante sul medico
risarcibilità di un danno così concepito, tende a ri- non sia un dovere aquiliano ma un obbligo di chiara
durne la portata ove, alla luce di quanto stabilito impronta professionale. Ipotesi invece più convin-
dalla nota sent. n. 26974/2008 (5), abbia il danno ad cente, quella del concorso, ove si ritenga che la le-
essere ritenuto “tollerabile” alla stregua del princi- sione del diritto alla auto-determinazione del pa-
pio di solidarietà gravante su tutti i consociati. Ma è ziente goda di vita autonoma, così da concretizzare
correttivo, coddesto, che interviene su base equita- la fattispecie dell’art. 2059 sul terreno dei danni-
tiva e di ragionevolezza ma che non sembra avere conseguenza (violazione di diritti fondamentali) (v.
grande attinenza con il principio che si intende af- punto 4.1 sentenza). E, tranne, come da taluno so-
fermare. stenuto (7), a non voler riportare l’intero problema
A risolvere il quale possono intravedersi altre possi- all’interno del rapporto di prestazione professionale,
bili soluzioni, più rispettose del rapporto medico - e ciò in termini “di materializzazione “dei rischi ine-
paziente e di quanto può esigersi dal primo sul terre- vitabili del trattamento. Così da poter “perimetrare”
no della prestazione professionale. per tale via (espressione usata da Simone), “le con-
seguenze pregiudizievoli risarcibili”, regolate dal-
Il concorso di responsabilità l’art. 1223 c.c..
Siffatto bilanciamento è tra la tutela della salute e La prospettazione del concorso di responsabilità è
quella di interessi “altri”, non meglio definiti, che invece superflua nella fattispecie degli interventi di
possono situarsi attorno e/o a seguito dell’intervento chirurgia estetica ma in considerazione di una re-
del medico. sponsabilità che trova essenzialmente il proprio fon-
Ebbene, se ha un senso che la tutela della salute sia damento in una fattispecie negoziale carente (a se-
affidata al corretto svolgimento del rapporto (con- guito del mancato consenso informato del paziente)
trattuale) che intercorre tra il medico e paziente, è più che nella colpa professionale del medico.
anche da riconoscere che interessi “altri” (e diversi Resta allora la serie “aperta” delle altre fattispecie,
da quelli più direttamente connessi alla prestazione ove, se l’irrilevanza del consenso è comunque sicura
terapeutica, come quello al rispetto della propria fe- allorquando vi sia stata (ciononostante) lesione del-
de religiosa e/o alla propria tranquillità e/o serenità la salute dovuta a colpa professionale del medico, al-
psichica) non dovrebbero in astratto meritare tute- l’opposto, sulla rilevanza della sua mancanza, ove
la, anche se alla loro lesione abbia contribuito, ma l’intervento del medico risulti corretto e, in ipotesi,
indirettamente, la condotta (nella specie, omissiva) la salute anche garantita, è da dubitare che, in difet-
del medico. to di un chiaro fondamento normativo, se non quel-
Il vero è che l’unitarietà del rapporto, esigenza tenu- lo di una “alleanza terapeutica” (tra medico e pa-
ta peraltro presente anche nella sentenza in esame,
non consente che questo abbia a sezionarsi in diver- Note:
si rapporti, in cui peraltro il bene (che si assume do- (5) In questa Rivista 2009, 1, 48. Nonché cfr. A. di Majo, Danno
ver essere) tutelato, e cioè il consenso informato del esistenziale o di tipo esistenziale: quale l’esito? ivi, 2009, 3, 410.
paziente, non può non ritenersi correlato al rappor- (6) V. in tal senso Cass. n. 9785/1997.
to (fondamentale) di prestazione professionale e da (7) R. Simone, Consenso informato e onere della prova, in nota
esso in qualche modo assorbito. In buona sostanza, a Cass. 2847/2010 in Danno e resp., 2010, 694.

Corriere giuridico 9/2010 1207


Giurisprudenza
Responsabilità civile

ziente) che si assume mancata (a seguito del difetto Verrebbero infatti a coesistere due fattispecie di re-
di consenso informato), possa addossarsi al medico sponsabilità: l’una affidata al rapporto professionale
anche il rischio di eventi negativi, sia pure non im- tra medico e paziente, l’altra ad una “condivisione”
prevedibili. su esiti, anche sgradevoli, dell’intervento, la cui se-
Ché altrimenti verrebbe a generalizzarsi, anche in rie causale sembra però affidata più alla sensibilità
ambiti diversi da quello della chirurgia estetica, ap- soggettiva del paziente, (v. l’accenno ai possibili
punto nei termini di una “alleanza terapeutica”, una “turbamenti” derivanti dall’intervento) e neanche
sorta di “condivisione”, anche su esiti eventualmen- controllabile sul terreno del consenso informato,
te sgradevoli dell’intervento, che è soluzione che che al dato oggettivo della (cura della) salute e dei
mal si concilia con l’unitarietà del rapporto medico suoi dintorni. Ma è di questa conclusione che è leci-
- paziente, avente ad oggetto la cura di quest’ultimo. to dubitare.

1208 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Famiglia

Comunione legale tra i coniugi

CASSAZIONE CIVILE, sez. un., 28 ottobre 2009, n. 22755 - Pres. Carbone - Rel. Nappi - P.M. Pivetti
(diff.) - N. P. (avv. Salemi) c. R. B. (avv. Cacopardo)

Nel caso di acquisto di un immobile effettuato dopo il matrimonio da uno dei coniugi in regime di comunione
legale, la partecipazione all’atto dell’altro coniuge non acquirente, prevista dall’art. 179, comma 2 c.c., si pone
come condizione necessaria ma non sufficiente per l’esclusione del bene dalla comunione, occorrendo a tal
fine non solo il concorde riconoscimento da parte dei coniugi della natura personale del bene, richiesto esclu-
sivamente in funzione della necessaria documentazione di tale natura, ma anche l’effettiva sussistenza di una
delle cause di esclusione dalla comunione tassativamente indicate dall’art. 179, comma 1, lett. c), d) ed f), c.c.,
con la conseguenza che l’eventuale inesistenza di tali presupposti può essere fatta valere con una successiva
azione di accertamento negativo, non risultando precluso tale accertamento dal fatto che il coniuge non acqui-
rente sia intervenuto nel contratto per aderirvi.

Nel caso di acquisto di un immobile effettuato dopo il matrimonio da parte di uno dei coniugi in regime di
comunione legale, la dichiarazione resa nell’atto dall’altro coniuge non acquirente, ai sensi dell’art. 179,
comma 2, c.c., in ordine alla natura personale del bene, si atteggia diversamente a seconda che tale natura
dipenda dall’acquisto dello stesso con il prezzo del trasferimento di beni personali del coniuge acquirente o
dalla destinazione del bene all’uso personale o all’esercizio della professione di quest’ultimo, assumendo nel
primo caso natura ricognitiva e portata confessoria di presupposti di fatto già esistenti, ed esprimendo nel
secondo la mera condivisione dell’intento del coniuge acquirente; ne consegue che l’azione di accertamento
negativo della natura personale del bene acquistato postula nel primo caso la revoca della confessione stra-
giudiziale, nei limiti in cui la stessa è ammessa dall’art. 2732 c.c., e nel secondo la verifica dell’effettiva desti-
nazione del bene, indipendentemente da ogni indagine sulla sincerità dell’intento manifestato.

L’azione prevista dall’art. 184 c.c. per l’annullamento degli atti compiuti dal coniuge in comunione legale senza
il necessario consenso dell’altro coniuge, in quanto avente ad oggetto l’invalidazione dell’atto di acquisto del
terzo per un vizio del titolo del suo dante causa, è soggetta, per tutto quanto non diversamente stabilito dalla
norma speciale che la prevede, alla disciplina generale dettata dall’art. 1445 c.c. per l’azione di annullamento
dei contratti: pertanto, salvi gli effetti della trascrizione della domanda, il sopravvenuto accertamento dell’in-
clusione del bene nella comunione legale non è opponibile al terzo acquirente di buona fede.

ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI
Conforme Cass. civ., sez. I, 19 febbraio 2000, n. 1917; Cass. civ., sez. I, 24 settembre 2004, n. 19250.
Difforme Cass. civ., sez. I, 2 giugno 1989, n. 2688.

....Omissis... tale questione v’è contrasto di giurisprudenza, chiede che


la questione sia risolta dalle Sezioni unite della Corte.
Motivi della decisione …Omissis…
…Omissis…. 4. Risulta dunque rilevante la questione della natura e
2. Con l’unico complesso motivo del suo ricorso P.N. de- degli effetti della dichiarazione con la quale B.R., inter-
duce violazione degli art. 179, 184, 1445 c.c. vizi di moti- venuta nell’atto per notar La Francesca stipulato da B.P.
vazione della decisione impugnata. il 7 luglio 1986, riconobbe che l’immobile controverso
Lamenta innanzitutto che la corte d’appello non abbia veniva acquistato allo scopo di destinarlo all’attività pro-
tenuto conto della sua buona fede di terzo acquirente, cui fessionale del marito commercialista. Ed è con riferimen-
non poteva addossarsi una responsabilità del solo B.P. Ec- to a tale questione che s’è manifestato nella giurispru-
cepisce poi la prescrizione dell’azione di annullamento, denza di legittimità il contrasto denunciato dalla prima
perché proposta a oltre un anno sia dall’acquisto dell’im- sezione civile di questa Corte.
mobile da parte dei coniugi B.P. sia dal successivo acqui- I riferimenti normativi di questa controversa questione
sto dello stesso immobile da parte sua. sono tre:
Lamenta infine che la dichiarazione resa da B.R. all’atto a) l’art. 177 c.c., comma 1, lett. a), che include nella co-
dell’acquisto dell’immobile da parte del marito sia stata munione legale “gli acquisti compiuti dai due coniugi in-
erroneamente qualificata come meramente ricognitiva, sieme o separatamente durante il matrimonio, ad esclu-
anziché negoziale, senza considerarne la destinazione a ri- sione di quelli relativi ai beni personali”;
fiutare gli effetti traslativi del contratto. E rilevato che su b) l’art. 179, comma 1, c.c. che elenca i beni esclusi dalla

Corriere giuridico 9/2010 1209


Giurisprudenza
Famiglia

comunione in quanto personali e tra gli altri vi annovera, Certo, non può negarsi una peculiare efficacia probatoria
alla lett. d), anche “i beni che servono all’esercizio della all’intervento del coniuge non acquirente che sia effetti-
professione del coniuge, tranne quelli destinati alla con- vamente ricognitivo dei presupposti di fatto dell’esclusio-
duzione di una azienda facente parte della comunione”; ne dalla comunione del bene acquistato dall’altro coniu-
c) l’art. 179 c.c., comma 2, laddove prevede che l’acqui- ge. Ma il problema qui realmente in discussione non è ta-
sto di beni immobili o equiparati, benché effettuato dopo le possibile efficacia probatoria.
il matrimonio, è escluso dalla comunione, quando tale 4.2 Il problema che è effettivamente in discussione è se
esclusione risulti dall’atto di acquisto, se di esso sia stato l’intervento ex art. 179 c.c., comma 2 del coniuge non
parte anche l’altro coniuge e ove si tratti di “beni di uso acquirente sia elemento costitutivo della fattispecie cui si
strettamente personale di ciascun coniuge” (art. 179 ricollegano gli effetti di esclusione dalla comunione del
c.p.c., comma 1, lett. c), di “beni che servono all’eserci- bene acquistato dall’altro coniuge.
zio della professione del coniuge” acquirente (art. 179 Occorre dunque stabilire non solo se l’intervento adesivo
c.c., comma 1, lett. d), di “beni acquisiti con il prezzo del del coniuge non acquirente sia condizione sufficiente
trasferimento” di altri beni già personali del coniuge ac- dell’esclusione dalla comunione del bene acquistato dal-
quirente (art. 179 c.c., comma 1, lett. f). l’altro coniuge; ma anche se sia condizione necessaria di
4.1 - Come risulta dalla citata ordinanza interlocutoria un tale effetto.
della prima sezione civile, è controverso sia in dottrina Secondo una parte della dottrina e della giurisprudenza,
sia in giurisprudenza se abbia natura meramente ricogni- infatti, l’intervento adesivo del coniuge non acquirente è
tiva ovvero negoziale l’atto con il quale uno dei coniugi, di per sé sufficiente all’esclusione dalla comunione del
intervenendo nel contratto stipulato dall’altro coniuge, bene acquistato dall’altro coniuge, indipendentemente
riconosca a norma dell’art. 179 c.c., comma 2 la natura dall’effettiva natura personale del bene (Cass., sez. I, 2
personale del bene acquistato e consenta perciò alla sua giugno 1989, n. 2688, m. 462974).
esclusione dalla comunione legale. Dalla natura mera- Secondo altra parte della dottrina e della giurisprudenza,
mente ricognitiva attribuita all’atto previsto dall’art. 179 invece, l’intervento adesivo del coniuge non acquirente
c.c., comma 2 in particolare, un orientamento maggiori- non è sufficiente a escludere dalla comunione il bene ac-
tario della giurisprudenza di questa Corte fa discendere quistato dall’altro coniuge, ma è condizione necessaria di
l’enunciazione di un principio di indisponibilità del dirit- tale esclusione; sicché, quand’anche sia effettivamente
to alla comunione legale (Cass., sez. I, 27 febbraio 2003, personale, il bene rimane incluso nella comunione in
n. 2954, m. 560743, Cass., sez. I, 24 settembre 2004, n. mancanza dell’intervento adesivo del coniuge non acqui-
19250, m. 577347), benché ne riconosca poi la irretratta- rente (Cass., sez. I, 24 settembre 2004, n. 19250, m.
bilità, quale “dichiarazione a contenuto sostanzialmente 577347).
confessorio, idonea a determinare l’effetto di una presun- 4.3 - Dalla stessa lettera dell’art. 179 c.c., comma 2 risul-
zione iuris et de jure di non contitolarità dell’acquisto, di ta peraltro che l’intervento adesivo del coniuge non ac-
natura non assoluta ma superabile mediante la prova che quirente non è di per sé sufficiente a escludere dalla co-
la dichiarazione sia derivata da errore di fatto o da dolo e munione il bene che non sia effettivamente personale.
violenza nei limiti consentiti dalla legge” (Cass., sez. II, 6 La norma prevede infatti che i beni acquistati risultano
marzo 2008, n. 6120, m. 602411, Cass., sez. I 19 febbraio esclusi dalla comunione “ai sensi delle lett. e), d) ed f) del
2000, n. 1917, m. 534144). precedente comma, quando tale esclusione risulti dall’at-
Sennonché può certo ammettersi che la dichiarazione to di acquisto se di esso sia stato parte anche l’altro co-
prevista dall’art. 179 c.c., comma 2 abbia natura ricogni- niuge”. Sicché dall’atto deve risultare alcuna delle cause
tiva e portata confessoria quando risulti descrittiva di una di esclusione della comunione tassativamente indicate
situazione di fatto, ma non quando sia solo espressiva di nello stesso art. 179 c.c., comma 1; e l’effetto limitativo
una manifestazione di intenti. della comunione si produce solo vai sensi delle lett. e), d)
Infatti una dichiarazione di intenti può essere più o meno ed f) del precedente comma”, vale a dire solo se i beni so-
sincera o affidabile, ma non è una attestazione di fatti, no effettivamente personali.
predicabile di verità o di falsità; e quindi, secondo quan- L’intervento adesivo del coniuge non acquirente può
to prevede l’art. 2730 c.c., non può avere funzione di dunque rilevare solo come prova dei presupposti di tale
confessione (Cass., sez. un., 26 maggio 1965, n. 1038, m. effetto limitativo, quando, come s’è detto, assuma il si-
312020, Cass., sez. II, 6 febbraio 2009, n. 3033, m. gnificato di un’attestazione di fatti.
606575). Ma non rileva come atto negoziale di rinuncia alla comu-
Esemplificando, può avere dunque natura ricognitiva la nione. E quando la natura personale del bene che viene
dichiarazione con la quale uno dei coniugi riconosca ap- acquistato sia dichiarata solo in ragione di una sua futura
punto che il corrispettivo dell’acquisto compiuto dall’al- destinazione, sarà l’effettività di tale destinazione a deter-
tro coniuge viene pagato con il prezzo del trasferimento minarne l’esclusione dalla comunione, non certo la pur
di altri beni già personali (art. 179 c.c., comma 1, lett. f). condivisa dichiarazione di intenti dei coniugi sulla sua
Ma non può attribuirsi natura ricognitiva alla dichiara- futura destinazione.
zione con la quale uno dei coniugi esprima condivisione Secondo il sistema definito dall’art. 177 c.c. e dall’art.
dell’intento dell’altro coniuge di destinare alla propria at- 179 c.c., comma 1 infatti, l’inclusione nella comunione
tività personale il bene che viene acquistato. legale è un effetto automatico dell’acquisto di un bene

1210 Corriere giuridico 9/2010


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Famiglia

non personale da parte di alcuno dei coniugi in costanza indipendentemente da ogni indagine sulla sincerità degli
di matrimonio. Ed è solo la natura effettivamente perso- intenti così manifestati.
nale del bene a poterne determinare l’esclusione dalla co- E poiché nel caso in esame è indiscusso che l’immobile,
munione. benché acquistato come bene personale, fu in realtà de-
Se il legislatore avesse voluto riconoscere ai coniugi la fa- stinato a casa coniugale, il ricorso è sotto questo aspetto
coltà di escludere ad libitum determinati beni dalla co- infondato.
munione, lo avrebbe fatto prescindendo dal riferimento 5. Viene allora in considerazione l’ultima questione posta
alla natura personale dei beni, che condiziona invece gli dal ricorrente principale, quella dell’opponibilità al terzo
effetti previsti dall’art. 179 c.c., comma 2. acquirente in buona fede del sopravvenuto accertamento
Certo, potrebbe anche ritenersi che una tale facoltà deb- della comunione legale sul bene vendutogli.
ba essere riconosciuta ai coniugi per ragioni sistematiche, Come lo stesso ricorrente riconosce, all’azione proposta a
indipendentemente da un’espressa previsione legislativa. norma dell’art. 184 c.c. è applicabile la disposizione del-
Come potrebbe ritenersi che, dopo Corte cost., n. l’art. 1445 c.c., che fa salvi gli effetti della trascrizione
91/1973, non possa negarsi a e ciascun coniuge il diritto della domanda di annullamento anche in pregiudizio dei
di donare anche indirettamente all’altro la proprietà diritti acquistati a titolo oneroso dai terzi di buona fede.
esclusiva di beni non personali. Tuttavia tali facoltà non Quella prevista dall’ari. 184 c.c. è infatti un’azione di an-
potrebbero affatto desumersi dall’art. 179 c.c., comma 2 nullamento (Corte cost., n. 311/1988); e per tutto quan-
che condiziona comunque l’effetto limitativo della co- to non diversamente stabilito dalla norma speciale che la
munione alla natura realmente personale del bene; e at- prevede, deve ritenersi applicabile la disciplina generale
tribuisce all’intervento adesivo del coniuge non acqui- dell’azione di annullamento dei contratti.
rente la sola funzione di riconoscimento dei presupposti L’art. 184 c.c., come l’art. 1445 c.c., si riferisce infatti a un
di quella limitazione, ove effettivamente già esistenti. caso di invalidazione dell’atto di acquisto del terzo per vi-
4.4 - Deve nondimeno ritenersi che l’intervento adesivo zio del titolo del suo dante causa. E non rileva il fatto che
del coniuge non acquirente sia condizione necessaria del- il vizio del titolo del dante causa dipende nel caso del-
l’esclusione dalla comunione del bene acquistato dall’al- l’art. 184 c.c. da un’azione di accertamento, nel caso del-
tro coniuge. L’art. 179 c.c., comma 2 prevede infatti che l’art. 1445 c.c. da altra azione di annullamento.
l’esclusione della comunione ai sensi dell’art. 179 c.c., Sicché deve ritenersi che, salvi gli effetti della trascrizio-
comma 1, lett. e) d) e f) si abbia solo se la natura perso- ne della domanda, il sopravvenuto accertamento della
nale del bene sia dichiarata dall’acquirente con l’adesio- comunione legale non è opponibile ai terzo acquirente di
ne dell’altro coniuge. buona fede.
Sicché nei casi indicati la natura personale del bene non ...Omissis....
è sufficiente a escludere di per sé l’esclusione dalla comu-
nione, se non risulti concordemente riconosciuta dai co-
niugi. E tuttavia l’intervento adesivo del coniuge non ac-
quirente è richiesto solo in funzione di necessaria docu-
mentazione della natura personale del bene, unico pre-
supposto sostanziale della sua esclusione dalla comunio-
ne.
Sicché l’eventuale inesistenza di quel presupposto potrà
essere comunque oggetto di una successiva azione di ac-
certamento, pur nei limiti dell’efficacia probatoria che
l’intervento adesivo avrà in concreto assunto.
4.5 - Come correttamente ritenuto nella sentenza impu-
gnata, pertanto, il coniuge non acquirente può successi-
vamente proporre domanda di accertamento della comu-
nione legale anche rispetto a beni che siano stati acqui-
stati come personali dall’altro coniuge, non risultando
precluso tale accertamento dal fatto che il coniuge non
acquirente fosse intervenuto nel contratto per aderirvi.
Tuttavia, se l’intervento adesivo ex art. 179 c.c., comma
2 assunse il significato di riconoscimento dei già esistenti
presupposti di fatto dell’esclusione del bene dalla comu-
nione, l’azione di accertamento presupporrà la revoca di
quella confessione stragiudiziale, nei limiti in cui è am-
messa dall’art. 2732 c.c. Se invece, come nel caso in esa-
me, l’intervento adesivo ex art. 179 c.c., comma 2 assun-
se il significato di mera manifestazione dei comuni inten-
ti dei coniugi circa la destinazione del bene, occorrerà ac-
certare quale destinazione il bene ebbe effettivamente,

Corriere giuridico 9/2010 1211


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Famiglia

LA DUPLICE NATURA DELLA PARTECIPAZIONE DEL CONIUGE


NON ACQUIRENTE: IL NUOVO ORIENTAMENTO
DELLE SEZIONI UNITE
di Filippo Farolfi

Con la presente decisione la Cassazione a sezioni unite innova la propria giurisprudenza in materia di inter-
vento del coniuge non acquirente negli acquisti di beni personali. Di particolare rilievo appaiono le conside-
razioni svolte in merito al diverso manifestarsi della dichiarazione del coniuge dell’acquirente in relazione al-
la natura personale del bene acquistato dall’altro coniuge. Viene inoltre proposta una soluzione al conflitto
tra le ragioni del coniuge pretermesso e quelle del terzo acquirente del bene apparentemente personale nel-
l’ipotesi in cui sia giudizialmente mutata la titolarità del bene stesso.

Il fatto chiarazione, resa dalla consorte ai sensi dell’art. 179,


La vicenda all’origine della sentenza in commento è comma 2, c.c., sia stata considerata come semplice-
emblematica di una prassi piuttosto diffusa: quella di mente ricognitiva, mentre ad essa deve riconoscersi
procedere ad una falsa intestazione di beni da acqui- efficacia negoziale, tale da determinare un vero e pro-
stare al fine di ottenere vantaggi di natura fiscale. Per prio rifiuto degli effetti traslativi dell’acquisto.
beneficiare di un trattamento fiscale più favorevole, Con ordinanza del 30 dicembre 2008, n. 30416, la
due coniugi, in comunione legale dei beni, decidono prima sezione civile della Cassazione ritiene di do-
di acquistare un bene immobile, simulandone la desti- ver rimettere al primo presidente, per l’eventuale as-
nazione all’attività professionale del marito. Soprag- segnazione alle Sezioni unite, la questione se sia
giunta la crisi coniugale, la consorte chiede, nel giudi- consentito ai coniugi, nell’esercizio della loro auto-
zio di separazione, che sia dichiarata la simulazione del nomia privata, disporre degli effetti della comunio-
contratto di acquisto del bene e sia riconosciuta la co- ne legale, impedendo la caduta nel patrimonio co-
mune titolarità dell’immobile in quanto destinato, sin mune di un acquisto effettuato in assenza dei pre-
dal suo acquisto, ad abitazione coniugale. supposti sostanziali previsti dall’art. 179 c.c. (1). Nel
La domanda, debitamente trascritta, viene però di- risolvere il contrasto giurisprudenziale relativo alla
chiarata inammissibile dal giudice della separazione. natura ed agli effetti della partecipazione del coniu-
A soli due giorni dalla trascrizione della domanda giu- ge non acquirente all’acquisto di un bene personale
diziale, il bene viene venduto dal marito ad un terzo. all’altro coniuge, le Sezioni unite ritengono che,
A quasi cinque anni dalla vendita, l’ex consorte ripro- nell’ipotesi descritta dalla lett. d) dell’art. 179, com-
pone un’analoga domanda chiedendo, previo accer- ma 1, c.c., la partecipazione del coniuge escluso dal-
tamento della natura comune del bene, l’annulla- l’acquisto non possa avere natura negoziale, né rico-
mento, ai sensi dell’art. 184 c.c., della vendita effet- gnitiva, essendo l’effettiva destinazione del bene a
tuata dal solo marito al terzo. Mentre il Tribunale ri- sancirne il regime legale. Tuttavia il sopravvenuto
getta la domanda per mancanza di prova scritta circa accertamento della comunione sul bene non è op-
l’intervenuto accordo simulatorio, i giudici di appel- ponibile al terzo acquirente di buona fede che abbia
lo, riformando la sentenza di primo grado, riconosco- trascritto il proprio acquisto prima della domanda di
no la comune proprietà del bene ed annullano il suc- accertamento promossa dal coniuge pretermesso.
cessivo contratto di compravendita dell’immobile, in
quanto stipulato dal solo marito senza il necessario La natura e gli effetti della partecipazione
consenso della consorte. Contro tale decisione, ricor- del coniuge non acquirente ai sensi
re per cassazione il terzo acquirente. Costui, da un la- dell’art. 179, comma 2, c.c.
to, lamenta la mancata valutazione della sua posizio- La prima questione affrontata dalla sentenza in
ne di acquirente di buona fede, cui non è opponibile
l’accertamento della comproprietà del bene, dall’altro Nota:
eccepisce la prescrizione dell’azione di annullamento, (1) V., Cass. (ord.), 30 dicembre 2008, n. 30416, in Giur. it., 2009,
in quanto proposta dopo oltre un anno sia dall’acqui- 1646, con commento di Riva, Alle Sezioni unite la decisione sul
sto dell’immobile da parte dei coniugi, sia dal succes- c.d. “rifiuto del coacquisto”; ed in Nuova giur. comm., 2009, I,
714 ss., con nota di Paladini, Alle Sezioni Unite la controversa
sivo contratto di vendita stipulato con il coniuge ti- questione della natura giuridica della dichiarazione del coniuge
tolare del bene. Si duole infine del fatto che la di- non acquirente ex art. 179, 2° co., c.c.

1212 Corriere giuridico 9/2010


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Famiglia

commento concerne l’eccezione di prescrizione del- intenti, come nella specie dove il bene è stato ac-
l’azione di annullamento promossa dal coniuge pre-
termesso. Sul punto, le Sezioni Unite ribadiscono Note:
che il termine annuale di cui all’art. 184, comma 2, (2) Cfr., Cass., 22 settembre 2009, n. 20392, in Mass. Foro it.,
c.c., al pari del termine previsto dall’art. 1442 c.c. 2009, 1166, ove si specifica che l’azione ex art. 184, comma 2,
c.c. è azione speciale di annullamento avente natura costitutiva.
per la generale azione di annullamento del contrat- Il termine annuale, previsto dall’art. 184 c.c., per l’azione di an-
to, è un termine di prescrizione e non di decadenza nullamento decorre dalla data in cui il coniuge, che non ha pre-
(2). Quale eccezione di prescrizione non rilevabile stato il suo necessario consenso, ha avuto conoscenza dell’atto
o, in via sussidiaria, dalla data della eventuale trascrizione del-
d’ufficio, essa va quindi proposta sin dal giudizio di l’atto presso i registri della conservatoria o dallo scioglimento
primo grado ai sensi degli artt. 2938 c.c. e 345, com- della comunione. Cfr., inoltre, Cass., 19 febbraio 1996, n. 1279,
ma 2 c.p.c. (3). Dato che, nel giudizio per cassazio- in Giur. it., 1997, I, 1, 962.; Cass., 18 luglio 1998, n. 7055, in Rep.
Foro it., 1998, voce Famiglia (regime patrimoniale), n. 46.
ne, spetta al ricorrente allegare non solo di avere già
(3) L’eccezione di prescrizione costituisce eccezione in senso
dedotto l’eccezione nel corso del giudizio di primo proprio, e come tale deve essere sollevata dalla parte, alla quale
grado, ma anche di averla riproposta in sede di ap- soltanto spetta di specificare i fatti che ne costituiscono il fonda-
pello la Suprema Corte, in mancanza di una siffatta mento, ivi compresa la data di inizio del decorso prescrizionale:
v. Cass., 23 febbraio 2004, n. 3578, in Rep. Foro it., 2004, voce
allegazione, dichiara l’eccezione inammissibile es- Prescrizione e decadenza, n. 31.
sendo vietato, in sede di giudizio di legittimità, l’ac- (4) V. Cass., 12 novembre 2007, n. 23489, in Rep. Foro it., 2007,
certamento dei fatti sui quali essa si fonda (4). voce Appello civile, n. 79, ove si precisa che per il principio san-
Risolta tale questione preliminare, le Sezioni Unite cito dall’art. 346 c.p.c., si intendono rinunciate e non più riesa-
minabili le domande ed eccezioni non accolte dalla sentenza di
prendono in esame il dibattuto problema della natu- primo grado che non siano state espressamente riproposte in
ra giuridica e degli effetti della ‘partecipazione’del appello.
coniuge non acquirente in sede di acquisto di un be- (5) Cass., 2 giugno 1989, n. 2688, in Nuova giur. civ. comm.,
ne personale. Secondo un ormai remoto e isolato in- 1990 I, 219, con commento di De Falco Il rifiuto del coacquisto
da parte del coniuge in regime di comunione legale; in Foro it.,
dirizzo la dichiarazione, resa ai sensi dell’art. 179, 1990, I, 608, con nota di Parente, Il preteso rifiuto del coacquisto
comma 2, c.c. dal coniuge non acquirente, avrebbe ex lege da parte del coniuge in regime di comunione legale e
Jannarelli, Comunione, acquisto ex lege e autonomia privata; in
natura negoziale configurandosi come atto abdicati- Giur. it., 1990, I, 1, 1307, con nota di Galletta, Estromissione di
vo di un diritto disponibile o, più propriamente, co- beni dalla comunione legale e consenso del coniuge.
me rifiuto del coacquisto del bene (5). Definita in (6) Per tale profilo, v., ancora, Cass., 2 giugno 1989, n. 2688, cit.
questi termini, la dichiarazione del coniuge escluso (7) Cfr., Cass., 19 febbraio 2000, n. 1917, in Fam. e dir., 2000, p.
dall’acquisto può essere successivamente invalidata 345, con nota di Valignani, Comunione legale ed esclusione dal
solo per le cause previste dalla legge in materia di coacquisto; in Giust. civ., 2000, p. 1365, con nota di Finocchiaro,
Acquisto dei beni in proprietà esclusiva del coniuge in regime di
contratto (vizi del consenso) ed anche per simula- comunione legale; Cass. civ., 27 febbraio 2003, n. 2954, in Fam.
zione (art. 1414, comma 3, c.c.) ma non per mera e dir., 2003, p. 559, con nota di Patti, Il cosiddetto rifiuto del
coacquisto; in Giust. civ., 2003, 2113, con nota di Finocchiaro, La
contrarietà al vero accertabile con prova libera (6). Cassazione e la “corretta” interpretazione dell’art. 179, comma
Per un più recente e diffuso orientamento, la dichia- 2, c.c.; in Familia, 2003, p. 1131, con nota di Arceri, La Cassazio-
razione del coniuge non acquirente ha natura rico- ne ritorna ad occuparsi del “rifiuto del coacquisto”: un fermo al-
l’autonomia negoziale dei coniugi; Cass. civ., 24 settembre
gnitiva (7). In particolare si è sostenuto che la di- 2004, n. 19250, in Fam. e dir., 2005, p. 12, con nota di Bolondi,
chiarazione in questione costituisce un atto giuridi- Ancora sull’acquisto personale di bene immobile da parte del co-
co volontario e consapevole, al quale il legislatore niuge in comunione legale; Cass., 6 marzo 2008, n. 6120, in
Fam. e dir., 2008, p. 876, con nota di Paladini, Nella comunione
ha attribuito valenza di testimonianza privilegiata legale è davvero ammissibile ‘confessare’la natura personale
(8). Quanto agli effetti, la dichiarazione è equipara- dell’acquisto compiuto dall’altro coniuge?
ta ad una confessione stragiudiziale, idonea a deter- (8) Così, Cass., 19 febbraio 2000, n. 1917, cit., per la quale la man-
minare una presunzione iuris et de iure di non conti- cata contestazione della dichiarazione inserita in contratto dal co-
niuge acquirente o l’esplicito riconoscimento del carattere perso-
tolarità dell’acquisto, superabile attraverso la prova nale dell’acquisto, cui segue la trascrizione nei registri immobiliari
che la dichiarazione stessa sia dovuta ad un errore di ai sensi dell’art. 2643 c.c., determina una presunzione iuris et de
iure di esclusione della contitolarità dell’acquisto ed assicura, in
fatto o a violenza (art. 2732 c.c.). Con riguardo al modo incontrovertibile il bene alla sfera personale dell’acquirente;
contrasto interpretativo testé riassunto, le Sezioni il vincolo che deriva dalla riferita presunzione non è assoluto ma
Unite precisano come sia certamente ammissibile può essere rimosso solo per errore di fatto o violenza, nei limiti in
cui è consentito per la confessione (art. 2732 c.c.), cui può equi-
riconoscere alla dichiarazione di cui all’art. 179, pararsi il riconoscimento di una situazione giuridica. In senso, par-
comma 2, c.c. natura ricognitiva e portata confesso- zialmente difforme, Cass. civ., 27 febbraio 2003, n. 2954, cit., la
ria, ma solo nell’ipotesi in cui essa sia descrittiva di quale, pur riconoscendo natura ricognitiva alla dichiarazione del co-
niuge non acquirente, ritiene sia comunque compito del giudice di
una situazione di fatto. Ove invece la dichiarazione merito verificare l’effettiva sussistenza di uno dei requisiti previsti
in esame sia solo espressiva di una manifestazione di dall’art. 179, comma 1, lett. c), d) ed f), c.c.

Corriere giuridico 9/2010 1213


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quistato in vista di una sua (futura) destinazione al alla lett. f) dell’art. 179, comma 1, c.c.), il coniuge
servizio dell’attività professionale del coniuge acqui- sarà tenuto a revocarla nei limiti stabiliti per la con-
rente, essa non può avere natura ricognitiva né por- fessione stragiudiziale (artt. 2732, 2735 c.c.). Ove,
tata confessoria. La confessione, infatti, consiste al contrario, la dichiarazione in esame assuma il si-
nella affermazione di un fatto obiettivo, mentre la gnificato di mera manifestazione di un comune in-
dichiarazione che ha ad oggetto un fine non è un’at- tento dei coniugi circa la futura utilizzazione del be-
testazione di fatti e, in quanto tale, non può svolge- ne da acquistare, non si tratterà tanto di invalidare
re la funzione propria di una confessione (9). In altri una dichiarazione, quanto di accertare la reale desti-
termini, la dichiarazione del coniuge non acquiren- nazione che il bene abbia ricevuto, prescindendo da
te può avere sì natura ricognitiva (e portata confes- ogni indagine sulla sincerità o meno dei fini manife-
soria), ma solo quando si limiti a riconoscere che il stati in sede di acquisto del bene stesso. È questa l’i-
bene è stato acquistato con denaro ricavato dal tra- potesi configurata nel caso di specie, dove i coniugi
sferimento di altri beni personali o con il loro scam- avevano manifestato una semplice intenzione circa
bio (art. 179, comma 1, lett. f) c.c.) e non nell’ipo- la futura destinazione dell’immobile all’attività pro-
tesi in cui si dichiari di condividere l’intenzione di fessionale del marito, mentre il bene era stato in
destinare il bene acquistato all’attività professionale realtà adibito ad abitazione familiare.
del proprio coniuge.
Dopo aver chiarito che la partecipazione di cui al- Gli effetti dell’accertamento
l’art. 179, comma 2, c.c. assume una veste diversa, in della comunione legale sul successivo atto
relazione ai vari acquisti personali (art. 179, comma di disposizione dell’immobile compiuto
1, lett. c), d) ed f), c.c.) le Sezioni Unite ribadiscono dal coniuge unico intestatario
che il sistema di cui all’art. 179 c.c. costituisce una Riconosciuta al coniuge non acquirente, anche in
fattispecie complessa, al cui perfezionamento con- caso di intervento adesivo, la facoltà di domandare
corrono, al contempo, la dichiarazione resa dal co- l’accertamento dell’inesistenza dei presupposti og-
niuge acquirente, la partecipazione all’atto dell’altro gettivi della personalità dell’acquisto, la sentenza
coniuge il quale presti adesione alla dichiarazione esamina la questione relativa all’opponibilità di tale
resa dal coniuge acquirente esclusivo e, infine, la accertamento al terzo acquirente. Sotto questo pro-
sussistenza dei presupposti di cui alle lett. c), d) ed f) filo, la Corte osserva come l’azione per l’annulla-
dell’art. 179 c.c. (10). Viene specificato inoltre co- mento degli atti dispositivi di beni immobili o mo-
me sia soltanto sulla base di tali presupposti oggetti- bili registrati, compiuti da un coniuge senza il neces-
vi che la dichiarazione del coniuge può assumere va- sario consenso dell’altro (art. 184 c.c.) rappresenti
lore ricognitivo, ossia rilevare, sul piano probatorio, una specie della più generale azione di annullamen-
come attestazione dell’esistenza di quei presupposti. to prevista in tema di contratto (artt. 1441 ss. c.c.).
Ove poi, come nel caso di specie, la natura persona- Pertanto, laddove la disciplina speciale non stabili-
le del bene acquistato sia dichiarata solo in ragione sca diversamente, deve trovare applicazione la disci-
di una sua futura destinazione, sarà la sua concreta e plina generale in tema di annullamento del contrat-
reale utilizzazione, e non una concorde dichiarazio- to. In tal modo, all’azione proposta ai sensi dell’art.
ne di intenti in ordine al suo futuro utilizzo, a deter- 184 c.c., è applicabile quanto disposto dall’art. 1445
minare l’esclusione del bene dalla comunione lega- c.c.: l’annullamento del contratto, che non dipende
le. La conseguenza di un tale assunto è che ove il be- da incapacità legale, non pregiudica i diritti del ter-
ne non sia concretamente destinato all’uso persona- zo acquirente di buona fede a titolo oneroso, salvi gli
le definito in sede di acquisto, il coniuge non acqui- effetti della trascrizione della domanda di annulla-
rente non sarà vincolato dal proprio intervento ade- mento.
sivo e potrà successivamente esperire un’azione di Come noto, l’efficacia retroattiva che caratterizza la
accertamento negativo della natura personale del- sentenza di accoglimento della domanda di annulla-
l’acquisto.
Quanto alla necessità che, ai fini dell’azione predet- Note:
ta, il coniuge non acquirente sia tenuto ad invalida- (9) In giurisprudenza, v. Cass., sez. un., 26 maggio 1965, n.
re la propria precedente dichiarazione, le Sezioni 1038, in Mass. Giur. it., 1965, 378, secondo la quale la confes-
sione ha per oggetto un fatto obiettivo, non la qualificazione giu-
Unite distinguono tra due ipotesi. Nel caso in cui la ridica di un rapporto o di una situazione di fatto, né può riflettere
dichiarazione sia ricognitiva di presupposti di fatto un’opinione o un giudizio.
esistenti al momento dell’acquisto (da cui dedurre la (10) Principio già espresso da Cass., 24 settembre 2004, n.
natura personale del bene, come nell’acquisto di cui 19250, cit.

1214 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Famiglia

mento comporta il ripristino della situazione di fatto pendere dalle caratteristiche del bene acquistato,
e di diritto preesistente al negozio annullato (11). ma non sempre i beni hanno una loro specifica vo-
Relativamente al caso di specie, accertata la natura cazione all’esercizio di una determinata attività pro-
comune dell’immobile adibito ad abitazione coniu- fessionale, specie quando si tratti di beni immobili
gale ed accolta la domanda di annullamento della che, in quanto tali, possono ricevere destinazioni di-
vendita stipulata da uno solo dei coniugi, il bene de- verse (14). La natura personale di questi beni dipen-
ve considerarsi come mai uscito dal patrimonio co- de, in ultima analisi, dalla destinazione decisa dal-
mune. Tuttavia, secondo le Sezioni Unite, il soprav- l’acquirente (15). Riguardo a tale aspetto va osser-
venuto accertamento della comunione non è oppo- vato che l’atto di destinazione appare dotato di una
nibile al terzo che abbia acquistato, in buona fede e struttura complessa, risultante dalla combinazione
a titolo oneroso, il bene mediante un titolo poi an- di un elemento soggettivo (l’intenzione) e di uno
nullato (art. 1445 c.c.). Nel caso in esame, da un la- oggettivo (la condotta materiale). Dovrebbe, di
to l’atto di acquisto è stato trascritto dal terzo prima conseguenza, essere considerata operativa la caduta
della domanda di annullamento del contratto pro- del bene in comunione ex art. 177, comma 1, lett. a)
posta dal coniuge pretermesso, dall’altro non può c.c. qualora lo stesso, pur essendo stato acquistato da
giovare al coniuge non acquirente la precedente tra- un coniuge per rispondere a proprie esigenze profes-
scrizione della domanda di accertamento della co- sionali, non venga poi realmente adibito a quell’uso.
munione (rectius della domanda di simulazione del In questo caso si può sostenere che un atto di desti-
contratto di acquisto), già proposta nel procedimen- nazione non sia stato effettivamente compiuto, non
to di separazione e ivi dichiarata inammissibile. In- bastando per questo la semplice intenzione sia pure
fatti, per giurisprudenza costante, la trascrizione del- espressa dal coniuge acquirente (16).
la domanda di annullamento o di simulazione di un Un ulteriore elemento di riflessione è offerto dal
atto soggetto a trascrizione (art. 2652, nn. 4 e 6 c.c.),
configurando una mera prenotazione degli effetti
dell’accoglimento della domanda, è condizionata al- Note:
l’accoglimento della domanda stessa. Di conseguen- (11) Sull’efficacia retroattiva della sentenza che accoglie la do-
manda di annullamento, cfr. Cass., 15 giugno 1995, n. 6756, in
za, ove la domanda sia rigettata o il processo sia Rep. Foro it., 1995, voce Contratto in genere, n. 44.
estinto (per rinunzia o inattività delle parti), l’effet- (12) In questi termini, v. Cass., 9 gennaio 1993, n. 148, in Giur.
to prenotativo della trascrizione viene meno ai sen- it., 1993, I, 1, 1681.
si dell’art. 2688 c.c. (12). In base a tale assunto, la (13) Affinché un bene possa essere considerato come adibito al-
sentenza di accertamento della natura comune del l’esercizio della professione, da un lato il coniuge acquirente de-
ve esercitare una professione e, dall’altro, vi deve essere una re-
bene può essere opposta al terzo acquirente solo ove lazione strumentale tra il bene e la professione esercitata dal co-
sia dimostrato che egli non era in buona fede al mo- niuge acquirente: in argomento, v. Gionfrida Daino, I beni desti-
mento dell’acquisto. Dato che il profilo della buona nati all’esercizio della professione, in La comunione legale, a cu-
ra di Bianca, I, Milano, 1989, 479 ss.; Radice, La comunione le-
fede del terzo non è stato esaminato dal giudice di gale fra coniugi. I beni personali, in Il diritto di famiglia, a cura di
merito, la sentenza è cassata con rinvio (art. 383, Bonilini e Cattaneo, vol. II, Torino, 1997, 144-147; Auletta, La co-
munione legale, in Il diritto di famiglia, t. II, nel Trattato di diritto
comma 1, c.p.c.). privato diretto da Bessone, vol IV, Torino, 1999, 220 ss.; Lumi-
noso, Comunione coniugale e acquisto di beni destinati all’eser-
La partecipazione del coniuge non acquirente cizio della professione o dell’impresa individuale, in Studi in ono-
all’acquisto di un bene adibito all’esercizio re di Schlesinger, t. 1, Milano, 2004, 533 ss.; Oberto, La comu-
nione legale tra coniugi, t. I, nel Trattato di diritto civile e com-
della professione dell’altro coniuge merciale, già diretto da Cicu, Messineo e Mengoni, continuato
Un primo aspetto rilevante è dato dall’affermazione da Schlesinger, Milano, 2010, 1013 ss.
contenuta nella sentenza, secondo cui quando la na- (14) Cfr., Corsi, Il regime patrimoniale della famiglia, nel Trattato
di diritto civile e commerciale, diretto da Cicu e Messineo e con-
tura personale del bene venga dichiarata solo in ra- tinuato da Mengoni, vol. VI, t. 1, Milano, 1979, 102 ss.
gione di una sua futura destinazione, sarà l’effettiva (15) Le qualità proprie del bene assumono rilievo solo in senso
destinazione a determinarne l’esclusione dalla co- negativo, e cioè al fine di escludere la natura di bene destinato
munione, non certo la pur condivisa dichiarazione all’attività professionale di uno dei coniugi, qualora da esse si ri-
cavi che il bene non possa essere utilizzato a tale scopo dal co-
di intenti manifestata dai coniugi in ordine alla de- niuge in relazione al tipo della sua attività: v. Gabrielli e Cubeddu,
stinazione medesima. Nel caso di specie si discute, Il regime patrimoniale dei coniugi, Milano, 1997, 63 s.
quindi, dell’effettiva destinazione di un bene all’e- (16) Gionfrida Daino, I beni destinati all’esercizio della professio-
sercizio dell’attività professionale di uno dei coniugi ne, cit., 490. Secondo Bianca, La famiglia. Estratto per i corsi uni-
versitari dalla quarta edizione del Diritto Civile, vol. 2, Milano,
ex art. 179, comma 1, lett. d) c.c. (13). Sotto tale 2005, 117, la destinazione che conta è unicamente quella origi-
profilo, il carattere personale dell’acquisto può di- naria, risultante al momento dell’acquisto.

Corriere giuridico 9/2010 1215


Giurisprudenza
Famiglia

rapporto tra l’utilizzazione del bene e il suo regime ‘parte’con riferimento al coniuge controinteressato,
giuridico. È necessario precisare quali conseguenze si perché questi non può essere tale, risultando per de-
producano nel caso che la destinazione del bene al- finizione estraneo all’atto di acquisto (21). Tale va-
l’esercizio dell’attività professionale avvenga in un lutazione induce ad attribuire alla dichiarazione resa
momento successivo all’acquisto oppure nel caso, dal coniuge dell’acquirente una funzione ricognitiva
contrario, in cui la destinazione sia effettuata al mo- in ordine all’effettiva esistenza dei presupposti per la
mento dell’acquisto, ma successivamente venga a personalità dell’acquisto (22).
cessare. Nel primo caso si può ritenere che il bene Secondo una diversa tesi la partecipazione del co-
acquistato sia soggetto, sin dall’inizio, al regime di niuge non acquirente va semplicemente intesa co-
comunione tra i coniugi e che la destinazione all’at-
tività professionale di un coniuge, decisa in un mo- Note:
mento successivo, non costituisca elemento suffi- (17) Cfr., Schlesinger, sub Art. 179, cit., 153 s.; Radice, La co-
munione legale fra coniugi. I beni personali, cit., 142; Luminoso,
ciente a modificare lo stato giuridico del bene (17). Comunione coniugale e acquisto di beni destinati all’esercizio
Nel secondo caso il venir meno della destinazione della professione o dell’impresa individuale, cit., 541.
all’esercizio dell’attività professionale, espressa sin (18) Nel senso che il successivo venir meno del carattere perso-
dall’inizio, viene considerato dall’interpretazione nale non abbia conseguenze sulla titolarità esclusiva del bene, v.
Corsi, Il regime patrimoniale della famiglia, cit., 106; Schlesinger,
dottrinale più diffusa ininfluente per una modifica sub Art. 179, cit., 154; Luminoso, Comunione coniugale e acqui-
del carattere personale del bene (18). sto di beni destinati all’esercizio della professione o dell’impresa
In considerazione dei particolari aspetti che caratte- individuale, cit., 542; Oberto, La comunione legale tra coniugi, t.
1, cit., 1015. Contra, Auletta, La comunione legale, cit., 205, il
rizzano l’acquisto di un bene necessario all’attività quale conferisce rilievo al mutamento della destinazione del be-
professionale di uno dei coniugi, occorre chiedersi ne, con conseguente ricaduta dello stesso nel patrimonio comu-
ne.
in che modo si realizzi la partecipazione del coniuge
escluso dall’acquisto e quale natura giuridica vada (19) L’opinione, che le Sezioni unite mostrano di condividere, è
espressa da Del Prato, L’esclusione dell’acquisto dalla comunio-
ad essa riconosciuta. In casi del genere, riguardo alla ne ex art. 179, 2° comma, c.c., in Studi in onore di Schlesinger,
fattispecie complessa delineata dall’art. 179 c.c., il t. 1, Milano, 2004, 464.
coniuge non acquirente, partecipando all’acquisto, (20) La presenza all’atto del coniuge non acquirente è reputata
non potrà che dichiarare di condividere il progetto necessaria da una parte della dottrina: v., Corsi, Il regime patri-
moniale della famiglia, cit., 108; A. e M. Finocchiaro, Diritto di fa-
formulato dall’altro coniuge in ordine alla destina- miglia, I, Milano, 1984, 1016; Schlesinger, sub Art. 179, in Com-
zione del bene all’esercizio della sua professione mentario al diritto italiano della famiglia, a cura di Cian, Oppo e
Trabucchi, vol. III, Padova, 1992, 158; Gabrielli e Cubeddu, Il re-
(19). Con riferimento alla natura della partecipazio- gime patrimoniale dei coniugi, cit., 89. Secondo altri Autori, la
ne del coniuge escluso dall’acquisto, le Sezioni Uni- presenza del coniuge dell’acquirente non sarebbe essenziale, ai
te sottolineano che, ove il carattere personale del fini della personalità dell’acquisto, rilevando la stessa solo sul
piano probatorio: v. Rocchietti March, L’intervento dell’altro co-
bene dipenda dall’attuazione di un progetto futuro - niuge negli acquisti di beni personali immobili o mobili registrati,
come nell’ipotesi descritta dall’art. 179, comma 1, in La comunione legale, a cura di Bianca, cit., 581 ss.; Lo Sardo,
lett. d) c.c. - appare difficile ipotizzare una dichiara- Acquisto di beni con il prezzo del trasferimento di beni persona-
li o con il loro scambio e dichiarazione di esclusione dalla comu-
zione con portata confessoria che abbia ad oggetto nione legale, in Riv. not., 1995, 828 ss.; Bolondi, Ancora sull’ac-
un intento e non la verità di un fatto. Tale precisa- quisto personale di bene immobile da parte del coniuge in co-
munione legale, cit., 18; Bianca, La famiglia, cit., 119. È discus-
zione induce ad alcune riflessioni, alla luce del di- so se il coniuge possa limitarsi a presenziare all’atto oppure deb-
battito che si è sviluppato in dottrina sulla natura ba rilasciare una dichiarazione di consenso o di non opposizione
della partecipazione, con effetti che si sono poi este- all’acquisto personale. Secondo alcuni autori, il coniuge potreb-
be anche non esprimere alcun volere oppure limitarsi a non sol-
si alle soluzioni giurisprudenziali dei casi concreti. levare obiezioni: v., in tal senso, Schlesinger, sub Art. 179, in
Secondo l’art. 179 c.c., se viene acquistato, quale Commentario al diritto italiano della famiglia, cit., 159-160; Au-
bene di uso strettamente personale o quale bene ne- letta, La comunione legale, cit., 224, secondo il quale sembra
profilarsi un onere, a carico del coniuge intervenuto, di sollevare
cessario all’esercizio della professione o quale reim- obiezioni ove sussistano elementi per impedire che il bene di-
piego del prezzo di vendita di un bene personale, un venga personale. Una diversa tesi reputa necessaria una dichia-
bene immobile o mobile registrato, il bene acquista- razione espressa: v. De Paola, Il regime patrimoniale della fami-
glia, in Il diritto patrimoniale della famiglia nel sistema del diritto
to è escluso dalla comunione solo se all’atto di ac- privato, vol. II, Milano, 2002, 586 s.
quisto partecipa anche l’altro coniuge e nell’atto è (21) Rocchietti March, L’intervento dell’altro coniuge negli acqui-
dichiarata l’esclusione dalla comunione (20). Circa sti di beni personali immobili e mobili registrati, in La comunione
il significato di tale “partecipazione” le interpreta- legale, a cura di Bianca, cit., 584; Gabrielli e Cubeddu, Il regime
patrimoniale dei coniugi, cit., 90.
zioni divergono in maniera sensibile. Secondo un
(22) Gabrielli e Cubeddu, Il regime patrimoniale dei coniugi, cit.,
primo indirizzo dottrinale, il testo dell’art. 179, com- 90-91; Bianca, La famiglia, cit., 119-120; Galgano, Diritto civile e
ma 2, c.c. è impreciso laddove impiega il termine commerciale, vol. IV, Padova, 2004, 120-121.

1216 Corriere giuridico 9/2010


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me una ‘non opposizione’all’esclusione dell’acqui- personali o mediante il loro scambio (art. 179, com-
sto dalla comunione In tale prospettiva, la parteci- ma 1, lett. f), c.c.). Nelle diverse ipotesi di cui alle
pazione all’atto non preclude una successiva conte- lettere c) e d), in mancanza di una attestazione di
stazione, mediante la prova della mancanza dei re- fatti, la dichiarazione del coniuge escluso dall’acqui-
quisiti posti dalle lettere c), d) ed f) dell’art. 179, sto non potrà avere natura ricognitiva e funzione di
comma 1, c.c. (23). Altro indirizzo dottrinale quali- confessione. La posizione assunta dalla Cassazione
fica invece la dichiarazione del coniuge non acqui- con la presente sentenza rappresenta una rottura ri-
rente come atto di autonomia negoziale privata spetto alla propria giurisprudenza precedente. Infat-
(24). Muovendo dalla natura negoziale di tale par- ti, in un caso analogo, la giurisprudenza di legitti-
tecipazione, una ulteriore posizione, in base al pre- mità aveva considerato la dichiarazione del coniuge
supposto che il sostantivo ‘parte’, riferito al coniuge non acquirente (o il suo mero comportamento di
controinteressato (art. 179, comma 2, c.c.) non non contestazione) come atto giuridico di riconosci-
consenta una qualificazione della sua dichiarazione mento della destinazione (art. 179, comma 1, lett. d)
come negozio unilaterale, ritiene che l’esclusione c.c.) o della continuità tra bene ceduto e acquisto
dei beni di cui all’art. 179, comma 2, c.c. costituisca effettuato (art. 179, comma 1, lett. f) c.c.), dimo-
il frutto di un accordo tra i coniugi al quale, dato il strando così la volontà di equiparare, sotto un unico
suo carattere patrimoniale, deve essere riconosciuta profilo, la natura giuridica della partecipazione del
natura contrattuale (25). In senso trasversale ri- coniuge non acquirente rispetto alle diverse fatti-
spetto ai suddetti orientamenti si pone quell’indi-
rizzo che considera opportuno graduare la natura e
gli effetti della partecipazione del coniuge dell’ac-
quirente in relazione ai diversi requisiti tassativa- Note:
mente indicati dal legislatore (art. 179 c.c.). Questo (23) Schlesinger, sub Art. 179, in Commentario al diritto italiano
della famiglia, cit., 159-161.
indirizzo considera attentamente le critiche mosse
(24) Propendono per la natura negoziale della partecipazione in
alla ricostruzione della partecipazione del coniuge esame, Atlante, Il nuovo regime patrimoniale della famiglia alla
in termini unitari di dichiarazione ricognitiva assi- luce della prima esperienza professionale notarile, in Riv. not.,
milabile ad una confessione stragiudiziale (26). Al- 1976, 10; Detti, Oggetto, natura, amministrazione della comu-
nione legale dei coniugi, in Riv. not., 1976, 1170; A. e M. Finoc-
la luce di tale posizione, si è preferito differenziare il chiaro, Diritto di famiglia, cit., 1022; Krogh, Gli acquisti del co-
ruolo svolto dalla partecipazione del coniuge del- niuge imprenditore in regime di comunione legale dei beni in re-
gime di comunione legale dei beni, in Scritti in onore di G. Ca-
l’acquirente rispetto alle diverse ipotesi di acquisto pozzi, Milano, 1992, vol. I, t. 2, 723 ss.
personale (lett. c), d) ed f), art. 179, comma 1, c.c.). (25) Paladini, Nella comunione legale è davvero ammissibile
Per quanto attiene all’acquisto di beni di cui alla ‘confessare’la natura personale dell’acquisto compiuto dall’altro
lett. f) dell’art. 179 c.c., ad assumere rilievo sono i coniuge?, cit., 883, secondo il quale, in caso di acquisto di bene
da adibire ad uso strettamente personale o all’esercizio di una
presupposti oggettivi dell’acquisto, poiché la prove- professione, il contratto di esclusione del bene dalla comunione
nienza delle risorse utilizzate o la titolarità del bene legale, costituisce un accordo sulla ‘destinazione’del bene che,
scambiato costituisce un chiaro indice della perso- in quanto accettata dal coniuge non acquirente, consente la de-
roga alla regola acquisitiva di cui all’art. 177, lett. a), c.c.; nell’i-
nalità del bene. In tale circostanza, la presenza del potesi, invece, contemplata dalla lett. f) dell’art. 179, comma 1,
coniuge controinteressato comporta il solo effetto c.c., l’esclusione dell’acquisto dalla comunione legale è conse-
di dispensare l’acquirente dall’onere di provare l’o- guenza di un accordo sull’impiego e sul reinvestimento del bene
o del denaro. Cfr., altresì, Russo, L’oggetto della comunione le-
rigine della provvista utilizzata per l’acquisto (27). gale e i beni personali, in Il codice civile. Commentario, diretto da
Diversa è la situazione delineata nelle lett. c) e d), Schlesinger, Milano, 1999, 246 ss., per il quale si è in presenza
di un negozio bilaterale tipico tra i coniugi, necessariamente con-
in cui l’esclusività dell’acquisto non dipende tanto testuale all’atto di acquisto.
dalla natura del bene, quanto dal progetto che l’ac-
(26) Per tali critiche, v. Schlesinger, sub Art. 179, Commentario
quirente intende realizzare. In tal caso la dichiara- al diritto italiano della famiglia, cit., 159, il quale osserva come
zione non opera come rifiuto del coacquisto, ma as- non sia possibile ragionare in termini di ‘confessione’nelle ipote-
si in cui il carattere ‘personale’del cespite dipende dall’attuazio-
sume valore conformativo, di condivisione del pro- ne di un programma futuro (destinazione del bene ad uso stret-
getto dell’altro coniuge così da consentire l’uso tamente personale o ad uso professionale). Per ulteriori rilievi
esclusivo del bene (28). critici alla tesi della natura ricognitivo-confessoria, v. Paladini, Al-
le Sezioni Unite la controversa questione della natura giuridica
Riguardo a tali rilievi, appare significativa la soluzio- della dichiarazione del coniuge non acquirente ex art. 179, 2° co.,
ne proposta dalle Sezioni unite laddove è qualificata c.c., cit., 721 s.
come ricognitiva la dichiarazione del coniuge non (27) Del Prato, L’esclusione dell’acquisto dalla comunione ex art.
acquirente esclusivamente nel caso di acquisto effet- 179, 2° comma, c.c., cit., 462-463.
tuato con quanto ricavato dal trasferimento di beni (28) Del Prato, op. cit., 466.

Corriere giuridico 9/2010 1217


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specie di acquisti personali (29). Tale prospettiva Tale ricostruzione comporta inevitabili conseguenze
sembra ora abbandonata, senza che la Suprema Cor- sulla possibilità, per il coniuge non acquirente, di
te specifichi la natura giuridica della partecipazione proporre, successivamente all’acquisto da parte del-
del coniuge non acquirente nell’ipotesi di acquisto l’altro coniuge, un’azione diretta ad accertare la co-
di un bene da ritenersi personale ex art. 179, comma mune titolarità sul bene. Secondo un’interpretazio-
1, lett. d). Infatti, la sentenza si limita, da un lato, ad ne, non accolta dalle Sezioni Unite, dato che il ri-
escludere la possibilità di attribuire a tale manifesta- fiuto della contitolarità del bene integra un negozio
zione di intenti natura di atto di scienza; dall’altro, giuridico, esso non è revocabile: al coniuge dell’ac-
affermando che l’esclusione dalla comunione del be- quirente resta unicamente la possibilità di chiedere
ne acquistato è determinata dall’effettiva e reale de- l’annullamento della propria dichiarazione per vizio
stinazione dello stesso all’attività professionale del della volontà o di farne accertare l’eventuale causa
coniuge acquirente, nega a tale dichiarazione qual- simulandi (33). Secondo una diversa impostazione,
siasi effetto dispositivo. Una volta esclusa la sua na-
tura di dichiarazione negoziale o di scienza, la ‘par- Note:
tecipazione’del coniuge non acquirente potrebbe es- (29) Cfr., Cass., 19 febbraio 2000, n. 1917, cit., ove si afferma
sere intesa come sinonimo di dichiarazione non ne- che l’esplicito riconoscimento della natura personale dell’acqui-
sto costituisce un atto giuridico volontario e consapevole al qua-
goziale, nell’ambito dell’ampia e varia categoria del- le il legislatore ricollega gli effetti giuridici di una testimonianza
le partecipazioni (30). privilegiata equiparabile alla confessione, così determinando una
L’orientamento che si intende assumere sulla natura presunzione iuris et de iure di esclusione della contitolarità, su-
perabile solo per errore di fatto o violenza, nei limiti stabiliti dal-
giuridica della partecipazione si riflette sulla necessità l’art. 2732 c.c. (nella specie, la S.C. ha respinto il ricorso di una
o meno di revocare o comunque invalidare la dichia- moglie che aveva sostenuto la mendacità, dovuta a motivi di elu-
sione fiscale, del riconoscimento della destinazione ad uso per-
razione resa all’atto dell’acquisto. In altri termini, ci si sonale di un immobile acquistato dal marito, adibito in realtà ad
può chiedere se la revoca o l’invalidazione della di- abitazione familiare). Cfr., altresì, Cass., 24 settembre 2004, n.
chiarazione costituisca, unitamente alla prova della 19250, cit.; Cass., 6 marzo 2008, n. 6120, cit.
diversa destinazione ricevuta dal bene rispetto allo (30) Partecipazioni non di scienza, ma di fatti o di intenzioni: cfr.,
Santoro Passarelli, Dottrine generali di diritto civile, Napoli, 1959,
scopo condiviso da entrambi i coniugi, una condizio- 108. Per la triplice classificazione degli atti giuridici in dichiarazioni
ne necessaria per l’accoglimento della domanda di ac- di volontà, dichiarazioni di scienza, partecipazioni e comunicazioni,
certamento negativo della natura personale dell’ac- v. Galgano, Il negozio giuridico, nel Trattato di diritto civile e com-
merciale, diretto da Cicu, Messineo e Mengoni, continuato da
quisto. La dottrina, relativamente alla possibilità che Schlesinger, Milano, 2002, 2 ss.; per la riconduzione della parteci-
il coniuge dell’acquirente renda una dichiarazione pazione del coniuge non acquirente alla categoria delle dichiara-
non veritiera e, successivamente, intenda contestare zioni non negoziali di volontà, v. Panuccio, La dichiarazione di
esclusione del regime di comunione e l’intervento all’atto dell’altro
quanto dichiarato al fine di far emergere l’inesistenza coniuge (art. 179 ultimo comma lett. f) cod. civ.), in Vita not., 1981,
dei requisiti indicati nelle lett. c), d) ed f) dell’art. I, 45, il quale qualifica l’intervento del coniuge non acquirente co-
me atto non negoziale di volontà che può manifestarsi, a seconda
179, comma 1, c.c., ha distinto tra il caso in cui la di- del comportamento che il coniuge in concreto assume, in una
chiarazione mendace sia dovuta ad errore di fatto o a mancata opposizione o in un’opposizione in senso tecnico.
violenza e l’ipotesi nella quale la dichiarazione non (31) Gabrielli, Acquisto in proprietà esclusiva di beni immobili o mo-
veritiera sia resa in modo consapevole e volontario. bili registrati da parte di persona coniugata, in Vita not. 1984, 667.
Cfr., inoltre, Lo Sardo, Acquisto di beni con il prezzo del trasferi-
Nel primo caso, il coniuge potrà impugnare la propria mento di beni personali o con il loro scambio e dichiarazione di
dichiarazione ma, in quanto ammissione di fatti a sé esclusione dalla comunione legale, cit., 835; De Paola, op. cit., 588.
sfavorevoli, entro i limiti di cui all’art. 2732 c.c., ossia (32) L’accertamento falso, se concordato con il coniuge quindi
solo provando l’errore o la violenza e non la mera in- non dipendente da errore o violenza, implica la volontà di rifiuta-
re il coacquisto: v., in questi termini, Gabrielli, Acquisto in pro-
consistenza obiettiva dei presupposti invocati dall’al- prietà esclusiva di beni immobili o mobili registrati da parte di
tro coniuge (31). Ove, invece, il coniuge dell’acqui- persona coniugata, cit., 667; Lo Sardo, Acquisto di beni con il
rente abbia reso, in modo consapevole e volontario, prezzo del trasferimento di beni personali o con il loro scambio e
dichiarazione di esclusione dalla comunione legale, cit., 856-857.
una dichiarazione mendace egli, impedendo che il Sulla confessione simulata, quale finta confessione estranea al-
negozio traslativo di cui è parte l’altro coniuge produ- la previsione di cui all’art. 2732 c.c., e, in genere, sulla falsa atte-
ca effetti reali anche nella propria sfera giuridica, ha stazione concordata tra le parti, v. Sacco (con la collaborazione di
Cisiano), Il fatto, l’atto, il negozio, in Trattato di diritto civile, di-
concretamente disposto del proprio diritto al coac- retto da Sacco, Torino, 2005, 329 s.
quisto. In questa ipotesi, configurandosi la partecipa- (33) La tesi era stata fatta propria da Cass., 2 giugno 1989, n.
zione del coniuge non acquirente quale vero e proprio 2688, cit.; in dottrina, v. A. e M. Finocchiaro, Diritto di famiglia,
atto negoziale, la dichiarazione, resa nel consapevole cit., 1022. Cfr., altresì, Detti, Oggetto, natura, amministrazione
della comunione legale dei coniugi, cit., 1171, secondo il quale la
difetto dei presupposti obiettivi, non ha valore rico- dichiarazione unilaterale del coniuge non acquirente, essendo
gnitivo bensì dispositivo (32). (segue)

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Famiglia

che le Sezioni Unite sembrano accogliere almeno in sarà sufficiente per il coniuge escluso dall’acquisto
parte, il coniuge non acquirente può sempre dimo- dimostrare l’inesistenza dei presupposti oggettivi
strare l’inesistenza dei presupposti per l’acquisto per- che fondavano il carattere personale dell’acquisto,
sonale, accollandosi l’onere della relativa prova, dovendo egli impugnare la propria dichiarazione per
senza dover invalidare la propria dichiarazione (34). errore, violenza o dolo, secondo le norme sui con-
Come si è visto, la distinzione introdotta dalle Se- tratti applicabili, in via analogica ex art. 1324 c.c.,
zioni Unite in ordine al diverso atteggiarsi della par- anche alle dichiarazioni simili ai negozi, quali le par-
tecipazione del coniuge dell’acquirente rispetto ai tecipazioni in generale (36).
diversi requisiti fissati nelle lettere c), d) e f) del
comma primo dell’art. 179 c.c., comporta rilevanti Azione di accertamento della comunione
conseguenze sul piano dell’onere probatorio. Quan- sul bene tutela del terzo acquirente
to ai beni di cui alle lettere c) e d), il coniuge esclu- Come si è visto, la decisione in commento riconosce
so dell’acquisto che voglia in seguito chiedere l’ac- al coniuge non acquirente la facoltà di promuovere
certamento della comunione legale sul bene ritenu- un’azione per fare dichiarare l’avvenuta caduta in co-
to personale all’altro coniuge, dovrà soltanto prova- munione del bene acquistato come personale. La pos-
re che il bene non ha seguito la destinazione indica- sibilità di ammettere una contestazione successiva
ta nell’atto di acquisto. Nei casi indicati nella lett. circa il regime giuridico del bene implica il problema
f), invece, il coniuge non acquirente, oltre a dover di assicurare la tutela dei terzi che abbiano acquistato
provare l’insussistenza dei fatti giustificativi della diritti dal coniuge risultante titolare esclusivo. Su
personalità dell’acquisto, sarà costretto ad invalida- questo aspetto, la dottrina ha assunto posizioni diver-
re la propria precedente dichiarazione nei modi e sificate. Secondo un primo indirizzo la tutela del ter-
nei limiti previsti dall’art. 2732 c.c. zo dovrebbe essere assicurata attraverso l’applicazione
La soluzione prospettata dalle Sezioni Unite appare analogica delle disposizioni in materia di simulazione
solo in parte condivisibile. Lo è nel momento in cui
riconosce al coniuge non acquirente la possibilità di Note:
chiedere l’accertamento dell’inesistenza dei presup- (segue nota 33)
posti oggettivi, tassativamente indicati dall’art. 179, soggetta alla disciplina generale del negozio giuridico, è impu-
comma 1, c.c., nonostante lo stesso coniuge sia in- gnabile per vizi della volontà. Per una posizione più articolata, v.
Valignani, Comunione legale ed esclusione dal coacquisto, cit.,
tervenuto al momento dell’acquisto senza sollevare 351, secondo la quale alla partecipazione del coniuge non acqui-
obiezioni. Forti perplessità desta invece l’affermazio- rente va riconosciuta natura ricognitiva in presenza dei presup-
ne secondo cui, nel caso di acquisto di un bene che posti di cui alle lett. c), d) ed f) dell’art. 179, comma 1, c.c. e na-
tura negoziale in assenza degli stessi.
serva all’esercizio della professione di uno dei coniu-
(34) Schlesinger, Della comunione legale, in Commentario alla
gi, l’azione di accertamento presupponga unicamen- riforma del diritto di famiglia, a cura di Carraro, Oppo e Trabuc-
te la verifica dell’effettiva destinazione del bene, chi, vol. I, Padova, 1977, 406, secondo il quale la partecipazione
senza che a tal fine il coniuge escluso debba impu- del coniuge non acquirente non implica decadenza dalla facoltà
di rimuovere pure eventuali contestazioni successive, perfino
gnare la propria precedente dichiarazione. È pacifico per motivi già noti al momento in cui si è perfezionato l’acquisto
che la qualificazione della dichiarazione in esame in ‘personale’, ma in tal caso si rovescia l’onere della iniziativa e
della relativa prova, beneficiando pienamente il coniuge acqui-
termini di ‘confessione’non può essere accolta in rente della situazione di apparenza creatasi a suo favore. Cfr., nei
merito a fatti futuri, quali la destinazione di un bene medesimi termini, Segni, Gli atti di straordinaria amministrazio-
ad uso strettamente personale o professionale. È al- ne del singolo coniuge sui beni immobili della comunione, in Riv.
dir. civ., 1980, I, 625; Auletta, La comunione legale, cit., 230.
trettanto vero che il coniuge non acquirente, parte-
(35) Sul principio di autoresponsabilità in relazione agli atti nego-
cipando ad uno degli acquisti indicati nelle lettere ziali di autonomia privata, v. Caredda, Autoresponsabilità e auto-
c) e d) dell’art. 179 c.c., non potrà che rendere una nomia privata, Torino, 2004. Con riferimento al dovere di coe-
dichiarazione di condivisione del progetto manife- renza, v. Sacco (con la collaborazione di Cisiano), Il fatto, l’atto, il
negozio, cit., 227 ss., nonché Festi, Il divieto di ‘venire contro il
stato dal coniuge acquirente in ordine alla destina- fatto proprio’, Milano, 2007, 74 ss.; per un richiamo al dovere di
zione del bene alla sua professione. Tuttavia, anche coerenza relativamente alla dichiarazione del coniuge non acqui-
volendo riconoscere a tale dichiarazione natura di rente, v. Sesta, L’operatore qualificato del regolamento Consob
arriva in Cassazione, in questa Rivista, 2009, 1618.
mero atto giuridico, sembra a chi scrive che ci si tro-
(36) Cfr., Rescigno, voce Atto giuridico (diritto privato), in Enc.
vi comunque in presenza di una dichiarazione impe- giur., vol. IV, Roma, 1988, 4, secondo il quale l’art. 1324 c.c. è ri-
gnativa, da valutare alla luce dei doveri di coerenza ferito agli atti unilaterali, «senza alcun riguardo all’esplicazione di
e di non contraddizione caratterizzanti anche le di- autonomia e quindi al carattere della negozialità, con i soli limiti
del contenuto patrimoniale e dell’efficacia inter vivos». Cfr., al-
chiarazioni non negoziali di volontà (35). Dato il tresì, Cian e Trabucchi, Commentario breve al codice civile, Pa-
carattere impegnativo di tale dichiarazione, non dova, 1992, sub Art. 1324, 1044.

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Famiglia

e di trascrizione della relativa domanda, di cui agli (42). L’art. 184 c.c. è norma alquanto singolare: oc-
artt. 1415, comma 1, e 2652, n. 4, c.c. (37). In tale corre infatti osservare che l’atto di disposizione di
prospettiva, i diritti degli aventi causa del coniuge ac- beni comuni da parte di uno solo dei coniugi, in as-
quirente sarebbero tutelati in forza delle norme sulla senza del consenso dell’altro, costituisce un’ipotesi
simulazione del contratto: la simulazione, infatti, non di alienazione (parzialmente) a non domino, cui do-
può essere opposta ai terzi che hanno acquistato in vrebbe conseguire l’inefficacia (almeno parziale)
buona fede diritti dal titolare apparente (38). La pro- dell’atto e non la sua annullabilità (43). È nota, d’al-
tezione accordata al terzo di buona fede deve, tutta- tra parte, l’autorevole e contraria posizione assunta
via, porsi in relazione alla regole sulla pubblicità im- dalla Corte costituzionale, secondo la quale il con-
mobiliare. In particolare nel caso in cui il contratto
Note:
simulato sia soggetto a trascrizione, il terzo acquiren-
(37) Schlesinger, Della comunione legale, in Commentario alla
te non può opporre il suo acquisto se il suo titolo è sta- riforma del diritto di famiglia, cit. 408-409, il quale ritiene non as-
to trascritto dopo la trascrizione della domanda di ac- suma rilevanza la circostanza, meramente estrinseca, che il co-
certamento della simulazione (art. 2652, n. 4, c.c.). niuge non acquirente fosse consapevole del difetto dei requisiti
per un acquisto ‘personale’; Corsi, op. cit., 118. Contra, Gazzoni,
Secondo un diverso orientamento, invece, essendo La trascrizione immobiliare, t. II, in Il Codice civile. Commentario,
l’azione intrapresa dal coniuge dell’acquirente un’a- diretto da Schlesinger, Milano, 1993, 93.
zione di accertamento della comproprietà del bene, (38) In questo caso, opera la presunzione di buona fede, in base al
appare più opportuno riferirsi all’art. 2653, n. 1 c.c., principio enunciato in tema di possesso (art. 1147, comma 3, c.c.):
così, Bianca, Diritto civile, 3. Il contratto, Milano, 1994 (rist.), 668.
che regola la trascrizione delle domande dirette al- Cfr., tuttavia, in senso contrario all’applicabilità, diretta o analogica,
l’accertamento della proprietà. In tal modo, la sen- di tale presunzione al di fuori dell’ambito del possesso, Mengoni,
Gli acquisti “a non domino”, Milano, 1994 (rist.), 347, 361.
tenza ottenuta dal coniuge non acquirente non pre-
(39) Lo Sardo, op. cit., 859; Auletta, La comunione legale, cit.,
giudicherà i diritti acquistati dal terzo che abbia tra- 231; Galgano, Diritto civile e commerciale, cit., 122; Palazzo, Ti-
scritto il suo acquisto prima della trascrizione della pologie e diversità degli acquisti personali dei coniugi in comu-
domanda giudiziale nei confronti del coniuge esclu- nione dei beni, in Riv. not., 2006, 1247; Oberto, La comunione
legale tra coniugi, t. 1, cit., 1096. In merito agli effetti di diritto
so (39). Va precisato, tuttavia, che la posizione del sostanziale della trascrizione della domanda di rivendicazione, v.
terzo è tutelata in ragione del combinato disposto di Ferri, Della trascrizione immobiliare (art. 2652-2653) nel Com-
cui agli artt. 111, comma 4, c.p.c. e 2653, n. 1, c.c.: mentario del codice civile Scialoja e Branca, a cura di Galgano,
Bologna-Roma, 1995, 303-304.
il terzo non sarà assoggettato al’efficacia diretta del-
(40) Cfr. A Beccara, I beni personali, in Regime patrimoniale del-
la sentenza pronunciata tra l’attore ed il suo dante la famiglia, a cura di Anelli e Sesta, nel Trattato di diritto di fami-
causa, ma il suo acquisto non è al sicuro. Il terzo, in- glia, diretto da Zatti, cit., 207-208.
fatti, potrà essere convenuto in un successivo e di- (41) A Beccara, I beni personali, cit., 208; Palazzo, Tipologie e di-
stinto giudizio ed ivi vedersi opposta la sentenza di versità degli acquisti personali dei coniugi in comunione dei be-
ni, cit., 1247. Sull’azione di annullamento prevista dall’art. 184,
accertamento della contitolarità sul bene (40). comma 2, c.c., v. Bianca, Gli atti di straordinaria amministrazio-
La facoltà per il coniuge escluso di esperire una do- ne, in La comunione legale, a cura di Bianca, I, Milano, 1989, 618
manda tesa all’accertamento della proprietà comune ss.; Giusti, L’amministrazione dei beni della comunione legale,
Milano, 1989, 205 ss.; Mastropaolo, sub Art. 184, in Commen-
sul bene deve essere posta in relazione con l’even- tario al diritto italiano della famiglia, t. III, Padova, 1992, 197 ss.;
tualità che sia intervenuto un atto di disposizione Barbiera, La comunione legale, in Trattato di diritto privato, diret-
to da Rescigno, vol. 3, t. II, Torino, 1996, 550 ss.; Di Martino e
del bene immobile da parte del coniuge unico inte- Rovera, La comunione legale tra coniugi: l’amministrazione dei
statario. Di regola, poiché tale atto costituisce un at- beni, in Il diritto di famiglia, nel Trattato diretto da Bonilini e Cat-
to di gestione straordinaria, assoggettato alla regola taneo, II, Torino, 1997, 198 ss.; Anelli, L’amministrazione della
comunione legale, in Regime patrimoniale della famiglia, vol. III,
dell’amministrazione congiuntiva di cui all’art. 180 a cura di Anelli e Sesta, nel Trattato di diritto di famiglia, diretto
c.c., il coniuge che non ha prestato il necessario da Zatti, Milano, 2002, 255 ss.
consenso dovrà agire ai sensi dell’art. 184 c.c. per (42) Secondo Bianca, Gli atti di straordinaria amministrazione,
l’annullamento dell’atto, instaurando un giudizio cit., 606, la sanzione dell’annullabilità trova fondamento nell’esi-
genza di garantire la regola della amministrazione congiuntiva,
nei confronti dell’altro coniuge e del terzo acquiren- tutelando in particolare il coniuge contro il pregiudizio di atti abu-
te (41). Come noto, gli atti di straordinaria ammini- sivamente compiuti dall’altro coniuge.
strazione dei beni in comunione legale sono sogget- (43) L’art. 184, comma 1, c.c. rappresenta una norma derogatoria ri-
ti alla regola della gestione congiuntiva: tali atti de- spetto alla regola generale di inefficacia dell’atto di disposizione del
bene comune posto in essere da uno dei comproprietari senza la
vono essere compiuti da entrambi i coniugi o da un partecipazione (diretta o per procura) degli altri: v. Schlesinger, Del-
coniuge con il consenso dell’altro. Secondo l’art. la comunione legale, in Commentario alla riforma del diritto di fa-
184, comma 1, c.c., gli atti compiuti senza il neces- miglia, cit., 424; Giusti, L’amministrazione dei beni della comunione
legale, cit., 212; Bianca, Gli atti di straordinaria amministrazione,
sario consenso di entrambi i coniugi sono annullabi- cit., 606-607; Gazzoni, La trascrizione immobiliare, cit., 61; Gabriel-
li, se riguardano beni immobili o mobili registrati li e Cubeddu, Il regime patrimoniale dei coniugi, cit., 133.

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senso del coniuge richiesto dal modello dell’ammi- mento, il terzo acquirente non abbia tempestiva-
nistrazione congiuntiva per gli atti di gestione mente formulato l’eccezione di prescrizione dell’azio-
straordinaria (art. 180, comma 2, c.c.) è un requisito ne di annullamento. Come si è visto, la soluzione
di regolarità del procedimento di formazione dell’at- proposta dalle Sezioni Unite non può essere accolta
to di disposizione, la cui mancanza, ove si tratti di in quanto l’acquirente dal coniuge unico intestatario
bene immobile o mobile registrato, si traduce in un non può essere considerato terzo ai sensi dell’art.
vizio del negozio (44). In forza di tale ricostruzione 1445 c.c., essendo parte del contratto colpito dalla
gli atti di disposizione di beni immobili o mobili re- sanzione di annullabilità (49). Ai fini di una maggior
gistrati appartenenti alla comunione legale, com- tutela per il terzo acquirente, non affidata esclusiva-
piuti da uno solo dei coniugi senza il consenso del- mente alla regola in tema di annullabilità degli atti
l’altro, sono validi, efficaci e sottoposti alla sola san- di gestione straordinaria dei beni, l’unico riferimento
zione dell’annullamento in forza dell’azione propo- è dato dall’art. 2653, n. 1, c.c.: la situazione di conti-
nibile dal coniuge il cui consenso era necessario en- tolarità del bene potrà essere opposta al terzo a con-
tro i termini previsti dall’art. 184 c.c. (45). dizione che la domanda di accertamento sia stata tra-
Nell’affrontare la questione della tutela del terzo ac- scritta anteriormente alla trascrizione dell’atto di ac-
quirente dal coniuge che appare titolare esclusivo del quisto da parte del terzo (50).
bene, le Sezioni Unite richiamano, per interpretazio- Nel caso che la domanda di annullamento, tempesti-
ne estensiva, l’art. 1445 c.c.: in questa prospettiva, vamente proposta dal coniuge pretermesso, venga ac-
salvi gli effetti della trascrizione della domanda, il so-
pravvenuto accertamento della comunione legale Note:
non è opponibile al terzo acquirente di buona fede. (44) Secondo Corte cost. 10 marzo 1988, n. 311, in Nuova giur.
Come noto, secondo l’art. 1445 c.c., l’annullamento civ. comm., 1988, I, 561, l’art, 184, comma 1, c.c. tecnicamente
si riferisce non ad un caso d’acquisto inefficace perché a non do-
del contratto cancella gli effetti del negozio rispetto mino, bensì ad un caso di acquisto a domino in base ad un titolo
alle parti, ma non travolge gli acquisti derivativi, a viziato. L’insegnamento della Corte costituzionale è stato ribadi-
titolo oneroso, dei terzi di buona fede. Tuttavia, ri- to dalla giurisprudenza successiva: cfr., ad es., Cass. sez. un., 24
agosto 2007, n. 17952, in Nuova giur. civ. comm., 2008, I, 320,
spetto alla vicenda oggetto della decisione in com- con nota di Rinaldi, Preliminare di vendita, diritti di credito: la pro-
mento, il richiamo all’art. 1445 c.c. appare una forza- blematica individuazione dell’oggetto della comunione legale.
tura. La norma si riferisce, infatti, ai terzi subacqui- (45) Cfr., Cass., 2 febbraio 1995, n. 1252, in Riv. not., 1999, II, 361,
renti (aventi causa) da uno dei contraenti, ossia a co- con nota di De Michel, Atti di amministrazione straordinaria e man-
canza del consenso congiunto dei coniugi. La categoria dei negozi
loro che hanno acquistato il bene da colui che lo ab- immobiliari per i quali è previsto il consenso congiunto dei coniugi
bia acquistato mediante un titolo poi annullato (46). va identificata in base alla natura del bene sul quale cadono gli ef-
fetti del contratto ricomprendendo, quindi, sia i negozi ad effetti
Pertanto l’eventuale interpretazione estensiva del- reali sia quelli ad effetti obbligatori: v. Bianca, La famiglia, cit., 123;
l’art. 1445 c.c. sarebbe sostenibile unicamente nel in giurisprudenza, Cass., sez. un., 24 agosto 2007, n. 17952, cit.
caso di una ulteriore alienazione del bene ad un ter- (46) Cfr., per tutti, Messineo, Dottrina generale del contratto, Mi-
zo sub acquirente dalla controparte negoziale del co- lano, 1948, 449 ss.; con riferimento specifico alla fattispecie ex
art. 184 c.c., nel senso che l’azione di annullamento ivi contem-
niuge alienante: si tratta tuttavia di un caso diverso plata non pregiudica i diritti acquistati da terzi subacquirenti a tito-
da quello preso in esame dalla sentenza in commen- lo oneroso in buona fede (artt. 1445, 2652, n. 6 c.c.) v. Schlesinger,
to. Oltre a porsi in contrasto con altre decisioni le Commentario alla riforma del diritto di famiglia, cit., 426. In senso
contrario, Bianca, Gli atti di straordinaria amministrazione, cit.,
quali, pur sotto un diverso profilo, hanno riconosciu- 621, il quale osserva che, essendo il coniuge alienante privo di le-
to il carattere esaustivo dell’art. 184 c.c. rispetto alla gittimità a disporre, il diritto al recupero del bene sussiste anche
disciplina generale in tema di annullabilità del con- nei confronti del subacquirente di buona o di mala fede.
tratto (47), la sentenza non tiene nella dovuta consi- (47) Cfr., Cass., 8 gennaio 2007, n. 88, in Fam., pers. e succ.,
2008, 405, che ha ritenuto la disciplina di cui all’art. 184 c.c.
derazione il fatto che ai fini dell’annullabilità dell’at- esaustiva e non suscettibile di integrazione con la regola di op-
to abusivo non ha alcuna rilevanza la buona o mala ponibilità, senza termine, della invalidità in via di eccezione di cui
fede del terzo contraente (48). Costui è tutelato, ri- all’ultimo comma dell’art. 1442 c.c.
spetto alla domanda di annullamento avanzata dal (48) Cfr., Schlesinger, Della comunione legale, cit., 424; Bianca,
La famiglia, cit., 124.
coniuge pretermesso, dal breve termine annuale di
(49) V., Bruscuglia, L’amministrazione, la responsabilità e lo scio-
prescrizione di cui all’art. 184, comma 2, c.c., con la glimento della comunione legale, in Il diritto di famiglia, t. II, a cu-
conseguenza che la prescrizione di tale termine com- ra di Auletta, Bruscuglia, Dogliotti e Figone, nel Trattato di diritto
porta l’intangibilità del suo acquisto e ciò a prescin- privato, diretto da Bessone, vol. IV, Torino, 1999, 300 s.
dere dal suo stato di buona o di mala fede. Tuttavia (50) Cfr. Oberto, La comunione legale tra coniugi, t. II, cit., 1325,
nota 81, il quale correttamente rileva come anche applicando al
appare opportuno chiedersi cosa accada quando, co- caso di specie l’art. 2653, n. 1, c.c., lo stato soggettivo dell’a-
me è avvenuto nel caso deciso dalla sentenza in com- vente causa sia del tutto irrilevante.

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colta, rimane a carico del coniuge stipulante la respon- ne regolate nell’art. 179 c.c., in cui la partecipazione
sabilità precontrattuale, ai sensi dell’art. 1338 c.c., per del coniuge non acquirente è confinata all’interno
non avere informato la controparte circa la causa di in- dei presupposti sulla natura dei beni e sulla loro desti-
validità del contratto (51). Nei rapporti tra coniugi, nazione al patrimonio di uno solo dei coniugi. Il que-
l’eventuale perdita del bene, per essersi consolidato sito posto alle Sezioni unite concerneva proprio l’am-
l’acquisto in capo al terzo acquirente, dovrebbe com- missibilità per i coniugi, nell’esercizio della loro auto-
portare per il coniuge pretermesso il beneficio di cui al- nomia privata, di disporre degli effetti della comunio-
l’art. 184, comma 3, c.c.: il coniuge che ha disposto ne legale, così da impedire, in assenza dei presupposti
abusivamente del bene sarà obbligato a ricostituire la sostanziali di cui all’art. 179 c.c., la caduta nel patri-
comunione nello stato in cui era prima del compimen- monio comune di un acquisto. Sotto tale profilo le
to dell’atto o, qualora ciò non sia possibile, al paga- Sezioni Unite negano che l’art. 179 c.c. possa fungere
mento dell’equivalente secondo i valori correnti all’e- da norma di riferimento su cui fondare la figura del ri-
poca della ricostituzione della comunione (52). fiuto del coacquisto, posto che il comma 2° del mede-
simo articolo subordina espressamente il mancato in-
Conclusioni gresso del bene nella comunione legale alla sussisten-
La decisione in esame presenta aspetti di indubbio za dei requisiti oggettivi di cui alle lett. c), d) ed f) de-
interesse. Con riferimento agli acquisti personali di scritti nel primo comma. Va tuttavia osservato come
cui alla lett. d) dell’art. 179, comma 1, c.c., si può os- la sentenza, nel momento in cui riconosce a ciascuno
servare come le Sezioni Unite finiscano per definire dei coniugi il diritto di donare anche indirettamente
la fattispecie complessa dell’acquisto di beni neces- all’altro la proprietà esclusiva di beni non personali,
sari all’attività professionale di uno dei coniugi qua- apra la possibilità per i coniugi, al di fuori dei casi pre-
le fattispecie a formazione progressiva, in cui l’effet- visti dall’art. 179 c.c., di evitare l’inclusione di un be-
tiva destinazione del bene funge da condizione per ne nel patrimonio comune.
la personalità dell’acquisto. Suscita infine particolare perplessità il richiamo alla
Si può tuttavia dubitare che la pronuncia rappresenti buona fede del terzo acquirente del bene di cui, do-
un ulteriore contributo al fine di offrire una soluzione po la vendita ad opera del coniuge formalmente pro-
sistematica e definitiva ad una tematica che presenta prietario, sia accertata la caduta in comunione. Non
ancora, dopo un trentennio trascorso dalla riforma pare esservi spazio, in questo ambito, per una tutela
del diritto di famiglia, numerosi interrogativi e oscil- del terzo acquirente fondata sulla considerazione del
lazioni interpretative. Infatti, nonostante lo sforzo suo stato soggettivo di buona fede. Estendendo la
operato dalle Sezioni Unite sia certamente apprezza- norma di cui all’art. 1445 c.c. al di là dei casi in essa
bile, rimangono diversi aspetti suscettibili di ulteriore considerati e ad una dimensione, quella della comu-
riflessione. Quanto alla natura giuridica della dichia- nione legale, già regolata da una norma speciale
razione del coniuge non acquirente, le Sezioni Unite (art. 184 c.c.), le Sezioni Unite compiono un’opera-
riconoscono valore confessorio alla sola dichiarazione zione ermeneutica che appare discutibile.
resa in sede di acquisto di beni personali di cui alla
lett. f) dell’art. 179, comma 1, c.c., mentre nei casi Note:
previsti dalle lett. c) e d) del medesimo articolo, la di- (51) Cfr., Bianca, Gli atti di straordinaria amministrazione, cit.,
chiarazione stessa è configurata quale mera manife- 623-624; Anelli, L’amministrazione della comunione legale, cit.,
270. V., altresì, Schlesinger, Della comunione legale, cit., 425, il
stazione di intenti senza tuttavia specificare in tali ca- quale ritiene applicabile, in via analogica, l’art. 1398 c.c. in tema
si quale natura giuridica vada ad essa riconosciuta. di rappresentanza senza potere.
Non appaiono inoltre sufficientemente esplicati gli (52) Così, Schlesinger, Della comunione legale, cit., 426, secondo
aspetti relativi alla nota questione del cd. rifiuto del il quale “se il corrispettivo ricevuto dal coniuge che ha agito è
equivalente al valore del bene di cui egli ha disposto, sarà tenuto
coacquisto. Anche se la trattazione di tali aspetti me- semplicemente a mettere a disposizione della comunione tale
riterebbe un autonomo e specifico contributo, qual- corrispettivo o a subire il rischio di una svalutazione rispetto al be-
ne alienato; se il corrispettivo ricevuto non è equivalente o non è
che considerazione può comunque essere proposta. messo a disposizione della comunione, sarà tenuto verso la co-
Ammettere la figura del rifiuto del coacquisto implica munione a pagare il valore del bene, da valutarsi al momento del
stabilire se i coniugi, di comune accordo, siano in gra- pagamento”. Negli stessi termini, v. Mastropaolo, sub Art. 184,
in Commentario al diritto italiano della famiglia, cit., 216. Diversa-
do di escludere l’acquisto in comunione di un bene a mente, Oberto, La comunione legale tra coniugi, t. II, cit., 1361-
prescindere dalla sussistenza dei presupposti indicati 1362, il quale reputa applicabile al caso di specie l’azione risarci-
nell’art. 179, lett. c), d) ed f). Si tende generalmente toria ex art. 1218 c.c., dovendosi escludere il ricorso alla esten-
sione analogica dell’art. 184, comma 3, c.c., norma che per il suo
a distinguere tale ipotesi, non espressamente prevista carattere eccezionale non sembra suscettibile di estensione agli
dal codice, dalle ipotesi di esclusione dalla comunio- atti di amministrazione su beni immobili o mobili registrati.

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Giurisprudenza
Fonti del diritto

Norme consuetudinarie

TRIBUNALE DI SIENA, 19 gennaio 2010 - Giud. unico Bellini - V.R. e altre (avv. Malfatti) c. Nobile
Contrada dell’Oca (avv.ti Garzia, Bellavista)

È inammissibile l’azione proposta da un gruppo di donne (“protettori”) appartenenti alla Nobile Contrada
dell’Oca di Siena diretta a dichiarare l’illegittimità della consuetudine e delle norme statutarie che escludono
le donne dalla partecipazione all’Assemblea contradaiola: la domanda, infatti, non provenendo dall’intera
Società delle donne della medesima Contrada, risulta promossa da una minoranza di partecipanti all’ente a
tutela di interessi lesi all’interno della contrada di appartenenza diretta a perseguire una pronuncia erga
omnes (Popolo della contrada dell’Oca) dal contenuto che va ben oltre la limitata portata e gli effetti della par-
tecipazione e della rappresentanza delle donne attrici all’interno della compagine associativa.

ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI
Conforme Non constano precedenti specifici in termini
Difforme Non constano precedenti specifici in termini

Fatto e diritto rali e sotto questo profilo si contestava da un lato la pos-


Con atto di citazione ritualmente notificato V. R. ed al- sibilità in capo ad una schiera esigua di donne apparte-
tre sessantuno donne, in epigrafe identificate alla Con- nenti alla contrada di impegnare tutte le altre contra-
trada dell’Oca di Siena, quali protettori della contrada e daiole le quali erano peraltro estranee al giudizio, dall’al-
pertanto astrattamente legittimate, secondo lo Statuto tro la possibilità di esercitare, uti singulis, una pretesa col-
della suddetta contrada a partecipare attivamente alla lettiva che andava ad incidere anche sulle posizioni giu-
formazione degli organismi che compongono la compagi- ridiche di tutti gli altri appartenenti all’ente, si stigmatiz-
ne nonché a candidarsi per le cariche elettive, conveni- zava inoltre la mancanza di simmetria tra la titolarità at-
vano in giudizio la Nobile Contrada dell’Oca per sentire tiva del rapporto controverso, di cui si assumevano porta-
dichiarare il diritto delle donne protettori della contrada trici le attrici, con la decisione giudiziale di merito che
ad esercitare i suddetti diritti, che venivano loro negati e era la richiesta. Nel merito contestava la ricostruzione
contestati dalla maggioranza degli altri componenti o co- dei fatti operata dalla parte attrice ed evidenziava che per
munque degli uomini appartenenti alla contrada, sebbe- antica tradizione consuetudinaria e per una interpretazio-
ne con le precisazioni e con la successione di avvenimen- ne sistematica delle disposizioni dello statuto della Con-
ti indicate in narrativa, assumendo che una discrimina- trada dell’Oca le donne, pure ammesse a partecipare alla
zione basata sul sesso non poteva ritenersi allo stato am- vita della Contrada attraverso la Società delle donne, non
missibile, né legittimata dallo statuto della contrada, né avevano diritto a comporre l’Assemblea Generale, for-
giustificata da antiche tradizioni medioevali, laddove, a mata da tutti gli elettori della medesima; con particolare
seguito della evoluzione dei tempi e degli ordinamenti riferimento alla norma consuetudinaria si assumeva an-
statuali, era in essere un ordinamento giuridico costitu- cora che la stessa, preesistente a qualsiasi disposizione
zionale fondato sui principi di uguaglianza e di non di- scritta, anche statutaria, non poteva essere posta in colle-
scriminazione. gamento, misurata o esaminata, anche sotto il profilo del-
La Contrada dell’Oca, nel costituirsi, contestava la do- la legittimità, con le disposizioni, anche sopravvenute,
manda attrice, eccependo in via preliminare la carenza di dell’ordinamento statale, in considerazione del principio
giurisdizione del Tribunale di Siena sostenendo che le della autonomia e della separazione dei due ordinamenti
controversie insorte tra appartenenti ad una contrada e (quello delle contrade e quello statale), e che comunque,
l’ente aventi ad oggetto i rapporti di associazione tra as- alla stregua dei principi ispiratori delle ragioni della sud-
sociato ed ente, in considerazione della origine di tali divisione dei ruoli all’interno dell’ente contrada, la esclu-
istituzioni e della loro ultra millenaria costituzione e del sione delle donne dall’elettorato non aveva portata di-
fatto che tali organismi autonomi affondano nei secoli scriminatoria, tantoché la maggior parte delle donne del-
tradizioni, struttura e tessuto organizzativo, non poteva- la contrada dell’Oca riconoscevano i limiti e le ripartizio-
no che trovare soluzione nell’ambito degli stessi organi in ni nascenti dalle disposizioni statutarie e da quelle con-
cui l’attività di gestione e di indirizzo della contrada si ar- suetudinarie al punto che le stesse attrici avevano ritenu-
ticola. Veniva poi contestata la legittimazione attiva del- to legittimo fare precedere l’iniziativa giudiziaria ad un
le attrici le quali facevano valere un interesse diffuso e dibattito interno alle istituzioni della contrada di appar-
collettivo e cioè il diritto di tutte le donne protettori del- tenenza, per poi sottrarsi alle deliberazioni in detta sede
la Contrada dell’Oca a partecipare attivamente alla vita assunte.
della contrada, anche in relazione a pretesi diritti eletto- Con riferimento al thema decidendum, così come sopra de-

Corriere giuridico 9/2010 1223


Giurisprudenza
Fonti del diritto

lineato, sopravvenivano numerose prese di posizioni che alle donne protettori della Contrada dell’Oca, questione
si articolavano in numerosi interventi alcuni dei quali li- peraltro alquanto controversa pure tra le stesse donne ap-
tisconsorti adesivi, che si affiancavano alle domande at- partenenti al popolo dell’Oca, come è desumibile dalla
trici (B.G. +7), ovvero ad adiuvandum da parte di contra- lunga gestazione della presente controversia, che ha avu-
daioli protettori maschi (F. +28), un altro da parte di nu- to un sofferto preambolo dinanzi agli organi statutari del-
merosissime donne del popolo della Contrada le quali, ri- la stessa contrada, peraltro senza esito, nonché dalla posi-
portandosi alle eccezioni preliminari della Contrada (P. zione assunta dal maggior numero delle donne intervenu-
+105) chiedevano che la dialettica venisse proseguita in te le quali, senza assumere una precisa posizione sul meri-
seno alla contrada dell’Oca, per poi concludere in rito. to delle domande delle attrici, hanno in sostanza manife-
Posizione partecipe ma defilata veniva poi assunta da un stato contrarietà ad una definizione giudiziale della lite,
gruppo di intervenuti (C.A. +8) i quali, premessa una di- facendo proprie le eccezioni di rito della contrada, que-
samina sulla funzione della Signoria della Contrada, di stione poi che ha di fatto determinato una spaccatura an-
cui alcuni di essi facevano parte, e dal ruolo e dal profilo che tra gli uomini dell’Oca persino tra coloro che rive-
da questa assunti in ordine alla vexata quaestio, nel mani- stono o hanno rivestito posizioni di rilievo negli organi
festare disappunto per le difese di merito assunte dalla della contrada, i quali hanno manifestato adesione alla
Contrada nella presente controversia, se ne intendevano domanda attrice.
sostanzialmente discostare, riconoscendo come anacro- Le eccezioni preliminari attengono al difetto di giurisdi-
nistica e discriminatoria la esclusione delle donne dalla zione sotto molteplici forme, compresa quella della ricor-
vita attiva della contrada e concludevano per l’accogli- renza di un giudizio arbitrale che esclude la tutela giuri-
mento della domanda attrice. sdizionale dei diritti fatti valere dalle donne quali protet-
A seguito delle difese della parte convenuta le attrici tori della contrada, nonché alla legittimazione e all’inte-
chiedevano che il riconoscimento dei diritti nascenti resse di agire delle ricorrenti, le quali, pur rappresentan-
dall’appartenenza delle attrici alla schiera dei protettori do in termini limitati e comunque non integrali i deside-
della contrada dell’Oca fosse quantomeno attribuito alle rata delle domande del popolo dell’Oca, avrebbero agito
parti attrici e a quelle intervenute, ma tale precisazione per interessi collettivi e diffusi, non avendone ricevuto il
veniva contestata dalla convenuta e dalle intervenute li- relativo potere e comunque non potendo richiedere e co-
tisconsortili di questa, come nuova e tardiva. munque ottenere giudizialmente più di quanto era in gra-
La causa trovava istruzione mediante la produzione di do- do di richiedere ed esprimere la somma delle loro vo-
cumenti. Non erano ammesse ulteriori richieste istrutto- lontà, anche in termini di rappresentatività e comunque
rie. in violazione dei divieti previsti per le azioni popolari e
Alla udienza del 27 luglo 2009 le parti precisavano le ri- per le class actions. Ritiene questo giudice che la ultima
spettive conclusioni definitive e il giudice si riservava la eccezione si presenti assorbente.
decisione elassi i termini assegnati alle parti per lo svolgi- L’azione così proposta è inammissibile, costituendo
mento delle difese conclusionali. espressioni di una inaccoglibile domanda collettiva pro-
In primo luogo va rimarcata la singolarità della presente veniente da una minoranza di partecipanti all’ente a tu-
controversia, non tanto per la partecipazione al giudizio tela di interessi lesi all’interno della contrada di apparte-
di soggetti giuridici quali sono le Contrade di Siena, por- nenza, diretta a perseguire una pronuncia erga omnes (po-
tatori di interessi super individuali che, per ragioni di na- polo della contrada dell’Oca) dal contenuto che va ben
scita, dimora, sangue e affezione, uniscono una colletti- oltre la limitata portata e gli effetti della partecipazione e
vità di soggetti che si riconoscono, e sono riconosciuti ri- della rappresentanza delle donne attrici all’interno della
spetto ad una più ampia comunità, quali appartenenti a compagine associativa. In particolare dall’esame delle
distinte organizzazioni di cives le quali, nel rispetto di tra- conclusioni attrici emerge evidente che l’accertamento
dizioni antichissime e millenarie, non solo si misurano richiesto dalle sessantadue attrici, e dalle altre intervenu-
nella tenzone paliesca ma svolgono altresì una intensissi- te litisconsortili, non solo è diretto ad incidere sulla posi-
ma attività associativa, partecipando a manifestazioni zione di tutte le donne facenti parte dell’ente di apparte-
preparatorie e complementari, ripartendosi in organismi nenza come conseguenza della tutela di posizioni indivi-
rappresentativi e dalle molteplici finalità, sulla base di duali, seppure raggruppate, ma si estende, in termini del
statuti che ne regolano la vita e ne disciplinano i tempi, tutto generali, a sostegno di tutte le donne protettori del-
e rinnovando sulla base di principi iscritti e di regole tra- la contrada dell’Oca, fino a fare dichiarare «che tutte le
mandate molteplici aspetti di una cultura sociale medie- donne aventi la qualifica di protettori della Nobile Con-
vale, quanto per il fatto che nel caso in specie la questio- trada dell’Oca hanno gli stessi diritti e doveri degli uomi-
ne portata all’attenzione del giudicante attiene ad una ni protettori della Contrada, compreso quello dell’eletto-
controversia sorta all’interno della contrada, e non già rato attivo e passivo, dichiarare illegittimi tutti gli atti,
tra la contrada e soggetti ed istituzioni ad essa estranei fatti e consuetudini che contengono discriminazioni ba-
(vedi recentemente questo giudice 10 settembre 2009 in sate sul sesso …e condannare a fare partecipare a tutte le
ipotesi di responsabilità della Contrada per fatti illeciti elezioni della Contrada le donne protettori con pieno di-
dei propri appartenenti). ritto ed elettorato attivo e passivo».
La questione, tutta interna alla contrada dell’Oca, ha per Appare evidente che una tale iniziativa non poteva esse-
oggetto il riconoscimento dell’elettorato attivo e passivo re promossa da una o più partecipi della contrada di sesso

1224 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Fonti del diritto

femminile, le quali semmai avrebbero potuto impugnare A seguito delle difese della parte convenuta le attrici
questo o quel deliberato dell’assemblea generale della chiedevano che il riconoscimento dei diritti nascenti
contrada di appartenenza per vedersi riconoscere, a fron- dall’appartenenza delle attrici alla schiera dei protettori
te della reiterata esclusione dalla partecipazione e dal vo- della contrada dell’Oca fosse quantomeno riconosciuto a
to, la lesione della propria posizione individuale, appa- favore delle sole attrici e delle parti intervenute con in-
rentemente garantita dal lesto letterale dello statuto, e tervento litisconsortile, ma tale modifica risulta senz’al-
per tale ragione richiedere una pronuncia di illegittimità, tro tardiva come reconventio reconventionis in quanto la
per violazione di legge o di statuto anche con riferimento stessa, che trovava fondamento nella eccezione della
alla tutela dei diritti delle minoranze e del rispetto della convenuta, andava formulata alla udienza di cui all’art.
legalità delle statuizioni assembleari. Ben diversa invece 183 c.p.c., mentre al contrario la stessa è stata precisata
è la statuizione giudiziale oggi richiesta, la quale coinvol- nella memoria ex at. 183 comma 6 c.p.c.; la precisazione
ge ed unisce tutte le donne appartenenti alla Contrada è comunque inammissibile in quanto risulta di tutta evi-
dell’Oca che abbiano assunto la veste di protettore e che denza la diversità tra la domanda come in ultimo precisa-
pertanto, secondo la lettera dello statuto artt. 14 e 19 (e ta rispetto a quella originariamente formulata diretta al
in quanto appartenenti alla Contrada, sebbene di sesso riconoscimento di diritti elettorali a favore di una molti-
femminile) abbiano diritto d’intervento e di voto nell’or- tudine di soggetti di sesso femminile determinabili per la
gano assembleare, con la conseguenza di essere ammesse loro appartenenza alla contrada dell’Oca in Siena, con
a partecipare, come elettore e come candidato alla for- tanto di ordine da rivolgersi alla contrada per la cessazio-
mazione degli altri organi elettivi. ne di comportamenti discriminatori fondati sull’apparte-
Una tale domanda poteva essere svolta non già da una o nenza al sesso femminile con violazione del principio di
più donne protettori dell’Oca ma dall’organo rappresen- uguaglianza, con chiara esclusione di qualsivoglia conno-
tativo delle prerogative delle donne all’interno della tazione di tutela individualizzante e soggettiva. In con-
Contrada dell’Oca e cioè dall’organismo denominato So- clusione deve essere pronunciata la inammissibilità della
cietà delle donne in Statuto che all’art. 105 definisce detto domanda attrice e di quella delle intervenute litisconsor-
ente come quello che «riunisce ed organizza le donne del- tili per carenza di interesse e di legittimazione ad agire in
la contrada, che operano per il suo bene attraverso questa relazione alla natura di tutela richiesta.
omonima società nelle sue varie attività organizzative ...Omissis....
contradaiole, con un proprio statuto e in assoluta auto-
nomia; la sua Presidente la rappresenta in seno alla De-
putazione con gli stessi caratteri della società Trieste».
Appare chiaro che una siffatta iniziativa andava assunta
all’interno di un tale organo collaterale, il quale come
detto presenta caratteri di indipendenza e di democrazia,
ha un proprio statuto e un proprio presidente e piena au-
tonomia organizzativa, laddove al contrario l’iniziativa
individuale di un folto gruppo di donne dell’Oca, assunta
in assenza di previo confronto, avallo e rappresentatività
nell’organismo di appartenenza, ha determinato il risul-
tato di vedere azionata da singole associate una pretesa
collettiva con il controproducente effetto di determinare
l’intervento di un numero ancora più consistente di don-
ne, le cui posizioni soggettive erano state comunque agi-
tate e sarebbero risultate comunque coinvolte dalla pro-
nuncia, allo scopo precipuo di stigmatizzare la loro man-
canza di consenso all’iniziativa giudiziaria e di sentire di-
chiarare risolta la contrapposizione all’interno degli orga-
ni statutari della contrada. Tale insanabile frattura realiz-
zatasi all’interno del presente giudizio è il riscontro più
evidente del carattere niente affatto individuale della tu-
tela richiesta dalle attrici, le quali si sono fatte portatrici
in modo inammissibile degli interessi di una collettività
indeterminata di soggetti, operando una sostituzione pro-
cessuale non consentita dalla legge, tanto da indurre una
larga maggioranza di donne appartenenti alla contrada
del’Oca, che non si riconoscevano come rappresentate
dalle rivendicazioni delle attrici, ad opporsi ad una solu-
zione giudiziaria della vertenza, sollevando tra l’altro la
questione della legittimazione ad agire e della rappresen-
tanza processuale.

Corriere giuridico 9/2010 1225


Giurisprudenza
Fonti del diritto

LE OCAIOLE DELLE CONTRADE DI SIENA


TRA CONSUETUDINI E FORMALISMI GIURIDICI
di Antonio Leo Tarasco

L’Autore affronta il problema della partecipazione delle donne alla vita della Nobile Contrada dell’Oca esami-
nando la compatibilità della consuetudine che esclude loro dalla partecipazione all’Assemblea con il princi-
pio costituzionale di parità uomo-donna. Viene, quindi, analizzato il ruolo e la forza della consuetudine in rap-
porto alle fonti scritte del diritto concludendo nel senso del primato sovranità popolare, ex art. 1, comma 2,
Cost., che ben può esprimersi attraverso fonti-fatto aventi la medesima forza normativa delle fonti-atto.

Il problema della partecipazione femminile contrastata e rispettata dal Medioevo all’Era moder-
nella Nobile Contrada nell’Oca di Siena na; e l’assenza di un ricorso unitario proposto da tut-
Con la sentenza che si annota, il Tribunale di Siena te le ocaiole dimostra proprio come tale consuetudi-
affronta il ricorso proposto da sessantadue donne ne, per quanto criticata da taluni (rectius, da talu-
ocaiole della Nobile Contrada dell’Oca di Siena per ne), sia allo stato ancora rispettata dalla maggioran-
vedersi riconosciuto il diritto, in qualità di protetto- za delle stesse donne, prima ancora che dagli uomi-
ri della medesima Contrada, a partecipare all’organo ni.
assembleare della Contrada riservato, invece, per Il problema di una partecipazione femminile più
antica ed inveterata consuetudine, esclusivamente ampia alla vita contradaiola, fondata su una consue-
ai maschi contradaioli, secondo una norma vigente tudine interna alla contrada, esprime cristallina-
unicamente nella Nobile Contrada dell’Oca rispetto mente la dialettica tra l’ordinamento giuridico sta-
alle complessive diciassette contrade (1). tuale fondato sulla norma scritta e la norma consue-
La sentenza respinge il ricorso non già nel merito ma tudinaria consolidatasi nell’ordinamento infra-sta-
prima ancora in rito, denegando la legittimazione tuale.
attiva delle ricorrenti sulla base del presupposto che Procediamo con ordine nell’esaminare i diversi
le ricorrenti “si sono fatte portatrici in modo inam- aspetti di tale questione.
missibile degli interessi di una collettività indeter-
minata di soggetti” riuniti, invece, nella Società delle Ambito applicativo del principio di parità
donne della Contrada dell’Oca, così operando «una uomo-donna e sua applicabilità ai rapporti
sostituzione processuale non consentita dalla leg- associativi
ge». Quanto alla tematica del rispetto delle “pari oppor-
In pratica, il numero consistente delle ricorrenti tunità” uomo-donna all’interno degli organismi as-
non viene giudicato sufficiente dal tribunale senese sociativi, deve rilevarsi come dal combinato dispo-
per poter agire processualmente a nome di tutte le sto degli artt. 3 e 51 Cost. si desume che le “pari op-
donne ocaiole, specificamente rappresentate dalla portunità” sono fissate nella Costituzione in funzio-
cennata Società delle donne; della sostanziale non ne anti-discriminatoria e non già per imporre una
rappresentatività delle ricorrenti è testimonianza replicazione al femminile di ogni attività maschile: le
l’intervento in giudizio di altre donne che hanno pari opportunità perseguono l’obiettivo di garantire
agito per il rigetto del ricorso proposto dalle altre le donne da una ingiustificata discriminazione basa-
ocaiole, così dimostrando chiaramente l’assenza di ta unicamente sull’attributo sessuale.
rappresentatività delle ricorrenti. La normativa primaria (d. lgs. 11 aprile 2006, n. 198
Oltre al problema della verifica della legittimazione
recante il Codice delle pari opportunità tra uomo e
processuale degli organismi rappresentativi di inte-
donna) ha attuato il precetto costituzionale preve-
ressi diffusi ad agire a tutela delle categorie che si
dendo particolari norme (anche a contenuto “posi-
pretendono rappresentate, il profilo interessante
tivo”) esclusivamente a tutela della parità nei rap-
della sentenza riguarda il tema della consuetudine e
della sua prevalenza o meno rispetto alle norme sta-
Nota:
tuali. Ciò perché l’esclusione delle donne dall’elet-
torato attivo e passivo dell’Assemblea della Contrada (1) La sentenza del Tribunale di Siena, 19 gennaio 2010, si può
leggere anche in Foro it., 2010, 1011, con nota di richiami, dopo
(ma non di altri organismi contradaioli) viene fon- essere stata pubblica sempre in Foro it., Anticipazioni e novità, n.
data proprio su un’antichissima consuetudine, in- 2/2010, 21.

1226 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Fonti del diritto

porti familiari (art. 23) e lavorativi (art. 25), per si specificamente la condizione femminile nella No-
l’accesso al lavoro (art. 27), agli impieghi pubblici bile Contrada dell’Oca.
(art. 31) e all’accesso alle cariche elettive (art. 56). La previsione statutaria concernente il possesso del
Ne restano fuori altri rapporti contrattuali, come requisito del sesso maschile per partecipare ai diver-
quello concernente l’adesione ad una associazione, si organi della Contrada (prevista, si badi, solo im-
abbia o meno ottenuto il riconoscimento della per- plicitamente, poiché dallo statuto non emerge claris
sonalità giuridica. verbis un divieto, probabilmente dandosi lì per scon-
In tal modo, ai sensi dell’art. 16 c.c., ben può un’as- tato quell’assetto) non appare costituire motivo di
sociazione fissare determinati requisiti per l’ammis- ingiustificata discriminazione nei confronti delle
sione dei soci, ivi inclusa l’appartenenza ad un de- donne. E ciò per una valutazione fondamentale, che
terminato genere. Infatti, come riconosciuto da illu- a sua volta apre ad ulteriori e pregnanti considera-
stre dottrina, nelle collettività associate per la realiz- zioni.
zazione di “un interesse di serie”, il rapporto è «aper- Come già rilevato, le donne non sono generalmente
to [solo, n.d.A.] a quanti appartengono alla serie o escluse da ogni attività delle Contrade. L’art. 104
categoria enunciata nell’atto costitutivo; ma è, al dello Statuto della Nobile Contrada dell’Oca preve-
tempo stesso, chiuso per coloro che alla serie o cate- de un’apposita organizzazione collaterale (la Società
goria non appartengono» (2). delle donne) con il compito di affiancare la Contrada
Inoltre, tra gli stessi associati, indipendentemente nella sua attività organizzativa. Di essa fanno parte
dall’appartenenza ad un determinato genere, non è esclusivamente donne. Il riferimento all’art. 104 ha
scontato un trattamento eguale, se si pensa che talu- a sua volta almeno tre implicazioni logico-giuridi-
ne deroghe al principio di uguaglianza non integra- che.
no necessariamente una discriminazione tra gli asso- Oltre a fare desumere logicamente il dato per cui l’a-
ciati, potendo piuttosto rispondere, specie nelle as- desione a determinati organi della Contrada è riser-
sociazioni più complesse, ad esigenze effettive che vata esclusivamente ai maschi, la stessa sopravvi-
derivano dalla coesistenza in seno all’associazione di venza della Società delle donne potrebbe porre dei se-
interessi differenziati, benché tesi alla realizzazione
ri problemi giuridici ove si volesse interpretare in
di uno scopo comune (3).
maniera radicale il principio costituzionale della pa-
Infine, non può mancare pure di osservarsi che costi-
rità uomo-donna: infatti, per converso, si potrebbe
tuisce un consolidato principio giurisprudenziale quel-
astrattamente dubitare della legittimità dell’esclu-
lo per cui non sussiste un obbligo a carico dell’associa-
zione di accogliere le domande di ammissione di volta
Note:
in volta presentate da chi pur si dimostri in possesso
(2) F. Galgano, Diritto civile e commerciale, vol. I. Le categorie
dei requisiti prescritti, dal momento che l’ammissione generali, le persone, la proprietà, Padova, 1991, 191 ss., 205.
rappresenta - da entrambe le parti, ente ed aspirante
(3) Così G. Volpe Putzolu, Le associazioni tra codice e costituzio-
socio - un atto di autonomia contrattuale, con la con- ne, in Riv. dir. civ., 1973, I, 306, sub nota n. 83. Si veda pure P.
seguenza che l’adesione ad un ente già costituito pre- Perlingieri (a cura di), Codice civile annotato con la dottrina e la
giurisprudenza, Libro Primo. Delle persone e della famiglia. Artt.
suppone necessariamente lo stesso accordo necessario 1-455, Napoli - Bologna, 1991, sub art. 16, part. 319-320.
per la conclusione di qualsivoglia altro contratto civi- (4) In tal senso, Cass., sez. I, 7 maggio 1997, n. 3980, in Foro it.,
listico (4). Lo stesso dicasi anche con riguardo alla ri- 1998, I, 1590.
chiesta di ammissione ad un partito politico (5), che (5) Trib. Verona, 7 dicembre 1987, in Giur. merito, 1989, 287.
parimenti costituisce - come le diverse Contrade di (6) Nel senso della qualificazione delle storiche contrade di Siena
Siena - un’associazione non riconosciuta. come associazioni non riconosciute si veda Trib. Milano, 9 no-
I principi giurisprudenziali sinteticamente richiama- vembre 1992 (in Giur. it., 1993, I, 2, 747, nonché in Riv. dir. ind.,
1993, II, 45, con nota di G. Guglielmetti, Sul diritto alla “identità
ti possono essere a fortiori estesi ad istanze di ammis- personale” delle contrade di Siena) che, in una controversia con-
sione di soggetti che non risultino in possesso dei re- cernente il diritto sull’immagine e sui simboli del palio di Siena,
ha riconosciuto la legittimazione attiva di una contrada, in quan-
quisiti (come il sesso) fissati dallo Statuto per l’ac- to persona giuridica di antico diritto, rivestente la qualifica di as-
quisto non già della qualità di socio ma della qualità sociazione non riconosciuta; attribuisce alle Contrade la qualità
di componente di un organismo della stessa associa- di “soggetti giuridici legalmente riconosciuti” e, in quanto tali,
“abilitati a compiere atti giuridici e ad avere diritti di proprietà im-
zione (6). mobiliare”, la decisione della Commissione tributaria di I grado
di Siena, 25 ottobre 1990, in Foro it., 1992, III, 132, secondo cui
La condizione femminile le storiche contrade di Siena, ancorché prive di formale ricono-
nella Nobile Contrada dell’Oca scimento amministrativo, devono egualmente essere considera-
te persone giuridiche pubbliche, per avere acquistato tale status
Sulla base di tali premesse, può passare ad esaminar- già prima dell’unificazione d’Italia.

Corriere giuridico 9/2010 1227


Giurisprudenza
Fonti del diritto

sione degli uomini della predetta Società! Ed analo- to delle donne quali Protettori Ordinari della Con-
go problema potrebbe porsi, coeteris paribus, per le trada (arg. ex art. 1362, comma 2, c.c.).
altre associazioni diverse dalle Contrade che limita- Inoltre, essendo lo Statuto declinato al maschile,
no alle donne la partecipazione (si pensi alla non avrebbe potuto essere questa la comoda “scor-
F.i.d.a.p.a. - Federazione italiana donne arti professioni ciatoia” per la tacita modifica statutaria di un ele-
ed affari, i cui organi ed il cui stesso nome sono de- mento che da secoli caratterizza la vita della Con-
clinati geneticamente al femminile). Infatti, se la trada. Ciò risulta chiaro anche dal fatto che non è
parità uomo-donna deve essere intesa in senso biu- mai stata posta in dubbio l’esclusione delle donne
nivoco, essa non può significare unicamente esten- dall’Assemblea della Contrada nonostante il loro ri-
sione alle donne dei diritti degli uomini ma identità conoscimento come Protettori. La clausola non
delle situazioni giuridiche godute dal rappresentante scritta (diventare Protettori ma non membri del-
di ciascun sesso. l’Assemblea) è stata da sempre tacitamente condivi-
Oltre a tali considerazioni, in terzo luogo la previ- sa da tutti i membri della Nobile Contrada dell’Oca.
sione statutaria della Società delle donne chiarisce Deve desumersi che l’accettazione della quota an-
inequivocabilmente che le donne non sono affatto nua da parte delle donne del Popolo della Contrada
emarginate dalla vita contradaiola. Pertanto, inter- abbia, sì, conferito alle stesse il titolo di Protettori
pretando il principio di parità non come una sorta di Ordinari ma non i diritti ed i poteri tipici dei com-
obbligo di svolgimento da parte delle donne delle ponenti dell’Assemblea, non avendo il riconosci-
medesime attività svolte dagli uomini, in un processo di mento alle donne del titolo di Protettori né inter-
imitazione continuo che non tenga conto delle dif- rotto la consuetudine (non scritta) né modificato la
ferenze biologiche (è inimmaginabile, ad esempio, (conseguente) norma statutaria (scritta) che condi-
che in omaggio alla parità uomo-donna nell’accesso ziona l’appartenenza a taluni organi contradaioli al-
al pubblico impiego, un’ipotetica selezione pubblica l’essere maschi.
o privata per puericultrice sia aperta agli uomini!), si In sintesi, la differenziazione di ruoli maschili e fem-
può ritenere che lo statuto della Contrada abbia ra- minili non assume un carattere irragionevole o di-
gionevolmente differenziato i ruoli partecipativi in scriminatorio (7) se si pensa ch’essa - come or ora
corrispondenza ai principi e ai convincimenti carat- accennato - rinviene la propria giustificazione nel-
teristici dell’età medievale da cui essa deriva. Di tal l’origine medievale delle Contrade che contribuisce
guisa, il principio di parità uomo-donna risulta co- a caratterizzarla geneticamente e, di conseguenza,
munque rispettato se si guarda alla complessità della funzionalmente. Tale considerazione introduce il te-
vita della Nobile Contrada dell’Oca e non alla par- ma del rilievo della consuetudine nella vita della
tecipazione o meno al singolo organo assembleare Nobile Contrada dell’Oca e, più in generale, delle
della medesima Contrada. Contrade tutte.
Altro punto controverso oggetto del ricorso delle
ocaiole riguarda la qualifica di Protettori ordinari ri- La forza della consuetudine
conosciuta alle donne del Popolo della Contrada a
Considerazioni generali
partire dalla fine degli Anni settanta; ciò da cui vor-
rebbe pure farsi derivare, ai sensi degli artt. 9 e 14 Su un piano più generale, come detto, la questione
dello Statuto della Nobile Contrada dell’Oca che (pur solo lambita nella sentenza) concernente il
attribuisce ai Protettori del Popolo della Contrada il fondamento consuetudinario della esclusione delle
“diritto di intervento e di voto nelle Assemblee Ge- donne dalla vita di taluni organi contradaioli (come
nerali Ordinarie e Straordinarie”, la loro ammissio- l’Assemblea) pone più delicati problemi di teoria ge-
ne ex lege all’Assemblea Generale, essendo questa nerale in ordine al rapporto tra ordinamenti giuridi-
composta “da tutti gli elettori della medesima” Con- ci. Essa chiama in causa la forza normativa della
trada (art. 19). consuetudine ed i suoi effetti giuridici sulla vita as-
Tuttavia, soltanto un’interpretazione formalistica sociata.
delle citate disposizioni statutarie potrebbe portare Al riguardo, sia consentito osservare che il rapporto
alla conclusione che le donne del Popolo della Con- tra l’ordinamento statuale e l’ordinamento dei sog-
trada, per il fatto stesso di esser divenute Protettori getti sub-statuali non può ricostruirsi in termini di
perché hanno elargito una quota, siano divenute an-
che componenti dell’Assemblea. Ad escludere tale Nota:
conclusione è la valutazione del contegno tenuto (7) Ed è ciò che il combinato disposto degli artt. 3 e 51 Cost. in-
dalle parti anche successivamente al riconoscimen- tende prevenire e reprimere.

1228 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Fonti del diritto

pura superiorità delle norme statuali rispetto a quel- Cost.), la consuetudine sembra operare, tra l’altro,
le formate dalle collettività non statuali. E ciò per- attraverso l’istituto dell’ab immemorabili. Questo può
ché l’ordinamento giuridico italiano è la risultante essere ricostruito come una consuetudine di anti-
non solo delle norme prodotte dallo Stato ma altre- chissima tradizione che lascia apparire legittima - fi-
sì di quelle formate da soggetti sovra-statuali (con- no a prova contraria - una situazione di fatto sorta in
venzioni e consuetudini internazionali) e dai diversi tempi remoti, consolidatasi (longa repetitio) fino al
gruppi sociali che generano norme consuetudinarie punto da essere da tutti reputata come legittima
(semprecché sussistano, ovviamente, i tradizionali (opinio juris). E ciò, nonostante essa appaia contra le-
requisiti dell’opinio juris seu necessitatis, oltre che gem: infatti, la peculiarità dell’istituto consiste pro-
della diuturnitas). prio nel “considerare legittimo l’esercizio di diritti il
A partire da tale considerazione, può provare ad in- cui acquisto non sarebbe attualmente possibile da
dagarsi intorno alla forza della consuetudine in rap- parte di coloro che li esercitino” (10). L’istituto del-
porto alle disposizioni scritte di derivazione stretta- l’ab immemorabili, perciò, potrebbe essere interpreta-
mente statuale. Al riguardo, se le uniche disposizio- to nel senso di legittimare consuetudini (pur se) con-
ni esistenti (artt. 1, 8 e 15 disp. prel. c.c.) sembrano tra legem sorte in tempi antichi, tanto che della loro
relegare la consuetudine entro un ruolo ancellare e origine si è smarrita la memoria (cuius memoria non
subordinato rispetto alla legge, un’interpretazione extat) (11). Nonostante ciò, esse vengono rispettate
sistematica che tenga conto anche del diritto vivente
sembra deporre in un senso diverso, se non addirit- Note:
tura opposto. (8) In argomento, non può che rinviarsi agli approfondimenti con-
Non potendosi svolgere in questa sede complesse ri- tenuti in N. Bobbio, La consuetudine come fatto normativo, Pa-
dova, 1942; L. Bove, La consuetudine in diritto romano. Dalla
costruzioni costituzionali e di teoria generale del di- Repubblica all’età dei Severi, Napoli, 1985; Q. Camerlengo, I fat-
ritto, e rinviando sul punto a riflessioni più ap- ti normativi e la certezza del diritto costituzionale, Milano, 2002;
profondite (8) può limitarsi a rilevare che sul piano G. Carbone La consuetudine nel diritto costituzionale, Padova,
1948; V. Crisafulli, Variazioni sul tema delle fonti con particolare
del diritto vivente la consuetudine disciplina vaste riguardo alla consuetudine, in Scritti in memoria di Antonino
aree della vita associata, anche di rilievo costituzio- Giuffrè, Milano, 1967, vol. III, 253 ss.; J. Gilissen, voce Consue-
nale. tudine, in Dig. disc. priv., sez. civ., Torino, 1988, vol. III, 489 ss.;
P. Grossi, Prima lezione di diritto, Roma-Bari, 2003; R. Orestano,
La consuetudine costituisce la forma di produzione Dietro la consuetudine, in Riv. trim dir. pubbl., 1963, 523 ss.; A.
giuridica (per così dire) naturale di cui le diverse ar- Rocco, La consuetudine e il diritto dello Stato, in Riv. dir. pubbl.,
ticolazioni sociali (gruppi sociali, professionali ma 1930, I, 345 ss.; Romano Santi, Frammenti di un dizionario giuri-
dico, Milano, 1983 (rist. inalterata); C. Rossano, La consuetudine
anche poteri pubblici che della società sono indiret- nel Diritto costituzionale. Premesse generali, Napoli, 1992; R.
ta manifestazione) si è sempre avvalsa per discipli- Sacco, Il diritto non scritto, in G. Alpa - A. Guarneri - P. G. Mona-
teri - G. Pascuzzi - R. Sacco, Trattato di diritto civile diretto da R.
nare le esigenze e risolvere i problemi che la vita as- Sacco. Il diritto non scritto e l’interpretazione, Torino, vol. II,
sociata ha via via presentato. Indipendentemente 1999; R. Sacco, Antropologia giuridica, Il Mulino, Bologna, 2007;
dal livello normativo nel quale agisce (costituziona- A.L.Tarasco, La consuetudine nell’ordinamento amministrativo.
Contributo allo studio delle fonti del diritto non scritte, Napoli,
le, primario o regolamentare), la consuetudine non 2003; Id., Forza ed attualità della consuetudine amministrativa in
si limita ad integrare le lacune normative colman- una democrazia liberale, in Amministrazione in cammino
dole di precetti specificativi, ma si spinge, talvolta, (www.amministrazioneincammino.it) e in Ritorno al diritto,
2007, 6, 137 ss.).
fino al punto di contraddire il testo normativo, non
Nella dottrina straniera, più aperta di quella connazionale, si ve-
escluso quello di rango costituzionale. E ciò dà la mi- dano S. Dìez Sastre, El precedente administrativo. Fundamentos
sura della forza della consuetudine e della superio- y eficacia vinculante (Prólogo de Francisco Velasco Caballero),
rità del diritto non scritto rispetto a quello stretta- Marcial Pons, Madrid, 2008; G. Teboul, Usages et coutume dans
la jurisprudence administrative, LGDJ, Paris, 1989.
mente statuale: ne costituiscono esempi il principio
(9) Si veda la fondamentale Corte cost. 10 luglio 1981, n. 129,
dell’autodichìa dei supremi organi costituzionali ri- pubblicata ex pluribus in Foro it., 1981, I, 2631.
spetto alla garanzia costituzionale del giudice natu- (10) A.M. Sandulli, Manuale di diritto amministrativo, XV ed., Na-
rale precostituito per legge (secondo il combinato poli, 1989, 112.
disposto degli artt. 25, comma 1, Cost. e 102 Cost.); (11) Come esempio di consuetudini amministrative, richiaman-
l’esclusione dei tesorieri dei supremi organi costitu- dosi all’opera di Celano (B. Celano, Consuetudine e norme sulla
produzione di norme, in P. Comanducci e R. Guastini (a cura di),
zionali dall’obbligo di rendere il conto della propria Struttura e dinamica dei sistemi giuridici, Torino, 1996, 185 ss.),
gestione contabile alla Corte dei conti, in chiarissi- si citano quelli di scuola quali l’istituto dell’immemoriale, gli usi
mo contrasto con l’art. 103, comma 2, Cost. (9) civici, le modalità di costituzione del regime di demanialità, salvo
precisare che “se dubbi possono risultare i caratteri costitutivi
Anche nel settore del Diritto amministrativo, no- del fenomeno consuetudinario, del tutto chiaro appare il risulta-
nostante sia retto dal principio di legalità (ex art. 97 (segue)

Corriere giuridico 9/2010 1229


Giurisprudenza
Fonti del diritto

e lo Stato rinuncia alla pretesa di far valere il proprio nel tempo ininterrottamente nella convinzione del-
ordinamento formale, considerando prevalente l’or- la loro giuridicità. Tali norme rispondono a sensibi-
dinamento sociale consolidatosi: ciò che la comunità lità e convincimenti socio-culturali caratteristici
ha stabilito nel tempo (diuturnitas) e rispettato come della società medievale in cui le Contrade sono sor-
diritto obiettivo (opinio juris) (12). te e che rappresentano il nucleo irrinunciabile della
Nei casi ora citati, può osservarsi come la forza della loro struttura.
consuetudine si esprima indipendentemente dalla Ne deriva che una meccanica ed indistinta preva-
conformità della norma non scritta rispetto al dirit- lenza delle norme statuali rispetto a quelle del mi-
to statuale. In particolare, è utile osservare come, cro-ordinamento delle diverse Contrade rischiereb-
nelle ipotesi descritte, lo Stato si sia limitato a rece- be di privare di significato la stessa sopravvivenza
pire le consuetudini formate dopo aver riscontrato delle Contrade che si reggono culturalmente e, per-
la sussistenza dei requisiti della diuturnitas e dell’opi- ciò, giuridicamente, proprio su determinate consue-
nio juris, cioè della ripetizione della condotta in un tudini poi tradotte in disposizioni statutarie (secon-
notevole lasso di tempo e della convinzione di agire do il principio lex est consuetudo scripta: Cujacio)
in base ad una necessità giuridico-sociale. In ogni (14).
caso, anche quando la consuetudine formatasi sia Nella specie, pur a voler ammettere un’interpreta-
difforme dal diritto scritto statuale, se i diversi pote- zione del principio costituzionale di parità uomo-
ri pubblici (magistratura, amministrazioni pubbli- donna a tal punto radicale da imporre una presenza
che) non sanzionano la condotta contra legem essi femminile in ogni ente sia pubblico che privato ed,
mostrano di legittimare la condotta consuetudina- in particolare, in ciascun organo di ogni ente priva-
ria. Ciò che è accaduto, tra l’altro, nel caso emble-
matico affrontato nella decisione della Corte costi- Note:
tuzionale n. 129/1981, in cui la Consulta ha annul- (segue nota 11)
lato i decreti emessi dalla Corte dei conti con i qua- to il formarsi di una vera fonte legale” (L. Benvenuti, Prassi e
consuetudine nell’ordinamento amministrativo, in Dir. amm.,
li - in attuazione del dettato di cui all’art. 103, com- 2009, 2, 227 ss., qui 235 - testo dell’intervento tenuto al conve-
ma 2, Cost. - era stato prescritto ai tesorieri di Ca- gno svolto all’Università degli studi di Milano il 20 e 21 Settem-
mera, Senato e Presidenza della Repubblica di pre- bre 2007 su “La consuetudine giuridica: teoria, storia, ambiti di-
sciplinari”).
sentare il conto delle gestioni contabili per gli anni
(12) In questo senso, l’immemorabilità potrebbe valere come
1969-1977: così, un provvedimento pur conforme prova della vigenza effettiva di una consuetudine, e non come
alla legge (costituzionale e primaria) è stato giudica- fonte dell’acquisto del diritto, che andrebbe, invece, ricercata
to illegittimo perché contrario ad una consuetudine nella stessa consuetudine.
costituzionale risalente alla Monarchia Sabauda. Il ruolo della desuetudine sembra essere stato implicitamente ri-
conosciuto anche nella legge 28 novembre 2005, n. 246 (c.d.
Il diritto consuetudinario e le Contrade legge taglia-leggi) nella parte in cui ammette l’abrogabilità - at-
traverso apposito decreto legislativo - delle normative primarie
di Siena anteriori al 1° gennaio 1970 che non abbiano trovato da tempo
applicazione, cioè «che abbiano esaurito o siano prive di effetti-
Ebbene, se estendiamo tale ragionamento alla realtà vo contenuto normativo o siano comunque obsolete» (art. 14).
delle storiche Contrade di Siena, possiamo svolgere L’operazione di ecologia dell’ordinamento, come noto, si è con-
le seguenti ulteriori considerazioni. clusa con il d. lgs. 1 dicembre 2009, n. 179 (c.d. “salva-leggi”).
In tema, si veda P. Aquilanti, Abrogare le leggi più vecchie, e an-
Sorte durante il Medioevo, intorno al 1200, le stori- che quelle di mezza età, in Foro it., 2005, V, 162 ss.
che Contrade di Siena hanno formato nel tempo un (13) Comm. Trib. I grado di Siena, 25 ottobre 1990, in Foro it.,
corpus normativo autonomo ed indipendente sia dal 1992, III, 132, prima citata nella nota n. 6.
Comune senese (si veda l’art. 7 del Regolamento co- (14) Il modello cui le Contrade senesi si ispirano è chiaramente
munale di Siena per l’esecuzione del Palio del 18 ot- quello del primato dell’autonomia privata rispetto alla artificiale
sovrastruttura statale (di matrice hegeliana), secondo la formula
tobre 1906, che le definisce “enti autonomi non di- che i contemporanei chiamerebbero della “sussidiarietà orizzon-
pendenti dall’autorità comunale”) che dallo Stato: tale” e che - negletta nella cultura dei passati decenni - viene for-
tunatamente riproposta anche nei dibattiti culturali non stretta-
l’ordinamento si è perciò limitato a prendere atto mente giuridici: si veda, ad esempio, l’articolo di fondo di P.
dell’esistenza di tali soggetti, considerando le stori- Ostellino, Meno Stato più società, in Corriere della sera, 30 mag-
che contrade di Siena, ancorché prive di formale ri- gio 2010, 1; anche Vernon Lomax Smith, economista statuniten-
se e vincitore, insieme a Daniel Kahneman, del Premio Nobel
conoscimento amministrativo, come “persone giuri- per l’economia nel 2002, autore, tra l’altro, de La razionalità nel-
diche pubbliche, per avere acquistato tale status già l’economia. Fra teoria e analisi sperimentale, Istituto Bruno Leo-
prima dell’unificazione d’Italia” (13). ni, 2010 di cui parla C. Lottieri ne Il mercato senza regole è quel-
lo più regolare, in Il Giornale, 2 giugno 2010, 28, esalta il ruolo
In particolare, le disposizioni statutarie appaiono la degli ordini spontanei che si sviluppano in assenza di una legge
traduzione scritta di consuetudini antiche, osservate per effetto di quelli che Smith chiama processi ecologici.

1230 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Fonti del diritto

to, dovrebbe comunque ammettersi la prevalenza ri- tarie ricettive dell’antica consuetudine. Quanto alle
spetto ad una siffatta (interpretazione della) norma modalità tecnico-operative, è l’organo Assembleare
delle disposizioni statutarie della Nobile Contrade della Nobile Contrada dell’Oca a dover discutere al
dell’Oca che differenziano la partecipazione maschi- suo interno e verificare l’attuabilità di un allarga-
le e femminile nei diversi organi della Contrada, in mento della partecipazione anche alle donne delle
modo da ammettere all’Assemblea i maschi, e le Contrade. Così facendo, esso innescherà o meno il
donne alla specifica Società delle donne. primo degli atti necessari a creare una diversa con-
Per quanto possa apparire opinabile, nel merito, suetudine normativa, semprecché, ovviamente, sia
l’opzione culturale adottata dai contradaioli, essa è assistita dai requisiti della longa repetitio e della opinio
perfettamente coerente rispetto alla propria matrice juris.
culturale medievale, con la conseguenza che una di- Tale ammissione può essere consentita singulatim,
versa determinazione - per quanto possa sembrare ossia in relazione alle richieste che vengano avanza-
agli occhi di un osservatore esterno più a la page - te di volta in volta, ovvero essere prevista general-
negherebbe l’identità storico-culturale della Con- mente attraverso una radicale modifica dello statu-
trada stessa. to. Ma - ripetesi - tutto ciò è demandato esclusiva-
In pratica, quel che deve essere assicurato e rispetta- mente all’organo assembleare deputato a garantire
to è la coincidenza tra sistema culturale e ordina- la prosecuzione degli autentici e secolari valori con-
mento giuridico; ciò che verrebbe stravolto se venis- tradaioli (16). Non è ammissibile una violenza nor-
sero imposte coattivamente norme (come quella mativa esterna; è solo la Contrada, nell’esercizio del-
della obbligatoria presenza femminile) portatrici di la propria autonomia normativa, a poter disporre in
una visione della vita difforme da quella della realtà modo diverso da quanto prescritto nello Statuto.
sociale da disciplinare (nella specie, la Contrada). Della necessità di tale dialettica democratica all’in-
Ovviamente, il riconoscimento di siffatta autono- terno della vita associativa è segno lo stesso ricorso
mia normativa rappresenta il presupposto logico- proposto dalle ocaiole che, infatti, hanno fatto pre-
giuridico per dedurre pure che la Contrada stessa cedere l’iniziativa giudiziaria da un dibattito interno
possa in futuro determinarsi in senso diverso. Pro- alle istituzioni della contrada di appartenenza, salvo,
prio in ciò sta il valore della consuetudine: l’adatta- poi, comunque non tenerne conto in sede di deter-
bilità ai tempi, sebbene in maniera più lenta (e me- minazione finale.
ditata…!) rispetto ad una normativa statuale che
viene elaborata con la stessa rapidità con cui può es- Conclusioni (e una critica)
sere superata. Tuttavia, come l’evoluzione dei tempi La dinamica descritta, lungi dall’interessare esclusiva-
non può non incidere anche nei diversi contesti so- mente la Nobile Contrada dell’Oca, descrive uno
ciali, allo stesso modo non può negarsi che le suc- schema logico-giuridico applicabile all’intero ordina-
cessive e diverse elaborazioni giuridiche debbano es- mento e ad ogni ambito della vita associata. Essa dice
sere prodotte dalla stessa organizzazione sociale su
della necessità che ordinamento giuridico e valori so-
cui quelle norme sono destinate ad incidere. Ciò si-
ciali coincidano e che i cambiamenti del primo si le-
gnifica che la regola consuetudinaria può, sì, astrat-
gittimino non solo per la legalità formale dei procedi-
tamente modificarsi ma nell’unico rispetto delle
menti seguiti ma, prima ancora, per l’adeguamento
procedure che l’hanno formata, ossia attraverso un
dell’ordinamento alla struttura culturale della società,
nuovo procedimento consuetudinario o quanto me-
no attraverso una diversa autodeterminazione norma-
Note:
tiva dell’organo competente ratione materiae. Solo
(15) Si veda in argomento l’interessante ricostruzione di G.
siffatto procedimento, infatti, garantisce che l’evo- Piombini, Prima dello Stato. Il Medioevo della libertà, Treviglio,
luzione giuridica sia la (almeno tendenziale) proie- 2004, oltre, naturalmente, a P. Grossi, Prima lezione di diritto,
cit., passim.
zione normativa dell’evoluzione culturale registrata-
si all’interno di un determinato gruppo: in questo sta (16) Volendo sintetizzare le conclusioni del ragionamento fin qui
svolto, può osservarsi che l’esclusione delle donne dall’Assem-
il valore della consuetudine come fonte del diritto blea della Contrada dell’Oca non appare contrastare con alcuna
che - e non a caso - proprio nel Medio Evo ha rag- norma scritta statuale. Pur a voler ritenere il principio costituzio-
nale di parità uomo-donna a tal punto invasivo da condizionare
giunto una delle sue massime espressioni storiche anche la vita di gruppi associativi privati (ciò che dovrebbe esclu-
(15). dersi per le considerazioni di cui sopra), deve ritenersi ch’esso
In pratica, è la stessa Nobile Contrada dell’Oca che non possa prevalere, sopprimendola, l’autonomia normativa del-
l’ente il cui ordinamento sia il prodotto delle consuetudini forma-
deve scegliere se determinarsi o meno in un senso tesi nei secoli (diuturnitas) nella convinzione della loro necessità
diverso da quanto prescritto nelle disposizioni statu- giuridica (opinio necessitatis).

Corriere giuridico 9/2010 1231


Giurisprudenza
Fonti del diritto

con ogni conseguente beneficio in termini di raziona- Ebbene, con lo stesso rigore logico di chi - giusta-
lità della legislazione e garanzia del suo rispetto da mente - si chiede quale sia il confine tra “errore ed
parte dei consociati. Siffatta opzione richiede a sua innovazione”, dobbiamo - e molto più modestamen-
volta una scelta culturale: quella di ritornare a crede- te - chiedere ai sacerdoti della legalità chi sia deputa-
re nella democrazia intesa, però, non come astratto to a stabilire il confine siffatto. Per questi, la risposta
primato degli apparati e delle elite che li governano è scontata: “La legge”; ma la risposta appare una con-
“in nome del popolo italiano” ma come primato della traddizione in termini, non soddisfacendo la doman-
società nel suo complesso e, dunque, dell’uomo a ser- da principale del cosa sia il diritto (quid jus ?) nel no-
vizio del quale quegli stessi apparati possono agire e stro ordinamento democratico in cui la sovranità ri-
ne è giustificata l’esistenza (art. 1, comma 2, Cost.). siede nel popolo (art. 1, comma 2, Cost.) e non nel-
In questo senso, non mi spiego la critica formulata lo Stato (di matrice hegeliana ed in via di decompo-
contro ogni discorso che tenda a valorizzare e rivita- sizione) o, men che mai, nella legge che del popolo
lizzare l’istituto della consuetudine giacché qui si an- sovrano è mezzo e non fine o limite invalicabile. La so-
niderebbe il «tentativo di riverniciare quell’idea del vranità popolare è il vero fondamento della demo-
diritto come pratica sociale, alla cui base vi è tutta la crazia ed il suo rispetto è il fine dell’organizzazione
difficoltà di stabilire una precisa linea di demarcazio- statuale: la verifica di quale sia esattamente la volonté
ne tra ciò che è da considerare come errore e ciò che générale è compito degli amministratori pubblici la
è da considerare come innovazione» (17). Una ten- cui difficoltà di accertamento non può comodamen-
denza siffatta, secondo l’illustre studioso Luigi Benve- te indurre lo scienziato del diritto a negare quello
nuti, rischierebbe di inaugurare non già «una nuova stesso principio in favore della legge, mero artificio
fase» bensì «un ritorno all’indietro, al mondo dell’in- strumentale della sacra sovranità del popolo.
distinto e forse dell’irrazionale». La critica sorprende
non poco poiché essa segue l’encomiabile presuppo-
sto metodologico che auspica «una scienza giuridica Note:
che non si trovi ad indulgere in nuovi concettualismi (17) L. Benvenuti, Prassi e consuetudine, cit., 251.
o in inaccettabili nominalismi (…)» (18). (18) L. Benvenuti, Prassi e consuetudine, cit., 251.

1232 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

Osservatorio
della Corte costituzionale
a cura di Francesco Felicetti
e Maria Rosaria San Giorgio

che la pena o la misura di sicurezza sia eseguita in Italia


COOPERAZIONE GIUDIZIARIA IN MATERIA PENALE conformemente al diritto interno soltanto «qualora la perso-
na ricercata sia cittadino italiano».
MANDATO DI ARRESTO EUROPEO Con tali ordinanze la Cassazione aveva prospettato che detto
art. 18, “in parte qua”, violava innanzitutto l’art. 117, primo
Corte costituzionale, sentenza 24 giugno 2010, n. 227 - comma, Cost., ponendosi in contrasto con l’art. 4, punto 6,
Pres. Amirante - Rel. Tesauro della decisione quadro del Consiglio del 13 giugno 2002, n.
2002/584/GAI, («Decisione quadro del Consiglio relativa al
È costituzionalmente illegittimo l’art. 18, comma 1, let- mandato d’arresto europeo e alle procedure di consegna tra
tera r), della legge 22 aprile 2005, n. 69 (Disposizioni per Stati membri»), che attribuisce al legislatore nazionale la fa-
conformare il diritto interno alla decisione quadro coltà di prevedere che l’autorità giudiziaria rifiuti la consegna
2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa del condannato ai fini dell’esecuzione della pena detentiva
al mandato d’arresto europeo e alle procedure di conse- nello Stato emittente quando si tratti di un cittadino dello Sta-
gna tra Stati membri) nella parte in cui non prevede il ri- to dell’esecuzione, ovvero ivi risieda o vi abbia dimora, senza
fiuto di consegna anche del cittadino di un altro Paese consentire al legislatore di limitare il rifiuto al solo cittadino,
membro dell’Unione europea, che legittimamente ed ef- come viceversa disposto dalla norma italiana di attuazione.
fettivamente abbia residenza o dimora nel territorio ita- Aveva dedotto, inoltre, che la disposizione contestata, nel
liano, ai fini dell’esecuzione della pena detentiva in Italia dare attuazione in modo non corretto alla decisione quadro,
conformemente al diritto interno. violava anche il principio di non discriminazione in base alla
nazionalità (art. 12 del Trattato CE, nella versione in vigore fi-
Il caso no al 30 novembre 2009, poi art. 18 del Trattato sul funziona-
Il Tribunale circondariale di Rzeszow (Polonia) aveva emesso mento dell’Unione europea) negando in modo assoluto al cit-
mandato di arresto europeo nei confronti di un cittadino po- tadino di altro Stato membro dell’Unione la possibilità della
lacco residente in Italia, in esecuzione di una sentenza defi- detenzione in Italia, consentita invece al cittadino italiano.
nitiva di condanna, emessa da una Corte polacca, alla pena di
tre anni e sei mesi di reclusione, per concorso in due rapine. La decisione
La Corte d’appello di Roma aveva disposto la consegna del La Corte costituzionale ha ritenuto la questione fondata - in ri-
cittadino polacco ai fini dell’esecuzione della pena, afferman- ferimento all’art. 117 e all’art. 11 Cost., ritenuto implicita-
do che l’art. 18, comma 1, lettera r), della legge n. 69 del mente evocato dalle ordinanze di rimessione - ritenendo la
2005 - stabilendo che, «se il mandato d’arresto europeo è norma in contrasto con la decisione quadro del Consiglio n.
stato emesso ai fini della esecuzione di una pena o di una mi- 584 del 2002, relativa al mandato d’arresto europeo ed alle
sura di sicurezza privative della libertà personale», può esse- procedure di consegna tra Stati membri, nonché con il prin-
re disposto che queste siano eseguite in Italia, conforme- cipio di non discriminazione di cui all’art. 12 del trattato CE.
mente al diritto interno, soltanto «qualora la persona ricerca- È bene premettere che, con la sopra citata decisione quadro,
ta sia cittadino italiano» - esclude che tale facoltà possa con- gli Stati membri hanno sostituito, nei rapporti reciproci, la
cernere anche lo straniero residente in Italia. Decisione ana- procedura di estradizione in precedenza prevista da conven-
loga, nei confronti di altro cittadino polacco residente in Italia, zioni internazionali con un sistema semplificato, diretto alla
condannato a pena detentiva con sentenza definitiva emes- consegna da uno Stato (di esecuzione) ad un altro (di emis-
sa in Polonia, era stata adottata dalla Corte d’appello di An- sione) di soggetti da sottoporre a giudizio penale, ovvero già
cona. Decisioni analoghe erano state inoltre emesse dalla condannati e che debbano espiare una pena detentiva. Tale
Corte di appello di Brescia e dalla Corte d’appello di Torino sistema, a differenza dell’estradizione, non postula un rap-
nei confronti di cittadini romeni residenti in Italia, anch’essi porto intergovernativo, ma si fonda su rapporti diretti tra le
destinatari di mandati di arresto europei in esecuzione di sen- varie autorità giurisdizionali dei Paesi membri e consente l’e-
tenze di condanna definitiva pronunciate in Romania. liminazione della complessità e dei potenziali ritardi inerenti
Impugnati dagli interessati tali provvedimenti dinanzi alla Cor- alla procedura di estradizione basandosi sul principio dell’im-
te di cassazione, questa, con quattro ordinanze, aveva solle- mediato e reciproco riconoscimento del provvedimento giu-
vato questione di legittimità costituzionale dell’art. 18, com- risdizionale.
ma 1, lettera r), della legge n. 69/2005 nella parte in cui sta- La decisione quadro n. 584 del 2002 è un atto posto in esse-
biliva che, «se il mandato d’arresto europeo è stato emesso re nel periodo nel quale, in forza dei Trattati di Maastricht e
ai fini della esecuzione di una pena o di una misura di sicu- poi di Amsterdam, fu introdotto un ambito di competenze
rezza privative della libertà personale», la Corte di appello dell’Unione europea relative alla cooperazione di polizia e giu-
può rifiutare l’esecuzione del mandato d’arresto e disporre diziaria in materia penale (terzo pilastro), esercitate con mo-

Corriere giuridico 9/2010 1233


Giurisprudenza
Sintesi

dalità e strumenti normativi formalmente diversi da quelli co- che derivano dalle limitazioni di sovranità che solo l’art. 11
munitari (metodo intergovernativo): più precisamente, era Cost. consente, nonché la prevalenza del diritto comunitario
previsto il potere del Consiglio di adottare, all’unanimità e su anche rispetto a norme costituzionali con il solo limite del
iniziativa di uno o più Stati membri o della Commissione, de- contrasto con i principi fondamentali dell’assetto costituzio-
cisioni quadro vincolanti per gli Stati «quanto al risultato da nale dello Stato e dei diritti inalienabili della persona.
ottenere, salva restando la competenza delle autorità nazio- Così individuati i parametri di costituzionalità, la Corte ha con-
nali quanto alla forma e ai mezzi» (art. 34 TUE). Tali decisioni cordato con le ordinanze di rimessione circa l’esistenza di un
erano sprovviste della diretta applicabilità ed efficacia all’in- contrasto tra la norma impugnata e la decisione quadro n.
terno degli Stati membri, i quali dovevano adottare gli stru- 584 del 2002. Ha poi rilevato che tale contrasto non era su-
menti necessari per dar loro attuazione. perabile in via interpretativa e non poteva trovare rimedio nel-
Come è noto, con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° la disapplicazione della norma nazionale da parte del giudice
dicembre del 2009 ed oggetto della legge italiana di adatta- a quo, essendo la decisione quadro priva di efficacia diretta.
mento 2 agosto 2008, n. 130, la cooperazione giudiziaria in A questo proposito, la Corte ha altresì evidenziato che, nella
materia penale non è più oggetto di un ambito di competen- specie, oltre alla decisione quadro sul mandato di arresto eu-
ze esercitate con metodo intergovernativo, ma è disciplinata ropeo, rileva anche l’art. 12 del TCE (oggi, art. 18 del TFUE),
dal capo 4, titolo V, del Trattato sul funzionamento dell’Unio- che vieta ogni discriminazione in base alla nazionalità nell’ap-
ne europea (art. 82 e seguenti) ed è oggetto di competenze plicazione del Trattato. Tale divieto, tuttavia, pur essendo in
esercitate col metodo comunitario, intervenendosi sulla di- linea di principio di diretta applicazione ed efficacia, non è do-
sciplina della materia con direttive, adottate secondo la pro- tato di una portata assoluta che consenta di far ritenere una
cedura ordinaria (art. 82 TFUE). La sentenza in esame si rife- norma nazionale con esso contrastante sempre incompatibi-
risce tuttavia al precedente sistema, in relazione al quale la le con il diritto comunitario; al legislatore dello Stato membro
Corte di giustizia, equiparando gli effetti delle decisioni qua- è, infatti, consentito di prevedere limitazioni alla parità di trat-
dro a quelli delle direttive (così la sentenza 16 giugno 2005, tamento tra propri cittadini e cittadini degli altri Stati membri
n. C-105/03, Pupino), ha affermato che i soggetti esclusi dal a condizione che esse siano proporzionate ed adeguate. Per-
beneficio del rifiuto della consegna ai fini dell’esecuzione del- tanto, neanche il contrasto della norma interna con il princi-
la pena sono legittimati a far valere la lesione derivante dal pio di non discriminazione era nella specie sufficiente a con-
contrasto delle norme nazionali con la decisione quadro n. sentire la disapplicazione della prima da parte del giudice.
584 del 2002 (sentenze 6 ottobre 2009, n. C-123/08, Wol- Continuando nello scrutinio della questione sollevata, la Cor-
zenburg e 17 luglio 2008, n. C-66/08, Kozlowsky). te costituzionale ha rilevato che le sentenze della Corte di
La Corte costituzionale, nello scrutinare la questione solle- giustizia vincolano il giudice nazionale all’interpretazione da
vata dalle ordinanze di rimessione, ha preliminarmente os- essa fornita e che tale Corte ha affrontato il tema specifico
servato che con esse, pur essendo stato evocato espressa- del rifiuto di consegna oggetto dell’art. 4, punto 6, della deci-
mente il solo parametro dell’art. 117, primo comma, Cost., si sione quadro n. 584 del 2002 nelle sentenze Wolzenburg e
era fatto sostanziale riferimento anche ai principi della giuri- Kozlowsky. Con la sentenza Kozlowsky è stato infatti affer-
sprudenza costituzionale in ordine al rapporto tra ordinamen- mato che le nozioni di residenza e di dimora utilizzate dalla
to giuridico italiano e diritto comunitario affermati in relazione decisione quadro sono nozioni comunitarie, la cui interpreta-
all’art. 11 Cost. La Corte costituzionale, infatti, ha sempre rin- zione, fornita dalla Corte di giustizia, è vincolante per il giudi-
venuto in tale articolo il fondamento dell’attribuzione alle Co- ce nazionale. Nella sentenza Wolzenburg la Corte di giustizia
munità europee del potere di esercitare, in luogo degli Stati ha poi sottolineato che il motivo di rifiuto stabilito all’art. 4,
membri, competenze normative in determinate materie e, punto 6, mira ad accrescere le opportunità di reinserimento
sempre con riferimento a tale articolo, ha riconosciuto il po- sociale della persona ricercata una volta scontata la pena cui
tere-dovere del giudice (così come dell’amministrazione) di essa è stata condannata e che, in vista di tale finalità, lo Sta-
dare immediata applicazione alle norme comunitarie provvi- to membro è legittimato a limitare il rifiuto alle «persone che
ste di effetto diretto in luogo di norme nazionali che siano abbiano dimostrato un sicuro grado di inserimento nella so-
con esse in contrasto, ovvero di sollevare questione di legit- cietà di detto Stato membro».
timità costituzionale per violazione di quel parametro costitu- Movendo da quest’ultima statuizione, la Corte costituzionale
zionale quando il contrasto fosse con norme comunitarie pri- ha osservato che, essendo questa la ratio della norma della
ve di effetto diretto. Pertanto, la Corte ha ritenuto che la que- decisione quadro, il criterio per individuare il contesto nel
stione di legittimità costituzionale fosse da scrutinarsi con ri- quale si rivela più facile e naturale la risocializzazione del con-
guardo anche all’art. 11 Cost, sebbene tale parametro non dannato, durante e dopo la detenzione, non è tanto e solo la
fosse stato formalmente evocato da giudice a quo. cittadinanza, quanto piuttosto la residenza stabile, il luogo
Quanto al parametro dell’art. 117, primo comma, Cost. (co- principale degli interessi, dei legami familiari, della formazio-
me novellato dalla riforma del Titolo V della Costituzione), la ne dei figli e di tutto ciò che riveli la sussistenza di un radica-
Corte ha sottolineato che tale disposizione ha colmato la la- mento dello straniero nello Stato in cui si trova.
cuna della mancata copertura costituzionale per le norme in- La Corte ha poi affermato che, se gli Stati membri avevano la
ternazionali convenzionali, escluse dalla previsione dell’art. facoltà di prevedere o meno il rifiuto di consegna, una volta
10, primo comma, Cost., confermando espressamente l’ob- operata la scelta di prevederlo, essi avevano l’obbligo di det-
bligo del legislatore, statale e regionale, di rispettare i vincoli tare una disciplina rispettosa del divieto di discriminazione in
derivanti dall’ordinamento comunitario. Il limite all’esercizio base alla nazionalità sancito dall’art. 12 del TCE e pienamen-
della funzione legislativa imposto dall’art. 117, primo com- te osservato dal citato art. 4, punto 6, della decisione quadro,
ma, Cost., tuttavia, è solo uno degli elementi rilevanti del rap- che recita: «se il mandato d’arresto europeo è stato rilascia-
porto tra diritto interno e diritto dell’Unione europea, rappor- to ai fini dell’esecuzione di una pena o di una misura di sicu-
to che, complessivamente considerato, continua a trovare rezza privative della libertà, qualora la persona ricercata di-
fondamento nell’art. 11 Cost., restando ferme, anche suc- mori nello Stato membro di esecuzione, ne sia cittadino o vi
cessivamente alla riforma del Titolo V, tutte le conseguenze risieda, se tale Stato si impegni a eseguire esso stesso tale

1234 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

pena o misura di sicurezza conformemente al suo diritto in- ropeo, in AA.VV., Diritto penale europeo e ordinamento ita-
terno». Invero, il divieto di discriminazione consente agli Sta- liano, Milano, 2006, 3-28.
ti di prevedere discipline differenziate in base alla nazionalità Sulla decisione quadro come fonte di produzione del diritto si
solo se esse abbiano una giustificazione legittima e ragione- vedano: Iuzzolino, La decisione quadro come fonte di produ-
vole, sottoposta ad un rigoroso test di proporzionalità rispet- zione del diritto dell’Unione europea nel settore della coope-
to all’obiettivo perseguito. Tale è stata giudicata, nella sen- razione giudiziaria penale. Il mutuo riconoscimento e i prin-
tenza Wolzenburg, la previsione secondo cui può beneficiare cipî di legalità, eguaglianza e non discriminazione, in Foro it.,
del rifiuto di consegna solo il non cittadino che risiede nello 2007, IV, 438; Calvano (a cura di), Legalità costituzionale e
Stato di esecuzione da almeno cinque anni. Tale invece non mandato d’arresto europeo, Napoli, 2007; Armone, La Corte
è, per la Corte, l’esclusione assoluta, per il cittadino di altro di giustizia e il terzo pilastro dell’Unione europea: quale futu-
Stato membro, di poter beneficiare del rifiuto di consegna e ro, in Foro it., 2006, IV, 587; Manes, L’incidenza delle “deci-
dell’esecuzione della pena in Italia, concretandosi tale esclu- sioni-quadro” sull’interpretazione in materia penale: profili di
sione in una discriminazione soggettiva del cittadino di altro diritto sostanziale, in Cass. Pen., 2006, p. 1150.
Paese dell’Unione in quanto straniero, che, in difetto di una Sulla disciplina della consegna “esecutiva” si veda Iuzzolino
ragionevole giustificazione, non è proporzionata. - Plastina, Mandato d’arresto europeo: rassegna di giurispru-
Per queste ragioni la Corte ha dichiarato l’illegittimità costitu- denza 2005-2009, in Foro it., 2009, II, 374, 565.
zionale dell’art. 18, comma 1, lettera r), della legge 22 aprile Sulla sentenza della Corte di giustizia Wolzenburg del 6 otto-
2005, n. 69, nella parte in cui non prevede il rifiuto di conse- bre 2009, n. 123/08 si vedano: Plastina, La consegna in exe-
gna anche del cittadino di un altro Paese membro dell’Unio- cutivis del residente nel mandato d’arresto europeo, tra dirit-
ne europea, che legittimamente ed effettivamente abbia re- to dell’Unione e diritto comunitario, in Foro it., 2010, IV, 15;
sidenza o dimora nel territorio italiano, ai fini dell’esecuzione Calvanese - De Amicis, Mandato d’arresto europeo e conse-
della pena detentiva in Italia conformemente al diritto inter- gna “esecutiva” del cittadino nell’interpretazione della Corte
no. di giustizia: verso la declaratoria di incostituzionalità dell’art.
18, lett. r), della l. n. 69/2005?, in Cass. Pen., 2010, 368.
I precedenti
Sull’inammissibilità della questione di legittimità costituzio-
nale nel caso di incompatibilità della norma interna con nor-
me comunitarie provviste di effetto diretto e sulla disapplica-
PROCESSO TRIBUTARIO
zione della norma interna da parte del giudice comune, si ve-
dano le sentenze: 30 aprile 2009, n. 125, in Guida al dirit- NOTIFICA DI CARTELLA ESATTORIALE
to 2009, 26, 32, con nota di De Pasquale ed in Giur. co-
Corte costituzionale, sentenza 17 giugno 2010, n. 217 -
st. 2009, 2, 1179, con nota di Pinelli; 13 luglio 2007, n. 284,
in Giur. cost. 2007, 4, 2780, con nota di Guazzarotti ed Pres. Amirante - Rel. Gallo
in Giur. cost. 2008, 1, 457, con nota di Capuano; 30 marzo È inammissibile la questione di legittimità costituziona-
1995, n. 94, in Foro it. 1995, I, 1081, con note di Cerri, An- le dell’art. 49, comma 1, del decreto legislativo 31 di-
giolini, Romboli ed in Riv. it. dir. pubbl. comunit. 1995, 559,
cembre 1992, n. 546 (Disposizioni sul processo tributario
con nota di Marzanati; 18 aprile 1991, n. 168, in Riv. dir. in-
in attuazione della delega al Governo contenuta nell’ar-
ternaz. 1991, 108 ed in Giur. cost. 1991, 1409; 11 luglio
ticolo 30 della legge 30 dicembre 1991, n. 413), sollevata
1989, n. 389, in Cass. pen. 1990, I, 565 ed in Riv. it. dir. pub-
bl. comunit. 1991, 1065; 23 aprile 1985, n. 113, in Foro in riferimento agli artt. 3, 23, 24, 111 e 113 della Costitu-
it. 1985, I, 1600 ed in Giur. it. 1986, I, 1, 28; 8 giugno 1984, zione, nonché, quale norma interposta all’art. 10 Cost.,
n. 170, in Quaderni regionali 1984, 1008 ed in Giur. co- in riferimento all’art. 6, comma 1, della Convenzione per
st. 1984, I, 1098. la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fonda-
Sull’illegittimità costituzionale della norma interna che viola mentali.
una norma comunitaria priva di effetto diretto si vedano an-
che le sentenze: 28 gennaio 2010, n. 28, in Foro Il caso
it. 2010, 4, 1109, con nota di Armone; 26 luglio 1996, n. 317, Un contribuente aveva proposto ricorso avverso l’avviso di
in Dir. e giur. agr. 1996, 627, con nota di Fioravanti ed in Giur. accertamento, ai fini dell’IRPEF, dei redditi derivanti dalla sua
cost. 1996, 2609. partecipazione ad una società di persone nell’anno 1993. In
Sull’efficacia delle pronunce della Corte di giustizia nell’ordi- primo grado la Commissione tributaria provinciale aveva ac-
namento interno si vedano le sentenze: 18 aprile 1991, n. colto il ricorso, mentre in grado di appello - in riforma della
168, in Giur. cost. 1991, 1409; 11 luglio 1989, n. 389, in Giur. sentenza di primo grado ed in accoglimento del gravame
it. 1991, I, 1, 524 ed in Foro it. 1991, I, 1076; 23 aprile 1985, proposto dall’Agenzia delle entrate - la Commissione tributa-
n. 113, in Foro it. 1985, I, 1600 ed in Giur. cost. 1985, I, 694. ria regionale l’aveva rigettata.
In tema di mandato d’arresto europeo si veda la sentenza 16 L’atto di appello era stato notificato a mezzo posta, con la
maggio 2008, n. 143, in Giur. cost. 2008, 3, 1753, con nota di consegna del plico al portiere dell’appellato, senza che alla
Marchetti. notifica fosse seguito l’invio di altra lettera raccomandata per
informare il destinatario dell’avvenuta notificazione. L’appel-
La dottrina lato contribuente, per questa ragione, non ne aveva avuto
Sul mandato d’arresto europeo in generale si vedano: Bargis, notizia ed era venuto a conoscenza della sentenza di appello
Riflessioni in tema di mandato di arresto europeo, in Riv. dir. solo con la ricezione della notificazione di una cartella di pa-
proc., 2009, 617; De Amicis - Iuzzolino, Guida al mandato gamento.
d’arresto europeo, Milano, 2008; Chiavario (a cura di) Il man- Deducendo la violazione del contraddittorio, egli aveva allora
dato di arresto europeo. Commento alla legge 22 aprile proposto ricorso per cassazione e, nelle more del giudizio di
2005, n. 69, Torino, 2006; Iuzzolino, Il mandato d’arresto eu- cassazione, aveva presentato alla Commissione tributaria re-

Corriere giuridico 9/2010 1235


Giurisprudenza
Sintesi

gionale un’istanza di sospensione, in via cautelare, dell’ese- La Corte ha osservato che, sul punto, non esiste un “diritto
cuzione della sentenza di secondo grado, invocando l’appli- vivente”, non essendovi alcuna pronuncia della Corte di cas-
cazione dell’art. 373 c.p.c. - e degli artt. 47, 49 e 61 del d.lgs. sazione, ma solo contrastanti orientamenti della giurispru-
n. 546 del 1992 e deducendo che dall’esecuzione della sen- denza di merito. Ha poi evidenziato che la disposizione de-
tenza poteva derivargli grave ed irreparabile danno, essendo- nunciata è interpretabile anche in modo diverso rispetto a
gli stata notificata una cartella di pagamento comprensiva del quello sostenuto dal giudice a quo: il contenuto precettivo
debito tributario risultante dalla sentenza di appello impugna- dell’art. 337 c.p.c. - inapplicabile al processo tributario, per
ta per cassazione, nonché comunicata l’avvenuta iscrizione l’espresso disposto della norma censurata - è costituito, in-
ipotecaria effettuata a garanzia del soddisfacimento, ad un fatti, dalla regola per cui l’esecuzione della sentenza non è
tempo, sia del debito tributario risultante dalla medesima sospesa per effetto della sua impugnazione e dalla previsio-
sentenza di appello, sia di un ulteriore debito. ne di alcune eccezioni a questa regola («salve le disposizioni
A fronte di tale istanza, la Commissione tributaria regionale degli artt. (…) 373 (…)»). In modo analogo, il primo comma
aveva rilevato che, pur essendo a suo avviso sussistenti i dell’art. 373, comma 1, cod. proc. civ. prevede, nel primo pe-
presupposti per la sospensione cautelare - ossia il fumus bo- riodo, la regola secondo cui il ricorso per cassazione non so-
ni iuris ed il periculum in mora - ostava all’accoglimento del- spende l’esecuzione della sentenza, e, nel secondo periodo,
l’istanza l’art. 49, comma 1, del d.lgs. 31 dicembre 1992, n. un’eccezione, disponendo che «tuttavia il giudice che ha pro-
546, il quale stabilisce che «Alle impugnazioni delle sentenze nunciato la sentenza impugnata può, su istanza di parte e
delle commissioni tributarie si applicano le disposizioni del ti- qualora dall’esecuzione possa derivare grave ed irreparabile
tolo III, capo I, del libro II del codice di procedura civile, esclu- danno, disporre con ordinanza non impugnabile che l’esecu-
so l’art. 337 e fatto salvo quanto disposto nel presente de- zione sia sospesa o che sia prestata congrua cauzione».
creto». Secondo la Commissione tributaria regionale, infatti, Orbene, secondo la Corte, l’inapplicabilità al processo tribu-
tale articolo, escludendo espressamente l’applicabilità al pro- tario - in forza della disposizione censurata - della regola, so-
cesso tributario dell’art. 337 c.p.c. escluderebbe l’applicabi- stanzialmente identica, contenuta nell’art. 337 e nel primo
lità anche delle disposizioni menzionate da tale articolo, tra le periodo del primo comma dell’art. 373 c.p.c. non comporta
quali è compreso l’art. 373 c.p.c., il quale prevede, al secon- necessariamente l’inapplicabilità anche delle “eccezioni”
do periodo del primo comma, che «il giudice che ha pronun- previste dal codice di procedura e, in particolare, del potere
ciato la sentenza impugnata può, su istanza di parte e qualo- del giudice dell’appello, previsto dal secondo periodo del pri-
ra dall’esecuzione possa derivare grave ed irreparabile dan- mo comma dell’art. 373 c.p.c., di sospendere in via cautela-
no, disporre con ordinanza non impugnabile che l’esecuzione re l’esecuzione della propria sentenza, impugnata per cassa-
sia sospesa o che sia prestata congrua cauzione». zione. In base a tale interpretazione, l’art. 49, comma 1, del
Tanto premesso, la Commissione tributaria regionale aveva d.lgs. n. 546 del 1992 non costituisce allora un ostacolo nor-
sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 49 del mativo ad applicare al processo tributario l’inibitoria cautela-
d.lgs. n. 546/1992, «nella parte in cui non prevede, in unico re di cui all’art. 373 cod. proc. civ. e, pertanto, la sollevata
grado, la possibilità di sospensione della sentenza di appello questione appare irrilevante.
tributaria, impugnata con ricorso per cassazione, allorquando Sotto un ulteriore profilo, la Corte ha ritenuto la questione
ivi sopravvenga, per la prima volta, il pericolo di un “grave ed inammissibile anche in quanto il giudice rimettente non ave-
irreparabile danno”, con carattere di irreversibilità e non altri- va adeguatamente motivato in ordine alla sussistenza, nella
menti evitabile». Secondo detta Commissione, siffatta previ- specie, del periculum in mora. Il giudice a quo, infatti, non
sione si porrebbe in contrasto con il principio di ragionevolez- aveva preso in considerazione né la situazione economica
za di cui all’art. 3, primo comma, Cost., in quanto, escludendo del debitore, né la possibilità per quest’ultimo di evitare, nel-
la tutela cautelare, consentirebbe un «sacrificio inevitabile ed le more, l’esecuzione forzata immobiliare. La carente moti-
irreparabile» dei diritti dei contribuenti in contrasto con la fi- vazione circa la sussistenza del periculum si è risolta allora in
nalità propria del processo tributario, che è quella di garantire un ulteriore profilo di inammissibilità della questione, per di-
loro il diritto a versare il giusto tributo. Detta disposizione con- fetto di motivazione sulla rilevanza.
trasterebbe, inoltre, con l’art. 24 Cost. dal momento che la di- In relazione all’asserita sussistenza del fumus boni iuris, la
sponibilità di misure cautelari è componente essenziale della Corte ha poi evidenziato che il caso della notificazione di un
tutela giurisdizionale garantita da detto articolo, nonché con atto a mezzo del servizio postale mediante consegna del pie-
l’art. 113 Cost., ai sensi del quale la tutela giurisdizionale dei go al portiere dello stabile del destinatario è regolato dall’art.
diritti ed interessi legittimi è «sempre» ammessa. Infine, la 7 della legge 20 novembre 1982, n. 890, modificato dall’art.
Commissione tributaria regionale aveva dedotto il contrasto 36, comma 2-quater, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n.
della denunciata disposizione con l’art. 111 Cost. e con l’art. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio
6, comma 1, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti 2008, n. 31. Occorre allora distinguere tra notificazioni effet-
dell’uomo e delle libertà fondamentali «in relazione all’art. 10 tuate anteriormente al 1° marzo 2008 - data di entrata in vi-
Cost.», osservando che i tempi processuali del giudizio di cas- gore della novella - e notificazioni effettuate a partire da tale
sazione non dovrebbero mai tradursi in una perdita inevitabile data: nel periodo anteriore al 1° marzo 2008, la notificazione
ed irreversibile per il ricorrente. si perfezionava infatti con la semplice consegna del piego al
portiere, mentre, per le sole notificazioni successive a tale
La decisione data, invece, la novella ha previsto, dopo la consegna del pie-
La Corte ha ritenuto la questione inammissibile sotto diversi go al portiere, anche l’invio al destinatario, da parte dell’a-
profili. gente postale, di una lettera raccomandata contenente la no-
Innanzitutto, in quanto il giudice a quo aveva omesso di ri- tizia dell’avvenuta notificazione.
cercare un’interpretazione costituzionalmente orientata della Poiché è pacifico che la nuova disciplina normativa non ha ef-
disposizione denunciata, risolvendosi tale omissione in una fetti retroattivi (come espressamente stabilito dal primo pe-
carenza motivazionale sulla rilevanza della questione solleva- riodo del comma 2-quinquies dell’art. 36 del citato decreto-
ta. legge n. 248 del 2007 e come riconosciuto anche dalla giuri-

1236 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

sprudenza di legittimità) e poiché nella specie l’atto di appel- di guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostan-
lo era stato notificato sicuramente prima del 1° marzo 2008, ze stupefacenti, aveva rilevato che, essendo nel vigente te-
la Corte ha concluso che la notificazione era pienamente va- sto dell’art. 186, comma 2, lettera c), del codice della strada
lida non dovendo l’agente postale, dopo la consegna del pie- espressamente richiamato l’art. 240, comma 1, c.p., sotto
go al portiere inviare al destinatario alcuna lettera raccoman- l’aspetto formale, tale confisca doveva essere qualificata co-
data. Di qui l’infondatezza dell’istanza cautelare e, per l’effet- me misura di sicurezza patrimoniale», per la quale, quindi,
to, l’inammissibilità, per irrilevanza, della sollevata questione. operava il principio - in forza del rinvio all’art. 200, comma 1,
c.p. contenuto nell’art. 236 del medesimo codice - secondo
I precedenti cui «le misure di sicurezza sono regolate dalla legge in vigo-
Sulla tutela cautelare nel processo tributario, si vedano le re al tempo della loro applicazione». Ne conseguirebbe che
sentenze: 31 maggio 2000, n. 165, in Bollettino trib. 2000, la misura della confisca del veicolo è destinata ad applicarsi
1195, con nota di Susanna, in Corr. trib. 2000, 1893 con nota pure «nei riguardi di coloro che, imputati del reato di guida
di Glendi ed in Foro it. 2000, I, 2113; 1° aprile 1982, n. 63, in sotto l’influenza dell’alcool (o di quello di guida in stato di al-
Foro it. 1982, I, 1216 ed in Giur. it. 1982, I, 1, 1342. terazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti), risul-
tino destinatari di una sentenza di condanna o di una senten-
La dottrina za di patteggiamento, anche se il reato venne commesso in
Sull’inibitoria cautelare della sentenza di appello nel processo epoca anteriore alla data di entrata in vigore del citato decre-
tributario si vedano: Vullo, Sull’inibitoria ex art. 373 c.p.c. e to-legge n. 92 del 2008».
sull’irreparabilità del danno nel processo tributario cautelare, Ebbene, secondo il giudice a quo, le norme censurate sareb-
in Riv. giur. trib.,1999, 12, 1045; Id., Nel processo tributario bero in contrasto con l’art. 7 della Convenzione europea per
non si applica l’inibitoria ex art. 373 c.p.c., in Riv. giur. trib. n. la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamen-
9 del 2000, 816; Pace, La sospensione dell’esecuzione della tali, secondo cui «non può essere inflitta una pena più grave
sentenza di secondo grado, in Corr. trib., 2001, 41, 3068; Id., di quella che sarebbe stata applicata al tempo in cui il reato è
L’esecuzione delle sentenze impugnate in cassazione, in stato consumato».
Corr. trib., 2002, 24, 2128; Lucariello, La sospensione ex art. Il suddetto art. 7 - aveva sottolineato il rimettente - si pone
373 del codice di procedura civile della sentenza pronunciata come «norma interposta», ovvero come disposizione «sub-
dal giudice tributario di secondo grado trova cittadinanza nel costituzionale», che finisce «per integrare e dare contenuto»
processo tributario, in Il fisco n. 35 del 2006; Accordino, La al dettato dell’art. 117, primo comma, Cost., sicché la sua
tutela cautelare tra disposizioni del codice di procedura civile violazione da parte di norma di legge ordinaria integra un con-
e norme tributarie: riflessioni a margine di alcuni recenti in- trasto con tale parametro costituzionale. Conclusione, que-
terventi della giurisprudenza, in Rass. trib., 2009, 5, 1337. sta, proposta «dalla Corte costituzionale con le sentenze nn.
348 e 349 del 2007», pronunce che hanno «definitivamente
chiarito» - si notava ancora nell’ordinanza di rimessione -
«che il giudice è tenuto a valutare la compatibilità costituzio-
CIRCOLAZIONE STRADALE nale di ciascuna norma di legge ordinaria, anche nelle mate-
rie penalistiche, con le norme della Cedu», le quali, peraltro,
CONFISCA DEL VEICOLO PER GUIDA IN STATO rilevano non «in sé considerate», bensì «come prodotto del-
DI EBBREZZA la interpretazione datane dalla Corte di Strasburgo nelle sue
sentenze».
Corte costituzionale, sentenza 4 giugno 2010, n. 196 - Orbene, «proprio con riferimento al principio fissato dall’art.
Pres. Amirante - Rel. Quaranta 7 della Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha pun-
tualizzato» - aveva osservato il rimettente - che nell’indivi-
È costituzionalmente illegittimo, limitatamente alle pa- duazione del concetto di pena è necessario «andare al di là
role «ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del co- delle apparenze» per valutare «se una data misura costitui-
dice penale», l’art. 186, comma 2, lettera c), d.lgs. 30 sca pena ai sensi di tale norma», verificando se essa «sia sta-
aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada), come ta imposta a seguito di una condanna per un reato», per poi
modificato dell’art. 4, comma 1, lettera b), del decreto- attribuire rilievo ad altri elementi, come «la natura e lo scopo
legge 23 maggio 2008, n. 92 (Misure urgenti in materia di della misura in questione; la sua qualificazione nel diritto in-
sicurezza pubblica), convertito, con modificazioni, dal- terno; le procedure correlate alla sua adozione ed esecuzio-
l’art. 1, comma 1, della legge 24 luglio 2008, n. 125; ne». Tali affermazioni, fatte dalla Corte di Strasburgo nella
sentenza del 9 febbraio 2005, resa nella causa n. 307-
Il caso A/1995, Welch c. Regno Unito (che ha riconosciuto la viola-
Il giudice rimettente, premesso che l’art. 186, comma 2, let- zione dell’art. 7 della Convenzione proprio «in un caso di ap-
tera c), cod. strada, nel testo novellato dall’art. 4 del decreto- plicazione retroattiva della confisca di beni disposta nei ri-
legge n. 92 del 2008, convertito con modificazioni nella leg- guardi di un trafficante di droga condannato a non ridotta pe-
ge n. 125 del 2008, prevede che sia «sempre disposta la na detentiva»), sono state ulteriormente precisate dalla sua
confisca del veicolo con il quale è stato commesso il reato ai successiva giurisprudenza. Essa, infatti, ha specificato che la
sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, garanzia sancita dall’art. 7, in quanto «elemento essenziale
salvo che il veicolo stesso appartenga a persona estranea al della preminenza del diritto, occupa un posto fondamentale
reato», in caso di condanna tanto per la fattispecie criminosa nel sistema di protezione della Convenzione, come dimostra
di guida in stato di ebbrezza in conseguenza dell’uso di be- il fatto che l’art. 15 non autorizza alcuna deroga», sicché la
vande alcoliche, purché sia stato accertato a carico del con- sua interpretazione ed applicazione deve avvenire «in modo
ducente un valore corrispondente ad un tasso alcolemico su- da assicurare una protezione effettiva contro le azioni penali,
periore a 1,5 grammi per litro di sostanza ematica, quanto le condanne e le sanzioni arbitrarie», giacché, se la norma de
per la fattispecie criminosa (art. 187 del codice della strada) qua «vieta principalmente di estendere il campo di applica-

Corriere giuridico 9/2010 1237


Giurisprudenza
Sintesi

zione dei reati esistenti a fatti che, in precedenza, non costi- sura di carattere sanzionatorio, la Corte ha affermato che la
tuivano reati, impone altresì di non applicare la legge penale sua applicazione retroattiva, ponendosi in contrasto con la in-
in maniera estensiva a pregiudizio dell’imputato» (in tal sen- terpretazione che dell’art. 7 della CEDU ha fornito la Corte
so, v. la sentenza del 20 gennaio 2009, resa nella causa dei diritti dell’uomo, integra una violazione dell’art. 117, pri-
75909/2001, Fondi s.r.l. ed altri c. Italia). mo comma, Cost.
Detta natura essenzialmente sanzionatoria della confisca
La decisione prevista dall’art. 186 del codice della strada è stata afferma-
La Corte costituzionale ha anzitutto verificato la impossibi- ta, innanzitutto, sulla base degli esatti rilievi formulati dal giu-
lità di una soluzione della questione in via interpretativa, dice rimettente.
poiché la pressoché unanime giurisprudenza di legittimità Questi, difatti, aveva sottolineato come la confisca che
ha affermato che l’ipotesi di confisca obbligatoria prevista avrebbe dovuto essere applicata nel giudizio a quo, al di là
dall’art. 186, comma 2, lettera c), del codice della strada della sua qualificazione formale, presentasse «una funzione
(nel testo novellato dall’art. 4, comma 1, lettera b, del d.l. sanzionatoria e meramente repressiva» e non invece pre-
n. 92 del 2008, convertito, con modificazioni, nella legge n. ventiva. A tale conclusione il rimettente era pervenuto sulla
125 del 2008) si applica anche alle condotte poste in esse- base della duplice considerazione che tale «misura è applica-
re prima dell’entrata in vigore della novella (in tal senso, bile anche quando il veicolo dovesse risultare incidentato e
Corte di cassazione, sezione IV penale, sentenza 4 giugno temporaneamente inutilizzabile» (e, dunque, «privo di attua-
2009, n. 32932; sentenza 3 aprile 2009, n. 38179; senten- le pericolosità oggettiva») e che la sua operatività «non im-
za 27 gennaio 2009, n. 9986), mentre è rimasta del tutto pedisce in sé l’impiego di altri mezzi da parte dell’imputato,
isolata la decisione della stessa Corte secondo cui il «ri- dunque un rischio di recidiva», sicché la misura della confisca
chiamo all’art. 240, secondo comma, c.p..» (contenuto nel si presenta non idonea a neutralizzare la situazione di perico-
testo dell’art. 186, comma 2, lettera c, del codice della lo per la cui prevenzione è stata concepita.
strada) avrebbe «solo l’intento di rimarcare l’obbligatorietà D’altra parte, il carattere sanzionatorio, proprio di tale misura,
della confisca e non quello di affermare che il caso discipli- risulta confermato da quanto ritenuto dalla stessa Corte co-
nato rientri tra quelli che detta disposizione contempla», stituzionale in relazione alla confisca di ciclomotori o moto-
ciò che renderebbe, pertanto, «non estensibile» alla misu- veicoli, prevista dall’art. 213, comma 2-sexies, cod. strada,
ra qui in esame «la regola dettata dall’art. 200 c.p..», vale a allorché detti mezzi siano «utilizzati per commettere un rea-
dire quella dell’applicazione retroattiva della misura di sicu- to».
rezza (così sezione IV penale, sentenza 29 aprile 2009, n. La Corte - nel ritenere «non irragionevole la scelta del legi-
32916). slatore di prevedere una più intensa risposta punitiva, allor-
Il giudice delle leggi ha sottolineato poi che dalla giurispru- ché un reato sia commesso mediante l’uso di ciclomotori o
denza della Corte di Strasburgo, formatasi in particolare sul- motoveicoli» - ha qualificato come «sanzione accessoria» ta-
l’interpretazione degli artt. 6 e 7 della CEDU, si ricava il prin- le forma di confisca (sentenza n. 345 del 2007, in particolare
cipio secondo il quale tutte le misure di carattere punitivo-af- il punto 5. del Considerato in diritto).
flittivo devono essere soggette alla medesima disciplina del- Né, infine, vanno trascurate le peculiari circostanze con ri-
la sanzione penale in senso stretto. ferimento alle quali la citata sentenza è pervenuta a tale
Principio questo, del resto, desumibile dall’art. 25, secondo conclusione, essendosi la Corte pronunciata relativamente
comma, Cost., il quale - data l’ampiezza della sua formulazio- ad un’ipotesi di confisca disposta proprio «nel caso con-
ne («Nessuno può essere punito…») - può essere interpre- templato dall’art. 186 del codice della strada», rispetto al
tato nel senso che ogni intervento sanzionatorio, il quale non quale si è riconosciuto «un rapporto di necessaria strumen-
abbia prevalentemente la funzione di prevenzione criminale talità tra l’impiego del veicolo e la consumazione del reato»,
(e quindi non sia riconducibile - in senso stretto - a vere e giustificando, così, anche su queste basi, l’affermazione
proprie misure di sicurezza), è applicabile soltanto se la legge della natura sanzionatoria della confisca del mezzo (senten-
che lo prevede risulti già vigente al momento della commis- za n. 345 del 2007, ancora al punto 5. del Considerato in di-
sione del fatto sanzionato. ritto).
D’altronde, la Corte costituzionale non solo ha affermato In conclusione, per rendere compatibile con l’art. 7 della CE-
che, per le misure sanzionatorie diverse dalle pene in senso DU - e quindi con l’art. 117, primo comma, Cost. - il novella-
stretto, sussiste «l’esigenza della prefissione ex lege di rigo- to testo dell’art. 186, comma 2, lettera c), del codice della
rosi criteri di esercizio del potere relativo all’applicazione (o strada, la Corte ha ritenuto sufficiente limitare la declaratoria
alla non applicazione) di esse» (sentenza n. 447 del 1988), di illegittimità costituzionale alle sole parole «ai sensi dell’ar-
ma anche precisato come la necessità «che sia la legge a ticolo 240, secondo comma, del codice penale», dalle quali
configurare, con sufficienza adeguata alla fattispecie, i fatti soltanto deriva l’applicazione retroattiva della misura in que-
da punire» risulti pur sempre «ricavabile anche per le sanzio- stione.
ni amministrative dall’art. 25, secondo comma, della Costitu- Tale esito è, infatti, sufficiente a recidere il legame che - in
zione» (sentenza n. 78 del 1967). contrasto con le indicazioni ricavabili dalla giurisprudenza tan-
A ciò è da aggiungere che anche la disciplina generale relati- to della Corte costituzionale quanto di quella di Strasburgo -
va agli illeciti amministrativi depenalizzati - recata dalla legge l’art. 4, comma 1, lettera b), del decreto-legge n. 92 del 2008,
24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale) - ha convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della leg-
stabilito che «Nessuno può essere assoggettato a sanzioni ge n. 125 del 2008, ha inteso stabilire tra detta ipotesi di con-
amministrative se non in forza di una legge che sia entrata in fisca e la disciplina generale delle misure di sicurezza patri-
vigore prima della commissione della violazione» (art. 1, pri- moniali contenuta nel codice penale.
mo comma), dettando, così, una regola che si pone come
principio generale di quello specifico sistema. I precedenti
Pertanto, una volta riconosciuto che l’ipotesi di confisca pre- Nella giurisprudenza costituzionale, sulla natura “sub-co-
vista dall’art. 186 del codice della strada costituisce una mi- stituzionale” - ex art. 117, primo comma, Cost. - delle nor-

1238 Corriere giuridico 9/2010


Giurisprudenza
Sintesi

me della CEDU e sulle conseguenze di tale qualificazione, ad una verifica di compatibilità con le norme della Costitu-
v. la sentenza n. 348 del 2007, la quale afferma, tra l’altro, zione. Ne consegue che al giudice comune spetta interpre-
che la CEDU presenta, rispetto agli altri trattati internazio- tare la norma interna in modo conforme alla disposizione in-
nali, la caratteristica peculiare di aver previsto la compe- ternazionale, entro i limiti nei quali ciò sia permesso dai testi
tenza di un organo giurisdizionale, la Corte europea per i di- delle norme. Qualora ciò non sia possibile, ovvero dubiti del-
ritti dell’uomo, cui è affidata la funzione di interpretare le la compatibilità della norma interna con la disposizione con-
norme della Convenzione stessa. Difatti l’art. 32, paragrafo venzionale interposta, egli deve investire la Corte costituzio-
1, stabilisce: «La competenza della Corte si estende a tut- nale della relativa questione di legittimità costituzionale ri-
te le questioni concernenti l’interpretazione e l’applicazio- spetto al parametro dell’art. 117, primo comma.
ne della Convenzione e dei suoi protocolli che siano sotto- Alle predette sentenze si richiama la successiva sent. n. 311
poste ad essa alle condizioni previste negli articoli 33, 34 e del 2009.
47».
Poiché le norme giuridiche vivono nell’interpretazione che
ne danno gli operatori del diritto, i giudici in primo luogo, la
naturale conseguenza che deriva dall’art. 32, paragrafo 1,
della Convenzione è che tra gli obblighi internazionali assun-
ti dall’Italia con la sottoscrizione e la ratifica della CEDU vi è
quello di adeguare la propria legislazione alle norme di tale
trattato, nel significato attribuito dalla Corte specificamente
istituita per dare ad esse interpretazione ed applicazione.
Non si può parlare quindi di una competenza giurisdizionale
che si sovrappone a quella degli organi giudiziari dello Stato
italiano, ma di una funzione interpretativa eminente che gli
Stati contraenti hanno riconosciuto alla Corte europea, con-
tribuendo con ciò a precisare i loro obblighi internazionali
nella specifica materia. Ciò non significa che le norme della
CEDU, quali interpretate dalla Corte di Strasburgo, acquista-
no la forza delle norme costituzionali e sono perciò immuni
dal controllo di legittimità costituzionale della Corte. Proprio
perché si tratta di norme che integrano il parametro costitu-
zionale, ma rimangono pur sempre ad un livello sub-costitu-
zionale, è necessario che esse siano conformi a Costituzio-
ne. La particolare natura delle stesse norme, diverse sia da
quelle comunitarie sia da quelle concordatarie, fa sì che lo
scrutinio di costituzionalità non possa limitarsi alla possibile
lesione dei principi e dei diritti fondamentali (ex plurimis,
sentenze n. 183 del 1973, n. 170 del 1984, n. 168 del 1991,
n. 73 del 2001, n. 454 del 2006) o dei principi supremi (ex
plurimis, sentenze n. 30 e n. 31 del 1971, n. 12 e n. 195 del
1972, n. 175 del 1973, n. 1 del 1977, n. 16 del 1978, n. 16 e
n. 18 del 1982, n. 203 del 1989), ma debba estendersi ad
ogni profilo di contrasto tra le “norme interposte” e quelle
costituzionali. Si veda anche la sent. n. 349 del 2007, se-
condo la quale, il nuovo testo dell’art. 117, primo comma,
Cost., ha colmato una lacuna e, in armonia con le Costitu-
zioni di altri Paesi europei, si collega, a prescindere dalla sua
collocazione sistematica nella Carta costituzionale, al qua-
dro dei princìpi che espressamente già garantivano a livello
primario l’osservanza di determinati obblighi internazionali
assunti dallo Stato. Ciò non significa, beninteso, che con
l’art. 117, primo comma, Cost., si possa attribuire rango co-
stituzionale alle norme contenute in accordi internazionali,
oggetto di una legge ordinaria di adattamento, com’è il caso
delle norme della CEDU. Il parametro costituzionale in esa-
me comporta, infatti, l’obbligo del legislatore ordinario di ri-
spettare dette norme, con la conseguenza che la norma na-
zionale incompatibile con la norma della CEDU e dunque
con gli “obblighi internazionali” di cui all’art. 117, primo
comma, viola per ciò stesso tale parametro costituzionale.
Con l’art. 117, primo comma, si è realizzato, in definitiva, un
rinvio mobile alla norma convenzionale di volta in volta con-
ferente, la quale dà vita e contenuto a quegli obblighi inter-
nazionali genericamente evocati e, con essi, al parametro,
tanto da essere comunemente qualificata “norma interpo-
sta”; e che è soggetta a sua volta, come si dirà in seguito,

Corriere giuridico 9/2010 1239


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Giurisprudenza
Sintesi

Osservatorio della Corte europea


dei diritti dell’uomo
a cura di Alessia Sonaglioni (*)

45. D’altro canto la Corte ha ritenuto che delle circostanze


DIRITTO AD UN EQUO PROCESSO eccezionali dipendenti dalla natura delle questioni sottoposte
al giudice nell’ambito della procedura, potessero giustificare
PUBBLICITÀ DELL’UDIENZA E MOTIVI D’APPELLO la dispensa da una pubblica udienza, ad esempio quando si
tratta di controversie particolarmente tecniche che si presta-
Corte europea dei diritti dell’uomo, sez. II, 18 maggio no più allo scambio di memorie scritte che alle difese orali, e
2010 - Udorovic c. Italia, (non definitiva, violazione art. 6) laddove vi sono imperativi di efficacia ed economicità della
procedura (Martinie c. Francia [GC], n. 58675/00, CEDH
Fatto (**) 2006, § 41; le sentenze Miller e Schuler-Zgraggen cit.).
Il ricorrente è un cittadino italiano appartenente alla comunità 46. Nel caso di specie l’esclusione del pubblico dalla sala
rom Sinti. Risiede a Terracina. Con due delibere del 1996 e udienze è espressamente prevista dal decreto n. 268, che
del 1999 il Comune di Roma ordinò il censimento e l’evacua- contiene un rinvio esplicito alle norme del codice di procedu-
zione del campo nomadi in cui risiedeva il ricorrente, che im- ra civile relative alle procedure in camera di consiglio.
pugnò le delibere innanzi al TAR del Lazio. La procedura è 47. La Corte ha appena constatato la natura preliminare della
tuttora pendente. Il ricorrente intentò anche ricorso innanzi il procedura in questione e il carattere provvisorio delle misure
tribunale civile contro il Comune di Roma ai sensi del decre- adottate nel suo ambito (…).
to legislativo n. 286 de 1998, facendo valere che le delibere A tale riguardo ricorda di aver già affermato che, quando si
del Comune di Roma costituivano un trattamento discrimina- tratta di procedure preliminari, in casi eccezionali - ad esem-
torio nei confronti dei Sinti. Il ricorso venne respinto in primo pio laddove l’effettività della misura provvisoria richiesta di-
grado. Il 14 gennaio 2002 la decisione del tribunale venne pende dalla rapidità del processo decisionale - può risultare
confermata dalla corte d’appello. impossibile il rispetto immediato di tutte le esigenze previste
Innanzi alla Corte il ricorrente ha lamentato la violazione del dall’art. 6. In tal modo, in alcune ipotesi determinate, mentre
diritto ad un equo processo. l’indipendenza e l’imparzialità del tribunale o del giudice co-
stituiscono delle garanzie inalienabili da rispettare in tale pro-
cedura, altre garanzie procedurali possono essere applicate
Diritto solo per quanto permesso dalla natura e dallo scopo della
procedura provvisoria considerata. Nel caso di procedura ul-
II. SULL’INVOCATA VIOLAZIONE teriore davanti alla Corte spetta al Governo provare, tenuto
DELL’ARTICOLO 6 DELLA CONVENZIONE conto dello scopo della procedura in questione in un dato ca-
PER LA MANCATA PUBBLICITA’DELL’UDIENZA so, che una o più garanzie procedurali particolari non poteva-
…omissis… no essere applicate senza compromettere indebitamente la
B. Sul merito realizzazione degli obiettivi perseguiti dalla misura provviso-
…omissis… ria in questione (…).
2. Valutazione della Corte 48. Le parti sono d’accordo nel dire che il ricorso contro la di-
43. La Corte ricorda che la pubblicità delle procedure innanzi scriminazione ha come scopo quello di assicurare a ciascun
agli organi giudiziari interessati dall’art. 6 § 1 tutela i cittadini individuo una tutela immediata ed efficace contro trattamen-
contro una giustizia segreta che sfuggirebbe al controllo del ti discriminatori da parte di individui o della pubblica ammini-
pubblico (v. Riepan c. Austria, n. 35115/97, § 27, CEDH strazione. Ai sensi dell’art. 44 del decreto n. 286 le domande
2000-XII). La pubblicità è uno dei mezzi che permette di pre- dei cittadini in tale ambito tendono ad ottenere la cessazione
servare la fiducia nelle corti e nei tribunali. Attraverso la tra- del comportamento discriminatorio e l’adozione di misure
sparenza che conferisce all’amministrazione della giustizia, adeguate, a seconda delle circostanze, a rimuovere gli effet-
essa contribuisce a realizzare lo scopo dell’art. 6 § 1: l’equo ti della discriminazione.
processo, la cui garanzia fa parte dei principi di ogni società 49. La Corte ammette che nell’ambito considerato le autorità
democratica ai sensi della Convenzione (v. inter alia Tierce e nazionali tengano conto degli imperativi di efficacia e celerità
altri c. San Marino, n. 24954/94, 24971/94 e 24972/94, § 92, e che garantire sistematicamente la pubblicità delle udienze
CEDH 2000-IX). potrebbe costituire un ostacolo alla diligenza dell’intervento
44. L’art. 6 § 1 non impedisce che i tribunali decidano, alla lu- richiesto dal ricorrente.
ce delle particolarità della causa sottoposta al loro esame, di
derogare a tale principio; l’esame a porte chiuse, che sia to-
Note:
tale o parziale, deve essere strettamente richiesto dalle cir-
costanze del caso (si veda, per esempio, mutatis mutandis, (*) Funzionario del Consiglio d’Europa. Le opinioni espresse im-
la sentenza Diennet c. Francia, del 26 settembre 1995, serie pegnano solo l’Autrice.
A n. 325-A, § 34). (**) Traduzione non ufficiale dalla versione francese.

Corriere giuridico 9/2010 1241


Giurisprudenza
Sintesi

50. D’altro canto, non perde di vista il fatto che la procedura che il tener conto del motivo controverso da parte della cor-
davanti al tribunale e alla corte d’appello di Roma si è svolta te d’appello avrebbero avuto sull’esito della procedura. Tut-
nel rispetto delle altre garanzie procedurali previste dall’art. tavia, essa constata che l’ordinanza del 1996 regolava i cen-
6. In effetti il ricorrente, assistito da un avvocato di sua scel- simenti dei campi nomadi presenti nel Comune, tra i quali
ta, ha avuto la possibilità di essere presente alle udienze e di quello in cui risiedeva il ricorrente e la sua famiglia, e fissava
partecipare alla procedura depositando memorie e docu- i criteri di individuazione dei residenti irregolari suscettibili di
menti. essere evacuati (…).
51. In sintesi la Corte ritiene che la mancata pubblicità delle Di conseguenza non si potrebbe affermare che gli argomen-
udienze risultasse giustificata nel caso di specie alla luce de- ti non esaminati dalla corte d’appello fossero senza inciden-
gli obiettivi perseguiti dalla procedura controversa. Di conse- za sulla questione controversa, in particolare quelli riguardan-
guenza non vi è stata violazione dell’art. 6 §1 della Conven- ti il preteso carattere discriminatorio delle delibere del Co-
zione. mune (a contrario, Jahnke et Lenoble c. Francia (dec.), n.
40490/98, CEDH 2000-IX).
III. SULL’ALTRA INVOCATA VIOLAZIONE 61. Tenuto conto di quanto precede, la Corte conclude che la
DELL’ARTICOLO 6 § 1 Corte d’appello di Roma non ha garantito al ricorrente il dirit-
52. Invocando l’art. 6 il ricorrente si lamenta anche di un er- to ad un processo equo ai sensi dell’art. 6 § 1 della Conven-
rore manifesto della corte d’appello di Roma, la quale non zione. Di conseguenza vi è stata una violazione di tale dispo-
avrebbe esaminato il motivo d’illegittimità della delibera del sizione rispetto alla presente doglianza.
Comune di Roma del 23 gennaio 1996.
53. Il Governo ricorda in primo luogo che l’obbligo di motiva-
re le decisioni giudiziarie non richiede, in linea di principio,
una risposta dettagliata ad ogni motivo. Per quanto riguarda
il motivo controverso, riguardante l’illegittimità della delibera
del Comune del 23 gennaio 1996, il Governo afferma che era
completamente assorbito dagli altri motivi d’appello del ri-
corrente, che erano stati ampiamente esaminati dalla corte
d’appello.
54. D’altro canto, tutti i motivi del ricorrente riguardavano la
questione dell’evacuazione dal campo Nono, questione sulla
quale la corte d’appello ha fornito una valutazione dettagliata
ed esaustiva.
55. La Corte ricorda che non le spetta in generale riconosce-
re gli errori di fatto e di diritto commessi da un tribunale na-
zionale, salvo una valutazione innegabilmente inesatta che
abbia compromesso i diritti e le libertà tutelate dalla Conven-
zione (cfr. García Ruiz c. Spagna ([GC], sentenza cit, § 28;
Schenk c. Svizzera, 12 luglio 1988, serie A, n. 140, p. 29, §
45; Kemmache c. Francia, n. 3, 24 novembre 1994, serie A,
n. 296-C, p. 88, § 44; Dulaurans c. Francia, no 34553/97,
§ 38, 21 marzo 2000).
56. Inoltre il diritto ad un processo equo, garantito dall’art. 6
§ 1 della Convenzione, ingloba, tra l’altro, il diritto delle parti
di un processo a presentare le osservazioni ritenute perti-
nenti per la loro causa. Dato che la Convenzione non garanti-
sce diritti teorici o illusori, ma diritti concreti ed effettivi (Arti-
co c. Italia del 13 maggio 1980, serie A n. 37, p. 16, § 33), il
suddetto diritto può essere effettivo solo se le osservazioni
sono realmente «ascoltate», cioè debitamente esaminate
dal tribunale investito della causa. In altre parole, l’art. 6 im-
plica a carico del tribunale l’obbligo di condurre un esame ef-
fettivo dei motivi, argomenti e mezzi di prova delle parti, sal-
vo valutarne la pertinenza (Van de Hurk c. Olanda del 19 apri-
le 1994, serie A n. 288, p. 19, § 59).
57. Nel caso di specie la Corte d’appello di Roma afferma,
nell’ordinanza del 14 gennaio 2002, che il ricorrente non ave-
va formulato un motivo d’appello relativo alla delibera del Co-
mune di Roma del 23 gennaio 1996. La Corte rileva che l’a-
nalisi del reclamo depositato dal ricorrente davanti alla corte
d’appello permette di constatare che uno dei motivi formula-
ti dall’interessato riguardava esplicitamente la suddetta deli-
bera e ne metteva in questione il carattere discriminatorio. In
tali circostanze non si può che constatare che l’ordinanza del-
la corte d’appello contenesse una valutazione innegabilmen-
te inesatta di fatti importanti.
59. La Corte non deve fare speculazioni sulle conseguenze

1242 Corriere giuridico 9/2010


Opinioni
Processo civile

Riforma

La non contestazione come


principio e la rimessione
nel termine per impugnare:
due innesti nel processo,
benvenuti quanto scarni e perciò
da rinfoltire (*)
di Nicola Rascio

Vengono esaminate due “novità” introdotte dalla l. 18 giugno 2009, n. 69, vale a dire la codificazione come
principio generale della tecnica di non contestazione e lo spostamento nel primo libro del codice di rito del-
la rimessione in termini (in questo modo potenziata, al punto da poter superare persino la preclusione estre-
ma del giudicato), accomunate perché entrambe, pure da salutare con favore, risentono di un’evidente ca-
renza di disciplina di dettaglio.

Il principio di non contestazione cui vigenza, soprattutto, aveva ormai ottenuto qual-
che anno orsono, ad opera di Cass., sez. un., 23 gen-
La non contestazione come riflesso
naio 2002, n. 761 (3), un significativo e meditato ri-
del principio dispositivo sostanziale, nella
conoscimento giurisprudenziale (4) .
prospettiva di Cass., Sez. Un., n. 761/2002
Sentenza, questa, che non limitandosi a fare leva sui
Integrato dall’art. 45 della l. 18 giugno 2009, n. 69,
il comma 1 dell’art. 115 c.p.c. - per il quale «il giu- Note:
dice deve porre a fondamento della decisione … i (*) Il testo riproduce, con l’aggiunta in nota di riferimenti essen-
fatti non specificatamente contestati dalla parte co- ziali, parte della relazione tenuta al Convegno su «La recente
riforma del processo civile», svoltosi a Pompei nei giorni 27-28
stituita» - attribuisce valore di principio (di applica- novembre 2009.
zione così non limitata alle singole ipotesi contem- (1) Per un’ampia ricognizione delle quali v. in particolar modo A.
plate dall’ordinamento (1): ad esempio negli artt. Carratta, Il principio di non contestazione nel processo civile, Mi-
186-bis, 423, 648, 663 c.p.c.) ad una tecnica di sem- lano, 1995, spec. 334 s..
plificazione che, oltre ad essere “di diuturna applica- (2) Proto Pisani, Lezioni di diritto processuale civile, Napoli, 2006,
407.
zione nelle controversie civili” (2), già aveva trova-
(3) In questa Rivista, 2003, 10, 1335, con nota di M. Fabiani, Il va-
to un sia pure indiretto fondamento normativo nel- lore probatorio della non contestazione del fatto allegato, e in Fo-
le disposizioni, dettate tanto per il rito ordinario ro it., 2002, I, c. 2019, con nota di C. M. Cea, Il principio di non
(art. 167 c.p.c.) quanto (e dapprima) per quello del contestazione al vaglio delle Sezioni Unite.
lavoro (art. 416 c.p.c.), dalle quali viene imposto al (4) Sul tema, di recente, B. Zuffi, in Codice di procedura civile
commentato. La riforma del 2009, curato da C. Consolo assieme
convenuto di prendere posizione nella comparsa di a M. De Cristofaro nonché a B. Zuffi, Milano, 2009, sub art. 115,
risposta ovvero nella memoria difensiva (qui, speci- 71 ss., dove indicazioni di giurisprudenza e dottrina, cui adde N.
fica il solo art. 416 c.p.c., «in maniera precisa e non Rascio, Note brevi sul “principio di non contestazione” (a margi-
ne di una importante sentenza), in Dir. giur., 2002, 78 ss., e in
limitata ad una generica contestazione») sui fatti Studi di diritto processuale civile in onore di Giuseppe Tarzia, Mi-
posti dall’attore a fondamento della domanda; e la lano, 2005, 739 ss.

Corriere giuridico 9/2010 1243


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menzionati artt. 167 e 416, si era impegnata nel ri- convenuto a fondamento di eccezioni di merito. E
cercare una giustificazione superiore per il principio questo nonostante sia ben concepibile un comporta-
di non contestazione, individuata - “sul piano siste- mento rilevante di non contestazione da parte del-
matico” e in conformità con il convincimento di au- l’attore (il quale ad esempio, a fronte dell’eccezione
torevole dottrina (5) - nel rilievo «che in presenza di pagamento della somma data a mutuo ed oggetto
di situazioni giuridiche sostanziali caratterizzate dal della domanda di condanna, replichi che il versa-
requisito della disponibilità, assoluta o relativa, il mento di denaro è da imputare quale prezzo di una
processo si atteggia secondo il principio dispositivo, compravendita intercorsa fra le medesime parti op-
ossia secondo un modello che postula, come tratti pure che non copre l’intera somma da restituire); e
qualificanti indefettibili, l’affidamento esclusivo alla non costituisca serio ostacolo, quantomeno per ra-
parte del potere di proporre la domanda e di allega- gioni di paritario trattamento fra le parti, la circo-
re i fatti posti a fondamento della medesima». stanza che un onere di “prendere posizione” non sia
Appunto questa spiegazione sistematica rivestiva a espressamente previsto a carico dell’attore, come di-
ben vedere un ruolo preponderante, nell’economia mostra l’esito del dubbio di legittimità costituziona-
della decisione, per la (coerente) determinazione le degli artt. 414 e 416 c.p.c., sollevato per essere ri-
della portata del principio da essa sancito. Sotto va- chiesta solo al convenuto l’immediata indicazione
ri profili (rispetto ai quali, va subito aggiunto, la giu- “a pena di decadenza” dei mezzi di prova nonché dei
risprudenza successiva tuttavia registra non poche documenti depositati e superato dalla Corte costitu-
oscillazioni: cfr. infra). zionale (6) mediante l’individuazione, in via inter-
Così anzitutto per la disciplina formale dell’attività pretativa, a carico dell’attore della «stessa sanzione
di contestazione, che partecipa della stessa natura che per il convenuto si trova espressamente sanci-
dell’allegazione dei fatti e dunque è possibile solo fi- ta».
no a quando questa è consentita. In seguito, le con- Né alcun cenno dedicava Cass., S.U., n. 761/2002
seguenze della non contestazione sono irreversibili. alle conseguenze della mancata contestazione di cir-
Così è poi per queste conseguenze, il comportamen- costanze di fatto (esclusivamente) significative per
to non contestativo producendo «effetti vincolanti la risoluzione di questioni, magari rilevabili d’uffi-
per il giudice, che dovrà astenersi da qualsivoglia cio, attinenti al processo e non al merito (si pensi al
controllo probatorio del fatto non contestato e do- luogo di residenza del convenuto, ai fini dell’attribu-
vrà ritenerlo sussistente, proprio per la ragione che zione della giurisdizione al giudice italiano, ovvero
l’atteggiamento difensivo delle parti… espunge il alla qualità di organo della persona giuridica, rivesti-
fatto stesso dall’ambito degli accertamenti richie- ta da chi ha sottoscritto la procura alle liti): circo-
sti». Ebbene simile affermazione (che attribuisce ad stanze rispetto alle quali il principio dispositivo so-
un atteggiamento difensivo, solitamente adottato stanziale non ha modo alcuno di operare.
dall’avvocato anziché direttamente dalla parte, un L’unica concessione al principio in un ambito diver-
valore parificabile a quello della confessione) si giu- so da quello dei fatti costitutivi riguardava così le
stifica esclusivamente se fondata sul principio dispo- circostanze “dedotte al solo fine di dimostrare l’esi-
sitivo sostanziale: cioè se la non contestazione viene stenza dei fatti costitutivi”, dunque i fatti cd. secon-
ricondotta a quell’area - della delimitazione della ri- dari. Sennonché, riferita a questi fatti, dotati di “una
chiesta di tutela giurisdizionale - rimessa senza dero- rilevanza che si esaurisce sul piano istruttorio”, per-
ga al potere sovrano delle parti. ciò “non contemplati” dagli artt. 167 e 416 c.p.c. e
Così è infine per la determinazione del perimetro collocati “in un’area che non è assegnabile all’esclu-
applicativo di simile efficacia, circoscritta dalle siva disponibilità delle parti”, la non contestazione
S.U., a “i fatti costitutivi del diritto” (beninteso di- veniva fatta ricadere nella “più generica categoria
sponibile), evidentemente sul presupposto che gli dei comportamenti non vincolanti per il giudice, ma
stessi concorrano alla funzione (di determinare l’og- apprezzabili liberamente come semplici argomenti
getto del processo) rispetto alla quale opera il prin- di prova”, evidentemente ai sensi dell’art. 116, com-
cipio dispositivo: sicché a rigore essa si sarebbe do-
vuta intendere come ulteriormente delimitata ai so-
li fatti costitutivi di diritti eterodeterminati. Note:
Certo è che la sentenza n. 761/2002 neppure pren- (5) Pure per altre indicazioni v. G. Verde, Norme inderogabili, tec-
niche processuali e controversie del lavoro, in Riv. dir. proc.,
deva in considerazione la possibilità che la non con- 1977, pp. 221 ss., e Id., voce Prova (dir. proc. civ.), in Enc. dir.,
testazione provenga dall’attore ed abbia ad oggetto XXXVII, Milano, 1988, 610 ss., 613 ss.
fatti impeditivi, modificativi ed estintivi dedotti dal (6) Corte cost., 14 gennaio 1977, n. 13, in Foro it., 1977, I, 259.

1244 Corriere giuridico 9/2010


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ma 2, c.p.c. Non potrà sfuggire, però, che simile de- non essendo vincolato dal comportamento di non
gradazione, tutte le volte che la si ritenga operante contestazione e non soccorrendo, per le prove pre-
(in ipotesi, anche per i fatti costitutivi non indivi- costituite come per le attività istruttorie già svolte,
duatori, per quelli posti a fondamento di eccezioni, le ragioni di economia che ostano all’assunzione di
per quelli a rilevanza solo processuale), finisce per prove su fatti pacifici. Tuttavia l’eventuale successi-
svuotare il principio, privandolo concretamente di va negazione o diversa ricostruzione, in sentenza,
ogni reale capacità di semplificare l’attività istrutto- del fatto non contestato non dovrà pregiudicare i
ria: ciò perché gli argomenti di prova, anche secon- poteri processuali delle parti. Occorrerà dunque che
do la concezione “forte” che ammette la decisione il giudice, prima di negare (o di ricostruire in altro
solo su di essi fondata, mai possono giustificare il modo) in sentenza il fatto non contestato, non solo
giudizio di superfluità delle prove offerte (artt. 187, dia ingresso ai mezzi di prova diretti alla sua dimo-
comma 1, e 209, ultima parte, c.p.c.) (7), e dunque strazione e che in ipotesi fossero stati comunque ri-
mai consentiranno di evitare l’assunzione dei mezzi chiesti; ma pure, previa doverosa segnalazione, ac-
istruttori che la parte onerata, avendone la possibi- cordi la rimessione nei termini alla parte che ne fac-
lità, ben difficilmente si assumerà il rischio di non cia richiesta deducendo di non avere in precedenza
richiedere, non potendo prevedere se il giudice ri- provveduto a deduzioni istruttorie sul presupposto di
terrà o meno sufficiente il comportamento non con- non esservi tenuta per assenza di contestazioni.
testativo per fondare il proprio convincimento. Ancora, verrebbe meno ogni ragione per distingue-
re tra fatti principali e fatti secondari, come pure tra
La non contestazione come espressione fatti costitutivi e fatti estintivi, modificativi, impe-
della ragionevole durata del processo ditivi, ed altresì tra fatti rilevanti per la decisione sul
Non è escluso però - in mancanza di una puntuale merito e fatti (esclusivamente) significativi per la ri-
disciplina normativa - che del principio in esame si soluzione di questioni attinenti al processo: per tut-
possa a buona ragione prospettare un diverso, alter- ti, gli effetti della non contestazione, con i connessi
nativo fondamento (8). E specie dopo che la novel- benefici in termini di economia processuale, non
la dell’art. 111 Cost., imponendo al legislatore “la potranno che essere i medesimi.
ragionevole durata” del processo come obiettivo da Come pure, non fondata sul principio dispositivo
perseguire, ha attribuito sicuro rilievo costituzionale sostanziale e ricostruita come semplice strumento
al valore dell’economia processuale (al cui servizio di alleggerimento degli oneri probatori in funzione
in effetti la tecnica della non contestazione appare di economia processuale, la non contestazione do-
concepita), vi è quanto basta perché il principio di vrebbe produrre il suo effetto tipico anche nei pro-
non contestazione sia tenuto fermo, ancorché sgan- cessi relativi a situazioni giuridiche indisponibili o
ciato da quello dispositivo, con ricadute di non poco semindisponibili, pur senza pregiudicare la ricerca
momento (9). della verità materiale, in questi casi privilegiata
In primo luogo, il giudice non sarà costretto a tene- dalla disciplina processuale. Sicché, fermo il risul-
re per veri i fatti che una parte afferma e l’altra non tato finale, vale a dire l’impossibilità di applicare la
contesta. Infatti simile vincolo, non giustificato, in regola di giudizio dell’art. 2697 c.c. ai fatti non
mancanza di previsione di legge, una volta reciso il contestati (neppure dal p.m.) relativamente ai
collegamento con il principio dispositivo sostanzia- quali non si sia svolta attività istruttoria, il giudice
le, risulta eccessivo rispetto (non solo alla sua fonte, non solo dovrà (come nei processi su diritti dispo-
sc. le scelte strategiche del difensore, bensì anche ri- nibili) prendere atto della non verità (o della di-
spetto) all’obiettivo di economia, conseguibile per il versa verità) del fatto pacifico, quando essa emerga
solo fatto che non dovranno assumersi, perché irri- dai documenti prodotti in giudizio o dalle prove ad
levanti, i mezzi di prova eventualmente proposti per
la dimostrazione dei fatti non contestati dall’avver-
Note:
sario.
(7) Per riferimenti, M. Montanari - M. Adami, in Codice di proce-
Potrà così avvenire che i documenti prodotti o le dura civile commentato, a cura di C. Consolo e F. P. Luiso, Mila-
prove (testimonianza, ispezione giudiziale, ecc.) ad no, 2007, sub art. 116, 1122 s..
altro fine assunte convincano il giudice della non (8) Così già A. Carratta, Il principio di non contestazione, cit.,
verità (o della verità di una differente ricostruzione) spec. 238 ss., 250 ss., 259 ss., 267 ss., 328 ss., il quale individua
il fondamento in questione nella responsabilità o autoresponsa-
dei fatti pacifici. Per quanto appena detto, in casi bilità delle parti nell’allegazione dei fatti di causa.
del genere il giudice non dovrà chiudere gli occhi (9) Più ampi sviluppi e opportuni riferimenti in N. Rascio, Note
dinanzi alle risultanze istruttorie ormai acquisite, brevi, cit., passim.

Corriere giuridico 9/2010 1245


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altro fine assunte, ma inoltre potrà comunque veri- sia ricollegata al potere di disporre del diritto con-
ficarne il reale accadimento, dando ingresso nel troverso.
processo alle prove in ipotesi dedotte dalle parti
ovvero esercitando i poteri istruttori attribuitigli Le esigenze trascurate dal legislatore
dalla legge. del 2009
Quanto poi alla disciplina formale, la preclusione Ora, la presenza di due possibili impostazioni, per di
per l’attività di contestazione non potrà immediata- più così nettamente divaricate, se per un verso con-
mente legarsi a quella di allegazione dei fatti princi- tribuisce a spiegare la presenza di contrasti (non tan-
pali. In mancanza di una regola espressa di legge l’in- to sulla vigenza, quanto piuttosto) sui profili appli-
terprete è chiamato ad operare una scelta. E fra i due cativi (ambito, effetti, reversibilità, forme e tempo
estremi - collocare la decadenza in limine litis (e così dei comportamenti rilevanti, ecc.) del principio di
per il convenuto nella comparsa di risposta tempe- non contestazione nella giurisprudenza successiva
stivamente depositata e per l’attore in prima udien- alla sentenza n. 761/2002 (10), per altro verso
za); ovvero escluderla del tutto, accettando così il ri- avrebbe dovuto suggerire al legislatore accorto, nel
schio di far crollare il sistema delle preclusioni momento dell’introduzione di un espresso (ed in sé,
istruttorie a fronte di contestazioni successive al lo- ormai, forse neppure più necessario) riconoscimento
ro spirare - di maggiore equilibrio e più coerente con normativo, di non limitarsi a questo, ma di impe-
un sistema processuale, che attraverso la previsione gnarsi nel disegnare una disciplina di dettaglio.
del maturare progressivo delle preclusioni tende alla Di maggiore dettaglio, ad esempio, era già l’abrogato
determinazione del thema probandum prima della rito societario di cognizione (artt. 2 ss., d.lgsl. 17
scadenza dei termini per le iniziative probatorie del- gennaio 2003, n. 5), con la sua duplice previsione
le parti, parrebbe la soluzione mediana di consentire che in linea di principio la notificazione dell’istanza
le reciproche contestazioni fino all’ultima difesa an- di fissazione dell’udienza avrebbe reso pacifici «i fat-
teriore al maturare delle preclusioni istruttorie: indi- ti allegati dalle parti ed in precedenza non specifica-
cativamente, perciò, prima dell’assegnazione del tamente contestati» (art. 10) e che in particolare in
doppio termine ex art. 184 c.p.c. nei processi intro- caso di mancata o tardiva notificazione della com-
dotti entro il 28 febbraio 2006, e fino al primo dei parsa di risposta si sarebbero intesi come non conte-
tre scritti dell’art. 183 c.p.c. nei processi iniziati in stati «i fatti affermati dall’attore» e il tribunale
seguito. avrebbe deciso sulla domanda «in base alla conclu-
Né infine va trascurato - a completare la cornice denza di questa» (così l’art. 13, fino all’intervento
nella quale si colloca l’ormai intuibile, se non già demolitore di Corte cost., 12 ottobre 2007, n. 340)
manifesta preferenza di chi scrive per l’opzione che (11).
svicola la non contestazione dal principio dispositi- Di analitico, soprattutto, vi era anche il recente Pro-
vo sostanziale - che se non implica attività di dispo- getto Proto Pisani «Per un nuovo codice di procedu-
sizione né produce alcuna efficacia dimostrativa la ra civile» (12), che fornendo - non solo attraverso le
non contestazione si presta ad essere potenziata co- affermazioni di principio secondo cui «Nei processi
me strumento al servizio dell’economia, riconoscen- relativi a diritti disponibili i fatti non specificamen-
done gli estremi non solo nell’adozione di difese as-
solutamente incompatibili con la contestazione di Note:
determinati fatti, bensì pure nella contestazione par- (10) Per una panoramica: C. M. Cea, La modifica dell’art. 115
c.p.c. e le nuove frontiere del principio di non contestazione, in
ziale o generica, nel silenzio, e finanche nella contu- Foro it., 2009, I, 268 ss.; S. Del Core, Il principio di non conte-
macia. Ed al contempo che solo adottando una pro- stazione è diventato legge: prime riflessioni su alcuni punti an-
spettiva diversa da quella suggerita dalla sentenza n. cora controversi, in Giust. civ., 2009, II, 273 ss.; B. Zuffi, in Codi-
ce di procedura civile commentato. La riforma del 2009, cit., sub
761/2002 si riesce ad attribuire, senza cadere in con- art. 115, 78 ss.
traddizione, il potere di rendere il fatto controverso (11) In questa Rivista, 2008, 3, 331, con nota di M. De Cristofaro,
anche al terzo, che sia intervenuto nel processo per Dissolvenza sul rito societario di cognizione ordinaria?; in Foro it.,
avervi un proprio interesse, ai sensi del comma 2 2008, I, 721, con nota di A. Briguglio, La Corte costituzionale e la
“ficta confessio” nel processo societario; in Nuova giur. civ.
dell’art. 105 c.p.c. Conclusione, questa, senz’altro comm., 2008, I, 387, con nota di L. P. Comoglio, Contumacia e
coerente con (e plausibilmente imposta dal)la fun- mancata contestazione, nel processo societario, dopo la parziale
zione dell’intervento adesivo dipendente (diretto a incostituzionalità dell’art. 13, comma 2, del d. legis. 17.1.2003, n.
5: tanto rumore per nulla?; in Riv. dir. proc., 2008, 517, con nota
scongiurare la pronuncia di una sentenza in qualche di Sassani - Auletta, L’illegittimità costituzionale per “contrasto
modo capace di pregiudicare il terzo), ma difficile da con la tradizione”: in morte di una (buona) “regola del processo”.
giustificare, ove l’attività di contestazione dei fatti (12) In Foro it., 2009, V, 1 ss.

1246 Corriere giuridico 9/2010


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Processo civile

te contestati o ammessi non hanno bisogno di pro- natura dei diritti coinvolti (14), ed in ogni ambien-
va. La contestazione generica equivale a non conte- te processuale (15).
stazione.», mentre «Nei processi relativi a diritti in- Viceversa credo che non possa essere assecondata
disponibili la non contestazione o l’ammissione so- (e piuttosto vada scongiurata) la lettura di chi, in-
no valutate dal giudice secondo il suo prudente ap- vece di limitarsi a segnalare come inappropriata la
prezzamento» (art. 0.13) - più di una risposta ai dub- scelta di collocare il principio di non contestazio-
bi insorti nell’applicazione pratica, offriva al legisla- ne nel comma 1 dell’art. 115 c.p.c., dedicato alla
tore un ampio ventaglio di soluzioni, non necessa- disponibilità delle prove, anziché nel suo capover-
riamente da condividere e dunque adottare, ma al- so (per i fatti incontroversi la necessità della veri-
meno da prendere in considerazione. fica istruttoria dovendo essere esclusa come per
Così è per la fissazione di un onere, in capo al con- quelli notori) (16) ovvero anche nell’art. 2697
venuto, di «prendere posizione specifica, e non li- c.c. (17), da essa fa discendere «che la mancata
mitata a una generica contestazione sui fatti princi- contestazione (o la contestazione meramente ge-
pali o secondari posti dall’attore a fondamento del- nerica) determina la prova del fatto ex adverso de-
la sua domanda» (art. 2.7); per la collegata previ- dotto in modo automatico, escludendo ogni pote-
sione che alla prima udienza, tanto nel caso di man- re discrezionale del giudice, il quale potrà solo sin-
cata o tardiva costituzione del convenuto (art. dacare la “specificità” della contestazione, non va-
2.16) quanto in quello di mancata tempestiva con- lutare discrezionalmente l’esistenza o meno del
testazione accompagnata dalla mancata proposizio- fatto» (18).
ne di eccezioni di merito (art. 2.17), «il giudice de- Il principio, in questo modo, finisce per trasformar-
ve ritenere esistenti i fatti posti dall’attore a fonda- si da meccanismo di riduzione dei fatti bisognosi di
mento della sua domanda e pronunciarsi sulla do- prova in strumento per la formazione del convinci-
manda stessa sulla base della sola valutazione in di- mento del giudice, assimilabile alla prova legale,
ritto»; per la scelta di vietare contestazioni tardive con un possibile slittamento in avanti dell’ultimo
«nel corso del grado di giudizio» (art. 2.7) e di far momento utile per la contestazione, tale da impor-
gravare «sulla parte che contesta» l’onere della pro- re alla parte onerata di impegnarsi comunque in
va dei fatti contestati per la prima volta in appello tutte le produzioni documentali e richieste istrutto-
(art. 2.169). rie a sua disposizione; e soprattutto con il dispiegar-
si (giustificato per altra via e dunque senza il sup-
Conseguenze più o meno immediate porto offerto, ma neppure la delimitazione ai soli
(alcune però discutibili e da scongiurare) fatti costitutivi imposta dall’aggancio al principio
della formula e della collocazione dispositivo sostanziale) di “effetti vincolanti per il
del principio nell’art. 115 c.p.c.
Si è detto che invece il legislatore del 2009 si è limi- Note:
tato a intervenire sull’art. 115 c.p.c., il cui comma 1 (13) Contro questa scelta, a ragione, M. Fabiani, Il nuovo volto
recita ora che «Salvi i casi previsti dalla legge, il giu- della trattazione e dell’istruttoria, in questa Rivista, 2009, 9,
dice deve porre a fondamento della decisione le pro- 1169-1170; A. Proto Pisani, La riforma del processo civile: anco-
ra una legge a costo zero (note a prima lettura), in Foro it., 2009,
ve proposte dalle parti o dal pubblico ministero, V, c. 225; B. Sassani - R. Tiscini, Prime osservazioni sulla legge
nonché i fatti non specificatamente contestati dalla 18 giugno 2009, n. 69, in www.judicium.it., § 14.
parte costituita». (14) M. Fabiani, Il nuovo volto, cit., 1173-1174.
Due chiarimenti, peraltro, la disposizione fornisce - (15) Cioè a dire anche quelli caratterizzati dalla sommarietà: C.
la contestazione efficace non è quella generica; la Consolo, Una buona novella al c.p.c.: la riforma del 2009 (con i
suoi artt. 360 bis e 614 bis) va ben al di là della sola dimensione
contumacia non equivale a non contestazione (13) - processuale, in questa Rivista, 2009, 6, 738.
ma per il resto nulla dice. La più parte dei dubbi ap- (16) M. Bove, Brevi riflessioni sui lavori in corso nel riaperto can-
plicativi, perciò, continuerà verosimilmente a ripro- tiere della giustizia civile, in www.judicium.it, § 7.; E. F. Ricci, An-
porsi come in passato, anche se dalla formulazione cora novità (non tutte importanti, non tutte pregevoli) sul pro-
cesso civile, in Riv. dir. proc., 2008, 1361.
prescelta e dall’inserimento fra le disposizioni gene-
(17) G. F. Ricci, Diritto processuale civile, II, Torino, 2009, 59.
rali del codice di rito l’interprete potrebbe forse ri-
(18) G. F. Ricci, La riforma del processo civile, Legge 18 giugno
cavare, sia pure con qualche sforzo in più, argomen- 2009, n. 69, Torino, 2009, 39 ss., spec. 40; Id., Diritto proces-
ti per sostenere che gli effetti della mancata conte- suale civile, II, cit., 62. Decisamente contrario M. Fabiani, Il nuo-
stazione si producono, allo stesso modo, per qualun- vo volto, cit., 1170-1171. Una recente riaffermazione della non ri-
conducibilità della non contestazione alla prova del fatto è in C.
que fatto, indipendentemente dalla specifica rile- Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, III, Il processo
vanza che riveste in un particolare giudizio e dalla di primo grado e le impugnazioni, Padova, 2009, 54 ss. e 190.

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giudice” analoghi a quelli prospettati dalle S.U. nel La rimessione in termini generalizzata
2002 e però - si è detto sopra - eccessivi rispetto ai
comportamenti presupposti ed alla finalità perse- La riduzione dei termini fra difetti
guite. di coordinamento e dubbi
Simile esito mi appare tutt’altro che necessitato, di costituzionalità prevedibilmente
proprio alla luce della lettera della disposizione superabili grazie al novellato art. 153 c.p.c.
novellata, alla quale non può essere attribuito se- La riduzione, operata dalla l. n. 69/2009, a tre mesi
condario rilievo proprio da chi, traendo così signi- della maggior parte dei termini per la riattivazione del
ficative conseguenze dalla collocazione del princi- processo (artt. 50, 296, 297, 305, 307, 353, 392 c.p.c.)
pio in esame, evidentemente riconosce al legisla- ed a sei mesi di quello lungo per l’impugnazione (art.
tore del 2009 adeguata preparazione tecnica e ca- 327 c.p.c.) non mi appare di per sé lesiva di nessuna
pacità di operare scelte consapevoli. Pare dunque prerogativa delle parti (tanto meno degli avvocati) e -
lecito osservare che se questo legislatore avesse se è pur vero che il problema della durata dei processi
voluto costruire la non contestazione come stru- non va confuso con quello della più o meno lunga per-
mento per la formazione del convincimento giudi- manenza dei fascicoli quiescenti negli armadi delle
ziale, il comma 1 dell’art. 115 c.p.c. avrebbe dovu- cancellerie (21) - potrebbe in effetti comportare una
to correttamente essere formulato nel senso che il significativa riduzione dei tempi di formazione della
giudice deve porre a fondamento della decisione, cosa giudicata, quantificabile (anche per effetto della
insieme alle «prove proposte», non già «i fatti non conseguente minore incidenza di periodi di sospensio-
specificatamente contestati dalla parte costituita”, ne feriale) in circa due anni e nove mesi in un proces-
bensì “la mancata contestazione specifica della so che si svolga attraverso primo grado, appello, cassa-
parte costituita», vale a dire il comportamento in zione, rinvio e nuova cassazione ed in cui le parti sfrut-
ipotesi rilevante (al pari delle prove) ai fini della tino per intero i termini per impugnare (non abbre-
dimostrazione dei fatti. Viceversa, nel momento in viati mediante notificazione della sentenza) e per rias-
cui sono (continuano ad essere) direttamente i sumere la causa dinanzi al giudice di rinvio.
fatti - in quanto notori, nel comma 2, ed ora, con Anche se, va subito aggiunto, si tratta di un’accele-
perfetta simmetria, in quanto non contestati, nel razione che non incide sulla “ragionevole durata”
comma 1 dell’art. 115 c.p.c. - vale a dire ciò che di dei processi, se è vero che dopo alcune decisioni del
regola andrebbe provato, ad aggiungersi alle ri- 2005 - in cui assumeva che dalla durata complessiva
chieste di prova come fondamento della decisione, del processo non dovesse (ovvero dovesse solo a cer-
non appare corretto attribuire alla non contesta- te condizioni) essere detratto il periodo trascorso
zione la funzione di ulteriore mezzo di prova, piut- prima dell’esercizio, da parte del soccombente, della
tosto che di un’alternativa agli stessi, in grado facoltà di impugnazione (22) - la S.C. è oramai fer-
(semplicemente) di renderne superflua l’assunzio- ma nel seguire il principio, per il quale «si deve di-
ne. stinguere, come impone l’art. 2, comma 2, della l. 24
Ed in ogni caso, aggiungo in subordine, nell’art. marzo 2001, n. . 89, tra tempi addebitabili alle parti
115, comma 1, c.p.c., individuato come fonda- (“comportamento delle parti”) e tempi addebitabili
mento del principio dispositivo processuale (con- allo Stato per la loro evidente irragionevolezza», sic-
trapposto al principio inquisitorio) (19), l’espres- ché non deve tenersi conto, in particolare, del tem-
sione «deve porre a fondamento della decisione le po atteso dalle parti prima di proporre l’impugnazio-
prove» va intesa come «può porre a fondamento ne o riassumere la causa (23). E piuttosto non può
della decisione soltanto le prove» proposte dalla
parti o dal pubblico ministero. E dunque medesi- Note:
mo significato rivestirà per «i fatti non specifica- (19) Per riferimenti, anche a letture diverse della disposizione, B.
mente contestati», sicché, se anche dalla colloca- Zuffi, in Codice di procedura civile commentato. La riforma del
zione in questo comma davvero si dovesse desume- 2009, cit., sub art. 115, 72 ss.
re che la non contestazione è equiparata a prova, (20) In questa direzione si muove G. Balena, La nuova pseudo-
riforma della giustizia civile (un primo commento della legge 18
sarebbe semmai prova libera, in applicazione della giugno 2009, n. 69, in www.judicium.it, § 12.
regola generale sancita dall’art. 116 c.p.c., se non (21) E. F. Ricci, Ancora novità, cit., 1359.
anche argomento di prova, pur sempre trattandosi
(22) Cfr. Cass., 18 marzo 2005, n. 5991, e Cass., 9 luglio 2005, n.
di valorizzare, ai fini della formazione del convin- 14477, in Danno e resp., 2005, 1028.
cimento del giudice, un contegno processuale del- (23) Cass., 9 ottobre 2009, n. 21512, e Cass., 11 agosto 2009, n.
le parti (20). 18221.

1248 Corriere giuridico 9/2010


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Processo civile

escludersi che il dimezzamento del termine lungo art. 327 c.p.c. (e fatta forse salva solo l’eventualità
dell’art. 327 c.p.c., che così (a parità di durata del che l’evento interruttivo cada negli ultimi quaranta-
giudizio di primo grado) finirà con lo spirare con- sei giorni di un termine già oggetto di sospensione
temporaneamente per le sentenze emesse nelle cau- nel periodo feriale), quando la sentenza è già passa-
se iniziate nel primo e nel secondo semestre del ta in giudicato. Di regola, insomma, la proroga risul-
2009, produrrà un incremento delle sopravvenienze, terà inapplicabile anche a fronte di eventi verificati-
cui le già sovraccariche Corti distrettuali non po- si nell’imminenza dello scadere del termine, che do-
tranno che reagire con un ulteriore prolungamento vrebbe così spirare immutato anche, ad esempio, in
del rinvio, questo sì rilevante ai fini della ragionevo- pregiudizio degli eredi della parte defunta o della
le durata del processo, per la precisazione delle con- parte il cui difensore è venuto meno: il che, qualora
clusioni non si possa rimediare in via interpretativa al difet-
Bisogna poi considerare che nella riduzione dei ter- to di coordinamento (ad esempio ritenendo implici-
mini non sono mancati difetti di coordinamento, tamente abrogato, per incompatibilità, l’inciso «do-
non limitati alla conservazione di termini di riassun- po sei mesi dalla pubblicazione della sentenza»)
zione semestrali (artt. 54, 367, 627 c.p.c.; artt. 125- comporterebbe un’ulteriore (e sicuramente fondata)
bis, 129-bis e 133-bis d.a. c.p.c.) e di termini annuali questione di incostituzionalità (ancora rispetto agli
di impugnazione (artt. 391-bis e 828 c.p.c.). Quelli a artt. 3, 24 e 111 Cost.).
cui mi riferisco sono piuttosto altri due. Sennonché bisogna tenere conto della modifica del-
Uno emerge dal confronto fra i termini di tre mesi l’art. 153 c.p.c., il cui comma 2, pure aggiunto dalla
per la riassunzione, rispettivamente, dinanzi al giu- l. n. 69/2009, riproduce quasi testualmente l’art.
dice di primo grado, a seguito di appello rescinden- 184-bis c.p.c. (oggetto di contestuale abrogazione),
te (art. 353 c.p.c.), e dinanzi al giudice di rinvio a disponendo che «La parte che dimostra di essere in-
seguito di cassazione (art. 392 c.p.c.): termini dun- corsa in decadenze per causa ad essa non imputabile
que oggi di pari durata, ma ancora con decorrenza può chiedere al giudice di essere rimessa in termini.
diversa, l’uno dalla notificazione della sentenza di Il giudice provvede a norma dell’articolo 294, se-
appello e l’altro dalla pubblicazione della sentenza condo e terzo comma» (26).
di cassazione con rinvio. Ebbene, se già quando il Dopo alcune sentenze, che - con specifico riferimen-
termine dell’art. 392 c.p.c. era annuale (e quello to all’opposizione dopo la convalida dell’intimazio-
dell’art. 353 c.p.c. semestrale), si era dubitato (24) ne di licenza o di sfratto (27) e all’opposizione tardi-
della legittimità (rispetto all’art. 24 ed oggi 111 va a decreto ingiuntivo (28) - avevano riconosciuto
Cost.) della sua decorrenza da un evento di cui la l’essenzialità della rimessione in termini per la tute-
parte può non avere (tempestiva) conoscenza, in la del diritto di difesa, la Corte costituzionale aveva
linea con l’insegnamento impartito dalla Consulta mutato il proprio orientamento, configurando la ri-
ad esempio in riferimento agli artt. 297 e 305 c.p.c. messione in termini come un’eccezione alla regola
(25) - per quanto, forse proprio in ragione della dell’immutabilità dei termini perentori, affidata alla
lunghezza del termine, non mi risulta che la que- discrezionalità del legislatore, ed incentrando la ve-
stione sia mai stata sottoposta alla Corte costitu- rifica della legittimità delle fattispecie di decadenza
zionale - ora il dubbio si acuisce, e non solo perché di volta in volta sottoposte al suo esame esclusiva-
diventa più concreto il rischio che il termine per la mente sui profili della conoscibilità del decorso del
riassunzione sia già decorso quando la parte riceve termine e della congruità dello stesso (29): dunque
comunicazione della sentenza di cassazione. Viene
infatti in rilievo anche il profilo della ragionevo- Note:
lezza (art. 3 Cost.), atteso che a (sopravvenuta) pa- (24) Saletti, La riassunzione del processo civile, Milano, 1981,
388 ss.
rità di durata la differenza nel dies a quo appare dif-
(25) Corte cost., 15 dicembre 1967, n. 139, in Foro it., 1968, I,
ficilmente spiegabile nelle due fattispecie conside- 10; Corte cost., 4 marzo 1970, n. 34, ivi, 1970, I, 681; C. cost., 6
rate. luglio 1971, n. 159, ivi, 1971, I, 2117.
Il secondo si lega al dimezzamento del termine lun- (26) In generale sulla rimessione in termini, anche per i necessa-
go per l’impugnazione, cui consegue la pratica inap- ri riferimenti, cfr. da ultimo S. Boccagna, in Codice di procedura
civile commentato. La riforma del 2009, cit., sub art. 153, 113
plicabilità del non modificato art. 328, comma 3, ss.
c.p.c. nella parte in cui dispone che detto termine è (27) Corte cost., 18 maggio 1972, n. 89, in Foro it., 1972, I, c.
prorogato di sei mesi dal giorno dell’evento interrut- 1525.
tivo verificatosi «dopo sei mesi dalla pubblicazione (28) Corte cost., 20 maggio 1976, n. 120, in Foro it., 1976, I, c.
della sentenza»: vale a dire, alla luce del novellato 1414.

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Processo civile

con una valutazione in astratto, insensibile alle pe- di individuare un termine finale “di sbarramento”,
culiarità delle vicende concrete che avrebbero potu- oltre il quale non è più possibile la reintegrazione
to far emergere l’incolpevolezza della mancata osser- del potere, indipendentemente dal venir meno del-
vanza di termini in sé legittimi in quanto di decor- l’impedimento. Ed a questa necessità si suggerisce di
renza conoscibile e di durata congrua. fare fronte applicando analogicamente il termine se-
Va allora considerata una possibile ricaduta della mestrale dell’art. 327 c.p.c., decorrente però dall’ori-
nuova collocazione, nel primo libro del codice di ri- ginaria scadenza del termine incolpevolmente per-
to, della regola di rimessione in termini, inserita in duto (32).
precedenza nella disciplina del procedimento da- Si tratta, senza dubbio, di un’esigenza ben compren-
vanti al tribunale. Se infatti da questa dovesse deri- sibile sul piano (psico)logico, nel momento in cui la
vare che l’applicazione dell’istituto non sarà più li- rimovibilità del giudicato introduce un vulnus all’in-
mitata (come finora comunemente riconosciuto) al- teresse pubblico alla certezza dei rapporti. Come se,
le decadenze interne a ciascun grado di giudizio, eb- proprio mentre viene consapevolmente diffuso il vi-
bene potrebbero sia pur solo di fatto attenuarsi i se- rus della rimessione in termini, non si potesse al
gnalati sospetti di contrarietà agli artt. 3, 24 e 111 contempo resistere all’impulso di somministrare al
Cost., atteso che alla tardiva riassunzione dinanzi al giudicato un vaccino adeguato: sarà così il fattore
giudice di rinvio o al mancato rispetto del termine tempo a stabilire se l’eventuale attacco dell’agente
lungo di impugnazione potrà porsi rimedio se ed in patogeno troverà o meno difese immunitarie suffi-
quanto occasionate, rispettivamente, dalla mancata cienti a debellarlo.
o tardiva comunicazione della sentenza di cassazio- Sono tuttavia perplesso sull’assoluta necessità di as-
ne ovvero dall’evento interruttivo verificatosi in secondare questo impulso.
pendenza del termine lungo di impugnazione. Se l’interprete è disposto ad affermare, ed ancor più
Insomma, l’individuazione - mediante valutazione se l’ordinamento arriva a sancire la prevalenza del
nel concreto - di una causa non imputabile con con- diritto di difesa sul valore della certezza dei rapporti,
seguente (possibilità di chiedere ed ottenere la) ri- non sono sicuro che sia poi coerente - o almeno ine-
messione in termini dovrebbe prevedibilmente ren- vitabile - limitare questa prevalenza nel tempo: ne-
dere irrilevante (direi anche quando la parte legitti- gare da un certo momento in avanti la rimessione in
mata abbia omesso di avvalersi dello strumento mes- termini anche alla parte non ancora in condizioni di
so a sua disposizione dal legislatore del 2009) la que- esercitare il potere incolpevolmente perduto signifi-
stione di costituzionalità e così superflua la valuta- ca semplicemente spostare in avanti il punto di
zione in astratto della congruità della disciplina de- equilibrio tra i due valori in conflitto, creando una
gli artt. 392 e 328 c.p.c. sorta di giudicato al quadrato (perché nel frattempo
divenuto immune alla rimessione in termini), che
La rimessione nei termini per impugnare ristabilisce il principio contrario, della certezza co-
e la (forse non così pressante) esigenza me valore prevalente rispetto al diritto di difesa. Da
di uno “sbarramento finale” un punto di vista logico, insomma, si potrebbe an-
Ora, che lo spostamento della disposizione sulla ri- che rinunciare a questo sbarramento finale e sempli-
messione in termini abbia avuto come giustificazio- cemente riconoscere che il grado di certezza del giu-
ne ed effetto quello di sottrarla ai limiti posti dalla dicato, sempre formalmente identico, nel tempo
giurisprudenza con riguardo all’art. 184-bis c.p.c., concretamente si accresce perché la possibilità che
consentendo il superamento pure di decadenze si concretizzino cause di rimessione diviene sempre
esterne al singolo grado e così persino del giudicato, più remota, fino al subentrare di altri meccanismi di
sembra in effetti conclusione indiscussa e da acco-
gliere con favore, se è vero che «la realizzazione del Note:
giusto processo impone che non può essere pronun- (29) Così, quasi testualmente, S. Boccagna, in Codice di proce-
ciata una decadenza a carico della parte, se non è dura civile commentato. La riforma del 2009, cit., sub art. 153,
causata da fatto ad essa imputabile» (30). 116.
Di nuovo, però, una certa qual ritrosia del legislato- (30) C. Punzi, Le riforme del processo civile e degli strumenti al-
re del 2009 a dettare una disciplina di dettaglio (se ternativi per la soluzione delle controversie, in Riv. dir. proc.,
2009, 1215.
non anche la mancanza di consapevolezza della sua
(31) Maggiori ragguagli in S. Boccagna, in Codice di procedura ci-
necessità) genera problemi, di cui l’interprete deve vile commentato. La riforma del 2009, cit., sub art. 153, 130 ss.
farsi carico (31). (32) Così R. Caponi, Rimessione in termini: estensione ai poteri
Viene segnalata, anzitutto, la (trascurata) necessità di impugnazione, in Foro it., 2009, I, 283.

1250 Corriere giuridico 9/2010


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stabilizzazione dei rapporti (prescrizione, usucapio- zione per la convalida) (34), la cui iniziale mancan-
ne, etc.), diversi perché operanti immediatamente za per l’appunto necessariamente giustifica, almeno
sul piano sostanziale. nella prospettiva originaria del codice di rito (non
Ma non si tratta solo di questo. ampliata cioè dai già menzionati interventi di Corte
Il fatto è che dovrebbe essere il legislatore a sceglie- cost. nn. 89/1972 e 120/1976), la rimessione nei ter-
re se tutelare l’esigenza di cui stiamo discorrendo. E mini dell’intimato.
in quale momento ridarle la prevalenza rispetto al Non vi sono insomma - ed allo stato, cioè fino ad un
diritto di difesa. In questa prospettiva sono ad esem- nuovo intervento sul tessuto normativo - elementi
pio significativi tanto l’art. 1.114, comma 2, del Pro- per individuare in via interpretativa questo “termi-
getto Proto Pisani, per il quale “Decorso un anno ne finale di sbarramento” (35). E dunque la partita
dalla scadenza del termine originario la rimessione della tenuta del giudicato si giocherà piuttosto sul
non può più essere richiesta”, quanto il sostanzial- tavolo dell’individuazione, nel concreto (e prevedi-
mente corrispondente § 234, comma 3, ZPO tede- bilmente, attesa la natura della questione, senza ri-
sca, relativo alla Wiedereinsetzung in den vorigen solutivi apporti della giurisprudenza della S.C.), del-
Stand. Simili disposizioni, se da un lato forse giustifi- la nozione di causa non imputabile (36).
cano l’esigenza ora considerata, dall’altro sicura-
mente impongono di essere molto circospetti nel- Ancora sulla rimessione nei termini per
l’individuare l’esistenza (e la misura) di preclusioni impugnare: tempo (e forma) dell’istanza,
analoghe in mancanza di corrispondenti previsioni una volta cessato l’impedimento
legislative. Fermo che del disposto dell’art. 152, comma 1, c.p.c.
Tanto più che in senso contrario non rileva sola- bisogna certo tenere conto anche con riferimento
mente il silenzio del novellato att. 153 c.p.c., in un all’altra lacuna del novellato art. 153 c.p.c., che
ambiente nel quale l’articolo appena precedente neppure indica un termine (non più di sbarramento
apre la disciplina dei termini stabilendo che «I ter- finale, bensì) legato alla cessazione dell’impedimen-
mini per il compimento degli atti del processo sono to - termine invece contemplato dall’art. 1.114 del
stabiliti dalla legge; possono essere stabiliti dal giu- Progetto Proto Pisani (trenta giorni) come pure dal
dice anche a pena di decadenza, soltanto se la legge § 234 della ZPO tedesca (due settimane o un mese,
lo permette espressamente». In aggiunta invece va a seconda dei casi) - al riguardo va però anche con-
rimarcato che, anche a voler prescindere dall’oppo- siderato che questo diverso termine, nel salvaguar-
sizione di terzo, il nostro codice in più luoghi am- dare (come l’altro) la certezza dei rapporti tuttavia
mette il superamento del giudicato senza prevedere non penalizza il contraddittorio: piuttosto la sua
uno sbarramento finale. Così è per l’impugnazione mancanza finirebbe per porre la parte incorsa in de-
del contumace involontario (art. 327, comma 2, cadenza non imputabile in una posizione non corri-
c.p.c.); per la revocazione straordinaria, che conosce spondente ma addirittura (ed ingiustificatamente)
esclusivamente il termine breve decorrente solo dal più vantaggiosa di quella in cui si trova la parte non
momento in cui i relativi motivi possono essere fat- impedita nell’esercizio del potere.
ti valere (art. 326 c.p.c.), mentre ad esempio nell’or- Del resto l’ordinamento italiano sembra offrire indi-
dinamento tedesco la Wiederaufnahme des Verfah- cazioni diverse da quelle registrate a proposito del-
rens, che comprende motivi analoghi a quelli della l’assenza di termini di sbarramento finale.
nostra revocazione straordinaria, è sottoposta (pure) Si è detto del termine di dieci giorni, «dal primo at-
ad un termine di decadenza (5 anni dal giudicato), to di esecuzione» ovvero «dall’esecuzione», fissato
sganciato dalla scoperta del motivo di impugnazione
(§ 586 ZPO); per l’opposizione tardiva al decreto in- Note:
giuntivo e per l’opposizione dopo la convalida del- (33) Così invece R. Caponi, La, rimessione in termini nel proces-
l’intimazione di licenza o di sfratto, visto che il ter- so civile, Milano, 1996, 451-452 e 455-456.
mine di dieci giorni previsto dagli artt. 650 e 668 (34) Cfr., rispettivamente, A. Ronco, Struttura e disciplina del ri-
to monitorio, Torino, 2000, 369 ss., e G. Trisorio Liuzzi, Tutela
c.p.c. non sembra rispondere precisamente alla logi- giurisdizionale delle locazioni, Napoli, 2005, 370
ca dello “sbarramento finale” (33), la sua decorrenza (35) A questo risultato perviene anche A. Briguglio, Le novità sul
essendo determinata da un evento, rispettivamente processo ordinario di cognizione nell’ultima, ennesima riforma in
“dal primo atto di esecuzione” e “dall’esecuzione”, materia di giustizia civile, in Giust. civ., 2009, II, 267.
comunque incerto anche nell’an, dal quale per di (36) Cfr. C. Consolo, Una buona novella al c.p.c., cit., 738; Id., La
legge di riforma 18 giugno 2009, n. 69: altri profili significativi a
più dovrebbe ragionevolmente scaturire quella co- prima lettura, in questa Rivista, 2009, 7, 879; Id., Spiegazioni di
noscenza (del decreto ingiuntivo ovvero della cita- diritto processuale civile, III, cit., 79-80.

Corriere giuridico 9/2010 1251


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dagli artt. 650 e 668 c.p.c. Come pure si è ricordato Ad entrambe le soluzione si è però obiettato che di
che il termine breve per la revocazione straordinaria nuovo si crea una decadenza (per il potere di richie-
- con la quale, per quanto in dottrina se ne escluda dere la rimessione in termini) non prevista dalla leg-
la natura di rimessione in termini (perché diretta ge (42).
non a restituire un potere processuale incolpevol- Si può superare questa obiezione? Un tentativo
mente perduto ma ad attenuare il principio per il pare doveroso, al fine di evitare che, come accen-
quale il giudicato copre dedotto e deducibile) (37), nato, per un verso la parte decaduta per causa non
comunque si recuperano motivi che potrebbero es- imputabile finisca per essere posta in una condi-
sere fatti valere con l’appello (cfr. l’art. 396 c.p.c.) - zione (non corrispondente ma inspiegabilmente)
decorre solo «dal giorno in cui è stato scoperto il do- più vantaggiosa di quella originaria ed in cui si tro-
lo o la falsità … o è stato recuperato il documento o va la (contro)parte che non ha risentito di impe-
è passata in giudicato la sentenza di cui al numero 6 dimenti, e per altro verso all’interesse pubblico al-
dell’art. 395» (così l’art. 326 c.p.c., cui si abbina la certezza dei rapporti sia imposto un sacrificio
l’art. 396, comma 2, c.p.c., che contempla la proro- non giustificato dall’esigenza di tutelare il diritto
ga a trenta giorni del termine per appellare, in pen- di difesa.
denza del quale sia divenuto possibile far valere il vi- Ora, la collocazione della rimessione in termini nel
zio revocatorio). Va poi aggiunto che pure nel pro- comma 2 dell’art. 153 c.p.c. e dunque subito dopo la
cesso penale la richiesta per la restituzione nel ter- regola (scolpita pure nell’immutata rubrica) della
mine va presentata, «a pena di decadenza, entro die- “Improrogabilità dei termini perentori”, alla quale
ci giorni da quello nel quale è cessato il fatto costi- parrebbe così portare deroga, unita al ricordo del-
tuente caso fortuito o forza maggiore» (art. 175 l’insegnamento impartito dalla Consulta nelle pro-
c.p.c.). nunce di incostituzionalità dell’art. 305 c.p.c., nelle
Nessun termine prevede invece l’art. 327, comma 2, quali si afferma la necessità che «la norma ponga il
c.p.c. È noto però che a fronte del silenzio del legi- soggetto in grado di utilizzare nella sua interezza il
slatore giurisprudenza consolidata lascia decorrere il tempo da essa assegnato» (43), potrebbero indurre
termine lungo per impugnare dalla conoscenza del a formulare l’ipotesi, che la causa non imputabile
processo, comunque acquisita dal contumace invo- operi quale ragione di proroga ex lege dei termini
lontario (38). perentori: al giudice (dell’impugnazione) sarebbe
Al cospetto dell’analogo silenzio dell’art. 153, com- dunque rimesso il compito di verificare, insieme al-
ma 2, c.p.c., almeno allorquando l’esercizio del pote- la sussistenza, altresì la durata dell’impedimento e
re perduto avrebbe comportato l’apertura di una così pure quella della intervenuta proroga del ter-
nuova fase del processo (in particolare di un giudizio mine originario (prima della cui, sia pure differita,
di impugnazione), non sembra anzitutto esservi spa- scadenza la rimessione in termini andrebbe perciò
zio per adattare il disposto, già invocato invece per richiesta).
colmare l’analoga lacuna presente nell’art. 294 Si tratterebbe tuttavia di una prospettiva non solo
c.p.c. e, per il suo tramite, nell’art. 184-bis c.p.c. alquanto eccentrica rispetto all’impostazione tra-
(39), dell’art. 157, comma 2, c.p.c., per il quale la dizionale (non smentita dal novellato art. 153
nullità relativa deve essere opposta nella prima c.p.c.) secondo cui è l’accoglimento della richiesta
istanza o difesa successiva alla conoscenza dell’atto di rimessione che fa riacquistare un potere comun-
viziato. que perdutosi per lo spirare del termine originario
Alla proposta di applicare analogicamente la disci-
plina della revocazione straordinaria, assegnando al-
la parte decaduta il termine invariabile di trenta Note:
giorni dalla cessazione dell’impedimento (40), sem- (37) R. Caponi, La rimessione in termini, cit., 145 ss., 325 e 445-
446.
bra poi legittimo replicare che la scelta di questa mi-
(38) Cfr. Cass., sez. un., 22 dicembre 1999, n. 925/SU, in Foro it.,
sura è in qualche modo arbitraria, sia in rapporto ad 2000, I, 2869, con nota di R. Caponi, In tema di impugnazione da
altre ipotesi di rimessione (v. gli artt. 650 e 668 parte del contumace involontario (art. 327, 2° comma, c.p.c.).
c.p.c.), sia in relazione a determinati poteri (come (39) R. Caponi, La rimessione in termini, cit., 437 ss.
quello di proporre ricorso per cassazione). Risulte- (40) R. Caponi, Rimessione in termini, cit., 283.
rebbe semmai più corretto ritenere che, cessato l’im- (41) A. Briguglio, Le novità, cit., 268.
pedimento, la rimessione in termini vada richiesta (42) S. Boccagna, in Codice di procedura civile commentato. La
in un termine di ampiezza variabile, corrispondente riforma del 2009, cit., sub art. 153, 131.
a quello originariamente concesso e perduto (41). (43) Corte cost., n. 139/1967, cit., e 159/1971, cit.

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(44); ma altresì gravida di controindicazioni, po- questa fase, che però non è ancora investito della
tendo determinare tanto proroghe ingiustificate in stessa;
presenza di impedimenti circoscritti al periodo b) sennonché la disciplina richiamata nell’art. 153
iniziale di decorrenza del termine, quanto proro- c.p.c., cioè quella dell’art. 294 c.p.c. regola (non un
ghe inutilizzabili, laddove l’evento impeditivo si procedimento a sé stante, bensì) un sub-procedi-
sia verificato subito a ridosso della scadenza origi- mento interno ad un processo;
naria, sicché, venuto meno l’ostacolo all’esercizio c) come pure nelle ipotesi (le più vicine) contem-
del potere, la parte decaduta avrebbe a sua disposi- plate dai già più volte menzionati artt. 327, comma
zione uno spazio temporale irrisorio, insufficiente 2, 650 e 668, nonché (se si vuole) 326 e 396, commi
per presentare la richiesta di rimessione in termini 1 e 2, c.p.c. la proposizione dell’impugnazione o del-
(ponendosi in questo modo le premesse per istan- l’opposizione è necessariamente contestuale alla de-
ze di rimessione nel termine per la rimessione nel duzione dell’impedimento, sottoposto alla verifica
termine processuale perduto). di un determinato giudice non in quanto astratta-
Un diverso percorso, forse più convincente, pren- mente competente ma in quanto concretamente in-
de le mosse dall’introduzione di un altro tema, vestito dell’impugnazione o dell’opposizione. Sareb-
quello del procedimento, per il quale l’art. 153 be allora strano che l’appello del contumace invo-
c.p.c. si limita a richiamare i commi 2 e 3 dell’art. lontario debba essere contestuale alla invocazione
294 c.p.c. della mancata conoscenza del processo, mentre l’ap-
A questo riguardo si è (a mio avviso correttamen- pello di chi ne è decaduto per un qualunque altro
te) sostenuto che l’esercizio del potere precluso impedimento incolpevole possa essere rinviato all’e-
non può precedere l’istanza di rimessione in termi- sito della concessione della rimessione in termini;
ni (45): di conseguenza, si è aggiunto, esso andreb- per proporre una rettifica della soluzione secondo
be esercitato solo in seguito, una volta accolta l’i- cui l’impugnazione preclusa può essere proposta in-
stanza, o, al più, contestualmente ad essa, per l’e- sieme all’istanza di rimessione in termini. Questa e
ventualità che sopravvenga la concessione del be- quella devono invece essere proposte congiuntamen-
neficio. E però questa evenienza, che in prima bat- te (47), così da investire il giudice di entrambe le ri-
tuta sia necessaria o comunque possibile la presen- chieste, formulate insieme in una sorta di cumulo
tazione isolata dell’istanza di rimessione, è a sua condizionale ex lege.
volta foriera di due non secondarie complicazioni, Adottando questo modello procedimentale (peral-
relative l’una al regime dell’ordinanza che su di es- tro, va detto, concretamente improponibile nelle
sa statuisce e chiude il procedimento (almeno in ipotesi, diverse però da quelle ora in esame, in cui
caso di diniego, ché in quello opposto l’ordinanza la decadenza riguardi il compimento di atti, come
potrà ritenersi assorbita nella sentenza che decide la notificazione del decreto ingiuntivo, che non si
sull’impugnazione e con essa censurabile), ponen- rivolgono all’ufficio giudiziario) (48), si otterrebbe
do l’interprete di fronte alla scelta fra il ricorso alla anzitutto la duplice semplificazione, di vedere sem-
S.C. ai sensi dell’art. 111 Cost. e la libera ripropo- pre assorbita l’ordinanza di diniego o accoglimento
nibilità, in ipotesi per infinite volte, della richiesta dell’istanza ex art. 153 c.p.c. nella sentenza che de-
di rimessione respinta (46); l’altra al riprodursi, cide sull’impugnazione (anche per dichiararla tar-
questa volta in caso di esito positivo del procedi- diva); e di evitare, in caso di accoglimento dell’i-
mento di rimessione, del problema della decorren- stanza isolata, il problema dell’individuazione del
za e della durata del termine per l’esercizio del po- successivo termine per l’esercizio del potere riac-
tere perduto e restituito. quistato.
In questa situazione non mi parrebbe inopportuno
provare a valorizzare tre circostanze, vale a dire che: Note:
a) ai sensi dell’art. 153 c.p.c. la rimessione va richie- (44) S. Boccagna, in Codice di procedura civile commentato. La
sta senz’altro “al giudice”, che, in mancanza di ulte- riforma del 2009, cit., sub art. 153, 117 e 131 ss.
riori specificazioni e in un sistema che non indivi- (45) S. Boccagna, op. loc. ult. cit.
dua un giudice generalmente competente sulle do- (46) Le due alternative soluzioni sono prospettate da S. Bocca-
mande di rimessione, non può che essere il giudice gna, in Codice di procedura civile commentato. La riforma del
2009, cit., sub art. 153, 135.
del procedimento, cui si riferisce la decadenza. Dun-
(47) Di questo avviso parrebbero anche A. Briguglio, Le novità,
que, quando il potere perduto avrebbe comportato cit., 267, e R. Caponi, Rimessione in termini, cit., c. 284.
l’apertura di una nuova fase processuale, la rimessio- (48) S. Boccagna, in Codice di procedura civile commentato. La
ne va richiesta al medesimo giudice competente per riforma del 2009, cit., sub art. 153, 133.

Corriere giuridico 9/2010 1253


Opinioni
Processo civile

Ed inoltre si potrebbe prospettare una risposta al specifica previsione di legge (come quelle degli
problema del termine per la presentazione della ri- artt. 650 e 668 c.p.c.) - nel rispetto del termine ori-
chiesta di rimessione. ginariamente previsto, con decorrenza differita
Perché se ad essa deve necessariamente abbinarsi però al venire meno dell’impedimento: non si in-
l’esercizio (sia pure sotto condizione) del potere di troduce così un termine per la rimessione in termi-
impugnazione, questo (e non già quella, se non di ni, ma si applica all’impugnazione il termine suo
riflesso) si può forse pretendere che avvenga - anzi- proprio (breve o lungo, a seconda delle circostan-
ché in un termine creato ex novo, in mancanza di ze).

1254 Corriere giuridico 9/2010


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Indici
Il corriere giuridico

INDICE DEGLI AUTORI 24 giugno 2010, n. 227.......................................... 1233


Corte di cassazione
Beccari Dilma 28 ottobre 2009, n. 22755, sez. un........................ 1209
È efficace la diffida ad adempiere sottoscritta dal- 9 febbraio 2010, n. 2847, sez. III ........................... 1201
l’avvocato privo di procura scritta? ............................ 1183 18 marzo 2010, n . 6538, sez. un........................... 1190
15 giugno 2010, n. 14292, sez. un........................ 1181
Carrato Aldo
17 giugno 2010, n. 14627, sez. II, ord ................... 1145
L’omessa pronuncia sulla distrazione delle spese
22 giugno 2010, n. 15058, sez. lav. ....................... 1144
può essere recuperata con il procedimento di cor-
rezione .................................................................. 1168 25 giugno 2010, n. 15346, sez. II .......................... 1143
30 giugno 2010, n. 15470, sez. trib. ...................... 1143
Di Majo Adolfo 7 luglio 2010, n. 16037, sez. un............................. 1165
La responsabilità da violazione del consenso infor- 7 luglio 2010, n. 16041, sez. un............................. 1141
mato...................................................................... 1204 4 agosto 2010, n. 18046, sez. un........................... 1139
6 agosto 2010, n. 18331, sez. un........................... 1137
Farolfi Filippo 6 agosto 2010, n. 18332, sez. un........................... 1137
La duplice natura della partecipazione del coniuge 9 agosto 2010, n. 18477, sez. un........................... 1135
non acquirente: il nuovo orientamento delle Sezio-
ni Unite ................................................................. 1212 9 agosto 2010, n. 18478, sez. un........................... 1135
Tribunale
Rascio Nicola 19 gennaio 2010, Siena ........................................ 1223
La non contestazione come principio e la rimessio- Consiglio di Stato
ne nel termine per impugnare: due innesti nel pro-
cesso benvenuti quanto scarni e perciò da rinfolti- 4 maggio 2010, n. 2568, sez. IV ............................ 1153
re .......................................................................... 1243 26 maggio 2010, n. 3347, sez. VI .......................... 1152
15 giugno 2010, n. 4553, sez. VI ........................... 1150
Restuccia Antonino 17 giugno 2010, n. 3853, sez. VI ........................... 1153
Regime di revocabilità fallimentare del pagamento 25 giugno 2010, n. 4094, sez. IV ........................... 1151
eseguito dal terzo successivamente dichiarato fal- 15 luglio 2010, n. 3759, sez. V............................... 1150
lito ......................................................................... 1195
Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione
siciliana
Ruvolo Michele
23 giugno 2010, n. 936, sez. giur........................... 1152
Questioni giurisprudenziali in tema di rimedi caduca-
tori, risarcitori e restitutori nei giudizi relativi ai preli-
minari di compravendita immobiliare ........................ 1155

Tarasco Antonio Leo


INDICE ANALITICO
Le Ocaiole delle Contrade di Siena tra consuetudi- Appalto
ni e formalismi giuridici ......................................... 1226
Risarcimento del danno
Travi Aldo L’art. 244 del d.lgs. n. 163/2006, come modificato
dal d.lgs. n. 53/2010, secondo cui la giurisdizione
Prime considerazioni sul codice del processo am- esclusiva del G.A. sulle controversie, anche risarci-
ministrativo: fra luci e ombre ................................. 1125 torie, relative a procedure di affidamento dei cd.
contratti pubblici si estende anche alla dichiarazio-
ne di inefficacia del contratto a seguito di annulla-
mento dell'aggiudicazione, si applica anche ai giu-
INDICE CRONOLOGICO dizi in corso all’entrata in vigore della novella ?
Il G.A., in applicazione dell’art. 245-ter, d.lgs. n.
DEI PROVVEDIMENTI 163/2006, può escludere la dichiarazione di ineffi-
cacia e accordare il risarcimento dei danni per
Giurisprudenza equivalente, se mancano pochi mesi alla conclu-
sione del contratto? (Consiglio di Stato, sez. V, 15
Corte europea dei diritti dell’uomo
giugno 2010, n. 3759) Osservatorio....................... 1150
18 maggio 2010 - Udorovic c. Italia ....................... 1241
Corte costituzionale Circolazione stradale
4 giugno 2010, n. 196............................................ 1237 Codice della strada
17 giugno 2010, n. 217.......................................... 1235 Confisca del veicolo per guida in stato di ebbrezza

1256 Corriere giuridico 9/2010


Indici
Il corriere giuridico

(Corte costituzionale 4 giugno 2010, n. 196) Os- Revisione dei prezzi


servatorio .............................................................. 1237 La controversia sulla mancata liquidazione, da par-
te della P.A., di un certificato di pagamento relativo
Corte europea dei diritti dell’uomo ad una revisione prezzi, rientra nella giurisdizione
Equo processo del G.O.? (Consiglio di giustizia amministrativa per
la Regione siciliana, sez. giur., 23 giugno 2010, n.
Pubblicità dell’udienza e motivi d’appello (Corte 936) Osservatorio .................................................. 1152
europea dei diritti dell’uomo, sez. II 16 luglio 2010
– Udorovic c. Italia) Osservatorio ........................... 1241 Locazioni e condominio
Diritto del lavoro Amministratore di condominio
L'amministratore di condominio, in base al dispo-
Lavoratori disabili
sto dell'art. 1131, commi 2 e 3 , c.c., se può costi-
Il datore di lavoro può rifiutare l’assunzione di un tuirsi in giudizio e impugnare la sentenza sfavore-
lavoratore disabile con qualifica che risulti diversa vole senza previa autorizzazione dall'assemblea,
da quella richiesta, o comunque non corrispon- dovrà, tuttavia, ottenere quanto meno la necessa-
dente a quella richiesta? (Cassazione civile 22 giu- ria ratifica del suo operato da parte dell'assemblea
gno 2010, n. 15058) Osservatorio ......................... 1144 nella quale i condomini potranno esercitare il dis-
senso alle liti ex art. 1132 c.c., al fine di evitare una
Diritto penale sentenza di inammissibilità dell'atto di costituzione
ovvero della proposta impugnazione? (Cassazione
Cooperazione giudiziaria penale
civile 6 agosto 2010, nn. 18331 e 18332) Osser-
Mandato di arresto europeo (Corte costituzionale vatorio ................................................................... 1137
24 giugno 2010, n. 227) Osservatorio.................... 1233
Spese condominiali
Enti pubblici Contrasti tra sezioni semplici (Cassazione civile 16
marzo 2010, n. 6363; Cassazione civile 25 novem-
Area demaniale bre 1991, n. 12633) Osservatorio .......................... 1148
Il concessionario di un area demaniale su cui ha
realizzato uno stabilimento balneare, come titolare Tabelle millesimali
di un diritto di superficie, anche se temporaneo, è L’approvazione o la revisione delle tabelle millesi-
soggetto all’imposta comunale sugli immobili? mali costituiscono un negozio di accertamento del
(Cassazione civile 30 giugno 2010, n. 15470) Os- diritto di proprietà del singolo condomino sulle par-
servatorio .............................................................. 1143 ti comuni e richiedono pertanto l’unanimità dei
consensi, ovvero sono deliberate dall’assemblea,
Famiglia a maggioranza qualificata, trattandosi solo di un
parametro di quantificazione dell’obbligo derivante
Comunione legale dalla legge e determinato in base a valutazioni tec-
La duplice natura della partecipazione del coniuge niche? (Cassazione civile 9 agosto 2010, nn. 18477
non acquirente: il nuovo orientamento delle Sezio- e 18478) Osservatorio ........................................... 1135
ni Unite (Cassazione civile 28 ottobre 2009, n.
22755) di F. Farolfi ................................................. 1209 Obbligazioni e contratti

Giurisdizione Diffida ad adempiere


È efficace la diffida ad adempiere sottoscritta dal-
Assunzioni nella P.A. l’avvocato privo di procura scritta? (Cassazione ci-
Il diritto all’assunzione del personale precario della vile 15 giugno 2010, n. 14292), di D. Beccari......... 1181
P.A. va richiesto al giudice ordinario o al giudice
amministrativo? (Cassazione civile 7 luglio 2010, Vendita
n. 16041) Osservatorio .......................................... 1141 Questioni giurisprudenziali in tema di rimedi cadu-
catori, risarcitori e restitutori nei giudizi relativi ai
Contratti pubblici preliminari di compravendita immobiliare, di M.
Sussiste la giurisdizione del G.A. in materia di con- Ruvolo ................................................................... 1155
tratti pubblici anche per le controversie relative
agli ordini di servizio adottati dal direttore dei lavo- Ordinamento costituzionale
ri nella fase di esecuzione del contratto? (Consiglio
di Stato, sez. VI, 26 maggio 2010,n. 3347) Osser- Fonti del diritto
vatorio ................................................................... 1152 Le Ocaiole delle Contrade di Siena tra consuetudi-
ni e formalismi giuridici (Tribunale di Siena 19 gen-
Piano di edilizia economica e popolare naio 2010) di A. L. Tarasco..................................... 1223
Le controversie attinenti convenzioni per l’attua-
zione di Piani di edilizia economica e popolare Previdenza
(PEEP) rientrano nella giurisdizione esclusiva del
G.A.? (Consiglio di Stato, sez. IV, 25 giugno 2010, Indebito previdenziale
n. 4094) Osservatorio ............................................ 1151 In tema di indebito previdenziale, se il pensionato

Corriere giuridico 9/2010 1257


Indici
Il corriere giuridico

chiede l’accertamento negativo della sussistenza mato (Cassazione civile 9 febbraio 2010, n. 2847)
del suo obbligo di restituire quanto percepito, de- di A. di Majo .......................................................... 1201
ducendo in giudizio il diritto alla prestazione già ri-
cevuta, ossia un titolo che consenta di qualificare Risarcimento del danno
come adempimento quanto corrispostogli dal con- Alla luce della recente elaborazione giurispruden-
venuto, ha l’onere di provare i fatti costitutivi di ta- ziale della Corte di Cassazione, il danno biologico
le diritto? (Cassazione civile 4 agosto 2010, n. va provato, anche se riferito a diritti inviolabili della
18046) Osservatorio .............................................. 1139 persona, come il diritto alla salute ?
La prescrizione del diritto al risarcimento del danno
Procedure concorsuali biologico asseritamente subito per mancata frui-
zione del riposo compensativo è quinquennale?
Revocatoria fallimentare (Consiglio di Stato, sez. VI, 15 luglio 2010 n. 4553)
Regime di revocabilità fallimentare del pagamento Osservatorio.......................................................... 1150
eseguito dal terzo successivamente dichiarato fal-
lito (Cassazione civile 18 marzo 2010, n. 6538) di Sanzioni amministrative
A. Restuccia .......................................................... 1190
Notifica del verbale di contestazione
Processo amministrativo Contrasti rimessi alle Sezioni Unite (Cassazione civi-
le 28 dicembre 2009, ord. n. 27394) Osservatorio... 1149
Riforma
Prime considerazioni sul codice del processo am- Successioni e donazioni
ministrativo: fra luci e ombre di A. Travi................. 1125
Successione della convivente
Processo civile Se il notaio attesta nell’atto di compravendita il pa-
gamento del prezzo da parte della convivente con
Distrazione delle spese assegno bancario, "salvo buon fine dell'assegno
L’omessa pronuncia sulla distrazione delle spese stesso", l'atto contiene già il riconoscimento del-
può essere recuperata con il procedimento di cor- l'estinzione dell'obbligazione? (Cassazione civile
rezione (Cassazione civile 7 luglio 2010, n. 16037) 25 giugno 2010, n. 15346) Osservatorio ................ 1143
di A. Carrato ......................................................... 1165
Urbanistica e territorio
Riforma
La non contestazione come principio e la rimessio- Autorizzazione paesaggistica
ne nel termine per impugnare: due innesti nel pro- È legittimato ad agire in giudizio, appellando una
cesso, benvenuti quanto scarni e perciò da rinfolti- sentenza in materia di autorizzazione paesaggisti-
re di N. Rascio ....................................................... 1243 ca, il titolare di una posizione soggettiva giuridica-
mente rilevante che, pur non avendo partecipato al
Rimessione in termini giudizio di primo grado, è portatore di un concreto
Chi ricorre per cassazione, facendo affidamento su interesse di segno opposto rispetto a quello fatto
una consolidata giurisprudenza di legittimità su valere col ricorso al Tar? (Consiglio di Stato, sez.
norme processuali, successivamente modificate, VI, 17 giugno 2010, n. 3853) Osservatorio............. 1153
deve subire, a causa dell'overruling, l’inammissibi-
lità o l’improcedibilità in base a forme e termini il Convenzione di lottizzazione
cui rispetto non era richiesto al momento del de- Il G.A. può decidere sulle domande di accertamen-
posito dell'impugnazione, ovvero, trattandosi di er- to dell'inadempimento del Comune e dichiarare la
rore oggettivamente scusabile, può essere rimes- risoluzione della convenzione di lottizzazione ex
so in termini? (Cassazione civile ord., 17 giugno art. 1453 c.c., in applicazione della disciplina civili-
2010, n. 14627) Osservatorio ................................ 1145 stica, senza il pregiudiziale esperimento della azio-
ne di annullamento degli atti amministrativi, me-
Processo tributario diante i quali il ricorrente assume realizzato l’ina-
dempimento? (Consiglio di Stato, sez. IV, 4 maggio
Sospensione cautelare 2010, n. 2568) Osservatorio .................................. 1153
Notifica di cartella esattoriale (Corte costituzionale
17 giugno 2010, n. 217) Osservatorio.................... 1235

Proprietà e possesso
Distanze legali tra proprietà
Contrasti tra sezioni semplici (Cassazione civile 22
febbraio 2010, n. 4240; Cassazione civile 3 otto-
bre 2007, n. 20769) Osservatorio .......................... 1148

Responsabilità civile
Responsabilità medica
La responsabilità da violazione del consenso infor-

1258 Corriere giuridico 9/2010

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